Che belli, gli anni ’80! E chi se li dimentica. Molti tromboni idealisti li definiscono “anni di plastica”, ma io non sono d’accordo. Per me erano anni brillanti, divertenti, ottimisti. Basta con l’impegno politico, col femminismo esasperato. L’Italia usciva dagli anni di piombo, voleva tornare a vivere senza paure. L’Italia di Pablito vinceva il Mundial, al cinema ci faceva ridere Renato Pozzetto. Anche la musica era viva, allegra, frizzante. Basta coi cantautori pallosi impegnati anni ’70. C’erano i Duran Duran, gli Spandau Ballet, gli Wham! Di George Michael, il mio preferito, di cui tenevo il poster in bella vista in camera. La gente era più vera, solidale, positiva; si parlava e comunicava di più. Vallo a spiegare ai ragazzi omologati di oggi, che nei locali se ne stanno ciascuno per conto loro, giocando col telefonino. Noi, ai miei tempi, organizzavamo grandi gruppi di amici per le nostre serate fuori, le feste in casa o in pizzeria. E ci si divertiva tanto, con poco.
Avevamo tanta curiosità per il mondo di fuori. Non c’erano le mail, non esisteva whatsapp; ma c’erano gli “amici di penna”, con i quali corrispondere e così conoscere meglio luoghi che un giorno sognavi di visitare. Io ero molto attiva in questo senso, quasi una grafomane. Tra i tanti corrispondenti, c’era Anni-Frid, Frida per gli amici, mia coetanea, Abitava in un paese vicino Oslo, scrivevamo in inglese: era simpaticissima, ci confidavamo i nostri piccoli grandi segreti, sognavamo l’amore della vita. Un’amica vera, la sorella che non avevo mai avuto. Con lei mi era facile confidarmi, aprirmi, sapevo che per ogni cosa ci sarebbe stata. E così, giorno dopo giorno, è nata l’idea di incontrarci dal vivo. Prima lei, a luglio, in Sardegna; io avrei ricambiato la visita, in agosto. Detto fatto, finalmente ci siamo organizzate.
Non vedevo l’ora. Lei è arrivata ai primi di luglio e abbiamo passato una settimana meravigliosa. Dal vivo, era la stessa persona che si era rivelata nelle lettere: aperta, simpatica, estroversa. E anche lei andava matta per George Michael! Siamo andate al mare, a cena fuori, a ballare. Ha conosciuto la mia famiglia, i miei amici, e si è guadagnata in poco tempo le simpatie di tutti. I miei amici maschi le avevano messo gli occhi addosso, ma Frida, contrariamente alla fama che si portavano dietro le ragazze nordiche, non era per niente una facile e non dava speranze a nessuno; seppure lusingata dai complimenti e dalle attenzioni, aveva la testa sulle spalle e non si lasciava incantare. Certo, aveva anche qualche stravaganza nordica, tipo voler bere il Martini con la pizza (però gliel’avevo proibito!); il primo giorno, in spiaggia, in uno degli stabilimenti balneari più “in” della città, si tolse la parte superiore del reggiseno come se niente fosse e ci volle tutta la mia pazienza e arte dialettica per farglielo rimettere. Non era per niente convinta ma mi diede retta. Tra l’altro in quei cinque minuti dove era rimasta a seno nudo, calamitò tutti gli sguardi degli uomini perché aveva davvero un bel paio di tette, grandi, ben strutturate. Le notai anche io, mi dissi che erano più belle e piene delle mie, ma era una considerazione volante, fatta senza nessuna invidia.
In agosto toccò a me. Che emozione! Non era la prima volta che viaggiavo all’estero, ma in pratica la prima volta che mi muovevo da sola. A diciannove anni da poco compiuti, era anche ora. Il viaggio fu lungo ed estenuante: Cagliari-Londra, Londra-Oslo, mi ci volle una giornata intera. Ma ne valeva la pena, La capitale norvegese mi aspettava con le sue bellezze: il Museo vichingo, i parchi, il porto, i dintorni, con tanto verde; e il cibo particolare (carne di renna e di balena, neppure male), le lunghe giornate senza fine. Non faceva mai buio. Andavamo in discoteca, Frida mi scarrozzava dappertutto. Viveva in una bella villa fuori città, immersa nella natura, insieme alla madre, Solvi. Anche con lei il feeling scattò immediato: una persona gentile, solare, sorridente. Tentava di parlare in italiano, con esiti a dir poco comici. Solvi passava praticamente le serate con noi, cenavamo insieme (alle 6 di sera!), poi uscivamo tutte insieme: non mi dispiaceva perché tutte e tre facevamo una bella compagnia. Solvi era un po’ diversa dalla figlia: poteva essere vicina ai 50, qualche ruga di troppo intorno agli occhi, capelli lunghi castano chiaro con riflessi ramati. Aveva un fisico un po’ appesantito, però da giovane doveva essere stata una vera bellezza; anche adesso comunque faceva la sua figura, complessivamente era una bella donna, specie con un po’ di trucco addosso. Mi piaceva la sua pelle, diafana, ma non da mozzarella; sicuramente doveva essere molto morbida. La figlia aveva una corporatura più esile, ed era bruna, probabilmente aveva preso dal padre che faceva l’autotrasportatore ed era sempre in giro per l’Europa: visto in foto, sembrava più un italiano che un norvegese.
Ma tutte le cose belle nella vita hanno una fine e questo valeva anche per la mia vacanza norvegese. Era sabato sera, la domenica sarei dovuta ripartire. Ero un po’ triste all’idea di lasciare la mia amica, ma era stata una vacanza indimenticabile, non potevo lamentarmi. La sera facemmo un bel brindisi, tutte e tre, io, Frida e Solvi.
Verso l’una di notte circa, ero già a letto leggendo un libro. Frida bussò alla porta della mia camera. Entrò con uno sguardo un po’ malinconico, il che mi sorprese. Si sedette sul bordo del letto. Era vestita con una leggera sottoveste trasparente, sotto si intravvedevano i seni e le mutandine. Il dialogo lo ricordo ancora a memoria, anche se sono passati anni.
-Tutto bene, Frida?
-Sì, certo. Tu come stai?
-Beh, un po’ mi dispiace partire….ma tanto ci rivedremo, no?
-Certo.
-Ti vedo strana, sicura che è tutto ok?
-Si, è solo che mi mancherai.
-Che cosa ti mancherà di me?
-Il tuo sorriso.
-Si, sono simpatica, lo so.
-No, parlo proprio del tuo sorriso, è tanto bello.
Rimasi senza parole anche perché mi osservava in un modo strano. Dopo un attimo di silenzio, prese ad accarezzarmi il viso e poi le labbra, con le dite. Non riuscivo a reagire, lo stupire mi aveva reso una statua di sale. Sentii solo una vampata di calore attraversare il mio viso, credo di essere diventata color porpora, e il cuore accelerò i battiti.
-Sei bella tutta, disse Frida.
Senza altro indugio, infilò una mano sotto le coperte e cominciò ad accarezzarmi le gambe. Poi si fece più audace, sollevò le coperte e si sdraiò nel letto al mio fianco. Continuava ad accarezzarmi, le sue mani entrarono sotto il pigiama, a cercare il mio seno. Sentii le sue dita sfiorare i miei capezzoli, mentre si faceva sempre più vicina. Finalmente mi baciò e li accadde qualcosa di strano, sentii un’ondata di calore attraversarmi tutta come un fulmine. Non amavo mai baciato una donna prima, ma mi piaceva: Frida era così tenera e sapeva quel che doveva fare. Non capivo quel che stava succedendo ma non me ne importava. Risposi al bacio, le nostre lingue rimasero intrecciate a lungo. Mi tolse la parte superiore del pigiama e pose le labbra sui miei seni. Io gemevo a quelle attenzioni: avevo avuto un paio di uomini, ma Frida era di un livello superiore. Mi stava facendo godere da matti. Ero eccitatissima, tutto aveva qualcosa di trasgressivo, malizioso ma anche dolcissimo. In un attimo mi ritrovai nuda davanti a lei, che si tolse la camicia da notte e mi offrì i seni da baciare. Li gustai per bene, amore, succhiandoli con amore.
-Mmmm….yes, Anna, you are so good – disse Frida ansimando.
Si posizionò sopra di me, giocò un pochino con il mio sesso, stuzzicandolo con le dita. Io ero bagnatissima, non sapevo quel che mi avrebbe fatto, ma era così bello e sensuale. Quindi iniziò a leccarmi, scopandomi con la lingua. Ogni tanto intervallava quei colpi penetrandomi con le dita. Era una serie di spinte deliziose, io mi agitavo sul letto, in preda al godimento. Con gli uomini non avevo goduto così tanto. Gemevo e sospiravo, in preda all’eccitazione. Non mi passava nemmeno per la testa che Solvi potesse sentirci: Frida mi stava aprendo nuove strade al piacere e io ne ero stata travolta. Finalmente venni con un mezzo grido. Giacqui poi a letto, stremata ma non sazia. Perché volevo far provare a Frida lo stesso piacere che lei mi aveva dato. La abbracciai e la baciai di nuovo, quindi le levai le mutandine. Il suo sesso emanava un odore magico, un’aroma pungente e irresistibile. Mi sistemai sopra di lei. Eravamo una cosa sola, facevamo l’amore con la stessa complicità di una coppia fresca ma già affiatata. Il suo corpo fremeva, era come uno strumento musicale che suonava, mosso dalle mie carezze. Si girò alla pecorina e mi mostrò il culetto: era chiaro che voleva che la penetrassi con le dita in quella posizione. Ero inesperta, ma cercai di fare come facevo io quando mi masturbavo: Frida apprezzò e presto il silenzio fu squarciato dai suoi sospiri di piacere. Quel gioco mi eccitò così tanto che mi alzai ponendomi dietro di lei e mimai una scopata alla pecorina, muovendomi e spingendo con la mia figa contro il suo culo. Questo la fece godere ancora di più: se avessi avuto un dildo, gliel’avrei schiaffato dentro, l’avrei penetrata come avrebbe fatto un maschio. Alla fine anche lei ebbe un orgasmo fortissimo, gridò e si abbandonò sul letto, respirando affannosamente. Restammo così, abbracciate, a letto e finimmo per addormentarci.
Al mattino, a sorpresa, Solvi entrò nella stanza.
-Buongiorrrrrno – disse, col suo pessimo accento, arrotando la R.
E lì mi resi conto della situazione. Pensai: oddio, ci ha trovato a letto nude, e ora cosa dirà? Non disse nulla, sorrideva, avvolta nella sua vestaglia da camera rossa. Frida sbadigliò, bisbigliò qualcosa in norvegese che io non capii, raccattò le sue cose e uscì dalla stanza. Solvi rimase li a guardarmi, lo sguardo vivo, sembrava contenta. Ad un certo punto, si tolse la vestaglia rimanendo completamente nuda e si infilò nel mio letto ancora caldo del corpo della figlia. Non disse una parola, ma mi ficcò la lingua in bocca come aveva fatto la figlia, forse con ancora più dolcezza e passione. E io mi sciolsi, avevo ancora voglia, la situazione era tanto bizzarra quanto eccitante. Feci l’amore con lei come avevo fatto con la figlia. Solvi aveva due tette enormi, che forse avevano perso un po’ di tonicità ma ai miei occhi, in quel momento, erano come due grossi, irresistibili frutti maturi. Me le offrii proprio come aveva fatto Frida, gliele baciai e succhiai con rinnovata passione, mentre lei mi masturbava con le mani. Si posò sopra di me, la sua fica a contatto della mia e iniziò a muoversi. Si strofinava contro di me, muovendosi forte e contorcendosi come un’ossessa e ripetendo “ja, ja” e “bello”, in italiano, oltre a qualche parola in norvegese che non capivo ma che dovevano essere parole di apprezzamento per il godimento che le stavo dando. E io non ero da meno: il contatto tra i nostri sessi dava un gran piacere anche a me, stavamo scopando e io godevo tanto. Le afferrai i seni, glieli strizzai, pizzicai i suoi capezzoli; lei era in preda al delirio, si tirava indietro i capelli, sembrava una regina vichinga, un’amazzone che mi cavalcava. Ogni tanto si chinava e mi baciava sulla bocca con ardore, poi riprendeva a cavalcarmi con ancora più foga. Il suo urlo quando venne lacerò l’aria e non ci volle molto perché venissi anche io. Ma non era abbastanza: si sdraiò sopra di me, e mi riempì di baci.
-Bella, disse quando arrivò alle tette. Me le succhiò avidamente dandomi una eccitazione irresistibile. Non paga, iniziò a leccarmi la fica e capii subito che aveva le labbra di velluto come Frida. Forse anche meglio, modulava i colpi di lingua con abilità consumata. Seguiva il ritmo dei miei gemiti, io non me ne rendevo conto, ero persa in un altro mondo, alla mercé della lingua di Solvi. So soltanto che venivo pervasa da scariche elettriche di piacere sino a quando esplosi letteralmente gridando “siiiiiiiiiiiiiii”. Solvi si rialzò, mi diede un bacio sulla bocca con le labbra umide del mio piacere e poi se ne andò. “See you for breakfast”, disse.
Scesi a colazione dove mi aspettavano madre e figlia. Non fecero parola di quanto era accaduto né io ebbi il coraggio di intavolare l’argomento. La sera ripartii per l’Italia abbracciandole forti. Era stata una vacanza stupenda e grazie a loro avevo vissuto l’esperienza sessuale più appagante della mia vita. Non le ho più riviste, col tempo ho perso il contatto, ma le ricordo ancora con affetto a distanza di anni; e a volte, quando mio marito non c’è, chiudo gli occhi e mi tocco, ripensando alle carezze di Frida e Solvi.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?