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Ero uno studente non proprio modello. Quell’anno fui rimandato in matematica, avevo bisogno di
qualcuno che mi desse lezioni e fui spedito dalla zia Elisabetta. Era sorella di mia madre, abitava sulla riviera romagnola dove insegnava matematica in un liceo. Divorziata da alcuni anni si era trasferita lì dopo la separazione dal marito; viveva con la figlia, assente per un mese per un periodo di studio all’estero. Eravamo alla metà di giugno e così secondo mamma avrei potuto unire l’utile, lo studio, al dilettevole, una vacanza al mare. Non conoscevo nessuno in zona e temevo che mi sarei annoiato a morte.
Arrivai con il treno nel primo pomeriggio; la zia mi venne a prendere alla stazione; non l’avevo mai frequentata molto; l’impressione che dava era di una certa severità; non si poteva negare fosse una bella donna. 45 anni, un po’ più di un metro e sessanta, bionda naturale, occhi grandi e di un insolito colore grigio. Quello che mi colpi fu la sua figura; indossava un vestito di cotone leggero, sbracciato, chiuso in vita da una cintura che evidenziava tutta una serie di curve: le tette, i fianchi ma soprattutto il fondoschiena.
Usciti dalla stazione arrivammo alla sua auto; aprì il portellone posteriore, si chinò per fare posto alla mia valigia nel bagagliaio, il vestito risalì scoprendo parzialmente due gambe notevoli ma soprattutto si tese sul culo, alto, rotondo, generoso.
Guidò fino alla sua casa, una villetta singola con un bel giardino disposta su due piani; mi fece vedere la mia camera e il bagno, situati al primo piano dove c’erano anche la sua camera e quella di mia cugina, oltre ad un secondo servizio.
Scendemmo nell’ampio e confortevole soggiorno. Ero seduto su una comoda poltrona; era andata a prendere qualcosa da bere, tornò con un vassoio che appoggiò su un tavolino basso che avevo di fronte offrendomi così involontariamente una ampia visione all’interno della sua scollatura; non mi sembrava portasse il reggiseno e le sue tette apparivano ampie e sode. Si accomodò di fronte a me accavallando le gambe nude, lasciandomi intravvedere per un momento le cosce snelle e ben tornite.
-Se vuoi, in garage c’è un vecchio scooter; se riesci a rimetterlo in moto puoi usarlo-
-Grazie zia-
Mi diede un giorno libero perché mi potessi organizzare. Poi avremmo iniziato le mie ripetizioni la mattina presto, con temperature più miti; lasciandomi poi libero; mi avrebbe dato dei compiti da fare che le avrei consegnato il giorno dopo.
La mattina successiva andai in garage per vedere lo scooter. Zia era uscita con un’amica con cui sarebbe rimasta a pranzo. Dovevo spostare qualche scatolone per liberarlo ed uno, non molto grande, cadde a terra sfasciandosi: conteneva una trentina di videocassette; le etichette riportavano diciture del tipo: “Eli ed io”, “Eli ed Andrea”, “Eli, Marco ed io”; “Eli, Marco e Giovanni”, “Eli e Lucia”. Erano nomi che non mi dicevano niente, ma mi incuriosivano. Le cassette riportavano delle date che coprivano un periodo da 7 a 5 anni prima. Ne presi un paio e andai nella mia stanza dove c’era un lettore collegato al televisore. Scelsi “Eli ed io”. Inserii la prima: tecnicamente non era un gran che ma il contenuto era molto interessante. La telecamera era probabilmente fissa su un cavalletto posizionata così da inquadrare un letto matrimoniale. Poco dopo un uomo nudo, che riconobbi nell’ex marito di mia zia, si sedette sul letto e disse:
-Dai vieni qui-
-Non voglio, mi vergogno-
-Se non vieni ti vengo a prendere io e ti lego al letto…-
Vidi mia zia che entrava, inquadrata di spalle, indossava una magliettina che la copriva appena. Si fermò davanti allo zio.
-Levala! –
-No! –
-Te lo strappo di dosso-
Se la tolse rimanendo completamente nuda: aveva proprio un bel culo. Lo zio si alzò, era un omone che la sormontava di venti centimetri almeno.
La fece sedere di fianco a lui, mentre lei con le mani cercava di coprirsi; cominciò a baciarla e a palparle il seno con una certa rudezza. Si notava il suo imbarazzo.
-Apri le gambe-
-Smettila…-
La colpì con uno schiaffo sulla tetta sinistra; lei tolse la mano e allargò le cosce dando piena visione della sua passera. Non si radeva, una peluria sottile, bionda le copriva il pube. Lo zio entrò dentro di lei con un dito, in realtà un ditone, cui ne aggiunse un secondo. Iniziò a masturbarla. Doveva conoscerla bene, e a lei evidentemente piacevano i suoi modi, perché in poco tempo la vidi prima rilassarsi e poi puntare i piedi sul pavimento spingere, inarcandosi mentre lo zio le succhiava i grossi capezzoli che lei gli offriva gemendo. Prosegui per qualche minuto, la vedevo letteralmente contorcersi sotto la bocca e le mani dello zio che la palpava e frugava ovunque.
La fece poi stendere sul letto, con la testa che sporgeva dalla parte dei piedi; si mise dietro a lei: sembrava un grosso orso peloso con un cazzo in proporzione che lei leccò accuratamente fino ai grossi coglioni.
-Se facessi la puttana faresti un sacco di soldi per quanto sei brava-
Lei lo prese con una mano, segandolo lentamente
-Sono la tua troia succhiacazzi-
-È vero che sei una troia; le puttane lo fanno per denaro, tu per piacere-
-Mi piace il tuo cazzo-
-A te piace il cazzo, ho un paio di amici che te lo darebbero volentieri-
-Mi faresti scopare da loro? –
-Da loro e con loro-
-Come una troia? –
-Quella che sei-
Glielo infilò in bocca, scopandola come fosse una figa. Era leggermente chino e le teneva una tetta per mano, strizzandole per bene. Ne mollava una ogni tanto, ma solo per darle una gran manata di piatto.
-Masturbati troia del cazzo! –
Zia probabilmente non aspettava altro perché si portò una mano fra le cosce infilando due dita in vagina iniziando un su e giù direi furioso. La vedevo con le gambe flesse, spalancate mentre cercava di infilarsi le dita più profondamente che poteva, tremante per il piacere che provava
Vennero quasi insieme; lui si era preso il cazzo in mano, glielo aveva puntato sul viso riempendola di sborra che lei raccolse con la mano libera spalmandosela sulle tette.
Nei filmati successivi i protagonisti erano sempre loro due; lo zio era un martello instancabile e mia zia una cagna sottomessa cui lui faceva fare quello che voleva. Si divertiva particolarmente con il suo culo; se la metteva di traverso sulle ginocchia, sculacciandola senza pietà. La penetrava con le sue grosse dita, mentre con la mano libera le tirava i capezzoli; le metteva un paio di cuscini sotto la pancia e la inculava per dei quarti d’ora. Più lei strillava e più ci dava dentro. In un filmato erano nella terrazza di un albergo al mare. Lei appoggiata sul parapetto, con le tette che ballavano libere mentre lui la scopava da dietro con la consueta foga.
Lo zio sembrava particolarmente attratto dal culo e lei sicuramente glielo dava senza problemi; si divertiva molto con le tette della zia cui piaceva molto fare delle spagnole prendendoglielo in bocca con gioia. Gli piaceva insultarla e trattarla come una troia. Più di qualche volta usava alzare le mani, soprattutto sulle tette e sul fondoschiena.
Mi era venuto il cazzo di marmo. E mi sparai una sega come da tanto non facevo. E inserii una seconda cassetta.

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