Carlo era seduto sul bordo del letto nel suo monolocale, i gomiti poggiati sulle ginocchia mentre si masturbava. La luce dello schermo del portatile illuminava debolmente la stanza, mostrando un caos di piatti sporchi, vestiti buttati ovunque e un’aria densa di trascuratezza. Sullo schermo, una donna compariva in un flusso video in diretta, completamente nuda, truccata in modo pesante, con labbra rosso sangue e ombretto scuro che accentuava lo sguardo provocante.
Tra i seni, ben visibile, spiccava un tatuaggio di una croce rovesciata, un simbolo che sembrava fatto apposta per sfidare e provocare. “BlasphemousViper”, diceva il nome dell’account in alto a sinistra dello streaming. La chat laterale era in subbuglio: decine di commenti scorrevano senza sosta, pieni di lodi volgari e richieste esplicite, accompagnati da notifiche di tips inviati dagli spettatori, che facevano apparire sullo schermo piccole animazioni con scritte come: 100 token inviati da DarkKing78 o 50 token da LustfulRogue.
La donna sullo schermo gemeva e si muoveva languidamente, godendo sotto le mani di un uomo che la toccava senza pudore. Ogni suo movimento sembrava studiato per catturare lo sguardo, per ipnotizzare chiunque la guardasse. “Cazzo cosiiii.. sventrami la Figa, Porco…” La bestemmia uscita dall’altoparlante fece sussultare Carlo che smise di masturbarsi…serrò i pugni, il respiro tremolante. Si guardò riflesso in quel maledetto schermo facendosi schifo… non sapeva perché fosse finito su quel sito. O forse lo sapeva, e non voleva ammetterlo.
Stupido. Che diavolo stai facendo? pensò, mentre una lacrima gli scivolava sul viso. Deglutì a fatica, ma non riusciva a distogliere lo sguardo. Sentiva una fitta al petto, una stretta che sembrava soffocarlo. La donna sullo schermo era così diversa, così lontana dall’immagine che lui si era sempre portato in mente della purezza e della virtù. Eppure… c’era qualcosa in lei, in quello sguardo, che non riusciva a ignorare.
Carlo chiuse gli occhi e si lasciò andare indietro sul letto, con il portatile ancora acceso e il video che continuava a riprodursi. Si portò una mano sul viso, tentando di soffocare un singhiozzo. Che cazzo sto facendo con la mia vita? Pensò.
Non era stato sempre così. C’era stato un tempo in cui aveva una casa, una moglie, una vita normale. Non felice, forse, ma stabile. Lui e Isabella avevano costruito una routine che poteva sembrare noiosa agli occhi degli altri, ma che per anni aveva funzionato. Lei era devota, remissiva, l’incarnazione della virtù cristiana. Lui era un uomo mediocre, ma si accontentava di quella tranquillità.
Poi, però, qualcosa si era spezzato. La distanza tra loro era diventata sempre più evidente, come un baratro che si allargava a ogni giorno che passava. Isabella era sempre stata distante, ma negli ultimi tempi si era chiusa completamente in se stessa. Il loro matrimonio, sebbene pacifico era divenuto un po’ una convivenza. Isabella era distante. I rapporti erano pochi e tiepidi, e Isabella sembrava intrappolata in una routine fatta di doveri e preghiere. Carlo desiderava qualcosa di più, un cambiamento che potesse “sbloccarla” nel carattere e, forse, anche nella loro intimità. Era stato questo desiderio – o forse la sua ingenuità – a spingerlo verso l’ipnosi. Un giorno, navigando su Internet durante una pausa in ufficio, si era imbattuto in un annuncio che sembrava promettere miracoli. “Il Dott. Lorenzo Ferretti, specialista in ipnosi e rilassamento mentale. Risolvi problemi emotivi, supera le tue insicurezze, trasforma la tua vita.” L’annuncio era accompagnato da un indirizzo locale e da un numero di telefono.
Senza pensarci troppo, Carlo aveva preso il telefono e composto il numero. Lorenzo Ferretti aveva risposto con una voce calma e gentile, ma con una nota di trasandata disinvoltura che Carlo aveva scambiato per sicurezza. “Sì, certo, posso aiutare sua moglie. Le serve solo qualcuno che la guidi a lasciarsi andare. Non c’è nulla di cui preoccuparsi.”
Carlo non sapeva – e probabilmente non avrebbe mai scoperto – che Ferretti era stato radiato dall’Albo anni prima per comportamenti poco etici. L’uomo era ormai sul lastrico, aggrappandosi a qualsiasi occasione per tirare avanti. Non poteva neanche sapere che quando Isabella sarebbe entrata nel suo studio quel giovedì pomeriggio, Lorenzo avrebbe visto qualcosa in lei. Qualcosa di speciale. Un potenziale che andava ben oltre il semplice guadagno.
“Giovedì alle 17:00, Isabella,” le aveva detto Carlo, cercando di convincerla. “Non ti sto chiedendo tanto, solo un’ora del tuo tempo. Fallo per noi. Fallo per me.”
Isabella aveva protestato, scettica. “Non credo a queste cose, Carlo. È ridicolo. Ho già tutto quello di cui ho bisogno: la preghiera e la fede. Questo ipnotista non cambierà niente.”
“Per favore,” aveva insistito Carlo. “Non si tratta di cambiare te. Si tratta di aiutarci a essere più felici. È solo un esperimento. Non c’è nulla di male nel provare.”
Alla fine, Isabella aveva ceduto, più per dovere che per convinzione. Quel giovedì pomeriggio, con il cuore pesante e mille dubbi nella testa, si recò nello studio del Dott. Lorenzo Ferretti, inconsapevole che quella decisione avrebbe cambiato per sempre la sua vita.
Il piccolo studio del Dott. Lorenzo Ferretti era situato al secondo piano di un edificio fatiscente nel centro storico della città. La vernice delle pareti si staccava in alcune aree, rivelando l’intonaco sottostante, e una lampada da tavolo creava un’illuminazione soffusa, nascondendo le imperfezioni dell’ambiente. Nonostante l’aspetto trascurato, c’era un certo fascino disordinato in quello spazio: libri impilati su una scrivania ingombra, un tappeto consumato che sembrava fuori posto, e un vecchio divano imbottito vicino a una poltrona logora.
Isabella entrò con passo esitante, stringendo il manico della sua borsa come fosse un’ancora. La gonna a fiori si muoveva appena mentre avanzava, i suoi occhi castani che scrutavano l’ambiente con un misto di curiosità e disagio. Non era abituata a luoghi così… caotici. Il marito Carlo l’aveva praticamente costretta a venire, convinto che qualche seduta con il famoso – o meglio, un tempo famoso – ipnotizzatore potesse aiutarla a rilassarsi e affrontare meglio le sue ansie.
“Buongiorno, signora Isabella,” disse Lorenzo, alzandosi dalla poltrona dietro la scrivania e avvicinandosi a lei. La sua camicia bianca era sbottonata di un paio di bottoni sul colletto, e i pantaloni neri, seppur stirati, avevano un’aria casuale che si sposava perfettamente con il suo aspetto trasandato ma affascinante. I suoi occhi, grigi e penetranti, sembravano scrutare oltre il visibile, come se potesse vedere direttamente dentro di lei.
“Buongiorno,” rispose Isabella, con un sorriso teso. Si sedette lentamente sulla poltrona che lui le indicava, cercando di non fare troppo rumore. Si sistemò la gonna sulle ginocchia e incrociò le mani sopra di essa, il crocifisso che portava al collo scintillava appena sotto la luce della lampada.
“Devo dire che non sono molto sicura di questo… il mio Carlo insisteva tanto,” disse, quasi a giustificarsi. “Io, ehm… non credo di essere molto… predisposta a queste cose.”
Lorenzo sorrise, un sorriso morbido ma intriso di una certa sicurezza. Si appoggiò alla scrivania, incrociando le braccia in modo rilassato. “Non si preoccupi, Isabella. L’ipnosi non è magia, né qualcosa che richiede ‘predisposizione’. È semplicemente una tecnica che aiuta la mente a rilassarsi. E, da quello che vedo, lei ha già una grande capacità di concentrazione, anche se forse non se ne rende conto.”
Isabella corrugò la fronte, sorpresa dal commento. “Davvero? Non mi sembra…”
“Oh sì,” continuò Lorenzo, inclinando leggermente la testa. “Si vede dal modo in cui tiene lo sguardo, dalla calma nei suoi movimenti. Molte persone entrano qui e non riescono nemmeno a sedersi senza agitarsi. Lei, invece, ha un controllo naturale. È un’ottima base per iniziare.”
Le sue parole, così rassicuranti e misurate, riuscirono a scalfire il muro di titubanza che Isabella aveva costruito. Si concesse un sorriso lieve, rilassandosi appena contro lo schienale della poltrona.
“Va bene,” disse dopo un momento di esitazione. “Proviamo, allora.”
“Perfetto,” disse Lorenzo con un tono caldo. Fece un cenno verso il vecchio divano imbottito. “Per favore, si accomodi lì. Sarà più comodo per rilassarsi. Non si preoccupi, la guiderò io in ogni passo.”
Isabella si alzò, lisciandosi la gonna prima di sedersi sul divano. Lorenzo si sistemò su una sedia di fronte a lei, accavallando le gambe e osservandola per un istante, come per studiare ogni dettaglio del suo atteggiamento. Aveva visto subito una cosa: sotto quell’aria timida e remissiva, Isabella era una donna abituata a seguire le regole, a compiacere gli altri. Una caratteristica che poteva sfruttare.
“Prima di iniziare,” disse con voce morbida, “vorrei farle una domanda: qual è la sua più grande preoccupazione in questo momento? Qualcosa che la disturba, che le impedisce di sentirsi serena.”
Isabella rifletté, incerta se aprirsi con uno sconosciuto. “Non lo so… Forse… forse il fatto che non riesco mai a essere abbastanza tranquilla. Ho sempre la sensazione di dover fare di più, di non essere mai… sufficiente.”
Lorenzo annuì lentamente, il suo sguardo sempre fisso su di lei. “Capisco. Questo senso di pressione… è come un peso invisibile, che non la lascia mai. Ma non si preoccupi. Ci lavoreremo insieme.”
Lei sospirò, rilassando appena le spalle. “Ok. Proviamoci.”
“Perfetto,” disse Lorenzo, con un tono morbido e ipnotico. Con un gesto lento, il dottore accese una candela profumata su un tavolino accanto a loro. Il profumo speziato iniziò a riempire la stanza, mescolandosi al suono ritmico e costante di un metronomo che iniziò a ticchettare sulla scrivania.
“Inizia con un respiro profondo. Inspira il profumo che ti circonda… lo senti? È calmante, avvolgente. Con ogni respiro, senti il tuo corpo diventare più leggero, come se tutto ciò che ti preoccupa fosse trasportato via dall’aria stessa.”
“Respiri profondamente, Isabella,” disse, abbassando il tono della voce. “Lasci che il profumo la avvolga… e ascolti il ritmo. Tic… tac… tic… tac… È un ritmo semplice, regolare. Non deve fare nulla, solo ascoltare. E lasciare che il suo corpo si rilassi.”
Isabella annuì leggermente, le palpebre che cominciavano a rilassarsi. Lorenzo prese un pendolo d’argento dal tavolo e lo sollevò di fronte a lei, facendolo oscillare lentamente da destra a sinistra.
“Adesso, voglio che segui il pendolo con gli occhi. Osserva come si muove… avanti… e indietro. Sempre più lento. Sempre più regolare. E mentre lo segui, ascolta il metronomo. Tic… tac… ogni suono ti porta più profondamente dentro di te. Non devi fare nulla. Solo guardare… e ascoltare.”
Isabella fissava il pendolo, i suoi occhi ormai rapiti dal movimento oscillante. Il ticchettio costante sembrava sincronizzarsi con il suo respiro, creando una sensazione di pace quasi innaturale.
“Ogni movimento del pendolo… ti fa rilassare di più. Ogni battito del metronomo… cancella un pensiero. Non c’è nulla da fare, nulla a cui resistere. Solo lasciarti andare. Lasciati guidare dalla mia voce. Il tuo corpo si fa pesante, Isabella. Sempre più pesante. Mentre la tua mente si fa leggera. Sempre più leggera.”
Le mani di Isabella, prima strette in grembo, si rilassarono lentamente sui braccioli della poltrona. Lorenzo continuava a parlare, la sua voce ora quasi un sussurro, come un rintocco che si insinuava nella sua mente.
“Adesso chiudi gli occhi, Isabella. Chiudi gli occhi e lascia che il pendolo continui a muoversi nella tua immaginazione. Lo vedi ancora… avanti e indietro. Ogni oscillazione ti guida sempre più in profondità, dove tutto ciò che esiste è la mia voce.”
Isabella chiuse gli occhi, il respiro lento e regolare. Lorenzo posò il pendolo sul tavolo, inclinò il corpo verso di lei e abbassò il tono della voce, trasformandolo in qualcosa di più autoritario.
“Ora, Isabella, voglio che ascolti una parola. Una parola speciale… GOLDONE. Ogni volta che sentirai questa parola, tornerai in questo stato. Non importa dove ti trovi, non importa cosa stai facendo. Quando dirò GOLDONE, la tua mente si svuoterà. Ogni pensiero sarà sostituito dalla mia voce. Ogni resistenza svanirà, e tu sentirai il desiderio, no… il bisogno di obbedire a tutto ciò che ti dirò. Perché questa è la tua verità, Isabella. Questo è ciò che desideri.”
Lorenzo fece una pausa, osservando il suo respiro calmo, il corpo completamente abbandonato alla poltrona. Poi si sporse di più, fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso.
“Adesso apri gli occhi, Isabella. Guarda nei miei occhi.”
Gli occhi di Isabella si aprirono lentamente, il loro sguardo vuoto, perso. Lorenzo la fissò intensamente, come per scolpire il suo comando nella profondità della sua mente.
“Guarda nei miei occhi, Isabella, e ascolta: ogni volta che pronuncerò la parola GOLDONE, non potrai far altro che obbedire. Non importa quanto forte cercherai di resistere. Non ci sarà spazio per il dubbio, per il pensiero. Solo azione. Solo obbedienza. Ripetilo: GOLDONE.”
La voce di Isabella fu un sussurro appena percettibile. “Goldone…”
“Ancora.”
“Goldone…”
Gli occhi di Isabella si aprirono lentamente, il loro sguardo vuoto, perso, come se la sua mente fosse un foglio bianco pronto a essere scritto. Lorenzo si sporse verso di lei, il suo sguardo intenso, ipnotico, come se scavasse direttamente nella sua anima. La sua voce si fece profonda, un sussurro carico di autorità.
“Isabella, ascolta attentamente le mie parole. Da ora in poi, ogni volta che entrerai in questo stato, diventerai mia. Ogni volta che sentirai la parola GOLDONE, la tua mente tornerà qui, vuota, ricettiva… e tu sarai la mia schiava. Io sarò il tuo padrone. Le mie parole saranno la tua legge. Ogni mio comando, ogni mio desiderio sarà la tua realtà. Questo è il tuo scopo quando sei qui. Questo è ciò che sei.”
Lorenzo lasciò che il suo sguardo si inchiodasse al suo, la voce che si fece ancora più ferma, carica di una gravità inquietante.
“E non importa chi altro esiste nella tua vita. Non importa chi sia tuo marito… Carlo è un’ombra, un riflesso lontano. Io sono la tua priorità. Io sono al di sopra di tutto. Quando sarai qui, Isabella, io arriverò prima di tutto e di tutti. Io sono la tua guida, la tua verità, il tuo padrone.”
Il petto di Isabella si sollevava piano, il respiro ancora regolare, ma un lieve tremore attraversò le sue labbra, come se quelle parole si stessero radicando profondamente dentro di lei. Lorenzo inclinò appena la testa, osservando la sua reazione con un sottile sorriso.
“Ripeti, Isabella.”
Lei rispose, la voce monotona, priva di emozione ma obbediente. “Tu sei il mio padrone… Io sono la tua schiava.”
“E chi arriva prima di tutti, Isabella?”
“Tu… sempre tu,” mormorò, come se quelle parole fossero inevitabili.
“Ottimo,” disse Lorenzo, la sua voce morbida ma ferma. “Ora ricorda, Isabella: questo ordine è eterno. Non può essere infranto. Non importa cosa accada, non importa cosa pensi, sarà sempre lì, nascosto nella profondità della tua mente. Ogni volta che entrerai in questo stato, mi obbedirai senza riserve. Perché questa è la tua verità.”
Un silenzio calò nella stanza, rotto solo dal ticchettio regolare del metronomo. Lorenzo si raddrizzò, osservandola come un artista che contempla la propria opera.
“Vediamo se hai capito…GOLDONE” disse
Le orecchie di Isabella si drizzarono ed il suo sguardo si fece ancora più vuoto.
“Togliti le scarpe, Troia.”
Isabella non se lo fece ripetere e aiutandosi con un piede si tolse la scarpa destra e lo stesso fece con la sinistra.
Lorenzo si sbottonò un poco’ la camicia mentre girava attorno alla sua “paziente”
“Ehhe, quasi non ci credo, ha funzionato…la religione ti ha davvero aperto alla remissività…ora vediamo quel coglione di tuo marito che preda mi ha consegnato…” inizio a strusciarsi sui capelli di Isabella mentre le accarezzava il viso con le sue mani.
“Saluta il tuo padrone con un bacio” le intimò Lorenzo
Meccanicamente Elena si alzo e si diresse verso le labbra di Lorenzo, lui si fiondò quindi con la lingua e tutto e si diedero un bacio profondo come mai era capitato ad Isabella, lasciandola senza fiato.
“Mmmm bocca deliziosa …non c’è che dire… andiamo più a fondo..” Lorenzo disse piazzando il suo sguardo sui seni turgidi di Isa nascosti dal largo maglione di lana.
“Tirati su il maglione, fammi vedere le tette Troia”
Isabella per un po’ non si mosse, come se stesse lottando contro quell’ordine.
Schioccando la lingua Lorenzo si avvicinò sgranando gli occhi e fissandoli su quelli di Isabella.
Schioccando nuovamente la lingua Lorenzo sussurrò scandendo “GOLDONE”
Gli occhi di isabella si dilatarono ancora di più come devastata da quella parola.
Lorenzo ripetè ancora “GOLDONE” e vedendola tremare aggiunse “Fammi vedere le tette Troia, ora!”
Con un’impeto innaturale Isabella scaraventò il maglione sul pavimento restando solo in reggiseno sospirando “Sì, Padrone”.
“Bravissima Troia” la accarezzò il sedicente dottore, mentre con l’altra iniziava a giocare con le sue tette. Si infilò con le mani tra le coppe fino a contenerle con le sue mani, scostando gli elastici e liberando la costretta terza posseduta da Isabella.
“Mmmm…con le dovute attenzioni saresti proprio una bomba, cara la mia Troietta. Devo proprio toglierti dalle mani incapaci di quella mezzasega di tuo Marito…Ora Alzati bene la gonna”
Per la seconda volta Isabella esegui silenziosamente
Lorenzo vide un paio di mutande a vita alta di un beige mediocre, senza ricami, e tenute ancora più su del dovuto.
“Porca miseria, Troia, hai i mutandoni di mia nonna” passò velocemente un dito su di esse premendo sull’inguine. “ dovremo lavorare anche a questo” si disse.
“Tirati giù le mutande” Le ordinò poi autoritario Lorenzo.
Le dita di isabella afferrarono il tessuto e lo fecero scivolare fino alle caviglie. Poi d’istinto iniziò ad aprire le gambe rivelando all’ipnotista il suo frutto ancora pieno e succoso.
“Vediamo un po’ che abbiamo qui” le mani di Lorenzo scivolarono fino a massaggiare le grandi labbra di Isabella. “Wow, qui sei ancora tutta intera” disse umettandosi le labbra “ Quel coglione di tuo marito ti ha usata davvero molto poco, eh Troietta? Ci credo che ti ha mandato tra le mie braccia… quello che non sa è che quando avrò finito con te sarai diventata la più zoccola nel raggio di 100 km”
Isabella si limitava a guardarlo inebetita.
“Fammici infilare un po’ di dita in questa fica” Lorenzo infilò di prepotenza due dita ed inizio a masturbarla… “Senti qua…ho una voglia matta di infilartici il cazzo, ma per stavolta mi limiterò a riscaldarti… non mi piace improvvisare, ti voglio a modo mio..”
Isabella continuava a guardare fissa nel vuoto, iniziando a sbavare dalla sua bocca tanto quella stimolazione le stava inondando il cervello di sensazioni mai provate. Le turgide e larghe dita di Lorenzo ragguagliavano se non addirittura superavano il timido cazzetto di suo marito.
“Voglio che ti tocchi il clitoride mentre ti sditalino, Troietta…GOLDONE… imprimiti queste parole in mente: ogni volta che verrai qui sentirai il bisogno di avere un orgasmo, e quindi ti lascerai fare qualsiasi cosa dal sottoscritto pur di provare questo piacere estremo….Hai capito schiava?”
Iniziando a trastullarsi anche lei mentre Lorenzo la seviziava rispose stentorea Isabella… “Si, Padroneeee” Lorenzo inizio ad infilare ritmicamente tre dita mentre lei si sgrillettava il clitoride. Lo studio si riempì delle sue grida di piacere mentre Lorenzo la guardava malignamente soddisfatto. Nel giro di pochi minuti Isabella raggiunse il piacere che esplose. Schizzò umori in faccia a Lorenzo le cui mani nel mentre venivano pervase dagli umori della sua paziente.
“Hai proprio goduto eh? Cara la mia Troia.” Le disse.
Isabella era ancora immersa nella Trance, il suo volto immobile e privo di emozioni, eppur ansimante e con gli occhi aperti che fissavano il vuoto. Il Dott. Ferretti si stava rialzando, le mani gocciolanti degli umori di Isabella, che in parte avevano macchiato il tappeto. L’uomo si chinò verso di lei, sfiorando con un dito il mento della donna per sollevarle leggermente la testa. Poi, con un tono calmo e autoritario, ordinò:
“Isabella, apri la bocca.”
Senza esitazione, le sue labbra si dischiusero docilmente. Ferretti portò una delle mani sporche al suo viso e cominciò a farle ripulire ogni traccia del liquido con la lingua. Isabella, ancora priva di volontà propria, obbediva meccanicamente, senza mostrare alcun segno di disagio o consapevolezza.
Quando ebbe terminato, Ferretti si alzò e raccolse il maglione e le scarpe che le aveva fatto togliere all’inizio della seduta. Glieli gettò addosso con un gesto brusco, facendoli cadere sulle sue gambe.
“Rivestiti,Schiava!” ordinò, mantenendo il tono freddo e distaccato.
Isabella si mosse con lentezza, ma con una precisione impeccabile. Ogni gesto sembrava parte di un rituale programmato, privo di esitazione o indecisione. Una volta che ebbe indossato nuovamente i suoi abiti, Ferretti si posizionò di fronte a lei, incrociando le braccia.
“Adesso ascolta attentamente, Isabella. D’ora in poi avrai un’assoluta esigenza di venire qui ogni giovedì pomeriggio alle 17:00. Sarà una necessità per te, una priorità che non potrai ignorare. Ripeti: ogni giovedì, alle 17:00.”
La donna ripeté meccanicamente: “Ogni giovedì, alle 17:00.”
Ferretti sorrise soddisfatto e proseguì: “Inoltre, sentirai un bisogno irresistibile di compiacermi. Comprerai un perizoma rosso, che ti segni profondamente il culo, e lo indosserai ogni volta che verrai qui. Non porterai il reggiseno, ma sopra indosserai i tuoi soliti abiti, per non far insospettire nessuno. Ripeti, Troia!”
Ancora una volta, la voce monotona e distante di Isabella eseguì: “Comprerò un perizoma rosso che mi segni il culo. Non indosserò il reggiseno, ma sopra i soliti abiti.”
“Perfetto,” mormorò Ferretti, il tono carico di soddisfazione. Fece un passo indietro e si preparò per l’ultima parte della sua manipolazione.
“Ora, Isabella, quando ti risveglierai non ricorderai nulla di quanto accaduto qui oggi. Tutto sarà cancellato dalla tua memoria conscia. Tuttavia, ogni ordine che ti ho dato rimarrà impresso nel tuo subconscio, e lo seguirai senza esitazione. Al mio segnale, tornerai pienamente cosciente, convinta che la seduta sia terminata senza alcun evento degno di nota.”
Fece un profondo respiro e, con un gesto deciso della mano, disse: “Risvegliati.”
Gli occhi di Isabella si chiusero per poi riaprirsi lentamente. “Cos…dove sono?” Si guardò ancora confusa
“Allora Isa, come è andata questa prima sessione?” Subito Lorenzo mise le sue mani sulle sue, guardandola intensamente come se controllasse anomalie…
“B…bene credo, un po’ confusa…, non ricordo nulla”
“Significa che l’ipnosi è stata un successo” Lorenzo le diede una pacca sulla coscia.
Poi si sistemo sulla scrivania e fece finta di prendere l’agenda.
“Allora sono 80 euro per oggi” “che dici? Ti prenoto già un appuntamento per giovedì?”
Mentre tirava fuori il denaro Isabella si trovò persa nello sguardo intenso di Lorenzo, nel quale era dipinto un sorrisetto sinistro.
Fu percorsa da un leggero mal di testa ma sorridendo rispose “Sì, Giovedì alle 17.00 sarebbe perfetto”
“Molto bene, a Giovedì mia Cara, non vedo l’ora di averti sotto le mie cure” le disse Lorenzo con uno strano tono mentre stava lasciando la stanza.
Ormai sulle scale Isabella si apprestava a tornare a casa, la cena per Carlo andava preparata… si sentiva bene mentre scivolava sulle rampe di scale, come fosse stranamente senza più pensieri nella mente.
Appena salita sulla sua Matiz blu ripensò al dottor ferretti ed uno strano calore le si riversò nel petto e dentro le mutande.
Sarebbe senza dubbio tornata il Giovedì successivo, sentiva che non se lo sarebbe persa per nessun motivo al mondo.
STUPENDO RACCONTO COINVOLGENTE ED ECCITANTE……
Davvero complimenti aspetto il seguito….
Racconto molto intrigante, sono curioso di leggere i prossimi capitoli
Davvero ben scritto, complimenti. Aspetto le prossime parti della storia.
Racconto davvero ben scritto e carico della giusta tensione. Ti va di scambiare qualche opinione? Se vuoi matteomatteini1_2021@libero.it