Ormai da diverso tempo coltivo l’hobby di scrivere racconti erotici. Quest’attività però ha sdoppiato la mia vita: da una parte sono una tranquilla studentessa universitaria che trascorre le giornate lottando con la materia di turno e sognando il principe azzurro; dall’altra sono una scrittrice di racconti erotici dove metto nero su bianco le mie (poche) esperienze e le mie (tante) fantasie. Non che questa netta separazione mi dispiaccia, anzi faccio di tutto per mantenerla, però sento come di aver bisogno di un collegamento tra le due esistenze. Per soddisfare questa esigenza decisi di raccontare tutto alla mia migliore amica Francesca. D’altronde lei è l’unica persona a sapere veramente tutto di me sin nei minimi particolari; quindi perché nasconderle il mio hobby? Le telefonai un giorno avvertendola di controllare la posta elettronica e di non scioccarsi per il contenuto; la avvisai inoltre che ne avremmo parlato al mio rientro da una breve vacanza.
La prima cosa che feci al mio rientro in città fu chiamare la mia amica e ci accordiamo per vederci a casa sua il pomeriggio del giorno successivo. Devo dire che mi presentai all’appuntamento accompagnata da una certa ansia per il giudizio che Francesca si poteva essere fatta di me leggendo i 2 racconti che le avevo inviato via mail. Erano circa le 15.30 quando suonai il campanello di casa sua, lei mi apri quasi subito, come se fosse dietro la porta ad aspettarmi. Mi accolse con un luminosissimo sorriso e mi abbraccio con forza, io ricambiai con lo stesso affetto. Dopo circa mezz’ora la conversazione verteva ancora su argomenti come l’università, le vacanze, i ragazzi e i progetti futuri; dentro di me aspettavo impaziente il momento in cui una di noi avesse preso l’argomento dei racconti che doveva assolutamente essere affrontato in quel giorno. Nonostante questa mia inquietudine non riuscivo a trovare il coraggio di avviare la tanto desiderata discussione. Forse leggendo questo mio pensiero, dopo una breve pausa Francesca disse: “Ho letto quelle cose”; il fatto che li avesse chiamati “cose” non presupponeva nulla di buono. “I racconti?” la corressi io, “si i racconti” mi rispose con un sorriso. Il sorriso di Francesca era perfetto come il resto del suo viso: occhi neri profondi, capelli dello stesso colore, delicati lineamenti e quel sorriso abbagliante che aveva già affascinato molti ragazzi. “Che ne pensi?” chiesi, “Non capisco perchè vuoi raccontare queste cose ad altra gente”. Mi sforzai di sembrare più tranquilla possibile e risposi: “Non ti so dire esattamente perchè lo faccio, lo trovo un hobby divertente e anche un po’ eccitante”. Francesca mi guardava sbalordita: “Eccitante? Ma in senso sessuale?”. ‘Mmm si certo” risposi sempre più imbarazzata e continuai: ” è strano ma è come se le fantasie prendessero vita; forse dovresti provare a scriverne uno, se vuoi lo scriviamo insieme’. In realtà avevo preparato da tempo quella mossa, come avrebbe potuto capirmi senza provare? Francesca rimase un po’ spiazzata da questa mia proposta e per qualche secondo rimase in silenzio senza sapere cosa dire. Approfittai di quel momento per rincarare: ‘Vedrai che sarà divertente, dai!’. Fece un po’ di storie, ma alla fine si convinse dopo avermi fatto promettere di non dirlo a nessuno. Ci andammo a sedere davanti al pc e subito Francesca mi chiese: ‘Ma che si fa? Si scrive direttamente di sesso?’. Mi sembrava di essere tornata al liceo quando la aiutavo con i compiti per casa. ‘Prima dovresti cercare di inventare una situazione accattivante e possibilmente anche verosimile. Poi devi semplicemente lasciare che gli eventi si evolvano da soli’. Era come una ragazzina al primo giorno di scuola: emozionata ed impacciata. Sinceramente devo dire che mi stupì: nonostante fosse la sua ‘prima volta’ iniziò scrivere spigliatamente, senza quei classici blocchi per mancanza di ispirazione. Spontaneamente aveva deciso di narrare la storia di due ragazze e un ragazza che dopo un po’ di chiacchiere si sarebbero dati da fare in una specifica attività. Francesca scriveva e scriveva, io mi limitavo a dare qualche consiglio e ad osservarla contenta. Ormai il racconto era entrato nel vivo e finalmente i protagonisti si stavano dando da fare; infatti mentre una ragazza assaporava con la bocca il membro teso del ragazzo, l’altra osservava la scena eccitata. Per dare il mio contributo suggerii: ‘Potresti far andare la ragazza che guarda a leccare la passerina all’amica’; sentendo queste mie parole Francesca trasalì e con una smorfia di disgusto disse: ‘Che schifo! Ma che ti viene in mente? Una ragazza normale non lo farebbe mai!’. Non mi aspettavo di certo una reazione così violenta e protestai: ‘Addirittura! Non mi sembra una cosa così allucinante, magari in un momento come quello può succedere’. Francesca replicò immediatamente: ‘Capisco quelle che si innamorano, ma così per piacere non credo che nessuna lo farebbe. Tra l’altro, tu che parli tanto, lo faresti?’. La domanda era ovviamente retorica, ma spontaneamente uscì dalla mia bocca la verità: ‘Penso di si, ma non a chiunque, soltanto ad un’amica speciale’. La mia riposta lasciò Francesca sbigottita e ancora stonata chiese: ‘A me la leccheresti?’; io risposi subito: ‘Soltanto se me lo chiedi per favore!’. Ridemmo insieme rumorosamente. Per quanto la cosa si fosse trasformata in scherzo non posso negare che mi avesse lasciato addosso una strana sensazione. Per la prima volta nella mia vita vedevo la mia amica come possibile oggetto del mio desiderio sessuale. Forse i miei pensieri erano gli stessi di quelli di Francesca, sta di fatto che mi disse: ‘Comunque credo che per te farei un’eccezione e una leccatina te la darei’. Eravamo pericolosamente vicine. Ci fissavamo negli occhi, quei discorsi avevano fatto nascere strani desideri dentro di noi. Mi avvicinai a lei lentamente, più la distanza diminuiva più gli occhi della mia amica si chiudevano. Le diedi un rapidissimo bacio sulle labbra e subito mi ritrassi. Francesca aveva ancora gli occhi chiusi, così mi avvicinai nuovamente e le diedi un altro bacio, questa volta mantenni a contatto le nostre labbra leggermente più a lungo. Quando mi staccai, sentì la mia amica sussurrare: ‘Ma che stiamo facendo?’. Poi fu proprio lei a venirmi a baciare, sentii la sua lingua accarezzarmi le labbra, sino a quando non la lasciai entrare per incontrarsi con la mia. Stavo baciando la mia migliore amica. Furono baci lunghissimi e dolcissimi, mai nella mia vita avevo provato un’emozione simile. Iniziò a squillare il telefono. Quel suono fastidioso ruppe la magia che si era creata fra noi, Francesca mi disse: ‘Scusa’, si alzò e rispose. La osservavo a pochi metri di distanza, avevo sempre pensato che fosse una bellissima ragazza, ma quel giorno la vedevo ancora più attraente. Le sue forme erano delicate e perfette, spiccava nella sua corporatura atletica quel seno così prosperoso che sembrava non risentire della forza di gravità. Mi alzai e mi avvicinai a lei, stava giustificando a qualcuno dei suoi parenti l’assenza dei suoi genitori. Complice la maglietta troppo attillata e l’assenza del reggiseno, potevo tranquillamente vedere i capezzoli che turgidi cercavano di farsi largo nella stoffa. Dopo qualche secondo la mia amica chiuse il telefono, era fortemente imbarazzata e mi disse: ‘Senti’ non so cos’è successo’ però è meglio se dimentichiamo tutto e non ne parliamo con nessuno’ Io’ Non so cosa mi sia preso”. Non la lasciai continuare, feci un ultimo passo in avanti e la baciai nuovamente. Ormai niente poteva più fermarci. Le sfilai la maglietta e finalmente riuscii ad accarezzarle il seno; facevo scorrere le dita sopra quei capezzoli eccitati e ogni tanto li stringevo tra pollice e indice. Improvvisamente Francesca si ritrasse e, prendendomi la mano, mi disse: ‘Vieni con me’. Ci sedemmo su quello stesso divano sul quale sino a poco prima discutevamo del più e del meno. La mia amica mi sbottono la camicetta lentamente ed io intanto la osservavo immobile; quando ebbe finito le sue mani mi accarezzarono tutta la schiena sino a fermarsi sulla chiusura del reggiseno. Eliminato anche quest’ostacolo, Francesca spostò le sue attenzioni sui miei jenas, io mi poggiai sui gomiti e la aiutai a liberarmi di quel peso. Mi accarezzò la coscia con una dolcezza che mai avevo sentito sulla mia pelle, una sensazione che mi faceva ardere dentro. Ero così eccitata che quasi mi lanciai su di lei e, dopo averla fatta sdraiare iniziai ad accarezzarle l’inguine attraverso i sottili pantaloni della tuta che indossava. I nostri seni si schiacciavano gli uni su gli altri e ci scambiavamo baci pieni di desiderio. Sentivo la sua mano soffice e calda accarezzarmi il sedere dove il tanga lo lasciava scoperto. Quando Francesca lasciò la presa sul mio fondoschiena sapevo che l’aveva fatto per un solo motivo, infatti con un agile movimento si liberò dei pantaloni rimanendo completamente nuda davanti ai miei occhi. L’avevo vista nuda tantissime volte, ma questa volta non la vedevo più come un’amica che si cambiava o si faceva la doccia, questa volta si trattava di un corpo di donna che mi desiderava e che io desideravo. Rimasi per un momento a guardarla nella sua zona più intima che era curata esattamente come io curavo la mia; era come guardarsi allo specchio. Francesca si accorse del mio interesse e tenendomi la mano mi disse imbarazzata: “non vuoi scoprire che sapore ha?”. Accompagnò la mia mano sopra la sua passerina, mi fece passare un dito su di essa come se stessi raccogliendo la marmellata dal fondo di un barattolo; poi mi portò quello stesso dito alla bocca in modo che potessi assaporane il sapore. Io lo succhiai con cura e poi lo feci affondare tra le sue labbra; sentivo la sua lingua accarezzarmi il dito come avrebbe fatto con un membro maschile. Ci guardammo negli occhi per degli interminabili istanti. Poi la mia bocca iniziò a percorrere il suo corpo, dedicando grande attenzione prima ai seni e dopo all’ombellico. Continuai a scendere sempre di più sino ad arrivare alla passerina. Grondava di piacere; dal naso al mento ero già ricoperta dai suoi umori. Cominciai con decisione a leccarle il clitoride, intanto la guardavo ansimare e muovere il bacino per facilitarmi nel mio umido compito. Sapevo che stava per venire, ma avevo in mente altro per lei. Smisi improvvisamente di leccarla e le afferrai le gambe da dietro le ginocchia per poi sollevarle con forza, le portai a pochi centimetri dal suo petto e le spalancai il più possibile. Tenendola in questa strana posa calai nuovamente la testa, ma questa volta passai rapidamente la lingua sul suo buchino di dietro. Il corpo di Francesca accolse la novità con un sussulto e io, felice per questa reazione, iniziai a leccarle quello stretto buco con grande decisione. Continuai per un po’ a fare la spola con la lingua tra il suo clitoride e il suo fondoschiena; poi, improvvisamente sentii il corpo di Francesca contrarsi e finalmente l’orgasmo esplose meraviglioso.
La lasciai nuovamente libera di muoversi e la osservai per un po’ seduta sul divano con la cosce aperte che cercava di riprendere fiato; la sentii sussurrare ‘Grazie’. Con uno scatto improvviso si alzò e mi face mettere in ginocchio sul divano con le mani appoggiate sulla spalliera. Si portò alle mie spalle e con una sola mano mi tolse il tanga mentre con l’altra mi accarezzava delicatamente la schiena. Io rimanevo immobile, schiava delle sue attenzioni; mi eccitava sapere che in quel momento stava osservando le mie nudità. Le mani di Francesca percorsero tutta la mia schiena, intanto lei si inginocchiò dietro di me per darmi piccoli morsi sul sedere. La sentii allargarmi le natiche e poi la sua lingua iniziò ad accarezzarmi il buchino di dietro; spingeva con forza quasi a volermi entrare dentro e mi piaceva da impazzire. Per un istante più nulla, poi un dito mi penetrò violentemente di dietro. Mi lasciai sfuggire un piccolo grido e strinsi forte tra le mani la spalliera del divano. Pian piano il dolore diminuiva e iniziava a montare il piacere; quel dito li dietro mi eccitava terribilmente e Francesca aveva iniziato a leccarmi decisa la passerina. Chiusi gli occhi, strinsi i denti e mi lascia andare ad un orgasmo straordinario.
Rimanemmo un per un bel po’ sdraiate sul divano, dopo circa un’ora ci alzammo e nude andammo in cucina a mangiare qualcosa. Ridevamo e scherzavamo come sempre, ma qualcosa mi suggeriva che da quel momento ci conoscevamo un po’ più intimamente’
CONTINUA Con la seconda parte (clicca sul riquadro per leggerla) ——-> Erano passati diversi mesi da quel pomeriggio a casa di Francesca. Non avevamo più parlato di quello che era successo e il nostro rapporto era rimasto identico. Nonostante ciò sapevo che anche lei, come me, non avrebbe facilmente dimenticato quell’esperienza.
Era un caldissimo sabato pomeriggio e Francesca mi aveva convocata con urgenza a casa sua. Appena arrivata rimasi sbalordita nel vedere la mia amica, infatti nonostante l’orario, indossava un elegantissimo vestito da sera rosso con tanto di autoreggenti abbinate ed era perfettamente truccata e pettinata; le mancava soltanto la borsetta per poter essere pronta per qualche festa. ‘Adesso ti spiego’, mi disse Francesca con un sorriso e mi fece accomodare nella sua stanza. Una volta sedute iniziò ad espormi il suo piano: ‘Ho deciso di fare una cosa e spero che tu mi voglia aiutare. Sai che Davide ed io possiamo stare insieme soltanto un fine settimana al mese per via del suo lavoro.’ Feci cenno di si con la testa e la mia amica proseguì: ‘Bene; domenica scorsa, dopo aver fatto l’amore, lui mi ha chiesto se poteva farmi una foto nuda in modo da portala con se quando è fuori per lavoro. Io gli ho risposto di no, ma adesso ho cambiato idea e voglio fargli una sorpresa.’ Francesca aveva terminato la sua spiegazione, ma io non avevo ben capito cosa c’entrassi, così le chiesi: ‘E io che dovrei fare?’, rapidamente mi rispose: ‘Tu scatti le foto’. Così dicendo si era alzata e mi porgeva la macchina fotografica digitale. Presi l’oggetto che mi veniva dato e chiesi: ‘Ma quante ne vuoi fare?’, sul viso di Francesca si era disegnato un largo sorriso: ‘Centinaia’. Rimasi sbalordita dall’eccitazione che traspariva dal volto della mia amica mentre pronunciava quella parola. Mentre mi conduceva nella camera da letto dei suoi genitori le porsi un’altra domanda: ‘Le vuoi fare in intimo o persino a seno scoperto?’; lei mi guardò per un momento con una strana espressione poi disse: ‘Iniziamo mentre mi spoglio sino a quando rimango completamente nuda’. L’avevo sottovalutata, era veramente decisa ad andare sino in fondo.
‘Cominciamo?’ mi chiese Francesca sorridente, io non potei fare a meno di rispondere: ‘Io sono
pronta’. Iniziai a scattare mentre la mia amica si metteva in ginocchio sul letto; ridevamo insieme mentre lei si sporgeva in avanti per far vedere il decoltè o si metteva carponi per mostrare lo splendido contorno del suo corpo. ‘Adesso però iniziamo a fare sul serio’ mi avvisò Francesca, e lentamente si sfilò le spalline del vestito, poi con un agile movimento liberò le braccia e si scoprì i seni. Sul volto della mia amica non vi era più alcun sorriso, al suo posto un’espressione sensuale e provocante era apparsa inaspettatamente. Io continuavo impassibile a scattare le fotografie, mentre dentro di me riemergevano i ricordi di quel pomeriggio eccezionale passato tra le sue braccia. Francesca si afferrò i seni con le mani e li schiacciò delicatamente l’uno contro l’altro; poi quelle stesse mani iniziarono a scivolare lentamente lungo il suo corpo trascinando con loro il vestito che dopo poco fu lanciato sul pavimento. Con indosso soltanto calze e perizoma, la mia amica si rigirava sul letto permettendomi di inquadrarla da tutte le angolazioni. Tornò a mettersi in ginocchio, ma stavolta mi dava le spalle; le sue mani corsero sui fianchi sino ad agganciare l’elastico dell’intimo, giocarono con lui per un momento e poi anche quest’indumento finì sul pavimento. Francesca si voltò nuovamente verso di me, la sua mano destra copriva perfettamente il suo sesso impedendone la vista. Si adagiò lentamente sulla schiena, con le gambe spalancate, ma con ancora la passerina nascosta; sorrideva. Lentamente la mano iniziò a muoversi verso l’alto rivelando le sue più intime nudità. ‘Adesso fai molte foto’ mi disse Francesca a bassa voce come se un po’ si vergognasse di ciò che stava facendo. Io ubbidì silenziosamente catturando ogni centimetro di quel corpo nudo che si muoveva sinuoso davanti a me. Dopo diversi minuti la mia amica ruppe quell’incanto chiedendomi: ‘Basta così?’, risposi semplicemente: ‘Sei tu il capo’; lei rise, poi rimase qualche istante in silenzio e infine decise: ‘Si, dai. Penso che possa essere contento’. Si mise seduta sul letto incrociando le gambe e mi disse: ‘Allora vediamo queste foto’. Mi sistemai accanto a lei e le porsi la macchina fotografica. Francesca iniziò a scorrere uno per uno gli scatti; ogni tanto esclamava ‘Questa è carina’ oppure cancellava qualche foto. ‘Hai fatto un buon lavoro’ mi disse sorridente, io ricambiai il sorriso e la ringraziai, poi lei proseguì: ‘Rimani a dormire qui? Non mi va di stare da sola’; ovviamente le risposi: ‘Va bene’. Francesca si alzò dal letto e mi disse: ‘Faccio una doccia e magari mi metto qualcosa di più che le calze’, replicai soltanto: ‘Io avviso casa’.
Nonostante fosse sabato non avevamo alcuna voglia di uscire. Mangiammo un discreto piatto di pasta preparato da me, poi della frutta mentre guardavamo un orribile film in tv e infine ci dirigemmo nella camera dei suoi per dormire. ‘Che mi dai da mettere questa volta?’ chiesi scherzosamente; senza dire nulla Francesca mi lanciò un’enorme maglietta bianca con scritto in blu ‘Paris’. ‘Ma che taglia è?’ chiesi mentre spiegavo la maglia, ‘XXL, credo che ti venga, certo sei un po’ ingrassata” mi rispose lei. La guardai con un misto di odio e sorpresa ed esclamai: ‘Ma come ti permetti? Proprio io che non sono mai andata oltre la M!’. Ridemmo insieme, poi Francesca mi mostrò un’altra maglietta dicendo: ‘E questa è la mia! Così facciamo le gemelline’; aveva infatti tra le mani una maglia identica alla mia soltanto che i colori dello sfondo e della scritta erano invertiti.
Indossammo le nostre divise per la notte e ridemmo nuovamente insieme osservando che le maniche ci arrivavano ai gomiti e il bordo inferiore a metà coscia.
Finalmente sotto le lenzuola. Rimanemmo un po’ a chiacchierare, poi la luce si spense e ci augurammo la buonanotte. Eravamo in silenzio già da qualche minuto, quando una voce accanto a me si fece largo nell’oscurità: ‘Secondo te ho fatto un’idiozia?’, mi voltai in quella direzione pur non vedendo nulla e chiesi: ‘Ma di che stai parlando?’, Francesca mi rispose soltanto dopo aver tratto un lungo sospiro: ‘Questa cosa delle foto. Inizio a credere di aver esagerato. Se le trova eccessive? O se le fa vedere a qualcuno? Morirei dall’imbarazzo’. Rimasi in silenzio per qualche secondo per raccogliere le idee poi dissi: ‘Credo che se oggi mi hai chiamata per venire qui e fare quelle foto, avevi già reputato questa decisione giusta. Magari adesso hai paura, ma senza un po’ di fiducia che resta di un rapporto?’. Francesca non rispose, ma si avvicinò a me sino a poggiare la testa sul mio stesso cuscino, poi disse: ‘Grazie’ e mi diede un bacio sulla guancia.
Rimanemmo a lungo immobili, io supina a fissare un tetto che non potevo vedere e lei probabilmente su un fianco ancora adagiata sul mio cuscino. Dopo qualche minuto iniziai a pensare che si fosse addormentata, ma non riuscivo a spiegarmi perché mi fosse rimasta così vicina.
Non avevo sonno. Improvvisamente avevo iniziato a ripensare a quel pomeriggio di tanti mesi prima, quando io e Francesca eravamo state ben più che amiche. Questi ricordi mi provocavano un certo disagio, infatti sin da subito, mi ero abituata a considerare gli eventi di quel giorno come qualcosa che era successo e sul quale non valeva la pena soffermarsi in inutili riflessioni. Era stato soltanto un momento di reciproca follia; un’esperienza bizzarra di cui non parlare mai, nemmeno fra noi.
Capii che la mia amica non stava dormendo da dei suoi leggeri movimenti, come se fosse indecisa su quale potesse essere la posizione per lei più comoda. Senza alcun preavviso o motivazione, Francesca mi diede un altro bacio sulla guancia. Ero molto confusa, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. La mia amica tornò a baciarmi la guancia diverse altre volte e, dopo ogni contatto, quello seguente era sempre più prolungato. Forse anche lei si stava ponendo le mie stesse domande.
Avrei voluto chiederle cosa stesse facendo, avere delle spiegazioni, ma rimasi immobile, con gli occhi sbarrati nell’oscurità, come se fossi paralizzata dai quei sentimenti contrastanti che si agitavano dentro di me.
Dopo un breve momento di pausa sentì le labbra di Francesca muoversi delicate sul mio viso sino a soffermarsi sulla mia bocca. La sua lingua mi accarezzò lentamente e quando cercò di entrare non fui in grado di respingerla. Udii un breve rumore di stoffa e quando Francesca tornò ad accostarsi a me avvertii che il suo corpo era nudo. Appoggiai le miei mani sulle sua spalle, per poi lasciarle scorrere liberamente lungo la schiena sino ad arrivare ai glutei. Francesca intanto mi aveva liberata dalle lenzuola e aveva sollevato la mia maglietta sino a lasciarmi scoperta anche la pancia. La sua mano calda percorse il mio ventre, sino a quando si insinuò sotto i miei slip per darmi il piacere che tanto desideravo. Sentivo le sue dita giocare con il mio clitoride ed il mio corpo fremeva sempre più ad ogni nuova carezza. Improvvisamente le attenzioni di Francesca cessarono e si allontanò da me. Privata del contatto con il suo corpo, stavo per chiederle cosa fosse successo, ma, rincuorata, percepii le sue mani che mi sfilavano gli slip. Dopo pochi istanti la lingua della mia amica riprendeva il compito lasciato interrotto dalle dita. Bastarono ben pochi colpi della sua abile lingua per farmi raggiungere un interminabile orgasmo.
Nella foga del piacere non mi ero accorta di stare schiacciando la testa della mia amica tra le mie cosce. Quando la liberai, la sentii trarre un profondo respiro e, mi parve, una debole risata.
Anziché appagarmi, l’orgasmo mi aveva caricata oltre ogni modo. Mi misi in ginocchio sul letto e trovai davanti a me Francesca nella stessa posizione; ci baciammo a lungo mentre sentivo il mio sapore tra le sue labbra. Le girai lentamente intorno sino a trovarmi perfettamente dietro di lei, strinsi i suoi seni tra le mie mani e poi accarezzai dolcemente tutto il suo corpo. Quando le mie mani le arrivarono tra le gambe, Francesca emise un lungo sospiro e si adagiò all’indietro sul mio petto. Iniziai a massaggiarla delicatamente mentre le baciavo il collo e le spalle; lei muoveva debolmente il bacino per accompagnare i miei movimenti. Di tanto in tanto le infilavo a fondo due dita nella passerina e poi, quelle medesime dita, le lasciavo sprofondare nella sua bocca, dove venivano leccate e succhiate avidamente. L’orgasmo di Francesca fu prolungato almeno quanto il mio, si spinse in avanti con il bacino e così rimase mentre ansimava in modo irregolare finché il piacere si esaurì e si lasciò nuovamente cadere su di me.
Rimanemmo entrambe immobili soltanto per un momento, poi Francesca si voltò verso di me e mi spogliò della maglietta che sino a quel momento avevo indossato. Anche lei, come me, ne voleva ancora. Mi baciò i seni e mi leccò i capezzoli, poi strinse il suo corpo nudo al mio e lasciammo che le nostre lingue si incontrassero dolcemente. Dopo poco mi ritrovai nuovamente sdraiata, avvertivo uno strano calore sulla mia faccia. Mi bastò alzare leggermente la testa per sentire sulle labbra il sapore della passerina di Francesca. In quello stesso istante la mia amica si chinò sulle mie intimità dando vita al primo 69 della mia vita. Era un piacere immenso, da un lato sentivo gli umori della mia amica colarmi dentro la bocca, dall’altro il mio sesso veniva nuovamente massaggiato da quella lingua così meravigliosamente sensuale. Sentivo di essere sul punto di arrivare all’orgasmo, ma Francesca mi precedette accasciandosi ansimante tra le mie gambe, Quando fu finalmente il mio turno, adagiai per bene la testa sul cuscino e mentre ancora sentivo il calore di Francesca sul mio viso mi godetti un orgasmo straordinario.
Rimanemmo in quella posizione per un tempo indefinito, poi Francesca si distese accanto a me, mi diede un bacio sulla guancia e mi disse: ‘Grazie’. Non sapendo che dire rimasi in silenzio, aggiungendo un altro meraviglioso ricordo a quello che già possedevo con lei.
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?