Hermione non ne poteva più di Padma e della sua arroganza. Dopo l’ennesima lite, decise che era arrivato il momento di darle una lezione che non avrebbe dimenticato facilmente, una vendetta che l’avrebbe segnata nel profondo. Aspettò che la lezione di Preveggenza finisse, poi la seguì, attenta a non farsi scoprire, mentre Padma si allontanava con un’amica, ignara dello sguardo predatorio che la bruna le lanciava.
Quando si trovarono abbastanza lontane, Hermione si fermò, richiamando alla mente un incantesimo proibito, antico e carico di un potere oscuro, sensuale. Sussurrò la parola magica con una voce carica di intenzione: “Luxuria Animus”. Era un incanto che aveva letto di nascosto in una vecchia pergamena: capace di risvegliare, nel profondo, desideri viscerali e incontrollabili, rendendo chiunque ne fosse colpito preda di una lussuria selvaggia. Con quello, Padma sarebbe diventata schiava del piacere, una troia vogliosa, pronta a tutto per appagare i suoi impulsi.
Hermione sorrideva, immaginando Padma trasformata: ogni sguardo, ogni minimo contatto, anche solo un tocco sfiorato per sbaglio, avrebbe incendiato il suo corpo, facendola fremere di brama, fino a lasciarla esausta e a pezzi. Sentiva già il calore salire alle guance mentre pregustava il risultato della sua magia, e si allontanò con passo felino, lasciando che l’incantesimo agisse.
Ora, Padma non sarebbe stata più la stessa: ogni istante, ogni respiro, sarebbe stato dominato da un desiderio che la spogliava della sua compostezza, facendola sottomettere a quella fame di piacere che le bruciava dentro. Hermione se ne andò senza voltarsi, sicura che il sortilegio avrebbe fatto il suo lavoro, lasciando Padma in balia della sua voglia incontrollabile, nuda davanti ai suoi stessi desideri, pronta a perdere ogni freno.
Hermione la seguì da lontano, osservando con soddisfazione i primi segni dell’incantesimo che cominciavano a prendere il controllo di Padma. La vide iniziare a guardarsi intorno, lanciando occhiate insistenti ai ragazzi che incrociava, il suo sguardo più languido, la postura più sciolta, come se fosse attraversata da una strana eccitazione. Anche a distanza, Hermione poteva percepire il suo disagio, sentirla lamentarsi sottovoce di quanto facesse caldo, sventolandosi con la mano in un tentativo di trovare sollievo.
Poi accadde qualcosa di ancora più interessante: Padma si fermò, fissando la sua amica con uno sguardo intenso, quasi famelico. Senza alcun preavviso, allungò la mano e le sfiorò la guancia con un gesto che era fin troppo carico di sensualità. “Sai, oggi sei particolarmente carina,” mormorò, la voce bassa e calda, quasi sussurrata. L’amica la fissò, confusa e a disagio, e con una scusa si allontanò in fretta, lasciandola sola.
Hermione sorrise, divertita, continuando a seguirla come un’ombra, godendosi ogni istante del cambiamento che si insinuava sempre più profondamente in Padma, trasformandola da dentro. Padma sembrava irrequieta, incapace di trovare pace. I suoi occhi vagavano, le mani si agitavano sui fianchi, accarezzandosi quasi senza rendersene conto. Ogni passo era carico di tensione, il corpo teso come una corda pronta a spezzarsi.
Dopo qualche minuto, Padma si infilò in una delle sale inutilizzate, un luogo appartato, polveroso, lontano dalle attività quotidiane della scuola. Hermione si fermò sulla soglia, studiando l’ambiente: era una stanza che non aveva mai visto prima, dalle pareti scure, tappezzate di vecchi arazzi, con una luce fioca che filtrava dalla finestra. Era il posto perfetto per vedere fino a che punto l’incantesimo sarebbe riuscito a spingere Padma.
Hermione si avvicinò ancora, cercando di capire dove fosse finita Padma in quell’ambiente che sembrava una strana combinazione tra magazzino e laboratorio dimenticato. C’era odore di polvere e reagenti magici, e la luce tremolante delle candele rendeva l’atmosfera ancora più densa e intima. Mentre continuava a guardarsi intorno, una voce morbida ma decisa la fece bloccare.
“Che ci fai qui, Hermione?”
Si voltò di scatto, trovandosi faccia a faccia con Padma. Il cuore le batté più forte, cogliendo ogni dettaglio di quella figura che le si presentava davanti. Padma aveva abbandonato il maglioncino della divisa e la cravatta, lasciandosi addosso solo una camicia bianca, aderente, che per il sudore rivelava più di quanto nascondesse. La gonna plissettata al ginocchio metteva in risalto le sue gambe avvolte da parigine grigie, mentre le scarpe di vernice nera riflettevano fiocamente la luce della stanza.
Hermione la osservava, lo sguardo che vagava senza freni. Partì dalle scarpe, poi risalì piano sulle gambe fasciate dalle parigine, su fino alla camicia traslucida, che mostrava la pelle scura e lucida di Padma, un contrasto irresistibile. I suoi tratti indiani risaltavano sotto quella luce tenue: la pelle calda, la lunga treccia di capelli neri che scivolava sulla schiena, l’intensità del suo sguardo scuro, che sembrava scrutarla dentro, sondando ogni sua emozione.
Hermione rimase senza parole, incapace di distogliere gli occhi. Era come rapita dalla bellezza di Padma, dal fascino che quell’incantesimo aveva liberato, amplificando ogni linea, ogni curva, ogni sfumatura del suo corpo.
Hermione non si rendeva conto dell’effetto completo dell’incantesimo che aveva lanciato su Padma. Non solo aveva trasformato quella ragazza in una creatura vogliosa, incapace di contenere il proprio desiderio, ma aveva anche un’influenza pericolosa su chiunque fosse abbastanza vicino da incrociare il suo sguardo. Bastava restare a pochi passi da lei per cadere in un’attrazione inarrestabile, travolgente, che trascinava chiunque nel vortice di quel desiderio incantato.
Hermione avvertì un’ondata di calore esploderle dentro, il cuore che le martellava nel petto, il respiro che si faceva irregolare. Sentiva le mutandine incollarsi alla sua fica che iniziava a pulsare, inumidendosi senza controllo. Si maledisse mentalmente per quella reazione, ma non riusciva a fermarsi: gli occhi tornavano di continuo su Padma, incapaci di allontanarsi da quella visione.
Padma, nel frattempo, si avvicinava lentamente, gli occhi scuri fissi su Hermione, un sorrisetto sulle labbra che sembrava invitare, provocare, incantare. “Che ci fai qui, Hermione?” le chiese ancora, la voce bassa, vellutata, con un tono che sembrava promettere molto più di semplici parole.
La distanza tra loro si riduceva ad ogni passo. Hermione si ritrovò a fissare la camicia trasparente di Padma, che lasciava intravedere il profilo dei seni, i capezzoli tesi contro il tessuto sottile. Si mordeva il labbro, incapace di controllare l’impulso che le urlava di avvicinarsi ancora di più, di toccarla, di sentire sotto le dita la pelle calda e invitante di quella ragazza che ora la guardava con un’intensità disarmante.
Hermione sentiva l’eccitazione avvolgerla come una fiamma crescente, tanto da farle perdere ogni incertezza. Decisa a prendere il controllo, accennò un sorriso malizioso e, con voce dolce ma ferma, disse a Padma: “Sono venuta qui a cercare una cosa.”
Padma, gli occhi scuri che brillavano di una curiosità mista a sfida, giocherellava con i bottoncini della camicetta, che sembravano quasi scivolare sotto le sue dita. “E cosa stavi cercando, esattamente?” rispose, il tono basso e carico di sensualità.
Hermione, senza perdere la calma, la guardò dritto negli occhi e, con un tono autoritario e provocatorio, sussurrò: “Cercavo la mia cagnetta.”
Padma sorrise divertita, mordendosi leggermente il labbro, mentre un lampo di sfida attraversava il suo sguardo. “E… com’è questa cagnetta?” chiese, spingendosi un po’ più vicina, quasi invitando Hermione a proseguire quel gioco perverso.
Hermione, lasciandosi andare, iniziò a descriverla senza mezzi termini, puntando gli occhi sul corpo di Padma, scendendo dalle labbra fino alla camicetta aperta e alla gonna. “Beh, è una cagnetta obbediente, pronta a fare tutto quello che le viene detto. Ha due begli occhi scuri, intensi, che non si staccano dal padrone, come se cercassero costantemente approvazione. E poi… ama stare in ginocchio, in attesa che qualcuno le dica cosa fare.”
Padma, incantata da quelle parole audaci, si leccò lentamente il labbro inferiore, il viso ormai arrossato, mentre un brivido le percorreva la schiena.
Padma, con un sorrisetto intrigante, rispose: “Sembra proprio una brava cagnetta, quella che hai perso…”
Hermione annuì, mantenendo lo sguardo fisso su di lei, ma con una nota di sfida nelle parole: “Sì, lo è. Anche se… forse non così obbediente come dovrebbe.”
Padma sgranò leggermente gli occhi, sorpresa e intrigata, lasciandosi avvolgere da quel gioco di parole sempre più audace. Hermione si avvicinò di un passo, assumendo un’espressione finto severa, quasi arrabbiata. “Vedi,” continuò con tono deciso, “la mia cagnetta ha un piccolo problema: spesso non sa stare al suo posto. Cerca sempre di coprirsi in tutti i modi, come se avesse qualcosa da nascondere…” Fece una pausa, gli occhi scendendo sul corpo di Padma, lingeramente sudato, incorniciato da quella camicetta sbottonata.
“E, soprattutto,” aggiunse, spingendosi fino a pochi centimetri da lei, “non è in ginocchio, dove dovrebbe stare.”
Le parole di Hermione rimasero sospese nell’aria, cariche di una tensione palpabile. Padma sentì il cuore accelerare, le guance arrossarsi, incapace di resistere a quell’energia che Hermione emanava, quel comando implicito che la rendeva vulnerabile e al tempo stesso la eccitava in modi che non aveva mai immaginato.
Padma, con un sorriso malizioso, rispose: “Di sicuro la troverai, se fai il giro tra gli scaffali. Sarà esattamente dove deve essere, una cagnetta brava e obbediente, felice di compiacere la sua padrona.”
Hermione decise di accettare la provocazione, lasciandosi trasportare dal gioco perverso che stavano creando. Mentre camminava tra gli scaffali, il suo respiro si faceva più profondo, l’immaginazione già libera di correre tra fantasie audaci e desideri insoddisfatti. Ogni passo alimentava l’idea di ciò che avrebbe potuto fare a Padma, di come avrebbe finalmente domato quella sua arroganza.
Dopo aver fatto qualche giro, Hermione tornò al punto di partenza. La scena che si trovò davanti la colpì come un’onda di piacere inaspettata: Padma era lì, completamente nuda, la pelle scura luccicante di sudore che rifletteva la luce fioca della stanza. Era inginocchiata, esattamente come una cagnolina obbediente, le braccia strette sui seni, le mani posate morbide e docili. La bocca leggermente aperta, la lingua che spuntava appena, completava quella posa sottomessa e sensuale.
Hermione sentì un’ondata di calore invaderle il corpo, i capezzoli che si inturgidirono sotto il tessuto, mentre un’ondata di umidità la fece fremere ancora più in basso. Ogni centimetro del suo corpo si risvegliava davanti a quella vista, mentre si avvicinava a Padma, gli occhi fissi su di lei, godendosi ogni attimo di quella sottomissione perfetta, pregustando il momento in cui avrebbe preso il controllo di ogni suo desiderio.
Hermione le parlò con un tono dolcemente ammiccante, quasi come avrebbe fatto con una cagnolina docile e ubbidiente. “Sei stata brava, cagnetta mia,” sussurrò, “ma credo che tu abbia bisogno di un po’ di… controllo in più.”
Con un movimento fluido della mano e un sussurro magico, Hermione lanciò un incantesimo, e un collare apparve attorno al collo di Padma, con un guinzaglio che penzolava leggero. Padma ansimò, sorpresa ma eccitata, e iniziò a muovere il bacino in un movimento che ricordava una coda scodinzolante, trasudando felicità e sottomissione.
Hermione le accarezzò la guancia, il tocco morbido ma dominante, lasciando che Padma percepisse tutta la sua presenza e il potere che aveva su di lei. Senza distogliere lo sguardo, Hermione afferrò il guinzaglio e si sedette su un tavolo vicino, lasciando le gambe penzoloni mentre osservava la sua “cagnolina” con un sorriso soddisfatto.
Hermione sorrise, gli occhi che si facevano più freddi e penetranti mentre osservava Padma in ginocchio davanti a sé, docile e ansiosa come una cagnolina assetata di attenzioni. Con un sussurro appena percepibile, le chiese: “Hai sete, cagnetta mia?” Padma annuì, lo sguardo bramoso, le labbra leggermente aperte, mentre il petto le si sollevava in un respiro irregolare.
Hermione lasciò cadere la maschera di dolcezza, sostituendola con un sorriso malizioso, quasi crudele. “Allora ti farò bere,” disse, stringendo saldamente il guinzaglio mentre sfilava le mutandine con un gesto lento, calcolato, lasciandole scivolare lungo le gambe. Senza staccare gli occhi da Padma, sollevò la gonna e spalancò le cosce, offrendosi con una sensualità audace e autoritaria.
Padma la fissava, i suoi occhi scuri ora completamente ipnotizzati, come se ogni fibra del suo corpo fosse tesa solo verso quella visione. Si avvicinò, il respiro pesante, fermandosi quando il suo viso era a pochi centimetri dalla fica di Hermione, inebriata dal suo profumo. Hermione tirò leggermente il guinzaglio, avvicinandola ancora di più e sussurrò: “Apri bene la tua bocca, cagnetta. Voglio che ti abbeveri come si deve.”
Padma obbedì, spalancando la bocca con una docilità mista a brama pura, la lingua già tesa e pronta, ansiosa di gustare ogni centimetro della sua padrona, con la devozione e la passione cieca che l’incantesimo aveva risvegliato in lei.
Ma Hermione aveva ben altro in mente. Quella, per lei, era prima di tutto una vendetta, poi un piacere da gustare. Con due dita, si scostò le labbra della fica, lasciando che lo stimolo si liberasse. All’inizio, solo un rivolo caldo scese, ma presto si trasformò in un getto deciso che colpì Padma, bagnandole viso e bocca.
Padma, sorpresa, fece un movimento istintivo per schivare, ma durò solo un attimo. Con un’espressione sottomessa, tornò a bocca spalancata, accogliendo quel “premio” con devozione e iniziando a bere, lasciando che ogni goccia le scivolasse sulle labbra. Lo sguardo di Hermione brillava di divertimento, e le sue parole erano un sussurro di incitamento: “Brava cagnetta… bevi tutto, senza lasciare nulla.”
Quando il getto finì, Hermione la guardò con uno sguardo di approvazione maliziosa. “Sei stata proprio brava,” le mormorò, “ma ora devi asciugare come si deve la tua padrona.”
Padma, con il viso ancora umido, si avvicinò senza esitare, leccando ogni angolo della sua fica, raccogliendo con la lingua gli ultimi residui. Sentiva il sapore intenso mescolarsi a quello dolce degli umori di Hermione, e sembrava affamata di ogni sfumatura. Hermione si lasciava andare, rilassata e compiaciuta, osservando quella scena con un piacere sempre più profondo.
“Sei proprio brava a leccare,” pensava tra sé, godendo di ogni movimento esperto di quella lingua che sembrava sapere esattamente dove fermarsi e dove insistere. Le venne da sorridere, chiedendosi quanta esperienza dovesse avere Padma per darle un piacere così intenso, così perfettamente calibrato.
Appena Hermione pensò a quanto Padma fosse abile, la ragazza si concentrò sul clitoride con una delicatezza sapiente, il movimento della sua lingua preciso e insistente. Tra un respiro e l’altro, Padma mormorò, senza interrompersi: “Posso toccarmi?” Hermione, ormai sopraffatta dal piacere e prossima all’orgasmo, annuì con un sospiro, concedendole quel piacere.
Padma, senza smettere di leccarla, si sistemò a gambe incrociate, portando una mano tra le sue stesse cosce, lasciando che le dita esplorassero il proprio corpo. Hermione, in estasi, abbassò lo sguardo e si soffermò sulle sue forme: le tette rotonde di Padma si sollevavano al ritmo dei respiri intensi, i capezzoli scuri, color cioccolato fondente, turgidi e sodi, sembravano invitare a essere assaggiati. Hermione sentiva un desiderio crescente, il suo sguardo affamato fisso su quei seni che pulsavano di sensualità, mentre Padma continuava a donarle un piacere sempre più travolgente.
Padma continuava a dedicarsi con devozione al clitoride di Hermione, il ritmo della lingua che si faceva sempre più insistente, trascinandola verso l’apice del piacere. Hermione osservava con occhi colmi di desiderio quella mano che, tra le cosce di Padma, si muoveva abilmente, mentre le dita affondavano tra i peli neri, corti e curati, che contornavano la sua fica umida e pulsante.
Ormai al limite, Hermione gemette, incapace di trattenersi, e le sussurrò con voce spezzata: “Non fermarti, troietta… sto per venire…” Incitata da quelle parole, Padma aumentò ancora il ritmo, spingendo Hermione oltre il confine del piacere. In un attimo, Hermione fu travolta dall’orgasmo, un’ondata di piacere intenso che le esplose dentro, riempiendo la bocca di Padma con i suoi succhi, densi e carichi, che lei accolse con dedizione, gustando ogni goccia come il premio che tanto desiderava.
Padma bevve ogni goccia, mentre Hermione cercava di riprendere fiato. Ma la visione di quella bellezza sottomessa, le curve perfette di Padma e quel fascino esotico che la rendeva unica, accese in Hermione un desiderio ancora più profondo. Non ne aveva abbastanza: voleva assaporarla, scoprire il gusto intenso e intrigante di quella fica scura e invitante.
Con un tono autoritario e fermo, Hermione ordinò: “Smetti di toccarti e sali sul tavolo, cagnetta.” Padma, con un sorriso malizioso, obbedì, muovendosi con grazia e lasciando che ogni gesto fosse carico di sensualità. Si sistemò carponi sul tavolo, offrendo senza esitazioni il suo corpo a Hermione.
Hermione scese dal tavolo e si posizionò dietro di lei, lo sguardo fisso su quel culo tondo e perfetto che si mostrava davanti ai suoi occhi, e più in basso, la fica scura e umida, il contrasto della pelle morbida che la invitava a perdersi.
Hermione si avvicinò, affondando il viso tra le cosce aperte di Padma, iniziando a leccarla senza esitazione, con movimenti lenti e profondi, assaporando ogni sfumatura del suo sapore esotico. La sua lingua esplorava con avidità, scivolando lungo ogni piega, spingendosi sempre più a fondo, mentre Padma gemette forte, senza riuscire a trattenere l’eccitazione che la travolgeva.
“Sei proprio una brava cagnetta,” sussurrava Hermione con tono carico di malizia, senza fermare il ritmo della lingua che le affondava dentro, “e sai proprio di fica da troia.”
Le parole di Hermione facevano tremare Padma, che ansimava e si muoveva contro di lei, godendo di quell’insolita devozione. “Sì… sono la tua troietta, solo tua,” mormorava Padma, il piacere evidente in ogni parola.
Hermione sentiva la soddisfazione crescere dentro di sé mentre la lingua affondava ancora più a fondo, esplorando quella fica calda e umida, assaporando ogni centimetro di quella ragazza sottomessa e completamente abbandonata al suo controllo.
Hermione lasciò che la lingua scivolasse lentamente dalla fica di Padma fino al suo culetto, giocando con quel punto sensibile, tracciando cerchi lenti e provocanti. Quando la sua lingua finalmente penetrò quel buchino stretto, Padma emise un gemito ancora più forte, il corpo che tremava di piacere, e con voce supplichevole implorò: “Sì, padrona… continua lì, ti prego…”
Hermione, divertita e sempre più eccitata dalla sottomissione di Padma, decise di accontentarla. Con movimenti decisi, continuò a leccare e baciare quel punto proibito, la sua lingua insistente e sfacciata. Sentendo quanto Padma fosse ormai totalmente abbandonata a lei, Hermione aggiunse un dito, facendolo scivolare lentamente dentro quel buchino mentre Padma ansimava, muovendosi contro di lei, godendo senza freni di quella invasione intima e intensa.
Quando Hermione aggiunse un secondo dito, affondando più a fondo nel culetto di Padma e intensificando il ritmo, accompagnò il movimento con la lingua che scorreva lungo la sua fica, esplorando ogni angolo, assaporando la dolcezza e il calore di quel sapore esotico e unico. Padma non riuscì a trattenersi: un urlo di puro piacere le sfuggì dalle labbra, il corpo che si tese in preda all’orgasmo, mentre onde di piacere la attraversavano senza sosta.
Hermione sentì tutto, godendo del sapore intenso e inebriante che le riempiva la bocca, un sapore selvaggio che la faceva sentire ancora più padrona della sua troietta, mentre Padma si abbandonava completamente, travolta dall’estasi.
Padma si lasciò andare completamente, distendendosi sul tavolo, le gambe ancora aperte e abbandonate, mentre Hermione continuava a leccarla, raccogliendo ogni goccia dei suoi umori con una cura attenta, assaporando fino all’ultimo il piacere di quella resa totale.
Quando fu soddisfatta, Hermione tirò dolcemente il guinzaglio, facendola alzare, e le due si ritrovarono in piedi, faccia a faccia. Senza bisogno di parole, le loro bocche si cercarono, e le lingue si intrecciarono in un bacio lungo e intenso, carico di tutto il piacere appena condiviso. Le mani scivolavano sui corpi caldi e sudati, esplorando ogni curva, ogni centimetro di pelle ormai resa sensibile dall’appagamento.
Con un gesto delle dita, Hermione fece sparire il collare con eleganza, lasciando a Padma solo il ricordo di quel controllo così assoluto. “Grazie, padrona… per l’orgasmo,” sussurrò Padma, guardandola con uno sguardo ancora carico di devozione e gratitudine.
Si rivestirono in silenzio, entrambe immerse nei propri pensieri. Hermione, dopo aver rimesso le mutandine, lanciò un ultimo sguardo a Padma, che si stava sistemando i vestiti con una certa lentezza, quasi inebriata da ciò che era appena accaduto. Senza aggiungere altro, Hermione uscì dalla stanza, lasciando la sua cagnetta a completare da sola il rituale del rivestirsi.
Nel corridoio deserto, Hermione respirò profondamente, assaporando la calma che ora le pervadeva la mente. Con passo sicuro, si diresse verso la sala comune, ripensando a ogni dettaglio di quel momento. Sorrise tra sé, ricordando l’espressione di pura sottomissione di Padma, l’abbandono totale con cui aveva accettato ogni suo comando, la gioia animalesca con cui aveva goduto di essere trattata come una cagna. La visione di lei, il viso e il corpo ancora sporchi dei loro umori e del suo stesso pisciò, era una soddisfazione che Hermione si sarebbe portata dentro a lungo.
Mentre si allontanava lungo il corridoio, Hermione sorrise tra sé, riflettendo su quanto Padma fosse, in fondo, proprio una troia. Realizzò che, più che l’incantesimo, era stata la sua vera natura a emergere in quel gioco di sottomissione. Era come se, sotto la superficie, Padma fosse sempre stata così: una cagnetta desiderosa di compiacere, pronta a lasciarsi dominare e guidare.
Con un sorriso malizioso, Hermione cominciò a immaginare come avrebbe potuto sfruttare quella consapevolezza in futuro.
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Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.
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Molto piacevole. Lieto tu abbia inserito Padma, che spero di veder nuovamente attrice sul palco dei tuoi racconti!