Era molto soddisfatto della sua nuova segretaria.
Era una ragazza deliziosa: piccolina di statura, educata, dall’aspetto fine, e poi, nonostante fosse giovane ed inesperta, si era dimostrata subito efficiente.
Non che fosse un lavoro difficile, si trattava di rispondere al telefono, stare un po’ appresso ai clienti in sala d’aspetto e, infine, fare qualche fotocopia.
Anche nella tenuta delle varie pratiche in archivio, se l’era subito cavata bene, senza fare pasticci.
Un vero angelo, di nome e di fatto, visto che, oltre ad un visino angelico, incorniciato da una folta chioma di capelli biondi ondulati, si chiamava anche Angela.
La segretaria precedente si era licenziata due giorni prima e lui si era messo subito alla ricerca di una sostituta, perché un avvocato importante come lui non poteva farne a meno.
Quando si era seduta di fronte a lui per il colloquio, era rimasto subito colpito dal suo aspetto e dalla sua voce. Aveva deciso su due piedi che, nonostante fosse la più giovane delle candidate e non avesse alcuna esperienza, a parte sei mesi come commessa in un negozio, Angela sarebbe stata la sua nuova segretaria.
Tra l’altro era convinto che una ragazza così giovane ed inesperta, sarebbe stata una preda facile.
Perché lui, naturalmente, le segretarie, prima o poi se le scopava tutte, o quasi.
L’unico fallimento era stata proprio quella che era appena andata via, Vania.
Una volta le aveva pure detto che sua madre non doveva aver letto Checov, per dare ad una bambina un nome maschile, ma lei si era stretta nelle spalle ed aveva girato i tacchi, probabilmente senza aver compreso il senso della sua frase.
Vania era tutto l’opposto di Angela: una morona alta e formosa, vistosa e dai modi ruvidi e spicci.
Era sicuro che anche lei subiva il fascino dell’avvocato cinquantenne, ricco, ben vestito e dal fisico asciutto e curato. Ne aveva avuto diversi segnali, e poi lui, per il lavoro che faceva, sapeva bene leggere dentro le persone. Gli bastava un’occhiata per capire tante cose.
Riusciva quasi sempre a prevedere le azioni dei suoi clienti e spesso anche quelle dei suoi colleghi avversari.
Forse con Vania sarebbe stato necessario uno sguardo più approfondito, perché, quando aveva tentato l’approccio, qualcosa era andata storta.
Dato il carattere della ragazza, aveva usato il metodo spiccio: mentre stava facendo delle fotocopie in corridoio, le aveva piazzato le mani sul sedere.
Vania aveva un gran culo, nel senso che non era affatto male, ma aveva anche un culo grande, nel senso che era robusto, rotondo e prominente, ed era perfettamente cosciente di ciò, visto che non mancava occasione per piazzarglielo quasi in faccia.
La reazione della ragazza era stata fulminea ed inaspettata: dopo avergli stampato sulla faccia l’impronta di tutte e cinque le dita della sua manina (che tanto ina non era), lo aveva riempito di parolacce, infine aveva girato i tacchi e se ne era andata strillando che, per i quattro soldi che le dava, non era disposta e prenderlo in culo da lui.
L’ultima cosa che ricordava di lei era il suo gran culo culo grande che si allontanava ondeggiando nel corridoio ed il rumore della porta dell’appartamento, malamente sbatacchiata.
Con Angela, naturalmente si sarebbe comportato in maniera totalmente diversa.
Aveva solo ventitré anni ed era vissuta fino a poco tempo prima in un paesino del sud.
Aveva un’aria ingenua e sprovveduta, una specie di Biancaneve.
Gli aveva detto che aveva perduto il padre da piccola. Meglio, la mancanza di una figura maschile molto più grande di lei, gli avrebbe reso le cose più facili, perché avrebbe subito di più la sua influenza.
Ora era lì, seduta alla sua scrivania all’ingresso dello studio, con la sua camicetta bianca, completamente abbottonata ed una gonna a pieghe, abbastanza lunga da non mostrare più delle ginocchia.
Ci sarebbe dovuto andar piano con lei, perché non era certo il tipo che ci stava.
Sarebbe stato necessario un approccio delicato e romantico, ma sarebbe sicuramente riuscito a scoparsela, come tutte le altre.
Passarono i giorni e lui iniziò a tessere lentamente la sua tela.
Non poteva permettere di farsi scappare due mosche di seguito.
Spesso, finito di ricevere i clienti, le chiedeva di rimanere e lavoravano insieme.
Era desiderosa di apprendere e sempre disponibile a trattenersi fino a tardi.
Lui ogni tanto, senza farsi notare troppo, la guardava: gli piaceva veramente, con quel fisico minuto ma tutto sommato dotato delle curve giuste. Una scelta molto migliore di quella di Vania.
Una sera che l’aveva fatta lavorare più del solito le chiese se non era indiscreto a proporle di andare a cena insieme.
Subito dopo l’avrebbe riaccompagnata a casa.
Lei, con sua grande gioia, accettò subito.
A cena la fece bere un pochino e, durante il ritorno, lei, mezza assopita, gli si appoggiò contro la spalla.
Era fatta.
Fermò la macchina in un posto isolato e la baciò.
La ragazza rispose con slancio, buttandogli le braccia al collo e ricambiando con un altro bacio appassionatissimo.
Quando lui le infilò le mani sotto la gonna a pieghe lei fece solo un sospiro.
Aveva delle mutandine bianche, molto accollate e senza ricami, come quelle delle bambine, ma non era affatto una bimba, visto che erano già completamente bagnate.
Disse soltanto ‘ti prego ‘ fai piano, perché …’ quando lui glie lo mise dentro.
‘perché cosa?’
Capì soltanto quando lei gridò e lui vide il sangue.
Era vergine.
Non avrebbe mai immaginato che una ragazza così carina e di ventitré anni, non l’avesse mai fatto prima d’ora.
‘scusa, mi dispiace. Ti ho fatto male?’
‘un poco, ma ora ti prego, continua, non ti fermare.’
L’aveva abbracciato forte e lui aveva ripreso a spingerlo dentro, eccitatissimo.
Dopo quella prima volta lo fecero molte altre. Nello studio, in macchina ed anche a casa di lui.
Sua moglie spesso era fuori per lavoro e ne approfittava volentieri.
Lei era perfettamente consapevole delle scappatelle del marito, ma era disposta a perdonarle, purché lui non desse scandalo e non si legasse troppo.
Queste ragazze, molto più giovani, che passavano come meteore nel suo studio di avvocato, al massimo pochi mesi, non rappresentavano certo un pericolo per il loro matrimonio.
Il rapporto che si era instaurato con Angela era molto particolare.
Quella ragazza non era un po’ porca come gran parte di quelle che l’avevano preceduta, capaci di fare qualsiasi cosa in cambio di un regalino costoso.
Lei, una volta perduta la verginità, aveva accettato con slancio di avere con lui rapporti sessuali, ma su certe cose era assolutamente intransigente.
Si era sempre decisamente rifiutata di prenderlo in bocca ed una volta che lui, carezzandole il culetto, le aveva proposto una variante, si era immediatamente irrigidita.
Gli aveva detto, gentilmente, ma chiaramente, che lei, certe cose che fanno le prostitute, non era disposte a farle, e poi, per quanto riguardava dietro, aveva troppa paura di farsi male.
In fin dei conti gli aveva donato la cosa più preziosa che aveva, e si doveva accontentare.
Era rimasto profondamente stupito di tanta decisione da parte di quella ragazza, che, per il resto, subiva pesantemente la sua personalità di uomo maturo e di successo, al punto da essere totalmente sottomessa al suo volere.
L’unica cosa che era riuscito a far passare era un certo giochino erotico.
In casa, nel ripostiglio della sala hobby, nello scantinato della sua villa, teneva una grossa tavola di legno, con dei ceppi e delle catene, in stile castello delle torture.
Lei acconsentiva spesso a farcisi legare, completamente nuda, fingendosi una contadinella rapita dal signorotto crudele.
Naturalmente lui non le faceva niente di male, si limitava a scoparsela più volte, ma la cosa lo eccitava tantissimo ed aveva l’impressione che piacesse anche a lei.
Anche quella domenica mattina erano andati nello scantinato ed aveva piazzato la tavola in mezzo alla stanza.
Sua moglie era fuori per qualche giorno ed avevano tutta la giornata a disposizione.
‘caro, facciamo un gioco diverso oggi.
Perché non fai il prode cavaliere imprigionato dalla castellana crudele?
Per una volta ti potresti mettere tu sulla tavola ed io ti potrei venire sopra.’
Era rimasto molto sorpreso da questa iniziativa della sua angelica segretaria, ma, tutto sommato la cosa lo intrigava, così si sdraiò sulla tavola e si fece docilmente incatenare.
Notò appena un lampo strano nel suo sguardo, ma lì per lì non ci fece troppo caso.
Lui ora era completamente nudo, braccia e gambe divaricate, con polsi e caviglie incatenati al tavolato di legno.
Lei finì di spogliarsi e glie lo prese in mano.
Era già parzialmente eretto e bastò che glie lo toccasse per farlo drizzare completamente.
Con sua grande sorpresa si avvicinò con la bocca e cominciò a leccargli la punta del pene.
‘ehi! Che succede oggi, l’angioletto si è svegliato diavoletto?’
‘vedrai, vedrai.’
Disse lei sorridendo con aria enigmatica.
Quando lo senti duro abbastanza gli si mise a cavalcioni e praticamente si impalò sul suo pene, poi, cominciò a muoversi come una forsennata, mugolando come non aveva mai fatto prima.
Pensò, solo per un attimo, che questa volta era lei che si stava scopando lui, ma poi, sopraffatto dall’orgasmo che si stava avvicinando, si lasciò andare completamente.
Erano venuti entrambi in una maniera travolgente.
Lei guardò il suo pene ancora completamente esteso, ma ormai floscio e, incurante di tutto lo sperma che lo impiastrava, cominciò a masturbarlo vigorosamente con entrambe le mani.
‘ehi, piano. Vai di fretta oggi?’
‘voglio rifarlo subito.’
Aveva ripreso a leccarglielo, passandogli la lingua intorno alla punta un po’ arrossata.
Glie lo aveva fatto tornare dritto in un baleno.
Si girò e si allargò le chiappe.
‘che vuoi fare? Hai sempre detto che avevi paura di farti male a farlo di dietro? Che succede hai cambiato idea?
Aspetta non è meglio che prima mi liberi? Se non l’hai mai fatto, forse ti serve il mio aiuto.’
Cominciava ad essere preoccupato, perché la ragazza si era fatta troppo intraprendente e poi, il gioco di fare lui il dominato, lo aveva stancato.
‘scusa ma ti ho detto una piccola bugia. Lo prendo in culo regolarmente dall’età di tredici anni. Nel paesino dove vivevo, lo facevano tutte. La fica no, perché la verginità era importante, ma di dietro ‘
Non ti preoccupare, nessuno si farà male. Il mio culetto è ampiamente collaudato.’
Era rimasto sorpreso dalle sue parole, perché l’Angela che conosceva non usava mai quei termini.
Lei non disse altro, con una mano guidò il suo pene in mezzo alle sue belle chiappette e si abbassò.
Entrò dentro con una discreta facilità, poi lei ricominciò a muoversi con la stessa energia di prima.
Riuscì a farlo venire quasi subito. Aveva desiderato troppe volte ficcarglielo dentro quel bel culetto. Accidenti era veramente brava.
Troppo.
Riprese subito a masturbarlo, poi se lo infilò di nuovo nella fica e ricominciò imperterrita.
‘aspetta. Fermati un attimo. Che vuoi fare oggi, mi vuoi stroncare?’
Ora cominciava ad essere preoccupato. Era forse finito nelle mani di una ninfomane scatenata, che gli avrebbe succhiato tutta l’energia vitale?
Questa volta ci mise di più a venire. Accidenti, anche se era in buona forma fisica, aveva pure cinquant’anni, non era mica una ragazzino.
Si spostò, sempre inginocchiata sulla tavola e gli avvicinò la fica alla bocca.
Dai, ti faccio un po’ riposare, leccamela per bene.
L’odore del suo sesso, misto a quello acre del suo sperma lo stordiva, ma pensò che era meglio accontentarla, altrimenti era capace di ricominciare subito.
Squillò il cellulare della ragazza.
‘ah, bene, siete arrivate, vi vengo subito ad aprire.’
Uscì dalla stanza lasciandolo solo e legato.
Tornò dopo un minuto, seguito da tre ragazze.
Le riconobbe subito: erano tre studentesse universitarie che dividevano la casa con lei.
Le aveva intraviste un paio di volte, che era salito un minuto a casa di Angela.
‘buongiorno avvocato’ dissero praticamente in coro.
Due di loro erano magre e bruttine, mentre la terza era alta, grossa e cicciona.
Fu proprio questa che, dopo essersi spogliata completamente, si avvicinò a lui.
‘che bel pisellino’, disse prendendoglielo tra le mani, ‘peccato che sia addormentato,
adesso arriva la fatina che gli da un bel bacino e lo sveglia.’
‘nooo!’
Aveva gridato, ora aveva capito il piano diabolico di Angela. Per la prima volta fu preso dal terrore.
La cicciona aveva preso a maneggiarglielo con grande perizia.
Non doveva assolutamente eccitarsi, doveva resistere.
Ora si era chinata e lo stava stuzzicando con la lingua.
Sentiva che lentamente stava tornando in erezione.
Era fregato. Sarebbe stato scopato da questa energumena piena di ciccia e poi da quelle due cozze che avevano un’aria assatanata, e poi ‘
Sua moglie avrebbe trovato il suo cadavere con il cazzo dritto e le palle completamente svuotate e essiccate.
La cicciona si sistemò meglio e si abbassò.
Vide il suo pene sparire, inghiottito tra le pieghe della sua ciccia.
Ora era dentro di lei.
Cominciò a muoversi con grande energia. Lo stava schiacciando e vedeva le sue tettone ondeggiare e sbatacchiarle sulla pancia.
Venne due volte prima che lui, stanchissimo, riuscisse a svuotarsi nel suo ventre.
Si spostò per far posto all’amica.
Era brutta, secca e con le gambe storte e pelose. Non l’avrebbe mai scelta come segretaria.
Era già bagnatissima e cominciò a strofinarsi il suo cazzo semi moscio intorno alla fica spalancata, che gli sembrava una grande bocca pronta a divorarglielo, finché non lo fece tornare in erezione.
Lo masturbò a lungo finché gli zampilli di sperma non le arrivarono addosso. Lei si era abbassata un po’ per farlo arrivare sulle tette ed ora se lo stava spalmando sui suoi brutti seni, piccoli e cadenti, cose se fosse una crema di bellezza.
Riprese subito a masturbarlo.
Il suo pene era rosso ed irritato, non avrebbe potuto resistere ancora per molto.
Questa volta se lo mise dentro.
Lui non ce la faceva più.
Lo sentiva duro, gli faceva male, non riusciva ad arrivare all’orgasmo, ma a quella ragazza secca e brutta non importava, lei continuava a cavalcarlo come una forsennata, gridando e mugolando, e, raggiunto un orgasmo, seguitava per arrivare al prossimo.
Alla fine dolorosamente, riuscì anche lui in qualche maniera a venire.
La ragazza allora si tolse e subentrò la terza del gruppo.
Era sicuramente la meno attraente delle tre, bruttissima di faccia e ossuta, ma non per questo sembrava meno assatanata.
‘un momento, per favore, devo andare in bagno, liberatemi un attimo.’
Fu Angela a parlare.
‘spiacente avvocato, dovrà fare pipi qui dentro, davanti a noi. Spero non si vergogni?’
Teneva in mano un grosso barattolo vuoto di latta, che passò alla terza ragazza.
‘psss, psss, su pisellino bello, fai la pipi’
Glie lo teneva in mano, delicatamente, sopra il barattolo.
Quando ebbe finito, lo sgrullò con molta attenzione e se lo ficcò subito in bocca.
Lui cercò di pensare alle cose più schifose possibili, ma sentiva che lentamente gli stava crescendo dentro la bocca di quella ragazza che un po’ lo succhiava, un po’ lo stuzzicava con la lingua.
Gli fece un pompino terrificante, aveva l’impressione che volesse svuotarlo completamente, come se fosse un sorbetto di limone, poi, quando stava per venire, lo avvicinò alla sua fica zuppa di umori, e se lo ficcò dentro.
Aveva chiuso gli occhi, sentiva su di lui il corpo ossuto della ragazza, che lo cavalcava furiosamente, gridando di piacere.
Lo fecero riposare un po’, nel senso che lo costrinsero a stuzzicare le loro fiche sempre più eccitate, leccandole a turno.
Pensò che finché gli faceva questo servizietto lasciavano in pace il suo cazzo e quindi accettò abbastanza volentieri la faccenda.
Erano tutte e tre addosso a lui, la cicciona e quelle due brutte e secche.
Ad un certo punto, proprio mentre aveva addosso quella montagna di ciccia, che con i suoi coscioni gli stava schiacciando la faccia, se lo senti riprendere di nuovo.
Era Angela, che dopo aver fatto sfogare le sue amiche, aveva deciso di ricominciare.
Quando decisero di fare una pausa, lui era semi svenuto, e temeva che non sarebbe uscito vivo da questa strana avventura.
Squillò ancora il cellulare di Angela.
‘si ti apro subito’.
Oddio no! Arrivavano altri rinforzi.
Quando vide il viso pesantemente truccato ed incorniciato dalla folta chioma corvina di Vania, gli prese un colpo.
‘sai, è stata proprio Vania a consigliarmi di propormi come segretaria.
Naturalmente mi aveva messo in guardia su certi tuoi vizietti.’
‘allora avvocato. Ti piace ancora il mio culo?
Oggi potrai ficcarmelo tutte le volte che vuoi.
Ma ‘ che gli è successo al tuo affarino?
Bisognerà fare qualcosa per farlo resuscitare.’
Vania glie lo prese tra le mani come se si fosse trattato di un passerotto caduto dal nido e cominciò a massaggiarlo.
‘se vuoi mettermelo in mezzo alle chiappe, dovrà essere un bel po’ più in forma di così.’
Vide con orrore che il suo coso, tra le dita di Vania, dalle unghie pesantemente dipinte di nero, iniziava nuovamente a crescere.
Gli faceva male ed era sicuro che non sarebbe mai riuscito a metterglielo nel culo, in quelle condizioni.
Ma no. Lui non doveva e non poteva fare nulla. Erano loro che decidevano tutto.
Vania trafficò parecchio con il suo pene duro e secco.
Se lo strofinò prima sulla fica bagnata per lubrificarlo un po’, poi si spostò e lo fece entrare nell’ano.
Cominciò ad alzarsi ed abbassarsi ritmicamente mentre lui, quasi piangendo, la supplicava di smetterla.
Perse conoscenza proprio mentre aveva la sensazione che le ultime gocce di sperma uscissero dal suo pene indolenzito ed irritato.
Quando si risvegliò era notte fonda.
Per fortuna l’avevano slegato, così poté abbandonare quella scomoda posizione ed alzarsi.
Gli girava la testa ed aveva voglia di vomitare.
Stette una mezz’ora buona sotto la doccia nel tentativo di levarsi di dosso l’odore penetrante di tutte quelle femmine che lo avevano violentato.
Sì, era stato violentato da un branco di donne assatanate.
Il giorno dopo arrivò a studio tardissimo.
Avrebbe sicuramente trovato la porta chiusa e qualche cliente inferocito per il ritardo.
Si sarebbe dovuto cercare una nuova segretaria, ma questa volta avrebbe scelto una signora sopra la sessantina.
Per un po’ meglio evitare guai.
Stranamente trovò il portoncino, prima della porta a vetri, regolarmente aperto.
La sala d’aspetto era piena e la sua angelica segretaria era al suo posto, con la camicetta chiusa fino all’ultimo bottone e la gonna a pieghe che al massimo scopriva le ginocchia.
Per un attimo pensò che forse aveva sognato tutto.
Le fece cenno di avvicinarsi.
‘sta bene avvocato? Non ha una buona cera oggi.’
Poi a bassa voce: ‘quando è andato via l’ultimo cliente, chiudiamo la porta e lo rifacciamo.
A proposito. Questa è per te.’
Poi, di nuovo ad alta voce.
‘Avvocato, domani sera è confermata quella importante cena di lavoro, glie l’ho già scritta sulla sua agenda.’
Gli mise in mano una grande busta gialla.
Lui andò nel suo studio ed apri la busta.
C’erano soltanto una grande foto a colori.
Il soggetto era decisamente originale: cinque ragazze, completamente nude a parte una mascherina di cuoio nero, che ne celava i volti, e davanti, il corpo di un uomo, anch’esso nudo, ma incatenato ad un tavolaccio di legno.
Le donne avevano stampato sul viso un sorriso che testimoniava tutta la loro soddisfazione, mentre l’uomo, che sembrava semi cosciente, appariva stanco e sofferente.
C’era anche un bigliettino:
ho pensato che questa foto si potrebbe appendere nella sala d’aspetto, tra le stampe antiche con le illustrazioni della Divina Commedia ‘
‘ non dimentichi l’invito a cena di domani.
la sua angelica segretaria
Aprì, l’agenda. Non ricordava nessuna cena di lavoro per il giorno dopo.
ore 20 a casa di Angela.
P.S
portare una bottiglia di vino bianco (cena a base di pesce)
Poi ancora una nota:
non ti preoccupare per il dolce, perché la mia amica un po’ cicciottella preparerà il tiramisu.
In cucina è bravissima, i suoi dolci fanno resuscitare i morti.
Angela
Mah, scritto malissimo
Buongiorno. Ottimo inizio del tuo racconto. Aspetto di leggere il tuo prossimo racconto in qui tu e il tuo amico…
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante