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UN NUOVO INIZIO – Capitolo 2 – Nuove sensazioni

By 18 Novembre 2025No Comments

Venni svegliata dal sole del mattino che penetrava tra gli scuri. Una bella dormita senza sogni come non mi succedeva da un po. Me ne stetti a letto coperta solo da un lenzuolo e ripensando alla giornata precedente realizzai che nell’ultimo periodo mi ero persa un sacco di cose belle ed eccitanti, colpa di Andrea ma anche mia per non essere mai riuscita a coinvolgerlo. Riflettei sul fatto che Andrea con quell’aria da santarellino probabilmente nascondeva o sopprimeva aspetti di sé che non voleva svelare. Decisi che tutto sommato non me ne fregava più un beato cazzo, tanto era finita ed entro sera me ne sarei andata da li per iniziare una nuova vita.
Restava un ultimo passaggio, la visita di ispezione con quel coglione del proprietario. Ero curiosa di vedere il suo comportamento dopo quello che era successo.
Mi alzai e mi diressi in bagno pe runa bella pisciata mattutina. Abbassai alle caviglie la coulotte in raso satin che indossavo per la notte, era una coccola che mi concedevo, mi piaceva la freschezza e la leggerezza del tessuto a contatto con la pelle sensibile e il continuo leggero sfioramento che provocava un inizio di eccitazione continuo. Seduta sul wc liberai la vescica, asciugai la patata e mi alzai, lasciando a terra la mutandina.
Solo con la canotta addosso mi recai in cucina per preparare la moka del caffè ma dimenticai che tra un po me ne sarei andata da lì e avevo già sistemato la cucina e rimesso tutto al proprio posto. Poco male, sarei scesa al bar sotto casa, l’appuntamento con il coglione proprietario era tra un paio d’ore.
Ritornata in camera, tolsi le lenzuola e la fodera del cuscino, erano mie e le dovevo mettere in valigia, le piegai, tolsi la canotta e restai nuda. Andai in bagno, raccolsi la coulotte con l’intenzione di mettere il tutto nel sacchetto della biancheria da lavare al mio arrivo al paesetto di montagna da Chiara. Ma pensai di indossarla e tenerla anche per il viaggio, sotto i jeans sembrava quasi di non avere intimo, figooo, mi piaceva l’idea. Indossai i jeans, una tshirt senza reggiseno e birkenstock regalatemi da Andrea. Veloce passaggio in bagno per lavaggio denti e raccolta capelli in una coda.
Presi la borsa e le chiavi. Scesi al bar e dopo aver salutato il nuovo ragazzo dietro al bancone ordinai un caffè doppio e una briosche vuota.
“Sei nuovo, da quanto sei qui?” dissi al ragazzo dietro al banco.
“Sono il figlio del proprietario, sono tornato ieri da Salisburgo, passo un po di giorni a casa, a mio padre serviva un periodo di stacco e non c’era nessuno che potesse mandare avanti il bar e quindi eccomi qui”. “Mi chiamo Gianni, piacere”
Mi alzai quel tanto per stringergli la mano, era una presa delicata ma forte, trasmetteva sicurezza. Lo guardai meglio mentre lavorava dietro il bancone, fisico atletico, un bel sedere, occhi verdi penetranti, secondo me sulla trentina, capelli rasati.
Quando venne da me per ritirare la tazza vuota gli chiesi “se non sono indiscreta, cosa fai di bello a Salisburgo?”.
“Sono un personal trainer e guida alpina, lavoro in un resort appena fuori città”, “non ti ho neanche chiesto come ti chiami”.
“Claudia”, “sono in partenza, oggi raggiungo una amica che fa la cuoca in un paesetto di montagna in Veneto in zona Lago di Garda, non ricordo il nome, ho le istruzioni da qualche parte” e feci una risata. Che cazzo, proprio ora che incontravo situazioni e persone interessanti era ora di andarsene. Mi piaceva Gianni, guardandolo meglio era proprio un bel figo. Sentivo un certo calore nelle zone basse e i capezzoli risposero all’appello, li sentivo turgidi.
Sentivo il suo sguardo di sfuggita su di me, decisi di giocarci un po e provocarlo. Mi alzai e dandogli le spalle mi chinai a 90° facendo finta di aggiustare qualcosa nelle ciabatte. Lui era dietro il banco ma so che mi stava guardando le chiappe. Nel bar eravamo solo noi due. Andai in bagno, chiusi la porta, sfilai le ciabatte, i jeans, la coulotte che era impregnata proprio lì dove baciava la patata. Rimisi i jeans consapevole che il tessuto grezzo sfregolando sulle labbra avrebbe acceso tutto.
Ritornai al banco del bar, ora c’era una coppietta seduta in un angolo, si baciavano con passione, poi smisero, lei indossava un vestito leggero senza reggiseno, lui tshirt e pantaloncini, pensavano di non essere visti o forse in preda alla foga lui mise la mano destra sul ginocchio di lei che allargò le gambe, la mano saliva e si fermò, lei chiuse gli occhi, il suo pene evidentemente duro lottava per uscire dai pantaloncini, mi eccitai ancora di più a guardarli.
“Che belli i giovani, così naturali e senza pudore” disse Gianni.
“Oddio, scusa, che figura di merda, li stavo guardando con troppa curiosità” dissi io.
“Ma no sono cose belle, se ci facciamo problemi anche su questo, per cosa vale la pena vivere?”. Fece il giro del bancone e si sedette nello sgabello di fronte al mio. Non so perché ma istintivamente allargai le gambe, ero fradicia la sotto. Sentivo il suo odore, buono, intenso, maschio. Misi la mano in tasca dei jeans e passandola sopra il tavolo dissi “chiudi gli occhi e apri la mano” era un azzardo, che cazzo stavo facendo, non lo conoscevo neanche, ma vaffanculo si vive una volta sola. Stette al gioco, misi la coulotte con i miei umori nella sua mano. Si portò la mano al naso e annusò.
“Interessante e molto intenso, scommetto che è quello della notte e che hai deciso di tenerlo per la consistenza del tessuto, bello sentirlo accarezzare la pelle” Mi guardava dritta negli occhi e giuro che lo avrei scopato li sul banco strappandogli le mutande.
I due ragazzi stavano ora seguendo la scena e ridacchiavano scambiandosi frasi sussurrate.
L’eccitazione saliva assieme al gonfiore della clitoride che sfregava sul jeans aumentando in maniera esponenziale.
“avvicina le gambe” mi disse, “scusa?’” risposi io, “sei eccitata, lasciati andare ed esegui alla lettera quello che ti dirò, mi pare di capire che ti piace giocare, no?”
“certamente”, “bene, stringi le gambe e stando seduta muovi il sedere avanti e indietro finchè non torno”.
Sparì dietro il banco, i due ragazzi si erano alzati e dopo aver pagato uscirono non senza darmi uno sguardo e ridacchiando.
Gianni tornò, in quel momento non c’era anima viva. “ora ti dico cosa accadrà, ma tu devi stare al gioco”, “ok” dissi.
“alzati in piedi e vieni di fronte a me, abbassa i jeans ed allarga le gambe”, “scusa? Ma sei impazzito e se entra qualcuno?”, “ora non c’è nessuno, faremo in fretta” titubante eseguii, mi posizionai davanti a lui “giù i jeans e allarga le gambe, dai veloce, non ho tutto il giorno” mi ritrovai a labbra spalancate davanti a lui, estrasse rapidamente un aggeggio dalla tasca e lo infilò nella patata, un filo corto restava fuori “ok, rimetti a posto i jeans e siediti”.
“Cosa mi ha i messo?”, “è un vibratore collegato al telefono, tu mi darai il tuo numero di telefono e io a tua insaputa e quando meno te lo aspetti lo azionerò”, “certo potresti toglierlo in qualsiasi momento ma credo che non lo farai” e avvicinandosi mi bacio in maniera profonda e coinvolgente e mi passò una mano su è giù da sopra i jeans, oddio ancora qualche secondo e sarei venuta “ora vai, non voglio che vieni adesso, è ancora lunga”. “La colazione è offerta e grazie per la coulotte, magari prima di sera…” e se ne andò ridendo.
Uscita dal bar e mentre salivo le scale sentìì una leggera vibrazione scuotermi la patata, dovetti fermarmi e appoggiarmi alla parete, poi si spense. Porca puttana, però era divertente. Mi chiesi come cazzo avrei fatto a fare pipì con quel coso infilato dentro. Arrivò un messaggio, “naturalmente se devi fare pipì me lo chiedi e attendi il mio benestare, ti dirò cosa fare” ecco, lo sapevo, un altro a cui piace giocare, ma avevo iniziato io e quindi….
Entrai in casa, erano già passate due ore e da un momento all’altro sarebbe arrivato il coglione del proprietario.
Mi diedi una sistemata e mi sedetti in cucina ad aspettare, le valigie erano pronte, io un po meno ma va bene così.
Suonò al citofono, aprii senza guardare chi fosse, mi trovai davanti una bella signora, bionda, vestita elegante con una camicetta senza reggiseno, jeans aderenti e scarpe con tacco, capelli biondi corti, labbra e seno palesemente rifatti. “Piacere sono Marta, la moglie del proprietario” mi strinse la mano con leggerezza ma al tempo stesso con fermezza, “faccio io la verifica perché lui è fuori città oggi”, entrò e richiudemmo la porta. Lo sentii, la vibrazione partì, crebbe un po di intensità e si stabilizzò, proprio adesso, feci una smorfia e lei se ne accorse, “tutto bene Claudia?” “si solo un po di crampi, sa primo giorno di ciclo”, “capisco, facciamo in fretta così poi ti lascio alle tue cose”. Porca troia avevo dimenticato la mutanda con i peni nel cassetto, dovevo distrarla e farla sparire. Partimmo dalla cucina, era tutto in ordine, poi il salotto “vado un attimo in bagno Marta”, “o si vai pure, io do un’occhiata in giro intanto”.
Passai veloce dalla camera, presi la mutanda con i peni e la misi nella borsa della biancheria sporca che avevo lasciato dalla mattina. Stavo per uscire e raggiungerla in salotto e la vidi entrare in camera proprio mentre l’intensità della vibrazione aumentava assieme alla mia voglia di schizzare e godermi l’orgasmo. I capezzoli erano duri e turgidi. Allargai istintivamente le gambe Marta mi stava guardando “sicura che vada tutto bene?”
“si, grazie, passerà”. Aprimmo le ante degli armadi, i cassetti e dopo l’ispezione andammo in bagno. “Scusami un attimo Claudia, devo fare pipì” “chiudo la porta”, “o non preoccuparti, siamo tra donne, non mi vergogno. Abbassò i jeans alle caviglie, calò il perizoma di pizzo bianco, mise in mostra una bella fighetta completamente depilata e si sedette sul wc. Mi guardò mentre pisciava, l’intensità del vibra aumentava e lei fece un sorriso. “quanto ti manca?”, “scusi?”, “quanto ti manca per esplodere?”, “non so chi cosa parla”, “del vibratore che Gianni ti ha messo nella patata”, “come fa a saperlo?” e l’intensità aumentava, non sarei resistita un altro minuto. “Poi ti spiegherò” arrivò un messaggio, presi il cellulare, era lui “fai esattamente quello che ti dice Marta”, ma questi si conoscevano e mi stavano prendendo per il culo.
“Dai vieni qui” mi disse Marta, “via jeans e t-shirt, ti voglio nuda e in ginocchio davanti a me”, vabbè, ero nel loro gioco, vediamo dove si arriverà. “ora, ammesso che non ti faccia schifo leccare una figa, mi pulirai la mia ma prima girati” sfilò la cinta dei jeans e legò le mie braccia dietro la schiena. “Ora girati e leccamela fino a quando non te lo dirò io” mi prese la testa tra le mani e dopo avere spalancato le gambe per bene la portò vicino alla figa che era già aperta, le labbra e la clitoride gonfie, era evidentemente eccitata. Appoggiai la lingua tra le labbra e salii verso la clitoride, poi su e giù, la saliva colava e sentii lei ansimare, non mi accorsi che l’intensità della vibrazione nella mia di figa era aumentata. Il suo corpo inizio a scuotersi, il mio anche, leccai più intensamente premendo con la lingua, presi tra i denti la clitoride e lei ebbe un sussulto, il suo corpo ora tremava, le sue mani stringevano più intensamente dietro la mia nuca, io stavo per esplodere, all’’improvviso con un gesto veloce e inatteso tirò il filo che usciva dalla mia patata e il vibra cadde a terra, lei si fermo una frazione di secondo, io anche e poi si lasciò andare ad uno schizzo che mi riempì la bocca e colava sul collo, mi alzai di scatto e schizzai anche io su di lei che cazzo non me ero accorta si era tolta la camicetta, le riempii la faccia, il mio liquido le colava sulle tette, le sue mani era sulle mie chiappe ora e si avvicinò alle mie tette e leccò il liquido che colava sulla pancia, lo leccava avidamente mentre schizzava gli ultimi colpi anche lei, metà nel wc e metà sulle mie gambe. Poi mi spostò indietro, si alzò e mi baciò, un bacio lungo, appassionato, poi mi sbatte sulla parte del bagno si inginocchiò davanti a me, mi allargò le gambe e infilò due dita premendo la parete vaginale contro la bocca mentre mi leccava la clitoride. Oddio sentivo di nuovo l’eccitazione salire, le dita roteavano sul monticello dentro la figa. Schizzai ancora una volta e lei bevve quasi tutto, poi spossata si sedette e io anche. Ci trovammo nude e spossate sedute sul pavimento del bagno.
“E ora chi pulisce sto casino?”, disse Marta ridendo. “Quindi eravate d’accordo tu e Gianni”, fece una bella risata. “Diciamo che quando torna da Salisburgo ci facciamo delle belle scopate, ci conosciamo da tanto e come si dice siamo trombamici”, “ahhnn capisco, ho desiderato anche io di scoparmelo”, “ci sa fare parecchio in effetti”, “tu vorrai sapere del vibratore immagino, di come facessi a saperlo”, “già” risposi.
“Ebbene, è stata una mia idea, quella del vibratore, dovevo vendicarmi del coglione di mio marito e in secondo piano con te, mi è piaciuto quello che gli hai fatto fare facendogli indossare i suoi boxer pieni dei tuoi umori, lo so che si è segato con quelli, è un coglione, lo so”. “Il controllo non l’aveva Gianni, ma la ragazza che c’era nel bar stamattina, abbiamo fatto una scommessa e lei l’ha vinta”, “ma dai, sei diabolica, è stato bello, molto”. “vieni, siediti sul bidet, ti do una lavata e tu laverai me”. Passò con delicatezza il sapone intimo con l’acqua tiepida su tutta la figa “lasciamo che si asciughi da sola” poi fu il mio turno di lavare lei, si sedette a gambe aperte, mi avvicinai, presi un po di sapone intimo “fallo da dietro”, “in che senso?” chiesi, “mettiti dietro di me e infila la mano da sotto il culo e lavamela” obbedì, “bene così, brava, ora tieni la mano appoggiata e sfilala piano, fermati dove c’è il buchetto, giocaci un po in torno”, eseguii, “ora infila prima un dito, entra ed esci, si così, brava, ora due” sentivo che lei spingeva per contrastare l’inserimento delle dita ma di fatto agevolando l’introduzione, si alzò e appoggiò le braccia distese alla parete, piegandosi a 90°, “dai aumenta” le mie dita entravano e uscivano dal suo culo, era eccitante, lei si muoveva per farsi penetrare ancora di più, “più forte daiiiii” ebbe degli spasmi muscolari, le scopavo il culo con intensità, poi si fermò per un secondo, io continuavo a scoparla, poi con un urlo mezzo soffocato venne e schizzç nel bidet e sulla parete, due tre volte, poi estrassi le dita e lei si accasciò sul bidet esausta. Ora si lavò da sola e anche io.
Non avrei scordato quella mattinata per un po, avevo aperto le porte ad un nuovo aspetto della mia sessualità non avevo mai scopato una donna.
Girando nuda per casa raggiunse la borsa, tornò con le mie coulotte che avevo dato a Gianni e davanti a me le infilò, poi raccolse il suo perizoma di pizzo e inginocchiandosi davanti a me mi sollevò prima una gamba, poi l’altra, poi con una lentezza magistrale salì fino a infilarmi il filo tra le chiappe e sistemare bene la parte davanti, poi mi diede un bacio alla figa da sopra il tessuto “Che peccato che te ne vada, avremmo potuto giocare anche con Gianni una di queste sere”. Ci rivestimmo. La accompagnai alla porta, prima di uscire si voltò e mi diede un altro bacio, profondo, pieno, mi succhiò la lingua andando su è giù un paio di volte, poi si staccò e “Buona fortuna per la tua nuova vita, lascia pure le chiavi al bar da Gianni” e se ne andò.

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