Ciao, mi chiamo Patrizia, Patty per gli amici, sposata con Luca, sono una donna di 38anni, sono alta 1,70 per 68 kg, quindi robustina ma non grassa, ben formosa, porto una terza bella piena ed un sedere abbondante ma ancora sodo nonostante l’età, ho sempre amato il sesso e con mio marito andava piuttosto bene nulla di eclatante sesso normale posizioni comuni, non durava ore , non praticavamo sesso estremo scambi di coppia o quant’ altro, però ero abbastanza soddisfatta di mio marito e non avevo interesse nel cercare altre avventure, anzi sono sempre stata molto fedele ed innamorata di lui.
Lavoravo come commerciale presso un azienda locale che si occupava di macchine utensili e quindi viaggiavo parecchio per cercare nuovi acquirenti, la nostra azienda si divideva in aree ed io mi occupavo della zona italiana, conobbi così un possibile acquirente, era un Italo-Venezuelano, figlio di un italiano che si trasferì molti anni prima in Venezuela e di una Venezuelana, Carlos, che aveva delle aziende in Venezuela, cominciai a seguirlo io sebbene le macchine sarebbero finite nell’area di un collega, quindi sorse un conflitto con lui, Andrea, un uomo di 50 anni, piuttosto arrogante e presuntuoso, comunque ottenni dall’azienda di potermene occupare visto che oramai ero entrata in confidenza ed avevo conquistato la sua fiducia, ovviamente però Andrea se ne risenti molto e più volte calco la mano per soffiarmi la vendita e così la provvigione.
Nel prosieguo degli affari scoprii che Carlos non era un uomo d’affari integerrimo, anzi era piuttosto disonesto e cercava molte vie per poter ottenere dei vantaggi sia come sconti dalla nostra azienda sia come vantaggi fiscali nell’esportazione importazione dei macchinari, mi propose di modificare alcuni parametri nel contratto in modo da poter far figurare le macchine come usate e quindi non pagare le tasse enormi che il Venezuela chiedeva, mi feci convincere, era la prima volta che avevo a che fare con vendite in quei paesi e fu così che vedendo la possibilità di guadagnarci qualcosa accettai.
La vendita proseguiva bene ma per motivi personali mi dovetti assentare dal lavoro per un periodo e proprio in quell’occasione Carlos mi cercò in azienda, non trovandomi gli passarono Andrea che cominciò ad avere contatti con lui.
Carlos aveva fretta di concludere quindi cercò di fare la stessa cosa con Andrea, ossia ottenere i vantaggi fiscali fu per quel motivo che Andrea andando a spulciare i dettagli scopri quello che stavo facendo anche di nascosto dall’azienda.
Appena rientrai al lavoro, subito ripresi per mano il cliente e la pratica ma Andrea insisteva a dirmi che quel cliente era suo e che dovevo passarglielo, gli risposi che non ci pensavo nemmeno lontanamente e che se ne stesse alla larga, gli dissi che non aveva nessun diritto a chiedermi ciò, viste le sue pretese lo zittii insultandolo, rimanendo stranamente calmo mi disse che gliele avrei fatte pagare tutte e che mi sarei dovuta rimangiare tutte quelle offese.
Una mattina mi disse che doveva parlarmi privatamente e quindi mi chiedeva di incontrarlo dopo lavoro lontano da occhi indiscreti, all’inizio non capivo che volesse, e gli dissi che se voleva poteva parlarmi anche li in ufficio, ma lui mi consigliò di accettare quell’invito e mi diede un documento e si allontanò dicendomi di fargli sapere se accettavo di incontrarlo, era un foglio in cui c’erano alcuni parametri del contratto modificati, sbiancai, aveva scoperto gli intrallazzi che stavo tenendo con Carlos, non sapevo che fare, era ovvio che voleva partecipare anche lui al guadagno extra quindi gli dissi di dirmi dove dovevamo incontrarci e lui mi disse che era meglio trovarsi in un posto appartato dopo cena e mi diede appuntamento in un parcheggio di un locale della zona, pensai che avrebbe voluto discuterne davanti ad un bicchiere di vino, accettai, d’altra parte non avevo scelta e se ancora non lo aveva detto in azienda significava che non aveva interesse a denunciarmi.
La sera dopo cena ci incontrammo, mi disse di salire in macchina, gli dissi che eravamo soli e potevamo parlare ma lui mi rispose che era meglio allontanarsi per evitare che un eventuale discussione potesse essere ascoltata, si sa che in certe situazioni si rischia di alzare troppo la voce e dire cose che altri non dovrebbero sentire, così accettai e salii con lui in macchina, ci appartammo, mi guardavo attorno era buio ovunque sapevo che eravamo forse a 500mt dal parcheggio ma non si vedeva nulla attorno, a quel punto gli dissi di venire al punto e lui cominciò ad elencarmi un po’ di cosette che avevo manipolato e le conseguenze, era esperto, ed effettivamente aveva ragione, oltre al licenziamento avrei rischiato anche qualche anno di galera, mi resi conto della situazione quindi gli feci una proposta:
‘Ok, se non apri bocca e mi lasci terminare l’affare ti darò una percentuale di quanto ci guadagnerò io’
‘Si lo so che mi darai una parte, almeno il 50%, mia cara.’
‘Ma stai scherzando non se ne parla, l’affare è mio e tu vuoi la metà, e con che diritto’
‘Con il diritto di quello che se non fai come ti dico ti manderà in galera, non hai scelta o accetti o ti denuncio’
Volevo insultarlo, uscire ed andarmene ma sapevo bene ciò che rischiavo, dovevo cedere e non potevo neanche offenderlo per il risentimento avrebbe potuto mandare all’aria l’accordo e denunciarmi ugualmente.
‘Ok va bene facciamo 50% non ho alternative poi però devi farti da parte e lasciarmi terminare l’affare a modo mio’
‘Si certo per mettere a tacere ciò che hai combinato mi va bene, però c’è un’altra questione da sistemare’
‘E sarebbe?’
‘Le offese che mi ha detto quel giorno, e questo ti costerà di più’
‘Come di più cosa vuoi ancora? Non se ne parla, finiamola con il 50% e non un Euro in più’
‘Ma non si tratta di altri soldi, voglio le tue scuse ma’le voglio in un modo particolare’
‘Cioè che vorresti’ non capivo dove volesse andare a parare anche se dal tono che usava l’idea mi stava passando per la testa
‘Ti ho detto che te le avrei fatte pagare quelle offese ed è venuto il momento o mi fai un bel pompino qui ora e senza discutere oppure l’accordo tra noi salta e vado a denunciarti’
‘Sei un porco bastardo, non se ne parla assolutamente, questo è un ricatto, non mi abbasserò mai a tanto’
Aprii la porta e scesi dall’auto, mi guardai attorno ed era buoi pesto, in lontananza vedevo le luci della statale e del parcheggio, in 10 minuti al massimo ci sarei arrivata, comincia a camminare incazzata su quella strada bianca verso l’auto, avevo fatto pochi metri, mi si ruppe anche il tacco della scarpa, me le tolsi e continuai a camminare, avevo fatto pochi metri, vidi lui scendere dall’auto, era di fronte alla porta dell’auto aperta illuminato dalla luce di cortesia con il telefonino in mano, mi fermai a guardare che stava facendo, lo sentii dire ‘Si buonasera signor direttore, mi scusi il disturbo ma avevo una cosa da chiarire con urgenza per un contratto in corso’, stava già informando il nostro direttore della vicenda, corsi verso di lui, lo guardai negli occhi e gli dissi che potevamo discuterne e trovare un accordo,mise una mano sul altoparlante per non farsi sentire
‘Nessun accordo, hai trenta secondi o me lo tiri fuori qui ora immediatamente e me lo succhi o racconto tutto.’
Non sapevo che fare, se glielo avesse accennato ero finita, non avrei avuto una seconda possibilità, il direttore mi avrebbe denunciato, gli sbottonai i pantaloni velocemente e tirai giù la zip abbassandoglieli, mi ritrovai davanti agli occhi il suo uccello già grosso nascosto solo dagli slip, era già eccitato era evidente che da molto aspettava quel momento, pensai che dopo avergli fatto le mie scuse come lui voleva avremmo potuto chiudere il discorso portare a termine il nostro accordo e poi potevo scordarmi quella cosa.
Mi faceva schivo, sia lui come uomo ma soprattutto quella situazione per la prima volta dal matrimonio avrei preso in bocca un uccello che non fosse quello di mio marito, ma non avevo scelta, mi dissi che quel sacrifico mi avrebbe salvata, gli abbassai gli slip ed il suo uccello scatto fuori come spinto da una molla, mi abbassai e mi ritrovai a pochi centimetri da quella cappella rossa e grossa, mentre lui parlava con il direttore parlando del contratto con Carlos gli diceva che quello doveva essere un suo contratto perché era della sua area, lui ed il direttore erano anche piuttosto amici da lunga data e c’era una certa confidenza non solo per motivi lavorativi si conoscevano già da prima da quando erano colleghi allo stesso livello, però era uno che riconosceva i meriti delle persone e per questo ero riuscita a tenere il contratto, stavo sperando che si limitasse a quello e che non accennasse ai documenti che aveva trovato, chiusi gli occhi aprii la bocca e’ affondai la mia bocca su quel cazzo, lui continuava a parlare al telefono, lo sentivo mentre succhiavo
‘Quel contratto è mio, quella troia succhia cazzi non se lo merita”
Mi stava volutamente offendendo, data la confidenza che aveva con il direttore si poteva permettere quel linguaggio, mi aveva dato della succhia cazzi al telefono proprio mentre gli stavo facendo un pompino
Lui si sedette sul sedile, io ero fuori dell’auto e mi dovetti abbassare ancora di più per continuare quello che stavo facendo, ero inginocchiata sul campo con la testa dentro l’auto e quel cazzo in bocca
Sentii la sua mano posarsi sulla mia testa e sollevarmela ma senza staccarla dal suo uccello
‘Guardami troia!’ mi disse
Aprii gli occhi fissandolo, mi spinse la testa contro il suo cazzo spingendomelo tutto dentro, ebbi dei conati di vomito per come me lo aveva spinto dentro, mi tirai indietro ma lui mi prese di nuovo per i capelli avvicinandomi al suo uccello, ripresi ad andare su e giù.
‘Voglio che mi guardi mentre mi spompini troia e devi berla tutta’
Lo guardavo e con la testa gli facevo segno di no, che non volevo prenderla in bocca
‘Quella puttana per avere il contratto è capace di esserci andata a letto assieme al cliente’
lo sentii ancora dire al telefono, mi stava continuando ad insultare, stavo piangendo mentre glielo succhiavo e lo guardavo fisso negli occhi, capivo che lo faceva apposta per convincermi a fare come mi aveva ordinato, succhiavo ed affondavo la mia bocca sul suo cazzo infilandomelo bene in fondo come lui voleva, all’improvviso sentii che aveva messo in vivavoce, sentii la voce del direttore
‘Ma Andrea che cazzo stai facendo, sei ubriaco’
‘Si, si Antonio, sono mezzo ubriaco sono stato al bar a bere ed ho trovato un puttana che ora me lo sta succhiando, dovresti vedere che troia che è e come lo sa fare bene’
Parlava ma ansimava, oramai era sul punto di godere mentre continuava a parlare con il direttore
‘Senti è il caso che finisca quello che stai facendo e che te ne vada a casa a dormire, ne riparliamo domani al lavoro, ok?’
in quel momento ebbe l’orgasmo il suo cazzo pulsava fiotti di seme dentro alla mia bocca mentre lui mi teneva la testa giù tirandomi per i cappelli.
‘Ahhh, si si’forse hai ragione ma dovresti vedere questa troia con la bocca piena di sborra è una scena che sognavo da tanto’
‘Ah ah ah, bravo bravo, ora va a dormire che ne hai bisogno’
Misero giù, lui continuava a guardarmi negli occhi, mi libero i capelli
‘Te lo avevo detto che te le avrei fatte pagare troia’
Sputai a terra cercando di eliminare quel sapore che mi era rimasto in bocca, lui si ricompose, io mi alzai, non lo guardai più in faccia, piangevo ma cercavo di trattenermi e di non farmi vedere da lui, ero ferma in mezzo al campo a braccia conserte dandogli le spalle, all’improvviso senti mettere in moto la macchina, mi avvicinai per farmi riportare al parcheggio ma invece lui aveva chiuso le portiere e mi disse di incamminarmi e che ci saremmo visti domani al lavoro, cercai di rincorrerlo gridandogli degli improperi, mi aveva ricattata, obbligata a succhiarglielo, mi era anche venuto in bocca ed infine non pago mi aveva lasciata a piedi in un campo con le scarpe e le calze rotte e le ginocchia sbucciate era riuscito a vendicarsi umiliandomi coma mai mi era accaduto.
La mattina seguente ci incrociammo all’ingresso, lui mi fece un sorriso pieno di soddisfazione mentre io cercai di evitare il suo sguardo, mi vergognavo da morire per quello che ero stata costretta a fare ma almeno speravo fosse finita così invece lui quando fummo in ufficio si avvicinò al mio tavolo e mi disse che quel servizio gi era proprio piaciuto poi mi disse che di li a poco avrebbe gradito un buon caffè con poco zucchero e che gli sarebbe piaciuto che fossi io a portarglielo al tavolo, lo mandai a quel paese ma lui disse semplicemente
‘Meglio che me lo porti senza fare tante storie mia cara, devi dimostrare anche agli altri che ti è dispiaciuto trattarmi a quel modo quel giorno..perchè è così vero?’ se ne andò sorridente
Dopo un po’ ricevetti una mail in cui c’era una foto del caffè, mi diceva che era ora, controvoglia andai alla macchinetta ne presi due uno per me ed uno per lui, mi avvicinai davanti agli occhi dei colleghi che mi osservarono increduli, io che mi abbassavo a portare il caffè a lui, mi appoggiai alla sua scrivania offrendogli il bicchiere
‘scusami per quanto ti ho detto l’altro giorno, cerchiamo di essere amici’, gli dissi senza alzare troppo la voce per la vergogna, poi ancora più sottovoce per non farmi sentire
‘per favore sul lavoro cerchiamo di essere solo buoni amici professionale, non insistere nel volermi umiliare davanti agli altri, mi sono già abbassata a chiederti scusa ed abbiamo un accordo’
‘Si certo abbiamo un accordo ed è vero ti sei già abbassata, soprattutto ieri sera, ma non è abbastanza, dovevi pensarci prima di fare quello che hai fatto e di dirmi quello che mi hai detto pubblicamente’
Vidi avvicinarsi Antonio il direttore con un altro collega
‘Ah bene Andrea, vedo che ti sei calmato, e che vi siete riappacificati, allora quella di ieri sera ti è proprio servita’ raccontando della telefonata della sera prima anche all’altro collega
‘Ah si certo ora siamo buoni amici, ci siamo chiariti, e quella di ieri h si era proprio una gran troia faceva dei pompini da favola’ risero tutti e tre
Incazzata ed offesa mi allontanai a testa bassa lasciandoli ai loro discorsi maschilisti.
Sul lavoro Andrea non perdeva tempo nel farmi pesare le offese di quel giorno, mi chiamava alla macchinetta ed attendeva sempre che inserissi la chiave, poi mi faceva sempre pesanti commenti su le mie labbra e come le aveva sentite morbide sul suo cazzo, fortunatamente lontano da orecchie indiscrete ed io dovevo fare buon viso a cattivo gioco, qualche volta addirittura allungò le mani accarezzandomi i fianchi ed i glutei, gli dissi di fermarsi li e di non provarci mai più ma ottenni il contrario, lui continuava anzi a volte le sue mani salivano verso i miei seni con la scusa di sistemarmi la camicetta una volta addirittura me la apri un po’ di più sbirciando dentro
‘Perché dovrei fermarmi, perché lo dici tu? Non sei nelle condizioni di darmi ordini, anzi sai l’esperienza del’altra sera sarebbe da ripetere’
‘Finiscila e lasciami in pace, non se ne parla, volevi quello lo ho fatto ora chiudiamola li, io per la mia strada e tu per la tua, ti darò la tua parte quando la prenderò da Carlos’
‘No così non va bene, devi essere più tranquilla e dolce con me, tanto per cominciare ci vediamo stasera al solito parcheggio alle 20.00 e non farti aspettare altrimenti paghi doppio’
‘Assolutamente no’ e mi allontanai
Quando fui al mio posto vidi arrivare una mail, in allegato la copia di un documento mezzo cancellato un orario ed uno smile osceno con l’immagine del pompino, rimasi il resto della giornata a pensare che cosa potevo fare ma ero nera non volevo subire ancora gli mandai una mail con il dito medio, due minuti dopo vidi passare il direttore e lui gli si avvicinò chiedendogli di parlare in ufficio, passarono davanti a me
‘Allora che mi dici?’ mi disse guardandomi negli occhi facendomi capire che dovevo scegliere li in quel momento, spaventata
‘Si ok va bene come hai detto’
Li vidi sparire in ufficio ridere e scherzare e poi lui uscì ripassandomi davanti
‘Questa volta ti è andata bene ma se fossi in te non tirerei troppo la cinghia, non mi piace ripetere le cose molte volte e vedi di non fare tardi’
La sera a casa cenai con mio marito e gli dissi che dovevo uscire assolutamente, era già tardi dovevo sbrigarmi non mi chiese spiegazioni per fortuna gli dissi che non avrei fatto tardi e che avrei riassettato al mio ritorno, salii in macchina e mi avviai verso quell’incontro sperando che fosse l’ultimo.
Appena arrivai lo vidi, scesi dall’auto e mi avvicinai, mi stava aspettando
‘Siamo in ritardo’
‘ma dai sono solo 5 minuti ho finito di cenare con mio marito e sono corsa, figurati che non ho neanche sistemato ho dovuto lasciarlo li chissà che starà pensando ora, non posso correre così se lo venisse a sapere’
‘Se lo venisse a sapere scoprirebbe che sua moglie è una truffatrice ed una brava pompinara, ora smettila di trovare scuse e Sali che mi scoppia il cazzo e devi svuotarme’
‘Sei un porco bastardo, questa deve essere l’ultima volta capito!’ ebbi il coraggio di dirgli
‘lo dirò io quando sarà l’ultima volta e poi devi smetterla di offendere altrimenti mi devi sempre più scuse, Sali e non farmelo ripetere’
salii in auto e lui si avviò al posto dell’altra volta lontano dalle strade e dalle case, però volle fare una strada diversa
‘Dai cara sbrigati tiramelo fuori’ mi disse ancora alla guida ed io mi abbassai sbottonandogli i pantaloni e con un po’ di fatica glielo tirai fuori
‘Ma sei proprio imbranata, ti vuoi sbrigare sai cosa devi fare succhiamelo’
‘ma come qui per strada mentre guidi?’
‘Che rompicoglioni, fallo e basta!’
Mi guardai attorno ed affondai la mia bocca sul suo uccello, vidi la luce del semaforo avvicinarsi, era rosso, si fermo per svoltare a sinistra, al nostro fianco c’era un’altra auto con due ragazzi, Andrea abbassò il finestrino, loro guardarono, mi voltai vidi i loro visi e mi riabbassai subito per non farmi riconoscere, tra Andrea e loro ci furono commenti pesanti su di me
‘Sei proprio fortunato con una donna così porca’
‘Eh si è proprio una troia e suo marito è a casa che sparecchia pensate un po”
Risero, venne il verde e partimmo mentre io mi sentivo sempre più in colpa nei confronti di mio marito e di quello che avevo fatto e stavo facendo.
Gli dissi che era uno stronzo non poteva rischiare di farmi riconoscere così, se fosse venute fuori chiacchiere sarebbero venuti a saperlo in ufficio ed anche mio marito, stavo facendo quello proprio perché non lo venisse a sapere nessuno e lui invece metteva a rischio tutto
Arrivò, si fermò, mi guardò e mi mollò un ceffone
‘sei una troia, mi hai soffiato il contratto, hai fatto la furba e mi hai offeso, questo è il minimo che devi fare per ripagarmi, abbassati e succhiamelo senza fare storie puttana e se viene a saperlo tuo marito peggio per te’
Con una mano mi coprivo la guancia colpita, singhiozzando mi abbassai e’ lo ripresi in bocca.
‘sii brava così, senza parlare, avanti succhialo, infilatelo tutto in bocca, giù giù con quella testa, avanti troia succhiamelo’ mi prese per i cappelli mi sollevò la testa e mi guardò sei proprio una bocchinara, ora prendilo in mano e leccamelo tutto voglio sentire la tua lingua dai da brava’
Lo presi in mano comincia a muovere la mia lingua sulla sua cappella, roteando, lui muoveva la testa me la spinse più in giù tra le sue cosce, si dai leccami le palle mordimele, sei proprio brava’
Io continuavo leccavo e succhiavo come lui mi diceva di fare, speravo si sbrigasse così poi potevo andarmene a casa, ogni tanto mi spingeva la mia testa più in giù affondando il suo uccello a fondo nella mia bocca e facendomi venire conati di vomito, la saliva usciva dalla mia bocca e scendeva lungo la sua asta di carne, ero schifata da quello che stavo facendo ma non mi potevo rifiutare mi ero messa nei guai da sola e dovevo trovare un modo per uscirne, all’improvviso sentii la porta dell’auto aprirsi, lui scese tenendomi per i cappelli mi trascinò fuori, lo seguii sempre piegata, urlando dal dolore per come mi tirava per i capelli, mi spinse contro il cofano della macchina sempre tenendomi per i capelli
‘Basta fai piano, mi stai facendo male’
Con una mano continuava a tenermi la testa rivolta verso di lui mi guardava in modo sadico
‘Sei una puttana, non dovevi farmi quello che mi hai fatto, e me la devi pagare, chissà gliela avrai data a cne a Carlos per ottenere il contratto, non è vero?’
‘No non è vero non lo ho mai fatto, non ho mai tradito mio marito’
‘Non ci credo, sei un zoccola, basta vederti, me lo hai sempre fatto rizzare l’uccello’
L’altra mano scese sul mio corpo, sul mio seno e cominciò a tastarmi, a stringermi
‘No, smettila, non puoi continuare, lasciami andare o ti denuncio per violenza’
‘Vorrei proprio vedere se ne sei capace, non so se ci rimetto io o tu’
Tirò fuori il cellulare e mi mostro un video dove io gli stavo succhiando l’uccello, me lo aveva fatto la volta prima.
‘Non mi sembra che qui tu fossi obbligata quindi chi cazzo ti crederebbe se tu dicessi che ti ho violentato, tuo marito? poi con quello che hai fatto ne hai solo da rimetterci non ti sembra’
Continuava a stringermi il seno, i capezzoli, me li strizzava, mi faceva male e non mi mollava, all’improvviso mi strappo un paio di bottoni della camicia facendo uscire il mio seno, la mano si infilò sotto il reggiseno
‘noo cosa vuoi ancora, avevamo un accordo non puoi farmi questo ti prego’
Mi sollevò il reggiseno, il seno era libero al vento e la sua mano me lo palpava oscenamente, poi la sua mano scese sul mio ventre, mi accarezzava, poi sollevò la gonna, si insinuò tra le mie gambe accarezzandomi da sopra la brasiliana, senti le dita scostarmi la mutandina ed insinuarsi tra le mie cosce, un dito mi accarezzava il clitoride
‘Noo, ti prego faccio quello che vuoi, ti lascio il contratto e tutto quello che ne viene fuori, ma non puoi farlo, ti imploro lasciami andare’
‘Oh si farai tutto quello che voglio ed io è questo che voglio, penso sia ora di far diventare tuo marito un cornuto e che cornuto ti aprirò per bene, vedrai quanto troia imparerai ad essere, hai fatto il più grande errore della tua vita’
Mi stava tirando per i capelli, la mia testa rivolta verso di lui, urlavo per il dolore, lui mi guardava e frugava tra le mie cosce, il suo viso a pochi millimetri dal mio, ero li a bocca aperta implorandolo di lasciarmi, mmi sputo in bocca
‘troia ora ti scoperò e vedrai come ti piacerà’
mi fece girare facendomi appoggiare al cofano, la sua mano mi sollevò la gonna e poi mi abbassò le mutandine, le sue dita frugavano tra le gambe
‘Sii senti che umida che è la tua figa, si ti piace troia essere toccata così’
‘no non mi piace ti prego lasciami, non puoi farlo è una violenza’
Le sue dita entrarono dentro me, si muovevano freneticamente, piangevo ma il piacere che mi procuravano le sue dita mi eccitava
‘No non è violenza perché a te piace, senti sta già grondando per così poco, dillo che ti piace, voglio sentirtelo dire’
‘no non è vero non voglio, sei un porco bastardo’
Mi strattonò per i capelli ancora più forte urlai, le sue dita entrarono ancora più duramente in me.
‘Forse non hai capito tu devi fare e dire quello che io ti dico non mi interessa se è vero oppure no! Dillo che ti piace e che vuoi essere scopata da me’
‘Si si ok mi piace si! Voglio essere scopata’
‘Da chi vuoi essere scopata?’
‘Da te, si voglio essere scopata da te’
Tolse le dita ed appoggio la sua cappella sulle mie grandi labbra, cominciò a muoverla strofinandosi sul clitoride mi stava facendo eccitare mi stavo bagnando alla follia
‘Senti che troia che sei, ti sto per scopare, stai per rendere tuo marito cornuto e sei tutta bagnata, puttana’
Il suo cazzo entrò all’improvviso in me, emisi un leggero urlo ma non era dolore era un urlo di piacere stavo cedendo alla lussuria, lo sentii muoversi dentro di me avanti ed indietro, usciva ed all’improvviso rientrava, io gemevo, stavo subendo violenza ma stavo godendo, piangevo e godevo, c’erano in me sentimenti contrastanti, lo odiavo, lo disprezzavo, non mi piaceva nemmeno fisicamente ma oramai lo desideravo, volevo che entrasse in me sempre più a fondo, volevo godere si, non mi interessava più oramai come ma volevo solo godere e lui sapeva come farmi godere si muoveva con maestria dentro di me
‘Senti la troia, sii ora ti stai lasciando andare, brava siii continua, senti come entra come ti scopo’
‘SIiii, sii lo sento, è duro è grosso, mi apreee’
‘Brava brava, vedo che impari velocemente, muoviti così, pensa al cornuto di tuo marito pensa quante corna avrà, ti farò diventare la mia troia, siiii godi puttana godi’
oramai sotto i suoi colpi ero in estasi volevo solo godere e lui sapeva come farlo
‘Siii non fermarti continua’
‘dai avanti dillo cosa sei, dimmi che sei una troia e che tuo marito è un cornuto’
‘Siii si sono troia e mio marito un cornuto, scopami dai fammi godere’
Mi strattonò per i capelli mi tiro il viso verso il suo facendomi urlare ancora dal dolore e mentre urlavo mi sputò ancora in bocca
‘brava troia siiii così godoooo’
‘siii anch’io, sii continua’
all’improvviso lo sentii uscire e spruzzare i suoi getti di sperma sulla mia schiena e sulla gonna, poi tirandomi per i cappelli mi porto la faccia davanti al suo uccello
‘bene ora ripuliscimelo per bene e poi ce ne andiamo’
Aprii la bocca e succhia, leccai fino all’ultima goccia infine mi pulii con il palmo della mano.
Salimmo in macchina, questa volta non mi lasciò a piedi, mi portò alla mia auto, io rimasi in silenzio singhiozzante pensando a mio marito ed a quello che avevo fatto ed al fatto di aver anche goduto di quella violenza, mi sentivo sporca fuori e dentro, arrivati all’auto ero ancora li imbambolata con il viso tra le mani
‘Avanti scendi, è stata una bella serata puoi tornare dal cornuto ora, puttana’
Scesi ed aprii la mia auto rimasi seduta al volante per un bel pezzo senza pensare a nulla come in tranche finché decisi di andare a casa fortunatamente mio marito era addormentato sul divano, potei lavarmi ed andare al letto, lo chiamai e dormii abbracciata a lui ripensando a quello che avevo accettato di subire.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........