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Racconti Trans

Il prof e la strana e-mail

By 12 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Qualcuno si era divertito a variare l’indirizzo e-mail di una giovane ragazza che raccontava, su un sito specializzato nel trattare l’argomento del seme maschile, la sua passione per questo tipo di nettare; in pratica la ragazza, tramite un messaggio nel libro degli ospiti, raccontava di come si sentisse appagata nel ricevere su tutto il corpo, ed anche nei suoi anfratti, questo succo bianco.

Fu così che il professore ricevette, al posto della ragazza, un buon numero di e-mails spedite da intrepidi ragazzotti disponibili a soddisfare questa sua passione; il giorno dopo la pubblicazione nel libro degli ospiti, la casella del prof conteneva già circa dieci letterine, alcune contenevano semplici elogi, altre erano molto spinte se non addirittura volgari.

Il prof non ci mise molto a capire da dove venisse l’equivoco, perciò, da persona onesta e ligia al dovere, prese la briga di rispondere a tutte le lettere; nel giro di due giorni, era riuscito a rispondere alle prime quindici, naturalmente nessuno si preoccupò di ringraziarlo, tranne uno che gentilmente chiese scusa e anzi approfittò per sfogare alcune sue opinioni su questo genere di cose. In pratica fece capire al prof che aveva scritto alla ragazza perché anch’esso amava spalmare il suo succo su un bel corpo femminile ma che amava farlo, molto più volentieri, sul corpo ‘femminile’, di un uomo; il prof non si fece scappare l’occasione, rispose subito al nuovo interlocutore e piano piano si fece raccontare le sue fantasie e le sue aspirazioni. In breve divennero amici, tanto che dopo circa una settimana dalla prima e-mail, il prof chiese a Luca, questo era il suo nome, se lo stimolava un incontro a tre con un bel ragazzo che avrebbe fatto volentieri da bambola sensuale e, in caso affermativo, se avrebbe potuto ospitare la performance da qualche parte. Luca non perse tempo, rispose subito dicendo che disponeva di un bel appartamento tranquillo dalle parti della Centrale e che bastava comunicargli il giorno e l’ora in modo da preparare una bella accoglienza alla ‘signorina’ e al suo prof.

Il prof decise per la sera successiva, contattò la sua allieva che rispose molto entusiasta alla proposta; anzi per l’occasione avrebbe portato un completino davvero stimolante e si diedero appuntamento alle 21 davanti alla palazzina di Luca.

Peppina, l’allieva, arrivò puntuale; indossava un paio di jeans e una maglietta; parcheggiò e si avviò con il prof al portone; suonarono e una calda voce maschile li invitò a salire al terzo piano; arrivati con l’ascensore, trovarono Luca sulla porta che li accoglieva con un gran sorriso presagio di una formidabile serata.

Luca era alto circa 180 cm, un poco magro e biondo di capelli; nelle presentazioni si scoprì che anch’egli insegnava educazione fisica in un liceo e che quindi era un ‘collega’ del prof.

Fatte le reciproche conoscenze, il prof prese in mano la situazione, fece sedere comodo Luca sul suo divano esortandolo a gustarsi la presentazione dell’allieva.

Luca si sedette con un espressione molto divertita, il prof prese Peppina e iniziò a spogliarla; via i pantaloni e sotto gli slip maschili si poteva vedere un pisellino rosato senza peli intorno sul pube, via la maglietta e si poteva vedere due belle tettine insospettabili viste dall’esterno; prima di abbigliare l’allieva, il prof fece vedere, soppesandole, come fossero belle piccoline ma sode le tettine, con due dita tastò e stuzzicò i capezzolini che si stavano sempre più rizzando; allargò le gambe a Peppina ed alzando il suo pisellino fece notare come fosse bello liscio e morbido il suo pube; la fece girare, le allargò le chiappette dischiudendo agli occhi del padrone un bel fiorellino rosa già abbastanza aperto. A questo punto prese dallo zainetto di Peppina l’occorrente per vestirla: un bel reggiseno trasparente con dei tulipani stampati sopra, lo fece indossare e si pot&egrave vedere le belle tettine sode che riempivano egregiamente la stoffa e soprattutto quei due bei chiodini tirati allo spasimo; le mutandine, anch’esse trasparenti sia davanti che dietro, li alzò sino alla vita; davanti, con il pisellino girato tra le cosce, si notava distintamente il morbido pube, quasi femminile, sinuoso, mentre dietro due belle chiappette tonde stringevano al centro la morbida riga del sederino.

Peppina era pronta, Luca già stava sudando per l’incredibile spettacolo e il suo pisello stava spingendo contro i pantaloni mostrando un bel rigonfiamento significativo; il prof aveva finito la sua prima parte, si sedette in poltrona dicendo a Luca e a Peppina che ora toccavo a loro e lui si sarebbe goduto la serata.

Peppina, da brava allieva allevata dal prof, non perse tempo; si avvicinò a Luca, si abbassò davanti a lui e gli accarezzò il viso; questi subito iniziò a conoscere con le mani il corpo dell’allieva: iniziò a palpare le sue tettine, scese con una mano sul pube e con l’altra prima palpeggiò le chiappette, poi scosò le mutandine alla ricerca del fiorellino. Peppina iniziò a spogliare Luca, via la maglietta e i pantaloni con le mani; poi sensualmente prese tra i denti i suoi slip e aiutata da Luca, li tirò giù sino alle caviglie per poi toglierglieli del tutto con un ultimo colpo di denti.

Ora Luca era nudo, Peppina si sedette su di lui offrendogli la schiena; in questa posizione, il padrone di casa iniziò a massaggiare le tettine e i capezzoli; Peppina già stava mugolando di piacere sentendo quelle mani sul suo corpo; poi Luca scesa per tutto il suo corpo sino ad infilare le mani nelle sue mutandine, il morbido pube lo faceva impazzire.

Il prof intanto si era avvicinato a loro, non contento di massaggiarsi il pisello, pensò bene di avvicinarlo al viso di Peppina che in un attimo lo fece scomparire nella bocca; così mentre Luca prendeva conoscenza del corpo dell’allieva, il prof si stava facendo trastullare dalla calda bocca della sua preferita.

Poco dopo, Luca chiese di poter conoscere dall’interno il corpo della sua bambolina; il prof tolse il suo arnese bello scappellato dalla bocca, tanto avrebbe avuto il suo servizietto più tardi; Luca fece alzare Peppina e l’accompagnò in camera; mentre il prof si sistemava da una parte, il padrone di casa fece stendere Peppina; le tolse il reggiseno lasciando uscire due tettine ben inturgidite dalla situazione e poi anche le mutandine.

Ora Peppina era bella nuda e seducente; Luca prese dal comodino un preservativo, allargò le gambe alla sua bambola, spalmò un po’ di vaselina sul fiorellino e iniziò ad affondare la sua mazza, abbastanza grossa, nel buchetto; in questo modo Peppina si trovò ad essere penetrata dal davanti come una bella donna ma con quel piccolo pisellino che ballonzolava a destra e sinistra a seconda dei colpi ricevuti più sotto. Il prof era eccitato, vedeva Luca estasiato dalla scopata che stava consumando, Peppina felicissima di ricevere un pisello così grosso; non resistette e rimise in bocca il suo pisello a Peppina. Ora la bambola riceveva due colpi all’unisono nei suoi due dolci buchi; inoltre, benché eccitata, il suo pisellino non dava segni di gioia, sembrava lì a vedere cosa il suo padrone &egrave in grado di fare.

Luca venne per primo, assestando un affondo che fece quasi uscire dalla bocca di Peppina il pisello del prof; ciononostante, lasciò il suo arnese nel culetto e si concentrò ad accarezzare il pube della bambola mentre questa portava finalmente il prof a svuotare il suo succo nella bocca.

I due uomini si stesero sul letto, la bambola li aveva sfiancati per bene; mentre si riposavano, Peppina ne approfittò per una rapida doccia e per ripulirsi il viso dagli schizzi del suo prof.

Mentre i due l’aspettavano sul letto per continuare l’allegra serata, Peppina, nuda e con andatura sensuale, arrivò al letto, si accucciò in ginocchio e iniziò a maneggiare le due aste con le sue mani ‘

In breve quella di Luca tornò pronta per un altro servizio all’allieva; detto fatto prese la bambola e la mise alla pecorina rivolta verso il prof; in quella posizione Luca si mise dietro il culetto mentre il prof si sedette davanti al viso della loro bambola. Iniziò il prof a inserire il suo pisello nella bocca vogliosa dell’allieva, dopodiché Luca affondò il suo nel fiorellino già ben allargato dal numero precedente; un bello spettacolo commentarono i due uomini, questo corpo sinuoso che riceveva dai suoi due buchi opposti le due estremità del piacere. Il prof, che conosceva la sua cerbiatta, allungò la sua mano sul pube di lei, con gesti lenti massaggiava il suo pube, strizzando di tanto in tanto il pisellino ancora piccolo e roseo; mentre Luca, per aiutarsi ad affondare meglio il proprio pisello, si era letteralmente aggrappato alle tettine, massaggiandole e titillando i capezzolini sempre al limite dello scoppio.

La bocca stava facendo uno splendido lavoro, infatti il prof era quasi al limite dello scoppio; Peppina voleva essere al massimo del suo compito per cui assecondava gli affondi di Luca per meglio impalarsi e nello stesso tempo far in modo di procurare un orgasmo ai suoi cavalieri nello stesso momento; Luca capì al volo la situazione e approfittò per spingersi anche lui sempre più in fondo nelle viscere della bambola; oltretutto questa volta non aveva il preservativo perché Peppina gli aveva rivelato quella sua strana voglia di vedersi colare nettare dalla bocca e dal buchino.

E così fu, poco dopo i due cavalieri scoppiarono, riversando nella bocca e nel buchetto i loro nettari; Peppina rimase posizionata alla pecorina, voleva vedersi nell’enorme specchio della camera mentre i rigoli uscivano dai sue due buchi, specialmente voleva vedere colare dal suo fiorellino il succo e finire sulle sue cosce.

Finita la soave colata, Luca prese in braccio la bambola e la portò nella vasca, voleva sdebitarsi con lei facendole una veloce doccia; una volta in bagno, il prof le chiese se non doveva fare pipi, infatti sorridendo, Peppina si sedette sul water a gambe aperte come una dolce signora e si scaricò; ma non del tutto, appena adagiatasi nella vasca, si fece l’ultima scaricatina di pipi addosso, come il prof gli aveva insegnato e soprattutto come gli aveva ordinato.

Così bella bagnata della sua dorata pioggia, Peppina si fece lavare da Luca; questi aveva due mani morbide che le scuotevano il corpo ogni qual volta la toccava, in più sapeva dove indugiare per strappare gridolini di piacere alla bambola.

Al prof toccò l’onore di asciugarla, anche lui sapeva dove ficcare le sue mani, anzi sapeva anche dove infilare uno, due, tre dita per far arrapate la sua allieva; così Peppina si trova esplorata nel fiorellino dal suo prof, era un po’ che non si gustava questa bella esperienza.

L’attività aveva messo sete a tutti, Luca ebbe un’idea bizzarra ma stuzzicantissima; propose di scendere tutti in cantina ma di portare Peppina svestita da femmina, e così fu.

Prese una sua maglietta lunga, la fece indossare a Peppina senza il reggiseno, gli alzò le mutandine trasparenti sino alla vita, non prima di averle infilato una banana, ben oliata di vaselina, nel culetto; l’allieva non stava più nella pelle, il suo buchetto era ormai ben dilatato, due dita entravano tranquillamente, bastava solo appoggiarle; per cui bastò solo allargarle le gambe e piegarla un poco per poter impalarla col frutto; oltretutto la banana, non lunga, quasi scomparse tra le sue chiappette.

Uscirono, presero l’ascensore sperando e non sperando di incontrare nessuno; Peppina era a piedi nudi, la maglietta gli copriva sino a metà le cosce e camminava buffamente con quel bel frutto nel fiorellino.

Arrivarono in cantina, nessuno li aveva visti; presero due bottiglie di bibite e mentre stavano aspettando l’ascensore per risalire, arrivò un altro condomino amico di Luca; rimase sorpreso, era evidente che quella bella bambola era in realtà un ometto, salutò un po’ sorridente e ricordò a Luca quel favore che gli doveva.

Quel favore era semplice da intuire, voleva anche lui conoscere quella graziosa cerbiattina che scodinzolava in cantina col culetto tappato da una banana

Ritornati nell’appartamento, si dissetarono ma anziché concludere in bellezza la serata, si concentrarono sull’incontro fatto nella cantina. Luca spiegò che il signore era un facoltoso personaggio aristocratico che possedeva diversi immobili e che l’aveva aiutato una volta che si era ritrovato a corto di soldi; questi gli aveva dato i soldi necessari senza alcun interesse ma aveva preteso una ricompensa in natura o da parte di Luca o da parte di qualche suo amico che aveva visto girare nel condominio. Il prof prese la palla al balzo, disse a Peppina che era giunto il momento propizio per valorizzarla e per far capire che donna di gran classe c’era in lei; in pratica riuscì a convincerla ad andare dal tizio in modo di farsi conoscere come bambola e per sdebitare Luca. Ci volle un po’ per convincerla, ma alla fine acconsentì; Luca telefonò subito al tizio, il conte Bellis, per chiedere se era ancora interessato ad una persona per quel lavoretto nella sua villa di campagna; inutile dire che la risposta fu positiva, anzi Luca riuscì ad organizzare la visita per l’indomani e Peppina fu costretta, ancora nuda con la banana nel culetto, a telefonare in azienda per chiedere un giorno di ferie. L’euforia prese il sopravvento: Luca abbracciò la sua bambolina ancora confusa su ciò che le avevano procurato i suoi due uomini, il prof si piazzò dietro la sua allieva manovrando la banana nel suo fiorellino e, per ringraziarla di tutto ciò, venne riportata sul letto; sdraiata, il prof le stuzzicava il culetto con un dolce ma deciso andirivieni del frutto, mentre Luca, riconoscente, le prese il pisellino in mano e lo smaneggiò sinch&egrave non esplose; Peppina avida si portò la mano di lui alla bocca e con movenze sensuali leccò e ingoiò il proprio nettare.

Sazi della serata, si ricomposero e ognuno tornò alla propria casa; l’appuntamento era per il giorno dopo per sentire cosa sarebbe successo nella villa del conte.

Ora &egrave Peppina che racconta in prima persona la visita dal conte ‘

Volevo presentarmi in pompa magna al conte, questa mia prima volta in cui oltre ad essere femmina, mi proponevo come escort, volevo che fosse al top; mi recai di prima mattina in un sexy shop e comprai alcuni oggettini che avevo sempre sognato e che ora mi potevo permettere vista la ‘carriera’ che stavo per intraprendere; tornai a casa mi applicai un tubetto al pisello che funzionava da ‘cintura di castità’ e non contento mi infilai un piccolo vibratore nel buchino; indosso avevo un body nero e sopra una tuta di lavoro; prima di uscire mi ero depilata tutta ed ero liscia come una pesca.

Arrivai all’indirizzo che mi aveva passato Luca, effettivamente era una gran bella villa con un enorme giardino, suonai e mi venne ad aprire una cameriera di circa quarantanni con un ridicolo grembiulino che la copriva ben poco.

Fui portato dal conte che mi spiegò il lavoro che avrei dovuto fare: da un paio d’anni la taverna era chiusa, ma ora voleva riaprirla per gli amici e quindi avrei dovuto rimetterla in buono stato facendo anche qualche riparazione.

Mentre mi spiegava il lavoro notai che, girandomi attorno, stava osservando il mio corpo in lungo ed in largo.

Iniziai velocemente il lavoro ma poco dopo iniziai ad avere caldo e quindi sbottonai la parte superiore della tuta, in quel modo era evidente che sotto indossavo uno sfizioso body nero da cui spuntavano le mie tettine ormai ben rassodate dai numerosi giochi a cui mi avevano sottoposto i miei uomini.

Verso mezzogiorno, mi trovai dietro la schiena il conte che evidentemente mi aveva spiato per tutta la mattinata, infatti, mi abbracciò e accarezzò dapprima le tettine per poi scivolare sino al pube accorgendosi del tubetto che avevo schiacciato tra le cosce e del vibratore nel culetto. Rimase stupefatto, mi disse : ‘Avevo chiesto a Luca di mandarmi un boccone speciale, ma non credevo che mi avesse mandato un boccone sopraffino!’

Presi la palla al balzo e abbracciandolo al collo gli risposi: ‘Grazie conte dell’apprezzamento, mi chiamo Peppina e se lei vorrà saprò farmi apprezzare ancora di più.’

Mi portò nelle sue stanze, mi spogliai sensualmente della tuta e del body davanti a lui, tolsi il vibratore dal culetto rimanendo nuda col solo tubetto che faceva capolino tra le mie cosce ed entrai nella doccia per preparami a soddisfare il conte.

Finita un’eccitante doccia in cui lavavo ed esploravo ogni angolo del mio corpo uscii e trovai oltre al conte anche la cameriera, Laura, che solo ora che indossava un piccolo grembiule vidi essere un uomo con tanto di pisello lungo come non avevo visto mai: il conte era proprio un uomo con gusti raffinati.

Laura mi asciugò e mi accompagnò nel grande letto a baldacchino del conte; ora ero nuda col tubetto sul pisello tra le braccia del conte: mi accarezzò e baciò le tettine facendomi rizzare i capezzoli, scese sul pube controllando che il mio pisello fosse ben stretto nel tubetto e passando tra le cosce arrivò al mio buchetto, accennò un affondo col dito medio e vedendo che il passaggio era abbastanza praticabile ordinò a Laura di spalmarmelo con della vaselina.

Mi stesi a pancia in giù e mentre Laura lubrificava dentro e fuori il mio buchino, iniziai a massaggiare e leccare pisello e testicoli del mio nuovo padrone. L’effetto fu subito evidente, il pisello si ingrossava sempre di più per cui, aiutato dal conte, iniziai un bocchino molto sensuale; Laura nel frattempo, obbedendo ad un cenno del conte, aveva preso un dildo tutto nero e con movimenti calmi entrava ed usciva dal mio culetto.

Il conte mi fermò, mi ordino’ di sedermi accovacciata sul letto in modo che il dildo mi penetrasse sin nelle viscere: il piacere si impossessò di me, mi contorcevo come una vera puttanella; nel frattempo il conte si fece portare da Laura delle pinzette legate fra loro con appeso un grosso ciondolo e le applicò ai miei capezzoli accrescendo in me il piacere e il dolore nello stesso tempo.

Mi fece alzare e applicò anche ai miei testicoli due pinzette con un altro pesante ciondolo: sembravo ingioiellata per una festa di gala.

Mi prese per mano e mi portò in giardino, la mia andatura era molto buffa: il dildo nel culetto, dilatandolo, mi faceva camminare con il sedere all’insù, le pinzette mordevano le mie parti intime e i ciondoli ballavano a destra e a sinistra; ci accomodammo a tavola e sedendomi al suo fianco mi impalai ancor di più col dildo.

Iniziammo a pranzare e da brava servetta l’aiutavo a mangiare i deliziosi piatti che Laura aveva preparato mentre lui continuava a palparmi su tutto il corpo strattonando, con mio sommo piacere, i ciondoli che avevo attaccato.

Finito il pranzo il conte doveva riposare un attimo, tornammo in camera sempre con la mia andatura buffa: per aiutarlo nella pennichella volle un vorace pompino che espletai in maniera più che sensuale con tanto di fiotto finale nella mia bocca.

Ordinò a Laura di ripulirmi e poi volle che mi sdraiassi al suo fianco ma con una variante: mi fece togliere il dildo e mi fece inserire al suo posto una strana cordicella che aveva cinque palline a distanza uguale: lui tirava la cordicella e le palline scorrevano nel mio culetto regalandomi un piacere a me sconosciuto, Laura me le reinseriva, con altrettanto piacere, pronte per un’altra tirata del conte. Il giochetto durò per cinque minuti poi il conte si addormentò e io rimasi sola col mio piacere nel culetto.

Al risveglio il conte fu felice di vedermi così agghindata nel suo letto, mi tolse le palline e ordinò a Laura un caff&egrave per se ed un beverone per me spiegandomi che aveva un’idea ‘sportiva’ per il pomeriggio.

L’idea fu grandiosa, il conte ama i cavalli e quindi io avrei fatto per lui da graziosa pony!

Chiamò Laura che arrivò con degli strani aggeggi: una cuffietta con un pennacchio che mi mise sulla testa, una stana imbracatura con dildo e coda che mi sistemò legandomela in vita, infilandomi il dildo nel culetto; tolse le pinzette dai testicoli, passò una striscia di cuoio sul davanti del mio pube schiacciando tra le cosce il mio tubetto col pisello e la agganciò alla cintura. Così facendo mi ritrovai come un perfetto pony: il pennacchio in testa, il dildo nel culetto nascosto dalla coda di cavallo e con un piccolo sulky agganciato all’imbracatura; anche il conte rimase esterrefatto, non aveva mai posseduto una bella puledrina così!

Si accomodò sul sulky, prese le briglie e con una leggera frustatina sulle mie chiappette mi ordinò di trotterellare: all’inizio feci un po’ di fatica per la mancanza di allenamento ma la mia giovane età e il nuovo tipo di piacere pian piano mi fecero abituare a questo esercizio. Mi indirizzò verso le stalle, il dildo piantato nel culetto mi faceva assumere un’andatura strana ma nello stesso tempo, ormai abituata a contenere qualche aggeggio, il mio buchino provava piaceri incontenibili; mi fece fermare davanti ad uno stalliere e gli ordinò di controllare che tutti i finimenti fossero a posto. Questi, un omaccione grande e con un ghigno da assatanato, pensò bene di dare dei tremendi strattoni all’imbracatura, così controllò bene come aveva ordinato il padrone ma nello stesso tempo era riuscito a spingermi il dildo fin quasi in gola; non contento di ciò, controllò anche che il pube del pony fosse a posto: slacciò la striscia di cuoio e mi strizzò animalescamente testicoli e tubetto con le sue enormi mani; per finire l’opera tirò a se anche le pinzette sui capezzoli e vedendoli ingrossarsi rispose al padrone che la puledrina era a posto.

Ripartimmo, la sosta seguente me la fece fare nell’altra stalla distante circa cinquecento metri; qui scese dal sulky e mi sussurrò all’orecchio che voleva vedere la sua puledrina accoppiarsi con uno dei suoi puledri e quindi ordinò ad un altro stalliere di portare Black, un puledro già abbastanza grande e mi fece slegare da tutti i finimenti.

Luca lo stalliere mi tolse l’imbracatura con molta attenzione per cui non sentii dolore anche quando mi sfilò il dildo e mi lasciò nuda col pennacchio in testa, ciondoli ai capezzoli e tubetto.

Il conte si sedette per godersi lo spettacolo: mi infilai sotto al puledro e con delicatezza iniziai a masturbare il suo pisello; Black apprezzò molto il servizio ed in breve sfoderò un affare di dimensioni impressionanti.

Era sottinteso che la puledra Peppina non avrebbe preso nel culetto quel mostro anche perché il buchino lussurioso avrebbe ricevuto più tardi qualcosa di più nobile; nonostante ciò, con alcune acrobazie riuscii a infilarmi il mostro tra le cosce proseguendo la masturbazione a Black come fosse una sonora inculata.

Black venne con un getto spaventoso spruzzandomi completamente cosce e gambe; anch’io ebbi una specie di orgasmo sentendo tra le gambe un uccello così enorme ma, cosa più importante, anche il conte fu contentissimo dello spettacolo che la sua puledrina gli aveva mostrato.

Il conte ordinò alla moglie dello stalliere di lavarmi; Lara mi portò nella vasca, mi staccò ciondolo e tubetto, mi diede una lavata fin troppo ossessiva indugiando nel mio culetto e sul pisello e mi asciugò strusciando altrettanto attentamente su tutto il corpo.

Luca mi rimise i finimenti, tranne il tubetto che il conte volle applicarmi personalmente e con la solita frustatina sulle chiappette mi fece ripartire alla volta della villa.

Giunti in villa il conte, vedendomi sudata e un po’ stanca, mi affidò a Laura ordinandogli di prepararmi per il servizio finale come le aveva detto.

Laura mi condusse in una grande stanza da bagno, mi tolse tutto quello che avevo indosso e mi passò il corpo con una spugna umida come fossi una puledra di gran valore; mi fece stendere su un lettino a pancia in giù inserendomi il beccuccio di un clistere contenente un liquido molto profumato: ah che sollievo, era tanto tempo che non provavo tre buoni litri di clistere; mi aiutò a sedere sul water per espellere tutto il liquido ed io, riconoscente di ciò che aveva fatto al mio corpo in tutta la giornata, la ricambiai, all’insaputa del conte, di un vorace pompino al suo cazzo rigoglioso.

Venne in maniera animalesca, ah il conte che intenditore con i collaboratori, si ricompose e mi lavò tutto il corpo con dei modi a dir poco sublimi; Laura mi vestì: mi applicò il tubetto, non prima di avermi fatto un veloce pompino senza portarmi all’eiaculazione, mi mise un corsetto che legò dietro la schiena facendomi mancare il fiato, mi piegò il tubetto col pisello tra le cosce rendendo flessuoso e femminile il profilo del mio corpo e mi fece indossare degli strani slip che avevano una buffa peluria sul davanti ed una fessura a mò di vagina. Mi baciò e mi portò nella camera del conte.

Il conte mi accolse a braccia aperte nel letto, mi elogiò per come ero terribilmente femminile e dopo avermi baciato in bocca, ricambiato, mi allargò le gambe penetrandomi nella finta vagina che avevo sul pube: eravamo in estasi, mi sentivo praticamente una donna al servizio del proprio padrone e lui poteva finalmente sverginare la sua servetta; sentivo il suo grosso e caldo pene sul mio pube che scorreva frenetico, venne e mi sentii inondata dal suo caldo sperma.

Il tempo per un rapido scambio di baci e mi venne sopra inserendo il suo pisello caldo nella mia bocca: lo spompinavo con maestria aiutato dalla sua mano che mi spingeva a se; venne e mi inondò bocca e faccia.

A questo punto volle la prova finale: mi spogliò completamente e con un colpo secco affondò il suo cazzo nel mio culetto: mi montò come uno stallone fa con la propria puledrina, quando stava per scoppiare mi prese il pisello e masturbandomi fece in modo che tutti e due scoppiassimo contemporaneamente come due teneri amanti.

Fu molto contento, venne in bagno con me perché voleva vedermi lavare e rivestire; prima di lasciarmi andare mi disse che Luca ora non aveva più debiti con lui e infilò nelle coppe del mio body una banconota da 500 euro.

Però, pensai, per essere la mia prima volta, valgo bene e mi precipitai a casa per chiamare i miei uomini e raccontare loro la mia prima esperienza da escort.

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