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Racconti EroticiSensazioni

La mia inquilina, una prof universitaria – Seconda parte

By 27 Marzo 2023No Comments

È passato più di un mese da quando Cristina è venuta ad abitare da me ed il nostro rapporto si è consolidato giorno dopo giorno: siamo diventati come fratello e sorella…almeno così pensa lei.
Io, invece, la vedo come una strafiga che mi eccita al solo vederla girare per la casa e se anche fosse mia sorella me la scoperei molto volentieri.

Un sabato mattina, dopo colazione mi dice:
-”Oggi vorrei andare in città, ho alcune spese da fare e poi so che c’è il mercato; ti va di accompagnarmi?”
-“Molto volentieri, Cristina, non ho nulla da fare.”
-“Ok, vado a vestirmi.”
Arrivati in città, parcheggiamo vicino al mercato e cominciamo a girare tra le bancarelle.
Cris, nella mia mente ormai la chiamo così, è allegra e va da un banco all’altro, parla con i venditori, fa acquisti ed io, paziente, la seguo come un cagnolino.
Si fa l’ora di pranzo e decidiamo di tenerci leggeri, quindi acquistiamo due panini e due bottigliette d’acqua in una bancarella e ci sediamo nel parco a mangiare.
-“Sono stata fortunata a trovare un alloggio come il tuo, sto benissimo ed anche se continuo a cercare una sistemazione definitiva, per il momento non posso proprio lamentarmi; e poi tu sei un padrone di casa squisito.”
Non rispondo, ma ammicco strizzando l’occhio per farle capire che sono stato più fortunato io, a trovare lei.
Intuisce la battuta e sorridendo mi da una pacca sulla spalla.
Riprendiamo la passeggiata.
In centro entriamo in diversi negozi, poi mangiamo un gelato e verso le 19 rientriamo a casa; Cris ha accumulato cinque grosse buste di acquisti!!!
-“Faccio una doccia e poi ceniamo, stasera cucino io” – e scompare giù per le scale.
Approfittando del tempo che lei fa la doccia, scendo in lavanderia, passando dal garage, per caricare la lavatrice.
In lavanderia mi accorgo che la porta a soffietto del bagno è leggermente aperta, Cris è lì, nella doccia, sta cantando, mentre l’acqua calda scorre sul suo corpo nudo e perfetto, sprigionando una gran nuvola di vapore.
Quasi non credo a ciò che vedo: sembra una dea, tonica in tutti i punti, slanciata, coi capelli grondanti d’acqua attaccati alla testa.
Sulla pancia si vedono lievemente gli addominali e i suoi seni sono piccoli ma sodi, con capezzoli rosei; sul monte di venere spunta una peluria corta e ben curata e le labbra si vedono perfettamente, chiuse a nascondere un tesoro a me non accessibile, almeno per ora.

Mi accorgo di essere lì, fermo e di avere una mano sul pacco rigido.
Probabilmente non si è accorta della porta aperta e non immaginava che sarei sceso.
Non riesco a fare altro che rimanere immobile ad osservarla, splendidamente erotica.
Si gira e rigira nella doccia, ripetendo le confuse parole della canzone che sta ascoltando, e dandomi una visuale di tutto il suo bellissimo corpo.
Si china per terra per prendere il bagnoschiuma e allora vedo, tra le chiappe, magnifiche, una rosellina un po’ più scura rispetto al resto della sua pelle, piccola e così eccitante; sotto ad essa le labbra depilate, ora leggermente aperte a mostrare uno stralcio di rosa intenso.
Inizia ad insaponarsi con cura, prima le braccia e successivamente la passera e il culetto; da dietro posso osservare la cura che mette nel farlo, il dito medio passa tra le labbra e indugia nei pressi della vagina.
Poi in pochi secondi sciacqua via il sapone di dosso e chiude l’acqua, pronta ad uscire.
Spettacolo finito, purtroppo.
Silenziosamente chiudo la porta e carico la lavatrice.
Lei sente del rumore:” Mauro sei tu?”
“Sì,” – rispondo – “sto mettendo su la lavatrice.”
-“Ah, ancora un po’ e salgo.”
-“Ok.”
Risalgo di sopra e mi dirigo in bagno.
Ho il cazzo in tiro, la mia mente è rimasta a quel corpo sinuoso avvolto dall’acqua, afferro l’arnese e lo sego qualche secondo; la voglia di masturbarmi è tanta, ma mi fermo poco dopo per la fame che mi attanaglia lo stomaco.
Qualche minuto più tardi mentre prendo un paio di bistecche dal frigo, che lei aveva comprato, Cris risale e comincia ad affettare dei pomodori.
-“Fame eh?” – mi chiede con un sorriso.
-“Puoi dirlo forte! Non ricordo l’ultima volta che ho camminato così!”
Si è vestita con una gonna verde lunga un po’ più di metà coscia che balla ad ogni suo piccolo movimento, mettendo in risalto le chiappette sode, ed una t-shirt aderente che mostra i seni, piccoli, ma sodi e con i capezzoli in rilievo; non indossa, come al solito, il reggiseno!
A vederla con quegli abiti ed indaffarata a tagliare verdura, mi si indurisce di nuovo l’uccello.
Chiedendole permesso le passo dietro per andare ai fornelli, lei si avvicina al bancone della cucina per farmi spazio, ma involontariamente le struscio sul culo il mio pacco semi duro.
Per quel poco che posso sentire, il sedere è morbido ma tonico allo stesso tempo.
Cerco di far finta di nulla mettendo sulla padella le bistecche e maledicendo l’architetto di quell’appartamento per non aver fatto più larga quella maledetta cucina!
Cris si gira verso di me, sorridendomi amichevolmente.
Rispondo con un sorriso anch’io.
“Probabilmente non si è accorta di nulla” – penso.
La cena prosegue tranquilla; dopo accendiamo la televisione accordandoci su quale programma guardare.
Noto che il suo cellulare trilla ogni tanto e lei risponde ai messaggi.
A mezzanotte decidiamo di andare a dormire, ci salutiamo ed ognuno va nella propria stanza.

Inutile dire che anche quella è stata una serata di masturbazione a letto.
Ma non sono stato il solo.

Come ho già detto le nostre stanze sono una sopra l’altra e come si sa le costruzioni moderne trasmettono molto bene i suoni.
Sento dei gemiti e sul momento penso che stia male, ma poi ai gemiti si uniscono dei gridolini inequivocabili.
La prof si sta masturbando!!!
Sento chiaramente i suoi gemiti, misti a mezze parole, gridolini di piacere…
Afferro il cazzo e comincio a segarmi.
Continuiamo così per un po’; è come una masturbazione di coppia.
Poi un suo lungo grido seguito da un gemito profondo mi fanno capire che è arrivata all’orgasmo.
Allo stesso tempo anch’io raggiungo il piacere con una sborrata immensa.
La più bella sborrata da non ricordo più quanto tempo-

L’indomani mattina, domenica, dopo colazione, dato che la mia casa dista solo 7 chilometri dalla costa, mi propose una corsetta lungo il mare.
Non sono un patito del jogging, ma pur di stare con lei accettai.

Arrivati sul lungomare ci separiamo, lei comincia a correre ed io, data la mia veneranda età ed il mio passato di fumatore, faccio una passeggiata a passo svelto.
Dopo una mezzora abbondante la vedo tornare.
È una bella giornata autunnale e lei si è tolta la giacca della tuta, ed è tutta sudata.
La tshirt che porta è tutta bagnata ed il tessuto aderisce alla pelle delineando i suoi seni come se fosse nuda; i miei occhi s’incollano al suo petto.
-“Cosa hai da guardare?” – mi fa sorridendo maliziosa.
-“Le cose belle sono fatte per essere ammirate” – ribatto.
-“Sempre galante” – si schernisce e si rimette la giacchetta della tuta.
Mentre torniamo verso l’auto le chiedo:
“Posso farti una domanda un po’ personale?”
-“Dimmi ed io deciderò se rispondere”.
-“Mi chiedevo come mai una bella donna come te, non sia corteggiata là dove lavori, all’università; che un collega, uno studente… o almeno non me ne hai mai parlato”.
Si gira verso di me e mi fissa negli occhi; penso che stia decidendo se rispondermi o no.
Infine si decide:”In effetti c’è un collega che mi fa il filo. È un tipo interessante, spiritoso, abbiamo pranzato assieme un paio di volte, ma io sono ancora toccata dal divorzio e non me la sento di mettere su una nuova relazione”.
Annuisco, mugugnando e lascio cadere il discorso.
Sono un po’ geloso; non solo un po’.

L’indomani mattina, lunedì, lei era al lavoro ed io ero morbosamente curioso di entrare nella sua intimità.

Scendo le scale ed apro la porta della sua stanza, è per la prima volta da quando è arrivata in casa vedo come è la sua tana.
Il letto sfatto ha il piumone arrotolato in qualche maniera sul fondo, ci sono vestiti dappertutto sia nell’armadio aperto che sul letto, sulla scrivania libri accatastati e dispense sparse.
Tutto l’ordine e il rigore che sembra possedere quando è con me, probabilmente vengono abbandonati quando è da sola li dentro.
Guardo nell’armadio, frugo tra i vestiti appesi; tutto è pervaso dal suo profumo.
Apro un cassetto, è pieno di slip, perizomi e solo tre o quattro reggiseni; non li usa molto!
Mi avvicino al comodino ed apro il primo cassetto.
Ci sono alcuni fazzoletti, un cofanetto con dei gioielli, pochi, qualche pezzo di bigiotteria e… un vibratore, blu, piccolo, dieci centimetri al massimo, molto elegante!!!
Ne avevo visti di simili girando per il web, ma quella trovata mi spiazza.
Prendo il vibratore e lo avvicino al naso.
Quello che sento è pura estasi !!
Un odore acre e molto forte, penetrante, mi arriva al cervello con una forza destabilizzante.
Lo guardo, non sembra per niente sporco, anzi riflette la luce della finestra con il suo blu metallico, eppure il profumo che sprigiona è molto intenso.
L’uccello non tarda a riconoscere l’aroma del liquido vaginale e si indurisce in pochi istanti.
Appoggio il vibratore nel cassetto e lo richiudo.
Lascio la stanza ed entro nel bagno.
Anche qui il suo profumo, misto all’aroma del bagnoschiuma, pervade l’ambiente.
Apro i cassetti a fianco del lavabo e tra cosmetici, spazzole, una scatolina… la apro, dentro un uovo vibrante, di quelli che s’infilano nella figa per una masturbazione interna.
Lo porto al naso ed anch’esso ha il profumo un po’ acre della sua figa ma meno intenso dell’altro, forse lo usa sotto la doccia.
Richiudo la porta e risalgo al mio appartamento.
Ho il cazzo di pietra, scoprire che la prof è una donna calda, vogliosa e che necessita di vibratori, mi ha eccitato all’inverosimile.

Quella sera Cris era uscita per andare a cena con il suo collega, per il quale sembrava avesse cominciato a provare qualcosa.
Io ero steso sul divano che guardavo un film che non mi appassionava per niente; ogni tanto sonnecchiavo; erano quasi le 11 e stavo per andare a dormire, quando sentii che lei rientrava dalla porta di sotto.

Mi avvicino alle scale:”Buonasera. Come mai così presto? Tutto bene?”
Nessuna risposta.
-“Cristina, sei tu? Tutto bene?”
-“Sì, tutto bene. Mi dispiace di averti disturbato”.
-“Non ti preoccupare, sono sveglio”.
Non mi sembra che vada tutto bene,
La sua voce è rotta, sembra che pianga.
Non insisto e torno sul divano.
Dopo poco la sento salire le scale.
La guardo; ha gli occhi lucidi.
-“Hei che succede?” – chiedo preoccupato.
-“Niente, sto bene; posso bere qualcosa?”
Senza attendere la mia risposta apre lo sportello delle bottiglie di liquore e si versa due dita di whisky.
-“Cristina, tutto bene?”
Si gira e vedo che sta piangendo; porta il bicchiere alle labbra e tracanna il liquore in un sol sorso.
Ha un accesso di tosse ed io: “Hei, così ti uccidi”.
Si versa altro whisky, mi sposta per passare e si lancia sul un divano singhiozzando.
Sono preoccupato, ma non so che cosa fare.
Cosa poteva essere successo?
Chiudo l’anta del mobile e lentamente mi dirigo verso di lei, sedendomi vicino.
Mi accorgo solo allora che sono mezzo nudo, indosso una maglietta e le mutande: poco fa ero pronto per andare a letto e di certo non mi aspettavo che rientrasse così presto e venisse di sopra.
Ha il viso tra le mani e quasi non riesce a respirare da quanto piange.
Le metto una mano sulla spalla:’” Hei, dai non ti preoccupare, adesso va tutto bene! Cos’è successo?”
-“No, non va bene!’” – strilla, portandosi il bicchiere alla bocca e giù un altro sorso.
Con calma le tolgo il bicchiere di mano, ormai quasi finito, per evitare che svenga di fronte a me.
Non so che fare; l’unica cosa che mi viene in mente è di avvicinarmi ancora di più e abbracciarle le spalle.
Si abbandona subito sulla mia spalla, stringendosi al mio petto con le braccia, quasi facendomi male dalla rabbia che aveva in corpo.
Le accarezzo la schiena e i bellissimi capelli castani, nel tentativo di calmarla.
Alcuni minuti dopo mi scosto e le chiedo di nuovo cosa fosse successo.
-“Sono uscita con Filippo stasera, siamo andati a cena e lui ha cominciato subito a farmi delle avances. Io ho cercato di metterla su faceto, ma lui insisteva. Dopo cena siamo saliti sulla sua auto e mi ha detto che mi avrebbe portata a vedere un posto meraviglioso da cui si godeva una vista magnifica della costa”.
L’ascolto in silenzio, ma già immagino cosa sarebbe successo.
-“Siamo arrivati su uno spiazzale poco illuminato, da cui, in effetti, si vedeva la costa illuminata. Oltre a noi c’erano altre due auto parcheggiate a luci spente”.
Le accarezzo i capelli per invitarla a continuare.
-“Filippo si è girato verso di me ed ha provato a baciarmi; io mi sono scostata e lui a cominciato ad accarezzarmi le cosce, salendo poi verso il seno; ho cercato di scansarlo, ma lui insisteva con forza”.
-“Poi mi ha detto:” Visto che non possiamo andare da te, dai facciamo almeno qualcosa qui”. – e con un gesto veloce si sbottonato i pantaloni ed ha tirato fuori il membro – “Dai comincia a farmi un bel pompino, leccamelo bene”.
E giù altre lacrime
-“Gli ho mollato uno schiaffone e sono scesa dall’auto”.
-“Cazzo, che stronzo”. –“esclamo, anch’io arrabbiato – “Non ci pensare dai, non ti merita quel bastardo!”
-“Come ha potuto farmi questo?” – fa tra i singhiozzi – “Poi ha aperto il finestrino e mi ha detto:”Dai, scusa, ho frainteso, sali che ti riaccompagno”.
-“Ho risposto:”Salgo, ma se provi ancora a toccarmi, giuro che ti denuncio”. Così sono salita e lui mi riportato alla mia auto”.
Beve l’ultimo goccio di whisky e si rifugia ancora tra le mie braccia singhiozzando.
Con la maglia zuppa di lacrime continuo a cercare di consolarla ma sembra un’ardua Impresa.
Mi alzo e le preparo una tisana calda, ma quando gliela passo ha le mani che tremano e per poco non si scotta.
Il liquore ingurgitato, sta facendo effetto.
-“Hai dei fazzoletti, per favore?”
-“Si, certo. Adesso calmati e respira, torno subito”.
Torno con i fazzoletti e lei inizia ad asciugare le lacrime e a soffiare il naso, poi mi guarda negli occhi; non sapendo che dire la abbraccio di nuovo e anche l’altra spalla della mia maglietta viene inondata di lacrime.
È l’una del mattino quando finalmente si addormenta tra le mie braccia, sfinita dal pianto e dall’alcool.
Vorrei prenderla in braccio e portarla a letto, ma non posso scendere le scale con lei in braccio, allora la sdraio sul divano e vado a cercare una coperta.
Torno e la copro rimboccandogli la coperta dolcemente.
Lei apre gli occhi:”Sei troppo gentile”.
-“Non ti preoccupare, ora dormi tranquilla”.
-“Resta con me, ti prego”.
Anch’io volevo andare a letto, ero stanco morto.
-“Dormi qui, con me, non lasciarmi proprio adesso, sto male”.
I suoi bellissimi occhi ridiventarono lucidi.
Non avevo proprio voglia di subire altre lacrime perciò mi rassegnai, anche se dormire con lei non mi sembrava per niente una buona idea.
-“Ok, però andiamo sul letto”.
Senza pensarci due volte la prendo in braccio e non potendo scendere le scale, la porto nel mio letto.
L’adagio sul letto vestita, le tolgo solo le scarpe, le rimbocco le coperte e mi accingo ad andare sul divano.
-“Resta con me, ti prego, dormi qui”.
-“Va bene”.
Mi infilo sotto le coperte al suo fianco, fortunatamente il letto è grande abbastanza per ospitare due persone.
Non faccio in tempo a mettermi supino che Cris mi afferra il braccio tirandolo verso di se, facendomi capire che vuole essere abbracciata.
Mi sistemo dietro di lei, sul fianco, e la stringo con il braccio, all’altezza della pancia.
Ha ancora addosso il vestito con cui è uscita stasera, corto fino a metà coscia e che ora, nel letto, è risalito fino a scoprirle il culo; indossa un perizoma con un filo che le passa in mezzo alle chiappette.
Il mio cazzo reagisce subito al contatto con il suo culetto morbido e caldo e diventa di pietra.
Avvertendo il duro contro le sue chiappe, lei allunga una mano dietro e me lo accarezza da sopra le mutande.
-“Scusa, mi dispiace, ma stasera proprio non me la sento, buon riposo”.
Si addormenta subito dopo, mentre io devo fare i conti con il cazzo eretto tra le gambe e mi chiedo cosa intendesse dire.
Cerco di staccare il bacino dal suo culo, ma non posso tenendola abbracciata, così alla fine rinuncio e lo appoggio proprio tra le natiche sode e troppo invitanti per essere ignorate.
Penso a lei nuda sotto la doccia, ai suoi seni con i capezzoli eretti e al vibratore ed alla sua fragranza fantastica; il mio membro non accenna a rilassarsi.
Mi addormento solo dopo molto tempo, abbracciato a Cris, la prof sexy, non che mia inquilina.

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