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Racconti di Dominazione

Due donne e le cinture

By 9 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Erano già passati sei mesi da quando mi ero trasferita in un monolocale nei pressi della collina; non davo molta confidenza ai vicini per cui potevo uscire tranquillamente vestita sia in modo femminile che maschile per recarmi al lavoro o in altri luoghi.

Già altre volte avevo notato al supermercato una signora con un fisico minuto sulla quarantina e capitava a volte di scambiarsi dei sorrisi di circostanza visto che ormai ognuna di noi aveva memorizzato il viso dell’altra; naturalmente, durante la spesa mi vestivo con abiti femminili e pertanto così apparivo agli occhi di lei.

Un giorno finalmente, complice un battibecco tra due sposini, scambiammo alcune parole mentre con il carrello giravamo tra gli scaffali. Ci presentammo, Nicoletta era il suo nome, e inevitabilmente finimmo a parlare di dove abitavamo, praticamente sulla stessa via, cosa compravamo abitualmente e altre sciocchezze. Giunte all’uscita, fu lei per prima a propormi di salire un attimo per bere un caffè con molta curiosità accettai e ci incamminammo verso il suo palazzo. Entrammo nel suo appartamento: come il mio, era arredato in modo semplice e notai che una delle camere era adibita a studio medico; vista la mia curiosità, mi confermò che era una fisioterapista per cui, mentre al mattino si recava presso alcuni clienti di vecchia data, al pomeriggio riceveva presso di lei. Bevemmo il caff&egrave parlando dei propri lavori e interessi finch&egrave non toccammo il discorso di come mai ci fossimo finalmente parlate al supermercato. Seppur minuta, si capiva che aveva un carattere fermo e risoluto; infatti, mi confessò apertamente che verso gli uomini, viste le spiacevoli esperienze passate, non provava nessun sentimento mentre si sentiva sempre più portata ad avere amicizie profonde con donne sincere ed io le sembravo una di loro. A quel punto, non potei fare a meno di confessare che, seppur esternamente ero donna, in realtà il mio sesso era maschile. La reazione fu subito rabbiosa ma, piano piano, parlandole dolcemente e mettendo in chiaro la mia non volontà di ingannarla ma anzi la mia ricerca di una donna che mi aiutasse ad esprimere la femminilità finì che mi chiese di rimanere per cena. Col passare del tempo ognuna aprì sempre più il proprio io all’altra; lei mi spiegò le sue esperienze negative con gli uomini e confessò anche una inspiegabile curiosità nei confronti di un’esperienza lesbica; naturalmente le spiegai come da maschio normale arrivai a modificare il mio corpo. In pratica si arrivò al punto che volle vedere come ero sotto, perché non riusciva a credere che sotto il mio vestitino potessero coesistere delle belle tettine e un pisello; detto fatto, mi voltai di spalle, forse un po’ imbarazzata nonostante le mie esperienze, spogliandomi completamente; quando mi girai le mostrai le mie poppette, ormai degne di una seconda misura e il mio pisello ingabbiato. Ero molto imbarazzata ma la sua candida curiosità verso le modalità con cui avevo plasmato le tettine e ancora di più verso la gabbietta fecero in modo che diventassi un fiume in piena di spiegazioni; a quel punto le chiesi di andare sul lettino per farle meglio constatare il mio corpo e lei, tutta contenta, mi prese per mano fino a farmi sdraiare su di esso. Iniziai a farle saggiare le poppette, dal suo punto di vista professionale mi confermò che erano ben sode e ben appuntite; scesi sulla pancia mostrandole il pube depilato che però, ahim&egrave, abbisognava al più presto una passatina di rasoio; le feci vedere la gabbietta e, dandole la chiave, la esortai ad aprirla. La vidi un po’ titubante, ma ormai la sensazione che avevo era che lei si fidava di me e tutto sommato le stavo dando una sincera amicizia tra ragazze. Mi divaricò le gambe per meglio vedere come ormai il pisellino era ridotto ai minimi termini e ne approfittai per girarmi a pancia in giù mostrandole il mio culetto ben depilato ma anche abituato ad essere visitato da molteplici attrezzi.

La sua curiosità era ora appagata come ormai anche la sua diffidenza nei miei confronti, tanto che, prendendomi per mano e portandomi nel suo letto, mi annunciò che ora era il suo turno di svelare un piccolo segreto. Mi fece sdraiare appoggiandomi la schiena contro la testata del letto; iniziò a spogliarsi della maglietta e del reggiseno mostrando due tettine quasi identiche alle mie; tolti i blue jeans scoprì il suo segreto che mai avrei potuto indovinare. Sotto un paio di slip abbastanza alti aveva il pube fasciato in una fantastica cintura di castità; le avevo viste solo sui siti internet ed ora finalmente la vedevo indossata davanti a me e oltretutto su di una donna che iniziava a starmi particolarmente simpatica. Non resistetti, le abbassai gli slip e mi avvicinai affascinata a quel diabolico ma fantastico aggeggio. La mia reazione la prese alla sprovvista, quando poi la strinsi a me per sentire il freddo di quel ferro contro la mia pancia, la vidi molto disorientata; fu un attimo, la sua diffidenza sparì e stringendomi a se iniziò a baciarmi appassionatamente nella bocca. Furono cinque minuti interminabili e indimenticabili: le nostre lingue esploravano la bocca dell’altra, le nostre pance erano quasi incollate, le sue mani massaggiavano ed esploravano il mio culetto mentre le mie accarezzavano regolarmente prima la sua pelle e poi il suo ferro. Passati cinque minuti di fuoco, iniziò a spiegarmi questa sua passione: era ormai da circa due anni che si era regalata questa cintura e la portava regolarmente, tranne durante il mestruo, anche quando usciva, infatti ricordai di averla sempre vista con pantaloni o gonne abbastanza larghi. Poi mi spiegò che avrebbe voluto donare la chiave ad una persona fidata meritevole di tanto amore e responsabilità; sinceramente mi disse che ero sulla buona strada per diventarlo ma al momento non si fidava ancora del tutto.

Con mia immensa gioia la tolse e me la fece indossare chiudendola: non stavo più nella pelle, sebbene il pisello dava fastidio, specchiandomi vedevo il mio flessuoso corpo chiuso tra queste strisce d’acciaio vellutate all’interno e mi sentii per un attimo ancora più donna. Volli tenerla per una mezz’oretta, poi Nicoletta me la tolse e se la rimise facendosi aiutare da me; decidemmo di preparare la cena, vista l’intimità creatasi, mi applicò la gabbietta e mi passò una sua canottierina da indossare; lei invece prese una maglietta aderente che metteva in risalto le sue tettine. Così svestite ci recammo in cucina, mentre lei cucinava io apparecchiavo la tavola e ogni scusa era buona per abbracciarci e strusciarci mettendo a contatto i nostri corpi così ‘ingabbiati’; anche la cena fu veloce, era troppo forte il desiderio di ficcarci nel suo letto a scambiarci baci ed effusioni tra due ragazze che si stavano innamorando.

Presi l’iniziativa, iniziai a baciare e massaggiare le sue tettine ricevendo in cambio dei mugolii di piacere e un lungo e caldo massaggio alla schiena che aumentava la pressione del mio pube sulla sua cintura. Nicoletta, incoraggiata dalla mia iniziativa e constatato che il mio pisellino stava tranquillo, mi fece sdraiare sul fianco, si sedette con la sua cintura sulla mia anca e iniziò a massaggiarmi le poppette come ben sapeva fare; in un attimo i miei capezzoli divennero due chiodi duri, scese poi a massaggiarmi il pube con una mano mentre con l’altra allargava dolcemente le mie chiappette. Già con le chiappette aperte dalle sue dita, emettevo mugolii irrefrenabili, figuratevi quando, piano piano, iniziò ad inserirmi un dito, due dita e finalmente tre dita; mi strappava gridolini quasi animaleschi e via con il massaggio buchetto-tettine. Poco dopo, osai qualcosa che forse non avrei dovuto ma che però ebbe l’effetto di cementare la nostra unione: la sdraiai sul letto, presi la chiave e la liberai della cintura, la indossai e le chiesi di imprigionare la sua schiava d’amore; lo fece quasi senza accorgersi ed io, da brava schiava, mi accomodai tra le sue gambe succhiando e leccando le calde entrate. Avevo osato si, ma in breve ebbe un orgasmo dietro l’altro sotto i colpi sapienti della mia lingua. Alla fine mi pregò di fermarmi, il suo corpo era un fremito unico e la lunga astinenza dal piacere non l’aiutava a sopportare lo sforzo fisico dei ripetuti orgasmi. Mi ritolse la cintura, ammonendomi che non avrei dovuto approfittare troppe volte della SUA cintura ma, vista l’amicizia instauratasi, forse mi avrebbe ringraziata regalandomene una tutta per me. Non resistetti a questa grandiosa notizia, la riempii di baci e per sdebitarmi le promisi la mia sottomissione fin quando lei avrebbe voluto. La serata volgeva al termine, da brave amiche andammo in bagno insieme per prepararci ad andare a letto; tornate nella sua camera, prese una sua vestaglietta da notte un poco trasparente e mi aiutò ad indossarla, non prima di avermi ingabbiata; dal canto suo, indossò solo una lunga canottiera e la cintura dei sogni.

Parlammo ancora un po’, poi cingendomi la vita con un braccio e appoggiando la sua gamba sulla mia, ci addormentando. Alle sette la sveglia suonò, ci scambiammo un po’ di effusioni contente della nostra nuova avventura e ci preparammo per la giornata; dopo una rinfrescante doccia consumata insieme, per sentirsi una più vicina all’altra, mi pregò di indossare un paio dei suoi slip e reggiseno, jeans e t-shirt; in cucina prendemmo un t&egrave e dopo esserci baciate a lungo uscii per andare al lavoro. Gli accordi erano di sentirci nel pomeriggio per vedere cosa poter fare alla sera: la voglia di ripetere l’esperienza del giorno prima era tanta, ma allo stesso tempo non volevamo forzare questa bella unione con passi affrettati. Verso le tre le telefonai, la sua voce era eccitata come quella di una ragazza col primo amore; purtroppo però non potevamo vederci quella sera perché sua sorella minore voleva venirla a trovare e Nicoletta non se la sentiva di presentarmi a lei così presto. L’accordo fu di ritrovarci da lei alle sette di sera del giorno dopo. Non fu quindi per me una bella serata, il ricordo di quel contatto con Nicoletta mi era troppo caro ed averlo interrotto, seppure per un giorno, non mi piaceva affatto. Con un po’ di impazienza passò comunque anche il secondo giorno, tornata dal lavoro mi feci una doccia e andai a casa sua, portando un mazzo di rose rosse per ringraziarla di ciò che mi stava dando. Appena entrata, ci abbracciammo come se non ci vedessimo da mesi; ci avvinghiammo in un lungo bacio appassionato. Fu molto contenta delle rose, parlammo di come avevamo passato questi due interminabili giorni e prima di cenare mi propose un bel bagno insieme. Come lei mi spogliò completamente, anch’io le tolsi tutti gli indumenti e pure la cintura; entrammo nella vasca dove Nicoletta aveva già versato dei profumatissimi sali; era una gioia poter abbracciarci e baciarci completamente il corpo in quell’acqua calda e soave. Ero impazzita, non smettevo di immergermi sott’acqua per baciare e leccare in profondità la sua passerina; i suoi fremiti e i suoi teneri gemiti mi confermarono la sua goduria nel ricevere siffatte attenzioni; dal canto suo, mi fece girare a quattro zampe, iniziò a massaggiarmi la schiena, passò ad accarezzarmi le tettine con una mano mentre con l’altra iniziò a stuzzicarmi e divaricarmi il buchetto finch&egrave non arrivò a scoparmi con due delle sue lunghe dita: che goduria! Ce ne stemmo per quasi un’ora a mollo, concedendoci a vicenda sensuali e goduriosi contatti dei nostri corpi; ci asciugammo e Nicoletta, prendendomi per mano, mi portò nella sua camera perché, mi disse, aveva una sorpresa per me. Mi fece appoggiare con le braccia sul muro e mi allargò le gambe, chiedendomi di chiudere gli occhi sino a suo nuovo ordine; ero emozionatissima, la sentii aprire un sacchetto e posizionarsi dietro di me, poi d’un tratto sentii cingermi la vita con una cintura vellutata all’interno ma d’acciaio all’esterno, infine una striscia si insinuò tra le mie cosce, il mio pisellino venne inserito in un piccolo tubo e finalmente, riunita la striscia alla cintura, sentii il morbido suono di un lucchetto che serrava il tutto.

La mia Nicoletta mi donava una cintura di castità tutta per me!

La mia felicità era al massimo, la baciai in bocca come una furia per cinque minuti poi presi la sua e gliela applicai non prima di avergli baciato appassionatamente la passerina. Eravamo ubriache di gioia, giravamo per casa nude ma fiere di indossare le nostre cinture di castità e per rendere indimenticabile il momento ci scattammo quasi un rullino di foto in tutte le pose possibili. Volevamo festeggiare: ci vestimmo allo stesso modo come due gemelle, dagli slip ai jeans, e uscimmo per recarci, mano nella mano, in una pizzeria. Qui, la nostra vicinanza e i bacini che scambiavamo fecero trasalire molte persone presenti ma questo nostro rapporto ‘saffico’ non poteva fermarsi in nessun momento e in nessun luogo. Dopo due pizze e due birre maxi, non vedevamo l’ora di tornare a casa di Nicoletta per amarci come sapevamo fare; in fretta tornammo con la mia auto e già nell’ascensore, mi aveva quasi sbottonato la camicia facendo uscire una delle tettine allo scoperto: per fortuna non incontrammo nessuno nella palazzina. Dopo cinque secondi eravamo già nude e strusciavamo la nostra cintura contro quella dell’altra sdraiate sul tappeto in soggiorno; le tettine fremevano una sull’altra e i capezzoli si rizzavano sempre di più. La presi in braccio e l’adagiai sul suo letto, le tolsi la cintura, le leccai profondamente la passerina fino a provocarle il primo orgasmo; non contenta, la girai a pancia in giù e iniziai a ruotare il dito nel suo culetto, poi due e per finire infilai altre due dita nella passerina in modo da scoparla davanti e dietro e sentire le due coppia di dita che si toccavano nel suo corpo. Cara la mia Nicoletta, gemeva come poche persone ho sentito, il suo corpo fremeva sotto i miei sapienti movimenti di dita e gli altri due orgasmi provocarono una dolce cascata di umori tra le candide gambe che bevvi avida.

Ormai era tardi, l’avevo spossata, entrammo nude nella doccia e lavai ogni punto del suo corpo; tornati in camera, volli essere la sua docile schiava: le passai la mia cintura affinché mi ingabbiasse da brava padrona e la volli nuda accanto a me per riscaldarla ed esaudire ogni suo volere. Accettò serenamente, si sdraiò al mio fianco con quelle sue deliziose tettine svettanti e la sua passerina candida e profumata; mi chinai su di lei strusciando la mia cintura sul suo pube, le succhiai teneramente i capezzoli, la baciai intensamente nella sua bocca e ci addormentammo mano nella mano.

(continua)

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