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Cho e Hermione – Più che amiche

By 22 Gennaio 2025No Comments

La festa per la vittoria era finita, ma Cho si sentiva vuota, quasi disorientata. L’idea che Harry potesse considerarla una ragazzina ingenua o inesperta le bruciava come un fuoco lento. Forse non aveva torto. Si era lasciata accarezzare, le sue mani l’avevano esplorata, accendendo ogni nervo del suo corpo, ma quando lui aveva cercato di spingersi oltre, qualcosa dentro di lei si era spezzato. Paura? Timidezza? O entrambe? Il suo corpo si era irrigidito, rifiutando ogni impulso, lasciandola incapace di rispondere.
Adesso, immersa nel silenzio del dormitorio, si sentiva umiliata. Il ricordo di quella serata era un groviglio di desiderio e vergogna che le stringeva il petto. Non riusciva a smettere di chiedersi perché si fosse fermata. Non era più una bambina, eppure, nel momento cruciale, si era tirata indietro come se una parte di lei avesse paura di oltrepassare quel limite. Forse doveva parlarne con qualcuno.
Mentre pensava a chi rivolgersi, la porta della stanza si spalancò di colpo. Hermione entrò come una tempesta, il viso acceso e i ricci ribelli che rimbalzavano ad ogni passo. Il suo tono era una miscela di rabbia e frustrazione, e borbottava insulti diretti a un “lui” non meglio specificato.
“Stronzo, arrogante… che si crede di essere?” sbottava, muovendosi avanti e indietro come un turbine.
Cho la osservava, immobile sul letto. Hermione non sembrava essersi accorta della sua presenza, troppo presa dal suo sfogo. Frasi spezzate e insulti pieni di sottintesi lasciavano intendere che il “lui” fosse Ron. Ma c’era qualcosa di più nella sua voce: non era solo rabbia tra amici, c’era dolore, una ferita aperta che sembrava urlare ogni volta che parlava.
Hermione si fermò di colpo, fissando il vuoto come se lottasse contro le lacrime. Cho trattenne il fiato, incerta se intervenire o lasciarla sfogare. Fu Hermione a risolvere il dilemma: si girò di scatto e i loro sguardi si incrociarono. Per un attimo, lo stupore attraversò i suoi occhi, presto sostituito da un sorriso teso che non riusciva a mascherare l’agitazione.
“Cho…” mormorò, la voce incrinata. “Da quanto sei qui?”
“Abbastanza per capire che Ron ti ha fatto incazzare,” rispose Cho con un sorriso appena accennato, cercando di alleggerire l’atmosfera. Ma la tensione nella stanza restava palpabile, quasi elettrica.
Hermione scosse la testa con un sorriso amaro. “Stronzo. Non merita nemmeno che ne parli. Ma tu? Cosa ci fai qui, tutta silenziosa? Hai un’aria ancora più persa della mia… e non è poco!”
Cho abbassò lo sguardo, le dita che giocherellavano nervosamente con il bordo del copriletto. Esitò, un’esitazione che sembrava infinita, poi si decise. Forse, condividere quella confusione avrebbe reso il peso meno opprimente.
“Hermione…” iniziò, con un filo di voce. “Ti è mai capitato di… volere qualcosa, ma, quando è lì davanti a te, ti blocchi? Come se qualcosa dentro di te ti fermasse?”
Hermione la guardò per un attimo, il volto rilassato ma attento. Poi sorrise, comprensiva. “Più spesso di quanto vorrei ammettere,” rispose con un tono che sembrava voler rassicurare. “Vieni, parliamone nella mia stanza.”
Cho si alzò lentamente, i suoi passi erano leggeri, quasi esitanti, come se stesse camminando verso un confine incerto. Entrò nella stanza di Hermione e si lasciò cadere sul letto, cercando una posizione che potesse metterla a suo agio. Hermione la seguì, sedendosi accanto a lei. Le loro ginocchia si sfiorarono appena, un contatto quasi involontario che le fece trattenere il respiro per un istante.
Hermione si voltò verso di lei, il sorriso leggero ma sincero. “Raccontami tutto,” disse con dolcezza.
Cho sentì un nodo sciogliersi nel petto. Non era facile parlare, ma lo sguardo di Hermione, così diretto e accogliente, sembrava promettere che sarebbe stata ascoltata senza giudizio. Si passò una mano tra i capelli, le dita che si attorcigliavano tra le ciocche scure e setose. C’erano tante cose che voleva dire, ma non sapeva da dove iniziare. Parlare con Hermione non le sembrava la scelta più ovvia: non erano mai state molto vicine, e Hermione era la migliore amica di Harry. Ma forse proprio per questo…
“È complicato,” mormorò. “Non so nemmeno da dove iniziare. È solo che… mi sento così confusa.”
Hermione si avvicinò di qualche centimetro, il profumo dei suoi capelli invase l’aria tra loro. “Prenditi il tuo tempo,” sussurrò. “Sono qui per ascoltarti.”
Cho cominciò a parlare con la voce incerta, quasi un sussurro, mentre lo sguardo di Hermione si faceva sempre più attento, quasi ipnotico. Le parole scivolavano fuori una dopo l’altra, dipingendo immagini vivide che riempivano il silenzio della stanza. Raccontò di quelle mani che si infilavano sotto la gonna, del fremito che l’aveva percorsa quando le sue cosce si erano schiuse quasi da sole, senza che nemmeno se ne accorgesse. Ogni dettaglio del ricordo sembrava riaffiorare con una chiarezza disarmante.
“Era… così attento,” mormorò, abbassando lo sguardo mentre una nota di imbarazzo si mescolava alla memoria pulsante. “Sentiva tutto… anche quanto fossi bagnata.”
Hermione ascoltava in silenzio, ma il suo viso tradiva un crescente interesse. I suoi occhi scuri la scrutavano con intensità, seguendo ogni parola, ogni pausa, ogni esitazione. Poi, senza una parola, si alzò. Fece scattare la serratura della porta con un gesto deciso, isolando la stanza dal resto del mondo. Quando tornò verso il letto, si fermò un attimo. Lentamente si sfilò le scarpe, lasciandole cadere con un tonfo soffice sul pavimento. Poi abbassò le calze con movimenti fluidi, rivelando gambe lisce e affusolate ed i piedi piccoli e curati, un gesto apparentemente naturale ma carico di una tensione sottile.
Cho si fermò, seguendo i movimenti con lo sguardo, confusa ma affascinata. Hermione non disse nulla, limitandosi a tornare al suo posto sul letto, ancora più vicina. Si accomodò accanto a lei, le ginocchia che si sfioravano appena, e chiese con una voce morbida, quasi un sussurro: “E poi? Come è andata avanti?”
Cho si spostò leggermente, incrociando le gambe davanti a Hermione, che la imitò con naturalezza. La gonna corta di Hermione si sollevò appena nel movimento, rivelando un accenno delle sue mutandine scure. Cho notò quel dettaglio, ma cercò di ignorarlo, proseguendo il suo racconto. Anche Hermione colse, con la coda dell’occhio, il bordo della seta chiara delle mutandine di Cho, che si intravedeva sotto la sua posizione rilassata. Tuttavia, non lasciò trasparire nulla, mantenendo un’aria apparentemente neutra, anche se l’attenzione che riservava al racconto si fece quasi palpabile.
Cho riprese a parlare, questa volta con meno esitazioni, lasciandosi trasportare dai ricordi. Descrisse il momento in cui lui aveva tirato fuori il cazzo, rigido e pulsante, e di come Harry le avesse preso le mani con delicatezza, guidandole a cingerlo. Parlò del calore che aveva sentito sotto le dita, della tensione che cresceva in lei, e infine del momento in cui si era tirata indietro, spezzando l’incantesimo, lasciandolo deluso e silenzioso.
Hermione continuò a guardarla, il volto imperturbabile, ma il suo sguardo sembrava scavare in profondità, cercando di comprendere tutto ciò che Cho non riusciva a dire. “Capisco…” mormorò, la voce appena udibile, mentre una mano si posava sul ginocchio di Cho, in un gesto che era al tempo stesso rassicurante e carico di un’elettricità sottile.

Hermione inclinò leggermente la testa, i suoi occhi fissi su Cho, un misto di curiosità e una velata malizia che si mescolava a una sincera voglia di comprendere. “Ma perché ti sei tirata indietro?” chiese con un tono morbido, anche se sotto la superficie vibrava un’irrequietezza difficile da ignorare. “Forse non ti piace abbastanza? O magari… non è il tipo giusto per te.”
Cho scosse la testa, il rossore che le accendeva le guance parlava più delle sue parole. “Non è quello,” mormorò, la voce incerta mentre cercava le parole giuste. “Mi piace… eccome. È solo che… non so. Avevo paura, forse. O magari non mi sentivo all’altezza. Lui è… beh, è molto conosciuto.”
Hermione continuava a scrutarla, le labbra che si incurvavano in un sorriso sottile, quasi impercettibile. “Molto conosciuto, eh?” ripeté, il corpo che si inclinava verso di lei, riducendo la distanza. “E non vuoi dirmi chi è?”
Cho esitò, mordendosi leggermente il labbro inferiore. Il movimento distratto tradiva la sua lotta interiore. Non voleva dire troppo, ma Hermione, con quel suo sguardo attento e il suo modo di insinuarsi dolcemente oltre le difese altrui, la stava mettendo alle strette. “Non posso,” ammise infine, con un filo di voce. “Non voglio che si sappia.”
Hermione sorrise, questa volta apertamente, con un’aria complice che sembrava voler sciogliere le resistenze di Cho. “Dai, Cho. Sai che non lo dirò a nessuno. Siamo solo io e te, qui. E poi…” fece una pausa, la voce che si abbassava fino a diventare un sussurro, “non è difficile indovinare. Grifondoro, giusto? E c’è solo una persona che sembra calzare perfettamente con la tua descrizione.”
Il cuore di Cho iniziò a battere più forte, e rimase immobile, quasi paralizzata. Hermione si avvicinò ancora un po’, accorciando ulteriormente la distanza tra loro, i suoi ricci che sembravano sfiorarle le spalle. La sua voce era un sussurro caldo, intimo, quando pronunciò il nome che Cho temeva e desiderava sentire. “È Harry, vero?”
Il nome uscì dalle sue labbra come una sentenza. Cho spalancò gli occhi, colpita dalla precisione con cui Hermione aveva colto nel segno. Per un istante rimase senza parole, poi abbassò lo sguardo, un respiro tremante che sfuggì dalle sue labbra. Con esitazione, ma senza più possibilità di negare, annuì lentamente.
Hermione non sembrava affatto sorpresa; anzi, una scintilla di divertimento si accese nei suoi occhi. Ma invece di insistere, rimase in silenzio, lasciando che fosse Cho a decidere se andare avanti. Il silenzio, però, era eloquente, e l’imbarazzo che traspariva dallo sguardo abbassato di Cho sembrava un invito implicito a scavare più a fondo.
Con il suo solito mix di ironia e complicità, Hermione decise di punzecchiarla. “Allora,” cominciò, inclinando leggermente la testa e sfoderando un sorriso provocatorio, “sei ancora vergine?”
Cho alzò di scatto lo sguardo, gli occhi spalancati e le guance che si tingevano immediatamente di un rosso acceso. “Certo che no!” rispose con una nota di difesa nella voce, tentando di sembrare sicura. Ma quasi subito abbassò di nuovo lo sguardo, e con un filo di voce, confessò: “Solo… sono poco esperta, ecco.”
Hermione sorrise, divertita, inclinando la testa di lato. “Poco esperta, eh?” ripeté, con un tono che lasciava intendere che non avrebbe lasciato cadere la questione. “In che senso?”
Cho si mordicchiò nervosamente il labbro, il rossore che le saliva fino alle orecchie mentre cercava di trovare una via di fuga da quella domanda. Le mani giocarono distrattamente con l’orlo della sua gonna, un gesto che non sfuggì a Hermione. Quest’ultima rise piano, una risata morbida ma piena di malizia, e continuò a stuzzicarla. “Dai, Cho, non puoi fermarti a metà. Non ti lascio andare finché non mi spieghi.”
Alla fine, Cho cedette. Si sistemò sul letto, lo sguardo fisso sulle mani che tormentavano il tessuto, e con una voce tremante e spezzata confessò: “Diciamo che… certe cose non le ho mai fatte. Non ho mai… insomma, non ho mai fatto un pompino. Ho solo… masturbato un ragazzo, e scopato qualche volta.”
Hermione la fissò per un attimo, come se stesse valutando le sue parole, poi scoppiò in una risata allegra, che però non aveva nulla di crudele. “Davvero?” disse, sollevando un sopracciglio con aria divertita. “E almeno ti è piaciuto?”
Cho annuì rapidamente, il viso ancora in fiamme per l’imbarazzo, cercando di evitare il suo sguardo. Ma Hermione non sembrava disposta a lasciarla sfuggire. Si sporse leggermente in avanti, le ginocchia che sfioravano appena quelle di Cho, e con un tono più morbido, quasi affettuoso, aggiunse: “Non c’è nulla di male a essere inesperta, Cho. E poi… sembri una che impara in fretta.”
La battuta la colpì come un fulmine. Cho alzò lo sguardo, i suoi occhi incontrarono quelli di Hermione, e per un istante il silenzio tra loro si riempì di una tensione palpabile. Hermione sorrise, ma questa volta il suo sorriso sembrava nascondere qualcosa di più, un invito sottile, lasciato volutamente in sospeso.
Hermione ridacchiò di nuovo, questa volta con un tono più complice che derisorio. “Beh, meno male! Almeno quello. Ma… dimmi un po’, invece… hai mai fatto sesso con una ragazza?” La domanda colse Cho completamente alla sprovvista. I suoi occhi si spalancarono, e il rossore sul viso si fece ancora più intenso. “No! Ovviamente no!” rispose in modo quasi scandalizzato, la voce più alta del previsto.
Ma mentre abbassava lo sguardo per evitare quello di Hermione, i suoi occhi si posarono, senza volerlo, sulle mutandine scure che spuntavano sotto la gonna appena alzata. Restò lì un secondo di troppo, trattenendo il respiro, finché si rese conto di ciò che stava facendo e si ricompose rapidamente, il cuore che batteva furioso nel petto. Sperava che Hermione non avesse notato nulla.
Hermione, però, sembrava non essersi accorta di nulla. Scrollò le spalle con naturalezza e, con un sorriso rassicurante, disse: “Ehi, rilassati. Non ci sarebbe nulla di male… come non c’è niente di male a non essere un’esperta. Anche i preliminari si imparano, sai? E credimi, con un po’ di pratica potresti diventare bravissima.”
Cho annuì piano, anche se le sue mani si stringevano nervosamente l’una contro l’altra. C’era qualcosa nell’atmosfera, una tensione sottile che sembrava galleggiare tra loro, ma Hermione, con quel suo modo spontaneo e disinvolto, sembrava ignorarla, lasciando che fosse Cho a decidere se lasciarsi andare o chiudersi nel suo imbarazzo.
Poi, Hermione ruppe il silenzio con una battuta inaspettata, il tono leggermente malizioso che faceva capolino. “Guarda,” disse, sporgendosi un po’ più in avanti, “se vuoi imparare, posso aiutarti io. Con un po’ di magia, ovviamente.”
Cho scoppiò a ridere, nervosa ma anche divertita. “Magia? E cosa intendi, esattamente?” chiese, cercando di nascondere il rossore dietro un sorriso timido.
Hermione fece spallucce, come se fosse la cosa più normale del mondo. “Non preoccuparti dei dettagli,” rispose, il tono che oscillava tra il malizioso e il complice. “Se vuoi diventare brava, ti spiego tutto. Ti do consigli, trucchi, quello che serve. Le amiche servono anche a questo, no?”
Cho alzò lo sguardo verso di lei, incredula. Hermione sembrava quasi ubriaca, con le guance arrossate e quel sorriso più largo del solito. Ma c’era qualcosa di disarmante in quel suo modo di essere così spontanea, come se stesse cercando di alleggerire l’atmosfera e contemporaneamente di insinuare qualcosa. Sembrava che questa conversazione le stesse dando un diversivo, un modo per dimenticare Ron, il suo sfogo di poco prima, o qualunque altra cosa la tormentasse.
“Sei seria?” chiese Cho, scuotendo la testa con una risata incredula.
Hermione si mise più comoda, appoggiando le mani dietro di sé sul letto, lasciando che i ricci le ricadessero scomposti sulle spalle. I suoi movimenti erano rilassati, come se la leggerezza del momento le fosse necessaria. “Certo che sono seria,” rispose, il sorriso storto che le illuminava il viso. “A volte bisogna solo buttarsi. E se hai bisogno di qualcuno che ti dia una spinta, eccomi qui.”
Cho rimase in silenzio, il cuore che batteva veloce mentre cercava di interpretare le sue parole. Era davvero seria? O forse era solo l’alcol a parlare per lei? La tensione nell’aria si faceva sempre più palpabile, e Hermione sembrava accorgersene ma non aveva intenzione di fare nulla per spezzarla. Al contrario, sembrava quasi divertirsi a lasciarla crescere.

Hermione la fissò, e ogni traccia di leggerezza svanì dal suo volto. Il suo tono, deciso e autoritario, spezzò il silenzio: “Prima di tutto, devi imparare a guardarti e conoscerti. Non potrai mai essere sicura con qualcun altro se prima non lo sei con te stessa.”
Con un gesto fluido, afferrò la bacchetta e pronunciò un incantesimo. Uno specchio grande e ovale si materializzò davanti a loro, fluttuando a mezz’aria. Inclinato leggermente, rifletteva la figura intera di Cho. “Alzati,” disse Hermione, indicando lo specchio con un cenno deciso. “E spogliati.”
Cho la fissò, il cuore che le batteva forte, incredula per la richiesta. “Cosa? Ma… Hermione, io…”
Hermione non le concesse di finire. “Fallo,” ripeté con una fermezza che non lasciava spazio a proteste, il suo sguardo intenso che sembrava scavare oltre le difese di Cho. C’era qualcosa di implacabile nella sua voce, una determinazione che lasciava intendere che quello non fosse un semplice esercizio.
Esitante, il volto in fiamme, Cho si alzò lentamente. Le mani tremavano mentre cominciava a sfilarsi la maglietta, ogni gesto carico di esitazione. Abbassò la gonna con movimenti incerti, come se ogni capo che lasciava cadere aumentasse il peso del suo imbarazzo. Rimase in piedi in silenzio, il corpo avvolto solo nel completo di seta chiaro, reggiseno e mutandine, lottando contro l’istinto di coprirsi.
Hermione la osservava con calma, il suo sguardo penetrante e fermo. “Tutto,” disse, senza alzare la voce ma con un’intensità che fece tremare Cho. “Non fermarti qui. Se vuoi davvero scoprirti, devi andare fino in fondo.”
Cho scosse la testa, il respiro corto. “Ma… è troppo imbarazzante. Non posso…”
“Cho.” La voce di Hermione si fece più morbida ma ugualmente autoritaria, un sorriso appena accennato che sembrava sfidarla. “Non fare la timida. Sei una donna, no? Non c’è niente di cui vergognarsi. Lascia andare tutto.”
Il rossore di Cho si intensificò, ma qualcosa nel tono di Hermione le fece cedere le ultime resistenze. Con movimenti lenti, sganciò il reggiseno, lasciandolo scivolare via dalle spalle. Poi, con un respiro tremante, abbassò le mutandine, che scivolarono leggere fino ai suoi piedi.
Rimase lì, completamente nuda, il corpo immobile ma teso come una corda, il cuore che martellava nel petto. D’istinto portò una mano sul seno e l’altra a coprire il triangolo scuro tra le gambe, ma il riflesso nello specchio non le lasciava vie di fuga. La sua immagine le restituiva ogni dettaglio con una crudezza disarmante, costringendola a vedersi come forse non aveva mai fatto.
Hermione la fissava senza battere ciglio, i suoi occhi penetranti sembravano scivolare oltre la pelle, oltre le mani nervose che cercavano di coprire, oltre il velo d’imbarazzo che aleggiava nell’aria. “Guardati,” mormorò infine, la voce bassa, calda, un sussurro che sembrava accarezzarle i sensi. “Non hai nulla da temere. Sei stupenda.”
Il suo sguardo rimase fisso su di lei, intenso ma privo di giudizio, come se volesse lasciarle tutto il tempo di abituarsi alla vulnerabilità di quel momento. Poi, con dolce fermezza, Hermione aggiunse, avvicinandosi appena: “Guardati davvero. Non nasconderti.”
Cho scosse la testa, il viso in fiamme per l’imbarazzo. “Non ci riesco… è troppo,” mormorò, stringendosi le braccia al petto. Hermione sbuffò piano, con un sorriso che oscillava tra l’impazienza e la comprensione. “Allora lo faccio anch’io,” disse con semplicità, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Con movimenti sicuri, Hermione iniziò a spogliarsi, sfilando i vestiti uno ad uno. Il tessuto scivolava via dalla sua pelle come acqua, cadendo senza che lei se ne curasse. Rimase completamente nuda in pochi istanti, la sua figura slanciata e armoniosa illuminata dalla luce calda della stanza. Non mostrava traccia di esitazione mentre si posizionava accanto a Cho, di fronte allo specchio.
“Guarda,” disse, con una voce calma ma carica di intenzione. “E impara.” Hermione lasciò che il suo sguardo vagasse sul proprio riflesso, prendendosi il tempo di osservare ogni dettaglio. Poi, con una lentezza deliberata, iniziò a parlare. La sua voce, bassa e avvolgente, sembrava volersi insinuare nei pensieri di Cho.
“Il mio viso…” cominciò, facendo scivolare le dita tra i ricci ribelli che incorniciavano il suo volto. “Le labbra, morbide e piene, perfette per essere baciate, mordicchiate… o succhiate fino a farle pulsare.” Le sue dita sfiorarono le labbra con una sensualità naturale, un sorriso appena accennato a fior di bocca.
Abbassò lo sguardo verso il collo, inclinando leggermente la testa. “Il collo… lungo, sottile. Ogni centimetro qui reagisce al tocco, ai baci, ai morsi. È fatto per essere esplorato, per portare quei piccoli segni che ti ricordano il piacere anche il giorno dopo.”
Le sue mani scesero sul petto, le dita che sfioravano i seni con una delicatezza che sembrava studiata. “E poi ci sono i miei seni,” continuò, il tono ora leggermente più profondo. “Non grandi, ma pieni. Sodi al punto giusto. I capezzoli… così sensibili che basta un soffio per farli reagire. Perfetti per la bocca, le mani, per ogni tipo di attenzione.” Prese un capezzolo tra le dita, stringendolo appena, e un sospiro sfuggì dalle sue labbra, riempiendo l’aria tra loro.
Scivolò lungo il ventre, accarezzandolo con movimenti circolari. “Il mio ventre… liscio, morbido. Ogni carezza qui è un ponte verso qualcosa di più profondo. Un punto dove il piacere si amplifica, dove tutto inizia a connettersi.”
Le mani di Hermione raggiunsero i fianchi, che afferrò con un gesto deciso, sottolineandone le curve sinuose. “E i miei fianchi… perfetti da stringere, da afferrare con forza, per guidare ogni movimento.” La sua voce si fece più calda, più bassa, mentre scendeva ancora.
Si fermò sul pube, accarezzandolo senza esitazione, il sorriso sulle labbra che si fece audace. “E qui… il cuore di tutto. Liscio, morbido… pulsante. Fatto per accogliere, per stringere, per dare piacere… e prenderlo con la stessa intensità.” Hermione lasciò scivolare le dita lungo la curva, senza perdere il contatto visivo con il proprio riflesso.
Le sue mani scesero sulle cosce, accarezzandole con una lentezza esasperante. “Le mie cosce… forti, ma morbide. Fatte per avvolgere, per stringere, per far perdere il controllo.” Continuò a scendere, accarezzando le gambe fino alle caviglie. “E le gambe… così eleganti, così aggraziate, ma capaci di portare chiunque in ginocchio.”
Infine, si girò, sporgendo i fianchi e piegandosi leggermente. “E questo…” disse, con una risatina che tradiva la sua sicurezza, “il mio piccolo segreto. Un culo sodo, perfetto da mordere, stringere… o giocarci come si vuole. Non c’è nulla di meglio per tentare chiunque.”
Tornò nella sua posizione iniziale, lasciando che il suo sguardo vagasse lentamente sul proprio riflesso. Poi si voltò verso Cho, il sorriso caldo e rassicurante. “Vedi?” mormorò, avvicinandosi di un passo. “Non si tratta solo di vedere. Si tratta di sentire. Ogni parte di te è una promessa… un invito. Devi imparare a conoscerlo, a possederlo… a desiderarlo.”
Cho non riusciva a staccare gli occhi dal proprio riflesso. Il respiro le si fece più rapido, e l’imbarazzo che l’aveva soffocata fino a quel momento si mescolò a una nuova sensazione, più intensa e inebriante. Hermione si avvicinò ancora, così vicina che Cho poteva sentire il calore del suo corpo irradiarsi attraverso l’aria tra loro.
“Adesso,” sussurrò Hermione, la sua voce morbida e profonda come una carezza, “è il tuo turno. Chiudi gli occhi e immagina ogni parte del tuo corpo come qualcosa di unico, creato per essere desiderato, adorato… per dare piacere.”
Cho scosse la testa, mordendosi il labbro inferiore. Abbassò lo sguardo, incapace di sostenere quello di Hermione. “Non ci riesco…” mormorò, con un filo di voce intriso di frustrazione. “Non mi viene naturale. Non so da dove cominciare.”
Hermione la studiò per un momento, poi un sorriso enigmatico curvò le sue labbra. “Va bene,” disse con calma, sollevando la bacchetta con un gesto fluido e misurato. “Allora lascia fare a me. Fidati, Cho… non ti farò del male. Voglio solo aiutarti a liberarti.”
Prima che Cho potesse replicare, Hermione pronunciò un incantesimo a bassa voce, un sussurro che sembrò sfiorare l’aria come un bacio. Una luce soffusa, calda e scintillante, si diffuse attorno al corpo di Cho, accarezzandole la pelle e dissolvendosi come un soffio di vento.
Cho spalancò gli occhi, un’ondata di calore che le attraversava il corpo, dal petto fino alle cosce, come un fuoco che si accendeva dentro di lei. Il suo respiro si fece più affannato, ma non per l’imbarazzo. C’era una leggerezza nuova, un senso di libertà che non aveva mai provato. Era come se ogni muro, ogni barriera, fosse stata abbattuta. La tensione che la teneva intrappolata si sciolse, lasciando spazio a un desiderio curioso e affamato.
Hermione osservò il cambiamento con soddisfazione, incrociando le braccia sul petto. “Come ti senti?” chiese, la sua voce calma ma carica di complicità.
Cho esitò, il rossore che le colorava le guance non era più dovuto alla vergogna. Era qualcosa di diverso, qualcosa che non riusciva ancora a spiegarsi del tutto. “Non lo so…” rispose infine, la sua voce più calda, quasi roca. “Mi sento… strana. Ma in un modo… buono.”
Hermione le posò una mano sul braccio, il tocco rassicurante e carico di promesse. “Perfetto. Ora prova di nuovo. Guardati allo specchio e lasciati andare. Non pensare, Cho. Senti e basta.”
Cho esitò ancora per un momento, poi sollevò lo sguardo verso il proprio riflesso. Per la prima volta non distolse gli occhi immediatamente. Il corpo che vedeva non le sembrava più così estraneo. Il suo respiro rallentò mentre le mani, prima rigide, si rilassavano lungo i fianchi. Decise di provare sul serio.
Si studiò nello specchio, i suoi occhi che accarezzavano ogni curva, ogni dettaglio. Hermione, al suo fianco, la osservava con un sorriso compiaciuto, come se avesse appena assistito a una piccola trasformazione. Poi Cho iniziò a parlare, la voce più bassa, più calda, quasi un sussurro intimo.
“La mia bocca…” iniziò, sfiorandosi le labbra con la punta delle dita. “È morbida, fatta per essere baciata, succhiata… o per scivolare su di lui. Le mie labbra sanno giocare, provocare, tormentare fino a far perdere la testa.”
Le sue mani scesero sul collo, accarezzandolo con una lentezza che sembrava deliberata. “Il mio collo…” continuò, lasciando che le dita indugiassero sulla pelle. “È sensibile, perfetto per i baci, per i morsi leggeri. Un punto dove ogni tocco si amplifica, dove il piacere inizia a crescere.”
Scese ancora, fermandosi sopra il petto. I suoi occhi, ora accesi di consapevolezza, si posarono sui suoi seni. “E il mio seno…” disse con un filo di voce, lasciando che le mani li accarezzassero delicatamente. “Non sono grandi, ma sono pieni. Sodi, morbidi… con capezzoli che si induriscono al minimo tocco. Fatti per essere presi tra le labbra, succhiati, pizzicati… per essere adorati.”
Un sospiro sfuggì dalle sue labbra mentre le sue mani si spostavano verso i fianchi. “I miei fianchi… sono morbidi, fatti per essere afferrati. Perfetti per essere guidati, per muoversi contro qualcuno, per incatenarlo al mio ritmo.”
Lasciò che le dita scivolassero più in basso, posandole sul pube. La sua voce si abbassò, un sussurro che sembrava scaldare l’aria. “E la mia fica…” mormorò, il rossore che le illuminava le guance. “È calda, pronta. Fatta per stringere forte, per accogliere, per dare piacere… per far perdere il controllo.”
Hermione, accanto a lei, sorrideva, ma non interruppe. Lasciò che Cho continuasse, che il suo desiderio di esplorarsi prendesse il sopravvento. Le mani di Cho scesero lungo le cosce, accarezzandole con delicatezza. “Le mie gambe…” continuò, il respiro che si faceva più profondo. “Sono forti, ma morbide. Possono stringere, avvolgere… tenere chiunque voglia essere tra di loro.”
Infine, lasciò che i suoi occhi si posassero sui piedi, un sorriso malizioso che curvava le sue labbra. “E i miei piedi… piccoli, eleganti. Possono accarezzarlo, provocarlo, tormentarlo… e lo farò desiderare ancora di più.”
Hermione rise piano, il suo sguardo pieno di ammirazione. “Finalmente,” disse, la voce morbida ma compiaciuta. “Adesso hai capito, Cho. Devi amare ogni parte di te, possederla… e usarla. Hai tutto ciò che serve per essere irresistibile. Devi solo crederci.”
Hermione osservava Cho con un sorriso soddisfatto, vedendo la sua tensione dissolversi lentamente in curiosità. “Ora che hai imparato a guardarti con occhi nuovi,” disse, alzandosi con grazia, “è il momento di passare al passo successivo. Devi imparare a usare il tuo corpo… e direi che possiamo iniziare dalle tue mani.”
Con un movimento fluido della bacchetta, Hermione pronunciò un incantesimo. Un dildo magico apparve davanti a loro, sospeso a mezz’aria. La riproduzione era incredibilmente realistica: le vene sottilmente evidenti, la curva leggera, la texture della pelle che sembrava viva. Quando Hermione lo prese tra le mani, il dildo vibrò leggermente, emettendo un calore pulsante che lo rendeva indistinguibile da un cazzo vero.
Lo fissò allo specchio con un gesto sicuro, lasciandolo inclinato in modo perfetto per essere afferrato. “Avvicinati,” disse, con un tono fermo ma invitante, che sembrava voler spingere Cho oltre le sue esitazioni. “Toccalo. Non avere paura.”
Cho deglutì, i suoi occhi fissi sull’oggetto, un misto di imbarazzo e curiosità che le accendeva le guance. Con passi lenti si avvicinò, le mani che tremavano appena. Allungò una mano esitante e sfiorò il dildo. La consistenza calda e incredibilmente realistica la fece sobbalzare leggermente, ma non si ritrasse. Con un respiro profondo, lo afferrò delicatamente, le dita che si chiudevano attorno all’asta morbida ma ferma.
“Bene,” disse Hermione, avvicinandosi a lei con un sorriso complice. “Ora stringilo un po’ di più. Devi sentirlo nelle mani, come faresti con uno vero.”
Cho obbedì, avvolgendo le dita più saldamente attorno a quell’oggetto pulsante, ma rimase immobile, il respiro che si faceva più corto. Hermione, paziente, si posizionò dietro di lei, le sue mani che si posarono con dolcezza sul polso di Cho. “Lascia che ti mostri,” mormorò, guidando la mano di Cho in un movimento lento e fluido. “Così. Devi essere sicura, ma anche delicata. Il ritmo è importante… non troppo veloce, non troppo lento. Segui il corpo, senti come risponde.”
Hermione lasciò andare il polso di Cho dopo qualche istante, osservandola con occhi carichi di soddisfazione. Cho continuò da sola, i movimenti dapprima timidi, ma che presto si fecero più sicuri, le sue dita che scivolavano lungo l’asta con crescente fluidità.
“Molto meglio,” disse Hermione, il suo tono basso e leggermente malizioso. “Adesso prova a giocare un po’. Porta l’altra mano sul dildo… alternale, esploralo. Fallo tuo.”
Cho esitò per un momento, ma poi, con un respiro profondo, fece come le era stato detto. Portò l’altra mano sul dildo, le dita che si muovevano in modo coordinato. Una mano lavorava alla base, stringendo con una pressione ferma, mentre l’altra scivolava lungo l’asta, con movimenti lenti ma sempre più decisi.
“Leccati l’altra mano,” suggerì Hermione, il suo sguardo che non lasciava mai quello di Cho. “Rendila più scivolosa… più sensuale.”
Cho si morse il labbro, il viso che si scaldava ulteriormente, ma obbedì. Portò la mano alle labbra e la passò con lentezza sulla lingua, bagnandola prima di riportarla sul dildo. I suoi movimenti si fecero più fluidi, più naturali, mentre iniziava a prendere confidenza. Ogni tanto si mordeva il labbro inferiore, il suo sguardo ormai perso nella sensazione del momento.
Hermione, appoggiata al bordo del letto, la osservava con uno sguardo compiaciuto, quasi orgoglioso. “Brava,” disse, il tono caldo ma deciso. “Stai imparando velocemente. Continua così.”
Cho non rispose, concentrata com’era su ciò che stava facendo. Le sue mani lavoravano con sincronia, una che accarezzava e stringeva, l’altra che scivolava con precisione. Il suo respiro si fece più profondo, e sulle sue labbra apparve un piccolo sorriso, quasi inconsapevole.
Il dildo sembrava rispondere ai suoi movimenti, pulsando sotto le sue dita. Ogni gesto sembrava più sicuro, più intimo, come se stesse iniziando a scoprire qualcosa di nuovo, non solo sull’oggetto davanti a lei, ma anche su sé stessa.
Hermione si avvicinò di nuovo, posando una mano sulla schiena di Cho, la sua voce un sussurro caldo vicino al suo orecchio. “Adesso immagina che sia vero… immagina che sia vivo, che risponda a ogni tuo tocco. Lasciati andare. Senti cosa può fare il tuo corpo.”
Cho tremò leggermente sotto quel sussurro, il suo cuore che batteva forte. Continuò a muovere le mani, le dita che stringevano e accarezzavano con sempre più sicurezza, il suo corpo che sembrava finalmente rilassarsi in quella nuova consapevolezza. Hermione la osservava con un sorriso soddisfatto, il suo sguardo carico di complicità e ammirazione.
“Ecco,” disse Hermione, il tono morbido e avvolgente. “Adesso hai capito. Non è solo tecnica. È come ti senti mentre lo fai. Ed è questo che ti renderà irresistibile.”
Cho sollevò lo sguardo verso di lei, il rossore ancora presente, ma ora accompagnato da un’espressione diversa: un misto di eccitazione, curiosità e una nuova fiducia in sé stessa.
Hermione osservava Cho mentre le sue mani si muovevano con crescente sicurezza sul dildo. I gesti, inizialmente incerti, ora erano fluidi, naturali, e l’imbarazzo che aveva colorato il suo viso sembrava ormai un ricordo lontano. Ogni movimento sembrava più consapevole, più sicuro, ma Hermione sapeva che c’era ancora molto da scoprire.
Con un sorriso sottile, inclinò leggermente la testa e disse, con un tono che lasciava intendere che non si trattava di una richiesta: “Va bene, basta con le mani per ora. È il momento di fare un passo avanti. Mettiti in ginocchio davanti a lui.”
Cho si fermò, alzando lo sguardo verso Hermione, gli occhi che riflettevano una miscela di sorpresa e un leggero timore. “In ginocchio?” mormorò, come se quelle parole avessero un peso del tutto nuovo, un’intimità che non era pronta a esplorare.
Hermione annuì con calma, i suoi occhi fissi su di lei. Con un leggero movimento della mano, indicò il pavimento davanti allo specchio. “Sì, proprio così. Voglio che ti avvicini a lui. Guardalo da vicino… e bacialo.”
Cho deglutì, il respiro che si fece più rapido, ma seguì il consiglio. Lentamente, con movimenti che tradivano la sua esitazione, si inginocchiò. Le sue ginocchia affondarono nel tappeto morbido, il suo corpo che sembrava ondeggiare leggermente mentre trovava la posizione. Il dildo davanti a lei, fisso allo specchio, sembrava improvvisamente incredibilmente reale, come se avesse una presenza propria. Lo guardò, le mani che tremavano leggermente mentre le posava sulle cosce.
“Non credo di riuscirci…” mormorò, la voce quasi un sussurro. I suoi occhi si abbassarono sul dildo, le dita che lo sfiorarono appena, ma non abbastanza da avvicinarsi sul serio.
Hermione si mosse dietro di lei, il suo corpo vicinissimo. Si chinò, il profumo dei suoi capelli che sfiorò la nuca di Cho mentre le parlava con una voce morbida, calda, che sembrava quasi una carezza. “Non c’è niente di cui avere paura, Cho. È solo un bacio. È naturale… basta lasciarsi andare. Non pensare troppo. Fidati di me.”
La mano di Hermione scivolò sulla spalla di Cho, il tocco leggero ma fermo. “Chiudi gli occhi, se serve. Senti solo quello che stai facendo. L’importante è il contatto… e il piacere che puoi dare.”
Cho tremò leggermente sotto quel tocco, ma non si mosse. Le sue mani, che fino a quel momento erano rimaste ferme sulle cosce, si spostarono lentamente verso il dildo. Lo prese tra le dita, il calore pulsante dell’oggetto che si diffondeva attraverso la sua pelle. Con un respiro profondo, si avvicinò, le labbra che si socchiusero appena mentre il suo sguardo restava fisso sull’asta davanti a lei.
Hermione le sussurrò ancora, questa volta più vicina, le parole che sembravano danzare sulla pelle di Cho. “Sfioralo con le labbra, delicatamente. Sentilo contro di te. E poi… segui il tuo istinto.”
Con un ultimo respiro tremante, Cho lasciò che le sue labbra toccassero il dildo. Il primo contatto fu esitante, ma Hermione la incoraggiò, le sue dita che si posavano con delicatezza sulla nuca di Cho. “Così… bene,” mormorò Hermione, il suo tono avvolgente e complice. “Ora esploralo. Usa la lingua… fallo tuo.”
Cho obbedì, il suo respiro più rapido mentre lasciava che la punta della lingua scivolasse contro la superficie liscia del dildo. Ogni movimento sembrava più deciso, più sicuro. Le sue labbra iniziarono a schiudersi di più, accogliendo l’oggetto con lentezza, mentre le mani lo tenevano saldo.
Hermione si spostò con eleganza, inginocchiandosi accanto a Cho, il suo corpo vicino abbastanza da farle percepire la sua presenza. I suoi occhi seguivano ogni movimento di Cho, scrutando con attenzione il modo in cui le sue mani e le sue labbra si muovevano sul dildo. Un sorriso soddisfatto si fece largo sul viso di Hermione, che sembrava assaporare ogni istante di quella scena. “Brava, Cho,” mormorò, la sua voce bassa e avvolgente come velluto. “Lasciati andare. Questo è il momento di scoprire cosa sei capace di fare. Fallo tuo… come se fosse reale, come se fosse tuo il controllo.”
Poi inclinò leggermente la testa, lo sguardo che si fece più intenso. Abbassò gli occhi su di lei e aggiunse, con un tono che mescolava dolcezza e autorità: “Ora voglio che lo succhi. Solo la punta, almeno per cominciare. Voglio vedere la tua bocca avvolgere la cappella. Apri bene, Cho… e prendilo lentamente.”
Cho esitò un attimo, le guance che si tingevano di un rosso profondo, ma poi, sotto lo sguardo penetrante e incoraggiante di Hermione, cedette. Le sue labbra si schiusero e si avvicinarono al dildo. Con una lentezza quasi esasperante, fece scivolare la bocca intorno alla cappella, le labbra morbide che si chiusero appena su di essa. Cominciò a succhiare delicatamente, il dildo che pulsava contro la sua lingua come se fosse vivo.
Hermione si accarezzò il mento con un sorriso compiaciuto, osservandola come un’artista che ammirava la propria creazione. “Brava, così,” sussurrò, il tono carezzevole ma con una nota di complicità. “Ora stai cominciando davvero a capire.”
Cho continuava, i movimenti della sua bocca ancora un po’ incerti, ma sempre più sicuri man mano che si abituava alla sensazione. Hermione, però, non aveva intenzione di lasciarla fermarsi lì. Con un sorriso malizioso, le parlò di nuovo, avvicinando il viso al suo. “Devi andare più a fondo,” disse, il tono dolce ma intriso di una sottile autorità che non ammetteva replica. “Apri di più la bocca… rilassati… e lasciati andare. Non pensare. Lascia che entri… lascia che sia il tuo corpo a guidarti.”
Cho annuì leggermente, il suo respiro corto mentre cercava di seguire le istruzioni di Hermione. Aprì di più la bocca, lasciando che la punta del dildo scivolasse più in profondità. Ma ogni volta che tentava di spingersi oltre, sentiva un blocco. Si fermava, il respiro irregolare, e si mordeva il labbro inferiore con un misto di frustrazione e imbarazzo. I suoi occhi cercavano quelli di Hermione, come se avesse bisogno di approvazione, di un segno che andava bene anche così.
Hermione posò una mano sulla spalla di Cho, il tocco deciso ma incredibilmente rassicurante. Si chinò verso di lei, il suo respiro caldo che sfiorava la pelle di Cho, e con un sussurro che sembrava avvolgerla, disse: “Non devi forzarti. Respira… sentilo. Senti come risponde alla tua bocca, alla tua lingua. Non è una gara, Cho. È un gioco. Un gioco in cui tu impari a guidare.”
La voce di Hermione era così morbida, così ipnotica, che per un momento Cho si dimenticò del suo imbarazzo, perdendosi in quelle parole. Hermione, con un leggero sorriso che tradiva sicurezza, si alzò in piedi. “Lascia che ti mostri come si fa,” disse, con un tono che non ammetteva repliche.
Afferrò il dildo con una mano, le dita che si chiudevano attorno all’asta pulsante con una naturalezza che lasciò Cho senza parole. “Guarda,” mormorò, mentre si inginocchiava davanti al dildo, i suoi occhi che non lasciavano mai quelli di Cho. Con lentezza deliberata, fece scivolare la lingua lungo tutta la lunghezza del dildo, dalla base fino alla punta. Il movimento era così lento, così preciso, che ogni centimetro sembrava essere accarezzato e adorato.
Hermione ripeté il gesto, più volte, la sua lingua che tracciava linee lucide e umide sull’asta, fino a quando tutto il dildo brillò alla luce calda della stanza. Poi, con un movimento deciso, lasciò che la cappella scivolasse tra le sue labbra. La sua bocca si aprì con una disinvoltura che fece trattenere il fiato a Cho, e con estrema lentezza iniziò a succhiarlo.
I movimenti di Hermione erano misurati ma decisi, ogni gesto studiato per dare piacere. La sua lingua si muoveva contro il dildo, accarezzandolo dall’interno mentre lo accoglieva sempre più in profondità. Le sue guance si cedevano leggermente, creando una pressione che rendeva ogni movimento ancora più intenso. Ogni volta che lo tirava fuori, il dildo era coperto da un sottile strato di saliva lucida, che scintillava sotto la luce soffusa.
Hermione aumentò gradualmente il ritmo, spingendo il dildo sempre più in profondità nella sua bocca. Il suo respiro si fece più pesante, piccoli suoni gutturali sfuggivano dalle sue labbra mentre lo prendeva quasi completamente nella gola. Quando non lo succhiava, usava la mano, muovendola lungo l’asta per spalmare la saliva, rendendolo ancora più lucido e invitante.
Il suo sguardo, caldo e intenso, si alzò verso Cho mentre continuava. I suoi occhi sembravano parlare, trasmettendo una confidenza e una complicità che scioglievano ogni barriera. Quando infine Hermione si fermò, lasciò che il dildo scivolasse fuori dalla sua bocca con un suono morbido e bagnato. Le sue labbra erano arrossate e lucide, il respiro appena accelerato, mentre un filo di saliva le scivolava lungo il mento.
Sollevò lo sguardo verso Cho, i suoi occhi brillanti di soddisfazione e desiderio. “Vedi?” disse, la voce un sussurro carico di malizia. “È tutta una questione di ritmo, di intenzione. Non devi fare troppo… devi solo farlo sentire tuo. Adesso… provaci tu.”
Cho la guardava, ipnotizzata. Il cuore le batteva forte, e l’imbarazzo che l’aveva paralizzata sembrava dissolversi sotto l’intensità di ciò che aveva appena visto. Con un respiro profondo, spostò le mani sul dildo, il suo corpo che tremava appena mentre si preparava a seguire l’esempio di Hermione.
Cho cominciò lentamente, facendo scivolare le labbra attorno alla cappella del dildo, i suoi movimenti inizialmente incerti ma carichi di intenzione. Cercava di replicare ogni gesto che aveva appena visto da Hermione, la lingua che accarezzava delicatamente la superficie mentre lo succhiava con crescente sicurezza. I suoi occhi erano chiusi, il viso arrossato, ma il suo respiro si faceva sempre più profondo, più ritmato.
Hermione, seduta accanto a lei, la osservava con uno sguardo intenso e soddisfatto, le labbra leggermente socchiuse. La sua eccitazione era palpabile, i suoi occhi seguivano ogni movimento di Cho con avidità. “Brava, così,” mormorò, la sua voce bassa, calda e leggermente rauca. “Usa la lingua… sì, proprio così. Fallo scivolare lungo l’asta, lentamente… sentilo. E ora prova a prenderlo un po’ di più. Voglio vedere quanto riesci a prenderlo.”
Cho annuì leggermente, senza interrompersi. Il dildo scivolava più in profondità nella sua bocca a ogni movimento, e il suo respiro si fece più affannato. Cercava di rilassare la gola come Hermione le aveva mostrato, i suoi gemiti soffocati che riempivano la stanza ogni volta che il dildo si spingeva più a fondo. Le sue mani tremavano appena, ma i suoi movimenti si facevano sempre più sicuri, sempre più decisi.
Hermione non si tratteneva, le sue parole diventavano sempre più esplicite, sempre più cariche di desiderio. “Sì, così… succhialo bene,” sussurrò, mordendosi il labbro inferiore, la sua voce quasi un gemito. “Fallo scivolare dentro di te… fino in fondo, Cho. Voglio vedere la tua bocca che lo prende tutto, voglio sentire che lo vuoi davvero.”
Ogni parola di Hermione sembrava accendere qualcosa dentro Cho. Aumentò il ritmo, le sue labbra che scorrevano lungo l’asta del dildo con una fluidità che si faceva sempre più naturale. La saliva cominciò a scendere lungo il dildo, rendendolo lucido, scintillante alla luce calda della stanza. I suoni umidi riempivano l’aria, un ritmo crescente che sembrava amplificare la tensione tra loro.
Hermione si sporse leggermente in avanti, il suo respiro ora visibilmente accelerato. I suoi occhi erano fissi su Cho, sul modo in cui le labbra di lei si stringevano attorno al dildo, sul modo in cui la sua bocca si apriva sempre di più per accoglierlo. “Sì, così… proprio così,” mormorò Hermione, il tono basso e gutturale. “Guarda come lo fai brillare… sei bravissima.”
Cho, ormai completamente immersa nel suo compito, spingeva il dildo sempre più in profondità, ogni volta riuscendo a prenderlo un po’ di più. I suoi gemiti si intrecciavano con il ritmo dei suoi movimenti, le mani che si muovevano lungo la base per alternare il tocco delle labbra. Il dildo pulsava leggermente contro la sua lingua, e lei lo accoglieva con una dedizione che sembrava crescere a ogni secondo.
Hermione non poteva staccare lo sguardo da lei. L’immagine di Cho inginocchiata davanti al dildo, il viso leggermente arrossato, le guance che si cedevano a ogni movimento… era un spettacolo ipnotico. Ogni piccolo suono che usciva dalle labbra di Cho, ogni scintilla di saliva che colava lungo l’asta, accendeva un desiderio sempre più intenso dentro di Hermione. Si mordicchiò il labbro, i suoi occhi che si abbassavano per un attimo sul proprio corpo, il calore che si diffondeva inarrestabile.
“Fallo tuo, Cho,” sussurrò Hermione, la voce che si faceva più calda, più profonda. “Non fermarti. Fallo entrare tutto… immagina che sia vero, che ti stia riempiendo come hai sempre desiderato.”
Le parole colpirono Cho come una scossa elettrica. Con un respiro tremante, lasciò che il dildo affondasse ancora di più, spingendo il limite di ciò che pensava possibile. Ogni volta che lo tirava fuori, era coperto da un sottile strato di saliva che scintillava alla luce, un’immagine che Hermione non poteva fare a meno di ammirare. Il ritmo di Cho si fece più sicuro, il suo corpo che si muoveva in armonia con ogni spinta.
Hermione non poteva trattenere un leggero gemito, i suoi occhi avidi che non lasciavano mai la figura di Cho. Era incredibilmente coinvolgente, quasi ipnotico, il modo in cui la ragazza orientale si dedicava completamente, immergendosi in quel momento con una sensualità che sembrava esplodere sotto lo sguardo attento di Hermione.
Hermione, completamente immersa nello spettacolo davanti a sé, lasciò che una mano scivolasse istintivamente lungo il proprio ventre. Le sue dita, delicate ma cariche di un’urgenza crescente, raggiunsero il centro del suo piacere. Non appena sfiorò la sua fica già calda e umida, un brivido le attraversò il corpo. Si mordicchiò il labbro inferiore, il respiro che si fece irregolare mentre accarezzava lentamente le sue labbra gonfie, lasciandosi andare al ritmo che cresceva nella stanza.
“Prendilo tutto, Cho,” mormorò, la sua voce ora più bassa, quasi un ringhio carico di desiderio. “Voglio vederti con quel cazzo in gola… sì, così. Lasciati andare. Voglio sentirti godere mentre lo fai.” Le sue parole, un misto di provocazione e ammirazione, sembravano incendiare l’aria tra loro, spingendo Cho a immergersi sempre di più in ciò che stava facendo.
Cho, incitata da quella voce avvolgente, si concentrò completamente sul dildo. Le sue labbra lo accolsero fino alla gola, lasciandolo scivolare dentro e fuori con movimenti lenti ma profondi. Ogni volta, i suoni umidi e intensi riempivano la stanza, amplificando la tensione palpabile che le avvolgeva. Le sue mani lo tenevano saldo, alternando carezze decise e leggere, mentre il suo corpo sembrava perdere ogni traccia di esitazione.
Hermione non poteva più resistere. Le sue dita si mossero con più decisione, accarezzando il clitoride con un ritmo lento, che cresceva gradualmente mentre Cho aumentava ancora di più il ritmo, alternando movimenti profondi a colpi più decisi. La sua bocca lavorava in armonia con le sue mani, il dildo che scompariva e riappariva tra le sue labbra bagnate. Il suono della sua dedizione si intrecciava con i piccoli gemiti soffocati che Hermione lasciava sfuggire mentre le sue dita acceleravano tra le sue cosce.
La visione di Cho, completamente persa in quella nuova esperienza, era troppo per Hermione. Ogni movimento, ogni suono che usciva dalle sue labbra sembrava incendiare qualcosa di incontrollabile dentro di lei. Non riusciva più a trattenersi, e le parole che le sfuggirono furono sporche, crude, come se volesse liberare ogni freno.
“Guarda come lo prendi…” sussurrò Hermione, la voce spezzata dal desiderio. “Come una vera troietta affamata. Lo senti, vero? Ti piace averlo in bocca. Lo vedo nei tuoi occhi, Cho… ti sta piacendo così tanto. Non fermarti. Voglio vederti prenderlo ancora più a fondo, voglio sentirti soffocare su quel cazzo.”
Hermione, ormai completamente immersa nell’atmosfera, si avvicinò ancora di più. I suoi occhi erano fissi su Cho, ogni movimento di quelle labbra che si stringevano attorno al dildo sembrava amplificare la sua eccitazione. Con un gesto deciso, prese la mano di Cho, guidandola con fermezza verso il suo stesso piacere.
“Ora voglio che ti tocchi,” mormorò Hermione, la sua voce bassa, quasi un ringhio rauco che riempiva la stanza. Le sue dita si chiusero attorno al polso di Cho, conducendolo tra le sue cosce. “Voglio sentirti, Cho. Voglio vedere quanto ti piace succhiare quel cazzo, quanto sei bagnata mentre lo fai.”
Cho esitò solo per un istante, il suo sguardo che si alzò verso Hermione con un misto di sorpresa e desiderio. Ma non si tirò indietro. Quando le sue dita scivolarono sulla propria fica, la sensazione la travolse. Era così bagnata che un gemito soffocato le sfuggì, rimanendo intrappolato attorno al dildo che continuava a spingere tra le sue labbra. Il calore che sentiva tra le gambe era sconvolgente, e l’idea di toccarsi sotto lo sguardo attento di Hermione non fece che aumentare la sua eccitazione.
Con un respiro tremante, Cho lasciò che le sue dita si muovessero lungo le labbra gonfie della sua fica. La sensazione le fece piegare leggermente le spalle, ma non si fermò. Alzò gli occhi verso lo specchio, e il riflesso che vide la lasciò senza fiato: inginocchiata, con il dildo che le riempiva la bocca, le sue dita che affondavano sempre più nella sua carne bagnata. Era un’immagine di pura abbandono, così esplicita da farle tremare le gambe.
Si, era una troietta e stava succhiando un cazzo con tuta la passione che aveva. “Vedi?” sussurrò Hermione, il sorriso malizioso che non abbandonava mai le sue labbra. “Ti sta piacendo. Lo sapevo. Continua a succhiare e toccati. Non fermarti, voglio vederti godere.”
Cho, ormai completamente sopraffatta dal piacere, non si trattenne più. I suoi movimenti divennero frenetici, le sue labbra che scivolavano con dedizione totale lungo il dildo, mentre le dita affondavano sempre più in profondità nella sua fica calda e pulsante. Il ritmo dei suoi gemiti aumentava, i suoni gutturali che si mescolavano al respiro spezzato. Alla fine, il piacere la travolse completamente: non riuscì più a succhiare, e un orgasmo potente esplose dentro di lei, facendola tremare da capo a piedi.
Hermione, con un sorriso compiaciuto, osservò Cho che si lasciava cadere sulle ginocchia, il corpo che ancora tremava per le onde di piacere. La lasciò tranquilla per qualche istante, giusto il tempo di riprendersi dall’orgasmo, poi si chinò leggermente verso di lei, il tono basso e carico di autorità. “Sei stata bravissima… ma non abbiamo finito. Ora è il momento di passare al livello successivo. Ti voglio sopra quel cazzo.”
Cho, ancora persa nella scia dell’orgasmo, non provò nemmeno a ribattere. Dentro di lei si agitava un bisogno crescente, un desiderio di sentirsi riempita, di portare quel piacere ancora più in là. Annuì debolmente, il respiro ancora accelerato, mentre il calore tra le sue gambe non accennava a diminuire.
Hermione sollevò la bacchetta, il movimento fluido e preciso. Lo specchio con il dildo, ancora saldo e pulsante al centro, fluttuò dolcemente fino a posarsi sul pavimento. L’oggetto sembrava vivo, il cazzo che svettava verso l’alto, scintillante alla luce calda della stanza, con una presenza quasi ipnotica. Hermione si voltò verso Cho, i suoi occhi che brillavano di un desiderio deciso. “Mettiti sopra,” ordinò, alzando un sopracciglio in un gesto che non lasciava spazio a esitazioni. “Voglio che lo senta dentro di te. Tutto.”
Cho si sollevò, le ginocchia che si posavano ai lati del dildo. Il suo respiro era irregolare, il suo corpo che vibrava di eccitazione mentre guidava il cazzo verso la propria fica, ancora fradicia dall’orgasmo precedente. Le sue mani tremavano leggermente mentre ne afferrava la base per allinearlo alle sue labbra gonfie e pulsanti.
Il primo contatto con la cappella fu devastante. Era calda, incredibilmente reale, e il modo in cui premeva contro le sue labbra la fece gemere involontariamente. Hermione, seduta accanto a lei, la osservava con occhi avidi, il suo sorriso che si allargava mentre vedeva Cho perdere ogni traccia di controllo. “Piano,” le ordinò, il tono un perfetto equilibrio tra dolcezza e autorità. “Abbassati lentamente. Voglio che senta ogni centimetro, voglio che lo prenda tutto… fino in fondo.”
Cho chiuse gli occhi, lasciandosi guidare dalle parole di Hermione. Con un movimento lento e deliberato, iniziò a calare i fianchi. La cappella si aprì strada tra le sue labbra gonfie, scivolando facilmente grazie ai suoi umori abbondanti. La sensazione la fece rabbrividire, ogni centimetro che entrava in lei accendendo un nuovo nervo di piacere. “Oh, Dio…” sussurrò, il suo respiro che si spezzava mentre il cazzo si spingeva sempre più dentro di lei.
Hermione, seduta con le gambe incrociate, osservava ogni movimento con uno sguardo che bruciava di desiderio. “Brava,” mormorò, la voce che sembrava avvolgere Cho come una carezza. “Senti come ti riempie? È questo che voglio vedere. Voglio vederti perdere completamente.”
Cho gemette più forte, i suoi fianchi che continuavano a calarsi fino a quando il dildo non fu completamente dentro di lei. Lo sentiva riempirla in modo totale, ogni spinta che scivolava sempre più in profondità le strappava un nuovo gemito. Hermione si avvicinò leggermente, il suo respiro caldo contro la pelle di Cho.
“Muoviti,” incitò Hermione, la voce bassa e profonda, un sussurro che sembrava avvolgere Cho in una carezza ardente. “Inizia piano… voglio che lo senta mentre ti riempie completamente. E poi aumenta il ritmo. Voglio vederti cavalcarlo come una vera troia affamata.”
Cho, il corpo tremante ma consumato da un desiderio insaziabile, obbedì senza esitazione. Sollevò lentamente i fianchi, il cazzo che scivolava fuori di lei con una lentezza esasperante, solo per poi farlo affondare di nuovo, ogni centimetro che la penetrava le strappava un gemito profondo. La sensazione di essere riempita completamente era travolgente, ogni affondo che scivolava nella sua carne calda accendeva ogni fibra del suo corpo.
Le sue mani si posarono sulle cosce, le dita che si stringevano nella carne per darsi equilibrio mentre iniziava a muoversi. Il ritmo, dapprima lento e misurato, divenne più deciso. I suoi fianchi si alzavano e si abbassavano, creando un movimento fluido e sempre più intenso, guidato da un puro bisogno carnale. Il suo respiro era spezzato, i suoi gemiti sempre più forti, mentre il cazzo scivolava dentro di lei con una facilità sconvolgente, bagnato dai suoi umori abbondanti.
Hermione, in piedi accanto a lei, non riusciva a distogliere lo sguardo. I suoi occhi erano fissi sul corpo di Cho, che si muoveva sopra il dildo con un’abbandono totale. Si mordeva il labbro, incapace di trattenere il proprio piacere, il suo respiro che si faceva più profondo e pesante. Le sue mani iniziarono a scivolare lungo il suo stesso corpo, senza più alcun freno. Una si chiuse attorno a un seno, afferrando il capezzolo con decisione, torcendolo leggermente fino a strapparle un gemito rauco. L’altra si insinuò tra le sue cosce, le dita che trovarono immediatamente il clitoride gonfio e pulsante.
Hermione iniziò a strofinarlo con un ritmo crescente, il suo corpo che tremava sotto le sue stesse carezze. Ogni tocco sembrava amplificare il piacere che stava provando, il calore che si diffondeva sempre più in profondità. I suoi gemiti divennero più frequenti, piccoli suoni soffocati che uscivano dalle sue labbra socchiuse.
Cho, ancora immersa nel suo piacere, alzò lo sguardo e vide Hermione. La visione la travolse: Hermione, in piedi accanto a lei, il suo corpo inarcato mentre si accarezzava senza alcun pudore. La mano che si muoveva freneticamente tra le sue cosce, il seno che si sollevava e si abbassava al ritmo dei suoi gemiti. La sua bocca era aperta, le labbra lucide e umide, piccoli gemiti sfuggivano mentre i suoi occhi erano fissi su Cho, pieni di desiderio e pura adorazione.
Quella vista spinse Cho oltre ogni limite. I suoi fianchi si mossero con ancora più forza, il dildo che affondava dentro di lei senza tregua. Ogni spinta era più profonda, più intensa, e il suono umido dei suoi movimenti riempiva la stanza, mescolandosi con i gemiti spezzati di Hermione, che si masturbava con una frenesia crescente, il piacere scritto su ogni linea del suo volto.
Hermione osservava Cho, completamente persa nel vortice del piacere, i suoi fianchi che si muovevano freneticamente mentre il cazzo scivolava dentro e fuori dalla sua fica, ormai fradicia. Era uno spettacolo ipnotico, e Hermione sapeva che poteva spingerla oltre. Con movimenti lenti ma decisi, si avvicinò, le sue dita che scivolavano tra i capelli sudati di Cho, affondando leggermente e stringendo con dolce fermezza.
Cho, il respiro spezzato e gli occhi socchiusi, non si rese conto di ciò che stava per accadere fino a quando Hermione, con un gesto deciso, guidò la sua bocca aperta verso il proprio piacere. La fica di Hermione, umida e pulsante, era lì, a pochi centimetri, e prima che Cho potesse reagire, sentì il calore e il sapore dei suoi umori contro le labbra.
Un istante di esitazione, poi Cho si abbandonò completamente. La sua mente, offuscata dall’eccitazione, lasciò spazio all’istinto. La sua lingua iniziò a esplorare con avidità, leccando lungo le labbra gonfie di Hermione e affondando sempre più in profondità. Il sapore degli umori di Hermione la travolse, il suo corpo che rispondeva con un fremito mentre continuava a muoversi sopra il dildo.
Hermione gemette forte, il suo corpo che si inarcava verso la bocca di Cho, le mani che la spingevano più a fondo contro di sé. “Sì, così…” sussurrò Hermione, la voce spezzata dal piacere. “Lèccami… non fermarti. Fammi godere, Cho. Fammi sentire quanto lo vuoi.”
I gemiti di Hermione riempirono la stanza, intrecciandosi con il suono umido e ritmico della lingua di Cho che lavorava con crescente sicurezza. Ogni movimento di quella lingua sembrava accendere un nuovo fuoco dentro di lei, spingendola sempre più vicino al limite. E quando l’orgasmo arrivò, Hermione non riuscì a trattenersi. Un grido di piacere le sfuggì dalle labbra mentre il suo corpo veniva scosso da spasmi incontrollabili. Gli umori caldi di Hermione colarono abbondanti nella bocca di Cho, che li accolse senza esitazione, leccando ogni goccia con un desiderio inarrestabile.
Anche mentre la sua lingua lavorava instancabilmente sulla fica di Hermione, Cho non smise di muoversi sul cazzo. I suoi fianchi si alzavano e si abbassavano con un ritmo sempre più frenetico, il dildo che scivolava dentro di lei, riempiendola in modo quasi insostenibile. I gemiti di Cho si intrecciavano con quelli di Hermione, creando un crescendo che sembrava non voler finire mai.
Quando Hermione si calmò, il suo respiro ancora irregolare, fece un passo indietro. Il suo viso era arrossato, gli occhi brillanti, e un sorriso compiaciuto curvava le sue labbra. Guardò Cho, che continuava a tremare per il piacere, i suoi occhi lucidi e il corpo ancora in preda a spasmi.
“Sei stata bravissima,” mormorò Hermione, il tono dolce ma carico di una nuova determinazione. “Mi hai fatto godere, e ora voglio farti provare qualcosa che non dimenticherai mai. Qualcosa di nuovo, qualcosa che ti farà impazzire.”
Cho, ormai completamente nelle mani di Hermione, rallentò i suoi movimenti, i fianchi che si fermarono mentre il cazzo scivolava fuori dalla sua fica con un suono umido e provocante. Il vuoto che sentì immediatamente la fece gemere piano, ma non protestò. Si fidava ciecamente di Hermione, e il desiderio di raggiungere un piacere ancora più intenso la spinse a obbedire senza esitazioni.
Alzò lo sguardo verso Hermione, i suoi occhi che brillavano di eccitazione e fiducia. “Dimmi cosa devo fare,” sussurrò, il fiato corto, la voce tremante.
Hermione sorrise, sollevando la bacchetta con grazia. “Prima di tutto, voglio che inizi a toccarti,” disse, la sua voce calma ma intrisa di un’autorità irresistibile. “Spalma i tuoi umori sul buchino dietro. Devi prepararti, lentamente.”
Cho esitò, il respiro che le si spezzava in gola. Non lo aveva mai fatto. Aveva sempre considerato quella parte del corpo sporca e per nulla piacevole, un confine che non aveva mai pensato di attraversare. Ma il desiderio, crudo e insaziabile, era più forte di ogni dubbio. Hermione le aveva promesso piacere, un piacere che non aveva mai conosciuto, e lei voleva crederle. Voleva perdersi in quel momento.
Con movimenti incerti, portò una mano alla propria fica, le dita che si tuffarono tra i suoi umori caldi e abbondanti. Era incredibilmente bagnata, e la sensazione della propria umidità contro la pelle la fece rabbrividire. Poi, lentamente, fece scivolare la mano verso il buchino dietro, i suoi respiri che si fecero più profondi a ogni centimetro percorso. Le sue dita iniziarono a spalmare quei liquidi sul piccolo cerchio stretto, sfiorandolo appena, e il contatto le fece vibrare la schiena. Era una sensazione nuova, audace, che la lasciava a metà tra l’imbarazzo e una strana, intensa eccitazione.
Hermione la osservava con un sorriso soddisfatto, il suo sguardo scintillante di desiderio. “Brava,” mormorò, il suo tono morbido ma carico di complicità. “Non fermarti. Entra piano. Lascia che il tuo corpo si apra lentamente.”
Con un lieve movimento della bacchetta, Hermione pronunciò un incantesimo, le sue parole che sembravano danzare nell’aria. Davanti ai loro occhi, il dildo iniziò a trasformarsi lentamente: la sua forma si assottigliò, diventando sottile come un dito, ma mantenendo la consistenza calda e pulsante che aveva fatto tremare Cho poco prima.
Cho, incitata dal tono fermo di Hermione, lasciò scivolare la mano dietro di sé, le dita che sfiorarono il buchino lubrificato dai suoi umori. Con esitazione, ma anche curiosità, infilò piano un dito, facendolo scivolare dentro solo per la prima falange. La sensazione era diversa, nuova, e le sue labbra si socchiusero in un lieve gemito. Hermione osservava ogni suo movimento con attenzione, il suo sorriso che non tradiva alcun dubbio, ma solo eccitazione e controllo.
“Adesso siediti di nuovo,” ordinò Hermione, la voce bassa, avvolgente, ma carica di autorità. Era un tono che Cho aveva imparato ad amare, un comando che le faceva battere il cuore più forte e sciogliere ogni esitazione. “Ma questa volta… voglio che lo faccia entrare nel tuo culetto.”
Cho obbedì, abbassandosi lentamente, il respiro spezzato mentre il dildo scivolava dentro di lei, un po’ alla volta, fino a riempirla completamente. Per un istante chiuse gli occhi, lasciando che il suo corpo si adattasse a quella sensazione nuova e travolgente. Ogni nervo sembrava pulsare, la sua pelle che bruciava di eccitazione mentre il dildo si spingeva ancora più a fondo. Quando riaprì gli occhi, una scintilla di sorpresa attraversò il suo sguardo. Non si era mai aspettata di sentire un piacere così intenso da qualcosa che aveva sempre considerato proibito.
Hermione la osservava attentamente, il sorriso malizioso che giocava sulle sue labbra mentre Cho cominciava a muoversi, rispondendo al suo comando. I movimenti erano inizialmente timidi, ma si fecero presto più fluidi, quasi naturali. Il corpo di Cho si sollevava e si abbassava sopra il dildo, il ritmo che aumentava a ogni secondo mentre si abituava alla sensazione di essere riempita in quel modo.
Hermione si accovacciò accanto a lei, i suoi occhi che seguivano ogni movimento con una curiosità famelica. Si chinò verso Cho, la sua voce un sussurro che sembrava accarezzarle la pelle. “Muoviti come hai fatto prima,” disse, il tono morbido ma pieno di desiderio. “Come se fosse un vero cazzo. Voglio vederti cavalcarlo… voglio vederti godere.”
Cho, il viso arrossato e il respiro irregolare, annuì leggermente. Con un gemito soffocato, iniziò a sollevarsi e abbassarsi con un ritmo più deciso. Il dildo scivolava dentro e fuori dal suo culetto con una facilità sorprendente, i suoi umori che lo rendevano incredibilmente scorrevole. La sensazione era strana, diversa, ma non meno intensa. A ogni movimento, il suo corpo si rilassava sempre di più, lasciandola completamente avvolta dal piacere. I suoi gemiti si fecero più profondi, sfuggendole dalle labbra con una naturalezza che le fece arrossire ancora di più.
Hermione si avvicinò ancora, i suoi occhi che non lasciavano mai quelli di Cho, come se volesse scrutare ogni sua emozione. “Ti piace?” le chiese, il tono basso e soddisfatto, carico di una malizia che sembrava toccarla fisicamente.
Cho esitò per un istante, ma non riuscì a mentire. Annuì, il suo corpo che tremava leggermente mentre continuava a muoversi. “Sì…” sussurrò, la voce così bassa da essere quasi un gemito. “È diverso rispetto a prima… quando era nella mia fica.”
Poi, quasi vergognandosi di ciò che stava per dire, abbassò lo sguardo e aggiunse a bassa voce: “Non è lo stesso. È… più piccolo.”
Hermione si fermò per un momento, un sorriso che si allargava sulle sue labbra mentre i suoi occhi scintillavano di pura complicità. “Oh, è così, eh?” disse, il tono basso e malizioso che sembrava scivolare sulla pelle di Cho. “Non preoccuparti, posso risolvere facilmente.”
Con un movimento fluido della bacchetta e alcune parole sussurrate con voce ferma, il dildo sotto di loro iniziò a cambiare. Cho si bloccò per un istante, il respiro che si fece più rapido quando avvertì una nuova pressione dentro di sé. Il suo corpo si irrigidì leggermente, ma solo per un momento, perché subito dopo la sensazione la travolse. Gli occhi le si spalancarono mentre continuava a muoversi, il dildo che si espandeva lentamente, riempiendola in un modo che non aveva mai sperimentato.
Ogni centimetro che si allargava sembrava accendere nuovi nervi di piacere, ogni piccolo aumento di pressione la faceva gemere più forte. “Oh, mio Dio…” ansimò, la voce spezzata dal desiderio che montava sempre di più. Continuò a cavalcare il dildo, il suo corpo che lo accoglieva, ora più grande, sempre più pieno, fino a quando la sensazione non divenne quasi travolgente.
“Sta diventando… più grande…” sussurrò, il tono che si trasformò rapidamente in un gemito carico di piacere. “È così… oh, sì!” Le sue mani si aggrapparono ai bordi dello specchio sotto di lei, cercando stabilità mentre il suo corpo si muoveva con intensità crescente. La superficie rifletteva la sua immagine: il viso arrossato, i capelli che si incollavano alla fronte per il sudore, il suo corpo che tremava ad ogni affondo. Era pura lussuria, e saperlo la eccitava ancora di più.
Hermione la osservava con occhi avidi, il suo sorriso compiaciuto che tradiva il piacere di vedere Cho abbandonarsi completamente. “Te l’ho detto, Cho,” mormorò, avvicinandosi un po’ di più, il tono autoritario ma morbido. “Devi lasciarti andare. Ora dimmi… ti piace? Ti piace sentirlo così grande dentro di te?”
“Sì!” gemette Cho, la sua voce che si alzava tra gli ansimi. “Mi piace… così tanto… sono così piena!” Le parole sembravano scivolare fuori da sole, spezzate dal ritmo crescente del suo corpo che si sollevava e si abbassava con una foga che non aveva mai mostrato prima. Ogni movimento era più profondo, il dildo che la riempiva completamente, colpendo ogni punto che la faceva tremare di piacere, spingendola sempre più vicina al limite.
“Bravissima,” la incitava Hermione, la sua voce che sembrava avvolgerla come una carezza. Il suo sguardo era incollato al corpo di Cho, ogni gemito, ogni scossa di piacere che percorreva la ragazza la faceva mordere il labbro con desiderio crescente. “Continua così. Muoviti più forte. Voglio sentirti godere…”
Cho, ormai persa nel piacere, non si trattenne più. Il suo ritmo si fece più selvaggio, i suoi movimenti più audaci, il corpo che si muoveva in perfetta sincronia con il dildo che pulsava dentro di lei. I gemiti si trasformarono in urla soffocate di piacere, il suo respiro spezzato che riempiva la stanza insieme al suono umido e intenso di ogni affondo.
Era completamente persa in quella sensazione, e la presenza di Hermione, la sua voce che la guidava e la incitava, rendeva tutto ancora più intenso. Cho non pensava più, si lasciava solo travolgere da quel piacere che sembrava non avere fine, ogni fibra del suo corpo che vibrava di pura estasi.
Cho si muoveva con una dedizione totale, il suo corpo completamente immerso nel ritmo incalzante. I suoi gemiti, sempre più profondi e intensi, riempivano la stanza, amplificando l’atmosfera già carica di desiderio. Ogni affondo del dildo, ora tornato alla sua grandezza naturale, la faceva tremare, le sensazioni che si accumulavano fino a diventare insostenibili. Non c’era più traccia di esitazione: solo il piacere puro, crudo, e il bisogno di spingersi oltre ogni limite.
Hermione la guardava con uno sguardo famelico, ogni movimento di Cho la affascinava e la eccitava sempre di più. La ragazza cavalcava il dildo con una foga crescente, i fianchi che si sollevavano e si abbassavano con forza, il suo viso arrossato e le labbra socchiuse che lasciavano uscire gemiti sempre più selvaggi. Ma non era abbastanza. Hermione voleva di più.
“Toccati,” ordinò, la sua voce ferma, autoritaria, come una scossa elettrica che attraversava l’aria tra loro. “Voglio vedere le tue dita sul clitoride mentre quel cazzo ti scopa il culo.”
Cho non esitò, completamente persa nel piacere e nella forza delle parole di Hermione. Una mano rimase a sostenere il suo equilibrio, mentre l’altra scivolò tra le sue cosce, trovando il suo clitoride gonfio e sensibile. Iniziò a massaggiarlo, i movimenti rapidi e precisi che fecero crescere immediatamente l’intensità delle sue sensazioni. I gemiti di Cho si trasformarono in urla spezzate, il suo corpo che tremava ad ogni tocco.
Hermione, incapace di distogliere lo sguardo, alzò di nuovo la bacchetta. Con un sussurro morbido ma carico di potere, pronunciò alcune parole magiche. Improvvisamente, Cho sentì il dildo nel suo ano espandersi, la larghezza che aumentava lentamente ma inesorabilmente. Ogni centimetro in più la faceva gemere più forte, il suo respiro che si spezzava mentre il suo corpo si adattava alla nuova, travolgente sensazione di pienezza.
“Oh, mio Dio… è così grosso!” ansimò Cho, le dita che si muovevano freneticamente sul clitoride mentre il suo corpo si piegava al piacere. I gemiti divennero grida vere e proprie, il suono crudo e autentico di una donna che si abbandonava completamente. “Mi sento… così aperta… è incredibile!”
La sua voce, spezzata dal respiro affannoso, riempiva la stanza mentre il suo corpo tremava visibilmente. Ogni movimento sembrava amplificare le sensazioni, il dildo che la riempiva completamente, spingendola sempre più vicino al limite.
Quasi senza rendersene conto, le mani di Hermione scivolarono sul proprio corpo. Una strinse il seno con forza, le dita che pizzicavano i capezzoli induriti, provocandole piccoli brividi di piacere. L’altra scivolò tra le sue gambe, trovando il proprio clitoride tornato gonfio e pulsante. Con movimenti rapidi e decisi, iniziò a toccarsi, le dita che tracciavano piccoli cerchi con un’urgenza crescente. La visione di Cho, completamente abbandonata al piacere, alimentava il suo desiderio in modo incontrollabile.
“Guardati…” sussurrò Hermione, la voce rauca e colma di desiderio. “Guardati nello specchio, Cho… Sei una visione. Ti stai scopando quel cazzo come una vera cagna.”
Le parole sporche di Hermione si insinuarono nella mente di Cho come benzina su un incendio già fuori controllo. Con un respiro spezzato, aprì gli occhi e si fissò nello specchio. L’immagine che vide la lasciò senza fiato: il suo corpo sudato e lucido, i capelli scomposti che le incorniciavano il viso arrossato, le dita che lavoravano freneticamente sul suo clitoride gonfio, e i fianchi che si muovevano senza sosta sopra il dildo gigante che pulsava nel suo culo.
Era incredibilmente eccitante, quasi ipnotico. Si sentiva diversa, libera, potente… e anche una gran troia. L’idea la fece gemere ancora più forte, i suoi suoni che si trasformarono in grida mentre il piacere montava dentro di lei, travolgendola come un’onda inarrestabile. Il suo corpo tremava violentemente, ogni affondo che la avvicinava sempre più al culmine.
Hermione, nel frattempo, continuava a toccarsi, la sua mano che scivolava tra le cosce umide mentre osservava Cho con occhi avidi. Il suo respiro era irregolare, i suoi gemiti soffocati mentre il desiderio cresceva in lei senza freni.
“Voglio… voglio averlo più grosso!” gemette Cho, il suo tono spezzato dall’ansia e dall’eccitazione. “Voglio sentirmi ancora più piena, Hermione. Fammi sentire quanto posso essere troia!”
Le parole di Cho colpirono Hermione come una scarica elettrica. Lasciò sfuggire una risata maliziosa, il suo sguardo un misto di sorpresa e desiderio insaziabile. “Sei una troietta insaziabile, Cho,” disse con un sorriso provocante che illuminava il suo viso. “Vuoi di più? Vuoi sentirti ancora più aperta? Lo avrai… ma preparati, perché voglio sentirti urlare.”
Con un rapido movimento della bacchetta, Hermione pronunciò un’altra formula magica. Immediatamente, Cho avvertì il dildo dentro di sé cominciare ad allargarsi di nuovo. La nuova pressione la fece sussultare, i suoi occhi si spalancarono mentre un urlo le sfuggì dalle labbra. Il dildo si espandeva lentamente, ma inesorabilmente, riempiendola in un modo che non pensava possibile, spingendo ogni limite che credeva di avere.
“Oh, sì cazzo! È… è enorme!” gridò Cho, il suo corpo che tremava incontrollabilmente mentre i suoi fianchi continuavano a muoversi sopra il cazzo magico. Ogni affondo era una scarica di piacere puro, una miscela devastante di dolore e desiderio che la consumava. Ogni centimetro che si espandeva dentro di lei accendeva una nuova ondata di godimento, rendendola sempre più affamata.
“Sei proprio una troia, Cho,” sussurrò Hermione, la voce carica di eccitazione, i suoi occhi fissi su di lei come se stesse osservando un capolavoro in movimento. “Guarda come lo prendi… il tuo corpo è perfetto, fatto per essere riempito.”
Le parole sporche di Hermione incendiarono Cho ancora di più. “Dio, sì! Mi sento così… così aperta… Dio, sì! Sono una troia… e lo adoro!” gridò, senza più vergogna, senza filtri. Le parole le uscivano come un’esplosione incontrollabile mentre cavalcava il dildo con una dedizione feroce. Ogni movimento era più profondo, più deciso, il suo corpo che sfidava ogni limite mentre il piacere la avvolgeva come una fiamma ardente.
Hermione, completamente stregata dalla scena, si toccava freneticamente. Le sue dita scivolavano sul clitoride con una velocità crescente, il suo corpo scosso da piccoli spasmi mentre osservava Cho cavalcare quel cazzo ormai gigantesco. I suoi occhi erano incollati ai fianchi di Cho, che si muovevano con un ritmo languido ma inesorabile, quasi come se stesse gustando ogni secondo di quella pienezza estrema.
“Guarda quanto sei brava,” mormorò Hermione, il tono basso, pieno di desiderio. “Il tuo culo… è incredibile. Così elastico, così pronto a prenderlo tutto. Sei una meraviglia, una troia perfetta.” Le sue parole erano un veleno dolce, una spinta che faceva vibrare Cho ancora di più, portandola sempre più vicino al limite.
La vista di Cho che si abbandonava completamente era troppo per Hermione. Il piacere la travolse con una violenza sorprendente, e con un gemito profondo, raggiunse l’orgasmo. Il suo corpo si piegò in avanti, le gambe che cedettero mentre si accasciava sul tappeto, tremante e ancora scossa da piccoli spasmi. Le sue mani, ora ferme, scivolarono via dal suo corpo, lasciandola stremata ma soddisfatta.
Cho, però, non si fermava. Il suo respiro era affannoso, il corpo che si muoveva ancora con una determinazione quasi animalesca. La linea sottile tra piacere e dolore si confondeva in un vortice di sensazioni che la tenevano intrappolata, incapace di smettere. Con un movimento languido, lasciò che il dildo affondasse completamente dentro di lei, fino in fondo.
Il dolore era acuto, un’onda che cresceva, ma Cho non si fermò. Quando la sensazione raggiunse il culmine, qualcosa esplose dentro di lei. L’orgasmo la travolse come una tempesta, spazzando via ogni pensiero, ogni limite. Il suo corpo tremava in modo incontrollabile, le labbra si schiudevano in un urlo muto, mentre il piacere si diffondeva in ogni fibra del suo essere. Lacrime di piacere scorrevano lungo il suo viso, piccole scariche di tensione che sembravano liberarla completamente.
Quando l’orgasmo finalmente si placò, Cho rimase immobile, il corpo esausto e privo di forze. Ogni fibra di lei sembrava spezzata, e ogni minimo movimento le provocava fitte di dolore che le facevano rabbrividire. Il cazzo magico era ancora dentro di lei, pulsante e onnipresente, un promemoria del piacere estremo che aveva appena vissuto.
Con un ultimo sforzo, tremante e con il respiro ancora spezzato, Cho si sollevò lentamente. Barcollando, cercò di trovare l’equilibrio mentre iniziava a sfilare il dildo. Centimetro dopo centimetro, con movimenti lenti e precisi, lo fece scivolare fuori dal suo culo ormai dilatato. La sensazione era un misto di sollievo e di un piacere residuale che la faceva sussultare a ogni movimento.
Hermione, ancora inginocchiata sul tappeto, la osservava con uno sguardo incredulo e quasi reverenziale. I suoi occhi si spalancarono mentre guardava quella scena ipnotica: il dildo gigantesco che usciva lentamente dal corpo di Cho, lasciando dietro di sé una voragine evidente e pulsante.
“Merlino…” mormorò Hermione, quasi senza fiato. Il suo sguardo era fisso su Cho, un misto di ammirazione e malizia. “Non avevo mai visto nulla di simile.”
Quando Cho si alzò completamente, il suo corpo tremava visibilmente. Barcollò fino al letto, lasciandosi cadere a pancia in giù con un gemito sommesso. Ora che l’adrenalina stava diminuendo, il dolore cominciava a farsi strada, irradiandosi dal suo culo in fitte pulsanti che la facevano lamentare a bassa voce.
“Fa male…” mormorò, nascondendo il viso tra le braccia. La sua voce era un sussurro, carica di stanchezza. “Non pensavo sarebbe stato così… intenso.”
Hermione si alzò lentamente, ancora incredula ma con un sorriso malizioso che curvava le sue labbra. Si avvicinò al letto, chinandosi accanto a Cho, e iniziò ad accarezzarle la schiena con gesti lenti e rassicuranti. “Beh, cara,” disse con un tono divertito ma tenero, “se vuoi essere una vera troia, devi anche abituarti a certe cose. Non puoi pensare di prenderti un cazzo così grande senza un po’ di… ripercussioni.”
Cho sollevò il viso giusto il tempo di darle uno sguardo misto di esasperazione e affetto, poi lasciò cadere la testa di nuovo sul cuscino senza rispondere. Hermione rise piano, con un’aria complice, poi si alzò e aprì un cassetto accanto al letto. Tirò fuori un piccolo barattolo di unguento magico e tornò accanto a Cho.
“Vieni, lascia che ti aiuti,” disse, il tono ora più morbido, quasi materno. Aprì il barattolo e prese una generosa quantità di unguento, che spalmò delicatamente intorno al buchino ancora dilatato di Cho. Le sue dita si muovevano con attenzione, il tocco preciso e dolce mentre il calore dell’unguento iniziava a diffondersi, lenendo il dolore e rilassando i muscoli.
Cho emise un piccolo gemito, questa volta di sollievo. “Ecco, così va meglio, no?” mormorò Hermione, continuando a massaggiarla con cura. “Hai fatto un lavoro incredibile. Davvero… non ho mai visto nessuno prendere così tanto e ancora chiedere di più.”
Cho, ancora sdraiata e visibilmente esausta, sorrise debolmente. “Sono stata brava?” chiese con una voce sottile, stanca ma con una nota di soddisfazione.
Hermione continuò a massaggiarla, ridendo piano. “Bravissima,” rispose, il suo tono malizioso ma affettuoso. “Una troia perfetta. Ma ora devi riposare. Hai avuto una giornata intensa… e te lo sei guadagnato.”
Si chinò su Cho e le accarezzò delicatamente i capelli sudati, poi le lasciò un bacio tenero sulla fronte. “Riposa, troietta mia,” sussurrò scherzosamente, facendola sorridere debolmente nonostante la stanchezza.
Dopo aver riposto l’unguento sul comodino, Hermione spense la luce e si sdraiò accanto a Cho. La ragazza era ancora a pancia in giù, i muscoli finalmente rilassati grazie al balsamo magico. Hermione la circondò con un abbraccio leggero, il suo corpo morbido e caldo che si adattava perfettamente al suo. Cho si mosse istintivamente verso di lei, cercando conforto, protezione, e quel calore intimo che entrambe stavano condividendo.
Hermione sfiorò delicatamente i capelli di Cho, il respiro della ragazza che si faceva più regolare man mano che il sonno sopraggiungeva. Era un momento di quiete dopo il caos, ma nella mente di Hermione, i ricordi della serata si ripresentavano con vivida intensità. Rivedeva Cho, trasformata: così aperta, così vogliosa, abbandonata al piacere in un modo che non aveva mai immaginato. La sua forza, la sua vulnerabilità, tutto si intrecciava in un’immagine che la lasciava senza fiato.
Un sorriso malizioso curvò le labbra di Hermione mentre la sua mente si perdeva in quelle memorie. Immaginò di nuovo il corpo di Cho sotto di lei, le sue labbra morbide e saporite, la sua fica pulsante di desiderio. Immaginò il sapore della sua pelle, il modo in cui i gemiti di Cho si spezzavano contro il suo tocco, e una scintilla di eccitazione le attraversò il corpo.
Con quella fantasia ancora fresca nella mente, Hermione chiuse gli occhi, soddisfatta e tranquilla. Aveva aiutato Cho a scoprire una parte di sé che nemmeno lei immaginava esistesse, una parte che Hermione sapeva sarebbe rimasta con loro, una promessa di piaceri ancora inesplorati. Con un ultimo respiro profondo, si lasciò scivolare nel sonno, il calore di Cho ancora contro di lei, ed il profumo di sesso nell’aria.

Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

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