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Una serata come tante, ma avevo voglia di cambiare locale e così feci.
In pieno centro entrai in un bar poco affollato, mi portai al banco e ordinai.
Poche persone accoppiate e una donna vestita elegantemente che cominciò a fissarmi,
io sono un tipo abbastanza timido e probabilmente inconsciamente abbastanza remissivo.
Lei si accorse quasi subito che non riuscivo a tenere testa al suo sguardo e abbassavo gli occhi, ero un pò in imbarazzo,
non mi era mai successa una cosa simile, sentii un’eccitazione che dal cervello arrivava all’inguine.
Mi eccitava quel suo sguardo autoritario, non avevo ancora capito che la mia indole era quella del sottomesso.
Io la guardavo, ma appena Lei ricambiava lo sguardo io mi arrendevo e abbassavo gli occhi.
Finchè con un gesto del dito indice mi fece capire di avvicinarmi.
Mentre mi avvicinavo a Lei sentivo quell’eccitazione all’inguine che mi procurò un’erezione.
Oramai ero lì, non sapevo cosa fare, ma ero lì molto eccitato, sia mentalmente che fisicamente.
Fu Lei a parlare, a chiedermi se ero solo, se abitavo con qualcuno e altre cose, io praticamente rispondevo a monosillabi, si no forse, conduceva Lei.
Quando fu sicura del fatto suo e di come fossi malleabile prese la decisione finale, si recò dal barista, che sicuramente conosceva,
il quale gli diede delle chiavi, mi guardò e accennò ad un sorrisetto beffardo.
Mi passò vicino e mi ordinò di seguirla, non potei fare altro che obbedire mentre l’erezione aumentava.
Passammo dai bagni e aprì una porta con su scritto “Privato”, richiuse a chiave dietro di sè, ero in trappola.
Mi ordinò, senza mezzi termini, di abbassare i pantaloni e mutande, ero in trance, lo feci e misi in bella mostra il mio pene in completa erezione,
mi fece stendere a terra, si mise all’altezza del mio viso e potei ammirare il suo interno coscie ancora coperto dalle mutandine, con maestria si alzò la gonna
e cominciò ad abbassarle fino ad arrivare al mio viso.
Le annusai e leccai finchè non le tolse e lentamente avvicinò la sua fessura al mio naso ordinandomi di non toccare il mio pene o usare la lingua, potevo solo annusare,
cosa che feci a lungo, avevo un’erezione imponente ma non potevo toccarmi, ubbidivo sapendo di essere oramai Suo.
Mi fece alzare, indossare le sue mutandine, disse di non toccarmi senza il suo permesso e datomi un biglietto con il suo numero
mi disse di chiamarla solo se fossi stato disposto a diventare il suo sottomesso.
Uscii dal locale dirigendomi a casa in preda al panico e un’eccitazione a mille.
Arrivato a casa mi tolsi i pantaloni rimasi in mutandine, avevo una voglia di masturbarmi ma non potevo, obbedivo.
Feci il numero e la implorai di lasciarmi masturbare per calmarmi, prima di tutto mi chiese quale fossa la mia risposta,
le dissi che avrei fatto qualsiasi cosa per Lei, la risposta alla mia richiesta fu negativa
mi ordinò di fare una bella doccia fredda e di guardare un film di guerra, mi sarei calmato,
poi di recarmi da lei la mattina dopo alle otto precise.
Arrivai trafelato, suonai e dopo un pò venne ad aprirmi, aveva un accappatoio slacciato che faceva intravedere ogni cosa.
Dopo essermi spogliato nudo, (avevo ancora le sue mutandine)mi fece stendere a terra come la sera prima, ma questa volta
quando mise la sua fessura sulla mia bocca mi ordinò di pulire bene perche aveva aveva appena terminato una magnifica cavalcata con il suo amante.
Ero in paradiso, leccai, succhiai fessura e buchino, abbastanza dilatato, segno di una cavalcata del toro anche lì,
probabilmente gli piacque molto perchè cominciò a masturbarsi con dei movimenti rotatori sul clito finchè non mi ordinò di spalancare la bocca
e nell’attimo del suo orgasmo potei gustarmi due tre getti del suo piacere, ero in paradiso.
Pulii per bene.
Mi disse che era abbastanza soddisfatta di me e in premio mi avrebbe lasciato godere, con le mani si allargò bene le natiche
e piantò la mia lingua nel suo buchino dicendomi che d’ora in poi quando mi avrebbe permesso di godere, avrei dovuto
avere sempre la lingua dentro il suo buco del culo per sancire ogni volta la mia completa sottomissione.
Mi diede trenta secondi per godere, ne impiegai tre.
Uscì dalla camera da letto il suo amante, lo sentii dire “ci divertiremo un sacco”.
Capii che era cominciata la mia vita da schiavo, ma ero di nuovo mentalmente eccitato all’idea.

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iducuzese

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