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Racconti di Dominazione

Noelle capitolo 12

By 4 Ottobre 2024No Comments

La punizione

Ti stanno portando via. La mia Jezabel! Sei in mezzo a due poliziotti, ti hanno anche messo le manette sti idioti! Che bisogno c’era, sei uno scricciolo, non faresti male a una mosca, io lo so… ma loro che ne sanno di te, della tua bellezza, del tuo amore. Ti ho solo intravista, stai piangendo sconsolata, non capisci il perché di tutto questo. Non capisci perché sono così stronza. Bene, tanto meglio, odiami. Dimenticami Jez trovati qualcun’altra, una normale, che sappia amarti come meriti.
Tutto sommato è stato facile: appena sono arrivata a casa ho mandato Jezabel a fare una commissione in centro, poi sono entrata in camera sua e ho nascosto la collana e altri gioielli in fondo a un suo cassetto, dietro la biancheria. Dopodiché ho telefonato a mio marito che come al solito è all’estero: Tesoro non trovo la collana, si quella che mi hai regalato al compleanno, be si ho un sospetto, mi piange il cuore, va bene te lo dico, credo che sia stata Jezabel, è l’unica che ha accesso a tutte le mie cose, no, non ho il coraggio, va bene chiamo l’intendente se ne occupa lui. Amore…. se ce l’ha veramente lei…. senti io le voglio bene, possiamo evitare la prigione? Vorrei che se ne andasse in Francia. Si lo so, è grave ma finora si è sempre comportata bene. Non so, conosci un sacco di gente. Non si potrebbe semplicemente espellere? Così non la vedremmo più. Me lo prometti? Va bene amore ciao. E grazie!
Ci ha pensato l’intendente, ha frugato fra le sue cose, ha bloccato Jezabel, ha chiamato la polizia. È stato rude ma non potevo farci niente, sentivo Jez che mi chiamava, chiedeva di chiamarmi… non sono andata. Intanto mio marito ha telefonato a delle persone. Il provvedimento di espulsione è arrivato quasi prima dei poliziotti, dovrà passare quello che resta della notte in questura e poi via, il primo volo per Marsiglia. La sua roba la farò spedire direttamente a casa dei suoi genitori. Mi porgono dei fogli da firmare, mi cade l’occhio sulla data… non leggo più niente, firmo in fretta e mi chiudo in camera: la data…. oggi è il 18 novembre. Il compleanno di Jezabel! Mi butto sul letto a piangere.
È andata via. E con lei anche la mia sanità mentale, o almeno quello che ne rimaneva. Adesso sono sola, completamente! Io e…. Vanessa. Non ho più scampo, non spero più di liberarmene, ormai sono solo la sua schiava. Domani Vanessa si infurierà, quando scoprirà che le ho sottratto la preda da sotto il naso, ma non mi importa, l’importante è che Jezabel sia in salvo.
– Oggi vieni al cantiere alle 9:00 puttana! – Il messaggio di Vanessa è chiaro: in qualche modo ha saputo tutto ed è furiosa. Ma perché al cantiere? Non vorrà restituirmi a Roman? Sono le 8 e mezza passate, mi alzo di corsa e una fitta al culo mi fa ricadere sul letto. Mi rialzo con più cautela, vado in bagno, cazzo, fa male a camminare! Mi trucco velocissima seduta sulla tazza del cesso mentre faccio pipì, i denti me li lavo con una mano mentre con l’altra mi faccio il bidet, poi mi vesto con le prime cose che trovo, scendo di corsa in garage, prendo la macchina e parto. Arrivo poco dopo le 9, devo anche aver preso una multa all’autovelox, parcheggio e scendo. Sto tremando, come sempre quando vengo qui. Roman è un sadico e io ho ancora il corpo martoriato da ieri. Mi faccio coraggio e mi avvio verso il container, apro la maniglia decisa ed entro: vuoto e buio come al solito, c’è solo la scrivania con la sua sedia, e gli anelli che conosco fin troppo bene. Non mi sono fatta la peretta e qui non ne vedo. Pazienza, se ho il culo sporco peggio per lui. Non ci sono i vestiti che solitamente mi lasciava. Mi spoglio nuda, piego con cura la mia roba e la appoggio in un angolo. Devo fare di nuovo pipì, vado nel bagnetto, senza di me è tornato ad essere il letamaio che è sempre stato. Anzi peggio: ragnatele in tutto il soffitto, l’asse del water è staccato e buttato per terra, la tazza è incrostata di merda, peli e ruggine. C’è piscio ovunque, e io sono scalza. E nuda. Anche il lavandino è pieno di incrostazioni, e lo specchio è così sporco che mi vedo a malapena, ma quello che vedo è raggelante: sono un disastro, in faccia si vedono chiaramente i segni delle unghiate di Vanessa, il seno è ancora blu di lividi e fa male solo a sfiorarlo, ho ancora i segni rossi del teaser. Il culo non lo vedo ma lo sento, fa male a camminare e a muovermi. Fanculo, che ci faccio qui? Jezabel non c’è più, sono sola, dovrei rivestirmi e andarmene. Invece mi siedo, mi siedo su questo schifo di tazza, mi crogiolo nello schifo, è fuori di me e dentro di me, lo schifo sono io. Faccio pipì, con calma. Mi accorgo che non c’è più la telecamera, e probabilmente neanche di là. Penso, seduta su questo gabinetto… Penso a cosa mi farà…. o mi faranno oggi. Chi ci sarà? Roman? Vanessa? Entrambi? Non so perché ma non ho paura, sono solo rassegnata. E eccitata ovviamente, la mia maledetta depravazione! Penso di alzarmi, rivestirmi in fretta e andarmene via…. invece insinuo una mano tra le cosce…. sono fradicia. Mi guardo le dita, bagnate di me. Sta salendo, la sento nella pancia, cresce come un tumore: la mia voglia! Riabbasso la mano e mi masturbo, scavando in vagina, ansimando, a occhi chiusi. Godo di me stessa, per me stessa. 《Mi sei mancata francesina!》 Tolgo precipitosamente la mano dalla figa e spalanco gli occhi: è in piedi davanti a me, i pantaloni a terra e il pene eretto in mano! Non l’ho sentito arrivare, ero troppo presa da quello che stavo facendo. Mi prende la mano che avevo là sotto e se la appoggia sul cazzo 《muoviti francesina che abbiamo un sacco da fare oggi!》 Inizio a fargli una sega, piano, con due mani. Lo guardo da sotto, gli piace. E piace anche me. Decido di osare: fermo le mani, avvicino le labbra e lo bacio sul glande, non reagisce, gli dò un altro bacio, più umido, e poi lo lecco. Solo la punta della lingua, sotto la cappella, e visto che non succede niente continuo, ad ogni leccata gli faccio sentire sempre più lingua, finché lo sto leccando dai testicoli alla punta, con avidità. Lo so che non vuole che lo lecchi così ma tra poco mi faranno tanto male, mi voglio prendere qualcosa per me. Mi afferra per i capelli e mi ferma la testa, lo guardo. Va bene: spalanco la bocca e lo prendo dentro, Dio non mi ricordavo che fosse così…. grande! Mi spinge giù, fino in gola e poi di nuovo su, adesso lo sento mio, è il mio uomo, il mio signore. Appoggio le mani ai suoi fianchi e mi abbandono completamente a lui, non oppongo nessuna resistenza, bocca spalancata e tanta saliva; quando aumenta il ritmo sono già a corto di fiato ma resisto, non voglio fare brutta figura, sono in difficoltà, premo leggermente con le mani ma mi arriva una sberla, continuo, inizio ad avere paura, anche se so che non mi farebbe mai soffocare, ma la sensazione è orribile, non respiro, mi tiene in gola, mi aggrappo, lui continua, sempre più veloce, terrore…. sperma! Tanto! Sembrano litri di sperma, che va ovunque, in bocca, in gola, nel naso, cola fuori. Ancora non respiro, mi tiene bloccata, un pò ingoio e un pò sputo fuori, ho paura, non voglio morire così…. mi spinge indietro e prendo un enorme respiro, ingoio aria, sperma e peli, tossisco, respiro. Sono piegata in due, guardo per terra e…. mi piscia addosso! Testa, capelli, schiena. Bastardo! Mi riprende per i capelli e mi trascina di là, finisco lunga distesa per terra. Davanti alla mia faccia ci sono due scarpe da donna, grigie, tacco alto, calze nere. Salgo con lo sguardo, la gonna di un tailleur, grigia, la giacca di un tailleur, grigia, si intravede una camicetta bianca… il viso di Vanessa. 《Ciao Noelle》 Mi butto disperatamente a baciarle i piedi e a chiederle perdono, lei mi lascia fare. Mi accorgo con orrore di averle sporcato le scarpe con lo sperma che ho in faccia, cerco di pulirla con le mani ma lei mi tira un calcetto sulla bocca e io mi fermo, mi metto in ginocchio, mani sulle gambe e occhi bassi. Si siede, accavalla le gambe, Dio com’è sexy, e si accende una sigaretta. 《Mi hai sfidata》 non rispondo, sarebbe inutile. 《Oggi pagherai》 Mi batte fortissimo il cuore, è il terrore sì ma soprattutto…. la sua presenza, lei è qui, con me, sono sua, le appartengo. Non dice altro, si limita a guardarmi. Sento tutto il peso di quello sguardo, sento che mi scruta dentro, mi fa sentire colpevole, l’ho tradita! Mi accorgo che delle lacrime iniziano a scendermi lungo le guance, sono schiacciata dal senso di colpa. Vanessa finisce la sigaretta e dice 《legala》. Roman mi prende per i capelli, mi alza e mi porta sotto l’anello; mi mette le manette dietro la schiena e un collare di cuoio, stretto. Attacca il collare all’anello sul soffitto con una lunga catena. Questa è abbastanza lunga da permettermi di stare in piedi o sdraiata per terra, ma non posso allontanarmi da questo punto più di un paio di metri. Resto ferma in piedi sotto l’anello, rivolta verso Vanessa ma con lo sguardo basso. 《Vuoi cominciare tu Roman?》 Lui non risponde ma me lo sento dietro, vicino, sento il suo alito fetido che mi avvolge. Si avvicina fino a toccarmi le mani col suo membro flaccido, ho un moto di paura ma resisto. Muovo le dita ad accarezzarlo, lo prendo, me lo strofino sui glutei, me lo faccio passare tra le gambe fino a sfiorarmi la fessura, sono fradicia. Cerco di farlo indurire almeno un pò, so che se si innervosisce, per me sono guai. All’improvviso mi prende per i capelli e tira forte verso di lui, perdo l’equilibrio e cado in ginocchio, mi si pone davanti, adesso ho il suo cazzo dritto in faccia. È mollo, sporco, bagnato e puzza. Non potendo usare le mani mi abbasso per prendergli la cappella in bocca, risalgo lungo tutto il pene e continuo così, ma con scarsi risultati. Allora sento che si alza Vanessa, si avvicina, la guardo di striscio e vedo che ha un frustino in mano, so cosa vuol fare, lascio immediatamente il pene di Roman e mi volto verso di lei, piagnucolo 《Per favore Vanessa no, ti prego, ti supplico, sono già tumefatte, AHAAAAAAA!!!》 Mi colpisce sul seno, forte, e continua, non posso coprirmi, sono in ginocchio, le mani dietro la schiena, continua a colpirmi, io urlo e singhiozzo, si ferma, singhiozzo solo….. il dolore è atroce. Ma vedo con la coda dell’occhio Roman: il pene è eretto, si è eccitato a vedere Vanessa colpirmi col frustino. Mi esce un sorriso spontaneo, vederlo così… imponente! Apro la bocca, cerco di baciarlo, di leccarlo, ma mi tira su in piedi, ce l’ho dietro, mi afferra i fianchi, mi alza in punta di piedi, è all’ano, entra! Di nuovo sfondata, si riapre tutto quello che si era chiuso stanotte, vedo le mie mammelle dondolanti e piene di lividi sotto di me, urlo di dolore e colo di voglia…..
È venuto, sento la sua sborra che mi riempie il retto, la sento uscire, scendere lungo le gambe, il dolore invece sale su dal culo e mi prende al cervello. Resto così, in piedi, gambe aperte e un pò piegate, ferma, facendo respirare il mio buco nero. 《Vanessa ti prego perdonami…》 È seduta, sta fumando un’altra sigaretta, gambe accavallate, un mezzo sorriso. Non mi risponde, si rivolge a Roman: 《va bene, falli entrare, uno alla volta》 Chi? Chi deve entrare? Quanti sono? Cosa devono…. Oddio, c’è Mihai alla porta, e dietro di lui intravedo altre persone, sono operai del cantiere, qualcuno l’ho scopato o spompinato all’ufficio di Vanessa… Mihai mi avvicina la scrivania, tirandomi per i capelli mi ci fa appoggiare la pancia, se lo tira fuori, è già duro, lo appoggia, 《no per favore!》 ed entra, e ricomincia il dolore, e viene, e un altro entra e viene, e un altro ancora, e ancora…..
Non so in quanti mi sono entrati nel culo, non so di quante persone è lo sperma che mi cola fino alle caviglie, so solo il dolore, pulsante, incessante, lacerante, anche adesso che non c’è più nessuno, dolore a ricordarmi l’ubbidienza, dolore nel buio di questo container, dolore che è tutto ciò che sono.
Per tutto il tempo, mentre mi inculavano, avevo Vanessa davanti, sempre seduta, gambe accavallate a fumare, sempre bellissima, irraggiungibile. Quando si è alzata e se n’è andata ho pianto, l’ho chiamata, non ha risposto.
Silenzio. Non so da quanto sono qui, piegata su questa scrivania; non posso muovermi, fa troppo male. Faccio pipì qui dove sono, poi magari mi faranno pulire….
Che ora è? Perché non viene Maruska ad aiutarmi? Dove sono tutti? Provo a raddrizzarmi ma una fitta tremenda mi ributta giù.
Cazzo stasera torna Salvatore, devo fare qualcosa…
Deve essere sera o tardo pomeriggio, la luce fuori è diminuita, devo fare di nuovo pipì.
È buio, arriva Maruska. Col poco italiano che sa mi spiega che Vanessa ha parlato con mio marito, gli ha detto che sono sconvolta per la storia di Jezabel e che mi ha portata a fare una piccola vacanza di qualche giorno. In realtà andrò in una specie di clinica privata dove mi rimetteranno in sesto, lei è qui per aiutarmi e accompagnarmi. Con molta attenzione e molto dolore riesce a ripulirmi un pò e a rivestirmi, mi accompagna a una macchina, non so di chi sia, e mi porta al restauro.
Dopo che il dottore si è preso cura di me, resto a riposo una decina di giorni, la stanza è luminosa, il letto grande e il mangiare buono. Maruska resta con me per tutto il tempo, tranne quando Vanessa mi fa visita. Allora io e la mia padrona facciamo l’amore, o meglio, è lei che lo fa a me, mi coccola, mi fa godere, si fa amare. Dice che mi ha perdonata e che ha in serbo grandi cose per me. Mi ha detto che mi farà ancora del male, più di prima, lo accetto, è così che deve essere, mi va bene. È sempre più bella, e ogni volta che arriva è il paradiso.
Quando torno a casa scopro che mio marito mi sta aspettando, è un pò preoccupato. Mi dice che si è reso conto che mi ha trascurata e quindi ha deciso di prendersi qualche giorno per starmi vicino. Ha prenotato un agriturismo sulle colline del chianti, una settimana solo io e lui…. non me lo aspettavo questo da lui! La settimana è volata via in un lampo, sono stati giorni molto belli, ho scoperto un lato di Salvatore… non dico romantico, ma…. premuroso. Abbiamo bevuto un sacco di vino, abbiamo mangiato, abbiamo fatto l’amore…. abbiamo passeggiato! Mano nella mano, chiacchierando, tra le colline, nel verde!
Sì, è stata proprio una bella settimana. Ma è finita. Sono tornata da Vanessa. Al suo corpo, alla sua cattiveria, alle sue torture, alle sue punizioni. Alle sue labbra. Al suo farmi l’amore.
Gli “incontri” adesso sono più frequenti, 4 o 5 volte alla settimana, ma spesso mi manda al cantiere, a soddisfare uno o due operai. Niente culo, mi scopano e basta. Mi scopano attaccata a una catena, come una scrofa, una vacca da monta. È degradante ma, forse proprio per questo, mi eccita a dismisura. E vengo, un infinità di volte, e quando finisco prego per averne ancora, supplico per averne ancora. Invece quando sono con Vanessa la supplico di smettere di farmi del male. Oppure la supplico di continuare. O di farmene di più. Oppure non dico niente, mi limito a soffrire o a godere. Con lei è difficile che abbia un orgasmo, spesso mi fa arrivare vicina e poi me lo nega. Mi sfogo a casa, nel mio bagno. Nel mio bagno dove mi ha fatto mettere una telecamera nascosta. Sembra un bagnoschiuma, inquadra water e bidet. Lei riceve le immagini in diretta sul suo smartphone. Sono il suo film porno. Non so se si tocca guardandomi, mi piace pensare di sì. O magari mentre mi guarda si limita a fumarsi una sigaretta. E se invece vende i filmati? “Giovane moglie insoddisfatta che si masturba in bagno”. Può darsi, non mi importa, ormai ho accettato di essere sua, può fare di me quello che vuole, sono contenta così. Se mi chiedesse di prostituirmi, di battere sul viale… accetterei subito, con entusiasmo. I soldi li terrei per ricordarmi cosa sono.
Vanessa ha convinto Salvatore ad assumere Maruska come mia cameriera personale al posto di Jezabel. Così può continuare a sistemarmi i lividi e tutto il resto anche a casa. Mi accompagna da Vanessa, in genere aspetta nel suo ufficio fino a che abbiamo finito e poi mi prende in consegna. È brava, molto dolce, quasi materna. E mi chiede continuamente perché lo faccio, perche mi faccio ridurre così, perché non lascio perdere. Non le rispondo, non saprei cosa dirle. Ma mi abbandono alle sue cure, ne ho bisogno ora che Jezabel è andata via.
In questo modo passano alcuni mesi, natale, capodanno. Vanessa mi ha detto che per il mio compleanno ha in serbo qualcosa di speciale, un “salire di livello” nel nostro rapporto. Inizierò a fare qualcosa per lei, sarà umiliante e doloroso. Il resto non l’ho sentito, le sue parole erano coperte dal suono del frustino e da quello delle mie urla. Si eccita a sentirmi urlare, e allora diventa feroce: ho le mani appese all’anello, sono indifesa, il collare è stretto, respiro a malapena, non posso muovermi, ogni colpo che arriva mi strappa lacrime e urla. Sono eccitata! La sto supplicando di liberarmi, di farmi godere, di farmi più male. Mi sta frustando su ogni centimetro del mio corpo, tranne il seno. Strano, solitamente è il suo bersaglio preferito…. Oddio…. ha smesso e si è avvicinata…. mi prende i seni tra le mani. Stringe, forte, me li stritola. Ma allo stesso tempo…. prende in bocca un capezzolo…. lecca, bacia, succhia…. mi stritola. Sono senza fiato, non riesco neanche a…. ODDIO! L’orgasmo è improvviso e devastante, dura pochissimo ma mi scuote dal buco del culo al cervello. Mi libera le mani e cado per terra, in un lago di pipì. Resto lì, non potrei muovermi neanche volendo. E Vanessa riprende a parlare, mi dice che per il mio compleanno andremo via, manca ancora una decina di giorni, allora saprò tutto, mi dice un sacco di altre cose ma non ascolto più, la guardo, la sogno, la desidero.
È arrivato il giorno: oggi Vanessa è stata delicata, si è limitata a umiliarmi davanti a Maruska. Non devo avere segni sul corpo per stasera, devo “sedurre” Salvatore. Mi ha dato le istruzioni mentre la leccavo, mi ha spiegato bene tutto. Mi ha anche detto che non devo avere orgasmi, ci tiene particolarmente a questo. Poi mi ha dato la sottoveste e le telecamere. È andata via insieme a Maruska, oggi e domani sarò da sola.
Mi rivesto, sono pronta.

Marcellaeselene

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