Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici

M’s story. Capitolo 34. Astuzia e finanziamenti

By 20 Novembre 20222 Comments

È il lunedì della mia 14 settimana, ci svegliano alle 07:30. Ma alle 07:45 Claudio mi dice che sono attesa negli uffici. Romina ha dormito in via straordinaria nel mio letto: ma da oggi avrà il suo lettino e scendiletto dove dormire. Ora è al centro dei pettegolezzi delle altre: lei riesce solo a dire: “Adelmo mi tiene al suo servizio per altri 14 giorni”. Io sto per scendere mi bloccano: “M. parla! Com’è andata?”, Io arrossisco, mi sento inferiore anche alle altre schiave e riesco solo a dire: “Romi è stata perfetta, ha superato la prova”.

Sono negli uffici, c’è Ercole e al suo fianco Claudio: sono seri e sto andando in panico, ma:
Ercole: “Emme ti comunico ufficialmente che sei nella fase B del tuo periodo di prova. Hai un impegno in Archivio martedì, con fede matrimoniale, non c’è durata: ti guiderà Giovanni. Un altro impegno giovedì: andrai a Forlì il pomeriggio e sera, con fede matrimoniale, non c’è durata: Karcharías guiderà sia te sia Claudio. Infine, hai una pizza in città sabato sera, con fede matrimoniale, non c’è durata: ti guiderà Claudio. Mi raccomando: ubbidienza, pudore, sperma. Gli altri giorni riposa, cura il tuo corpo e impegnati nelle lezioni: ci saranno professori nuovi da oggi. Non oziare, aiuta la nuova ad integrarsi e fai i lavori necessari qui nella villa, ubbidisci e servi i padroni se ti vengono a trovare. Puoi andare”. Sono turbata, Ercole è stato freddissimo, ma mi rialzo dall’inginocchiatura, mi inchino ed esco dopo il dovuto: “Grazie mio signore”.

Passo la mattina a sbattere i tappeti, lavare e lucidare i pavimenti del piano terra. Domani dovremo fare il piano dove abitiamo. Nel pomeriggio abbiamo tutte lezione. La novità è che adesso siamo sei e ci sono due insegnanti di ballo in più, ma questi sono eterissimi: lo capiamo al volo da come ci guardano. Anche Claudio viene lasciato un po’ tranquillo: solo uno dei due maestri omo lo sodomizza: e riesce a evitare il frustino e fare un’ora di lezione. Quando manca una mezz’oretta alla fine della seconda ora… potete immaginarlo. Oltre a me, viene scelta Patty. E sono gentili. A ginnastica ritmica la scelta cade ancora su di me, mentre il cuoco preferisce Patty… e per una volta schivo il frustino dal cuoco.

Sono le 08:00 di martedì, Claudio mi passa quel che dovrò indossare, ma andrò in archivio in bici e vestita da campagnola, come la volta precedente. Giunta la’ mi cambio: hanno deciso lo stile scolaretta birichina: Le Dior con tacco 9cm, le parigine bianche con ricamini rossi. Una mini cortissima, ma non da putt… è di 25 cm e almeno mi copre il triangolino davanti del perizoma e quasi tutto il sedere. Ho comunque le cosce nude: dalle ginocchia fino all’orlo della mini. La camicetta bianca, abbastanza trasparente e niente reggiseno. Un coprispalle di lana Merinos per il freddo. Mi ricontrollo davanti al grande specchio del bagno e poi passo il tempo a ridarmi lo smalto e altre piccole cose.

Alle 10:30 entra Giovanni, controlla tutto e mi spiega: stanno arrivando Nando con il commendator Fabbri che hai già conosciuto. Vai ad aprire tu e li porti qua. Poi io ti manderò di la’, fingi di lavorare. Vogliamo vedere se Fabbri chiede espressamente di te. Mi raccomando: sempre pudore e ubbidienza. Qualche minuto dopo si sente bussare, corro e apro con il sorriso più dolce che riesco a fare. Entrano prima le guardie del corpo di Nando, che mi saluta cordialissimo, io ricambio: “Benvenuti nel mio archivio, che piacere questa visita!”: Nando mi bacia sulle guance, le sue guardie, invece, mi guardano e sorridono. Mi volto per stringere la mano del Commenda e… è paralizzato! Con gli occhi incollati alle mie gambe. Imbarazzata faccio finta di niente: “Prego vi faccio strada, il Provveditore è nella sala riunioni”. Sento i loro occhi su di me, ma non sculetto, devo essere modesta anche se il Commenda mi ha già presa una volta (ed è stato bravissimo, vedere cap. 28).

Siedono, Giovanni è molto professionale, spiega: “Carissimi, vi ricevo qui per motivi di riservatezza: è un ambiente che uso per le questioni delicate. Niente di segreto o di illegale, per carità! Ma siccome parleremo di soldi, anzi, di tanti soldi, la prudenza non è mai troppa: e nell’archivio nessuno vi ha visto arrivare e nessuno vi vedrà andar via”.
Nando: “Ottima cosa. Allora vi comunico l’importo definitivo stanziato dal Ministero: la prima tranche è 3 milioni e 800.000 euro. L’anno prossimo vedremo”.
Giovanni: “Un momento prima di continuare senatore. Emme cara, vai pure a lavorare ai tuoi scaffali, lascia la porta aperta che se ho bisogno di chiamo”. Io mi inchino, ma lievemente, non da sottomessa, ed esco restando a portata di voce. Solo che fuori il film è lo stesso: qui mi mangiano con gli occhi le due guardie.
Nando: “Dicevo: questa cifra andrà alla Fondazione presieduta dal Comm. Fabbri, che la girerà poi alle Ragazze Insicure, con modalità che concorderete voi. Quindi la A.R.I. dovrà rendicontare alla Fondazione Industriali, che a sua volta rendiconterà annualmente al Ministero. Tutto chiaro?”. Vedo che Fabbri è distratto, mi guarda e si sta asciugando una goccia di sudore che gli cola dalla fronte al viso.
Giovanni: “Commendatore, è bene che ci scambiamo i telefoni dei rispettivi contabili, così, una volta ricevute le istruzioni, noi avremo poco o nulla da fare. È d’accordo?”.
Fabbri si riprende e si schiarisce la voce: “Sì, certo, concordo su tutto. Ho qualche domanda, ma firmiamo pure quel che c’è da firmare”. Gio e Fabbri firmano: Nando, da bravo politico, ha fatto tutto senza lasciare tracce.

Commenda: “Ecco, avrei bisogno di saperne di più, sia per riferire al nostro consiglio, sia per tranquillità mia. Per esempio, la A.R.I. funziona già? Ci sono ragazze minorenni? Come vengono protette le ospiti?”.
Giovanni: “Lei ha perfettamente ragione. Allora, proprio ieri abbiamo inaugurato la seconda casa: è un immobile con 20 camere da letto grandi, luminose e pulite. La prima Ragazza Insicura verrà trasferita proprio questa settimana. A questo si aggiunge la Casa Madre, più piccola ma con un parco di quasi 30 ettari: è in pieno centro ma praticamente invisibile grazie a un cerchio di mura alte quattro metri. [pausa] No, non ci sono ragazze minorenni: ripeto che, per il bene delle ospiti, non possiamo permetterci nulla di men che legale. Le due case sono di proprietà di M., la nostra bella archivista che, essendo soggetta a tutela legale per fragilità psichica, non può amministrarle. Perciò, il tutore le ha affittate alla A.R.I.. Come sicurezza siamo appena sufficienti: abbiamo solo due guardie e ne servono almeno tre per il collegamento tra le due case: spero che su questo aspetto ci aiutino le forze dell’ordine [sospiro di sollievo di Fabbri]. Altro problema: i direttori: lo abbiamo solo nella casa grande, ne servirà un altro”.

Commenda: “Sono sollevato, la ringrazio. Penso anche io che non sia prudente fare troppa pubblicità al progetto. Direi che noi lo metteremo solo nel bilancio sociale e lo spiegheremo ai soci a voce. Ma chiedo ancora: la signorina M. sembra una ragazzina, quanti anni ha? E quella che sarà trasferita, ha la stessa età?”.
Giovanni: “Emme, vieni per favore?”. Corro svelta. “Vede, Emme non è signorina, ma è sposata. E si è sposata proprio con un giovane ospite che si sente donna, è molto attraente ed ha la stessa insicurezza – cioè è a rischio – di tutte le altre ospiti. Quindi, M. ha comunque la maggiore età legale: Emme, fai vedere la tua carta d’identità al commendatore per piacere. Infine, l’Insicura che andrà nella seconda casa non è una ragazza, ma una signora di quasi 45-50 anni, molto attraente, talmente insicura da non riuscire a rifiutare rapporti a chiunque. Proprio come M. È chiaro che questa signora difficilmente esce dalla casa, o lo fa solo se accompagnata. E tutto questo viene spiegato a voce prima di accoglierle, con la firma di accettazione del regolamento delle case”.

A sentir parlare della 45enne (Patty), il Commenda diventa attentissimo: “Ma quindi solo donne attraenti? Perché? Ma quante sono ospiti ora?”.
Giovanni: “Perché è chiaro che le ragazze bellissime come la nostra archivista sono le più a rischio. Non voglio raccontare cosa ha subito la nostra povera M. prima di venire accolta, un giorno le dirò qualcosa, ma ora è meglio di no”. Il Commenda annuisce e aggiunge un “capisco” facendo chiaramente riferimento al fatto che sono presente.
Giovanni conclude: “Le ospiti attuali sono sei: tre giovanissime, tra cui la nostra M., e tre signore dai 35 ai 50 anni. Per sua maggiore tranquillità, le faccio due proposte: visto che abbiamo finito, rimanga ancora un momento e intervisti M. a quattr’occhi. Inoltre, quando le va, mi chiami che le faccio visitare le case, conoscere il personale e le ospiti”.

Commenda: “Guardi, pensavo impiegassimo molto più tempo e quindi posso rimanere volentieri a intervistare la signorina… cioè la signora M. Per la visita, sa… gli impegni. Ma se avrò bisogno di altre informazioni la chiamerò senz’altro”.
Rimasti soli, il Commendator Otello quasi si avventa su di me, mi abbraccia, mi bacia, con la mano va subito sotto la mia minigonna. Io non ho difficoltà a ricambiare il bacio, anzi, mi sciolgo, gli mordo il lobo di un orecchio (non è altissimo) e gli sussurro: “Grazie… grazie di avermi voluta rivedere… non sta bene dirtelo, ma ti ho pensato tanto”. Una volta, nell’appartamento in fondo all’archivio chiude a chiave la porta, mi spoglia tutta e mi fa salire sul tavolino basso del salotto: ho solo i tacchi alti e le calze parigine. Mi guarda con occhi eccitatissimi, mi accarezza tutta, mi fa aprire un po’ le gambe: “Sei bellissima… ma parleremo dopo, ho tempo fino alle 13:30”.

Mi fa scendere, si guarda attorno e io capisco cosa cerca: svelta vado ad aprire il divano letto. Mi sorride, si spoglia anche lui e si distende a pancia in su. Poi mi tira a sé e mi fa stendere su di lui, il mio viso sopra il suo sesso, la sua bocca sotto alla mia passerina. E lecca, lecca subito. Lo sa che così divento matta, si ricorda! Mi bagno subito, ma stavolta devo riuscire a controllarmi e non godere subito. Lecco il suo uccellotto, già rigidissimo, poi lo imbocco, succhio… ma non sono perfetta: con quel tipo di bacini perdo il controllo… e subito godo, godo mentre lui continua a leccarmela.

Aspetta che mi passi e mi calmi, mi fa scendere, mi accarezza il viso: “Sei ancora docile come la prima volta? Mi ubbidirai a tutto?”. Arrossisco, abbasso gli occhi, rispondo: “Lo vedi da solo che non ho paura con te… e ti avevo già detto cosa provo per te”.
Mi bacia dolcemente, ricambio. Poi, piano piano, mi volta a pancia in giù e prende a baciarmi dal collo fino in fondo alle calze, le caviglie.
Commenda: “C’è una cosa che non ho avuto il coraggio di farti e che desidero alla follia”.
Nascondo il viso nel cuscino, rispondo con un filo di voce: “Otello, io… ti ubbidirò in tutto… lo vedi che mi piace tanto tutto quello che mi fai… sono onorata di piacerti… grazie”.

Sale su di me, si distende sulla mia schiena. Ha la pancia e mi sento dolcemente schiacciata dal suo peso. Con le sue gambe, mi fa aprire un po’ le mie e mi informa: “Già sai che non amo il profilattico. Ma non mi piace neanche usare creme… sopporta per piacere”.
Io: “Vorrei che tornassi spesso da me … mi fai sentire importante e protetta. Non riesco a negare niente a nessuno, lo sai. Perciò, se lo merito, ti supplico: fammi tua, tutta tua”.

Lo appoggia sulla mia rosellina segreta, spinge solo un po’: aspetta di vedere se strillo e poi spinge dentro un altro po’. Non strillo, non piango: resto in silenzio e inarco la schiena per offrirmi a quella penetrazione innaturale. Capisce e, svelto, spinge senza fermarsi, fino a che lo sento tutto su per il sedere.
Otello: “Sei mia! Ora ti ho posseduta dappertutto. Sei bella e ubbidiente: anche nel culo”.
Io, col viso nascosto nel cuscino: “Oggi mi hai sottomessa e umiliata, ma mi hai voluto fare tua. Ti supplico, non illudermi: se innamorarmi di te mi farà soffrire dimmelo ora”.

Al sentire le mie parole Otello perde il controllo, spinge, spinge come un forsennato. Io mi sento così importante, così desiderata e… “Grazie Otello… grazie per usarmi per il tuo divertimento… io… credo di amarti”. Diventa ingrifato come un grosso suino e, poco dopo, mi spruzza dentro: veniamo assieme, io miagolando a lungo e tremando per il piacere. Ansima, è stanco, deve riposare, proprio come Balth. E io mi accoccolo tra le sue braccia, gli lecco i pelacci del torace. Gli accarezzo il viso e penso che, come quando mi ha penetrata nel posto giusto, anche dietro ci ha saputo fare tanto. Non ha un pene grande, anzi: ma è molto esperto: chissà quante ne ha illuse prima di me.

Ed è proprio lì che, dopo avermi sodomizzata per bene, comincia chiedermi della nostra comunità: “Emme, sei felice? Come ti trovi lì? Sii sincera, con me: ti aiuterò sempre. Ti fanno del male? Oggi ho saputo che sei sposata: ami quel ragazzo o ti hanno costretta?”.
Resto zitta un momento, poi rispondo: “Sì, sono felice, non sono mai stata così felice come in questi ultimi mesi. Appena dopo il menarca, gli uomini del paese mi portavano in un fienile e mi facevano stare nuda. Non voglio dirti cosa mi facevano: mi vergogno e puoi immaginarlo da solo. Sapevo di sbagliare, ma mi piaceva tanto tutto. Invece, da quando mi hanno scelta queste persone buone, ho delle regole, vengo controllata, mi spiegano… Sanno come sono fragili le persone come me e ci guidano con fermezza, ma anche tanta dolcezza. Abbiamo anche lezioni dove ci insegnano a ballare, cucinare, comportamento e galateo, yoga, ginnastica e altro”.

Otello: “Perché non rispondi su tuo marito? E sul sesso? Come mai sei così calda e godi così tante volte? Hai rapporti sessuali con queste persone”.
Io: “Scusa, lo faccio ora: mio marito si chiama Claudio, ha 25 anni ma sembra un ragazzino di 16. Non è solo omosessuale, ma è come una donna: ragiona e si muove come una donna, ha anche un po’ di seno naturale. Per questo non abbiamo rapporti, ma ci vogliamo bene come sorelle e mi ha aiutata tanto: sono stata felice quando mi ha sposata. Non so se questo matrimonio durerà: lui è bella, piccola come me e ama alla follia un uomo, anche se spesso viene sodomizzato da altri. Ma gli voglio bene”.

Faccio una pausa: “Il sesso. Va bene, ti rispondo, ma prometti di non mortificarmi né dirmi cose cattive. Io sono sempre stata come mi vedi ora, ho sempre avuto l’orgasmo con facilità e con tutti…. Se poi l’uomo è gentile, se è dolce [abbasso gli occhi] … hai visto come reagisce il mio corpo e cosa succede al mio cuore. Ma ti giuro: non sono una facile né una che cerca uomini. Sono solo nata con questo carattere: è sempre stato debole e remissivo. La A.R.I. mi ha aiutata a capire che ci sono altre donne come me, donne che a 50 anni continuano ad avere tanti orgasmi e a non riuscire a dire di no a niente e a nessuno. E ti giuro che nessuna di noi è ninfomane, anzi. Nel mio caso lo psichiatra ha certificato solo una fragilità nel carattere. Adesso mi vergogno a continuare, aiutami”.

Ho gli occhi lucidi, mi stringo a lui… che mi accarezza il viso. Ma siamo ancora nudi a letto e non posso non vedere che lo ha di nuovo in erezione, tutto dritto e arrogante.
Otello: “Calmati, non ti condanno, sto solo cercando di capire. E ti capisco sempre più. Quindi, per piacere, continua appena riesci”.
Le sue coccole mi fanno stare bene, dopo qualche minuto riesco a finire le spiegazioni: “Grazie, sei tanto caro… devo rispondere alla domanda sul sesso con i soci e le persone che ci aiutano. Ma prima sento il bisogno di farti un esempio: era lo scorso settembre, scuola appena cominciata. Mi giravano attorno dei ragazzi di quinta: alti, forti, attraenti e gentili. Non li conoscevo, mi hanno avvicinata parlata e… nel giro di tre ore ero su un prato con loro che mi penetravano a turno. Non mi hanno costretta né fatto violenza, ho solo ubbidito. Ho avuto tanti orgasmi. Cosa pensi di me adesso?”.

Otello tace, vedo che il suo sesso si muove da solo e sta per spruzzare senza bisogno di carezze, ma si controlla: “Penso che sei davvero particolare. Che quanto ti succede non dipende da te. Che conoscere altre ragazze e signore come te alla A.R.I. ti sia stato di grande aiuto. E penso che – scusa la sincerità – vorrei venirti a trovare spesso alla A.R.I. … ma hai visto come mi hai ridotto? Perdonami, ma mi piaci moltissimo”.
Io: “Allora finisco le spiegazioni chiedendoti: è meglio che io sia libera e indipendente come le altre ragazze? Che possa uscire liberamente, rischiando di avere rapporti con tutti quelli che incrocio? Oppure è meglio che viva in una casa protetta, aspettando e sperando che quelle buone persone vengano e mi facciano l’amore? Io ho fatto la mia scelta liberamente: e mi insegnano ad accettarmi come sono, mi aiutano a diventare sempre più ubbidiente, restando umile e conservando il mio pudore”.

Otello conclude: “Non avevo capito, non credevo che fosse una cosa così pulita. Voglio rivederti, e su questo non mi ferma nessuno: lo vedi cosa mi succede quando ti sono vicino. E con la mia ex moglie non è mai stato duro come con te, nemmeno da fidanzati. Ma voglio anche aiutare questo progetto personalmente e farne parte. Ma ora basta parole… mi resta un’ora…”.
Mi commuovo perché mi ha capita e non mi ha condannata. In un attimo è di nuovo sopra di me e mi penetra. E io miagolo subito, miagolo… miagolo…

Continua

2 Comments

Leave a Reply