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Racconti TransTradimento

La vendetta di Margherita

By 3 Agosto 2024No Comments

La vendetta di Margherita di P.G. alias Maldrake, 31 luglio 2024

Il Borghi, come veniva chiamato Vincenzo Borghetti a Cattolica, era un personaggio assai strano. Piccolo e grasso, era stato dal 1929 abituale frequentatore di casini, bordelli e puttane di strada della riviera Romagnola. Al Borghi piacevano le donne, giovani e sode, con culi prominenti e tette gigantesche. Si diceva anche, ma di questo si ebbe conferma solo dopo, che il pingue Borghetti amasse, a volte, spompinare giovani sbarbatelli all’interno della sua scassatissima topolino. Giunto ormai alla soglia dei cinquanta, il Borghi, durante una delle sue scorribande sessuali, ebbe a conoscere a Rimini una non più giovane prostituta, larga di fianchi e con un deretano da fare invidia ad una negretta dell’appena conquistata Etiopia. La prostituta era nota nella zona come Margherita “piglia in culo” e tra i suoi clienti abituali annoverava avvocati, militari ed il vecchio Federale della locale casa del fascio.
Tale fu l’attrazione provata dal Borghi per Margherita che, di punto in bianco, parlando un pomeriggio con la matrona del bordello dove la donna praticava, disse di volerla riscattare per farne la propria moglie. Per suggellare la promessa, il Borghi pagò alla matrona 5000 lire e poco dopo, salito in camera con l’innamorata, si diede con la stessa al sesso più sfrenato. Scoparono in tutte le posizioni per la notte intera e l’arrapatissimo Borghi non diede pace alle natiche di Margherita penetrandola con grande soddisfazione più e più volte. Ormai stremati da quel diluvio di sesso, i due si trasferirono a casa di Vincenzo ove iniziarono a convivere. Sorte avversa volle invece che la malcapitata piglia in culo, qualche mese prima, si fosse ammalasse di tubercolosi. Inutili si rivelarono le cure alle quali venne sottoposta e di conseguenza il 28 febbraio 1930 esalò farneticante l’ultimo respiro. Prima di morire Margherita disse a Vincenzo che se solo avesse provato a tradirla con altre puttane o simpatici ometti l’avrebbe inesorabilmente perseguitato. La sua vendetta sarebbe stata terribile e definitiva. Mai avrebbe dovuto disonorare la loro relazione.
Come però si sa la carne è debole e lo sconsolato Borghi, trascorsi i canonici sei mesi dal decesso della futura consorte – il matrimonio non si era mai celebrato – tornò, senza pudore a frequentare casini e giovincelli, peraltro traendo da questi incontri grande godimento.
La smania sessuale del Vincenzo si era acuita a tal punto che alternava le scopate e le inculate con le zoccole, al più prosaico sbocchinamento di imberbi ragazzi in cerca di facili sborrate.
Tuttavia ogni promessa è debito; una notte d’inverno, trascorsi 5 anni dalla dipartita di Margherita, con la pioggia che insistentemente picchiava sulle finestre, una strana luminescenza iniziò a pervadere la camera ove Vincenzo, sdraiato nudo sul letto, si stava masturbando. Tale fu la sorpresa del predetto allorquando una mano fredda e dalla stretta poderosa gli afferrò il pisello iniziando a menarglielo senza posa. Il cazzo del Borghi divenne subito di ”pietra” e trascorsi pochi secondi, sotto la presa decisa di quella evanescente mano cadaverica, spruzzò sborra calda e vischiosa sulle lenzuola; un corpo diafano e verdastro prese quindi forma nella stanza; Vincenzo, atterrito, riconobbe in quella nebbiolina tremolante dalle fattezze umane le sembianze della promessa sposa, di Margherita, trasformatasi però in uno splendido Trans con in mezzo alle gambe un pisello enorme dalla cappella prominente e violacea. Il Borghi venne quindi ripetutamente scopato in bocca e nel culo dallo spettro sino al sorgere dell’alba, allorquando stremato e con le chiappe deflorate ormai doloranti, perse i sensi e stramazzò sul pavimento privo di vita.
Il suo cadavere venne trovato dai Carabinieri qualche giorno dopo su segnalazione dei vicini. In paese si vociferò che il pervertito avesse questa volta superato i limiti della decenza giacché, forse un maschione notevolmente dotato – per ridurre il culo del Borghi in quello stato la mazza doveva essere lunga almeno trenta centimetri – lo avesse inculato per così tante volte e con con così tanta veemenza da cagionarne il decesso. Dopo la rimozione del corpo il Borghi venne sepolto senza tante pretese in un cantuccio del cimitero della vicina cittadina di San Giovanni in Marignano. Con il passare del tempo venne dimenticato ed il suo caso archiviato come morte naturale. Tuttavia, una sera di primavera, mentre discorreva con alcuni conoscenti, il Brigadiere Sangiani, uno dei Militari che aveva ispezionato la stanza del morto, assaporando con grande piacere un bicchiere di sangiovese confidò agli amici presenti di non sapersi spiegare perché sotto il letto del Borghi era stata rinvenuta una Marchetta di bachelite coperta di muffa verdastra maleodorante e recante su una delle facce la lettera M. (dovete sapere che le marchette erano fiche esibite dalle prostitute alla gerente del casino che le convertiva, al termine della quindicina di lavoro, in denaro contante).
Nessuno aveva approfondito la vicenda e la storia era stata chiusa senza ulteriori accertamenti.
Certo è che le vicende soprannaturali sono note solo alle entità che governano il mondo degli spiriti.
Margherita aveva mantenuto la promessa, Borghi aveva tradito il suo amore e per questo meritava la morte.

Maurizio Giuliacci

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