Dedicato alle donne che non hanno paura di vivere le proprie emozioni, condividerle, sentirle sulla pelle.
Grazie a chi vorrà inviarmi commenti o giudizi
Una calda serata estiva, un elegante bar sulle rive del lago, la brezza serale stempera la calura.
I tavolini all’aperto sono affollati, gruppi di persone che chiacchierano,discutono, coppie che flirtano, poche persone sole.
In un tavolino leggermente appartato sorseggio un a coppa di vino bianco, ghiacciato, accanto a me D., la mia dolce slave, compagna, amica.
Alzo gli occhi e noto una donna, sola, seduta nel tavolino accanto a noi.
Una donna elegante, vestita con un leggero abito estivo, senza maniche, il viso leggermente triste, la pelle candida, con le labbra disegnate da un rossetto forse un po’ troppo acceso.
La guardo, incrocio il suo sguardo che subito mi sfugge, poso gli occhi su D., lei legge immediatamente il mutamento che è avvenuto in me, si irrigidisce sulla poltroncina, assume, involontariamente l’atteggiamento che sa pretendo da lei: il busto eretto, i seni protesi in avanti, appena coperti dalla leggera camicetta.
Posso sentire i suoi pensieri, sa che qualcosa è scattato in me, non capisce cosa, ma sa che presto io, il suo Padrone, la guiderò; ancora una volta entrerò nella sua mente, ancora una volta sarà la mia schiava. Il solo pensiero le fa inumidire gli slip, a volte sente di odiare questo suo atteggiamento, questo suo essere intimamente, profondamente slave, godere e provare piacere al solo pensiero di servire il suo Master, ma non può evitarlo, e sa che io lo so.
Il mio sguardo torna lentamente sulla donna seduta vicino a noi, mi accorgo che mi osserva di sottecchi, quasi timorosa, so, sono certo, che ha notato il cambiamento avvenuto in D., so che la cosa la incuriosisce, e forse ”.. qualcosa in più.
Sorrido lievemente posando una mano sulle gambe di D., sfiorandole con dolcezza, ma il mio sguardo resta fisso sulla sconosciuta.
La mia mano si muove lieve, sento la morbida pelle di D; sotto il tessuto leggero, intuisco, senza bisogno di guardare, che i suoi capezzoli si stanno inturgidendo. So che più di tutto è umiliata dalla mancanza del mio sguardo su di lei, ma anche questo, assurdamente la eccita.
Ora la mia carezza si fa più decisa, D., al mio fianco inizia a respirare più velocemente, i suoi muscoli si tendono, sente la mia mano risalire la sua coscia, con una pressione sempre più forte, obbedendo a ciò che sa che io voglio allarga piano le gambe per favorire la mia carezza, attendendo con ansia che raggiunga i suoi slip, ormai bagnati.
La sconosciuta non smette di osservarci, affascinata da ciò che vede, non riesce a distogliere lo sguardo, pur fingendo indifferenza. Il suo viso pallido appare ora velato da un diffuso rossore, ha le labbra lievemente dischiuse, il respiro un pò più rapido che le solleva il seno; si accarezza nervosamente il collo con una mano, tenendo l’altra abbandonata in grembo.
Vorrebbe alzarsi, andarsene, urlare che è uno sconcio ciò che vede, ciò che noi stiamo facendo, che è indegno trattare una donna così, come una SCHIAVA. SCHIAVA! Appena la parola le si forma nella mente ha un brivido, assurdo, incomprensibile, doloroso e” piacevole, pur se reso ancora più fastidioso dal fatto che è certa che io lo abbia intuito i suoi pensieri.
Mi chino verso D., il mio viso vicino al suo, i miei occhi sempre fissi sulla sconosciuta, avvicino la mia bocca all’orecchio di D., le mordicchio sfacciatamente il lobo, la mia lingua accarezza il suo orecchio, e finalmente la mia voce dura le sussurra “vai in bagno e sfilati gli slip piccola CAGNETTA”! il mio tono di voce ha accentuato appositamente la parola CAGNETTA, so che la sconosciuta l’ha percepita, solo quella, ma anche stavolta un brivido la percorre, evidente, ed inconsciamente la sua mano posata in grembo aumenta per un attimo la pressione tra le sue gambe. E’ solo un attimo fugace, ma tanto basta perché io colga il suo gesto, sorrida, e la veda arrossire violentemente, al colmo dell’imbarazzo. Ma anche questo non è sufficiente a farla alzare, non può, qualcosa la incatena a quella sedia, di fronte a me, preda dei miei occhi, della mia mente.
D. si alza lentamente, passa dietro la sconosciuta, tenendo gli occhi bassi, e si avvia verso il bagno.
Tutto i mondo sembra scomparire, ci siamo solo io e la sconosciuta, uno di fronte all’altra, preda e cacciatore, o meglio, Padrone e schiava. Lo so, orami è una certezza, non si possono nascondere certe sensazioni, certi stati d’animo. Lei è nervosa, si muove di continuo sulla poltroncina, accavalla le gambe, per poi tornare immediatamente alla posizione precedente non appena realizza che sto osservando sfacciatamente le sue gambe. Il suo viso è color porpora, le labbra dischiuse; non comprende ancora appieno ciò che le sta succedendo, sa solo che non può andarsene, deve rimanere lì, esposta ai miei sguardi, gli sguardi di uno sconosciuto che non la abbandonano un attimo e le procurano una strana e sconosciuta eccitazione.
D. torna lentamente, tiene gli slip stretti nel pugno, si siede accanto a me, guardandomi. Allungo la mano e lei, prontamente, mi porge le sue mutandine. Sento l’eccitante umido dei suoi umori sotto le dita, finalmente rivolgo il mio sguardo su di lei, sorridendo, e subito torno a rivolgerlo alla sconosciuta. Colgo per un attimo i suoi occhi nei miei, accesi, lucidi, li distoglie ma so che continua a guardarmi di nascosto.
Apro la mano e spudoratamente le mostro gli slip di D., li avvicino lentamente al volto della mia dolce slave che, chiudendo gli occhi assapora a fondo il suo odore. Poi, improvvisamente mi volto, dando le spalle alla sconosciuta. La mia schiena nasconde i miei movimenti. Dopo un lungo momento mi alzo, la sconosciuta trattiene il respiro, ignorandola passo dietro lei, sfiorandole i capelli per un attimo, ed in quell’attimo”’qualcosa cade nel suo grembo. Mi dirigo indifferente verso il bagno, mi fermo davanti allo specchio, e””
dopo pochi minuti si apre la porta e la sconosciuta entra, mi vede, abbassa gli occhi e resta immobile, trattenendo il respiro.
Il vederla lì, in piedi, davanti a me mi conferma ciò che sapevo. Le passo la mano sui capelli, sul viso, sul mento, sollevandole il capo; e finalmente le rivolgo la parola “avevo ragione?” Non mi guarda, ma sussurra appena “”nnnnon lo so ma”sono qui!”
Allungo la mia mano, lei timidamente solleva la sua, la apre e’..mi porge gli slip di D. che avevo lasciato cadere nel suo grembo, li apro e, sul candido tessuto spicca una scritta che ho vergato con la mia penna, dice: “ho colto in te il dolce profumo della sottomissione, forse non lo conosci, forse lo temi, ma non puoi rifiutarlo, negarlo”.
Sorrido
Mi appoggio alla parete, fissandola “TOGLI GLI SLIP”! Trattiene il fiato avvampando “‘mmmaa’.qui? nell’antibagno? Dove può entrare chiunque?” Afferro con decisione i suoi capelli, le faccio alzare il viso, fisso i suoi occhi, “NON HO CHIESTO UN PARERE, TI HO DATO UN ORDINE”.
Lascio i suoi capelli, lentamente solleva la gonna, vedo le sue cosce tornite, la pelle candida e liscia, più su, il candore dei suoi slip, più su. Ora lentamente, le sue mani allargano piano l’elastico degli slip, li abbassano, lentamente; il suo sguardo corre continuamente alla porta, è affannata, inquieta, ma sa, intuisce che non voglio che li sfili rapidamente. Vedo l’indumento scivolarle sulle cosce, sui polpacci, alza una gamba, la sfila, ora la seconda”’resta così, gli slip in una mano, la gonna sollevata, il viso acceso dal desiderio e dalla vergogna, la sua figa esposta al mio sguardo penetrante.
Mi avvicino, trattiene il respiro, la mia mano, con un gesto improvviso è tra le sue gambe, sento i suoi peli sotto le mie dita, e”..sento copiosi umori bagnarmele, istantaneamente.
Sorrido soddisfatto, allontano la mia mano, la poso sulle sue labbra, “assaggiati”; tenta di volgere il capo “ASSAGGIATI, non vorrai dirmi che non ami il tuo sapore, il tuo odore” , fa un cenno di diniego con il capo e sussurra “non l’ho mai fatto”. Le mie dita disegnano le sue labbra, le forzano piano, vedo che ora sente il suo sapore, ed improvvisamente si accende di desiderio, succhia con foga le mie dita, le annusa, si sta conoscendo, sente le FEMMINA che è in lei.
Tolgo la mano
“mi seguirai e ti siederai al nostro tavolo, in silenzio, e parlerai solo se IO ti rivolgerò la parola! Capito?”
fa un cenno d’assenso con la testa
“scoprirai il piacere di essere schiava, cagna, puttana, e soprattutto il piacere di appartenere ad un Padrone”
Si morde le labbra ed un gemito le sfugge.
“come ti chiami?”
risponde prontamente in un sussurro
“mi chiamo N”’ Padrone”
PADRONE
Quella parole le è sfuggita improvvisa, non avrebbe mai immaginato di pronunciarla rivolta ad un uomo, eppure sente che è così, sente che deve dirlo.
E ne è felice
Esco lentamente dal bagno, sorridendo, e raggiungo D.
Le accarezzo il bel volto e le do un lungo bacio, assaporando il suo respiro, dissetandola con la mia saliva.
Le nostre lingue si incontrano, si scambiano sensazioni, desideri, le mie mani nei suoi capelli, delicate seppur decise, le danno sensazioni conosciute, note, amate.
Le dicono che io sono sempre il suo Padrone.
Il lieve rumore di una poltroncina che si sposta, è N. che torna e si siede al nostro tavolo, al mio fianco. La guardo, guardo D., è un pò confusa, una punta di gelosia forse; ma non dice nulla, non può dire nulla.
Consegno a D. gli slip di N. e viceversa, “INFILATEVELI, ORA, QUI”
D. prontamente obbedisce e lentamente inizia,con movimenti lenti, ad infilarsi quegli slip non suoi, cercando di fare in modo che nessuno se ne accorga.
N. esita,ha gli slip umidi in mano, le danno un senso di ribrezzo. Improvvisa la mia voce al suo orecchio, mentre una mano le stringe una coscia “Forse non hai sentito cagnetta? Ora, qui, infilati quegli slip pregni di desiderio non tuo, mescola i tuoi umori a quelli di D.! SUBITO”
Ha una vampata di rossore, ma anche lei, docilmente, inizia ad obbedire. Le osservo in silenzio; poi mi alzo di scatto, “andiamo”.
Entrambe si alzano e mi seguono, attraverso il bar
D. nel suo consueto atteggiamento, busto ben eretto, occhi bassi, 2 passi dietro me, fiera del suo essere schiava, totalmente appartenente ad un Padrone; N. appena più indietro, anche lei ad occhi bassi, ma più per la vergogna e la paura che qualcuno possa capire cosa accade, mentre sente, tra le gambe, quel tessuto non suo che le procura via via sensazioni sempre più eccitanti, suo malgrado.
Giungiamo alla mia auto, D. resta immobile, in attesa, prendo un foulard di seta nera, glielo porgo dicendole “benda questa cagnetta”. Prende la seta, stupita e con le mani tremanti, non conosce questo ruolo, è nuovo per lei; passa alle spalle di N., copre i suoi occhi, stringe il foulard sui corti capelli biondi, mentre N; respira affannosamente, il buio la circonda, quel buio che accentua i sensi, li fa bruciare nell’attesa dell’ignoto.
Saliamo in auto, partiamo, D. accanto a me, N. seduta dietro, sballottata dalla velocità dell’auto non potendo prevedere curve ed accellerazioni. Un silenzio profondo nell’auto.
Guardo D. sorridendo, le faccio cenno di avvicinarsi a me, la accarezzo piano, sul viso, sul seno sensibile, stringendo leggermente il suo capezzolo sinistro, quello più sensibile, più eccitabile.
La mia mano sul suo capo, la spingo verso me, un lampo di desiderio nei suoi occhi mentre si china tra le mie gambe, mentre l’auto corre veloce, slaccio i miei pantaloni, il mio cazzo duro, eccitato contro il suo viso.
Alzo gli occhi allo specchietto retrovisore, osservando N. e dicendo ad alta voce “SUCCHIAMELO D. FAMMI SENTIRE LA TUA LINGUA DA PUTTANA, LA TUA BOCCA CALDA ED ABILE SUL MIO CAZZO, ORA”
N. si irrigidisce di colpo sentendo queste parole, si morde le labbra, mentre le sue mani iniziano a premere sul suo ventre; non può vedere nulla, ma sa che la sto guardando, sente il mio sguardo su di se e ciò la eccita oltre ogni limite
D. inizia a muovere la sua lingua lungo l’asta, con cura ed abilità, le sue labbra si stringono piano intorno alla mia cappella, mi lascia scivolare in lei, contro il palato, mentre muove con foga il bacino sul sedile, cercando piacere, anelandolo.
L’auto si ferma
Sollevo il capo di D.
Ha il trucco sfatto, le labbra bagnate di saliva, lo sguardo acceso. N. si è bloccata di colpo; entrambe in attesa.
Siamo all’interno di un garage, apro la portiera, scendiamo, dico a D. di guidare N.
Attraverso una porticina entriamo in casa
Un ampio salone, pavimenti di marmo
Vuoto
Solo un grande tavolo in legno al centro della stanza e 4 sedie antiche, di legno, con lo schienale alto ed i braccioli.
Sono immobili davanti a me, tolgo la benda a N.
Stupende, così simili pur nella loro diversità. E’ il loro atteggiamento, il loro sentirsi sottomesse che le rende uguali.
“TOGLIETEVI LE SCARPE”
obbediscono immediatamente, il pavimento freddo provoca loro brividi, ma forse, probabilmente, è la situazione che provoca loro brividi.
“ora in ginocchio”
D. si lascia scivolare a terra, N. resta un attimo titubante, un attimo di troppo.
Subito le mie mani sui suoi capelli, cattive, tirandoli con forza
La trascino verso il tavolo, la faccio piegare, il busto in avanti, il seno schiacciato contro il piano del tavolo, le natiche in alto
Sollevo la gonna leggera, la sento tremare e le sfugge un “NO”
Una sculacciata improvvisa
“NO?, tu dici a me cosa fare piccola cagna?”
altre sculacciate, sempre più decise, arrossano violentemente le sue natiche
guardo D., senza smettere, vedo i suoi occhi febbricitanti, so che vorrebbe essere al posto di N., vorrebbe che mi dedicassi a lei, soffre per questo, ma sa anche che il mio atteggiamento è solo una ulteriore umiliazione nei suoi confronti, e l’eccitazione la porta a bagnare copiosamente gli slip di N. che indossa.
La guardo sorridendo, in ginocchio, altera seppur sottomessa, faccio un cenno con il capo “si cagnetta, puoi masturbarti, ora, davanti a me, per me”
Immediatamente le mani di D. corrono tra le gambe, un gemito dalla sua gola mentre le sue dita la aprono, spinte in quello slip non suo,la accarezzano piano, procurandole piacere, aumentato dal mio sguardo su di lei.
Sollevo a forza N., la faccio voltare “guardala, guarda la piccola D. come si accarezza, come si masturba, per me, per noi, vorresti imitarla vero?”
N. non risponde, ma il suo sguardo acceso vale più di mille parole.
La faccio sedere su una sedia, bracciali e cavigliera la immobilizzano, ora c’è paura nei suoi occhi, ma anche curiosità e, soprattutto tanto tanto desiderio
Ho le gambe aperte
La gonna sollevata, i peli che spuntano dallo slip ormai fradicio
Guardo D., che continua la sua masturbazione forsennata, sento che l’orgasmo è vicino, ma so che lo tratterrà finche non le concederò di godere
“avvicinati D., camminando a 4 zampe”
felice della mia attenzione si avvicina, fissandomi, ignorando N. in una lotta silenziosa per la supremazia tra slave
la faccio stendere sul tavolo, prona, il seno schiacciato sulle tavole, le gambe leggermente aperte
Una forbice nelle mie mani
Taglia rapidamente il tessuto della camicetta, della gonna, lasciandola nuda davanti a me, con solo quegli slip non suoi indosso.
Ora le mie mani si muovono sul suo corpo
Freme al contatto
So che N. ci osserva, sento il suo respiro sempre più rapido, il suo desiderio crescere
Improvvisa la mia mano tra le gambe di D.
Violenta e dominante come lei ama
Un lungo gemito le sfugge, mentre solleva un poco il bacino, cercando le mie dita che subito si allontanano da lei come un dolce tormento.
Uno scatto secco, cavigliere d’acciaio le imprigionano le gambe, altro scatto secco, i polsi bloccati. E’ immobilizzata al tavolo, gambe e braccia larghe.
La sento piena di desiderio, giro attorno al tavolo in modo di avere lei stesa davanti a me e N. seduta di fronte, immobilizzata sulla sedia, gli occhi lucidi, frementi, osservandoci.
Afferro lo slip di D. lo tiro verso l’alto con forza facendolo penetrare tra le sue labbra, muovendolo con durezza, sollevandola dal tavolo per quanto le è permesso dai ferri che la bloccano. Un lungo gemito dalla sua gola, mentre vedo N. cercare di muoversi per procurasi piacere, al culmine dell’eccitazione.
La forbice taglia di netto lo slip, lasciando ricadere D., Mi impossesso di lei, le dita entrano nella sua figa fradicia “così ti piace vero cagna?” si muovono rapide, a fondo, strappando gemiti rochi, la schiena arcuata, coperta da un velo di sudore, le labbra aperte, guarda N. sempre più eccitata con il sottile piacere derivante dal fatto che io, il suo Padrone mi dedico completamente a lei.
N. è paonazza, la voglia le dà crampi al ventre, si morde le labbra, vorrebbe essere toccata, accarezzata, presa, umiliata, ma quale maggior umiliazione del vedersi trascurata per un’altra donna?
D. è ormai sull’orlo di un orgasmo, muove la testa a destra e sinistra, in movimenti inconsulti, urla, geme, le mie dita sempre più a fondo, di più, con più forza, ed ecco, trattiene il respiro, resta immobile, come sospesa sulle mie dita, tutti i muscoli tesi, attenta a cogliere anche le ultime stille del piacere che la pervade. Piccoli suoni smozzicati dalle sue labbra, contrazioni breve ed improvvise del suo corpo, PIACERE, GODIMENTO, ORGASMO!
Esco da lei, lasciandola sfinita sul tavolaccio e, lentamente mi avvicino a N.
Ha il respiro mozzo, si spinge più in avanti possibile, le labbra aperte, i suoi umori che impregnano quello slip non suo, bagnano la sedia, le cosce, LA FIGA.
Quel tessuto di un’altra donna che ora preme le grandi labbra gonfie di desiderio, aumentandolo, ancora ed ancora ed ancora.
Il suo sesso che urla di desiderio.
Avvicino al suo viso la mia mano, bagnata da D. ne sente l’odore, un suono roco dalle labbra. So che quell’odore di donna appagata le scoppia nel cervello ingigantendo la sua voglia.
Restiamo così per lunghi attimi.
Poi mi allontano, libero D. e, tirandola per i capelli, la spingo in ginocchio, a 4 zampe, facendola avvicinare a N.
Il suo viso a pochi cm. dai piedi di N.
Che la guarda piena di desiderio ed invidia, si sente umiliata e ciò aumenta la sua eccitazione.
Slaccio la mia cerniera, il mio cazzo teso tra le mani, duro, eccitato.
Lo avvicino al viso di N. dandole l’illusione di poterlo toccare con le labbra, ma è solo illusione, anche questa volta l’olfatto è l’unico dei suoi sensi ad eccitare il suo corpo, la usa mente, odore di UOMO, di MASCHIO.
Sollevo il capo a D. “prendilo cagna, te lo sei meritato, succhia il membro del tuo Signore, adoralo”.
Una luce felice nei suoi occhi, l lingua saettante sulla mia cappella turgida, come sa che io amo, senza usare le mani. Scorre lungo l’asta, fino alle palle, inghiottendole, succhiandole, sempre fissandomi negli occhi, in una muta richiesta di approvazione. Poi risale piano verso la punta, si insinua nel buchetto, lo solletica e di nuovo scorre verso il basso lasciando scivolare il mio cazzo tra le labbra e la lingua. Non distolgo lo sguardo da N. ci fissa con occhi famelici, un solo lungo grido le sfugge dalle labbra, ininterrotto, mentre il suo corpo cerca quei minimi movimenti che le sono premessi per riuscire a provare un minimo di piacere.
Ora le mie mani su capo di D.
Lo guidano
Lei obbediente apre la bocca e subito sprofondo in lei, lentamente, sempre più giù, alla gola
Soffocandola quasi, vedendo la luce del desiderio brillare di nuovo nei suoi occhi, la gioia di rendere felice il suo Padrone.
Colpi veloci ora, tenendole la testa ferma, SCOPANDOLA IN BOCCA, come lei ama, facendola sentire un orifizio da usare e nulla più.
Più veloce, più cattivo.
N. stringe i pugni, contrae i muscoli, mordendosi le labbra. Mai ha provato un desiderio tale, mai nessuno la aveva tanto eccitata e, ciò che è peggio, senza soddisfarla. Vede accanto a lei la bocca aperta di D., conosce lo stupendo sapore che lei ora sente sulle labbra, il piacere del cazzo che si gonfia contro il palato, la saliva che lo circonda
Il sentire la bocca violata, quell’adorato muscolo che si muove, frugandola, impossessandosi di ogni angolo, di più
Chiude gli occhi, vorrebbe non vedere, ma non resiste, deve riaprirli.
La stanza è pregna di odore di sesso
Il capo di D. si muove più rapido
Inconsciamente anche N. muove il capo, sporge la lingua alla ricerca di un immaginario cazzo che la violi, che la prenda, che le dia piacere.
La mia voce decisa “N. GUARDAMI NEGLI OCCHI,ORA”
Ho il suo sguardo e, fissandola, scarico tutto il mio seme nella bocca di D.
Afferro i suoi capelli
“Tienilo in bocca cagna, non inghiottirlo”
Lei non capisce ma sa che deve obbedire
Guidata da me si alza, spingo il suo capo verso N., verso il suo viso, ed ora “LASCIA COLARE IL MIO PIACERE SUL SUO COLLO D., SUL SUO SENO”
Vedo il mio sperma denso colare dalla bocca di D., sfiorare appena il viso di N., scivolarle sul collo, sul seno eccitato, sui capezzoli turgidi.
Allontano D. da N.
Resta al mio fianco, a testa china, immobile
Le labbra bagnate del mio sperma, il trucco sfatto, lo sguardo appagato.
Io guardo N.
Paonazza, il seno che si solleva rapido, effluvi del mio piacere che salgono dal suo corpo, al suo viso.
Sorrido
‘Questa è la tua prima lezione N.
Il tuo piacere arriverà solo e se io, il tuo Padrone lo vorrò’.
Mi ricompongo
Dico a D. di rivestirsi
Poso una benda sugli occhi di N.
Il buio la avvolge, ampliando desideri, sensazioni, voglie.
Ed usciamo
Lasciandola preda dei suoi desideri della sua voglia.
In attesa di un mio ritorno
Forse! In attesa che il suo Padrone decida che può giungere al piacere.
Quanto vorrei che il live action di disney fosse più simile a questo racconto! Scherzi a parte: divertente, interessante, bel…
grazie amore
Non credo di aver avuto il paicere, ma grazie intanto della lettura.
Leggendo i tuoi racconti continua a venirmi in mente Potter Fesso dei Gem Boi
grammaticalmente pessimo........