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Imprevisto: cuckold again!

By 7 Marzo 20243 Comments

Stasera mia moglie Giada esce con le amiche. Io sono appena tornato dal lavoro e, mentre lei si acchitta per la serata, io faccio uno squillo a un mio amico a cui propongo di fare un salto alla solita birreria.

Giada, truccata di tutto punto, indossa un vestitino blu con la zip davanti: la lascia un po’ aperta per mostrare un accenno del suo generoso seno dietro la scollatura. Non volgare, ma molto invogliante. I tacchi completano il tutto ed è pronta per uscire. Ci salutiamo, lei la sua serata, io la mia tranquilla birra.

Rientro a casa relativamente presto, mangio qualcosa e mi rilasso davanti un film.

Più tardi, quando Giada rientra, mi saluta con uno strano tono di voce, e non viene subito a baciarmi come fa di solito. La vedo togliersi la borsa e portarla in camera. Silenzio. Percepisco la sua tensione, mi alzo e la raggiungo, la abbraccio da dietro baciandola su una guancia.

“Tutto bene, amore?”

Lei non risponde, limitandosi a strusciare il suo viso sul mio, senza sfuggire all’abbraccio ma bloccata in una chiara indecisione di fondo. Cosa vuole o non vuole dirmi?

Sospira, poi si gira verso di me, mi abbraccia e mi bacia in bocca a lungo. Sembra più che stia prendendo tempo per riordinare i pensieri e non perché voglia davvero baciarmi per così tanto tempo.

“Qualcosa non va?” Ritento.

“No, no… bella serata…” dice lei titubante.

La guardo lasciando intendere che sto aspettando paziente qualcosa in più, perché è evidente che c’è qualcosa nei suoi pensieri.

“Tutto bene, le mie amiche… insomma, il solito, i soliti drink, chiacchiere tra noi… e… bè, mentre eravamo al locale Diana ha incontrato alcuni suoi amici, si sono uniti al nostro tavolo.”

“Non più serata tra donne insomma.”

“No. No… e… bè… uno di loro, mi fissava, chiaramente ci stava provando, ovvio. A un certo punto si è seduto vicino a me, per parlare meglio perché sai, in quel casino del locale… non so come dirtelo ma ecco, mi stava stuzzicando l’idea di essere desiderata, avevo aperto un po’ di più la zip per mostrare meglio la mia scollatura. Non mi levava gli occhi di dosso, non riusciva a non farsi sgamare. Amore lo so che… ma io… volevo attenzioni, la situazione mi stava stuzzicando… Quando poi mi ha poggiato la mano sulla coscia… gliel’ho lasciato fare, continuando a chiacchierare come se niente fosse… ”

Sospiro, sono teso, non so quanto sia geloso e quanto eccitato. Di certo non mi aspettavo che la solita innocua uscita prendesse una piega così… diversa. Lei nota il mio disappunto. E continua il racconto, con un misto di vergogna e audacia.

“Gli ho chiesto di accompagnarmi a prendere un altro drink, non volevo dare troppo nell’occhio davanti alle altre. Arrivati al bancone, lui era dietro di me e io, approfittando della folla, mi sono poggiata al bancone spingendo il mio culo all’indietro, facendo un po’ di pressione sul suo pacco. Amore… bè, sotto i suoi pantaloni si sentiva il pisello gonfio. Lui, con la scusa di sporgersi da dietro le mie spalle per offrire, si è poggiato su di me spingendomelo meglio sul sedere, per farmelo sentire… e… per capire quanto fossi… mm… disponibile…”

Ecco adesso sì che ho la certezza di cosa possa essere successo dopo. Non che fosse difficile immaginarlo. Ma a questo punto, tra la rabbia, la gelosia e l’eccitazione, apro la zip dei miei pantaloni e sposto la mano di Giada sui miei boxer, facendole capire che è lì che la voglio, mentre continua la sua confessione.

Uno spiraglio di luce sembra attraversare il suo sguardo, forse pensando che la mia eccitazione stesse prendendo il sopravvento sulla rabbia. Infila la sua mano dentro i miei boxer massaggiandomi il cazzo e le palle.

“Puoi diventare più duro, amore… ti stai eccitando?”

“Continua a toccarmi, ma continua a raccontare.” Replico cupo.

“Bè, siamo rimasti tra la folla in piedi, a sorseggiare il drink piuttosto in fretta. Poi gli ho detto di seguirmi nei bagni. Non se l’è fatto ripetere due volte. Amore… Ci siamo chiusi dentro e mi sono aperta il vestito davanti per farmi baciare il seno. Mi ha baciato e toccato le tette, e io allora ho anche abbassato un po’ il reggiseno per farmi succhiare i capezzoli. Non incazzarti, non so che mi fosse preso ma avevo voglia, ero bagnata… volevo il cazzo, lì in quel momento, volevo essere scopata. Lui si era già aperto i jeans, e io allora gli ho tirato fuori il pisello già duro…”

Anche il mio è ormai duro, durissimo, seppur combattuto tra sentimenti contrastanti come rabbia e eccitazione, gelosia e fantasie cuckold.

“Insomma, gliel’ho preso in mano, non male devo dire, poi l’ho succhiato giusto un attimo per assicurarmi che fosse davvero al massimo. Allora… allora mi sono girata e ho alzato il vestito, ho abbassando le mutandine: lui mi ha messo due dita nella fica per vedere se io fossi già bagnata… eh, lo ero… lo ero… quindi è entrato subito col suo cazzo duro.”

Sospiro forte e chiudo gli occhi, lei capisce che mi sta facendo finalmente suo.

“Ti eccita vero? Sei geloso ma sei arrapato. Hai il cazzo di marmo, non dirmi di no, amore… non ti credo.”

“Mi stai dicendo che uno sconosciuto ti ha scopata in un bagno pubblico…”

“Sì amore, abbiamo scopato… gli piacevo, e io volevo un cazzo, volevo farmi scopare… mi andava, ho avuto voglia…”

Il suo tono è cambiato, si sta sentendo più padrona della situazione adesso. Lo vede che sono contrariato, ma capisce anche che l’eccitazione mi stordisce.

“Ma… te lo sei scopato col preservativo o senza?” Le chiedo.

“Senza. Senza preservativo… a parte che non ne avevamo, ma l’ho voluto sentire pelle a pelle. Mi ha scopata a pecora, io ero poggiata al lavandino, potevo vederlo godere dallo specchio, e lui poteva vedere me e il mio seno sobbalzare a ogni spinta. Gli ho chiesto di muoversi veloce, di sbattermi forte il cazzo più in fondo che poteva. Mi è venuto dentro. Gliel’ho chiesto io. Volevo sentirlo venire dentro di me. Volevo sentire la sua sborrata dentro la mia fica.”

“Ti ha scopata bene?” chiedo io, sospirando.

“Sì amore, non è durato molto, in realtà, ma ha sborrato parecchio. Tanta sborra, amore… tutta dentro… tanta…”

Mentre lo dice, Giada si alza il vestito quanto basta a mostrarmi le mutandine, su cui campeggia una macchia bagnata. Se le abbassa di poco, quanto basta a farmi vedere che c’è dello sperma dentro. Non resisto e mi inginocchio fra le sue gambe per leccare quel che resta.

“Non ti sei pulita…” Le dico io mentre assaporo lo sperma di uno sconosciuto, mentre sento l’odore della sua fica violata a mia insaputa da un altro cazzo.

“Ho pensato di riportarti un regalino, mio… mio cuckold… magari mi perdoni.”

“Non mi basta…” Replico mentre la faccio sdraiare sul letto ancora vestita: le tolgo le mutande e allargo bene le sue gambe, inizio a leccarle la fica assaporando tutto il mix di umori che può offrirmi, i suoi, altra sborra dell’amante improvvisato e sconosciuto, la penetro con la lingua, sono improvvisamente tornato a sentirmi un cuckold e a godere di questo.

Ma adesso voglio anche la mia parte, salgo su di lei e la penetro eccitatissimo, la sto scopando con foga nella fica larga e bagnata, dove poco prima un altro uomo l’ha scopata e riempita di sborra. Intanto le apro la generosa scollatura e le abbasso il reggiseno per godere anche io delle sue tette e dei suoi bei capezzoli gonfi. Lei gode, io impazzisco e le vengo presto dentro, riempendola di nuovo.

Ma adesso voglio che completi l’opera: le chiedo di succhiarmi il cazzo e ripulirlo per bene. Lei non si fa pregare, viene su di me e inizia a farmi uno di quei pompini che solo lei sa fare. Sono ancora così eccitato da venire piuttosto in fretta, le schizzo tutto in gola e lei ingoia senza fiatare.

Mentre io mi rilasso con le palle finalmente vuote e il cazzo che si ammoscia, lei si spoglia e va in bagno a lavarsi. Quando torna in camera mi chiede:

“Bè, sono perdonata?”

“Non mi piace essere cornificato così, senza saperlo. Ma ho goduto. Mi hai fatto uscir fuori di testa anche così. Credo che mi farai diventare matto.”

“Non mi riesce difficile, amore”.

Direi che ha ragione. Di questo passo non so che fine mi farà fare.

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