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Racconti di Dominazione

Sabrina..scoprendoti slave! (3° parte)

By 12 Settembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Sabrina ‘scoprendoti slave! (3’parte)
La tua strada
Di Master E.

E-mail: master_master_40@yahoo.it

Segui la tua strada, con timori, desiderio, eccitazione, sentendola sempre più tua..
Grazie a chi vorrà inviarmi commenti o critiche.

___________________________

La notte &egrave ancora giovane ed il tuo desiderio di abbandono, di guida &egrave pari solo alla voglia che urla nel tuo corpo, stringendo il tuo ventre in una morsa di desiderio
Bagnando le tue cosce di odorosi rivoli di perversa eccitazione.
Hai provato, stai provando un desiderio che non credevi possibile
Hai provato, stai provando la rinuncia al piacere, all’orgasmo;
chiesta con una semplice parola, eppure imposta con più forza di mille ordini urlati
E questa attesa, questa umiliazione questo imbarazzo’ &egrave tuo, profondamente tuo e sai, ora sai che &egrave ciò che da sempre sogni e desideri.
Mi siedo accanto a te, in silenzio, i rumori del pub affollato sembrano solo lontani echi che non ci appartengono; ora siamo Noi.
guardo il tuo volto che reca i segni di ciò che hai appena vissuto, i desideri di ciò che vuoi vivere;
il leggero trucco agli occhi sfumato dalle lacrime che hanno rigato il tuo volto,
il rossetto delicato divorato dalla furia dei sensi,
il rossore che imporpora le tue guance, testimone di imbarazzo e desiderio
so, senza bisogno di vederlo, che il mio odore brucia sulla tua pelle
il mio sapore incendia il tuo palato e la tua mente.
Ad occhi bassi, le mani compostamente posate in grembo, ‘ aspetti.
Lentamente la mia mano si posa sul tuo volto, sfiora la tua guancia, il mio palmo aperto ti trasmette il mio calore.
Premi il viso contro la mia mano, abbandonandoti, sentendo la dolcezza del mio tocco, cogliendo in quella carezza lieve la fierezza che provo per come stai iniziando a seguirmi, per come stai iniziando a percorrere la tua strada.
Sentendoti a tua volta fiera e felice perché ‘ sei tu, completamente tu, libera da vincoli e pudori, libera di essere ciò che sei, libera di vivere.
La mia mano abbandona il tuo volto, mi alzo, in silenzio; non servono parole, ti alzi seguendomi; usciamo,
la mia auto, il cicaleccio dell’allarme disinserito che urla nella notte,
apro galantemente la portiera invitandoti con un gesto a salire, sorridi appena mentre ti lasci accogliere da quel sedile da cui hai iniziato la tua strada, ti senti assurdamente “a casa”, in pace con te stessa.
Mi siedo accanto a te, l’auto si avvia lenta, nessun suono tra noi, neppure uno sguardo, finch&egrave ‘ la mia voce rompe il silenzio,
una sola parola:
“mostrati”
Hai un sussulto, un brivido mentre le mani tremano, mentre un lieve timore stringe il tuo petto, timore di non aver ben compreso la mia richiesta, il mio ordine; paura di sbagliare, ancora una volta, sapendo che, forse, non verresti perdonata e tutto svanirebbe.
Lentamente, a capo chino, spiandomi di sottecchi per prevenire una mia reazione, slacci un bottone della camicetta, poi un secondo, lasciando che si apra sul tuo seno. I tuoi capezzoli tendono con alterigia la stoffa, erti e sensibili, fieri dell’eccitazione che mostrano, giocherelli con le dita con un terzo bottone, poi lasci scivolare le mani sul ventre, lentamente, sfiori le pieghe della gonna, lisci con delicatezza il tessuto, il palmo aperto che preme sulle tue cosce attraverso la stoffa; chiudi gli occhi, abbandonandoti contro lo schienale, gustando appieno queste emozioni.
Con lentezza esasperante lasci che le tue mani aperte facciano scivolare la gonna sulle tue gambe, scoprendole, mostrando le autoreggenti civettuole,
più su, a liberare la pelle candida delle tue cosce;
fermandoti, cercando di controllare il respiro, poi, lasciando sfuggire un gemito, il tuo bacino scivola in avanti sul sedile, lasciando che la gonna, trattenuta dalle tue mani, ti scopra completamente, accarezzandoti con quella stoffa ruvida che lenta sale liberando il tuo sesso da un inutile paravento, mostrandolo nudo e fremente, mostrando il tuo desiderio, fiera di sconfiggere i tuoi pudori.
Senti il mio sguardo scrutarti, scivolare lento sulla tua pelle, accarezzare il tuo seno che prorompe della camicetta, quasi implorando un tocco, sentendo la sericità delle tue calze, i brividi della tua pelle, mentre schiudi le labbra lasciando che il tuo respiro testimoni la tua voglia, la tua eccitazione.
Ma non basta ancora, e lo sai; vincendo gli ultimi pudori lasci che il tuo ventre scivoli ancor più in avanti, le natiche appena appoggiate al bordo del sedile, e schiudi le gambe, le apri a me, le spalanchi offrendoti, e non puoi impedire che il tuo sesso abbia un spasimo, che il tuo bacino si sollevi in uno scatto violento, per poi ricadere, grondante umori e voglia.
Ad occhi chiusi ti vedi come io ti vedo
Abbandonata sul sedile, il capo leggermente reclinato, gli occhi chiusi, le labbra appena aperte a lasciar filtrare sospiri appena trattenuti;
la camicetta semiaperta che mostra il tuo seno gonfio ed eccitato sollevarsi al ritmo del tuo respiro sempre più frequente sempre più eccitato, lasciando occhieggiare, spudoratamente, i tuoi capezzoli turgidi;
la gonna arrotolata in vita, le cosce impudicamente spalancate a mostrare il tuo sesso pulsante, i tuoi riccioli pubici grondanti umori e desiderio, le labbra gonfie di voglia che sembrano schiudersi, quasi parlare in una muta invocazione.
Immobile godi del mio sguardo, mentre l’auto corre nella notte, e non ti importa se sconosciuti possono rubare sprazzi di te, della tua perversione, del tuo essere femmina.
La mia mano sulla tua, la afferra severa, la trattiene per un lungo attimo e poi’
La posa sulla tua gola, le tue dita, strette dalle mie, serrano il tuo collo, stringi di scatto le gambe cercando piacere fisico in un contatto, che possa unirsi al piacere cerebrale che stai provando, per poi spalancarle ancora, sollevando di scatto il bacino in un lungo gemito roco.
La mia mano guida la tua, scendendo sul tuo petto, sfiora il solco tra i seni, mentre arcui la schiena, protendendoli, mentre muovi il busto cercando di sfiorare la tua mano, le nostre mani, con i capezzoli dolenti dal desiderio.
La mia mano guida la tua alla base del seno, seguendone la curva morbida, sentendo i brividi scorrere sulla pelle.
La mia mano guida la tua, finalmente, ad accarezzare i tuoi capezzoli;
con furia ora, stringendo le tue dita che li imprigionano, rilasciandole per sfiorarli piano, stringendoli ancora mentre fletti il busto portando repentinamente le tue dita tra le labbra, a bagnarsi di saliva e di nuovo sul seno, a lordarlo della tua umida voglia, a bagnare i capezzoli, rendendoli ancor più sensibili, abbandonandoli mentre le insegui con movimenti del corpo, tornando a torturarli dolcemente, ricominciando a sfiorarli in modo sfinente.
La mia mano guida le tue, con un gesto deciso, sulle tue gambe, muovendo le tue dita sulle calze, portandole a sfiorare l’interno delle cosce, con movimenti quasi impercettibili.
Le tue gambe si muovono in scatti incontrollati, seguendo le sensazioni che vivi, cerchi di protendere il ventre in avanti, sollevandolo, implorando una carezza impudica, ma le tue dita restano, imprigionate dalle mie, a sfinire di carezze le tue cosce, superando il bordo delle calze, scaldando la tua pelle, rubandoti brividi’
E finalmente porto i tuoi polpastrelli ad accarezzare i tuoi peli umidi di desiderio, a sfiorare le tue labbra gonfie di voglia.
Ora non puoi più trattenere gemiti violenti, mugolii sussurrati, parole senza senso.
Mordi le labbra con abbandono, tendi i muscoli del corpo, quasi a cogliere ogni minimo contatto, ogni emozione.
La mia mano abbandona la tua ora ma la mia voce ti guida con una semplice parola
“toccati”
frenetiche ora le tue dita esplorano la tua voglia
impetuosi i tuoi movimenti cercano il piacere
il tuo respiro violento tra gemiti e sospiri
le dita ansiose schiudono di colpo le grandi labbra
indice ed anulare a divaricarle, premendole,
il medio che scivola sugli umori copiosi, lento ora, poi rapido, salendo lungo la fessura, a trovare il clitoride, a sfiorarlo con piccoli tocchi lievi, a bagnarlo del tuo desiderio, a premerlo violentemente, e di nuovo, lentamente, a lasciargli scorrere attorno il polpastrello, mentre l’altra mano si impossessa del tuo seno, lo stringe con forza, bagna le dita nella bocca spalancata al piacere e torna a stringere il capezzolo umido di saliva.
Il bacino sussulta alla tua carezza oscena e perversa
Il mio sguardo brucia sulla tua pelle, eccitante e violento
Le tue dita si fanno frenetiche ora, le muovi quasi con rabbia, unite a premere il clitoride, a sentirlo scivolare sui polpastrelli, alla ricerca di quel piacere troppo a lungo negato, mentre la tua mente &egrave accecata da immagini eccitanti.
Le tue dita che conoscono il tuo corpo, che sfiorano e, di colpo severe, stringono, dolore e piacere.
Pieghi le dita e sollevando di scatto il bacino .. entri in te, spingendo le dita a fondo, le nocche piegate che premono sulle labbra gonfie di voglia perversa.
Senti i tuoi umori colare sulle mani, bagnarti le cosce, il tuo odore che riempie l’aria intorno a te.
Ora entrambe le mani tra le tue gambe spalancate, dita che ti frugano, dita che premono e solleticano il clitoride, dita che ancora stringono mescolando piacere e dolore, mentre senti l’orgasmo avvicinarsi, avvolgere la tua mente in nebbia calda, soffocare il tuo respiro trattenendo gemiti.
Sussulti sul sedile, mimando l’amplesso violento che stai vivendo nella mente, e non importa se altri ti vedono, non importa se ti mostri a me come una cagna infoiata, non importa se sono solo le tue dita a darti l’agognato piacere.
Spingi con rabbia le dita in te, scopandoti davanti a me, premendole contro l’utero, restando immobile per lunghi istanti, uscendo piano lucida di umori mentre i tuoi muscoli ti imprigionano, e di nuovo, con rabbia, in te.
Accovacciata sul sedile, senza smettere di accarezzare il tuo corpo, di
.. masturbarti ..
questa parola brucia in te, mentre rossore d’imbarazzo vela il tuo volto, subito coperta da violenta porpora di desiderio.
Ora, ora la nebbia del piacere si fa densa, palpabile, ora i sussulti del tuo ventre si fanno continui, ora gli spasimi del tuo sesso si susseguono come onde di marea cattiva,
ora, ora stai per urlare al mondo il tuo piacere
il tuo sentirti femmina e puttana
ora stai per inondare la tua mano di umori densi e odorosi, e ‘.
“FERMATI”
quella parola, così temuta, fora come maglio la nebbia che ti avvolge, fingi di non sentire, forse hai capito male, non può essere, non puoi fermarti ora, non ora, i tuoi movimenti sincopati si fanno frenetici, quasi a rubare l’orgasmo prima di ..
“FERMATI SABRINA, ORA”
“no, no .. non posso, no” urli il tuo no, ma nell’istante in cui senti la tua voce gridarlo ‘.. il tuo corpo trema, la tua mano si allontana di scatto da te, lacrime improvvise rigano il tuo volto
frustrazione e rabbia certo, ma anche e soprattutto timore, timore di avermi deluso, di avermi perso forse ”
il silenzio tra noi
rotto solo dal tuo respiro ancora ansante, rannicchiata su quel sedile, aspettando che il tuo corpo riesca a scacciare la rabbia del piacere negato, a disperdere la voglia che ancora urla imperiosa, aspettando che la mente riacquisti lucidità ‘
negando l’assurda razionalità che ti grida di ignorare le mie parole, di lasciarti portare dove il tuo corpo vuole andare
ma ora non &egrave più la razionalità che conta, ora &egrave l’istinto, ora &egrave ciò che sei, ora &egrave la vera te stessa che ti fa restare immobile, in silenzio, impaurita dal poter perdere ciò che appena stai imparando a conoscere ed amare.
aspettando una mia parola, un mio gesto ‘
lentamente realizzi che l’auto &egrave ferma, timidamente ti guardi attorno, un parcheggio, poche auto, l’insegna di un motel
non riesci a frenare i tremori del tuo corpo, frustrazione e timore, desiderio e rabbia
e quel silenzio ormai insopportabile
preferiresti mille volte urla feroci gridate sul tuo viso
preferiresti strappi violenti ai tuoi capelli
insulti, schiaffi, sculacciate, una punizione severa
ma quel silenzio, quel distacco, ti stringe il petto come una morsa
ma in fondo quale punizione può essere più dura di questa mia assenza?
Finalmente la mia voce, il suo tono basso, lontano ti fa vibrare come foglia al vento
“peccato sabrina, peccato, non sei ciò che pensavo e forse tu speravi, peccato”
rubi dal fondo della tua anima un filo di voce “‘nno, nno la prego no, sto imparando, voglio imparare, amo tutto ciò, sono tutto ciò, non posso perderlo”.
Vedo le lacrime imperlare il tuo volto, vedo la tua apnea piena di attesa
Lunghi istanti scorrono lenti
Poi, in silenzio, scendo
Apro la tua portiera
D’istinto, in un sussulto di pudore abbassi la gonna a coprirti, stringi la camicetta sul seno, poi, allontani le mani di scatto, temendo un altro errore,
“scendi”
ti affretti al mio fianco, la gonna scompostamente ti copre, spiegazzata, la camicetta semiaperta lascia intravedere il tuo seno assurdamente ancora eccitato
ti sfioro per un attimo, allacciandoti un solo bottone, mentre rabbrividisci nel freddo della notte, o forse al tocco delle mie dita
poi, in silenzio, mi avvio verso l’ingresso del motel, solo un attimo di esitazione, poi mi segui
sfidi a capo chino lo sguardo del portiere mentre attendo la chiave, i suoi pensieri lubrichi, i commenti che la sua mente formula su te, ciò che legge sul tuo volto sconvolto e segnato.
mi segui, ad occhi bassi verso l’ascensore, rannicchiata in un angolo
mi segui lungo il corridoio in penombra
lo scrocchio della chiave ti fa sussultare
apro la porta
“entra”
mi precedi lentamente, una camera elegante, accogliente, un salottino arredato con gusto.
Ti fermi, immobile, mentre passo accanto a te, sfiorandoti appena, sedendomi comodamente nella poltrona davanti a te.
Torturi nervosamente le mani, cerchi affannosamente aria che non trovi, il petto chiuso in una morsa di tensione.
“sabrina, scegli, puoi voltarti, uscire da quella porta, ti riaccompagnerò a casa e ‘ tutto resterà un sogno appena iniziato, oppure ‘.. ”
non mi lasci terminare la frase, senti le gambe cedere, i tremori scuotere il tuo corpo, la tua voce sussurrare: “la prego, la prego, voglio vivere tutto ciò, io sono tutto ciò”.
Mi alzo lentamente, davanti a te, sfiorando piano le tue guance
Le mie dita leggere sfiorano le tue labbra, il collo, che si piega dolcemente offrendosi al mio tocco, i miei polpastrelli scivolano sui brividi della tua pelle aprendo con gesti misurati la tua camicetta, rivelando il tuo seno eccitato, che si solleva ansioso al ritmo del tuo respiro; torno ad accarezzarti la gola, in punta di dita, mentre cerchi di rubare quanto più possibile del mio calore, mentre schiudi le labbra assaporando il sapore delle mie mani, ma nessun suono potrebbe uscire, mentre stringi con forza i pugni per non urlare la tua richiesta, la tua implorazione.
La camicetta scivola sulla tua pelle, accarezzandola, rivelando il tuo corpo, le mie dita sfiorano la tua pelle, conoscendo i fianchi, le spalle, accarezzando delicatamente la schiena, e .. fiumi di desiderio colano tra le tue cosce, ti senti puttana, ti senti femmina come mai avresti sperato di poter essere, eppure bimba tremante davanti a me.
Io dietro te ora, le mie dita sul tuo collo, scostando i tuoi capelli, dita improvvisamente severe che ti fanno chinare in avanti, con severa decisione, verso quella poltrona da cui mi sono alzato; con durezza ora.
Il viso oltre lo schienale, le mani appoggiate ai braccioli, china in avanti, le gambe tese, appena divaricate, i muscoli che urlano nello sforzo di quella posizione innaturale.
Cerchi di frenare i tuoi tremori, mentre le tue mani stringono la stoffa della poltrona, cercando equilibrio, aspettando un gesto.
La mia mano, di nuovo dolce e leggera, che impudicamente solleva la tua gonna, le tue natiche offerte spudoratamente a me, la curva della tua schiena che, arcuata e tesa, invita carezze severe, il tuo ciuffo di peluria umida che spunta tra le cosce, rivelando ciò che provi in spasimi che non puoi celare.
Lascio scorrere le dita sulla tua schiena, solcando la curva leggera dei muscoli tesi, sfiorando il collo, e di nuovo lungo la schiena, richiamando brividi di desiderio, mentre inconsciamente spingi il bacino verso me, spudoratamente invitandomi, ondeggiandolo mentre divarichi ancor più le gambe, mostrandoti, offrendoti.
Un sibilo sconosciuto, una gelida morsa allo stomaco, paura, ora si, e se ti fossi lasciata prendere in un gioco troppo grande per te? E se non fosse ciò che sogni?
Lunghi attimi d’attesa, poi’. qualcosa accarezza la tua schiena, scivola lungo la spina dorsale, risale verso il collo, leggera, eppure nessuna dolcezza ti trasmette, ma severità, durezza.
La mia mano tra i tuoi capelli, costringendoti a voltare il capo, a guardare quell’oggetto, a riconoscere, con un sussulto, la mia cintura; sentirla posarsi sulle tue labbra, forzarle, bagnarsi nella tua saliva, mentre il tuo volto impallidisce
Torna ad accarezzare la schiena, lasciando scie umide, sfiora le natiche, scivolando nel solco, solleticando i tuoi peli umidi e, inaspettatamente, risvegliando ancor più il tuo desiderio.
Batte delicatamente sulle natiche candide, piccoli colpetti leggeri, che fanno tendere il tuo corpo, bloccano il tuo respiro.
La mia voce “sei certa della tua strada sabrina?”
Rispondi con voce tremante, non d’incertezza o di dubbi, ma d’eccitazione e d’attesa
“si, si, assolutamente si”
violento severo il primo colpo di cinghia si abbatte sulle tue natiche, lo senti bruciare improvviso, senti le lacrime spuntare nei tuoi occhi, i pugni che si serrano, i denti che mordono le labbra, ed un pensiero improvviso nella tua mente
“non ce la farò, non riuscirò a sopportare altri colpi”
ma prima che il pensiero si concluda un secondo colpo segna la tua carne, la riga di rosse strie
ed un terzo, un quarto
ora sei abbandonata contro quella poltrona, le braccia cedono sotto il peso del corpo spossato, il capo si appoggia a quello schienale, perso nel vuoto
e .. il nulla
silenzio ed immobilità, attesa
ed assurdamente comprendi di aspettare un altro colpo, realizzi quanta eccitazione e desiderio abbiano risvegliato in te, lo temi certo, sai che sarà doloroso, ma ‘ lo vuoi, lo vuoi come null’altro al mondo e ..
eccolo
il sibilo che lo precede, i muscoli che si contraggono d’istinto, il violento bruciore che sfuma in spasimi nel ventre, in desiderio, voglia, eccitazione.
Passi, passi lievi dietro te
Io davanti a te ora, davanti al tuo volto rigato di lacrime, il mio sesso teso ed eccitato tra le mie mani, davanti al tuo volto, batte con durezza sulle tue guance, le sfiora perversamente, accarezza le tue labbra, forzandole mentre stringo i tuoi capelli
Io in te ora, ancora il mio sapore tra le labbra, nella gola, a spingere contro il tuo palato, a violare la tua bocca, soffocandoti, a muovermi con colpi rapidi in te, scopandoti in bocca
Voglia, voglia inaudita che esplode nel tuo corpo, nella tua mente, stringi i pugni per impedire alle tue mani di accarezzarti, vedo il tuo bacino ondeggiare nel nulla, inseguendo un sesso che brami ma che per ora non puoi avere
Stringo il tuo capo con forza tra le mani, mi approprio della tua bocca, come padrone assoluto, la uso, e quell’usarla, quel sentirti usata, quell’appartenere &egrave ciò che vuoi.
Esco da te, di colpo
Senso di vuoto, mancanza improvvisa e bruciante di me
Ma eccomi, dietro te
Ecco il mio sesso sfiorare le tue natiche martoriate, eccolo accarezzare con il glande i tuoi peli pregni di te, eccolo farsi strada tra le grandi labbra sussultanti e frementi, battere sul clitoride impazzito, e, lentamente, scivolare in te, accompagnato da un lungo gemito
Accarezzato dalla stretta dei tuoi muscoli, invitato dai movimenti del tuo bacino
In te, fino in fondo, restando immobile, lasciandoti gustare l’essere piena di me
Uscendo piano, solo un poco, tornando in te con un colpo deciso, muovendomi, dettando il mio ritmo
Sempre più rapido
Sempre più frenetico
Mentre le mie dita stringono le tue natiche in una morsa cattiva
Mentre guidano il tuo bacino sussultante, mentre scavo in te, avvolto nella tua umida voglia
Ancora ed ancora
Un sussurro, mescolato a gemiti
“la prego.. posso? Posso? Ora posso?”
il mio “SI” ti esplode nella mente, spingi con forza contro il mio ventre, mordi con rabbia lo schienale della poltrona
la mia mano schiaffeggia le tue natiche già segnate
dolore e piacere
si piacere
piacere che finalmente non più negato esplode in un lungo urlo
in spasimi del tuo sesso che stringono il mio
in inattese apnee del tuo respiro, che preludono ad altri spasmi, a nuovi orgasmi ad ogni mio movimento in te
continuo a prenderti, mia fino alla fine, fino all’ultima goccia del tuo orgasmo
fino allo sfinimento da piacere
fino ad accasciarti su quella poltrona, respirando con affano, ” paga
ed allora, solo allora esco da te
davanti a te
il mio sesso ancora forza le tue labbra, con rabbia
ancora scopo la tua bocca
ormai al limite del mio piacere
che esplode sul tuo viso
tra le tue labbra
sui tuoi capelli
e la mia mano lo spande sulla tua pelle
ricoprendola di odori eccitanti
sollevandoti in piedi
stringendoti dolcemente a me
sussurrando
“questa &egrave la tua strada sabrina”
e tu, ad occhi chiusi, stretta a me, rispondi in un sussurro “si Padrone”.

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