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The last summer

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Il tiepido vento di Maggio carezzava i lunghi capelli biondi di Lilli, nei cui dolci occhi brillava il sogno.

Oh, sì, quegli occhi erano davvero grandi e azzurri, ma qualcuno, si diceva la giovane, li aveva disegnati più per le lacrime, che per la felicità, che raramente brillava in quei suoi astri turchini.

Le capitava di passare ore a guardare il cielo e il mare. Erano come lei, proprio come lei, immensi e tristi, quanto la schiuma bianca delle onde, che moriva sugli scogli.

Lilli sapeva che la vita era tristezza, ma la amava. Ne amava i piaceri sfrenati, e questo bastava. Amava la dolcezza dell’orgasmo, la forza dell’euforia, adorava fumare, fumare e fumare, bere con gli amici e andare a spasso, a zonzo, in quel mondo fatto soltanto per essere vissuto.

Non le piaceva molto essere baciata sulla bocca, preferiva il fuoco dell’orgasmo, una mano che le si insinuasse in mezzo alle gambe, e le sfiorasse il clitoride, la vulva.

Amava portare le scarpe con i tacchi a spillo, le gonne corte e attillate, i top che facevano risaltare il suo splendido davanzale, e, ovviamente, i cappellini neri, decorati a fiori, spiritosi spiritosi.

E la sua vita, diceva, era fatta soltanto per essere bruciata.

Giorno dopo giorno, la vedeva passare. Ma aveva deciso di non pensarci, perché tutto ciò che contava era godere.

Amava gli idoli dei giovani.

E aveva deciso di trascorrere l’ultima estate in una città di mare e di divertimenti.

Il sogno era destinato a brillare di nuovo in quei suoi occhi, sia pure per l’ultima volta.

Ricordo che un giorno la vidi sola sugli scogli, a tratti, folate di vento rischiavano di farle volare via il cappellino, e di tanto in tanto la schiuma bianca del mare la spruzzava.

Guardava l’immenso, e le poche barche che affollavano la rada.

Il mare era grosso quel giorno’

E Lilli, sola in quell’immenso, prese a toccarsi sfrenatamente e follemente, con la bella mano dalle unghie un po’ lunghe, dipinte di verde smeraldo.

Era come se in quel momento un uomo la stringesse tra le sue braccia e la facesse godere e godere, le sembrava di sentirsi baciare teneramente sulla bocca, e sfiorare su tutto il corpo, mentre i suoi lunghi capelli volavano nel vento.

Aveva socchiuso gli occhi’

Una lacrima di piacere le scese dalle ciglia e le inondò il volto, già rosso per l’orgasmo.

Sì, il suo marinaio, il suo Capitano, era tornato da un lungo viaggio, e l’aveva presa con sé, la carezzava e la stava facendo godere.

Lilli credeva di vedere la sua giubba blu, decorata con grandi bottoni d’oro, e il suo cappello bianco, da ufficiale, con la visiera’

Stringimi forte ‘ gli diceva.

Il fuoco del piacere era forte e crudele, forse, quanto il mare tempestoso che le stava innanzi.

Ma la bella era felice, perché aveva cominciato bene la sua stagione di piacere.

E fu piacere, piacere e piacere.

Scopare, scopare e scopare ‘ ripeteva piena di euforia – questo &egrave il segreto della vita!

Tutte le notti, lei e i suoi amici andavano a fare schiamazzi e a divertirsi nei posti più favolosi.

L’estate era piena di musica techno, la musica del piacere, la musica dei giovani, che riempiva i cieli stellati’

E le capitava di visitare luna park dove la luce turchina della luna si mescolava a quella più debole delle luci giocose, dove l’otto volante rasentava il cielo, e c’erano degli uomini travestiti da clown, che facevano gli scherzi con la pistola ad acqua, o con i coriandoli, c’erano delle donne travestite da fate, che accarezzavano i bambini, c’erano delle scimmie addestrate, a cui avevano insegnato a fare le pernacchie.

I suoi amici la corteggiavano, le toccavano le belle gambe, i seni prorompenti, la baciavano sulle labbra, la facevano godere.

A volte, andavano al circo, a guardare le star che lottavano con i coccodrilli, o i domatori, che frustavano le loro tigri e le facevano giocare.

Tutto era scherzo, tutto era sesso e divertimento sfrenato.

Tornavano a casa ubriachi dopo la discoteca. Ma prima di tornare all’albergo, dove alloggiavano come dei principi, scorrazzavano in macchina a guardare le luci della città di mare, della città dei balocchi, e si facevano gli scherzi, si scambiavano delle battute spiritose e allegre.

A volte, si fermavano a scopare.

E a Lilli piaceva tanto essere oggetto del desiderio dei suoi ragazzi’ Alcuni avevano dei tatuaggi sulle robuste braccia, altri portavano dei cappellini colorati con la visiera girata all’indietro, altri ancora erano dediti agli spinelli.

Ma tutti la corteggiavano.

E avevano preso l’abitudine di scambiarsela, sì, prima se la scopava uno, poi un altro e un altro ancora, nella stessa notte. Nella sua vagina c’era lo sperma di tutti quei ragazzi’

Lilli era sola nel suo paradiso’

Le piaceva fermarsi a guardare il cielo, con quei suoi occhi pieni di sogno, a contemplare il mare e le gioie che le stavano intorno, i clown, le scimmie giocoliere, gli otto volanti, i ragazzi che la corteggiavano, i circhi, l’immenso azzurro del mare, il sole meraviglioso che nasceva sopra le onde, e si specchiava nel blu, i colori di fuoco del tramonto.

La sua vita volava come una nuvola bianca nel cielo’

E lei fumava, fumava e fumava, allegra e divertita, mentre vedeva tutte queste cose fuggire irraggiungibili presso di sé.

Fumava, tristemente, la sigaretta fra le dita.

Amava tanto sentirsi penetrare e scopare, amava sentirsi strofinare e leccare, baciare e toccare. Amava accavallare le splendide gambe, amava il piacere.

Nei suoi occhi c’era l’estate, la ruota panoramica, che toccava il cielo, l’ardore dell’orgasmo, la libertà delle lunghe passeggiate all’aria aperta, sul molo, o nella pineta.

Ma tutto questo fuggiva. Era trascorso giugno, e il caldo luglio era volato. Rimaneva agosto, e poi settembre, il mese dell’addio.

Lilli era allegra e triste, perché non credeva in Dio.

E la sua vita non sarebbe durata più a lungo di quell’estate.

I pomeriggi erano sempre più brevi e malinconici. Nei suoi occhi, a tratti, comparivano le lacrime, oh, sì, spesso le capitava di piangere, e forse non per il piacere, mentre pedalava allegramente per le vie del centro, o lungo i viali alberati, e suonava il clacson, per non pensarci, lo suonava forte, forte, forte.

Era il quindici settembre. Lilli aveva visto partire l’ultimo dei suoi amici. Aveva acceso la sua ultima sigaretta, e se la fumava sola, sugli scogli. Il vento faceva volare i suoi lunghi capelli’Ma lei sembrava un fantasma, e non aveva più un volto.

Era vestita di nero.

Il mare era grosso quel giorno’

Nessuno la vide più.

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