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Racconti di Dominazione

Il Colloquio – Cap1 – Vergogna

By 27 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

La stanza &egrave piuttosto grande, un quadrato di circa 40 metri.
Sara si trova lì per il provino, assieme alle altre ragazze. Sono esattamente 100, tutte nel medesimo luogo, tutte per lo stesso motivo: il colloquio.
Quando Sara aveva visto passare l’annuncio in televisione, quasi non ci aveva creduto. Le prime 100 ragazze che avessero chiamato il numero in sovrimpressione avrebbero avuto la possibilità di partecipare a un colloquio di massa per aspiranti ballerine e showgirls per la Televisione.
A Sara non piaceva ne fare la showgirls, ne lavorare in Televisione, ma era disoccupata da più di 1 anno e si era quasi rassegnata a morire di fame.
Sara non aveva una grande stima di sé, non si considerava particolarmente attraente, ma forse a causa della sua eccessiva timidezza. L’annuncio però l’aveva colpita perché specificava che non cercavano ne ragazze attraenti, ne con esperienza nello spettacolo ma solo che fossero giovani e alle prime esperienze lavorative.
Le altre ragazze erano molto diverse da lei.
Lei era l’unica in tuta e scarpe da ginnastica, le altre sembravano uscite da una sfilata di moda. Lei era l’unica senza trucco, le altre sembrava avessero immerso il volto in un barattolo di vernice.
E sopratutto, Sara pensava di essere non alla loro altezza.
Come aveva fatto a pensare di poterle superare in un colloquio come aspiranti ballerine e showgirls?
D’improvviso da una porta entrò un uomo, con un sacco sulla spalla e un sorriso beffardo sulle labbra.
Aprì il sacco e ne rovescio il contenuto sul pavimento. Da quel sacco uscirono 100 sferette di plastica che rotolarono sul pavimento.
“Bene ragazze, ognuna di voi prenda un di queste sfere. Dentro troverete un braccialetto con stampato sopra un numero: quello sarà il vostro numero fino alla fine della giornata. Troverete inoltre il vostro abbigliamento per il colloquio: indossatelo”
Le ragazze si avventarono sulle sfere nemmeno fossero piene d’oro, ma dopo alcuni minuti di ressa, ognuna ne riuscì a prendere una.
“Ma qui non c’&egrave nessun vestito” disse una ragazza “solo un perizoma e un reggiseno!”
“Beh, vorrà dire che i capoccia della produzione hanno deciso che quello deve essere il vostro unico abbigliamento per oggi: prendere o lasciare”
‘Accidenti!’ pensò Sara ‘tutto il giorno in perizoma e reggiseno!! Io non ho mai nemmeno messo un perizoma sotto a un paio di pantaloni, figurati restarci tutto il giorno.’
“Io non ho nessuna intenzione di stare mezza nuda tutto il giorno a farmi guardare da un branco di uomini allupati” disse sempre la ragazza di prima “me ne vado!”
“Adesso siete 99” commentò l’uomo.
La ragazza se ne andò con passo svelto, senza che nessuno la fermasse.
‘Beata quella ragazza che può permettersi di lasciare un’occasione del genere’ continuava a pensare Sara.
“Mi scusi, dove sono i camerini?” chiese un’altra ragazza.
“Nessun camerino ” rispose l’uomo “vi cambierete qui. Perché? Avete qualcosa da nascondere”
Tra le ragazze si sollevò un brusio, nessuna voleva spogliarsi lì in quello stanzone, sotto gli occhi di un uomo che le squadrava beffardo, ma avevano capito che non potevano rifiutarsi se volevano ultimare il colloquio.
Sara ancora non si spogliava e già si stava vergognano.
Decise di spogliarsi mettendosi davanti ad una parete così almeno non le avrebbero potuto vedere il seno e la patatina.
Purtroppo non avrebbe potuto fare nulla per coprire il suo sederino.
Si spogliò quanto più velocemente possibile, si infilò il braccialetto con il numero, il reggiseno e il perizoma in un attimo e altrettanto velocemente si accorse che erano completamente trasparenti!
Sara era come paralizzata dalla vergogna. Quella biancheria non la copriva affatto, ne davanti ne dietro, non sapeva come fare per voltarsi, non avrebbe potuto certo stare tutto il giorno davanti a quella parete.
Decise che si sarebbe coperta la patatina con la mano sinistra e i capezzoli con il braccio destro, visto che il braccio non bastava per coprirle tutto il seno.
Si girò e vide che quasi tutte le altre ragazze avevano preso la sua decisione.
“Mani sui fianchi!!!” tuonò l’uomo “Nessuno vi ha chiesto di coprirvi!”
‘Cosa? Non posso nemmeno coprirmi ‘ lì?’. Sara era spaventata da un simile ordine, ma la disoccupazione la spaventava ancora di più e decise di fare come richiesto.
“Seguitemi” L’ordine fu secco.
L’uomo aprì una porta e uscì dalla stanza, e una a una,100, anzi, 99, ragazze semi nude come pecorelle smarrite seguirono il proprio pastore in
un lunghissimo corridoio.
“Mettetevi schiena al muro, sempre braccia ai fianchi. Adesso devo andare via tra poco verrà una mia collega, che procederà ad una prima valutazione fisica”
L’uomo se ne andò e le ragazze rimasero sole, appoggiata alla lunga e fredda parete. Ma la loro solitudine non durò molto.
Una campanella segnò la fine della mattina e l’inizio della pausa pranzo. Decine di porte si aprirono e una folla di dipendenti, stranamente tutti uomini, iniziò a scemare nel corridoio per raggiungere la mensa.
Ma la visione di così tante belle fanciulle con indosso solo biancheria trasparente ebbe un effetto paralizzante su di loro.
Tutti i lavoratori dell’emittente iniziarono ad andare su e giù per il corridoio con il solo scopo di valutare, apprezzare e talvolta anche criticare le ragazze lì presenti.
“Guarda che bella fica depilata la numero 15” disse uno
“No, guarda quanto &egrave piccola la fica della 34” gli rispose un amico.
“E guarda quanto &egrave grande la fica della 21” aggiunse un terzo.
Per metterle ancora di più in imbarazzo i loro commenti erano scanditi a voce ben alta e sempre e solo suo loro genitali, facendo sentire le ragazze ancora più osservate
Con tutta quella varietà di ragazze c’era davvero l’imbarazzo della scelta, chi aveva le labbra strette, chi larghe, chi magre, chi carnose, chi il monte di venere molto pronunciato, chi appena accennato. Ma tutte con il viso rosso di vergogna.
“Non ce la faccio, non ce la faccio” gridò la ragazza alla sinistra di Sara, scappando via a testa bassa coprendosi a mala pena.
“Nemmeno io!” gridò un’altra ragazza seguendola.
‘Pare non mi abbia notato nessuno’ pensò Sara
“Dio mio che schifo! Guarda quanto &egrave pelosa la fica di questa! Sembra un uomo per quanto pelo c’&egrave”
Parlavano di Sara, e con questa sola frase il poco amor proprio che provava crollò inesorabilmente a zero.
Dopo alcuni minuti la folla scemò via e di tutta quella calca rimase solo una donna: l’esaminatrice. Al momento era l’unica persona vestita in tutto il corridoio.
“E così, adesso siete rimaste in 97”.
La frase fu pronunciata con tono autoritario, come fosse un ordine.
Le ragazze intuirono subito chi fosse e quale sarebbe stato il suo compito.
Iniziò la sua analisi dettagliata delle ragazze mentre annotava su una sua cartella tutti i difetti fisici delle ragazze, leggendoli ad alta voce mentre li scriveva “Seno troppo piccolo, seno troppo grande, troppo magra, troppo grassa, forma non armoniosa” e di meno di una decina di ragazze non riuscì a trovare alcun difetto e scrisse solo “passabile”
“Non preoccupatevi” aggiunse “se ho notato dei difetti fisici in alcune di voi. E’ la tempra morale che cerchiamo. Alcuni anni fa io ero dove siete voi adesso e superai il colloquio, pur non essendo perfetta”.
Le ragazze tirarono un sospiro di sollievo.
“Ho una domanda per alcune di voi. Numero 12, Numero 67, Numero 85, si può sapere per quale ragione vi siete presentate qui con la fica pelosa?”
Il Numero 12 era Sara. Nessuna delle 3 ragazze rispose.
L’esaminatrice si fermò davanti al Sara.
“Posso sapere come mai?”
“Ehm…..” fu tutto ciò che Sara riuscì a dire.
“Andate tutte e tre immediatamente a farvi dare una sistemata. Piano terreno, stanza F5, capito?”
Le tre ragazze annuirono
“Andate!! Che state aspettando?! Le altre mi seguano”
Sara non riusciva a capire se era un bene o un male essere state separate dal resto del gruppo. Sicuramente era stata una pessima idea non radersi, il fatto &egrave che lei non lo aveva mai fatto.
Si trovavano al 5′ piano e fare 5 piani di scale non fu meno imbarazzante. Mentre scendevano incrociarono un fiume di uomini che risaliva e mentre prima erano in 99 ad affrontarli adesso erano solamente in 3.
Gli uomini resisi conto dell’opportunità salirono le scale lentamente, tutti compatti, come a creare un muro.
Lo scopo era chiaro: palpare le tre ragazze senza alcun pudore. I più codardi, strusciarono appena un paio di dita sui loro sederi, i più palparono bene il monte di Venere
Uno, forse il più temerario, infilò entrambe le mani dentro il perizoma di Sara. Con una le infilò un dito tra le chiappe, con l’altra tra le labbra della sua patatina. Sara ebbe come la sensazione di stare per morire, ma riuscì ad avere la forza per liberarsi dalla sua presa, crearsi un piccolo varco nel muro umano e correre giù per le scale.
Appena arrivata al piano terra era ormai senza fiato e si appoggiò per riposarsi ad una parete.
Dopo un paio di minuti arrivarono le altre due ragazze. Sara si era già dimenticata di loro.
“Mi hanno toccato ovunque, mi hanno toccato ovunque” ripeteva la Numero 67 come impazzita.
“Credo tu abbia perso qualcosa” disse la Numero 85 rivolta a Sara.
Sara non se ne era accorta ma mentre scendeva le avevano strappato via la biancheria, adesso Sara era completamente nuda.
“Noooo!!!!” gridò Sara quasi piangendo “Adesso come faccio? Sono completamente nuda, e quelli non mi ridaranno mai le mie mutandine”
“Se ti può consolare” disse la Numero 85 “Non &egrave che noi altre siamo poi così vestite”
Intanto la 67, come un giradischi rotto, continuava a ripetere “Mi hanno toccato ovunque, mi hanno toccato ovunque”
Sara e la Numero 85 decisero di lasciarla lì, sola, mezza nuda e quasi impazzita e di andare a cercare la stanza F5.
Dopo circa 15 minuti di girovagare nei meandri dell’azienda e non pochi sguardi maliziosi riuscirono a trovarla.
La stanza era molto ampia, e molto illuminata. La motivazione era semplice, una parete, anziché essere in muratura era completamente in vetro e dava su una strada urbana molto soleggiata, e molto trafficata.
Nella stanza erano presenti una quindicina di persone.
L’estetista le accolse e vedendole disse “A giudicare dalla vostra peluria lì credo di sapere perché vi hanno mandato. Tu accomodati su quel lettino laggiù, tu su quell’altro. Ma mi avevano detto che stavano venendo 3 ragazze…si devono esser sbagliati”
A Sara toccò un lettino posto davanti alla vetrata, era un lettino da ginecologo: l’estetista le fece poggiare le gambe sugli appositi rialzi.
Sara era completamente nuda, con le gambe oscenamente aperte davanti ad una vetrata mentre le persone fuori passavano.
L’estetista afferrò un silk epil.
“Non potresti usare un rasio a lama? Quello mi ucciderà” chiese lei timidamente
“Mi dispiace, regola aziendale” rispose lui indicando un cartello affisso alla parete con la scritta ‘SOLO SILK EPIL’.
“Dicono che il rasoio normale non tempra il carattere e che la ceretta &egrave troppo istantanea”
Sara non capì. Ma non c’era nulla da capire. Quando il silk epil afferrò e strappò con forza i primi peli non poté trattenere un grido di dolore.
Ma il silk epil non &egrave istantaneo. Quel grido fu solo il primo di una lunga serie.
L’estetista iniziò ad andare su e giù con quel diabolico attrezzo mentre lei si contorceva dal dolore.
“Pietà, ti prego! Abbia un po’ di pietà” lo implorava lei “Farò qualunque cosa, ma questo &egrave troppo”
“Mi dispiace, ma devo finire il trattamento”
Mentre lei cercava di resistere a quell’immotivata tortura le sue grida si sentivano fino alla strada al punto che un folla di curiosi si accalcò contro il vetro per vedere cosa succedeva.
L’estetista, resosi conto, si posizionò in modo tale da non coprire la visuale al pubblico, affinché le persone schiacciate contro il vetro potessero godersi l’immagine di Sara che moriva di dolore e di vergogna.
Nel frattempo, la Numero 85, stava subendo la stessa identica sorte su un altro lettino con un altro estetista.
“Bene, ho finito il monte di Venere” disse l’estetista a Sara “Adesso devo passare alle grandi e piccole labbra . Ti farà un po’ male”
Sara non poteva pensare che avrebbe potuto provare un dolore maggiore, ma come si sbagliava.
Quando le strappò via con tenacia i peli dalla sua parte più intima e riservata l’ultima barriera nell’animo di Sara fu infranta.
Scoppiò un pianto disperato, le righe di lacrime iniziarono a scorrere dalle sua guance, mentre le sue grida oramai erano solo mugugni incomprensibili.
“Bene, ho finito”
Adesso Sara era veramente nuda, molto più nuda di quanto fosse mai stata.
La forma delle sue piccole e grandi labbra era perfettamente visibile, così come l’apertura della sua vagina e il suo clitoride.
Molti nella folla avevano oramai la bava alla bocca per l’eccitazione, qualcuno si era infilato la mano nelle mutande e si stava masturbando, godendo dell’intimità della povera sventurata.
‘Ma perché lo sto facendo? Perché sto accettando tutto questo?’ Sara non capiva più nulla della sua situazione.
“Bene, adesso dovete andare alla reception, lì troverete ulteriori istruzioni” sentenziò l’estetista.
Sara e la Numero 85 lasciarono la stanza, dirette verso la reception. Mentre camminavano videro due paramedici portare una ragazza con una barella. La ragazza continuava a ripetere una cantilena che subito riconobbero: “Mi hanno toccato ovunque, mi hanno toccato ovunque”.
Non c’erano dubbio, la ragazza Numero 67 aveva avuto un esaurimenti nervoso post traumatico.
Le due ragazze temettero che presto anche loro avrebbero perso la propria sanità mentale. O era già successo?
Arrivate alla reception chiesero all’usciere cosa dovessero fare, ma questo prima ancora di rispondere le afferrò entrambe per la fica, esclamando: “Mi piace quando &egrave appena stata depilata”
Le due ragazze rimasero paralizzate, senza muovere nemmeno un muscolo.
L’usciere lasciò la presa, ma di certo non si sentirono meno in imbarazzo per questo.
“Mi hanno detto di dirvi che la sezione continua, per quelle che non hanno già abbandonato, nel secondo edificio, a circa 10 km da qui. Dovete prendere quell’autobus lì fuori e scendere alla 5′ fermata. Sbrigatevi sta per partire”
Le due ragazze andarono verso la porta ma rimasero indecise sul da farsi.
Stare tutto il giorno nude in un edificio privato era un conto, ma salire su un autobus affollato, all’ora di punta, pieno di perfetti sconosciuti era tutta un’altra cosa. Essere nudi in pubblico &egrave un taboo che tutti noi abbiamo, ci viene inculcato a forza fin dalla nascita, e romperlo richiede uno sforzo pazzesco.
“Che facciamo?” chiese la Numero 85
“Non lo so” disse Sara “l’autobus sta per partire”
“Ok. Va avanti tu, ti seguo tra un attimo”
“Va bene, vado. Ma non mi lasci sola vero?”
“No, no, tu esci. Io arrivo subito te lo prometto”
Sarà uscì. Faceva freddo. C’erano 5 o 6 gradi e tirava un vento gelido. E lei era per strada, completamente nuda e con la vagina depilata come una prostituta.
Si girò. La Numero 85 fece per uscire, ma cambiò idea e scappò all’interno del locale.
Sara saltò dentro l’autobus un attimo prima che partisse.
Spesso capita che una bella ragazza salga sull’autobus e dei pervertiti la palpino. Ma di solito la ragazza &egrave vestita, e non tutti hanno il coraggio di palpare una perfetta sconosciuta.
Ma quando la videro, nuda e inerme, gli uomini presenti persero ogni inibizione. La circondarono e iniziarono a palparla ovunque.
Le braccia le servivano per tenersi alle maniglie e non cadere, per cui non poteva ne coprirsi ne difendersi.
L’unica difesa che poté applicare fu tenere chiuse le gambe e spesare che 5 fermate passassero più in fretta possibile.
Sara era vergine. Quella giornata era già stata troppo traumatica per lei, non avrebbe potuto sopportare di perdere la verginità con il dito di un porco schifoso infilato a forza.
Uno dei presenti era del tutto deciso a penetrarla e iniziò a spingere con forza il dito contro le labbra della sua vagina. Lei le teneva sempre più strette, la verginità era l’unica cosa innocente che oramai le era rimasta, e aveva intenzione di difenderla ad ogni costo.
L’uomo spingeva e lei stringeva. Iniziò a farle proprio male, ma lei si mordeva le labbra e continuava a contare le fermate.
‘Ancora poco e sarò arrivata, ancora poco e questo inferno finirà’.
Un vecchio, inaspettatamente, si abbassò mutande e pantaloni ed estrasse fuori un pisello piccolo moscio e raggrinzito.
Iniziò a tirarsi una segna molto velocemente, probabilmente non lo faceva da anni, venne con un getto violento contro la pancia di lei.
Le sembrò che avessero aperto un idrante o che le avessero sparato per quanto fu forte e copioso il getto.
Un enorme chiazza bianca ora ricopriva la sua pancia.
Ma finalmente era arrivata alla 5′ fermata.
Scese dall’autobus piena di gioia, riconobbe la sede secondaria dell’emittente ed entrò subito.
Il portiere le indicò una stanza e le fece il segno di indicare l’ora, per farle capire che era tremendamente in ritardo.
Lei corse verso quella stanza e spalancò la porta.
All’interno c’erano altre 14 ragazze più un’altra esaminatrice.
“Signorina, non si arriva in ritardo, spalancando la porta, per di più con la pancia sporca di sperma”
L’unica cosa che Sara riuscì a dire fu “chiedo perdono Signora”
“Spero tu voglia provvedere ad ingerire quello schifo che hai sulla pancia, o dobbiamo restare qui a sentirne il puzzo?”
‘Non &egrave possibile, non mi può star chiedendo di ingoiare lo sperma di un vecchio lurido e per di più sconosciuto. Non dopo tutto questo, non dopo essere stata spogliata, umiliata, denigrata, toccata, depilata, e aver quasi subito uno stupro. Non può essere vero’
Ma Sara non obbiettò. Con la mano fece un cucchiaio, raccolse tutto lo sperma che aveva e lo porto alle labbra.
Il sapore era disgustoso, l’odore terribile. Le venne un conato di vomito ma riuscì a respingerlo. Avrebbe voluto avere qualunque altra cosa in bocca, ma non quello. Persino un veleno mortale sarebbe stato preferibile.
Inghiottì, sperando di non aver contratto anche qualche malattia venerea.
“Bene, ora mettiti in riga con le altre ragazze. Ah, già che ci sei, vorresti spiegarmi che fine hanno fatto le altre due amiche con la fica pelosa?”
“Non ce l’hanno fatto” rispose Sara.
“Bene, eravate in 100, siete arrivate in 15. Vuol dire che la selezione naturale ha scartato 85 ragazze non adatte a fare la ballerina in TV”
Sara non capiva. Perché tutte quelle prove? Perché torturarle a quel modo? Che c’entrava ballare in TV con questo?
“Tra poco inizieranno i colloqui. Vi chiameremo noi da quella porta”
Quando l’esaminatrice se ne fu andata Sara chiese ad una delle altre ragazze cosa era successo nel frattempo
“Non ce l’hanno fatta a resistere” le rispose una ragazza “E lo credo bene. Anche io volevo lasciare. Ci hanno fatto fare delle cose orribili. Ognuna di noi &egrave stata sottoposto ad una forma diversa di imbarazzo. Era come se sapessero cosa ci avrebbe imbarazzato di più”
“A te cosa hanno fatto fare?” chiese Sara
“Preferirei non parlarne”
I colloqui iniziarono e la commissione esaminatrice chiamò la prima ragazza. Questa entrò in una stanza l’ adiacente, non poterono sentire cosa accadde ma quando uscì aveva il volto rigato dalle lacrime e si allontanò senza dare spiegazioni.
Questo spaventò ancora di più le altre ragazze.
Una ad una furono chiamate tutte, Sara rimase per ultima, probabilmente a causa del suo ritardo.
Alla fine toccò anche a lei.
La stanza del colloqui finale era abbastanza piccola, la commissione era composta da 10 giudici di ambo i sessi, tra cui le 3 persone che aveva già conosciuto: l’uomo che aveva dato loro la biancheria, l’esaminatrice che l’aveva giudicata pelosa e quella che le aveva fatto ingoiare lo sperma.
Uno degli esaminatori portava un camice. Al centro un lettino da ginecologo.
“Si accomodi” disse quello con il camice.
Sara si sdraio e spalancò le gambe davanti alla commissione.
Il medico si avvicinò, le aprì le labbra con le mani e iniziò ad osservarla attentamente con l’ausilio di una lente.
“Sì, &egrave come sospettavamo” disse il medico.
Sara non capiva.
“Vede signorina” disse uno dei giudici “lei oggi ha superato brillantemente tutte le prove. Sa’, l’abbiamo tenuto sotto osservazione, più di quanto lei abbia immaginato. Abbiamo filmato ogni singola mossa, di lei e delle colleghe”
Mentre diceva questo indicò dei monitor e dei DVD su un tavolo.
“Ci era venuto un vago sospetto quando lei &egrave fuggita lunghe le scale. Sospetto che si &egrave accresciuto sull’autobus. Sì, abbiamo telecamere anche sugli autobus”
Sara era incredula. Come potevano avere un controllo simile?
“E il nostro ginecologo ci ha dato la prova finale. Lei &egrave vergine. Il suo imene &egrave ancora perfettamente intatto”
Sara si sentì mancare, per fortuna era sdraiata e riuscì a non collassare.
“Purtroppo per lei una ballerina o una showgirl non può essere vergine. Immagini se lei sta ballando in diretta, scivola, cade sull’asta di un microfono e perde la verginità davanti a milioni di spettatori. Sarebbe una cosa assolutamente deplorevole”
‘Cosa? Che razza di ragionamento &egrave questo? Cadere sull’asta di un microfono? Perché? Cosa? Come? ‘. I pensieri di Sara erano sempre più confusi,
“Tuttavia, se lei accettasse di perdere la verginità, non avremmo nulla da obiettare, lei sarebbe assunta all’istante. Contratto a tempo indeterminato. 1600 euro lordi al mese. Le basterebbe solo firmare qui”
Mentre le diceva questo le mostrò un contratto già pronto e siglato. Bastava solo la sua firma.
Sara aveva bisogno di quel contratto. Ma non voleva perdere la verginità, non davanti a quelle persone, non davanti alle telecamere.
“Allora cosa dice?”
“Mi vergogno”
“Sì, ne sono certo. Accetto o va a casa?”
Sara cercò di farsi forza. Chiuse gli occhi e lentamente pronunciò: “Accetto”
Il ginecologo fu fulmineo. Afferrò un vibratore, lungo 20 cm e largo 4 cm e lo infilò con tutta la sua forza nel canale vaginale di Sara perforando immediatamente e brutalmente il suo imene.
Fu il dolore più forte e acuto che Sara avesse mai provato in tutta la sua vita.
Gridò con tutta l’aria che aveva nei polmoni.
Non aveva capito che l’avrebbero sverginata così in fretta, senza nemmeno darle il tempo di capire cosa stava accadendo.
Quando il ginecologo estrasse il vibratore era ricoperto del suo sangue.
Per essere certo di aver fatto un buon lavoro lo infilò nuovamente, strappando l’ultimo brandello di imene che era rimasto ancora attaccato.
Sara si sentì come una preda a cui il cacciatore spara due volte, per essere certo che sia del tutto abbattuta.
“Prego firmi qui” disse porgendole il contratto.
Sarà firmò senza nemmeno leggere. Forse avrebbe dovuto prima leggere il contratto, ma qualunque clausola vi fosse scritta non avrebbe avuto la forza di opporsi.
Uno dei giudici la aiutò a scendere dal lettino. L’unico atto di gentilezza di tutta la giornata.
Sara aveva la vagina che colava sangue ma non se ne preoccupava.
Il giudice la accompagnò fino ad uno sgabuzzino largo 2 metri per 1.
Le disse: “Ciao. Io mi chiamo Luca. Sembri stanca morta. Puoi rimanere a dormire qui se vuoi”
Sara accettò. Luca chiuse la porta a chiave.
Lo sgabuzzino non aveva nemmeno la luce, ma poca importava. Sara, finalmente sola svenne.

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