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Sesso al lago con mio marito con finale di roulette russa

By 9 Aprile 2022No Comments

“A Varenna abbiamo fatto sesso due volte in altrettante diverse occasioni. La prima volta è stata un sabato di luglio quando c’erano i fuochi artificiali.”

“Anche lì abbiamo rischiato una denuncia per atti osceni! Per quella occasione ero vestita tutta d’oro: abitino in lamé aderente, borsetta, scarpe e tanghino microminimo. Abbiamo cenato e poi siamo andati a passeggiare lungo la passerella che unisce il porticciolo vecchio con la zona dell’imbarcadero dei traghetti. Poco prima di arrivare sul piazzale c’è una specie di grotta con delle arcate che si affacciano sul lago. Proprio mentre stavamo passandoci dentro sono iniziati i fuochi. Per via di tutta la gente che era affacciata da quelle arcate per vederli, noi che eravamo più indietro non vedevamo niente.”

“Infatti amore, dicesti proprio: “Non riesco a vedere un cazzo!”

“Cosi ci hai pensato tu! Magari non l’ho proprio visto ma sicuramente l’ho preso perché, approfittando che tutti erano rivolti verso il lago e nessuno guardava verso la parte interna della grotta, anche piuttosto buia, mi hai trascinata contro la parete, mi hai ficcato la lingua in bocca e mi hai infilato una mano nelle mutandine. Cazzo, essere in quella situazione con tutta quella gente a tre metri di distanza e con i fuochi che potevano finire da un momento all’altro mi ha fatto andare fuori di testa.”

“Sei stata proprio tu a dirmi di mettertelo…”

“Sì, e tu non hai avuto il minimo indugio, razza di pazzo! Scopata galattica: per aprirmi meglio, avevo appoggiato il piede destro sulla seduta in pietra ricavata nella parete di roccia e cercavo di essere solo io a muovermi perché temevo che qualcuno potesse vedere i tuoi movimenti da dietro. Sono venuta in un lampo e ti ho intimato perentoriamente di venirmi dentro altrimenti non avrei saputo come pulirmi. Mi hai riempita come un bignè. Quindi, prima di lasciarti uscire e provocare un altro disastro, ti ho preso dalla tasca posteriore il fazzoletto e me lo sono infilata nelle mutandine affinché assorbisse tutto…”

“Poi ti ho portata a mangiare il gelato e ti sei fiondata in bagno a sistemarti.”

“E lì ho scoperto con orrore che, nonostante le precauzioni prese, avevo uno schizzo di sperma sull’interno della coscia, poco sopra il menisco quindi non coperto dal vestito!”

“La seconda volta che abbiamo fatto sesso a Varenna invece l’avevamo programmata.”

“Quella settimana avevamo traslocato nella nostra nuova casa e a causa del casino e della conseguente stanchezza, non avevamo fatto sesso per un po’ di giorni. Avevamo così deciso che quel sabato sera sarebbe stato cena fuori e scopata in macchina…”

“Che comunque facevamo e facciamo tuttora abbastanza di frequente, anche se abbiamo una comodissima casa.”

“Ma quella sera mi sentivo veramente troia per via dei giorni di astinenza, per cui mi vestii con in paio di shorts in jeans così stretti che mi marcavano il solco della patatina in maniera veramente oscena. Sotto mi ero messa il tanga del bikini fuxia, assicurandomi che l’elastico si vedesse uscire bene sopra le anche. Il seno era coperto da un top bianco semitrasparente senza reggiseno e i capezzoli sparavano fuori come chiodi. Ai piedi misi un paio di zeppe alte così, con i laccetti fuxia coordinati con le mutandine.”

“Quando abbiamo attraversato il paese a piedi ho fatto ancora il giochetto di farti camminare da sola dieci metri davanti a me…”

“Da vero porco! E io sembravo un troione tedesco sbarcato in cerca di cazzi!”

“Il cameriere del ristorante quando ti ha vista balbettava e non ti toglieva gli occhi dalle tette e dal solco della tua patatina…”

“Dopo aver mangiato dovevamo trovare in posto dove “consumare” e ti venne l’idea di quel belvedere che c’è sopra Perledo.”

“Il posto è stupendo perché è imboscato, dotato di panchina strategica parzialmente nascosta da una siepe e da un albero. Il problema furono però le zanzare che ti stavano mangiando, per cui cercammo un altro luogo che non trovammo in breve tempo. Ed avevamo così tanta voglia che decidemmo un altro posto a rischio, ossia una piazzola a lato della strada, ma c’era troppo passaggio di auto, per cui rinunciammo alla scopata e ripiegammo sulla masturbata reciproca.”

“Iniziai io slacciandoti i pantaloncini e facendoteli togliere, poi ti stuzzicai a lungo i capezzoli attraverso il top setoso, con frequenti palpate di tette a piena mano. Poi scesi e iniziai a giocare con il tuo ombelico massaggiandoti il pancino e i fianchi.”

“Ed io pensavo: “Ma quando cazzo si decide a mettermi una mano sulla figa?”

“Ah, ah, ah! Ma se ti piacciono i preliminari!”

“È vero, ma in quel momento avevo una voglia folle di essere pastrugnata.”

“E ti accontentai presto, perché una Barbie con il tanga fuxia è sempre stato il mio feticcio, per cui misi grande impegno a toccartela e pastroccartela in ogni modo possibile.”

“Intanto io ti avevo slacciato i pantaloni e ti strizzavo il pacco come una forsennata.”

“Mi mancava poco a venire, per cui mi tolsi le mutandine e divaricai le gambe al massimo possibile dentro l’auto: il ginocchio destro era incollato al finestrino e il sinistro al volante. Tu hai iniziato una serie di decise pressioni sul mio pube con il pollice, mentre mi rigiravi l’indice nella patatina e il mignolo nel buchetto posteriore. Dopo poco me ne sono venuta come una fontana. Mi ci volle tempo per riprendere il controllo della mente e soprattutto della mano che non aveva mai lasciato la presa dal tuo pisello. Ora toccava me farti impazzire!”

“E ci sei riuscita pienamente.”

“Ti ho abbassato i boxer e ho impugnato il tuo pisello che fremeva di ricevere un trattamento adeguato a quello che avevo ricevuto io. Sapevo che dopo tutti i toccamenti che aveva già ricevuto mentre mi masturbavi e per via dei lunghi giorni di astinenza la tua resistenza non sarebbe durato a lungo, ma avevo voglia di giocarci e di farti divertire il più possibile. Per cui iniziai una sega molto lenta. Il glande era già imperlato dei tuoi umori e ciò permetteva alle mie dita di scivolare alla grande lungo l’asta. Al lavoro di mano aggiunsi quello dello sguardo, che tenevo fisso nei tuoi occhi con intrigante e complice intensità.”

“Il tuo lavorio di mano e di sguardi mi stava portando velocemente all’orgasmo e ti avvisai che da lì a poco sarei capitolato, nonostante i miei sovrumani sforzi di prolungare il più possibile quei momenti.”

“Ti dissi di resistere ancora un pochino perché volevo fare la roulette russa.”

“Spiega bene ai nostri lettori come si fa la roulette russa mentre si masturba un uomo.”

“Per dovere di sincerità non è una mia invenzione, ma mi è stata mostrata da una mia amica, sulla pelle del suo fidanzato, quando avevo poco più di vent’anni. Comunque, si fa così: quando il vostro ometto vi avvisa che sta per venire o se siete voi ad accorgervi che è quasi sul punto di eiaculare, iniziate una sequenza di tre veloci pompate con la bocca, poi vi staccate rimanendo con il viso vicino al suo glande e gli date tre decise segate, attendete un paio di secondi, poi di nuovo tre pompate di bocca, vi staccate e quindi tre veloci segate e due secondi di pausa. E così via. Se vi prendete la sborrata in bocca avete vinto la roulette, se invece la spruzzata di sperma vi lava la faccia avete perso. In entrambi i casi dovete svuotare completamente il vostro uomo nel modo in cui ha iniziato a venire, ossia, se ha iniziato a schizzarvi in viso non potete parare il colpo mettendovelo in bocca.”

“E ti ricordi se quella sera con me hai vinto o perso?”

“Quella sera mi sentivo così troia e volevo mostrarti tutta la mia porcaggine che ho voluto perdere, per cui ho attivato tutte le mie percezioni per cogliere l’esatto istante nel quale saresti venuto e ho coordinato bene i tempi di mano e bocca e prendermi la tua enorme sborrata in faccia che mi ha distrutto il pesante trucco che mi ero messa quella sera.”

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