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Trio

La sauna a tre

By 30 Agosto 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

La mia amica Anna mi ha invitato a passare un pomeriggio in sua compagnia, nella sua bella villa fuori città. Naturalmente ho accettato il suo invito: è un po’ che non ci vediamo e, tornate dalle vacanze, avremo modo di raccontarci un sacco di cose.
Arrivo, parcheggio l’auto e suono; mi viene ad aprire il cameriere filippino che mi ha accolto altre volte e che mi dice ‘Signora Anna è fuori, arriva tra una ora. Tu puoi fare sauna in sua attesa’.
Non sono di certo contrariata: fa ancora caldo e l’idea di una sauna tonificante non mi dispiace affatto. Entro in casa e mi dirigo verso la palestra, al fondo della quale si trova il locale della sauna. Mi svesto velocemente, rimanendo in slip e reggiseno, e mi infilo nella sauna. Il locale è saturo di vapore e si vede pochissimo ma dopo essermi abituata riesco a scorgere due figure semi allungate sulla panca di fondo. Aguzzo lo sguardo e riconosco Francesco, il compagno di Anna, e Gerry, l’amico inseparabile, quello con cui Francesco ama fare viaggi (alla caccia di qualche nuova e giovane amica).
Mi avvicino a loro e li saluto con un bacio sulla guancia: sono nudi, coperti solamente da un piccolo asciugamano che nasconde, a malapena, il sesso.
Non è la prima volta che mi trovo a far la sauna con loro, tuttavia oggi è diverso: non c’è Anna, sono sola con loro e questa situazione, devo dire, mi mette a disagio ma, al tempo stesso mi eccita. Loro sono, come al solito, scherzosi e mi rivolgono, come sempre, dei complimenti poi Francesco mi dice ‘non ti vedo molto bene, perché non ti avvicini un po’?’. Non mi faccio ripetere l’invito, mi avvicino a Francesco e mi fermo davanti a lui. Mi viene spontaneo, essendo io in piedi e lui allungato sulla panca, abbassare lo sguardo che viene calamitato da ciò che il piccolo asciugamano non riesce a nascondere. Vedo la forma di un lungo membro la cui cappella fuoriesce dal bordo dell’asciugamano. Dopo un attimo di smarrimento, fugato da un sorriso di Francesco, mi ritrovo a pensare ‘Che cazzo enorme, Anna aveva ragione’. In effetti Anna, nelle occasioni in cui ci siamo scambiate delle confidenze intime, mi aveva detto che il suo uomo aveva un cazzo ‘magico’: quando una donna lo vedeva ne rimaneva incantata e non riusciva a sottrarsi all’attacco di quel pezzo di carne lungo, duro, caldo e soprattutto instancabile. Rimango lì, imbambolata, a fissare quella forma che si intravede, obliqua, sotto la leggera stoffa dell’asciugamano; non riesco a pensare ad altro e sento che la mia micia si sta inumidendo. Immagini sfocate appaiono e scompaiono nel mio cervello: io china, a bocca aperta, con la lingua su quella cappella appena intravista, Gerry dietro di me mentre strofina il suo membro tra le mie chiappe, schizzi bianchi sui miei seni, Francesco che me li lecca e li succhia. Oddio, cosa mi capita? Francesco è l’uomo della mia migliore amica, non posso pensare ad una cosa del genere. Ma lì in mezzo alle gambe, mi sento sempre più umida, non stacco gli occhi dall’asciugamano mentre stringo ed allargo le cosce. Vengo distolta dalla voce di Gerry che mi si è avvicinato e mi sussurra ‘bella bestia, vero? Mi pare che tua sia interessata, puoi anche verificarne la consistenza e la lunghezza!!’.
Francesco, sempre mollemente allungato sulla panca, toglie con un rapido movimento l’asciugamano e la ‘bestia’ mi si mostra in tutta la sua potenza: è un cazzo di circa 25 cm, con diametro pari a quello di un polso (18-20 cm), sormontato da una cappella che sembra una pesca, dal suo meato spunta una grossa goccia di liquido pre-spermatico. Gerry dietro di me mi incita ‘su, non aver paura, toccalo, stringilo’
Come in sogno, vedo me stessa che si inginocchia, impugna con due mani quello scettro, avvicina il volto alla cappella, apre la bocca e raccoglie con la lingua quel nettare che ricopre il meato.
‘Brava, così, fattelo entrare in bocca, vedrai ti farà godere’ così Francesco mi si rivolge mentre da dietro Gerry spinge delicatamente la mia testa ancora più in basso. Dimentico ogni remora, voglio quel cazzo, lo voglio dentro di me, voglio sentirmi sfondare, violentare, voglio sentirmi troia.
Apro la bocca, passo con la lingua su quella splendida cappella, ne gusto la dura ma liscia superficie: seta, velluto e scivolosità. Non è necessario che Gerry spinga la mia testa in basso o che Francesco me la forzi, sempre impugnando il cazzo a due mani apro ancor più la bocca e comincio a scendere. Vinco dei cenni di conato (il cazzo è veramente lungo) e continuo, continuo a scendere finche’ il mio naso si appoggia sul pube di Francesco. ‘Brava, brava Carlotta, lo sapevo che il cazzo ti piace ma non immaginavo che saresti riuscita ad inghiottirlo tutto. Sei proprio una troia, ti faremo godere, continua, continua così.’ Anziché’ sentirmi ferita per essere stata chiamata troia, mi sento ancor più eccitata, la mia fica cola tutto il suo liquore in attesa che qualcuno si prenda cura di lei; ciò che ora mi interessa e’ il suo cazzo: lo sento duro e caldo in bocca ed in gola, mi muovo in su e in giù lavorando con la lingua per dare il massimo del piacere a Francesco che, finalmente, si risveglia dal suo torpore: comincia ad ansimare e le sue mani, dietro la mia testa, mi tirano in basso mentre il suo bacino si alza. Mi piacerebbe avere uno specchio per guardarmi: mi immagino: inginocchiata tra le gambe di un uomo, con uno splendido cazzo piantato in bocca, la testa che si muove avanti e indietro, fili di saliva e di liquido d’amore che pendono dalle mie labbra.
Dietro di me le mani di Gerry velocemente sganciano il reggiseno e sfilano, aiutate dai miei contorcimenti, le mutandine inzuppate dei miei liquidi. Ora si appoggiano sulle mie chiappe e con decisione le divaricano, una lingua calda e rasposa si appoggia sul mio forellino bruno, tenta di forzarlo, scende sotto dove passa e ripassa suggendo il mio liquore.
Stacco per un momento la bocca dal cazzo e gemo: ‘mi fate morire ma continuate, non fermatevi voglio essere montata, fatemi sentire femmina e troia’. La mia pompa continua sempre più vorace, voglio essere sborrata, voglio sentire il suo seme caldo sulla lingua, giù per la gola, voglio berlo. Mi stacco per un momento e lo incito ‘dai, sborrami, affogami con la tua sborra, iniettamela in gola’.
Francesco, spronato dalle mie parole, alza il bacino, toglie le mani dalla nuca e mi afferra i seni come fossero delle maniglie. ‘Si, si, mungimi, mungi la tua vacca e dammi la tua sborra calda.’ Lo sento irrigidirsi e spingere ancor più in alto il bacino, il suo cazzo affonda completamente nella mia gola, le mie labbra sono spiaccicate sui suoi peli e sui suoi grossi coglioni. Vorrei incitarlo ancora e dirgli di sfondarmi ma non posso, riesco a malapena a respirare. Ed ecco, finalmente, uno schizzo violento e caldo mi viene iniettato direttamente nell’esofago; aspiro ed ingoio, mi ritraggo di poco in modo da sentire gli schizzi sul palato. Ho la bocca piena, deglutisco ma mi stacco: il suo cazzo sta ancora sborrando ed io me lo indirizzo sul volto e sui seni.
Mi è sempre piaciuto ricevere quest’omaggio sui seni e sulla faccia, mi fa sentire ‘marchiata’ dal maschio che mi ha fatto sua!!
‘Oh Carlotta, come sei stata brava, mi hai regalato la più bella pompa della mia vita. Nessuna, mai, era riuscita a farmi sborrare in così poco tempo.’
Ci alziamo in piedi e mi ritrovo in mezzo, Francesco davanti e Gerry dietro; si strusciano su di me, sento il cazzo di Gerry che si appoggia sul solco delle mie natiche, sculetto per sentirlo meglio. Francesco impugna ancora i miei seni, mi guarda intensamente negli occhi quindi si china ed applica la sua bocca, come fosse una ventosa, su un seno poi sull’altro. La sua lingua passa e ripassa leccando la sua stessa sborra finche’ non mi ha ripulita completamente. A questo punto mi prende la testa e mi chiude la bocca con un bacio profondo, la sua sborra passa da lui a me, ce la dividiamo, ce la spalmiamo sul volto e ce la lecchiamo. Questo bacio cosi’ lascivo fa sì che il cazzo di Francesco sia di nuovo pronto: lo sento premere sulla pancia, lo afferro con una mano e lo scappello pennellandolo sulle labbra della mia fica. ‘non vorresti darmelo qui? E tu, Gerry, non vorresti infilarmelo dietro?’ La risposta di Francesco è una staffilata ‘qui e dietro cosa vogliono dire? Dimmi dove li vorresti i nostri cazzi’. Mi sento definitivamente troia e godo già nel rispondere ‘li voglio nella fica e nel culo, voglio essere sfondata, voglio essere pompata e riempita dalla vostra sborra’.
‘Così mi piace, sei una troia e come tale devi parlare e comportarti. Ti riempiremo fica e culo di cazzo, ti allagheremo con la nostra sborra e tu griderai il tuo piacere chiedendo cazzo, di più, ancora cazzo’
Mi infilo una mano tra le labbra della fica ritraendola completamente umida del mio liquore, la porgo a Gerry che avidamente la lecca, ripeto la cosa ed è il turno di Francesco che, prima di leccarmi la mano che gli sto porgendo davanti alla bocca, mi avvicina a sé e con indice e medio a V mi inforchetta: uno in fica ed uno in culo, con forza, quasi con cattiveria. Mi piacciono questi gesti violenti, è nello spirito della femmina il cercare il maschio più forte, quello che la prenderà brutalmente e le infilerà il cazzo in corpo con forza, che saprà domarla, come una puledra alla monta.
Anche Francesco, però, lecca avidamente la mano fradicia dei miei umori; seduto sulla panca, col cazzo svettante, mi tira a sé facendomi allargare le gambe. Mi appoggio sulle sue ginocchia impugno nuovamente il suo cazzo, me lo punto all’imboccatura della vagina e gli sussurro:’ infilzami, sfondami la fica’. Francesco è spronato dalle mie parole così lascive, basta una leggera spinta per far sparire la cappella e parte dell’asta nella fica. Emetto un profondo sospiro, come se la sua penetrazione avesse spinto fuori dai mei polmoni tutta l’aria. Finalmente mi sta scopando, ho il suo cazzo in corpo, continua a spingere ma la mia vagina non è abbastanza profonda; sento l’enorme cappella che ormai poggia sull’utero; ne vorrei ancora ma non c’è spazio; mi limito a dimenare i fianchi per sentire la grossezza e la dilatazione della mia fica. Sto sbrodolando come una fontana, mi metto una mano dietro e con un po’ di fatica riesco a ‘sentire’ quanto mi sta allargando; vorrei vedermi, vorrei leccarmi, vorrei qualcosa di grosso e di duro nell’altro mio foro, vorrei essere inculata profondamente.
A presto il seguito (per chi ha apprezzato la prima parte).
Sono graditi commenti

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