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Trio

Papa e Rangi

By 24 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Accidenti a lui! Accidenti Tahiti e a questa vacanza! Possibile che non capisca? Lo lascio proprio del tutto indifferente? Ieri gli ho spompinato il gelato davanti alla faccia senza mezzi termini. Che altro dovrei fare per attirare la sua attenzione?
Che poi, era ovvio che fossimo venuti qui per questo. Insomma, magari proprio ovvio no, però’ Due coppie single in Polinesia, è una convenzione non scritta che finiscano a letto. Luca e Silvia infatti’
Sono mesi che cerco di fargli capire che mi piace. Bah, se non mi vuole che vada al diavolo!

‘Che hai culona?’ Sento Silvia mormorare con la voce impastata dal sonno.

‘Niente torna a dormire.’ Nella penombra, in mezzo a tutto il casino cammino cercando di non inciampare. Accidenti che casino! Magari quando torno mi deciderò a usare la scarpiera.
Ma dove è finito il costume giallo? Ah eccolo, no! è ancora bagnato. Mi tocca usare quello nero col perizoma. Cazzo lo avevo preso solo per fargli girare la testa. Pazienza mi tocca usarlo sul serio, magari trovo qualcuno interessato al mio’
‘Stai dicendo che ho il culo grosso!?!’ Chiedo indispettita.

‘Nooo… Sto dicendo che se non la smetti di fare casino ti sbatto fuori.’ Mi risponde coprendosi gli occhi con il braccio.

‘Quanto avete bevuto ieri?’ Le chiedo mentre controllo che nella borsa ci sia tutto. Il telo, dove diavolo è il mio telo?

‘Ti spiace se la predica me la fai dopo pranzo? Oooohh mi scoppia la testa. E per favore smettila di fare casino” Si volta dandomi le spalle e il sedere nudo con il segno del bianco fa capolino tra le lenzuola. L’ho presa la crema? Sì eccola.
‘Ok, ok, me ne vado.’

Insomma, va bene la timidezza, va bene essere distratti, ma ancora un po’ e gliela ficco sotto il naso. Non è che sono io quella strana? Solo perché sono femmina non vuol dire che ogni tanto non mi va di scopare. Di voglia ne avrei, eccome. Il fatto è che gli uomini sono solo bravi a parole ecco!

‘Ma che” Mi guardo attorno disorientata. Presa dai miei pensieri non mi sono resa conto di aver sbagliato strada. Cavolo, il villaggio deve essere lontano; qui ci sono solo alberi, ma quanto ho camminato? Alberi, alberi e ancora alberi. Alberi a perdita d’occhio e una sola stradina. Ci sono delle orme di pneumatici che mi sembrano abbastanza recenti. Almeno non è un posto del tutto abbandonato, tanto vale andare a vedere.

Mi vengono in mente le favole che mi raccontavano quando ero bambina. In ognuna c’era un bosco e in ogni bosco un sentiero proprio come questo. Proprio non riesco a capire cosa spingesse i personaggi delle fiabe a lasciare il sentiero. Sotto gli alberi ci sono solo rovi e un groviglio di sterpaglie. Perché dovrei lasciare questa stradina tanto comoda e tranquilla? Per graffiarmi con le spine di qualche arbusto-vatte-la-pesca del Pacifico? Andrà sicuramente da qualche parte.

Stavo iniziando a preoccuparmi, finalmente la pista finisce e gli alberi sono meno fitti. Affretto il passo spinta dalla curiosità.
Quello che mi aspetta mi lascia lenza fiato. C’è una spiaggia completamente circondata dalle palme che si getta tra le acque di un mare azzurro come non ne ho mai visti. Un centinaio di metri al largo c’è una scogliera artificiale che impedisce alle onde dell’oceano di venire a perturbare quel piccolo paradiso.

Mi guardo intorno mentre mi avvicino con cautela. La spiaggia deve estendersi per non più di cinquecento metri. Sulla sabbia ci sono delle impronte, ma non vedo anima viva. Non sento alcun rumore a parte lo sciabordio delle onde e le urla dei gabbiani.

Rimango a guardarmi intorno ancora per qualche minuto, prima di decidermi a fare mio quel posto da sogno. Dalla borsa tiro fuori il telo e lo allargo a qualche passo dal segno lasciato dalla marea.

Mi spoglio e mi metto il costume. Il perizoma si incunea perfettamente tra i miei glutei. Non è fastidioso come pensavo potrei anche farci l’abitudine. Mi accarezzo con civetteria le natiche bianche, spalmandoci la lozione solare.
‘Tsè… Culona mi ha chiamata.’ Scoppio a ridere sentendomi stupida.

L’acqua è gelida come sempre al mattino, ma non posso resistere oltre, comincio a nuotare verso la barriera di massi eretta da chissà chi. Di tanto in tanto mi giro a guardare indietro a disagio per aver lasciato le mie cose incustodite. Constato che non c’è proprio nessuno.
Quando raggiungo il muro di scogli mi ci arrampico sopra. Non è molto alto rispetto al pelo dell’acqua, ma la scalata è meno facile del previsto.
Una volta sopra, rimango a guardare l’oceano infinito rapita dalle onde che si infrangono sotto ai miei piedi. Osservo in totale pace con me stessa la linea dell’orizzonte. I pensieri sono completamente spariti e mi accorgo di essere rimasta a lungo. Infatti sento la pelle bruciare, mi sono quasi del tutto asciugata alla lieve brezza dell’oceano. Solo il costume e i capelli restano attaccati alla mia pelle ancora umidi.

Mi tuffo e comincio a nuotare tornando verso riva.

Solo quando sono a più di metà strada mi accorgo che c’è un altro telo poco lontano dal mio. Sorpresa, mi blocco accorgendomi che sono già arrivata a dove si tocca. Mi guardo intorno, ma non vedo nessuno.
Ad un tratto qualcuno spunta alla mia sinistra. Faccio appena in tempo a cogliere il movimento con la coda dell’occhio per spostarmi evitando che mi travolga.

è una ragazza scura con i capelli nerissimi e dalla pelle abbronzata, i lineamenti sono vagamente asiatici. Mi guarda con occhi vivaci appena più scuri della sua pelle.
‘Que fais ici?’ Mi chiede con un’espressione curiosa e divertita.

Resto spaesata da quella lingua che non conosco. Ci metto un po’ ad ipotizzare che può essere francese. Forse è una del posto, non è il francese la lingua nazionale? Mi rendo conto che da quando siamo atterrati mi hanno sempre parlato in inglese e italiano sebbene con un certo accento francese.

‘Que fais ici?’ Ripete lei.

Devo proprio avere una faccia da deficiente.
‘Non.. Non capisco.’ Cerco di rispondere inutilmente mimando le parole con il gesto delle mani alzandole al cielo e alzando le spalle.

La ragazza scoppia in una risata cristallina e scompare nuovamente sott’acqua.
Giro goffamente su me stessa per qualche seconda cercando di vederla, quando lei sbuca dietro alle mie spalle. Sento il reggiseno che viene tirato e mi volto istintivamente portandomi le mani al petto.
Impacciata dall’acqua sono troppo lenta, il gancetto è aperto e i lacci penzolano inermi dietro di me. Lei non si è spostata, veloce come un serpente afferra il reggiseno e lo tira a sé. Sorpresa da quella mossa scivolo verso di lei finendo miseramente sott’acqua. La sento dimenarsi sotto di me e dopo un attimo riesco a risalire per riprendere fiato.
Con orrore mi accorgo di avere i seni scoperti. Li sento muovere liberi ondeggiando nell’acqua. Cerco disperatamente il reggiseno intorno a me fino a quando non la sento ridere e schiamazzare una decina di metri più in là. Tiene il reggiseno, il MIO reggiseno sopra la testa sventagliandolo come una bandierina.

‘Oh divertente!’ Esclamo seccata. Mi butto in avanti e comincia l’inseguimento. Starle dietro è impossibile, nuota meglio di un pesce e appena mi avvicino abbastanza da sfiorala, sparisce sotto il pelo dell’acqua risalendo decine di metri dietro di me.

Prima che me ne renda conto la mia caccia diventa un gioco e le mie risate si uniscono alle sue.

Nuotare seminuda è piacevole dopotutto. L’acqua scivola sui miei seni avvolgendoli, sento l’acqua accarezzarmi la pelle bianca e i capezzoli. Mento a me stessa dicendomi che si stanno indurendo solo per via dell’acqua fredda.

‘Presa!’ Urlo trionfante quando finalmente l’acciuffo o meglio, quando si è finalmente lasciata raggiungere.
Un brivido di sorpresa mi corre lungo tutta la schiena. La guardo con gli occhi sgranati. Cazzo! Anche lei è senza top come ho fatto a non accorgermene? Cazzo! Le ho appena strizzato una tetta!
Presa dallo sconcerto e dallo stupore non mi accorgo che lei è di nuovo all’attacco e mi ritrovo nuovamente a trattenere il respiro in apnea. Riesco a rimettermi in piedi tossendo, l’acqua mi arriva appena alle ginocchia e per poco non affogo, che vergogna’
Mi sento strana, ho come l’impressione di essere troppo libera nei piani bassi.
‘Non ci credo!’
Guardo giù e quel che vedo toglie ogni dubbio. Mi ha tolto anche il perizoma.

Paralizzata dalla vergogna cado in ginocchio nascondendo il pube sotto l’acqua. Comincio a sentire una vampata di calore salire dall’addome, per niente lenita dall’acqua frasca. Non riesco a crederci di provare quelle sensazioni. è perché sono nuda di fronte a una sconosciuta? O perché è stata lei a spogliarmi in quel modo?

Lei mi si avvicina inginocchiandosi a sua volta davanti a me. è nuda anche lei, il suo pube depilato si immerge lentamente di fronte ai miei occhi.
‘Accidenti quanto sei bella.’ Mi sfugge in un sussurro.
Comincia ad accarezzarmi un seno sfiorandolo appena. Mi sento rabbrividire, ma non mi oppongo. Qualcosa in me, me lo impedisce. Lei se ne accorge e si fa più audace.
‘Que gros seins”

Ora me li sta proprio palpando con entrambe le mani. Le sue carezza sono gentili e sapienti, quando le sue dita passano sui capezzoli vi si fermano stuzzicandoli.
Quella situazione, oltre agli stimoli che mi danno le sue mani mi fanno sentire bene, mi sento molto erotica. Comincio a ricambiare il favore imitandola.
Le mie mani si chiudono a coppa perfettamente sui suoi seni. Sono più piccoli dei miei, ma è piacevole palparli, plasmarli, sentirli nei miei palmi.
Con una mano, scende lungo il fianco e io faccio lo stesso, mi accarezza la pancia e io la imito. Non lo faccio volutamente quanto piuttosto seguendo un riflesso, un istinto. Come se giocassimo a ‘io ti faccio quello che tu mi fai’.
Così rimaniamo una di fronte all’altra con l’acqua che ci lambisce la vita, ognuna con le mani sul corpo dell’altra. Le spalle, le braccia, la schiena, i glutei.. Ogni cosa che le sue mani mi toccano io le tocco di rimando. Si ferma solo quando raggiunge il pube, giocherellando con i miei peli ricciolini. In questo non la poso imitare perché il suo monte di Venere è liscio come quello di un neonato.
‘Cumment est le chatte?’ Mi chiede con un sorriso da furbetta.

Forse attende una risposta, ma non sono in grado di dargliela. Rapita come sono da quelle sensazioni mi è anche difficile solo pensare. Non so neppure cosa mi ha chiesto, ma intuisco che il momento è cruciale.

Si avvicina leggermente a me prima di spingere la mano ancora un po’ sotto, in avanti fra le mie gambe. Con un brivido sento le sue dita scorrere lentamente sul clitoride. Incomincia a stimolarlo con dei movimenti circolari dei polpastrelli. Una scossa mi attraversa dal basso fino al cervello.
Non è certo la prima volta, mi sono toccata infinite volte; però, farmelo fare da lei, mi dona sensazioni mille volte più intense.

Si ferma e mi guarda indispettita. Riesco a capire, nonostante mi senta la mente annebbiata dal piacere. Respiro profondamente per trovare un poco di ragione. Riporto la mano sotto l’acqua e quando trovo il suo bottoncino, la ricambio cercando di imitare i suoi movimenti. Ho paura di non essere all’altezza, non l’ho mai fatto ad un’altra e poi non mi è facile restare lucida mentre lei riprende a masturbarmi.

Sembra comunque che lei gradisca, i nostri mugolii di piacere crescono di volume mescolandosi allo sciabordio delle onde e al lamento dei gabbiani.
Non riesco ad urlare il mio orgasmo perché lei mi abbraccia baciandomi. Con passione ricambio chiudendo gli occhi come fa lei.
Lei non è ancora venuta quindi continuo. Abbracciate così non riesco più a stimolarle il clitoride quindi infilo un dito nel suo caldo antro.
‘Anche il cielo ci lascia alla nostra intimità perché lei è un angelo.’ Penso quando una nuvola passa sul sole avvertendo la sua ombra su di noi, quasi come una presenza.

Lei allarga le cosce e io colgo l’invito. Infilo un secondo dito e poi un altro ancora e sempre più profondamente. Lei non smette di baciarmi mentre fa l’amore con le mie dita. La sento contrarsi quando finalmente viene gemendo nelle mia bocca.

Passato l’amplesso, ci separiamo e apro gli occhi. Con il cuore in gola e il fiato corto, mi accorgo che non eravamo all’ombra di una nuvola.
‘Oh cazzo!’ Esclamo quando realizzo che si tratta di un uomo.

‘Vous n’est pas ici! Qui ‘tes-vous?’
Mi chiede con tono brusco al punto che mi spavento e inizio a tremare di paura. Scatto in piedi, coprendomi come posso mentre lui ripete quelle parole.

Sgrano gli occhi nel vedergli l’erezione enorme, e lo credo bene, con quello che ha visto! Arrossisco dalla testa ai piedi. Oh porca miseria! Ma che figura ho fatto? Oh porca miseria! Oh porca miseria!

Sembra infastidito della mia presenza, ma non si muove. Alla ragazza non bada affatto mentre lei le saltella attorno squittendo felice. Nonostante il suo comportamento infantile non perde il suo fascino sensuale. Lei si appiccica sul corpo possente dell’uomo, ma quanto è alto? Capisco che sono amanti vedendo che lo bacia sul petto e sulla spalla mentre con una mano (ma è la stessa che aveva messo sulla mia patata?) gli accarezza quella cosa enorme che ha tra le gambe.

Nel frattempo sono riuscita ad allontanarmi raggiungendo l’acqua alta che ora può coprirmi fino alle spalle.

Accarezza teneramente la ragazza sulla guancia. Si dicono qualcosa e poi mi si avvicinano. In un attimo mi hanno raggiunto e ne rimango sbalordita, ma come hanno fatto?
‘S.. senta mi dispiace, me ne vado subito ok?’ Comincio a dire come se mi potesse capire.

Indietreggiando urto la ragazza che si è messa dietro di me. Il contatto dei suoi seni sulla mia schiena mi fanno imbarazzare ancora di più e mi sento le guance avvampare.

‘Qui est elle?’ Chiede alla ragazza con la sua voce profonda.

‘Un cadeau’

‘Cadeau?’ Risponde lui sorpreso.

‘Oui’ pour nous. Vous n’aimez pas?’

So che parlano di me, ma non li capisco e questo aumenta il mio disagio. Il loro tono è calmo, quello della ragazza pare addirittura divertito, ma ho comunque un po’ di paura. Mi volto a guardarla cercando di mandarle uno sguardo di supplica.

In tutta risposta, mi bacia dolcemente rassicurandomi. Discosta una ciocca di capelli che mi copre la guancia e me la bacia. Mi rilasso un poco, nonostante la presenza di lui dietro di me, con la sua erezione calda contro la mia coscia.

Caccio un grido di sorpresa, quando mi sento afferrare per i fianchi e sollevare come un fuscello. Provo a scalciare in cerca di un punto di appoggio, ma mi tiene stretta sotto le ginocchia con le cosce che premono sul mio petto. So che dovrei tentare di oppormi, di urlare almeno, ma non lo faccio. Quella presa salda, ma gentile, questo senso di costrizione’ mi rendo conto di essere di nuovo eccitata.
‘Cumment est le chatte?’ Sento dire dalla ragazza.

Ovviamente non si attende una risposta e con un risolino scompare sotto il pelo dell’acqua. Non la posso vedere, ma la sento. Le sue dita ritrovano una seconda volta il mio clitoride, ma solo per un attimo prima di insinuarsi nella mia fessura. Sento i suoi capelli solleticarmi il sedere. Lui freme anche se impercettibilmente e capisco che ora si sta dedicando al suo piacere.
Mi abbassa fino a quando non sento la sua virilità premere all’ingresso della mia vagina. Indugia forse studiando la mia reazione. Ho un tale desiderio che non posso fare a meno di divaricare le gambe per quanto la sua presa me lo consente.
Mi abbassa ancora e lui entra, lo sento chiaramente insinuarsi in me riempiendomi in una lenta e costante penetrazione.

La ragazza è di nuovo di fronte a me che ci guarda con le labbra voluttuosamente dischiuse. Ci guarda mentre lui mi prende. Ancora e ancora mi cala sulla sua erezione portandomi a un piacere che non avevo mai provato. Il ritmo cambia ora è un amante dolce e gentile, ora mi trascina in un vortice di sesso selvaggio. Non riesco a distogliere gli occhi dalla ragazza, dalle sue labbra che desidero ancora su di me.

Vengo, urlando il mio orgasmo.

Dopo l’amplesso mi tiene ancora abbracciata, il suo petto contro la mia schiena. Sento il suo calore e il battito del suo cuore che mi cullano insieme alle onde del mare. Mi pervade un senso di soddisfazione totale, le palpebre mi diventano pesanti.

‘Papa?’

‘Oui?’

‘Quand nous faisons l’amour?’

‘Un jour, Rangi, un jour”

Il vento mi accarezza la pelle, un gabbiano lancia il suo grido in lontananza. Mi sveglio alla luce rosata del tramonto, distesa sul mio telo da mare. Mi guardo intorno spaesata, riconosco la spiaggia ma non c’è nessuno. Che sia stato tutto un sogno?
Mi tolgo il costume e mi rivesto, sullo slip è rimasta una macchia stranamente bianca’

Papa nella mitologia polinesiana rappresenta la dea che incarna la terra. Con il suo amante, il dio Rangi, generò molti figli.
Secondo la leggenda, nei loro amplessi erano così strettamente abbracciati che i loro figli non potevano liberarsi. Alla fine riuscirono a separare i due amanti che dettero origine al cielo e alla terra.

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Ringrazio Maxtaxi per i commenti e i suggerimenti immensamente acuti.

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