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Racconti di Dominazione

Neofita..in palestra! (1°parte)

By 10 Ottobre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Neofita in ‘ palestra! (1’ parte)
Di Master E.


e-mail: master_master_40@yahoo.it

Fantasie, solo fantasie, ma’.
Grazie a chi vorrà inviarmi commenti e critiche
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La mia palestra, odore di pulito al mattino, aperta da poco, l’ora migliore, più tranquilla, poca gente, persone che, come me, hanno la fortuna di poter gestire i propri orari e scegliersi le ore meno affollate. Entri d’improvviso una mattina, l’aria un po’ smarrita scrutando l’ambiente nuovo, studi di nascosto le facce di chi sta già sputando sudore, senti i primi sguardi curiosi su te ed un poco d’imbarazzo ti coglie, maledicendo la tua timidezza; una delle istruttrici, Cinzia, ti indica lo spogliatoio in cui ti rifugi, ti cambi rapidamente, una occhiata civettuola allo specchio e .. arrossisci un poco vedendo la tutina due pezzi, aderente che ti fascia; accidenti a Paola ed a quando hai seguito il suo consiglio acquistandola, ti sembra esageratamente provocante e spudorata, con un gesto frettoloso e pieno di pudore afferri una felpa e la leghi in vita, tornando nella palestra, affidandoti a Cinzia che ti guida verso gli attrezzi mostrandoti la tua tabella personalizzata e spiegandoti il funzionamento delle varie macchine, e, sorridendo, conclude dicendoti “non ti preoccupare, vedrai che se hai problemi troverai un sacco di amici pronti a darti una mano”. Arrossisci di nuovo, e di nuovo di infuri con te stessa per la tua timidezza eccessiva che ti mette in imbarazzo per un nonnulla. Cerchi di concentrarti sugli esercizi, posi l’asciugamano sul manubrio di una cyclette, imposti una resistenza minima, il tempo, mezz’ora di riscaldamento ha detto Cinzia, ed inizi a pedalare lentamente. La noia dell’esercizio, la musica dolce di sottofondo, l’ora mattutina’ ti estraniano, ti lasci cullare, la mente vola lontano, verso pensieri indefiniti. Il sellino un po’ troppo alto ti costringe ad ancheggiare esageratamente, ma, nel contempo, un piacevole contatto, una pressione sul tuo pube, tra le tue cosce, ritmica, cadenzata. Sorridi tra te, mentre inconsciamente ti muovi per gustare appieno quella inaspettata sensazione. Gli occhi socchiusi, le natiche che ondeggiano, il tuo sesso che preme su quel sellino, quasi una carezza indecente; la felpa scivola a terra dai tuoi fianchi, il suo frusciare accarezzandoti per un attimo le anche ti da un brivido, la ignori, persa nei tuoi sogni, nelle tue sensazioni; il ritmo della pedalata si fa più deciso ora, mentre il viso si arrossa, il corpo si copre di un velo di sudore; ma non &egrave solo fatica, non &egrave solo lo sforzo fisico, &egrave una piacevole masturbazione nascosta, resa più eccitante dal fatto di essere in un ambiente pubblico, tra altre persone, che non sanno; ti sfiori per un attimo le natiche con la mano, rabbrividendo..

Il ritmo aumenta, e con esso il tuo respiro, le labbra socchiuse, la mente lontana, il respiro affannoso mentre il pube scivola ondeggiando su quel sellino, su quella forma maliziosamente anatomica che accarezza le tue grandi labbra, che ad ogni colpo di pedale solletica e preme il clitoride dandoti leggeri spasimi, facendo gonfiare il tuo seno, inumidendo il tuo sesso, procurandoti lievi contrazioni di piacere, e’. ” il trillo inatteso del cicalino segnatempo che ti risveglia bruscamente, riportandoti alla realtà, accendendo il tuo volto di imbarazzo e vergogna per come ti sei abbandonata, per i tuoi pensieri, i tuoi sogni. Scendi da quel sellino, ti chini a raccogliere la felpa caduta e … mi vedi, sulla cyclette dietro la tua, senti il mio sguardo, sai che ho seguito attentamente i tuoi ancheggiamenti, forse indovinando i tuoi pensieri, le tue sensazioni; sai che il mio sguardo si &egrave intrufolato tra le tue natiche ed il sellino, frugandoti con la mente, senza pudore. Sfuggi bruscamente il mio sguardo, annodandoti stretta la felpa in vita e dirigendoti, colma d’imbarazzo, verso l’attrezzo successivo. Posi l’asciugamano sul sedile, ti sistemi con cura fissando i piedi sotto le cinghiette e iniziando a muoverti, guardandoti fissa nello specchio davanti a te. L’esercizio ti porta ad aprire le gambe, vincendo una resistenza seppur minima, a richiuderle lentamente, vedi i muscoli delle tue cosce contrarsi nello sforzo, spingere per schiudersi, restare un attimo immobili, prima di richiudersi lentamente, di nuovo aprirsi ‘.., e d’improvviso cogli una presenza accanto a te, guardi nello specchio, vedendomi sull’attrezzo accanto al tuo, immobile fissandoti provocatoriamente; senti il mio sguardo osservarti attentamente, lo segui per un attimo, mi vedi fissare spudoratamente le tue cosce che si schiudono, sempre più; quello specchio ti offre a me, mentre le tue gambe si spalancano, mentre il pube si protende in avanti per lo sforzo, resti immobile prima di richiudere piano le gambe, ora il tuo volto &egrave paonazzo, l’imbarazzo ti accende, vorresti voltarti verso me, darmi del porco, del guardone, o semplicemente alzarti ed andartene; ma’ ‘.. lentamente di nuovo, schiudi le gambe, ancora più lentamente ti offri al mio sguardo, scoprendo di trarre inaspettato piacere dal mostrarti, protendi ancor più il pube, senti uno spasmo stringerti il ventre mentre ti fisso impudicamente tra le cosce, la tutina aderente che disegna perfettamente il tuo sesso; hai un sussulto, ti scuoti, che fai, sei impazzita? Ti stai comportando come una troietta, richiudi di scatto le gambe, riprendi meccanicamente l’esercizio, con fretta ora, quasi a volerti liberare dalle sensazioni di poco prima. Un rumore lieve, un movimento accanto a te ‘..io, mi sono alzato e mi vedi ora, davanti a te, avvampi di vergogna mentre senti la mia voce ed un nodo ti stringe la gola “scusami, ma se fai l’esercizio in questo modo &egrave inutile e potresti farti male, aspetta ti faccio vedere” io chino davanti a te, le mie mani sulle tue ginocchia’calde, delicate eppur decise “segui le mie mani, apri lentamente, molto lentamente, devi sentire i muscoli lavorare” quasi ipnotizzata mi segui, le gambe si schiudono lente, il calore delle mie mani sulle tue gambe ti da brividi, la mia voce ti porta lontano, senti il respiro mancare, i palmi delle mani sudati, tesa, nervosa .. eccitata. “così brava, apri ancora un pò se ce la fai, così ed ora ferma” le cosce spalancate, il mio viso chino davanti al tuo ventre, i muscoli sotto sforzo la mia mano che si posa all’interno delle tue cosce, seguendo la curva dolce dei muscoli “vedi come stanno lavorando questi muscoli? Resisti ancora un po'” rabbrividisci al mio tocco, una contrazione improvvisa ti attraversa il ventre, il pulsare violento del tuo sesso stretto da quella tutina al limite della decenza, l’imbarazzo si tramuta in eccitazione, sai perfettamente che sto spudoratamente fissando il tuo sesso disegnato dalla tutina, sai che voglio che tu veda il mio sguardo, per aumentare la tua vergogna sai che forse intuisco i sussulti del tuo ventre, che quasi posso indovinare l’odore della tua voglia “chiudi ora, lentamente” la mia voce ti risveglia dal limbo dove stavi facendoti trascinare, lentamente chiudi le gambe, le mie mani ora all’esterno delle tue cosce, accompagnandole, chiudendole, e poi, premendo a stringerle, con forza, “stringi di più”, il sesso pulsante imprigionato tra le cosce, il respiro mozzo, la voglia improvvisa, si la voglia, una voglia intensa, violenta, che ora non puoi più negare neppure a te stessa. Ancora la mia voce “brava, vedi, in questo modo &egrave più faticoso ma non rischi di farti male ed i muscoli lavorano meglio”, poi, con un sorriso malizioso, fissandoti negli occhi aggiungo ‘. “impara ad ascoltare il tuo corpo, ad assecondarne le necessità”. Ancora le mie mani sulle tue cosce, a schiuderle ora, segui docilmente la mia pressione i muscoli si tendono, il bacino scivola un poco in avanti, le cosce spalancate davanti a me, restando immobile. Prendo le tue mani, le poso all’interno delle tue cosce, in alto, vicino all’inguine, fatichi a trattenere un gemito a quel contatto così spudoratamente vicino al tuo sesso, “senti i tuoi muscoli tesi, muovi piano le dita, seguili”. Le mie mani sulle tue, muovendo le tue dita,sfidandoti quasi, per poi lasciarti sola con te stessa. Quasi ipnotizzata lasci scivolare le dita all’interno delle tue cosce, scendendo un poco lungo la curva dei muscoli, risalendo verso il pube, stringendole appena e ‘ questa volta non puoi impedire ad un lieve gemito di sfuggire dalle tue labbra, trattieni il respiro, sai che non può essermi sfuggito, sai che non posso non averne colto il significato, sorrido e .. Mi alzo in piedi, fissandoti dall’alto “brava, così, ora hai capito, continua'” Un doppio senso chiaro nella mia frase, o forse solo la tua immaginazione.. torno a sedermi tranquillamente accanto a te, senza smettere di fissarti, quasi ad incoraggiarti, e lentamente ti abbandoni, gli occhi fissi nei miei, attraverso lo specchio, rilassi la schiena, lasci che le tue dita scorrano lungo le tue cosce, sulla pelle appena velata di sudore, percorsa da piccoli brividi, lentamente richiudi le gambe, lasciando questa volta le mani tra le cosce, stringendole tra le gambe, premendole contro il tuo sesso, imprigionandole ed aumentando la pressione delle dita; il tuo sguardo nel mio ora &egrave velato, il volto acceso, non più imbarazzo ora, ma desiderio violento, perversione nuova ed inattesa, mentre respiri affannosamente a labbra dischiuse, il seno che si solleva ritmicamente. E di nuovo divaricando le cosce, spalancandole, ed ancora immobile, aperta, sfiorando le tue gambe, salendo sempre più, imponendoti con uno sforzo di muovere piano le dita, quelle dita che vorrebbero posarsi sul tuo sesso, premerlo attraverso la tutina leggera, scovare il clitoride che senti pulsare tra le grandi labbra, muoverlo freneticamente tra i polpastrelli, premerlo, schiudere i petali gonfi del tuo sesso e scivolare sui densi umori che ora senti bagnarti, entrare in te mentre i muscoli del tuo pube stringono le dita, le avvinghiano imprigionandole, risucchiandole in te, affamata di piacere. Ormai i ritmici movimenti dell’esercizio sono solo una lenta masturbazione, mentale innanzitutto, appena accennata fisicamente, il corpo teso, il respiro che a tratti s’interrompe, lo sguardo appannato dalla voglia, ed i miei occhi che non smettono di fissarti. Mi alzo d’improvviso, ancora dinnanzi a te, devi fare violenza a te stessa per non afferrare le mie mani e posarle su te, per non urlarmi di prenderti. Lentamente slaccio i fermapiedi, prendendoti per mano, facendoti alzare, “non esagerare, credo che basti così con questo esercizio per oggi, meglio che passi ad un altro esercizio”. Ripiombi di colpo nella realtà, mi guardi mescolando odio e vergogna, ti senti sporca per come ti sei abbandonata, senti la rabbia montare in te pensando che mi sia preso gioco di te, mille pensieri attraversano la tua mente, di che si tratta? Una sorta di iniziazione per neofite? La gogna sotto cui debbono passare le nuove iscritte alla palestra? O forse solo le più stupide come te? Mille pensieri, sensazioni contrastanti, e solo allora ti accorgi che non sono più accanto a te, ti alzi di scatto afferrando l’asciugamano,decisa ad andartene, a non dare ulteriore spettacolo, sentendoti umiliata e furiosa con te stessa, anche se, per un attimo, il ricordo di quelle sensazioni ti mozzano il fiato. A passo deciso di dirigi verso l’uscita, ma senti una mano sul tuo braccio, una mano decisa stringerlo, ti volti fissandomi e vedi uno sguardo nuovo in me, abbassi inconsciamente gli occhi mentre mi senti parlare, fatichi a concentrarti sulle parole tanto sono violente le emozioni che senti, tanto sono improvvise ed inattese, senti la tua voce dire in un sussurro ” ..come scusa?” Finalmente cogli le mie parole cerchi di ritrovare equilibrio, razionalità “dicevo che hai ancora molti esercizi da fare, diciamo ‘ prove .. da superare, prove contro te stessa’ non vorrai smettere ora vero? Siamo solo all’inizio”. Un sussulto d’orgoglio ti fa sollevare il capo, fissandomi, per un attimo, ma la nuova luce che vedi in me ti fa di nuovo abbassare lo sguardo, mentre tenendo il tuo braccio ti guido e tu mi segui, confusa. Attraversiamo lentamente la palestra verso una porta celata da specchi, la apro, una stanza ampia, solo un paio di panche e, lungo le pareti ricoperte da altri specchi, pesi e manubri. “Siediti su una panca, ti aiuto a fare un pò di pesi”; sempre più smarrita e confusa ti metti a cavalcioni di una panca, mentre mi vedi afferrare due piccoli manubri, porgerteli e sistemarmi dietro te. “ecco, lentamente ora, allarga le braccia, sollevando i manubri, spingi indietro le spalle, ecco così, ed ora lentamente lasciali scendere posandoli sulle tue cosce; così, piano, ascolta il tuo corpo, seguilo” io dietro te, il mio corpo contro il tuo, la tua schiena preme sul mio petto mentre la mia mano ti aiuta ad imparare il movimento, mentre, eseguendolo, inconsciamente strusci il tuo sesso contro la panca, mentre il desiderio ti riaccende, la voglia improvvisa si rimpossessa di te. Poso una mano sul tuo ventre “brava, così, lentamente, senti gli addominali contrarsi, stringere”. La mia mano, calda attraverso la tutina leggera, sui tuoi muscoli, la tua pelle, ti da brividi, sensazioni, i muscoli si contraggono e, involontariamente, contrazioni violente scuotono il tuo sesso. Voglia, desiderio, eccitazione; ancora il viso arrossato, ancora il respiro ansante, mentre non puoi sfuggire alla tua immagine riflessa dai mille specchi alle pareti, immagine di una donna eccitata, di una donna che si sta abbandonando, di una femmina che vuole vivere. Le mie mani sulle tue braccia ora, a guidarle lentamente mentre si aprono, mentre il petto si protende in avanti, in avanti verso quegli specchi che riflettono noi, io dietro te, il tuo corpo teso dallo sforzo, dall’eccitazione, dalla voglia. Mi alzo in piedi, di scatto “brava, ed ora stenditi con il ventre sulla panca, sempre restando a cavalcioni e apri le braccia, sollevando i pesi, come se le braccia fossero ali, come se stessi volando” volare, solo la tua mente vola ora, il petto schiacchiato contro la panca, le natiche oscenamente esposte a me in quella posizione, sapendo con assoluta certezza che ti sto guardando, che sto frugando il tuo corpo con lo sguardo, violandolo, senza pudore; la tutina che ti stringe, segnando le natiche, scivola, scoprendo la pelle candida e’ la mia mano non per guidare esercizi ora, non per insegnarti movimenti la mia mano spudoratamente su te, sulle tue natiche,

accarezzandole, mentre i miei occhi cercano i tuoi nello specchio, li fissano, quasi sfidandoti, abbassi i tuoi, sollevando nel contempo il bacino, muta offerta, esplicito invito, che arrossa il tuo viso ma che non puoi trattenere, non vuoi trattenere. Spingi il ventre contro la mia mano, le mie dita si muovono sul tuo sesso, premono attraverso la tuta, accarezzano, masturbano; il tuo respiro sempre più rapido, gemiti che sfuggono, uniti all’angoscia che quella porta si apra, che altri entrino, ci scoprano, ma ormai la razionalità non può nulla, ormai solo il tuo istinto ti guida, solo il tuo essere femmina. Premi più forte contro la mia mano, senti le mie dita scostare la tutina, esplorare spudoratamente il tuo sesso, spingersi in te scivolando sui tuoi umori densi, strappandoti un lungo gemito, spingere contro il tuo utero, restare immobili, ancora immobili, e poi, lentamente, sfilarsi piano, inseguite da te; uscire lucide di umori odorosi, per rituffarsi in te Furiose ora, decise Muoversi inseguendo il tuo respiro, facendoti sobbalzare ad ogni colpo, spingendo ancor di più. Le tue mani a terra, il bacino ormai sollevato, il sesso mostrato senza alcun pudore tra le cosce spalancate e le mie dita che ti frugano, ti prendono, ti scopano, sempre di più, sempre più veloci, sempre più a fondo. L’orgasmo tanto a lungo desiderato ti avvolge, ti annebbia la mente, ti blocca il respiro e … Esplode, in un lungo rantolo, in contrazioni spasmodiche intorno alle mie dita, in rivoli di piacere che cola sulla mia mano, in odore di sesso che riempie la stanza. Sussulti ancora al mio tocco, che riaccende la tua voglia, alle mie dita che non smettono di frugarti, al tocco deciso sul clitoride, ed inatteso nuovo desiderio ti accende, voglia che annebbia la mente, accentuata dal vederti riflessa, in quella posizione oscena, le gambe tese, divaricate, il bacino sollevato contro la mia mano che non smette di prenderti, di farti mia, il viso rantolante contro la panca, bagnata di sudore e saliva ed improvviso un nuovo orgasmo esplode, più violento del primo, un suono rauco dalle labbra, le braccia che cedono schiacciandoti il viso contro quella panca, mentre il bacino resta davanti a me, sollevato, offerto, pulsante negli spasimi del piacere.

Le mie dita ti abbandonano Mi senti muovere, sollevi piano il viso, mi incontri nello specchio, mentre mi porto davanti a te, mentre poso le mani davanti al tuo viso, mentre il tuo odore ti esplode nel cervello, mentre di scopri puttana e felice di esserlo, sporgendo la lingua, leccando le mie dita, succhiando il tuo sapore, bevendoti. Sollevo piano il tuo capo, tirandoti per i capelli, lo piego verso me, il mio sguardo di ghiaccio ora, mentre abbasso la mia tuta, mentre il mio sesso turgido ed eccitato &egrave davanti a te, gonfio di voglia, le vene pulsanti di desiderio; il mio odore che si mescola al tuo, inebriante, eccitante, mentre sollevo ancor più il tuo capo, sfioro le tue labbra con il glande, scivolo nella tua bocca, sulla tua saliva, la sento avvolgermi, calda e densa, la tua lingua che si muove, il tuo risucchio che sembra aspirarmi l’anima, e esco piano, fissandoti negli occhi, il sesso lucido di saliva, strofinandolo sul tuo viso, e di nuovo tra le labbra, ma da Padrone ora, non lasciandoti alcuna guida ne decisione, spingendolo in fondo alla tua gola, con forza, colpi rapidi, decisi, tenendo saldo il tuo capo tra le mani, muovendolo con decisione, colpi violenti, scopandoti in bocca, vedendo i tuoi occhi dilatarsi ad ogni colpo, sentendo suoni soffocati sfuggirti assieme a rivoli di saliva. La foga ti assale, divori il mio sesso, lo fai tuo, lasci che ti prenda, sempre più a fondo, che ti frughi la bocca, violandola, soffocandoti, uscendo un poco, e di nuovo in fondo alla tua gola, sempre più deciso Colpi sempre più rapidi e profondi. Lo senti gonfiarsi, senti il desiderio premere, senti il piacere scorrere e ‘ esplodere Esplodere nella tua bocca, tra le tue labbra, sul tuo viso, sui tuoi occhi, caldo, odoroso; lo senti scendere nella gola, acre e forte, scivolare sulla pelle, dal viso al collo, bagnare la tutina che ancora copre il tuo corpo; lo senti seccarsi sul viso, riempiendoti di odore di maschio mentre la tua lingua impazzisce scivolando sull’asta umida, ripulendola, gustandola, persa tra odori e sapori. Piano ti sollevo in piedi, ti stringo a me, per un attimo, ravviando i tuoi capelli con la mano, spalmando sul tuo viso i residui del mio piacere. I tuoi occhi ora mi sfuggono, il tuo imbarazzo ora ti serra la gola, come hai potuto, con uno sconosciuto, in una palestra dove chiunque poteva entrare Come hai potuto comportarti così da puttana, lasciarti andare senza alcun freno Prendo il tuo asciugamano, ti pulisco dolcemente il viso, le labbra, mentre continui a tenere il viso abbassato, gli occhi a terra; lego la felpa ai tuoi fianchi, a celare le umide tracce che bagnano la tua tuta tra le cosce, esplicita testimonianza del tuo piacere. Ti prendo per mano, guidandoti verso la porta, per tornare nella sala principale della palestra, hai il cuore in gola, che penseranno le altre persone? Capiranno? Sapranno? Con un sorriso faccio scattare la serratura alla porta, sollevi per un attimo lo sguardo su me, non avevi visto che la avevo chiusa a chiave, un minimo sollievo di pervade. Apro la porta, la palestra quasi deserta mentre ci avviamo verso gli spogliatoi. Incrociamo Cinzia che ti guarda con un sorriso strano “ti &egrave piaciuta la prima lezione?” arrossisci, non sai che pensare, sa? Ha capito? O &egrave solo una frase innocente, l’interessamento di una istruttrice per una nuova allieva. Mi senti rispondere al tuo posto, mentre stringo più forte la tua mano “direi che hai fatto un ottimo acquisto Cinzia, sa dedicarsi con impegno agli esercizi e non smette fino alla fine” avvampi ancor più, senti il viso caldo mentre ci avviamo nuovamente verso gli spogliatoi. Mi fermo davanti alle porte che separano quelli maschili da quelli femminili Sollevo il tuo viso con una mano “come ti chiami?” in un soffio, gli occhi bassi “” Erica” “ti aspetto domattina erica’ mi prenderò cura di te.” Un brivido sulla tua pelle, ma, inaspettatamente forse, un brivido di desiderio e di attesa Domattina” Apro la porta dello spogliatoio, scomparendo Domattina’..

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