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Racconti Erotici Lesbo

Motel manager

By 8 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Anne.

1.

Ero direttrice di un piccolo motel in Florida da circa un mese, quando mi accorsi che l’ospite della stanza 12 poteva vedere nel mio appartamento da una griglia di ventilazione che era condivisa! Avevo notato dei rumori, provenienti dalla stanza accanto, arrivare attraverso la griglia posta sul muro della mia camera. Quando provai a togliere la piccola griglia e guardai dentro, vidi il muro del ripostiglio dei vestiti, il corridoio d’ingresso e un tavolo vicino alla porta. Rimisi a posto la griglia e mi sedetti sul letto, pensando a quanto ero sfortunata per il fatto che non potevo guardare gli ospiti attraverso il buco, se non quando erano vicino alla porta o comunque nell’ingresso. Non ero propriamente una voyeur, ma avrei potuto diventarlo se la griglia fosse stata piazzata meglio. Ero comunque già un’esibizionista attiva: avevo scoperto come mi piacesse negli ultimi anni della High School. Passavo molto tempo libero in piscina, a mostrare i miei segreti a qualcuno degli ospiti dell’albergo con un costume da bagno speciale che avevo allargato nei punti strategici. Riuscivo in questo modo a mostrare le parti del corpo che volevo, mettendomi distesa o seduta con le parti allargate nella giusta direzione, e mi piaceva vedere le reazioni della vittima; come erano sorpresi a vedere una ragazza di 22 anni fare quelle cose! Seduta pensierosa nel letto, capii improvvisamente che se io potevo guardare nel ripostiglio dei vestiti dell’altra camera, qualcuno dentro il ripostiglio poteva guardare dentro la mia camera!

Il giorno dopo, ispezionai la camera 12. Tolsi la griglia, proprio come avevo fatto la sera prima nella mia camera, e guardai dentro il buco. Si vedeva perfettamente la mia stanza! Si vedeva il mio letto, il comodino e lo specchio, la scrivania e la porta del bagno. La griglia rimasta dall’altra parte non ostacolava per nulla la vista. Tutto era perfetto. Il problema era quello di far togliere a qualcuno la griglia e guardare dentro la mia stanza. E poi, come facevo a sapere che mi stava guardando? Tornai alla mia camera e guardai verso la griglia. Il coperchio dall’altra parte era ancora tolto ma, pur avendo lasciato le luci accese nell’altra camera, non si vedeva nulla, eccetto qualche raggio luminoso. Dovevo pensare a come fare. Lasciai l’altra camera senza la griglia, ma sapevo che non avrei potuto impedire che una cameriera la rimettesse a posto se notava che mancava.

Lasciai la camera libera per un po’, aspettando la persona giusta per mettere in pratica qualcosa ed affinare la tecnica. Quando arrivò un bel giovane sui 25 anni chiedendo una camera per la notte, lo piazzai lì. Appena ebbi terminato il mio turno alla Reception, corsi in camera per iniziare la prima sessione. Misi una sedia sotto la griglia, ci montai sopra e guardai dentro l’altra camera. La luce era accesa, e si sentiva la TV. Era il momento di provare a farlo guardare dentro la mia camera! Continuai ad aspettare, guardando se si spostava nella stanza. Ero ormai stanca, quando lo vidi camminare verso l’ingresso, verso la porta ed il tavolino su cui stava il telefono. Se si fosse seduto al tavolo per parlare al telefono, avrebbe avuto il foro di ventilazione nel ripostiglio esattamente di fronte, e avrebbe notato che la griglia mancava!

Seppi che era al telefono quando lo sentii iniziare a parlare. Era ora il momento di trovare il modo di farlo guardare nel foro, per guardare me di nascosto mentre ero nella mia camera! C’era un piccolo lampadario appeso ad una lunga catena proprio davanti alla griglia nella mia camera e, quando lo feci oscillare un po’, si formarono dei lampi di luce proprio sulla griglia. Pensavo che questo avrebbe catturato la su attenzione. Mentre il lampadario oscillava, continuai a guardare nella sua camera. Il mio cuore aveva iniziato a farsi sentire, aveva accelerato i battiti! Improvvisamente vidi la sua testa, mentre veniva verso il ripostiglio. Velocemente saltai giù dalla sedia, e mi misi in piedi davanti al comodino. Dandogli la schiena, potevo guardare nello specchio sopra il comodino per tenere d’occhio la griglia, con le luci della sua camera visibili attraverso i fori. Quando la luce fu interrotta, seppi che mi stava guardando!!

Ero nella situazione su cui avevo fantasticato a lungo. Da sola nella mia camera, con qualcuno che mi guardava di nascosto! Ma la mia fantasia per ora si era fermata lì, per cui ora dovevo improvvisare. Per tenerlo attento, mi tolsi la t-shirt, rimanendo con il reggiseno. Il mio cuore batteva sempre più forte, lo potevo sentire perfino nelle orecchie, e le mani mi tremavano un po’. La figa si stava bagnando sempre più, e inzuppava le mutandine. Buttai la maglietta su una sedia, andai verso il bagno. Rimanendo nel suo campo visivo, mi tolsi i pantaloni e mi pettinai. Guardando nello specchio potevo ancora vedere la griglia, ma non si capiva più se lui era ancora lì. Con i capelli tutti belli pettinati, tornai verso il letto, camminando dritto verso di lui. Mi chiesi se aveva già il cazzo in mano, e se lo stava stuzzicando guardandomi. Mi tolsi il reggiseno e lo buttai sulla sedia assieme alla maglietta. I capezzoli erano completamente eretti, avevo la pelle d’oca, ma mi sforzai di non toccarmi. Agognavo di masturbarmi per lui, ma c’era tutto il tempo che volevo per farlo. Mi buttai sul letto, buttai per aria le gambe e mi tolsi le mutande. Poteva vedere le mia gambe alzate ed il culo, dritto di fronte! Ero completamente nuda, ed il mio voyeur stava guardandomi tutta. La sensazione era incredibile! Mi sentivo completamente fuori di me! Mossi lentamente la mani all’interno delle cosce, mancando di un soffio la figa. Dio, come volevo ficcarci le dita dentro! Misi poi le mani sui peli del pube, e me li grattai per bene. La figa non ne poteva più di aspettare, ma invece di toccarmi feci un grande sbadiglio, e mi stiracchiai tutta, di fronte a lui! Alla fine del movimento, le mie mani tornarono sulle cosce, e così spalancai le gambe e mi massaggiai le cosce sfiorandomi il pube. Mi guardai tra le gambe e pensai agli altri occhi che mi stavano guardando, e sentii un brivido nella schiena. Lui mi stava guardando mentre mi muovevo nuda sul letto, con la figa gonfia e bagnata rivolta giusto verso di lui. Ormai mi stavo deliberatamente stuzzicando, ed ero al limite di un orgasmo. Mi passai le mani sul corpo, poi sulle tette. Appena me le toccai, l’orgasmo iniziò a scorrere. Le labbra della figa si strinsero. Stava chiamando le mie dita per un po’ di soddisfazione, ma invece io rimasi con le mani sulle tette muovendole con moto circolare. Sentii il mio clitoride, ingigantito dall’eccitazione, uscire fuori sporgente. I succhi stavano fluendo giù verso il sedere. Mi afferrai le tette con forza e continuai il moto circolare, accelerando. Dalla mia bocca uscì un suono, che era un incrocio tra un gemito di piacere ed un grugnito di soddisfazione, “Eeeee..ahhh”. Sentii un fioco gemito venire dalla griglia di ventilazione, sono sicura che lo sentii. Stava per venire? La mano destra volò sulla figa. Infilai dentro il dito medio dentro ed inizia a strofinare il clitoride con il palmo. Non potevo credere quanto fosse gonfia, larga e bagnata. Immediatamente il culmine dell’orgasmo scosse tutto il mio corpo. Mi morsicai le labbra, cercando di restare calma e non urlare. L’orgasmo corse dalla figa alle spalle, e di nuovo giù sulla pancia, dove rimase per un po’ il tremore. Quando si calmò, inaspettatamente mi sentii imbarazzata. Sentii anche che qualcosa mancava. Forse avevo bisogno di un apprezzamento dal pubblico, una qualche reazione dalla griglia. Ma nulla veniva dall’altra parte del muro. Corsi verso il bagno e chiusi la porta. Dovevo ripensare alla cosa. Volevo qualcosa di più! Dovevo fare di più!

2.

Ero alla Reception quando il signor Camera 12 arrivò per pagare. Riuscii ad essere molto cordiale, proprio come dovrebbe essere un direttore d’albergo. Arrossì non poco quando vide chi c’era dall’altra parte del banco. Quando riuscii ad avere un contatto oculare con lui, subito lo interruppe, e si guardò i piedi e in giro per la stanza. Mi chiedevo cosa stesse pensando di me.

Più tardi quello stesso giorno mi aggiravo nella mia camera cercando il modo di migliorare l’organizzazione della cosa. Il mio letto puntava dritto verso la griglia, e quindi il palcoscenico non aveva necessità di modifiche. Ma volevo sapere se il mio spettatore stava guardando, ed anche sentire come reagiva. Lo avevo sentito deglutire e gemere alcune volte, e questo mi aveva molto eccitata! Cominciai a pensare a come potevo attrezzare la stanza dell’ospite, magari con una cimice. Il trucco del lampadario che oscillava sembrava aver funzionato, ma bisognava che il suo sguardo passasse nella giusta direzione. Avrebbe potuto non funzionare. E se avessi messo un bigliettino nella stanza?

SE VUOI DIVERTIRTI GUARDA

DENTRO IL FORO DI AERAZIONE

firmato “un ospite prima di te”

Ma la cameriera l’avrebbe certamente scoperto! Pensa, pensa, pensa’

Nei giorni successivi, continuavo a tornare con la mente all’idea della cimice nella camera. Certamente non potevo fare un buco nel muro e ficcarci dentro un microfono! Usando uno specchio ed una torcia elettrica, ispezionai il condotto dell’aria. Terminava proprio dove le due camere condividevano l’apertura, e poi scendeva fino al pavimento, per poi seguire il muro. Poco più in là del c’era la mia radio, di quelle incassate nel muro, stile motel. Rimuovendo la radio, mi accorsi che il condotto dell’aria passava proprio accanto alla radio. Ecco dove potevo mettere il microfono! Feci un foro nel condotto dell’aria, e vi piazzai un microfono. Poi collegai il microfono all’ingresso phono della radio, e la rimisi al suo posto. Per provare il tutto, accesi la televisione nella camera 12 e mi misi le cuffie, collegate alla radio. Funzionava proprio bene, e si sentiva molto chiaramente. Ero proprio soddisfatta! Iniziava ora l’attesa per il pubblico!

Pochi giorni dopo, piazzai un altro ragazzo sui 25 nella camera 12, ma non si accorse mai dei lampi di luce del lampadario. La stessa cosa per una splendida ragazza sui vent’anni. Ero sempre più eccitata, ma frustrata. Poi, un giorno, arrivò un uomo. Mi disse che avrebbe lasciato suo figlio di 17 anni con un amico al motel, mentre lui sarebbe andato in città per un congresso medico. Mi indicò i ragazzi, che erano già in piscina, e disse che sarebbe stato di ritorno dopo due giorni. Naturalmente li piazzai nella camera 12 ma prima, non fidandomi più del lampadario, scrissi in fretta il biglietto:

SE VUOI DIVERTIRTI GUARDA

DENTRO IL FORO DI AERAZIONE

firmato “un ospite prima di te”

Mentre erano in piscina, lo piazzai per terra dentro il ripostiglio dei vestiti della loro camera.

Attesi pazientemente, finché qualche nuvola li fece rientrare in camera. Appena furono rientrati, corsi alla mia camera e mi misi le cuffie. Si chiamavano Tom e Mark. Giravo per la camera con il lungo cavo delle cuffie che mi seguiva, aspettando che trovassero il biglietto. Non ci misero molto.

“Hey Mark,” urlò Tom, “guarda questo!” Senti la carta frusciare mentre passava di mano. “Quella griglia?”

“Prendo una sedia.” La voce di Mark era eccitata.

Il mio cuore cominciò ad accelerare i battiti, e le mani a tremare un po’. La sensazione era sempre la stessa. Stava per esserci qualcuno che mi avrebbe spiato, di nuovo. Gli avrei mostrato tutto quello che mi facevo, e loro avrebbero pensato che io non sapessi nulla! Sentii dei respiri pesanti, e capii che mi stavano guardando! Avevo la pelle d’oca sulle braccia. Mi sentivo arrossire e scaldare tutta. “Guarda!” disse Mark in un sussurro. Sentii qualche grugnito, e immaginai che stessero cercando spazio in due in piedi su una sedia.

“Che figata!” Disse ridendo Tom.

Dato che dovevo iniziare, cominciai a muovermi come al tempo di una musica, che si supponeva stessi ascoltando. Sentivo che il mio corpo magnetizzava i loro sguardi. La figa si stava già bagnando. Lo show era iniziato!

“Oooh.. Si sta spogliando!” Disse Mark mentre mi aprivo i jeans e abbassavo la cerniera. Mi girai per dar loro la schiena, e mi tolsi contemporaneamente jeans e mutande. Sentii che deglutivano quando mi tolsi la maglietta ed il reggiseno. Ero ora completamente nuda, e loro potevano vedere tutta la mia schiena, il sedere e le gambe. Pensando ai loro cazzi duri e a tutto il tempo che avevo atteso questo momento, decisi di fare uno show veramente volgare. Non avevo voglia di dare di me un’immagine di una ragazza dolce, volevo proprio fare la figura della troia!

“Hai visto che roba?” Era l’ultima frase che sentii, quando mi tolsi la cuffia. Montai sul letto in ginocchio mi misi a quattro zampe con il sedere verso di loro ed allargai le gambe. La mia mano trovò la figa, già completamente bagnata. Appoggiai la testa sul cuscino, e le mie dita cominciarono ad aprirla e sondarla. Le dita scivolavano dentro facilmente, ed il clitoride era stimolato dal palmo. Sentivo che stavano guardando le dita che entravano ed uscivano dalla figa. Aprii ancora più le gambe, inarcai la schiena: la figa ormai sporgeva tutta, e venni. Mi spalmai i succhi dappertutto, sui peli e sulle cosce; continuai per un po’ a spalmarli andando di tanto in tanto a bagnare ancora le dita.

Ormai il Primo Atto era terminato, e sentivo la necessità di qualche istante di riposo e di ritorno alla normalità, per me e per i ragazzi. Mi infilai ancora tre dita dentro per l’ultima volta. Poi mi alzai dal letto, leccandomi le tre dita mentre andavo verso il bagno. Quando chiusi la porta, trovandomi nascosta dalla vista dei ragazzi, non riuscivo a credere di essere stata capace di tanto. Mi ero appena masturbata mentre due ragazzi mi guardavano! Mi guardai allo specchio. Stavo sudando copiosamente. I peli del pube erano tutti bagnati. Sembravo e mi sentivo come una puttana, ma sapevo che non avevo terminato. Ero ossessionata, volevo fare ancora di più! Volevo fare qualcosa di veramente forte per loro, subito!

Tornando di fretta in camera, mi rimisi le cuffie. Erano ancora lì. Lo sapevo! Tirai fuori una maglietta bianca senza maniche dal cassetto, e me la misi addosso. Era appena più lunga del mio sedere, e mi copriva appena: ero veramente indecente. Presi un po’ di monetine ed uscii. Sapevo che l’albergo era quasi vuoto, e comunque non mi importava nulla di chi avrei incontrato. La pioggia era cessata, ed era molto caldo ed umido. La macchina delle bibite era verso la camera dei ragazzi, ed è lì che mi diressi. Mentre andavo verso la macchina, mi guardai: si vedeva benissimo che ero nuda sotto la maglietta, e l’interno delle cosce era bagnato e lucente. Le tette tentavano di uscire dalle spalline della maglia. L’aria calda mi faceva sudare, e la maglietta era già bagnata. Il sudore scivolava dal mio viso, sul collo e dentro la scollatura. Quando arrivai davanti alla macchina, notai che i ragazzi erano seduti sull’erba di fronte alla loro camera. Non diedi a vedere che li avevo visti, ma sentivo i loro sguardi su di me. Mi sentii avvampare, e delle gocce di sudore mi entrarono negli occhi. Le mani mi tremavano, mentre tentavo di inserire le monete nella macchina. Mi passai la bottiglia di Coca ghiacciata sulla fronte, per tentare di stare un po’ meglio. Mentre sorseggiavo la Coca, mi guardavo attorno facendo finta di nulla. Quando incrociai gli sguardi dei ragazzi, fecero finta di nulla. La figa ricominciò a colare. Era quasi un piccolo orgasmo! L’idea di infilarmi la bottiglia di Coca mi aveva fatto impazzire di nuovo! Avevo voglia di godere di nuovo, lì all’aperto, di fronte a loro! Ero ossessionata, dovevo fare qualcosa! Mi nascosi per un minuto dietro la macchina, e finii l’orgasmo con le dita.

Tornai in fretta in camera, e mentre entravo sentii che anche loro stavano tornando in fretta in camera. Guardai il mio letto.. il mio palcoscenico. Ripassai la scena nella mia mente. Entro pochi secondi sarei stata di nuovo lì. Mi sarei tolta la maglietta. Avrei sentito i ragazzi guardarmi, guardare il mio corpo. Mi sarei toccata. Mi avrebbero visto fare della cose sconce. Mi avrebbero spiato nei miei momenti più privati. Il sudore aumentò ancora. Forse era meglio accendere l’aria condizionata? No! Volevo essere e sembrare una vacca!

Mi tolsi la maglietta, a mi guardai. Ero fradicia. Il sudore mi correva sulla schiena, fino al solco del sedere. I capelli erano appiccicati alla faccia ed alle spalle. Mi rimisi le cuffie. Volevo sentire cosa si dicevano prima di ricominciare.

“Non sa che la vediamo?” Sentii una voce preoccupata.

“Non credo proprio, altrimenti non farebbe quelle cose! Dobbiamo stare zitti comunque, se non vogliamo essere beccati!” Non riuscivo ancora a capire chi era che parlava. “Che carina!” Non mi aspettavo “carina”! Porca, sudata, troia, ma non carina! In realtà volevo che loro pensassero che ero una sporca puttana.

“Togli il cazzo dalla mia gamba, Tom!” Ora sapevo chi aveva parlato. Li sentii muoversi, e qualche risatina. Ora sapevo che erano nudi, e se lo stavano menando mentre mi guardavano. Lo stomaco mi diceva che dovevo riprendere lo spettacolo. Mi stava obbligando, non potevo fermarmi. Mi tolsi le cuffie.

Sentivo le farfalle volare nello stomaco. Mi sentii di nuovo avvampare nel viso e sul seno. Mi fermai accanto al letto, guardandomi attorno nella camera. Non avevo ancora deciso cosa fare, ero indecisa ma decisa a lasciare che le cose accadessero da sole. La bottiglia di Coca mezza vuota era ancora nella mia mano, e così sollevai la gamba appoggiando il piede sul letto e strofinai la bocca della bottiglia lungo la mia figa bagnata. Scivolò dentro con facilità, quasi risucchiata. La mossi ancora fino al clitoride, e poi ancora più giù un po’ di volte. Guardavo la bottiglia che si infilava dentro di me, con grande attenzione, e la muovevo facendo attenzione a non versarne il contenuto. Mi fermai quando arrivai vicina ad un nuovo orgasmo, e rimasi con la bottiglia infilata dentro, muovendola lentamente. Ad ogni colpo, la infilavo dentro sempre più. Era difficile spingerla ancora, in quella posizione, perciò la misi sul pavimento e mi sedetti sopra, come se stessi facendo l’amore con un uomo disteso. I primi dieci centimetri entrarono senza sforzo, ma la parte larga della bottiglia fermò il movimento. Le mie dita ritrovarono il clitoride, mentre mi muovevo su e giù sulla bottiglia. Volevo venire, dovevo godere! Quando l’orgasmo arrivò, mi infilai sulla bottiglia con tutto il mio peso, che entrò molto più di prima. Mi stavo sditalinando a tutta velocità e con tutta la forza che avevo. Mi lasciai sfuggire deliberatamente un suono lungo e forte, un incrocio tra un gemito ed un grugnito. Volevo che sapessero che avevo appena goduto. Guardai la bottiglia, e mi accorsi che i miei succhi stavano gocciolano dentro la Coca. Poi mi bilanciai sui piedi e mentre mi pizzicavo i capezzoli con le dita, misi di nuovo tutto il mio peso sulla bottiglia, spingendola dentro il più possibile. Sentivo il bruciore nella figa, mentre la bottiglia mi allargava tutta. Con qualche altra pompata, la bottiglia entrò quasi tutta, lasciando fuori solo qualche centimetro! Mi pizzicai i capezzoli ancora più forte, per coprire il dolore nella figa.

Grugnii forte come una troia, mentre continuavo a spingere sulla bottiglia. Il sudore mi stava inzuppando, e delle lacrime scendevano sul mio viso. Quando la bottiglia cessò di penetrare, ricominciai a lavorarmi il clitoride. Volevo un orgasmo a tutti i costi, mentre la bottiglia mi riempiva completamente. Volevo che mi guardassero, mentre mi facevo del male. Chiusi gli occhi, mentre le dita correvano velocissime sul clitoride. Di colpo, il culo mi si appoggiò sul tappeto. Era entrata tutta! Di nuovo, un forte gemito, mentre godevo. I muscoli della figa provarono a contrarsi, ma la bottiglia era troppo grossa. Mi lasciai venire senza più toccare il clitoride. Poi con calma mi rialzai, e mi tirai fuori la bottiglia.

Ero troppo stanca per rimanere in piedi, e così mi misi a sedere a terra. Scostandomi i capelli incollati dal viso e dal seno, guardai la bottiglia. Era tutta bagnata e scivolosa, ma non c’era sangue. Mi infilai la mano nella figa, e anche lì non vidi sangue, anche se era proprio fradicia. Portai la bottiglia alle labbra, e bevetti quello che restava della Coca. Non aveva un sapore diverso, solo che non era più fredda. “Cosa pensate di me adesso?” Pensavo tra me e me. “Non sono proprio una vacca?” Il sudore stava scendendo dappertutto. L’odore dei miei succhi saturava l’aria. Ormai anche questo atto era terminato, ma volevo dare ai ragazzi ancora qualcosa di più. Ne avevo bisogno! Non potevo fermarmi! Ero fuori controllo!

Strofinando ancora la mano sulla figa, raccolsi ancora un po’ dei succhi e la portai al naso. Mi sentii arrossire, e la mia figa cominciò a bagnarsi ancora di più. Di nuovo sentii i loro sguardi su di me, e mi tornarono le farfalle nello stomaco. Cominciai a pensare al prossimo atto. Presi un altro po’ dei miei succhi, e me li spalmai sulla faccia, sul collo, sulle braccia, sul torace. Si miscelarono con il sudore, formando una miscela puzzolente. Mi stavo lavando con i succhi della mia figa! Mi misi il costume da bagno speciale, quello allargato qua e là, presi l’olio abbronzante, e mi diressi verso la piscina. Stavo sudando come un maiale, odoravo di figa, e stavo uscendo per incontrare Tom e Mark!

3.

Mentre uscivo dalla camera, il calore umido della Florida mi colpì come in un forno. Non c’era vento, e sentivo il mio corpo sudato che iniziava a gocciolare. Non dovevo abbassare il naso per sentire l’odore dolciastro che proveniva da ogni parte del mio corpo. Mi chiedevo se quell’odore avrebbe veramente risvegliato i desideri animaleschi reconditi nelle persone, come si diceva. Mi sarebbe bastato che i ragazzi pensassero che puzzavo come una troia, perché era così che mi sentivo. Loro sapevano perché sapevo quell’odore! Mi stavano spiando mentre mi spalmavo i succhi della mia figa sulle braccia, sul viso e sul torace. Mi sentivo così indecente! Guardai verso la piscina. C’era una signora sulla quarantina che stava sistemando il telo da bagno sulla sdraio, ma Mark e Tom non si vedevano. Mentre compravo un’altra Coca, mi ispezionai: il mio costume da bagno speciale era già fradicio di sudore, come se fossi già stata in piscina. Avevo tolto la fodera, e così i capezzoli si vedevano benissimo attraverso la stoffa bagnata. Il reggiseno era troppo grande per me, e così se muovevo le braccia in un certo modo, si vedevano le tette. Avevo anche tolto l’elastico dalle gambe, nelle mutandine. Abbassandomele un po’ sui fianchi misi un dito per sentire quanto spazio c’era tra il cavallo e la stoffa. La figa era ancora bagnata, e stava bagnando anche il costume completamente, dato che anche lì avevo tolto la fodera. Nello spazio sotto le mie mutande ci poteva stare una palla da golf, ero veramente una visione indecente! Mentre in quello stato mi avvicinavo alla piscina, le farfalle ricominciarono a volare nello stomaco. Ragazzi, oggi era proprio una giornata speciale, mi divertivo un mondo!

L’unica persona in piscina stava facendo della vasche a dorso, lentamente. C’erano solo poche sdraio attorno alla piscina, e così fui costretta a sceglierne una vicino a dove la signora aveva appoggiato le sue cose. Aveva un telo e una borsa di paglia. Seduta sul bordo della sdraio, la guardai nuotare. Sembrava ormai stanca. Mi guardai tra le gambe: dovevo aprirle un po’, se volevo che si vedesse qualcosa. Mentre nuotava un po’ più lontano da me, misi la mano dentro il costume e mi strofinai ancora un po’, bagnandola ancora dei miei succhi. Ritrassi in fretta la mano e la leccai, per il timore che mi vedesse. Forse mi aveva visto.

I ragazzi ancora non si vedevano. Forse non avevano capito che ero andata in piscina. L’aria calda ed il pensiero di ricominciare a dare spettacolo per loro fecero rinascere il desiderio di un orgasmo. Le mie mani ricominciavano a tremare. Mi ero dimenticata di tutto.

“Ehilà.” Disse la signora, mentre mi passava accanto nuotando. “L’acqua è stupenda!”

“E’ vero, si vede anche da qui.” Da quello che si vedeva, poteva avere 35 anni. “Non sapevo che fossero arrivati nuovi ospiti.” Continuai.

“No, infatti. Mi stanno solo riparando l’auto, e non sono riuscita a resistere dall’usare la piscina. Spero che non si arrabbino. Mi sono cambiata dietro la macchina delle bibite!” Non sembrava preoccupata, ma solo un po’ divertita per il fatto che finora nessuno aveva detto nulla.

“Non c’è problema!” Dissi con un sorriso. “Io sono la direttrice del motel, e la compagnia di una donna per oggi va bene per cambiare un po’. Gli unici ospiti sono due ragazzini.”

“Mi sembra molto accaldata. Perché non fa un bagno per rinfrescarsi?” Un sorriso aperto crebbe nel suo viso, mentre concludeva l’invito.

“Non ancora, mi sono messa addosso’ della roba che non voglio lavare via.” I suoi occhi guardarono tutto il mio corpo, ed io sentii il solito tremito nello stomaco. Guardai in giù per vedere cosa stava vedendo. Un ruscello di sudore stava scendendo nella mia scollatura, Il costume era aperto sopra, ed una persona in piedi avrebbe visto perfettamente tutte le mie tette ed i capezzoli. E se lei si fosse spostata un po’, avrebbe potuto vedere dentro il mio costume la figa tutta bagnata. La guardai rapidamente, ed il suo sorriso crebbe ancora.

“Ha un costume carino, diverso dal solito!” Disse con un sorriso. “Mi chiamo Amy, e lei ha una bellissima’ abbronzatura, signorina!”

“Grazie. Io sono Anne. E’ un vecchio costume. Gli elastici sono rotti.” Ormai però era chiaro che il suo interesse per me era di natura erotica, e di colpo decisi di raccontarle cosa volevo fare. “In realtà, comunque, volevo fare un piccolo show per i ragazzi. Mi annoio in giornate come questa. Cosa pensa di questo?” Mi spostai un po’ sulla sdraio ed aprii le gambe. Gli occhi di Amy restarono magnetizzati dalla mia figa, completamente visibile.

“Mmmmmhh. Carina!” Mi guardò e si leccò le labbra. “quanti anni hanno i ragazzi?”

“Diciassette. Sono arrivati stamattina.” Il respiro accelerò, quando mi accorsi che mi stava toccando la gamba con una mano. “Volevo vedere cosa faranno quando vedono un po’ di queste cose'” Tom e Mark apparsero nel sentiero che portava alla piscina. “Shhh! Eccoli che arrivano! Vorrei godere in questo momento.” Era una perfetta estranea, e forse per questo non avevo alcun timore di rivelare la mia perversione. “Cosa ne pensi?”

“Che bello!” Sussurrò per non farsi udire. “Voglio partecipare anch’io al tuo esperimento! Anche a me piacciono i giochetti.” I ragazzi buttarono i loro teli sul tavolo, e provarono ad osservarci senza farlo troppo vedere.

“Hey, ragazzi!” Dissi mentre andavo decisa verso di loro. “Vostro padre mi ha detto di tenervi d’occhio. Vi state divertendo, avete qualcosa da fare?” Non sapevano che dentro di me ridevo per la battuta.

“Certo, va tutto bene e stiamo benissimo!” Disse Mark, strizzando un occhio a Tom.

“Bene..” Continuai infilandomi tra i due e buttando le mie braccia sudate sulle loro spalle. “.. se avete bisogno di qualcosa, non abbiate timore di chiedere!” Entrambi fecero cadere gli occhi nella mia scollatura, con una visione completa delle tette e dei capezzoli. Annusai l’aria: l’odore della mia figa era inconfondibile: Sapevo che mi avevano visto spalmarmi tutta con i miei succhi, poco prima.

“Certo, signorina'” Disse Tom, mentre tutti e due si sfilavano dal mio abbraccio viscido. “Adesso vorremmo entrare in acqua.”

“Hey, Anne!” Urlò Amy quando i ragazzi si tuffarono. Era uscita dall’acqua ed era in piedi accanto alla sua sdraio, facendomi segno di raggiungerla. Adesso che era uscita dall’acqua, vidi che era alta e snella, con le gambe lunghe e liscie. La parte superiore delle tette era esposta, un po’ troppo grosse per la sua corporatura e per il costume che indossava. “Gli hai dato un bel flash delle tette.” Sussurrò mentre mi avvicinavo. “Gli è proprio piaciuto!”

“Shhh! Non voglio che ci sentano!” Le dissi calma in un orecchio.

“Cos’hai addosso? Puzza da morire. Qualcosa di familiare, ma non saprei cosa. Non riesco neanche ad avvicinarmi più di così.” Si avvicinò per annusare un’altra volta.

“Non so cosa contenga esattamente.” Mentii. “Qualche pianta indiana e qualche erba miscelate con acqua, credo. Ho appena finito la bottiglia prima di venire in piscina. Ecco perché sono così bagnata.” Passò la mano sul mio torace, e se la portò al naso.

“Non è per niente oleoso. Che strano odore. Sembra un qualcosa di sexy! MMMhh! Credo che mi piaccia!” Eravamo in piedi, una vicina all’altra, e mi sembrava che stesse per baciarmi. Mi mise le mani sulle spalle, e le mosse lungo le braccia, accarezzandomele due volte. “Oooohh, che genere di show volevi fare per i ragazzi’ ragazzina?” Ero certa che il mio corpo odoroso dei miei succhi le stava facendo perdere la testa. Ero combattuta tra proseguire il mio show con i ragazzi, o portarmela in camera per divertirmi con lei.

“Oh! Mi ero dimenticata di loro!” Dissi mentendo a metà. I ragazzi erano entrambi in piedi nell’acqua bassa, non lontano da noi. “Forse potresti spalmarmi la crema sulla schiena per un po’. Non sono riuscita a farlo bene, e poi qualcosa di erotico potrebbe nascere. Potresti far finta di dimenticarti della loro presenza, e fare qualcosa di più.”

“Certo! Va bene, mi piace l’idea. Distenditi, piccola.” Amy mi stava sussurrando in un orecchio. Tutte e due stavamo iniziando a respirare con leggero affanno. Si mosse tra me e i ragazzi, per coprire il movimento, e mi infilò una mano dentro il costume, accarezzandomi i capezzoli e facendomi trasalire. “Credo che la cosa piacerà a tutti, qui attorno!”

Restai senza parole. La sua mano premeva le mie tette, le sue dita pizzicavano appena i capezzoli’ ero persa nei suoi occhi verdi. Mi trattenni dallo spingere le mie labbra sulle sue, e mi sdraiai sulla pancia, slacciando il top del costume. Passò le mani sul sudore che mi bagnava il collo e le spalle, e poi spalmò tutto più giù sulla schiena, piano, senza dimenticare un centimetro. Terminata la schiena, le sue mani si abbassarono fino ad infilarsi sotto l’elastico del costume. Lentamente passò le mani su un gluteo, poi sull’altro, poi ancora sul primo. Dopo aver terminato con i glutei, ci infilò un dito in mezzo, passando leggermente e rapidamente sopra il buchino, ma uscendo completamente fradicio di sudore e di succhi.

“Come fai ad avere così tanta lozione quaggiù?” Chiese. Non le risposi, non le dissi cosa avevo fatto prima in camera. Mossi solo un po’ il sedere ed aprii le gambe, facendole capire dove mettere le sua mani.

“Mi si è rovesciata la bottiglia sulle cosce. Potresti spalmarla meglio, Amy?” Sapevo che con quel costume e le gambe così allargate si vedeva perfettamente la mia figa. Le sue mani si bagnarono di sudore, e cominciarono a spalmarlo dappertutto. Era fantastico avere le sue mani che vagavano così vicino alla mia figa esposta! Dopo un po’, durante uno dei movimenti, un dito passò lungo la mia fessura. Spinsi in alto un po’ il sedere, e lo fece ancora. “Mmmmhhh. Che bello!” Dissi in un gemito. La volta successiva il dito si fermò più a lungo, e lo spinse un po’ più dentro. “Oooohhh..Sì!” Dissi alzando ancora un po’ il sedere. Allora lei si dimenticò che mi stava spalmando la lozione sulle cosce, e infilò tutto il dito dentro di me. I ragazzi erano tranquilli, ma ormai non ci pensavamo più. Cominciò a pompare lentamente la mia figa con il dito: era completamente fradicia e bollente!

“Hey piccola’ Perché non lasciamo perdere il gioco e troviamo qualche posto in cui continuare più comodamente? Questo è un motel, ci sarà un letto da qualche parte!” Le sue parole erano quasi di preghiera.

“La mia camera è proprio lì.” La sua idea valeva molto più di quello che lei pensava. Non volevo dirle però che i ragazzi sarebbero stati spettatori dalla loro camera, attraverso la griglia. Mi alzai in fretta e le sussurrai nell’orecchio: “Ti voglio, Amy. Dimentichiamoci dei ragazzi, e andiamo!”

Non rivolgemmo neppure lo sguardo ai ragazzi, mentre raccoglievamo le nostre cose e uscivamo dalla zona della piscina. Mano nella mano, la portai nella mia camera. Mentre richiudevo la porta, guardai per un attimo verso i ragazzi. Stavano correndo verso la loro camera. La cosa mi eccitava più di quanto mi aspettassi. Una bellissima donna più vecchia di me stava per fare delle cose indicibile sul mio corpo nudo, con due ragazzi che guardavano’ Questo pensiero mi fece venire la pelle d’oca. Le farfalle ricominciarono a volarmi nello stomaco. Il ventre si contrasse, ed avvampai tutta.

“Hai visto i ragazzi'” Iniziò a dire mentre gettavamo le nostre cose sulle sedie in camera.

“Ssshhhh!” La interruppi. “Non parliamone più. Pensiamo solo a noi due!” I ragazzi erano certamente già in posizione, e non volevo che parlasse del mio gioco. La presi per mano e la portai verso il letto, dove la abbracciai attorno ai fianchi.

“Ok ragazzina, preparati!” Disse, mettendo la sua bocca sopra la mia bruscamente. Le sue mani cominciarono a togliermi il costume da bagno, mentre la sua lingua giocava in profondità dentro la mia bocca. Le abbassai le spalline del costume, accompagnandole fino a toglierle tutto. Quando fummo entrambe tutte nude, la tirai a me, mentre le nostre lingue ancora stavano giocando. Il ginocchio si infilò tra le sue gambe, premendo sul monte di Venere. Le sue mani afferrarono il mio sedere, stringendomi a lei con forza. Intanto i miei pensieri si stavano spostando sul pubblico, e stavo meditando sul prossimo spettacolo per loro.

“Amy, posso sedermi sulla tua faccia?” Le chiesi dopo aver ripreso fiato dal bacio. “Sono pronta per godere ancora!”

“Non ora, hai già fatto la tua parte in piscina.” Disse Amy mentre prendeva qualcosa nella sua borsa. “Ma qui ho qualcosa per cui ho un’inclinazione particolare. Però devi fidarti di me!”

“Amy, sono così eccitata che farò tutto quello che vuoi!” Dissi mentre le mia dita stavano strofinando velocissime il clitoride, portandomi vicina ad un altro orgasmo. “Voglio ficcarti la lingua nella figa, Amy. Voglio sentire come sei!” L’idea di cosa stavano vedendo e sentendo i ragazzi mi eccitava da morire! Misi una gamba sul letto, mentre mi pompavo la figa con tre dita, per loro. “Dai Amy! Non ne posso più! Cos’hai nella borsa? Sono pronta a fare qualsiasi cosa per te!”

“Fantastico! Questo ti piacerà di sicuro!” Disse tirando fuori dalla borsa delle cinghie di cuoio.

“Non vorrai frustarmi, vero?” Iniziavo ad avere un po’ di paura.

“No carina. Sto per legarti al letto. Voglio che tu sia completamente indifesa! Poi ti farò godere fino a sfinirti. Ti va?”

“Sììì! Fammi godere come una vacca!” Dimenticai ogni paura. L’idea che stesse per farmi godere di fronte ai ragazzi era meravigliosa. Non mi sfiorò neanche l’idea di non fidarmi di lei’

“Mettiti queste cinghie ai polsi e attorno alle ginocchia, cara!” Me le buttò sul letto, mentre cercava qualcos’altro in borsa. Ero seduta in mezzo al letto, e mi misi le cinghie. Lei prese due corde dalla borsa, e le legò alle gambe del letto. Poi si sedette sopra di me, e legò le corde alle cinghie legate ai miei polsi, tirandole forte. Le mie braccia erano spalancate, e non potevo muoverle se non di poco. Poi attaccò un palo alle cinghie sulle ginocchia, che restarono spalancate, con la mia figa completamente aperta per lei. Chiusi gli occhi, e pensai come mi stavo mostrando ai ragazzi. Il solo pensiero di cosa stava per accadermi sicuramente li stava facendo impazzire. Mi venne un desiderio incredibile mi rimettermi le dita nella figa, stavo diventando pazza di desiderio, ma non riuscivo a muovere le braccia. Sentivo i miei succhi scorrere e scendere in basso.

“Ti prego, toccami la figa! Ficcami le dita dentro! Ti Prego!” Dissi in fretta respirando rapidamente e dimenandomi tutta. “Ho bisogno di te per godere!”

“Stai zitta, puttana!” Urlò. “Adesso posso fare quello che voglio, e tu non puoi farci niente. Lo farò quando ne avrò voglia!” Poi si sedette sulle ginocchia sopra di me, con il sedere verso la mia faccia. “Adesso dovrai leccarmi, sporca troietta! Tira fuori la lingua e leccami il buco del culo, vacca!” Si piegò un po’ e spinse il sedere verso il mio viso. La sua figa bagnata era giusto sopra il collo, ed il suo buco del culo a pochi centimetri dal mio naso. Allungò le mani e si allargò le chiappe. “Inizia a leccare prima le chiappe, tutte, e poi vai verso il buco del culo.” Iniziai a leccare, muovendo la lingua qua e là. Lei si scostò in avanti, forzandomi a seguirla allungando il collo. “Lecca e basta, mi muovo io per portare la lingua dove voglio io!”

“Vorrei un cuscino. Non riesco più a sostenere la testa..” Iniziai a lamentarmi.

“Ti ho detto di stare zitta!” Urlò ancora. “Così staremo meglio.” Si spostò leggermente indietro, spingendo il solco delle natiche sulla mia faccia. “LECCA, troia!” Si aprì le chiappe ancora di più, e si spinse ancora più contro la mia bocca. La mia lingua entrava ed usciva dalla mia bocca, leccando tutto lo spacco. Lentamente si piegò un altro po’, spostandosi in modo che leccassi il buco del culo. Quando arrivò proprio davanti alla bocca, ci girai attorno con la lingua. Sentivo che si allargava e si contraeva, ogni volta che ci andavo vicino. “Dentro, vacca! Ficcala dentro!” Ficcai la lingua nel buco del culo, mentre lei lentamente lo apriva, rilassando i muscoli. Era seduta con tutto il peso sulla mi faccia, e potevo appena respirare. Pian piano la lingua riuscì ad entrare per tutta la sua lunghezza. “Adesso chiavami in fretta, troia!” Il suo respiro stava diventando affannoso. La mia lingua entrava ed usciva, più veloce che poteva. “Brava! Adesso chiavami la figa!” Si spostò un poco e mi piantò la figa sulla bocca. Era bagnata fradicia, e la mia lingua entrò senza fatica fino in fondo. La chiavavo con la lingua, come avevo fatto prima con il buco del culo. “Ooohh, sìììì!” Gemette. Si spostò ancora un poco, finché il clitoride si piazzò davanti alle mie labbra. Lo stuzzicai un poco, e lei me lo spinse contro. “Dai piccola! Succhialo! Sto godendo! Aahhh!” Urlò. Stavo succhiando il clitoride, e lo tenevo forte tra i denti. Lei oscillava tutta sopra di me, persa nell’orgasmo. Le cinghie iniziavano a farmi male.

“Mi stai facendo male!” La pregai, ma lei non si fermò finché non ebbe finito di godere. Si rialzò e ricominciò a cercare nella borsa. “Cosa facciamo adesso?”

“Ti ho detto di non aprire bocca!” Sbottò. “Devo proprio farti stare zitta, e quindi devo punirti!”

“Ti prego, non farmi male!” La pregai. Tirò fuori un paio di mutande dalla borsa, e me le mostrò.

“Questo è quello che ci vuole per te! Le mie mutande, tutte sudate dal viaggio in auto, cara la mia puttanella!” Non perse un attimo. Me le ficcò in bocca, per impedirmi di parlare. “Adesso non dovrò più sentire le tue chiacchiere!”

“Grrrr! Mmmhhh!” Grugnivo attraverso il naso. Cominciavo ad avere paura di nuovo. Cercò ancora nella borsa, e tirò fuori delle mollette da bucato.

“Vedrai come ti piacerà, piccola. Lo so che ti piacerà!” Aprì la prima molletta e me la piazzò sul capezzolo sinistro.

“Ooowrrr!” Grugnii di dolore. I denti della molletta mordevano il capezzolo eretto. Mi faceva davvero male! Poi, prima che mi accorgessi, anche l’altro capezzolo fu morso dall’altra molletta. “Hhhhofff!”

“Nonè carino?” Rise. “Oh, mi sono dimenticata della tua povera fighetta! Non vuoi qualcosa anche lì, troietta?”

“Arrff!” Dissi annuendo con la testa. Ormai non mi controllavo più.

Cercò ancora nella borsa e ne estrasse un vibratore.

“Guarda qui! E’ elettrico. Non ci sono batterie da sostituire.” Mi sorrise. “Penso che ti piacerà. Però prima vorrei usare ancora due mollette. Cosa ne dici se ti pizzico le labbra della figa?”

“Hufff hnooooff!” Scuotevo la testa per dire no. I miei occhi erano spalancati di paura.

“Oh, poverina! La vista di due piccole mollette ti spaventa così? So come risolvere il problema.” Prese un cuscino dal letto, me lo mise sopra il viso e lo legò. “Adesso non devi più guardare! Così quello che sta per accaderti sarà ancora più misterioso! Sarà ancora più eccitante!” C’era silenzio mentre si sedeva in fondo al letto, di fronte alle mie gambe allargate dal palo. Aspettavo il dolore delle mollette che stavano per mordermi le labbra della figa. Dopo una lunga attesa toccò il centro della mia figa con il dito, ed io sobbalzai. “Oh! Hai paura!” Rise. Mi stavo abituando alle mollette sui capezzoli. Stavano cominciando a farmeli sentire caldi e gonfi, ma sapevo che le mollette nella figa avrebbero fatto molto più male. Sentii che mi infilava un dito dentro. “Mmmmhhh. Se proprio bagnata quaggiù, vacca!” Tolse il dito, e lo passò sul clitoride gonfio, che spuntava eretto dalle piccole labbra. Cominciò a strofinarlo. “Ti piace, puttana?” Era seduta sul palo, ma riuscivo a muovere un po’ i fianchi mentre lei mi strofinava. Sentii che arrivava un altro orgasmo, mentre dalla mia figa uscivano ancora succhi abbondanti.

“Ooohfff!” Grugnii attraverso il cuscino. Sollevai il sedere ed i fianchi dal materasso mentre godevo, per spingere il clitoride ancora più verso il dito. Mentre un dito velocissimo mi strofinava, un altro cominciò a pompare nella figa. “Mmmmhh! Fffrr!” Grugnii. Gli orgasmi erano continui, e lei non smetteva di toccarmi.

“Siamo proprio delle troie, mi sembra!” Disse, mentre le sue mani non si fermavano, velocissime. “Non riesci proprio a smettere di godere, non è vero?” Stavo diventando pazza, e cercavo ormai di allontanare la figa dalle sue dita, ma lei era seduta sul palo. Non c’era modo di fermarla! Quello che era iniziato come un giochetto eccitante, era diventato una vera tortura! Il cuscino sulla mia testa mi faceva un caldo insostenibile. Le lenzuola era inzuppate di sudore e dei succhi della mia figa. Avrei dovuto avere veramente paura se ne avessi avuto il tempo, me lei continuava a farmi godere, godere, godere. La bocca era secca per le mutande che ci erano ficcate dentro, ma dopo vari tentativi ero ormai riuscita a spingerle fuori con la lingua. Ora almeno potevo respirare!

“Nooo! Basta, ti prego, fermati! Uuuhh! Non ce la faccio più’ non posso più godere!” Dissi mentre provavo ancora ad allontanarmi da lei.

“E così hai perso il bavaglio!” Mi tolse il cuscino da sopra il viso. “Basta che lo fissi meglio!” Prese un’altra corda dalla borsa, mi ficcò di nuovo le mutande in bocca e legò la corda attorno alla testa per tenerle ferme. “Questo dovrebbe farle restare a posto.” Il nodo era nella bocca, e teneva le mutande ficcate ancora più giù. Ero ormai troppo stanca per combattere. Tanto non serviva a nulla. Guardai mentre prendeva il vibratore: lungo 30 centimetri, largo tre o quattro. Enorme. Era color carne. “Ti piace?” Disse ridendo. Annuii scuotendo la testa convinta. “Bene! Sei veramente una troia assatanata, non ti basta mai!” Lo buttò sul letto, e cercò ancora nella borsa. “Adesso ti cambio un po’ l’angolazione della tua fighetta bagnata.” Ero terrorizzata quando legò altre corde sulla testiera del letto, tirando il palo che mi teneva le gambe spalancate sul mio corpo. Avevo il culo e la figa completamente esposti.

“Fffrrrnnnff!” Grugnii mentre le costole venivano pressate dalle mie ginocchia. Il culo si era sollevato dal letto, e la figa puntava verso l’alto. Adesso ero legata così stretta che non potevo muovermi più sul serio.

“Oh, dimenticavo!” Mi mostrò le ultime due mollette. “E’ così piacevole averle sui capezzoli, vero? Adesso ti metto queste su quelle labbrine accanto al clitoride. Vedrai che bello!” Prese con le dita il primo labbro, lo tirò e ci piazzò la molletta. Il dolore era acuto, ma non come me lo aspettavo. Quando anche l’altra molletta fu posizionata, prese con le dita un po’ dei miei succhi e li passò sul clitoride. Il dolore lì vicino mi aveva momentaneamente fermato il folle desiderio di strofinarmelo. “Sai, dato che il vibratore ti piaceva così tanto, te lo lascio qui come regalo. No, aspetta! Te lo lascio'” Lo spinse profondamente nella mia figa bagnata e già allargata. “‘qui!”

“Oooffffhhh!” Provai a lamentarmi quando capii cosa voleva fare. Voleva lasciarmi lì da sola con il vibratore acceso!

“Puoi essere sicura che racconterò a tutti i camionisti quanto sei troia e arrapata! Lo sapevo che il mio CB sarebbe stato utile!” Un sorriso satanico si formò sul suo viso. “E per aiutarti ad ingannare il tempo, ti permetterò di ascoltare qualcosa con le cuffie.” Cercò il canale ZFM sulla radio, prese le cuffie e me le mise addosso.

Sentii Jerry Malec presentare Hotel California degli Eagles. Dove mi ero andata a cacciare! Guardai mentre attaccava la spina del vibratore. Mi stava parlando, ma il volume era così alto che non sentivo nulla. Il vibratore partì. Guardai tra le mie gambe mentre lo tirava lentamente dentro e fuori. Poi me lo ficcò dentro del tutto, e mi strofinò velocissima il clitoride. Sentivo arrivare un altro orgasmo, dal più profondo. La stimolazione del vibratore era molto intensa. L’orgasmo fu fortissimo, e mi fece tirare sulle corde con tutte le mie forze. I muscoli del ventre si tesero allo spasimo. L’ultima cosa che vidi fu Amy che mi salutava, piazzando di nuovo il cuscino sulla mia faccia.

“Plenty of room at Hotel California'” Gli Eagles. Fortissimo nelle orecchie. L’orgasmo era ormai passato, ma sentivo che il prossimo iniziava a crescere, profondamente dentro di me. Mi ricordai di colpo dei ragazzi, che probabilmente mi stavano ancora guardando attraverso la grata. Pensavo che sarebbero presto arrivati per salvarmi, ma come potevano? Come avrebbero potuto spiegare cosa avevano visto e perché? Di colpo, il prossimo orgasmo arrivò, facendosi spazio a forza tra i miei pensieri. La figa tentava di contrarsi, ma non ci riusciva a causa delle forti vibrazioni. La pancia mi faceva male da quanto si era contratta durante i vari orgasmi. Dovevo avere goduto almeno venti volte oggi. Quando anche l’ultimo orgasmo passò, tentai di spingere fuori il vibratore come se fosse un bambino durante la nascita. Spinsi e spinsi, ma non si muoveva per nulla. Forse se le gambe non fossero state così allargate ci sarei riuscita.

“You can’t always get what you want’.” Gli Stones, con Jerry che ridacchiava. Il pensiero di avere le gambe oscenamente spalancate e di mostrare la figa ed il culo ai ragazzi riempì di nuovo la mia testa, mentre un altro orgasmo mi prendeva. Sentivo i loro occhi su di me. Il mio corpo tremò tutto durante l’orgasmo, e cominciai a piangere.

“Cosa mi sta succedendo?” Pensavo intanto. “Potrei andare avanti così tutta la notte finché qualcuno non mi troverà domattina, se non mi vede alla Reception! E se lei raccontasse tutto a dei camionisti? Non li sentirei neanche entrare. Potrebbero rimanere qui a guardarmi senza che io me ne accorga!” Un altro orgasmo stava arrivando.

“Aaarrrgh!” Urlai attraverso il bavaglio ed il cuscino. “Aaarrrgh!”

“You’ll get what you need'” Gli Stones. “I migliori brani di ieri e di oggi'” Jerry Malec. Persi conoscenza.

4.

Non sapevo se ero stata legata per mezz’ora o per molte ore. All’inizio era bellissimo, prima di capire cosa mi stava accadendo. Il vibratore ormai aveva lavorato così tanto che tutta la parte bassa del corpo era indolenzita e bollente. E la musica a tutto volume di ZFM, con Jerry Malec, i notiziari, la pubblicità mi facevano diventare matta. Se mi avesse almeno legata in una posizione più confortevole!

Non mi ero accorta di quando fossero entrati nella mia camera. La musica a tutto volume nelle cuffie ed il cuscino sulla faccia coprivano tutto quello che accadeva intorno a me. Chissà da quanto tempo erano lì! Di colpo la radio ed il vibratore si spensero. Non sentivo nulla, ma capivo che erano lì che aspettavano un cenno da me. Ascoltavo con attenzione, per sapere se attorno avevo un gruppo di camionisti che si giocavano il primo turno con me, o se erano i ragazzi che si erano avvicinati per un’occhiata da vicino. Rimasi immobile, aspettando un segno. Dopo alcuni minuti, un’eternità, sentii che il vibratore veniva estratto con cautela. Al suo posto rimase la figa spalancata, con i muscoli che non riuscivano più a chiuderla.

Aspettai pazientemente che qualcuno facesse qualcosa. Sarebbe stato carino se mi avessero liberato. Sentivo i loro passi mentre si muovevano attorno a me e si sussurravano qualcosa, e così capii che si trattava dei ragazzi. Mi venne in mente l’immagine che davo loro: legata con le gambe allargate da un palo e sollevate sul torace, con le ginocchia piegate. La figa ed il culo completamente esposti ai loro sguardi. Le braccia legate alla spalliera del letto, con i polsi ormai tagliati dalle corde. Sentii che il materasso si abbassava: qualcuno si era seduto sul letto accanto a me. Provai ancora a contrarre i muscoli per chiudere la figa, in un insensato desiderio di mostrarmi un po’ meno, ma riuscii solo a contrarre il buco del culo, che sembrò muoversi alla ricerca di qualcosa. Improvvisamente sentii le sue dita, e sobbalzai. Le stava passando all’interno delle labbra vaginali, che il vibratore aveva lasciato oscenamente allargate. Pian piano la sua stimolazione mi permetteva di contrarre i muscoli, e di chiudere il buco. Allora lui iniziò un lento movimento dentro e fuori. L’interno era ipersensibile, e la sensazione era tutta nuova, acutissima. I muscoli ancora non riuscivano a contrarsi, ma la sensazione sulle pareti era elettrizzante. Cominciavo a riprendermi!

Il materasso si mosse ancora, mentre anche l’altro ragazzo si sedeva accanto a me. Le sue mani presero gentilmente le mie tette, esplorando la loro anatomia. Ero ancora sudata fradicia, e le sue mani vagavano dappertutto con gentilezza. L’altro ragazzo aveva arrestato il movimento dentro e fuori, e stava stimolando il clitoride. Era completamente secco e forse per questo iniziò a leccarmelo. Era incerto all’inizio, come se volesse sentire che sapore aveva. Ma presto capì che non era per niente male, e mi leccava con foga ed entusiasmo. Era certamente la prima volta che lo faceva. Io mi stavo bagnando di nuovo e lui doveva averlo notato, perché iniziò di nuovo a pompare con le dita.

I primi spasmi pre-orgasmici mi rammentarono che ero veramente esausta. Anche se la stimolazione dei ragazzi era piacevole, sapevo che l’orgasmo che sarebbe arrivato di lì a poco sarebbe stato doloroso. Per il momento un ragazzo stava succhiando e mordendomi le tette, e l’altro mi pompava con le dita e mi succhiava il clitoride. Entrambi ci mettevano un grande impegno. Quando arrivò l’orgasmo, il mio corpo si tese con dolore. Forse a loro sembrava che io avessi avuto, per merito loro, un orgasmo fantastico. Tentai di urlare attraverso il naso per dirgli di smettere, ma forse loro la interpretarono come un gemito di piacere. Fortunatamente, quando smisi di tremare e di tendermi, loro smisero di toccarmi. Mi rilassai quando sentii che si alzavano dal materasso. Aspettavo calma per vedere cosa avrebbero fatto. Speravo che mi liberassero e scappassero via a nascondersi. Dopo qualche sussurro, sentii ancora il materasso muoversi, mentre loro si inginocchiavano uno per lato. Poi il materasso iniziò a cigolare. Si stavano masturbando sopra di me! Passò appena un minuto, e sentii il loro seme cadere su di me. Scesero dal letto e si sussurrarono ancora qualcosa.

Dopo alcuni minuti, in cui camminarono attorno al letto continuando a sussurrarsi qualcosa, iniziarono a togliermi le legature. Prima tolsero il palo che mi teneva allargate le ginocchia. Poi liberarono un braccio. Poi li sentii scappare dalla camera sbattendo la porta. Sicuramente stavano correndo alla loro camera, per spiarmi mentre mi liberavo da sola. Con la mano libera mi tolsi il cuscino dalla faccia e le mutande infilate in bocca. Rimasi distesa, tentando di risalivare la bocca. Poi mi slegai del tutto, e mi stiracchiai. Come si stava meglio! Mi toccai: ero tutta sudata, c’era il seme dei ragazzi ancora su di me. I muscoli del ventre erano indolenziti, anzi bruciavano, come se avessi riso per ore di fila.

Sapevo che i ragazzi mi stavano guardando dalla griglia, ma non sentivo più i loro occhi su di me. La stanchezza mi aveva tolto quella sensibilità, forse. In fondo, avevano sicuramente passato un pomeriggio molto interessante. Non sentivo più il bisogno di mostrare che ero sexy, ma volevo lasciare in loro il ricordo indelebile di quanto fossi troia. Mi distesi ancora, e passai le mani su di me giocando con il seme dei ragazzi, mescolandolo con il sudore, e poi mi leccai le dita. Il sudore rendeva il sapore salato. Speravo che i ragazzi si fossero divertiti.

David Bowman ya4327@yahoo.com da un racconto di Anne Bingham.

Note.

ZFM e Jerry Malec esistono veramente, e sono rispettivamente una radio americana che trasmette in Italia (FM 106) ed un suo conduttore. Spero che prendano con spirito la citazione.

Questo racconto è stato tradotto ed adattato dal racconto originale in Inglese “Motel Manager”, scritto da Anne Bingham di Chicago, con cui ho scambiato mail per molto tempo. La sua home page sintetica è http://home.aol.com/anne018bi, il suo vecchio indirizzo e-mail è anne018bi@aol.com. Da circa due anni è scomparsa dal web e dalla mail, forse perché i genitori J le hanno impedito di proseguire l’attività, visto che è impegnata negli studi, nel college: http://www.harper.cc.il.us. Sarò grato a chiunque sia in grado di rintracciarla e di mettermi in comunicazione con lei.

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