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Racconti di Dominazione

La mia storia Cap.1

By 30 Marzo 2023No Comments

Il racconto si dipanerà su parecchi episodi, parte di una storia totalemnte vera.
Voglio raccontare una volta per tutte la mia storia iniziata nel 2002.
Da quel momento credo di avere avuto per le mani tra le 50 e le 60 schiave.
Tutte significative? No, importanti solo 5/6, le altre sono state poco più di uno sborratoio.

Ne era passata parecchi di acqua sotto i ponti da quando vent’anni prima avevo casualmente iniziato a praticare Bdsm
Ancora ricordo come successe, facevo il Dj, sempre in giro per il mondo e quella sera fui invitato ad una festa da un amico
Erano le 5 di mattina e se pur stanco ero comunque curioso, sapevo bene che David dispensava sempre sorprese ed anche in quell’occasione non si smentì, il palazzo del ‘700 che mi si parava di fronte era un gioiello architettonico
Salimmo all’ultimo piano con il piccolo ascensore ricavato in mezzo alla tromba delle scale e dopo avere varcato la soglia dell’ingresso cominciarono le sorprese.
Due bellissime donne con un fisico da urlo e un marchio a fuoco raffigurante una H sulla chiappa destra, vestite di solo cinghie e fibbie ci ricevettero accompagnandoci nel salone dove la festa stava iniziando, subito David mi presentò i Padroni di casa, una coppia enigmatica formata da lui, 50 anni circa, uomo di classe pura e da lei molto più giovane, la classica mantenuta sempre in attesa di uno sguardo del consorte per muoversi, decidere e parlare.
Con David stavamo favorendo il primo bicchiere di uno champagne paradisiaco quando un battito di mani avvisava i presti, più o meno una ventina di persone che l’avvenimento della serata si stava realizzando nell’altro salone adiacente.
Anche l’altro locale era ben arredato con mobili antichi e quadri di grande valore con un camino che stranamente era acceso nonostante la stagione non fosse poi così fredda ma la sorpresa era sul tavolo, una donna totalmente nuda e incappucciata si trovava carponi e legata alle quattro game del tavolo completamente immobilizzata.
Il Padrone di casa spiegò velocemente Clarette, la donna sul tavolo era una loro fedele schiava che stava per essere assunta a tempo pieno nella loro casa e la prassi era molto semplice, tutti i dipendenti dovevano essere marchiati a fuoco.
In quel momento il mio sguardo virò verso il camino dove subito notai un alare immerso tra i tizzoni, alla sua estremità vi era una H che stava diventando rovente.
L’incaricato dell’operazione prese il ferro incandescete mostrando a tutto il pubblico quanto l’estremità fosse rovente e al cenno del Padrone di casa l’appoggiò sulla chiappa destra della schiava che grazie al cappuccio credo avesse perso la cognizione del tempo, l’urlo della neo dipendente di casa H fu lancinante, ancora lo ricordo ma allo stesso tempo non dimenticherò mai l’improvvisa erezione che mi colse, quella scena mi aveva eccitato e soprattutto aveva smosso in me istinti che mai avevo avuto ma che da quel giorno avrebbero contraddistinto il mio vivere.
Ero estasiato da quello che seppi poi aveva un nome, Bdsm, acronimo che avrebbe condizionato il mio vivere nei futuri decenni.
Placai i miei istinti in quella notte con un paio di schiave a disposizione degli ospiti che sculacciai, pizzicai e morsicai sorpreso che a loro tutto questo trattamento fosse quasi gradito e scaricai il mio orgasmo in faccia alla schiava ancora legata al tavolo, ora a viso scoperto, fiera di essere usata dagli ospiti del suo Padrone.
L’indomani tornai in Italia, vivevo alla periferia di Milano con una miliardaria conosciuta casualmente in rete, un’insegnante ricca ereditiera, una ribelle di quelle che dalla vita aveva avuto tutto e di più ma che si riteneva una paladina degli ultimi.
Avevo sempre provato per lei un’attrazione smodata per la sua cultura, mi incantava quando mi parlava di arte spiegandomi per filo e per segno la storia di ogni quadro che avevamo in casa, facendo un rapido conteggio capii che nella “nostra” caso avevamo quasi 2 miliardi di lire di quadri senza calcolare la biblioteca che conteneva plichi dell’epoca romana e io alla sera bevendo il mio whisky quotidiano appoggiava i piedi e il bicchiere sul piano di un inginocchiatoio che seppi dopo era del 500.
Al mio ritorno dalla Francia ricordo che stavamo nella stanza di casa adibita a mio studio e dopo avere parlato del più e deòl meno dissi alla mia convivente di inginocchiarsi al mio cospetto e di chiudere gli occhi, me lo tirai fuori e le pisciai in faccia gridandole di non aprire gli occhi altrimenti l’avrei lasciata e me ne sarei andato.
Terminata l’orinata le presi la testa e la portai a me sussurrandole in un orecchio: “Troia da oggi tra noi cambia tutto, tu sarai la mia schiava”.
Lei mi guardava con uno sguardo totalmente sottomesso, sembrava non aspettasse altro, al che mi eccitai, la sbattei sul divano scopandomela nel culo alla pecorina a secco fino ad un deborbante orgasmo, le stavo riempiendo gli intestini del mio seme, quello del suo Padrone.
Passai i seguenti giorni cercando di informarmi su quali potevano essere regole, usi e costumi del Bdsm ma mi trovai costretto a telefonare a David, colui che mi aveva suo malgrado iniziato al Bdsm, non sapevo davvero cosa fare, come muovermi e a chi rivolgermi.Egli mi chiese 24 ore e mi avrebbe fatto sapere.
Il giorno dopo mi scrisse una mail con un nome e un cognome di un tizio milanese, amico di vecchia data del Padrone di casa della casa parigina dove tutto iniziò.
Gli scrissi spiegandogli dettagliatamente la situazione, chiedendogli cosa pensasse della situazione che stavo vivendo e alcuni consigli su come muovermi.
Mi rispose dopo tre giorni scrivendomi: “Non lo so se il tuo rapporto si basa su regole Bdsm, mandami la tua schiava al mio indirizzo e poi ti risponderò cosa ne penso”. Leggendo la risposta mi misi a ridere e gli scrissi: “La schiava si muove solo con me al seguito, se poi riterrò che tu sia un Master degno lei sarà il nostro spasso della serata”.
A stretto giro di mail mi rispose che non avevo bisogno di lui, sapevo bene come muovermi e comunque avrebbe avuto il piacere di conoscermi a breve in quanto la mia personalità lo aveva comunque colpito.
Gli chiesi l’indirizzo dove poterlo incontrare con la mia schiava ma ricevuto l’indirizzo mandai la mia slave da sola raccomandandomi di onorare il suo Padrone.
Tornò con segni tutto sommato accettabili, praticati da chi vuole dimostrare tutto sommato la sua abilità senza forzare rispettando l’onore loro concesso.
Lei pendeva dai miei occhi, ancora si chiedeva se era stata all’altezza o se aveva fallito l’operazione a cui l’aveva sottoposta, quando le tolsi la camicia e le mostrai i seni che il Master le aveva marchiato a cera con le mie iniziali creodo ebbe un orgasmo. Aveva supoerato l’esame, era la mia troia a tutti gli effetti.
Mi sentivo importante, avevo giocato bene le mie carte, stavo pensando che la mia vita virava verso lidi che non mi erano poi cosi sconosciuti.

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