Skip to main content
Racconti di DominazionericattoTradimento

Lo Scatto Proibito part. 2

By 8 Agosto 2025No Comments

Il viaggio di nozze era stato perfetto: spiagge dorate, tramonti infuocati e notti di passione con suo marito. Eppure, nonostante l’amore che provava per lui, Nunzia non riusciva a cancellare dalla mente l’incontro con Lorenzo.
All’inizio, aveva cercato di reprimere quei pensieri, vergognandosi del piacere che aveva provato contro la sua volontà. Ma una notte, mentre il marito dormiva accanto a lei, il ricordo delle mani ruvide di Lorenzo, della sua voce roca e del modo in cui l’aveva dominata tornò alla superficie con prepotenza.
Si ritrovò a scivolare una mano tra le gambe, il respiro che si faceva affannoso mentre ripercorreva mentalmente ogni istante di quella violenza che, suo malgrado, l’aveva fatta sentire viva come mai prima. Il corpo le bruciava, il senso di colpa si mescolava all’eccitazione, prima un dito, poi due, poi tre e quando l’orgasmo la travolse, fu così intenso che dovette mordere il labbro per non gemere.
Tornata a Napoli, Nunzia cercò di convincersi che quell’episodio fosse solo un ricordo distorto, una fantasia sporca che non avrebbe mai più rivisto la luce. Ma Lorenzo non aveva intenzione di lasciarla andare così facilmente.
Un pomeriggio, mentre riordinava la biancheria, il telefono vibrò. Un messaggio anonimo:
“Te manca o zio, sposa?”
Accanto al testo, una foto. Lei, sul letto, il vestito da sposa sollevato, gli occhi pieni di terrore e piacere.
Il cuore le martellò nel petto. Lorenzo non era finito. E ora che sapeva quanto, in fondo, quel ricordo la eccitasse, il gioco era appena iniziato.
Nunzia aveva sempre curato ogni dettaglio della sua vita con maniacale precisione. I vestiti impeccabili, il truppo discreto ma perfetto, i modi eleganti e controllati. A 37 anni, era diventata un’icona di compostezza nel suo quartiere, la ragazza che tutti indicavano come esempio: “Guarda Nunzia, così seria, così perbene.”
Ma sotto quella maschera di perfezione, covava un vulcano di insicurezze.
Le amiche del liceo erano tutte sposate, molte con figli che ormai frequentavano le medie. Lei, invece, aveva passato anni a rifiutare uomini “non all’altezza”, a inseguire un’idea di normalità che sfuggiva sempre. Fino a Gualtiero.
Gualtiero non era l’uomo che avrebbe scelto in altre circostanze. Instabile, con un passato,e un presente di cure psichiatriche, alternava momenti di dolcezza estrema a crisi di rabbia che la lasciavano tremare. Ma aveva due cose che a Nunzia servivano disperatamente: la voglia di sposarsi e quella di farsi una famiglia tradizionale.
“Tanto, nessuno sa cosa succede tra le mura di casa”, si diceva, mentre sceglieva le bomboniere.
Il matrimonio era stato una performance perfetta. Lei, splendida nel suo abito aderente, aveva sorriso per le foto, brindato con parenti che la invidiavano, finto di non sentire le occhiate di Lorenzo che la divorava con lo sguardo.
Dopo l’episodio con Lorenzo, qualcosa in lei si era incrinato.
Gualtiero, spesso assente nei suoi drammi interiori, non si accorgeva di come lo evitava a letto. Di come, quando lui russava, lei scivolava in bagno e apriva il telefono, fissando il messaggio minaccioso di Lorenzo:
“So che ti masturbi pensando a me.”
Era vero. Ed era questo a umiliarla di più. Perché non lo aveva bloccato? perché non eliminava istantaneamente quei messaggi così espliciti? Non il ricordo della violenza, ma il fatto che il suo corpo avesse reagito. Che ancora ora, mentre il marito la baciava con quella sua tenerezza maldestra, lei chiudeva gli occhi e immaginava le mani sporche di Lorenzo addosso e quella lingua viscida a violarle la bocca.
Una sera, durante una cena con le amiche, una di loro commentò:
“Nunziè, sei raggiante! Il matrimonio ti ha fatto benissimo!”
Lei aveva sorriso, mentre sotto la tavola, il telefono vibrava. Un’altra foto. Lorenzo, nella sua camera da letto, che si toccava sul letto matrimoniale davanti a una sua foto che aveva stampato per l’occasione.
Il pomeriggio seguente, mentre era a lavoro in smart working, il bip dello smartphone suonava come una condanna:
“Stasera tuo marito esce. Ti raggiungo a casa.”
Nunzia bevve un lungo sorso di vino, sentendo il confine tra vittima e complice sfumare sempre di più.
Rispose, limitandosi a scrivere:
“21:30”.
Quella sera, Gualtiero uscì come al solito, lasciandola sola con il pretesto di un “giro con gli amici”. Nunzia sapeva che sarebbe tornato a notte fonda, ubriaco e distante. Ma questa volta, non si chiuse in camera a piangere.
Aspettò, facendosi addirittura carina per quello che fino a quel momento era il suo “carnefice”.
Il cuore le batteva così forte da sembrarle che tutto il quartiere potesse sentirlo. Quando il campanello suonò, un brivido le corse lungo la schiena.
Aprì la porta.
Lorenzo era lì, più massiccio e sudato che mai, gli occhi pieni di un’avidità che ormai conosceva bene. Senza dire una parola, entrò, chiudendosi la porta alle spalle con un calcio.
“Hai deciso, sposa?” le sussurrò contro il collo, le mani già sulla sua vita, le dita che affondavano nella carne come artigli.
Nunzia non rispose. Una parte di lei avrebbe voluto cacciarlo via, avrebbe voluto che non gli avesse mai aperto quella porta, tuttavia si limitò a guidarlo in camera, verso quel letto che condivideva con il novello sposo.
Lorenzo non era gentile. Non lo era mai stato. La spinse sul letto, strappandole via i vestiti con la stessa violenza di quella prima volta. Ma ora, Nunzia non si divincolava. Le abbassò il perizomino che indossava e prese a leccarle il buco del culo con una foga mai vista prima, scese lungo le cosce inguainate in autoreggenti velate….ne assaporò gli odori, ma soprattutto i suoi umori che ormai, colavano come una cascata.
Chiuse gli occhi, lasciando che il disgusto si mescolasse a quell’eccitazione malata che ormai non poteva più negare.
“Dimmi che lo vuoi,” le ordinò Lorenzo, mentre le slacciava anche il reggiseno con un gesto brutale.
“Non lo voglio,” sussurrato a mezza bocca, ma mentiva.
Ma il suo corpo rispose con un fremito, la pelle che si accendeva al tocco di quelle mani sporche. Lorenzo rise, soddisfatto, e le afferrò i polsi, inchiodandoglieli sopra la testa.
Fu più lungo, questa volta. Lorenzo sembrava volersi godere ogni istante, ogni gemito strappato a Nunzia con la forza. Liberò dagli slip quel membro che ormai svettava come una spada pronta a trapassarla, le prese la testa e con forza la spinse infilandoglielo tutto in bocca fino alle tonsille.
Si sorprese di sé stessa, ancora una volta, succhiava quel cazzo di quel bruto con voracità, come mai prima d’ora, colava saliva ovunque, se lo picchiettava sulla lingua come la più consumata delle pornostar. Ormai era fuori di sé, e quello che rendeva tutto ancor più eccitante era il fatto che lo stessero facendo sul talamo nunziale.
Lorenzo dopo quel bocchino appassionato, la scopò in ogni modo possibile, come se volesse marchiarla, lasciarle il ricordo di sé su ogni centimetro di pelle. A pecora, a missionaria,a smorza candela.
E lei, tra lacrime di vergogna, raggiunse l’orgasmo più intenso della sua vita. Lorenzo al culmine del piacere le sborrò tutto il suo seme in figa, incurante che una donna della sua età, sarebbe potuta rimanere incinta, ma ormai era sua.
Quando finalmente Lorenzo la lasciò andare, esausta e coperta di sudore e piena di sborra, lui si vestì con calma, lanciandole un’occhiata di sfida.
“Mo’ lo sai, Nunziè. Nun è finita qui.”
Lei non rispose. Si limitò a guardare il soffitto, sentendosi stranamente vuota… eppure viva per la prima volta.
Nei giorni seguenti, aveva addirittura pensato di rivolgersi a uno psicologo per affrontare quella situazione che le aveva scombussolato la vita, nei momenti di lucidità non ne voleva più sapere di tutto quello che era stato, eppure, Nunzia iniziò a cambiare.
Gualtiero non notava nulla, troppo preso dai suoi demoni. Ma Lorenzo no. Lorenzo vedeva tutto.
Le inviava messaggi sempre più audaci, foto sempre più esplicite. E lei, invece di cancellarle, le conservava in una cartella nascosta, tornando a guardarle di nascosto.
Una sera, mentre il marito dormiva, scrisse a Lorenzo, come se fosse un automa, un riflesso incondizionato dettato dai suoi desideri più nascosti:
“Quando ci rivediamo?”
E quando la risposta arrivò, un sorriso distorto le sfiorò le labbra.
Perché Nunzia, la donna perfetta, la sposa impeccabile, aveva scoperto di essere tutt’altro.
E le piaceva, eccome se le piaceva.
P.S. ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale.
Per suggerimenti, critiche e commenti: thegangbanger@hotmail.it

Leave a Reply