Carlo aveva avuto molto dalla vita: era cresciuto in un’agiata famiglia alto borghese nel capoluogo lombardo. Non aveva mai fatto i conti con le ristrettezze economiche cui spesso la vita obbliga molti uomini. La sua infanzia era stata tutto sommato una bella infanzia: vacanze al mare con la famiglia, scorribande con gli amici in campagna a casa della nonna, a Natale sempre in montagna e a scuola aveva il suo gruppetto di amici con cui si trovava la domenica.
Crescendo era diventato sempre più egocentrico con gli amici e timido con le ragazze ma, nel complesso era gioviale e apprezzato da tutti.
Quello che la vita non gli aveva dato era una vita di coppia serena. Aveva sofferto come un cane a ventitré anni quando la prima ragazza lo aveva mollato dopo una lunga storia e da allora, nonostante di anni ne fossero passati quindici, non era più riuscito ad avere una relazione equilibrata e duratura. Oh sì, di storie ne aveva avute diverse ma lo annoiavano, lo portavano a sentirsi sempre solo.
Col passare degli anni anche il suo appetito sessuale andava calando sino al punto che, sebbene giovane, alla soglia dei quarant’anni ebbe il dubbio di avere dei problemi erettivi o di essere fondamentalmente impotente. Non aveva il coraggio di affrontare la situazione e nemmeno di parlarne con la compagna del momento (con cui, da ormai due mesi non c’erano rapporti).
Una sera, all’uscita da un rinomato ristorante del centro, Giulia ‘ la sua ragazza – passò dalle frecciatine, alle vere e proprie prese in giro riguardo al pennello moscio del compagno.
G: ‘ma ti ricordi di avere un cazzo ogni tanto o lo hai dimenticato nella naftalina?’ .
Carlo era sempre stato di indole piuttosto mite; irascibile a volte ma mai violento. Per questo motivo Giulia si stupì non poco nel vedere l’inaspettata reazione del ragazzo quando reagì afferrandole il polso stringendoglielo con forza e fissandola con uno sguardo inferocito mentre le rispondeva: ‘Lurida vacca, pigliami ancora per il culo una mezza volta e ti ci trafiggo il cranio col mio cazzo. Poi me lo dirai se lo trovi ancora moscio!’.
Ovviamente Giulia si spaventò, frequentava Carlo da tre mesi e temendo che fosse un pervertito o uno psicopatico lo piantò lì in mezzo alla strada fra la gente per scomparire.
Dal canto suo Carlo quasi non si curò della reazione della ragazza. Era sconvolto da un’ira imprevedibile e dalla sua stessa reazione. Capì immediatamente che avrebbe dovuto scusarsi con Giulia ma irrazionalmente non ne vedeva il motivo. Ciò che lo sorprese sopra ogni cosa fu il rendersi improvvisamente conto che in quel momento, solo fra la folla, nonostante quello che era appena successo, sotto i suoi jeans si nascondeva l’erezione più potente che da tempo riuscisse ad avere.
La situazione era così paradossale che gli venne quasi da ridere. Si guardò intorno per capire se qualcuno lo guardava o se Giulia era ancora nei paraggi e accennava a tornare. Nessuna di queste cose si stava verificando. Infondo non aveva fatto una scenata ad alta voce; l’aveva solo afferrata e le aveva detto quella frase in modo decisamente aggressivo ma pacato.
Era proprio rimasto come un salame, solo in mezzo al marciapiede fra il viavai degli incuranti passanti e le risate dei ragazzi che provenivano dalla vicina darsena.
Riprese il suo cammino verso casa avvolto da questi pensieri e con una rabbia sconosciuta che gli gonfiava i polmoni.
Nel procedere verso casa, attraversando la darsena gremita di studenti che si godevano una fresca serata di riparo dalla calura estiva fra un esame e l’altro, si sorprese a spogliare con la fantasia alcune di quelle studentesse che incontrava. Poi si rese conto che non le stava solo spogliando: la sua fantasia stava cavalcando ben oltre! Si immaginava quelle ragazza costrette a soddisfarlo. Legate, imbavagliate, soggiogate. Chine su lui trionfante col cazzo durissimo pronto a penetrarle in ogni dove.
Tutto questo non era proprio un pensiero. Erano più immagini che affioravano alla sua mente. La cosa preoccupante è che in quel momento c’era qualcos’altro che stava affiorando in maniera prepotente e di certo non alla mente…
Si fermò in uno dei tanti chioschi bar che si trovavano lungo il naviglio e, sedutosi su uno degli sgabelli a ridosso del bancone, ordinò una vodka ghiacciata cercando di capire rapidamente i suoi pensieri e gli avvenimenti degli ultimi 10 minuti.
‘Dunque’ ‘ si disse cercando di raccapezzarsi ‘ ‘fino a pochi minuti fa il mio amico Fritz qui sotto era in letargo da settimane. Non ho mai avuto un’indole violenta e poco fa ho quasi aggredito la mia. In aggiunta non ho mai avuto desideri sessuali così spinti e nettamente dominanti anzi, al massimo desideravo essere sottomesso. Ora l’idea di dominare mi sta eccitando”
I suoi pensieri vennero interrotti dalla cameriera che gli sporgeva la vodka dal bancone. La afferrò, le sorrise ma lei, probabilmente presa dal suo lavoro, non ricambiò il gesto.
‘Oh, brutta bagascia, chi ti credi di essere?’ Pensò. Ma ancora una volta si sorprese di quella reazione mentre cominciava a sorseggiare il drink ghiacciato.
Mentre beveva continuava a guardarsi attorno. La vita della gente vicino a lui continuava imperterrita uguale a se stessa. Chi rideva, chi chiacchierava, chi guardava il cellulare; c’era anche una coppia che stava palesemente litigando: lei forse stava piangendo. Vedere tutta quella gente ai tavolini vicino a lui lo fece sentire bene. Era da solo ma non solo. Stava cercando di capire cosa gli stava succedendo ma non era solo. Cosa intendeva dire? Era solo ma non era solo? La vodka lo stava già rincoglionendo? Non lo sapeva ma stava bene! Non si sentiva in colpa ma al contrario si sentiva forte, potente. Tutto era i ordine, ogni cosa sembrava perfetta. Ordinò un’altra vodka e iniziò a fantasticare nuovamente sulle ragazze presenti. Chi lo intrigava più di tutte era la ragazza in lacrime che stava litigando. Forse si stava lasciando dal tipo seduto di fronte a lei. Le immagini tornarono: ora se la vedeva in lacrime inginocchiata davanti a lui seduto allo sgabello. Lui le afferrava i capelli obbligandola ad abbassare la cerniera dei suoi jeans andando a liberare il suo uccello per poi prenderselo in bocca’
Non erano più immagini, stavano cominciando ad unirsi in un piccolo film nella sua testa. La ragazza cercava di ritrarsi, non voleva essere la sua troia ma lui, ancora con la mano stretta fra i suoi capelli, la obbligava a continuare e anzi, le muoveva la testa avanti e indietro dandole il ritmo desiderato. I presenti intorno sembravano incuranti o al massimo sorridevano con cenni di approvazione.
L’arrivo della seconda vodka interruppe il film. Fu la cameriera stavolta a parlargli: ‘Bevi da solo?’
‘Eh’ brutta serata”
‘Nnon sembri il tipo che ne ha avute molte’ di brutte serate intendo”gli disse la banconiera con un leggero tono canzonatorio ma benevolo.
C: ‘No, non molte’ si vede tanto?’ rispose. ‘Un po’. Sembri il classico fighetto che crede di sapere come va il mondo ma al tempo stesso sembra che ci sia ancora speranza per te”
C: ‘Ehh? Come dici scusa?’
‘Ahahahah ma dai, scherzo’ comunque non sei abituato a non essere filato dalle ragazze, ho visto come ti sei seccato quando non ho ricambiato il tuo sorriso poco fa’
‘Cazzo, se n’era accorta!’ pensò. ‘No, beh, cosa dici? Non mi sono incazzato, ho solo pensato che non te ne fossi accorta o che mi avessi scambiato per l’ennesimo marpione della serata’:
‘E tu non lo sei?’ Chiese sporgendosi col petto sul banco appoggiando i palmi sull’acciaio dell’acquaio sottostante.
C: ‘Sinceramente? Stasera non so proprio un cazzo!’
‘Senti, io ora devo lavorare ma se vuoi fra mezz’ora stacco. Il mio ragazzo mi passa a prendere più tardi e se vuoi, mentre lo aspetto mi racconti perché sta serata ti porta a bere tutto solo.’
Ma che razza di serata stava saltando fuori? Sembrava di essere in un film: mollato come una spia in mezzo ad una strada dalla morosa. Come nel copione di un film di terza categoria, va a bere tutto solo in un bar dove la barista lo rimorchia’ era tutto decisamente un cliché ma decise di assecondare gli eventi, l’alcool in corpo lo stava spingendo ad affrontare la situazione con leggerezza e accettò l’intrigante proposta.
Avrebbe voluto bere ancora ma decise di aspettare per non farsi trovare completamente sbronzo all’arrivo della misteriosa ragazza. Riprese quindi a pensare agli eventi della serata e alla sua ritrovata virilità. Ora le immagini non affioravano più ma l’incontro con la sconosciuta lo aveva comunque inebriato.
‘Allora, ancora col bicchiere vuoto in mano?’ La voce della ragazza lo richiamò alla realtà.
C: ‘Ehi ciao, già finito?’
‘Guarda che è passata più di mezz’ora! Sono rimasta a chiacchierare con un’amica e ti vedevo tutto assorto qui che mi aspettavi’
C: ‘Uhm’ ed ero un bello spettacolo?’
‘Non molto ad essere sincera, un po’ triste. Ero anche tentata di mollarti da solo ma poi non volevo rendermi complice di un suicidio’.
C: ‘Ah ah ah, simpatica, piuttosto, ti posso offrire qualcosa?’
‘Sì grazie ma non qui’ qui ci lavoro! Andiamo nel bar di fronte, dall’altro lato della darsena, è sotto casa del mio ragazzo così quando arriva è più comodo’.
C: ‘Come vuoi’ andiamo?’
La ragazza gli si avvicinò e, a braccetto si allontanarono dal chiosco.
C: ‘Comunque, piacere, mi chiamo Carlo, e tu?’
‘Io sono Sarah’ rispose la ragazza. ‘Allora, cosa ci facevi in un bar da solo a scolarti della vodka di pessima qualità?’
Carlo era spaesato, non sapeva bene cosa dirle tuttavia, forse per i due drink che si era scolato o forse perché quella ragazza era così spigliata ma al contempo morbida che lo metteva a suo agio, fatto sta che era spinto ad essere totalmente sincero con lei.
C: ‘Sinceramente non lo so nemmeno io’ vedi, poco prima di arrivare al tuo bar la mia ragazza mi ha scaricato. Ma non stavo bevendo per dimenticare… stavo bevendo per placare la mia eccitazione’ poi, rendendosi conto di essere stato troppo schietto e che rischiava di essere frainteso si affrettò a precisare ‘No, scusa, non fraintendermi’ non sono un maniaco con desideri irrefrenabili”
S: ‘Non scusarti, continua’ lo incitò Sarah proseguendo la camminata. ‘Fin qua non mi pare scandalosa la faccenda’.
C: ‘Non lo so perché, forse perché sei una perfetta sconosciuta che magari non rivedrò mai più o forse per l’alcool in corpo, ma mi viene da essere diretto e schietto con te. Dicevo, stasera mi è capitata una cosa e non so come spiegarla perché non è chiara nemmeno a me!’
S: ‘La tua ragazza ti ha mollato perché sei’ dell’altra sponda?’
C: ‘Ma quale altra sponda?? Mi ha lasciato perché non scopavamo da due mesi e io mi son lasciato mollare perché non me ne fregava un benamato cazzo di lei!’ La verità era uscita nuda e cruda, chiara in tutta la sua semplicità.
S: ‘Ma quindi, scusa, cos’è successo che ti ha reso così eccitato e sorpreso da dover cercare riparo in un bar?’
Carlo pensò bene a quello che stava per dire e poi, quasi dicendolo a se stesso più che alla ragazza, proseguì: ‘Guarda, siamo in un posto affollato e se ti spaventi e vuoi scappare fallo liberamente; non credo di essere matto e sicuramente non sono pericoloso ma ti dirò cosa mi passa per la testa e magari mi dirai cosa ne pensi.’
Sarah, sfilando il braccio da sotto quello dello sconosciuto, per la prima volta guardò Carlo con un’espressione di sorpresa, timore ma anche di vero interesse.
S: ‘Allora, per prima cosa mi preparo alla fuga’ disse scherzando ‘e ora spara! Non te la tirare”
C: ‘Ok, mi è presa una voglia matta di possedere una donna! Ma non nel senso che voglio scoparmela, nel senso che avrei voglia di essere una bestia, di schiavizzarla, dominarla, di insultarla e di renderla mia schiava! Farla godere come una troia e usarla per godere a mia volta! Un oggetto insomma! Non ho voglia di tenerezze, di coppia, di fare l’amore e cazzate varie che ho sempre fatto e che ora mi hanno annoiato. Ho voglia di godere e di farmi obbedire!’
Aveva sparato fuori tutto senza riprendere mai fiato, con una chiarezza e una schiettezza che mai avrebbe pensato di poter avere parlando di simili argomenti. Si rese conto che qualcosa di nuovo era sbocciato in lui: qualcosa che non aveva nemmeno mai percepito latente nel suo inconscio ed ora questo nuovo aspetto di sé era là, come un bimbo in fasce che strillava per annunciare al mondo la sua presenza manifestando la sua fame e la sua sete. E lui, quella fame e quella sete le sentiva molto bene!
S: ‘Eh Madonna! Come l’hai fatta tragica!!! E io che temevo che mi stessi per dire che sei un serial killer’ ti va se ci sediamo qui?’ Fece lei fermandosi all’improvviso.
Erano ormai arrivati dall’altra parte del naviglio, ad un piccolo bar con dei tavolini fuori e uno era libero e discretamente appartato da permettere di proseguire la conversazione senza rischiare di essere ascoltati da orecchi indiscreti.
Carlo fece appena un gesto di assenso scostando una sedia per invitare la ragazza a sedersi e attese che riprendesse il discorso.
S: ‘Ma sì dai, sei un master, si vede sai?’
C: ‘Cosa sono???’
S: ‘ahahah, un master anche se ancora non lo sai! Mai sentito parlare di BDSM?’
C: ‘Che roba è? Quelle porcherie da feticisti, checche e masochisti?’
S: ‘Oh oh, mamma mia come siamo parvenu! Si vede che sei un borghesotto represso che ha sempre finto di essere un chierichetto ahahahah pensa che io ti ho sgamato subito che avevi del potenziale”
C: ‘Ma di che parli?’
La ragazza gli si avvicinò improvvisamente appoggiandogli la mano sul pacco e col viso a pochi centimetri dal suo gli disse: ‘che puoi sbattermelo dove ti pare e che potrei essere la tua prima schiava se sarai capace di dominarmi e scommetto che probabilmente non ti si rizzava da un be po’ ma, a quanto pare, non hai quel problema ora”
Carlo si meravigliò dell’audacia di Sarah, era incredulo, e poi era altrettanto incredibile che, con tutto l’alcool in corpo, il cazzo gli tirasse perfettamente. Con Giulia, anche quando le cose andavano bene, se voleva scoparsela la sera, dopo un bicchiere di vino, doveva trattenersi. Cercò di non pensare troppo e replicò: ‘Ma il tuo ragazzo?’
S: ‘ti ho detto una balla, mi sono tenuta una scappatoia per andarmene se ti fossi rivelato essere palloso o molesto ma’ sembra potremmo divertirci tu ed io”
La situazione stava prendendo una piega inaspettata e decisamente interessante tuttavia perché gli si stava sgonfiando l’arnese?
Ecco, il timore stava tornando: lei si aspettava qualcosa da lui; lui doveva essere all’altezza di soddisfare la richiesta di una che sembrava essere decisamente disinibita. Anzi, per essere sinceri doveva essere una gran troia! Lo aveva appena raccattato al bar dove lavorava e già gli stava proponendo di scopare. Chissà quanti se ne era già portati a casa con la scusa di fare la schiava e la dea del sesso.
Poi, improvvisamente capì. Fu un fulmine a ciel sereno. L’erezione veniva meno perché aveva paura! Era vittima della famosa’ ansia da prestazione’. Ne aveva pieni i coglioni di aver paura! Non ne poteva più, ce l’aveva da quand’era ragazzo. Capì che l’ansia era dovuta al fatto che – nonostante non sembrasse – era la ragazza a condurre il gioco. Invece voleva essere lui a comandare. Non cercava un rapporto paritario, di coppia, politically correct. Voleva essere totalmente scorretto! Consenziente questo è certo, non voleva fare del male a nessuno ma voleva soddisfare i SUOI desideri.
Prese la mano della ragazza togliendola dal suo pacco e la strinse forte nella sua. ‘Sarah, stai ben attenta a quello che fai o che dici con me perché non te lo ripeterò di nuovo. Non ho mai dominato nessuna donna come ho voglia di dominare te e non credo tu abbia la benché minima idea di quello che ho intenzione di farti se accetti di essere la mia schiava. Con me tu dovrai solo obbedire e soddisfare i miei bisogni e, se sarai brava ti farò godere come non hai mai goduto in vita tua. Hai capito bene cosa sto dicendo?’
Con un tempismo che peggiore non si sarebbe potuto, il cameriere arrivò a prendere le ordinazioni.
‘Ciao Sarah, già staccato di là? Che vi porto da bere?’
Carlo lasciò che fosse Sarah a ordinare per prima anche perché temeva che quello che aveva appena finito di dirle l’avrebbe fatta scappare.
S: ‘Non lo so, decide lui per tutti e due’
Con quella semplice frase Sarah aveva accettato i ruoli e sanciva la sua devozione.
‘Addirittura? Sei fortunato’ fece il cameriere a Carlo ‘non credo permetta a molti di sceglierle il drink’.
C: ‘Non potrei permetterle di bere porcherie’ fu la pronta risposta del novello Padrone ‘Portaci 3 vodke!’
Leggermente sorpreso il cameriere se ne andò lasciandoli soli.
S. ‘Tre?’
C: ‘Sì, devi raggiungermi’
S. ‘Non è che poi”
C: ‘Sarah, piantala! Pensaci bene: se accetti la tua volontà non conterà un cazzo per me. Se adesso io me ne volessi andare lasciandoti qui con la voglia di scopare tu lo dovresti accettare. Se ti chiamassi poi a notte fonda per dirti che voglio che me lo succhi, tu ti muovi e vieni a succhiarmelo. è chiaro? Ovviamente potrai sempre rifiutarti di fare qualcosa ma nel momento che lo farai smetterai di essere la mia schiava e riprenderai la tua vita da dove l’hai interrotta. Ti voglio consapevole e consenziente. Prenditi la notte per pensare e domani sera mi dirai cosa hai deciso’ e tirando fuori dalla tasca della giacca il portafoglio ne estrasse un biglietto ‘Questo è il mio biglietto da visita. Chiamami entro le 8 di domani sera!’
Sara era calma, non doveva essere nuova a queste situazioni. Tuttavia era sorpresa. Lo guardò un poco in silenzio e poi gli disse: ‘Che avessi la stoffa del Padrone lo avevo percepito al bar, per quello ti ho approcciato, ma che da novello master tu avessi le idee così chiare’ questo mi spiazza, positivamente intendo. Ne ho avuti di padroni in passato e anche di schiavi ma tu secondo me sarai il Padrone per eccellenza. Prenditi anche tu la notte per decidere, il ruolo che ti appresti a rivestire non è facile; specialmente con una come me!’
Carlo ne ebbe abbastanza. Gli venne spontaneo stritolare la mano della sua interlocutrice finché questa non cominciò a manifestare nel volto i segni della sofferenza. ‘Forse non mi hai capito! Tu non mi dai consigli, suggerimenti e, ovviamente tantomeno ordini! Non azzardarti a farmi la scaletta delle tue pietose esperienze passate e non provare a collocarmici all’interno! Tu esisterai solo come mia estensione!’
Poi, vedendo che il cameriere stava tornando allentò la presa e le sussurrò all’orecchio ‘Guai a te se frigni per la bua alla mano’!
‘Ecco qua ragazzi, tre belle vodke ghiacciate, fanno 15 euro’ Sarah stava per mettere le mani alla borsetta (evidentemente pensava che come schiava le competessero le spese’ ma Carlo estrasse rapidamente la sua carta e pagò. Quando il cameriere se ne fu andato precisò:’Per la cronaca, se sarai mia schiava, quando saremo assieme non voglio che tu paghi mai nulla e anche quando saremo separati, molte spese le affronterò io per te! Il denaro crea dipendenza e tu mi appartieni!’
Sarah ora era sconvolta, quel tipo davanti ai suoi occhi non stava recitando, non viveva la cosa come un gioco. Normalmente, appena il lato economico entrava a far parte della faccenda, tutti i sedicenti master se la davano a gambe levate. Lui no! Anzi, era attratto anche dal lato psicologico della questione. Improvvisamente sentì di essere completamente bagnata. Una nuova vita le si stava spalancando innanzi.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........