ANTAGONISTE
Che Margherita odiasse Delia, era stato evidente fin dagli anni del liceo’ ma che l’odio sarebbe continuato negli anni, non lo avrebbe immaginato nemmeno il più incallito dei giallisti orientali in odore di yakuza.
Il motivo di tanto odio? Gelosia!
Margherita mi sbavò dietro fin da quando era in quarta ginnasio e io in terza liceo. In quell’anno avevo attirato la mia attenzione attraverso alcune operazioni che mi abbassarono il voto in condotta’ quel tanto da farmi bocciare. Ripetei l’anno e Margherita mi confidò che le sarebbe piaciuto che continuassi a farmi bocciare in modo da raggiungermi e di stare in classe con me’ visto che lei era già passata alla quinta ginnasio’ naturalmente la mandai a quel paese. In quell’anno arrivò nella classe ‘gemella’ a quella di Margherita, un’allieva che aveva frequentato il primo anno in una succursale di campagna, e che aveva nei miei confronti gli stessi interessi di Margherita. C’erano però parecchie differenze tra le due: Margherita cattolica bigotta, Delia cattolica anch’essa ma di idee piuttosto progressiste, entrambe pallavoliste, erano di conseguenza piuttosto alte, ma se Margherita era flaccida e grassa, Delia era formosa ma dal corpo atletico, inoltre, se Margherita era piuttosto scarsina sia nel ricevere sia nelle battute, Delia era in fretta diventata capitano della squadra scolastica per le sue doti’ tanto che a maggio, la squadra del liceo, per la prima volta dopo 25 anni si laureò campione provinciale. Margherita poi aveva un’aria perennemente trascurata’ o comunque che poco ispirava: maglioni orribili su camicette di stesso gusto, spesso sudata e con l’alito poco gradevole’ infine quegli occhiali fondo di bottiglia e quell’aria da vittima eterna, non contribuivano certo a darle fascino’ Delia, al contrario, era una ragazza solare (anche se un po’ polemica), dal sorriso contagioso e pronta a prendersi responsabilità a volte più grosse della normale portata.
Delia ed io finimmo col metterci insieme durante le vacanze natalizie del mio ultimo anno di liceo’ era il’ ’93-’94!
Passarono i mesi e dopo l’esame di maturità, finii all’università, in un’altra città, ma il legame tra me e Delia continuò. Non mancavano le difficoltà, i diverbi e talvolta i musi lunghi duravano più del normale, ma dopo altri due anni, Delia ed io eravamo ancora lì’ una giovane coppia, lei ormai diciottenne, e io ventiduenne non lontano dalla laurea.
Il 31 dicembre del ’96, l’intera città si trovò sommersa sotto un manto di neve’ non capitava da più di cinque anni, e proprio la sera in cui tanti avevano programmato uscite fuori città, non c’era verso di uscire da detta città, dato che le strade erano bloccate.
Delia ed io, che avevamo visto sfumare i nostri programmi, optammo per andare a una festa privata, a casa di una sua amica a circa trecento metri da casa mia’ decidemmo di cenare tranquillamente ognuno a casa sua e poi andare alla festa dopo la cena. Così, fu’ ma per un disguido, o meglio un qui pro quo, Delia arrivò più tardi di me, e ai tempi i telefoni cellulari erano ancora poco diffusi, di solito li avevano due o tre persone per ogni gruppo o compagnia, e Delia ed io non eravamo tra quelli che ne facevano uso (ancora pochi mesi poi entrambi cominciammo ad usarlo frequentemente), così quando arrivai a suonare la porta della casa di Monica, Delia ancora non c’era, ma il freddo e la neve mi spinsero a chiedere ospitalità in anticipo. Non fu Monica ad aprirmi, ma una sua ospite’ e immaginate quale fu la mia reazione quando il viso grassoccio e sudaticcio di Margherita si illuminò vedendomi’
-Ciao!- dissi sorpreso e spiazzato.
-Ciao caro! Anche tu qui alla festa?
-No, passavo per portare i regali di Natale in ritardo’
A quel punto capì di aver fatto una domanda abbastanza stupida, tuttavia Margherita ebbe probabilmente l’ispirazione per il suo sketch della serata’ ma non anticipiamo!
Margherita cominciò a marcarmi a uomo come il miglior terzino di serie A, lasciandomi assai poco fiato, e fu la vescica urinaria a venirmi in aiuto:
-Scusa, ma devo andare al bagno!
Sospirai sollevato dopo essermi tolto di torno quella sanguisuga e aspettai qualche minuto ancora,dopo la pisciata, per uscire dal bagno’ e che bella sorpresa fu vedere che anche Delia era arrivata.
Margherita se ne stava in un angolo rabbuiata e a braccia conserte, come se le avessero picchiato rubato la gabbietta del criceto’ ma che si aspettava? Sapeva benissimo che Delia ed io stavamo insieme, che credeva? Che sarei andato alla festa senza Delia?! Illusa!
La festa proseguì senza alti né bassi, unica cosa comune a tutti, era quella sbronza fine che dopo il brindisi prolungato di mezzanotte, accompagnava un po’ tutti, quel livello di ubriachezza che fa perdere i freni inibitori e se si dialoga, di colpo si è tutti filosofi, se si è in festa si è tutti animatori.
In un angolo della sala, c’era l’impianto audio, qualcuno si dilettava con il karaoke, tra questi pure Margherita che era intonata e con voce potente, ma cantava canzoni veramente brutte, nell’angolo opposto, un divano in finta pelle con penisola piuttosto ampio e in quel momento libero. In un eccesso di coccole, Delia ed io ci sedemmo sul divano e iniziammo a baciarci come ragazzini ai loro primi appuntamenti. A un certo punto, ci trovammo sdraiati sul divano come se fosse stato quello di casa nostra e i nostri baci si facevano sempre più intensi e appassionati, incuranti dei presenti che poco alla volta cominciavano a portare verso di noi la loro attenzione, per poi guardare altrove in un minimo di discrezione.
Margherita, prima ebbe uno sbuffo di disapprovazione che sentimmo un po’ tutti (a dire il vero, Delia ed io immersi come eravamo nelle nostre effusioni, lo sentimmo, ma nessuno di noi due capì che si era trattato di Margherita, lo so ora perché me lo raccontarono gli altri presenti), poi si eclissò sparendo per qualche minuto.
Incuranti di tutto quanto, Delia ed io continuavamo a baciarci, io ormai a stento mi controllavo, sentivo erezioni che andavano e venivano, a volta duravano di più a volte di meno, ero sicuro che presto o tardi sarei esploso e avrei portato Delia da qualche parte per una delle nostre storiche scopate’
‘ e invece a un certo punto la nostra attenzione fu richiamata altrove. Con un abito da babbo natale, Margherita stava ballando al centro della sala e si avvicinava al divano, lentamente si stava spogliando.
‘Cosa le sarà saltato in mente?’ mi chiesi ‘una come lei, così bigotta e perbenista’ mah!’
A dire il vero non so dire nemmeno ora cosa la portasse ad avere quell’atteggiamento, se fosse davvero la sbronza o il contesto, eppure, Margherita, la ex-ragazza più brutta di tutto il liceo, era lì che si spogliava per me’ un paio di volte provò pure a sedersi sul divano ma più si avvicinava, più Delia mi allontanava sdegnata da quell’intrusione. Attorno a noi le persone con applausi cadenzati e ritmici sembravano voler incoraggiare la performance di Margherita la quale lentamente e con un sorriso un po’ ebete dipinto in viso continuava a spogliarsi.
Delia si alzò in fretta e si diresse nell’angolo opposto della sala, quello dove c’era l’impianto musicale, Margherita sorrise, convinta di averla scandalizzata e che il campo ormai fosse libero’
…ciò che Delia in realtà stava facendo era il colpo di risposta. A un tratto la musica cessò, e si sentì scandire l’intro di ‘Wolly Bully’ poi la musica partì’ un po’ più veloce del normale, forse i giri del disco non erano gli stessi contati dall’impianto.
Delia prima salì in piedi sul tavolo che aveva ospitato le vivande alcune ore rima con un salto, poi ne scese ballando freneticamente’ con una straordinaria agilità si sfilò i pantaloni calandoli con le mani e lasciando scoprire un tanga nero, poi si dimenò un poco e si avvicinò al divano. Tutti quanti erano rapiti dalla danza che Delia stava improvvisando in quel contesto così insolito, dimenandosi, scuotendosi e ancheggiando come meglio poteva. Margherita guardò la sua storica rivale e a bocca aperta si sedette sul divano a circa un metro e mezzo da me. Delia la guardò negli occhi con aria minacciosa ma al tempo stesso scherzosa, abbassandosi verso di lei la guardò dritto negli occhi e finse di dirle qualcosa ma senza fare nulla di più di un finto labiale, poi tornò indietro di qualche passo e si sfilò anche il maglione giallo a collo alto rivelando che sotto di esso non portava il reggiseno’ quando anche i tanga finirono a terra, e le sue natiche, il pelo e i suoi grossi e perfetti seni padroneggiarono in mezzo ai presenti in delirio, Delia si lanciò su di me e mi infilò la lingua in bocca con desiderio, si staccò dopo qualche istante e guardò verso Margherita che come impalata era ancora seduta, seminuda a pochi passi da noi, poi Delia si alzò e roteò il bacino in senso antiorario per tre volte continuando a guardare la rivale e si passò la lingua sulle labbra, poi buttò la mano sinistra sulla cerniera dei miei jeans e avvertendo l’erezione sempre più incontenibile, sbottonò la patta e me lo tirò fuori’
Sarebbe un bel colpo di scena se ora raccontassi che Margherita, grassoccia e intimidita, con il viso tipico di sta per scoppiare in pianto, mi suscitò tenerezza e che respingendo con sdegno la bella Delia, in un eccesso di cavalleria, mi buttai su Margherita, amandola davanti a tutti con foga e impeto da far vergognare Delia’ sì sarebbe un bel colpo di scena per lo più politicamente corretto agli occhi di molti’ ma non sarebbe la realtà! Nella realtà andò che io, per nulla soddisfatto dei miei calzoni semplicemente calati e troppo eccitato dalla situazione, mi tolsi del tutto i jeans e velocissimamente anche tutto il resto, restando nudo come un verme, poi presi di peso Delia sollevandola leggermente e la sistemai sul divano.
Davanti agli occhi di tutti ci lasciammo andare in un vortice di lussuria, non c’era parte del corpo dell’uno o dell’una che non suscitasse libido nella fantasia dell’altro o dell’altra.
Margherita, con il viso rigato dalle lacrime si alzò dal divano raccogliendo i pochi abiti che indossava e se ne andò’ cessata la musica, fu possibile per tutti sentire i suoi singhiozzi fino in strada, quando attorno all’una di notte se ne andò lungo il vialetto innevato, imbarazzatissima’ fu solo dopo aver consumato con Delia (e durammo un bel po’, visto che ad ogni mia eiaculazione mantenevo l’erezione), che mi preoccupai un po” e se Margherita avesse commesso qualche follia una volta tornata a esser sobria?
Monica telefonò a casa sua un paio d’ore dopo, fu proprio Margherita a risponderle’ tutto era già passato.
Delia ed io ce ne tornammo a casa (la mia) attorno alle quattro del mattino’ incredibilmente durante il tragitto ripensando alla vicenda, tornai ad eccitarmi e onorai la mia eccitazione sul corpo di Delia non appena fummo in grado di metterci a letto.
Passarono altri tre anni, Delia ed io eravamo ormai una coppia fissa che già parlava di nozze. Io avevo conseguito una specializzazione e Delia, stava partecipando a un progetto Erasmus in Canda che l’avrebbe portata lontano per sei mesi.
Nel dicembre del ’99, Delia era a circa metà del periodo, e non sapeva se per le vacanze natalizie l’avrebbero fatta tornare’ forse le sarebbe piaciuto, ma avrebbe preferito tornare per una ragione diversa’
Il 5 dicembre, una domenica, ero stato in montagna con alcuni amici a sciare e mi ero infortunato a una caviglia.
Pensando a una slogatura, vinsi il dolore e mi feci riportare in città, poi al Pronto Soccorso, dove invece rilevarono una frattura e mi convinsero e restare in degenza per un paio di giorni, poi ad operarmi.
Avvertii Delia dell’accaduto, e senza preoccuparsi delle restrizioni, volò in Italia.
Margherita, che aveva studiato Scienze Infermieristiche, era in tirocinio nello stesso reparto di Ortopedia dove ero ricoverato, mi vide e come un falco si precipitò a salutarmi.
-Ma che ti è successo, povero caro?
-Un infortunio a sciare’ ma niente di grave’
-E sei qui tutto solo?
-Beh no’ amici e genitori vengono a trovarmi’
-Mm-mh’ e’ e Delia? Non siete più insieme?
-Certo che sì, solo che in questo momento sta in Canada’ Erasmus!
L’espressione di Margherita, fino ad allora accomodante e apparentemente più matura di quella della ragazzina viziata che piangeva per un nonnulla, cambiò e tornò ad essere la solita.
-Ah!
-Ha promesso che tornerà a trovarmi’ ci siamo sentiti poco fa per telefono.
-Hai telefonato fino in Canada?!
-A carico del destinatario’ ed è l’università che paga’
-Sì, sì’ beh ti saluto’ ci rivedremo senz’altro’
-Ok’- dissi tremando al pensiero che si approfittasse del mio infortunio e dell’assenza di Delia.
I miei timori non erano poi così campati in aria’ io non so cosa successe esattamente, ma dai racconti di qualche sua compagna di corso, Margherita aveva una tale fame d’uccello, che dopo avermi visto ricoverato, si era completamente denudata nello spogliatoio e davanti allo specchio simulava un coito con un individuo immaginario che aveva il mio stesso nome’ ora, io non so quanto ci sia di vero e quanto di leggendario, ma questo è ciò che mi è arrivato all’orecchio’ e forse potrebbe spiegare il motivo della sua inaspettata visita nella stessa sera in cui Delia tornò temporaneamente dal Canada. Delia, preoccupata per la mia salute, si precipitò in ospedale, ma appena mi vide sorridente, si convinse che non era poi una cosa così grave. La ringraziai di essere passata comunque, e le dissi che mi mancava tantissimo’
-Lo so io cos’è che ti manca’ e manca tanto anche a me’- disse togliendosi il cappotto. Poi si tolse pure il maglione e si sfilò i jeans, poi la camicetta, le scarpe, i collant e pure gli intimi’ se inizialmente mi ero detto che doveva avere molto caldo, quando la vidi procedere con lo spogliarello, capii che le sue intenzioni erano altre, e subito avvertii sotto le lenzuola un’erezione piuttosto accentuata, se poi ci aggiungiamo che Delia subito si precipitò in quella direzione, e che me lo tirò fuori e iniziò a lavorarselo di bocca come solo lei sapeva fare’
-Stai tranquillo, faccio tutto io’ vedrai che non dovrai sforzarti!- mi disse e continuò a ripeterlo tra un colpo di lingua e l’altro.
Gli infermieri e i medici di turno, lasciarono trapelare le classiche voci di corridoio in base alle quali riesco a ricostruire come se fosse un film, il percorso di Margherita’ vestita con un lungo soprabito rosso sotto al quale si intravedeva una guepiére, attraversò il reparto di ortopedia, passando davanti alla guardiola e indisturbata spalancò la porta della stanza dove stavo’ e ciò che vide, fu Delia con il mio coso in bocca’ io, dalla mia prospettiva (soggettiva?), ciò che vidi fu la porta che si apriva, Margherita che appariva sulla soglia e che spalancava la bocca più stupita che mai’ poi la sua espressione di stupore lasciò posto a una di sdegno non appena Delia le rivolse la parola:
-Ciao, qual buon vento?- le chiese sollevando la bocca dal fiero pasto.
Per tutta risposta, Margherita si girò, sbatté violentemente la porta e se ne andò’
Prima di ricominciare il nostro lavoro, Delia ed io ridemmo di gusto, fin quasi alle lacrime’ poi lei ricominciò a lavorarsi il mio uccello.
Prima che le vacanze natalizie cominciassero, ero già stato dimesso e già camminavo per la Vigilia.
Delia tornò in Canada dopo l’Epifania, andai a trovarla per le vacanze di Pasqua. Due anni dopo ci sposammo.
Margherita, da quella notte non l’ho più vista di persona, a volte Delia ed io ne parliamo, e Delia non ha conservato alcun risentimento verso di lei’ non so se posso dire lo stesso di Margherita’ da alcuni tag di Facebook, fatti da amici comuni, ho individuato la sua pagina, ma mi sono ben guardato dal chiederle l’amicizia’ è rimasta grassa e brutta come allora, ma è riuscita a sposarsi, ha pure avuto un bambino (o forse bambina, non ho indagato), insomma, anche lei ha avuto il suo lieto fine.
grammaticalmente pessimo........
Ciao Ruben, sei un mito! Hai un modo di scrivere che mi fa eccitare! La penso esattamente come te. Se…
Ti ringrazio, sono felice che ti piacciano. Vedremo cosa penserai dei prossimi episodi, quando si chiuderà anche la sottotrama di…
Davvero molto bello. Piacevole come gli altri e decisamente pregno di sentimenti espressi senza risultare melensi o ripetitivi. D'impatto leggiadro,…
Come ti ho detto, in pochi e poche sanno sa scrivere in maniera così eccitante sia dare un senso ad…