PadronVale ed il dominatore
di Tom
Primo pomeriggio di un giorno come gli altri in casa della Padrona. La schiava Alex era indaffarata a spazzare per terra quando il campanello iniziò a squillare con insistenza. La ragazza riconobbe immediatamente il modo d’avvertirla della Sovrana. Quando Vale arrivava alla porta avrebbe voluto trovare la schiava già in ginocchio sull’uscio. E non era bene far attendere troppo la Padrona, la serva lo sapeva fin troppo bene.
Alex corse fino all’ingresso, aprì la porta e s’inginocchiò. La consuetudine era quella di baciare le scarpe della Dea non appena essa fosse entrata. Quel giorno non andò così. Ad entrare non furono due bensì quattro piedi. Che la Padrona avesse invitata Silvia o un’altra sua amica dominatrice, si chiese la serva. Sollevò gli occhi e vide un ragazzo. Lo stupore la paralizzò. L’estraneo abbassò lo sguardo e la fissò in volto per un istante, poi scoppiò in una fragorosa risata.
-‘Schiava, ti sei incantata?’- chiese la Padrona con tono di rimprovero.
-‘No Padrona’-
-‘Baciami le scarpe. E poi baciale anche al mio amico accanto a me. Si chiama Flavio e stanotte rimarrà a dormire a casa mia. Anche lui è un dominatore e lo dovrai chiamare signore o padrone’-
-‘Si Padrona’-
Alex baciò i piedi della Dea. Vale indossava delle scarpe nere col tacco alto molto eleganti.
-‘Ora baciale a me’- disse il padrone.
-‘Si’- rispose Alex baciando le scarpe. Il ragazzo la lasciò fare, poi si chinò e la prese per i capelli, costringendola in ginocchio da accovacciata a quattro zampe che era.
-‘Si, cosa?’-
-‘Si padrone’-
-‘Ah, bene. La mia amica Vale ha detto di averti addestrata bene, cerca di dimostrare che non mente’-
-‘Lo farò’-
Il padrone si sbottonò la patta dei pantaloni.
-‘Allora non perdiamo tempo. Tiramelo fuori e fammi un pompino. Ad arte, lo voglio. E guai a te se ne perdi una sola goccia’-
La schiava guardò con aria perplessa la Padrona, certa di quale sarebbe stata la sua risposta. L’espressione adirata della Dea non lasciava spazio a dubbi e l’errore appena commesso non era stato ancora perdonato. Così la serva accettò di buon grado l’ordine impartitole dal padrone; scostò le mutande del ragazzo ed estrasse il membro, già quasi completamente eretto.
Lo introdusse nella bocca, cominciando ad andare su e giù pian piano, con quella lentezza calcolata che a lui piaceva. Il padrone si accostò con la schiena al muro, era alto e la testa della serva lo raggiungeva a fatica fin sul pube, costringendola a stare inginocchiata in una posizione faticosa e scomoda. Il padrone la prese per la nuca, la guidò verso le palle e la costrinse a leccarle e a succhiarle, poi le infilò l’uccello fin in gola, divertendosi nel vedere la schiava soffocare e singhiozzare con quel manicotto di carne dura fra le labbra. Anche la Padrona rise.
-‘Come ti sembra?’- chiese.
-‘Una brava pompinara. La usi anche tu per godere?’-
-‘Qualche volta, ma raramente. Per lo più la impiego per la mia igiene personale. Sai, carta igienica, leccascarpe, orinatoio”-
-‘Orinatoio?’-
-‘Si, le piscio in bocca’-
-‘Ah, questa mi mancava. Ti spiace se dopo”-
-‘Si, dopo. Ora godile in gola e guarda che non mi sporchi di sperma il pavimento’- concluse la Dea. Si voltò e se ne andò in salotto.
Il padrone rimase all’ingresso con l’uccello premuto nella bocca di Alex.
-‘Mi perdonerai se adesso stringerò i tempi, cagnolina, ma vedi, la Padrona se ne è andata e io adesso devo andare con lei’-
Inserì completamente il membro nella bocca della schiava, fino a solleticarle la gola con la cappella, poi prese a pompare con violenza, facendo uscire l’uccello per metà dalle labbra della ragazza e spingendolo nuovamente avanti di colpo. Pochi minuti furono sufficienti a fargli raggiungere l’orgasmo. Irrorò la bocca di Alex ridendo.
-‘Puliscimi la cappella, ora, che devo raggiungere la Padrona’-
A sera Vale ed il padrone si accomodarono a tavola. La schiava aveva trascorso la sera cucinando per loro, aveva servito le pietanze e si era premurata che tutto fosse in ordine sulla tavola. Candele, fiori e vino rosso. Poi si era messa in ginocchio a fianco della sedia della Padrona.
-‘No, non lì. Vai sotto al tavolo. Prima il padrone ti ha usata per sborrarti in bocca, giusto?’-
-‘Si Padrona’-
-‘Ti sei sciacquata la bocca?’-
-‘Certamente Padrona’-
-‘Allora leccami le scarpe’-
-‘Si Padrona’-
La schiava si accucciò sotto al tavolo ed iniziò a leccare le scarpe nere dagli alti tacchi della Sovrana.
Lo sapeva fare fin troppo bene perché Vale si dovesse preoccupare di controllare l’efficienza della sua opera di pulizia.
Il padrone invece gettò di tanto in tanto delle occhiate divertite sotto la tovaglia. Vedere la schiava che le aveva appena fatto un pompino magistrale mentre leccava con sottomissione le scarpe di una ragazza sua coetanea lo eccitò e verso la fine della cena non poté più resistere.
Si accostò con le labbra all’orecchio di Vale e sussurrò ”Vorrei farmela mentre ti lecca le scarpe ma la serva è tua’-
La Padrona sollevò le spalle ”Perché no? Accomodati’-
Si tolse un orecchino e lo lasciò cadere sul pavimento. La schiava, con la faccia schiacciata sulle calzature della Dea, udì il tintinnio dell’orecchino ma non capì da che parte provenisse il suono né da che cosa fosse stato causato.
-‘Schiava, mi è caduto un orecchino. Raccoglilo’-
-‘Si Padrona’-
Alex sollevò la faccia dai piedi di Vale e iniziò a cercare l’orecchino.
-‘La volevi?’- sussurrò la Padrona all’orecchio dell’ospite ”Ora basta sollevare la gonna. Te la metto un po’ più a culo in aria, così potrai fotterla più comodamente’-
-‘Sei un’amica’- disse il ragazzo.
-‘Ah, figurati. Se non ci aiutassimo fra noi esseri superiori”-
Il padrone si sollevò da tavola e si slacciò la cinta dei pantaloni, abbassandosi le mutande.
-‘Allora, scema, non l’hai ancora trovato questo orecchino?’-
-‘No, Padrona, sto cercando”-
-‘Che cagna inutile! Per forza non lo trovi, ci tengo il piede sopra!’- gli occhi della schiava si abbassarono sulle nobili estremità della Dea ”Se vuoi raccoglierlo dovrai chinare di più la testa’-
-‘Si Padrona’-
Ma come la serva fece per avvicinarsi ai piedi della Padrona il ragazzo la prese da dietro e affondò con forza il membro fra le sue natiche.
-‘Aaah!’ esclamò Alex, colta di sorpresa.
Vale le mise subito un piede sulla testa e le schiacciò la faccia sul pavimento. Poi sollevò anche l’altra gamba e pose pure quella sulla testa della serva.
-‘Non ti muovere, schiava. Lascia che il tuo padrone si diverta con te. Ed intanto fammi anche da poggiapiedi, che non ho ancora finito di mangiare’-
-‘Si’Pad’Padron”-
Terminata la cena Vale e l’amico si diressero in salotto, dove guardarono un poco di televisione.
Alex sparecchiò la tavola, lavò i piatti, poi li raggiunse in salotto e si mise a quattro zampe di fronte a loro. Il padrone la guardò con un’aria infastidita. Stava bene da solo con la Sovrana.
-‘E tu che diavolo sei venuta a fare? Chi ti ha chiamata?’-
-‘Non badare a lei’- rispose Vale ”Quando la sera guardo la televisione lei mi fa da poggiapiedi, vedi?’- chiese, allungando le gambe e stendendo i polpacci ben modellati sulla nuca della disgraziata. Strofinò i piedi appena tolti dalle scarpe sul volto di Alex e quella li baciò con devozione.
-‘A volte me li faccio anche leccare, ma sai, oggi ho un ospite e non sarebbe carino da parte mia’-
-‘Non stento a crederlo’-
-‘Al fatto che non sarebbe carino?’-
-‘No, che ti fai leccare i piedi. Scommetto che adori farteli leccare’-
-‘Si, non sbagli’-
-‘E quella storia del pisciarle in bocca? Anche quella è autentica?’-
-‘Si, certo’-
-‘Ma va’, non ci credo’-
-‘A te scappa?’-
-‘Un poco’-
-‘Bene, perché anch’io ho bisogno di liberarmi. Ho bevuto molto oggi pomeriggio’- diede un calcetto alla testa della serva ”Schiava, va’ a prendere l’imbuto’-
Alex gattonò via e tornò poco dopo.
-‘A che serve quello?’- chiese il padrone ”Non mi dirai che”-
-‘Hai già capito’- rispose la Dea, andando a sedersi come aveva fatto mille volte sulla testa della schiava, già sdraiatasi sul pavimento con l’imbuto in bocca.
Vale sollevò la gonna, fece scendere gli slip e si posizionò sopra l’imbuto.
-‘Ah, è fantastico!’- approvò il padrone quando vide il fiotto dorato che s’incanalava nell’imbuto e andava a riempire il palato della disgraziata ”Questo con la mia serva non l’ho mai fatto. Penso che non resisterebbe’-
-‘Questione di carisma, mio caro. Dovresti addestrare meglio la tua vacchetta’- disse Vale ”Ti assicuro che è solo un fatto di disciplina. Ma per il momento puoi usufruire del mio gabinetto vivente’-
-‘Bene’-
Non appena la Padrona si alzò, Alex si tolse l’imbuto di bocca e ne pulì il sesso delle ultime gocce d’orina, poi rimise l’imbuto in bocca e si sdraiò come da manuale.
-‘Ma che fai, stupida?’- la schermì Vale ”Lui è un uomo! Ti devi mettere in ginocchio per farle da cesso ed alzare la testa verso il cielo. Non sai come la fanno gli uomini?’-
Il padrone rise.
Alex, rossa in viso, si inginocchiò ed attese che il ragazzo si liberasse. Si sentiva strana: lo stesso padrone che poco prima l’aveva posseduta nel culo ora stava per pisciargli in bocca. Si sentì umiliata. Offrire i propri servigi ad un maschio era fonte di disagio per lei, mentre quando si trattava di essere sottomessa dalla Padrona avvertiva solo un senso d’orgoglio e gratitudine.
Il ragazzo tentennò un poco prima di trovare la concentrazione giusta per liberarsi, infine riuscì ad orinare (ma fu poca cosa). Anche lui si fece pulire la cappella dalla lingua della schiava ma mentre Alex era impegnata nel suo umile lavoro di leccaggio il membro del padrone ritornò in tiro.
-‘Spompinami’- ordinò, sedendosi sul divano ed allargando oscenamente le gambe per far spazio alla testa della schiava ”E lavorami bene anche le palle. Le voglio leccate fino all’ultimo pelo’-
A tarda ora i padroni andarono a coricarsi. La schiava, solitamente tenuta ai piedi del letto come scendiletto, fu fatta sdraiare anch’essa sul materasso e precisamente fra i due dominatori, in modo che, mentre le sue gambe sporgevano dalle lenzuola, la sua testa si trovava giusto all’altezza dell’inguine dei due aguzzini.
L’idea fu del padrone e piacque immediatamente anche alla Dea.
-‘E’ così che dormo a casa mia. La schiava la tengo con la bocca sul mio arnese tutta la notte e ti assicuro che non c’è niente di meglio dello svegliarsi la mattina tardi scoprendo d’avere ancora l’uccello nella bocca di un’altra ragazza’-
Vale fu la prima ad impiegare la serva in quella nuova posizione. Le diede le spalle (anzi, le natiche) e le ordinò di lustrarle al meglio il buchino, cosa che la serva eseguì con immenso piacere.
Poi toccò al padrone che mai stanco di tenere il membro nella bocca di Alex si fece spompinare per la terza volta nella giornata. Infine i due dominatori, stanchi e sazi, si addormentarono.
Il ragazzo rivolse al viso della sguattera il suo uccello e tutte le volte che Alex si voltava verso di lui si ritrovava la voluminosa cappella insolentemente piantata fra le labbra o in un occhio. Quel coso pareva animato di vita propria, s’intrufolava come un serpente anche mentre il proprietario riposava beatamente. Così la ragazza cercò di trascorrere più tempo possibile col viso rivolto verso la Padrona. Ella dava alla schiava a volte il sedere, a volte il sesso e dormiva nuda. Per Alex era bello avere a contatto del proprio viso le natiche lisce e tonde della Padrona ed annusare il suo fiore perfetto. In più di un’occasione sfidò la fortuna e baciò l’uno e l’altro nel cuore della notte, col rischio di destare la Dea da suo quieto dormire e subire una dura punizione. Tuttavia non poté farne a meno, trascorrere la notte intera con la Padrona così vicina al suo viso aveva annullato ogni istinto di autoconservazione. Se Vale si fosse svegliata per causa sua e l’avesse voluta frustare a sangue per questo, pazienza. Ne sarebbe valsa comunque la pena.
In ogni caso Alex non chiuse occhio, quella notte’.
Il padrone se ne andò nella prima mattinata, il giorno successivo. Si fece fare un ultimo pompino mentre consumava la colazione.
-‘Hai una schiavetta davvero interessante’-
-‘Si, è vero. Ma non la lodare troppo. Stanotte mi ha baciata sul sedere ed io non gliel’avevo chiesto. Ho fatto finta di nulla ma quando te ne sarai andato dovrò punirla’-
-‘Ah ah’che cattiva, cosa le farai?’-
-‘Non saprei. Pensavo a qualcosa di raffinato, tipo ballarle il tango con i tacchi a spillo sulla schiena, oppure legarle la testa in fondo alla tazza del cesso e darle di sciacquone finché non le spunteranno le branchie’non riesco a decidere”-
-‘Sei incredibile. Bè, ora devo andare. La mia sguattera mi aspetta ed il mio amico qui fra le gambe ha bisogno di un astuccio tiepido dove riposarsi’-
Portò la mano volgarmente all’inguine ”Tu sai di cosa parlo, vero schiava?’-
-‘Si padrone’-
-‘Bacia’-
Alex baciò la patta.
-‘Ma che bella boccuccia. Mi verrebbe voglia di sbattertelo in gola un’ultima volta’-
Vale rise ”Prego, accomodati’-
-‘Ah ah. Hai sentito la tua Padrona cagnetta? Fai spazio e prendi un bel respiro’-
Quello fu l’ultimo per davvero. Per la gioia di Alex
Tom2075@hotmail.it
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…
Grazie davvero, sono racconti di pura fantasia. Da quando ho scoperto la scrittura come valore terapeutico, la utilizzo per mettere…