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OrgiaRacconti di Dominazione

M’s story. Capitolo 37. Una visita per verifica

By 24 Novembre 2022No Comments

La Domenica passa tranquilla senza particolari novità: si lavora duramente per preparare gli ambienti a eventuali nuove ragazze che chiederanno di venire assistite.
Alle 13:00 Ercole viene a pranzo e mi emoziono a vederci tutte e sei, nude a quattro zampe, nella mise cerimoniale, che mangiamo serene nelle nostre ciotole, sottomesse ai piedi di Ercole, Vito, Alfio, Decimo e Rodolfo che mangiano a tavola: in questa comunità non mi sento più strana e mi accetto sempre più per quella che sono.
Si vede che anche a Ercole piace questo quadretto, perché fa cenno alla “sua Claudio” di andargli tra le gambe e la onora mettendogli il pene in bocca fino a fine pranzo: inutile dire che Claudio è raggiante ogni volta che Ercole ha un’attenzione per lui.

Finito il pranzo, Ercole mi chiama nel salone centrale, ha accanto Claudio e Alfio: sono nuda ai loro piedi, mani dietro la schiena, petto in fuori, ginocchia separate di due pugni:
“Emme, innanzi tutto spero che tu capisca perché devo essere più severo con te: se tutto andrà bene, assumerai un impegno importante, il più importante della tua vita: quindi, io non posso sbagliare nel valutarti, come tu non devi sbagliare nelle prove.
Dunque: lunedì il Commendator Fabbri desidera visitare entrambe le ville ed ha chiesto espressamente che tu sia sempre con lui. Perciò: fede matrimoniale, non c’è durata, ti guiderà Alfio. Otello Fabbri arriverà qui dall’entrata nascosta, poi vi sposterete con una delle auto poco appariscenti: il Commendatore non può correre il rischio di essere riconosciuto. Per te, Alfio, l’impegno è doppio: proteggere i tuoi passeggeri e vigilare perché, una volta sola con il Commendatore, Emme non subisca violenze o cose brutte.

Martedì sei libera, ma chiedi a Marta se puoi far ballare le due riammesse in servizio: tu balli e loro devono imitarti. Sfiancale perché devono rimettersi in forma al più presto.
Mercoledì hai una pizza in provincia di Bologna: fede matrimoniale, non c’è durata: ti guiderà Claudio. Giovedì come martedì, sei libera.
Venerdì hai un appuntamento sulle colline di Bologna, località Tolé: fede matrimoniale, non c’è durata: ti guiderà Claudio. Sabato come giovedì.
Domenica passerai tutta la giornata con Helio e la sua famiglia, rientro entro le 23:00. No fede matrimoniale, ti guiderà Helio. Per la sicurezza: Decimo tutto il giorno.
Ho finito, devo solo fermarmi qualche secondo. Claudio, vai nel salottino e aspettami.
Emme mi raccomando ancora: sii perfetta, ubbidientissima e non perdere il tuo pudore”.
[Claudio esce dal salottino dopo 2 ore e mezza, gli occhi sognanti e camminando sbilenco!]

È lunedì mattina e sto già smaniando per l’arrivo di Otello. Han deciso che devo vestire come lui preferisce: sarò di nuovo la liceale birichina, ma Marta mi dice di non esagerare perché, anche se sono cotta di Otello, potrei sembrargli una poco seria: mi fa mettere una minigonna più lunghetta e il perizoma, però mi dà il permesso di andare ad aspettarlo nei garage, dove arriva l’entrata nascosta. Aspetto quasi un’ora: ogni minuto che passa lo desidero di più e devo spesso asciugarmi la fessurina con i fazzolettini di carta.
Finalmente arriva e faccio i salti gioia come una bimba: non posso andargli io incontro, non sta bene che io prenda l’iniziativa; ma quando viene da me gli volo tra le braccia…e quando mi bacia ricambio già miagolando dolcissima.

Subito controlla la “sua proprietà” trovandomi con la passerina bagnata, il culetto stretto ma non troppo, le puntine del seno in fiamme che sporgono. Oggi smanio proprio, vorrei che mi prendesse subito, ma lui: “Bambolina, allora… fammi vedere questo posto”. Ha ragione lui e io torto, come al solito. Rispondo “Sì Otello, subito. Ma vuoi vedermi come di solito, o preferisci che io e le mie sorelle ci comportiamo come siamo abitualmente qui? Se non ti piacciamo come siamo basta dirlo e ridiventiamo come le altre donne, va bene?”.

Otello sorride: “Ma sicuramente vorrei vedere come siete davvero!”. Annuisco, spero di non aver fatto errori, saliamo in ascensore fino al piano terreno e, quando esco, mi spoglio subito tenendo solo le calze e i tacchi alti (la coda è di sopra).
Mi inginocchio davanti a lui, quindi: “Grazie mio signore per essere venuto a visitare la sua schiava”. Poi rialzo il busto, gli prendo una mano e ne lecco il dorso per un po’.
Lui tace, forse è stupito, non ho ancora alzato gli occhi per guardare al centro dei suoi pantaloni, per vedere se è contento. Ma me lo dice lui: “M. sto impazzendo, fermati o mi bagno nei pantaloni”. Mi stacco subito, aspetto le sue istruzioni. Ma niente, non chiede. Gli spiego: “Mio signore, lei è qui come ospite importante. Il direttore di questa Villa ci ha detto che, se lei lo gradisce, di comportarci come se lei fosse uno dei nostri padroni. Perciò, adesso, lei ordina e io o qualunque altra, ubbidiamo”.

Otello sorride, non in modo cattivo, ma curioso e anche un po’ malizioso: “Va bene, credo di aver capito. Allora, vorrei conoscere tutte… diciamo… le altre ospiti”. Mi alzo di scatto. Vado dove finisce lo scalone, le chiamo: “Ragazzeee.. c’è il mio amor.. no, c’è un mio amic… insomma, un ospite importante, vuole valutarci tutteee!!!”. Tornata in ginocchio davanti a Otello, spiego: “Stanno lavorando tutte, ma in cinque minuti arrivano”.
La prima ad arrivare è Marta, subito si prostra e si pone a sinistra di Otello, mentre io sono l’ultima a destra. Poi Adelina, Filomena e Romina assieme, Romina subito prima di me, tutte in ginocchio allineate. Loro, correttamente, sono in guepiere e calze: io non ho avuto tempo si salire e mettermela. Parla Marta: “Il mio signore perdoni l’assenza di Claudio, è al lavoro”. Un attimo di pausa, poi: “Giù!”. Ci prostriamo tutte ai piedi di Otello.
Qualche secondo e poi, al segnale di Marta, torniamo su col busto. Otello, parla rivolto a me: “Siete tutte bellissime… anche le altre sono insicure come te? Cioè, ubbidiscono a tutto?”. Io non rispondo, gli sorrido e gli indico Marta, la prima della fila: lui capisce che non posso parlare, perché se c’è Marta parla lei.
Otello: “Oh, mi scuso, non sono pratico… signora, vuole rispondermi lei?” rivolto a Marta.

Marta: “Sì, mio signore… siamo tutte insicure, chi più chi meno… Ma tutte stiamo accettandoci per quelle che siamo: qui siamo al sicuro ed è con gioia che accettiamo la guida dei nostri padroni”.
Di sottecchi guardo se Otello è deluso o contento: il centro dei suoi pantaloni nasconde una erezione assurda… sorrido e torno a occhi bassi, sono felice che ci accetti così, sottomesse.
Otello: “Ho capito… e se io volessi una dimostrazione? Mettervi alla prova, insomma”.
Marta: “Ci è stato detto che lei è come se fosse uno dei nostri padroni. Pertanto, ha diritto ad essere adorato da tutte noi. Provi a scegliere una di noi che sia di suo gusto e le dica ‘adorazione’”. Passa un secondo e Otello chiede a… Marta! “Adorazione”. Era ovvio, è bellissima e dimostra 10 anni meno dei suoi 50!

Marta: “Grazie mio signore”. Avanza lenta a quattro zampe, fino ad avere il viso davanti alla patta di Otello: “Mio signore, la supplico, mi permetta di adorarla”. Lui ci mette qualche secondo per rispondere, respira un po’ affannato: “Sì, te lo permetto”. Svelta slaccia, abbassa la cerniera, quindi i pantaloni e gli slip: porta il viso sotto ai testicoli di Otello e li bacia, leccando anche lo scroto, con tanta devozione.
Lui geme, non capisce più niente e… spruzz… spruzz… 6 volte, coprendo i capelli e il viso di Marta: quando ha finito, lei gli sorride felice, con gli occhi luminosi e, con il viso e la testa coperta di sperma, gli sussurra: “Grazie mio signore, grazie per avermi onorata”.

Otello siede su un divano, è tipo in coma, dà il permesso di tornare al lavoro e tiene solo Marta e me ai suoi piedi. Respira profondamente, poi dice a Marta di andarsi a sistemare, mentre a me indica il sesso: lo imbocco e glielo lecco per pulirlo. Dieci minuti e Marta torna, io ho finito di pulirglielo.
Otello: “Siete incredibili, il sogno di ogni uomo. Ma ci sono tante cose che non capisco… per esempio, come fate a essere sicure che non vi sfruttino? E se entra qualcuno per violentarvi?”. Marta annuisce e a voce alta: “Signor Otello, in meno di 2 mesi, Emme ha quasi un milione di euro nel suo fondo pensione. E, per l’altra domanda… Signor Alfio.. può venire solo un attimo? la prego”. Et voila’! Alfio era a cinque passi da noi, compare tipo all’improvviso, mano sulla fondina: “Marta, tutto bene?”. Marta tace e annuisce con la testa, poi indica il Commendator Otello.

Alfio: “Molto piacere, sono Alfio, addetto alla sicurezza di questo immobile e delle persone che ci sono”. Pian piano spuntano anche Vito e Rodolfo, che fanno solo un “ciao” a Otello con la mano e scompaiono di nuovo.
Otello: “Ah, ecco… ora capisco. Piacere di conoscerla, sono Otello e sono un amico del vostro gruppo, diciamo, in visita di istruzione”. Ride. Ride anche Alfio e risponde: “Piacere mio. Con permesso, torno ai sistemi di sicurezza: abbiamo telecamere e sistemi di controllo e dissuasione per tutti i 9 km del perimetro… è un lavoraccio, ah ah ah”.

Otello tace per qualche minuto, di solito mi penetra subito, ma oggi… pensa! “Signora, se io avessi voluto… cioè… lei è molto attraente e capirà che un uomo…”
Marta “Sì, certo: lei ha tutti diritti, noi tutti i doveri. Lei può usare sessualmente ognuna di noi, ed è il minimo: senza persone che ci guidano, ci proteggono e ci insegnano, noi saremmo sulla strada o già morte”.
Otello resta in silenzio e… pensa di ancora! Congeda Marta e, tenendomi per mano, vuole vedere tutto. La mansarda è chiusa, gli spiego che è un posto super riservato, che nemmeno noi sappiamo se e quando viene usata e da chi: lui sembra molto contento di questa cosa. Mi fa mettere un cappottino e vuole anche vedere il parco, anche se non c’è il tempo per girarlo tutto: gli spiego che abbiamo anche un cagnone addestrato per la guerra ai terroristi per la notte. Ma ora possiamo girare perché di giorno sta nel suo recinto.

Quando ha visto tutto, chiede di Villa M., al mare. Mi rivesto da liceale e supplico Alfio, nel modo che dobbiamo usare, di portarci. Andiamo con l’auto non appariscente e seduta dietro con Otello, finalmente mi limona e mi dice un sacco di cose carine. Una sosta in un ristorante lungo la via è l’occasione perché Otello impari qualcos’altro su di noi: ci portano il menù e io non lo guardo nemmeno. Alfio spiega: “Sono abituate a non lasciare niente, altrimenti vengono punite. E non possono prendere neanche un etto di peso in più”. Otello sorride: mi sembra che pian piano entri nel suo ruolo: ordina lui per me, carne e verdurine.
Giunti alla villa, viene accolto cordialmente da Eugenio, Max e Decimo (che sta imparando i sistemi di sicurezza); lo accompagnano nel salone dove Ottavia e Patty già lo attendono in ginocchio. Quando Otello vede Patty è come folgorato… e subito chiede se può… io ho un attimo di gelosia, che mi faccio passare subito. Tornano nel salone tre quarti d’ora dopo… e Otello completa la visita di tutta Villa M. Si ferma una mezzoretta a parlare a quattr’occhi con Eugenio, non sento tutto, ma sento che vuole capire bene gli eventuali rischi che potrebbe correre. Eugenio è davvero in gamba, spiega tutto e, senza farne il nome, spiega la posizione di Helio che è già socio, le sue ricchezze, le cautele che usa.

Sono le 16:00 e si ritorna alla villa di città. Seduta dietro, Otello mi chiede cosa ho. Mi mordo un labbro, non dovrei far trapelare sempre cosa ho nel mio cuore. Con un filo di voce rispondo la verità “Il mio signore gradirebbe ancora usarmi?”. Lui ride e mi spiega. “Dovevo capire e verificare tutto. Ora sono stanco, ho i miei anni, ma ti avviso che chiederò di diventare socio. Però c’è un’altra cosa che mi intriga” e chiede ad Alfio che sta guidando “Scusi, volevo sapere: lei può fruire delle grazie di Emme?”. Alfio si mette a ridere, poi spiega: “I miei colleghi ed io, quelli armati per intenderci, siamo personale di servizio, non siamo ancora soci. Siamo pagati bene, ma non siamo mercenari perché condividiamo gli scopi della comunità. Infine, sì: possiamo usare qualunque schiava a piacere, quando ci va. E, in assenza di soci, devono ubbidirci in tutto”.

A sentire questo, vedo che il centro dei calzoni di Otello che si solleva… ma non era stanco? Senza dire una parola mi spinge delicatissimo il viso verso il basso e dice, in modo che Alfio senta: “Non farmi venire, lecca e succhia soltanto. Quando saremo alla Villa di città, vorrei chiedere ad Alfio un’ultima verifica, una gentilezza per te”. Alfio capisce tutto, ride:
Alfio: “Ma volentierissimo… io lavoro qui da solo una settimana ed M…. diciamo che ancora non l’ho conosciuta! Una sola cosa: noi possiamo “fare amicizia” con le schiave solo in pubblico, di solito nel grande salone… in camera solo in occasioni particolari”. Ride. Ridono. Con il sesso di Otello in gola, divento rossa.

Nel grande salone della Villa di città, mentre Alfio si sta spogliando, è Otello che spoglia me. Mi bacia sulla bocca, sul collo, sul piccolo seno… mi sciolgo, cerco la sua bocca. Invece, Otello che mi guida verso il letto al centro del salone. Vedo che stanno arrivando anche Vito, il nostro nuovo direttore e Rodolfo: siedono vicino mentre Otello mi distende, nuda, mi schiude le cosce: sono già bagnatissima: mi offre a un altro, non me l’aspettavo!

Alfio mi è addosso, ha un bel membro, non come uno dei “top padroni” ma è eretto e ben proporzionato. È gentile, sembra che abbia paura di rompermi per quanto son piccina confronto a lui. Controlla che io sia pronta e, stupito, si guarda la mano tutta bagnata dei miei umori. Sorride, scende verso il centro del mio piacere coprendomi il corpo di baci bagnati. E io già miagolo, 3-4 volte, come per chiamarlo. Quando la sua lingua raggiunge la mia fessurina miagolo più a lungo, dolce e disperata, godendo all’istante, con un orgasmo che mi fa contorcere di piacere sul lettone, davanti a tutti. Come Alfio, nemmeno Vito mi ha ancora “conosciuta” ed ha gli occhi fuori dalla testa per come ho reagito ai baci laggiù.

Aspetta che io mi calmi e mi passi il respiro affannato. Vedo con la coda dell’occhio che Otello se lo sta accarezzando e che Vito si sta spogliando… ed ecco che Alfio si distende su di me e mi penetra: va pianissimo ed è tanto attento… quando fan così mi sciolgo e miagolo di nuovo. Mi fa sua, si muove lento ma lo spinge tutto, fino in fondo… mi piace da morire: chiudo gli occhi e schiudo le labbra… lui capisce e mi bacia, tenero: mi fa diventare matta. Apro le gambe e porto le ginocchia ai suoi fianchi, come per bloccarlo dentro di me. Il lettone si muove: qualcuno è salito sopra, ma sono confusa per il piacere e non mi interessa più di niente. Porto le braccia al collo di Alfio, lo tiro verso di me, strettissimo. Mi bastano ancora pochi minuti e…. miaooo… miaooo!!!

Mi gira la testa, Alfio ci ha proprio fare. Esce da me, io ho ancora gli occhi chiusi, il mio orgasmo continua ancora per un po’. Sento che qualcuno si distende al mio fianco…poi quattro mani che mi aiutano a salire sul nuovo arrivato: mi fan scendere lenta ed entra in me un uccellone: è decisamente più grande di quello di Alfio. Neanche questo è brutale, ma è sicuramente più deciso: mi penetra completamente dopo pochissimo e io mi comporto proprio da sgualdrina… rovescio la testa all’indietro, la vista appannata, pianto le unghiette (senza volere!) sul forte torace dello sconosciuto e… cavalco… miagolo e cavalco abbassandomi con forza su quell’uccellone presuntuoso. Aumento la velocità del sali-scendi e quello di sotto mi dà spinte fortissime… sto per godere di nuovo, ma sento lontanissima la voce di Marta che lo prega: “Mio signore, faccia attenzione, è piccola… la supplico” mentre la sua mano leggera mi asciuga il sudore dal viso.
L’uomo dentro di me si calma. Sono seduta sul secondo, il busto contro un torace che sembra d’acciaio, ma subito un’altra mano leggera mi fa alzare i fianchi. Qualcosa mi si appoggia dietro, sull’entrata della mia rosellina segreta. Entra. Piano, attentissimo. Mi stanno possedendo davanti e dietro, contemporaneamente. Grido di piacere, come una spudorata… miagolo più forte come non dovessi finire più… un osceno rivolo di saliva mi cola dalla bocca. È un orgasmo violentissimo, sembro impazzita… E dopo pochi istanti… bum!
Crollo floscia sul corpo di quello sotto… apro un occhio e, in una densa nebbia, capisco che è Vito. Loro continuano a spingere, perfettamente sincronizzati e io perdo coscienza.

Mi risveglio distesa nel mio scendiletto… una coperta mi protegge dal freddo. Otello non c’è più. Gli altri nemmeno. C’è solo Marta che, con viso preoccupato, mi controlla un occhio aprendolo, mi prende i battiti del polso. Poi sorride e mi accarezza il viso.
Mi riaddormento, con un dolcissimo sorriso.

Continua

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