Questa è una storia inventata partendo da una base molto solida, nomi ovviamente di fantasia, caratteristiche fisiche e predisposizione all’essere birichine delle due protagoniste reale. Il resto è una fantasia che le due ragazze avevano 40 anni fa e chissà se la hanno mai realizzata.
Anni 80 la città dove si svolgono gli eventi è Pavia, sede universitaria molto rinomata in quel periodo in particolare al sud per la facoltà di medicina.
Io, giovane studente di nome Mariano studiavo lì, la facoltà scelta era medicina ma la mia testa ed il mio uccello di grosse dimensioni spinti dagli ormoni mi inducevano a dedicare molto più tempo alle ragazze che allo studio.
All’epoca andare a vivere lontano dalla propria città, magari a centinaia di chilometri, faceva si che ragazze e ragazzi scoprissero il mondo ed il sesso in maniera approfondita.
Come scritto sopra la mia attenzione era dedicata più alle ragazze che allo studio, frequentavo le lezioni per “pescare” quanto più possibile. Piacente e con tanto tempo a disposizione da dedicare alle fanciulle non era difficile rimorchiare, qualche scambio di battute, un aperitivo o una pizza e la serata si concludeva spesso a casa mia (avevo un appartamento in affitto) o nella stanza di uno dei collegi delle ragazze. Queste però erano più propense a venire da me per non dare adito a pettegolezzi, almeno quelle più timide e meno scafate.
Il fatto che ci sapessi fare e che le mie dimensioni fossero generose era anche diventato un tam-tam tale che a volte non dovevo nemmeno fare lo sforzo di andarle a cercare ma venivano da me; potevo fare una selezione riservando le mie attenzioni a quelle che mi piacevano di più. In genere erano rapporti che duravano un paio di settimane al massimo un mese poi si passava oltre.
Nel mio corso c’erano due ragazze siciliane Carmela (Carmen) e Concettina (Tina), gemelle molto carine, more con occhi neri fiammeggianti, capelli lunghi lisci neri, 1,60 con 3 di seno. Si vestivano in modo diverso dalle altre, mai un jeans od un paio di scarpe da ginnastica sempre gonna (se corta sopra il ginocchio) e scarpe con un po’ di tacco.
Avevo provato ad approcciarle sia singolarmente che in coppia ma mi avevano sempre rimbalzato facendomi chiaramente capire che la mia scarsa attitudine allo studio, e quella alta al rimorchio, erano peculiarità che mi rendevano un soggetto non gradito.
Fu quindi una sorpresa molto grande quando un’insegnante chiese di formare gruppi da tre quattro persone e fare un lavoro insieme.
Carmen e Cetta vennero immediatamente da me e mi chiesero se volevo far gruppo con loro. Ovviamente colsi la palla al balzo, per una volta, mi dissi, avrei studiato. Un paio di altri ragazzi che già loro frequentavano, provarono ad infilarsi nel gruppo ma loro, gentilmente, dissero che eravamo già al completo.
Mi diedero appuntamento per il tardo pomeriggio del giorno dopo presso il loro studentato, erano in camera insieme.
Quando arrivai trovai la camera molto ordinata, al contrario di casa mia che da ragazzo single era piena di roba ovunque, tutte le cose avevano un posto. Nessun vestito in giro, i libri erano sugli scaffali a parte quelli che sarebbero serviti per il lavoro insieme. Le due scrivanie della stanza erano state messe vicine per formarne una più grande e ci accomodammo intorno al tavolone.
Mi era venuta ad aprire Tina, subito mi accorsi che c’era qualcosa di diverso, pur indossando la solita camicetta una gonna e delle scarpe il look era molto più sensuale.
La camicetta era abbondantemente sbottonata e faceva vedere chiaramente un reggiseno di pizzo semi trasparente. La gonna, quando si girò davanti a me, aveva uno spacco posteriore molto accentuato che mostrava la fine della balza di quella che sembrava una calza da reggicalze nera velatissima. C’erano anche alcune piegoline tipiche delle calze sostenute da reggicalze. Le scarpe avevano un tacco più alto del solito e più sottile, erano molto simili a quelle delle ragazze che frequentavo quando andavo in discoteca.
Ovviamente l’occhio squadrò Tina per assaporare completamente la sua femminilità poi mi girai verso la scrivania dove era già seduta Carmen che mi stava guardando mentre radiografavo la sorella. Non diventai rosso ma un po’ di imbarazzo si fece strada in me. Subito però Carmen mi fece un bel sorriso e guardandola osservai che non era da meno della sorella. La camicetta anziché bianca era azzurra, altrettanto sbottonata ed il reggiseno era blu scuro, anche esso ricamato. Le gambe erano accavallate e dallo spacco della gonna spuntava un pezzetto di pelle da sopra la calza. Anche per lei un paio di scarpe simili a quelle della sorella.
Restai di sasso e mi avviai verso una delle sedie ed estrassi il libro.
“Per il lavoro che dobbiamo fare ho chiesto all’insegnante di suggerirmi qualche libro ma in biblioteca ne era rimasto solo uno, sembra che oggi siano andati a ruba”.
Tina mi fece un sorriso: “certo la metà li abbiamo presi noi e ci abbiamo anche già lavorato, come sai non perdiamo tempo”.
“Ottimo, così possiamo tuffarci subito sul lavoro” quella frase non era adatta al mio stile di studente e le due ragazze fecero un ampio sorriso.
Parlò allora Carmen: “come avrai notato per tutto il primo semestre ti abbiamo evitato e ieri invece siamo venute a cercarti direttamente, non è per lo studio. Le voci girano e le nostre compagne di corso tessono le lodi della tua abilità di amante. Il lavoro è già stato completato ma noi avremmo voglia di provarti. Sappi però che davanti siamo vergini. Al nostro paese si deve arrivare vergini al matrimonio e siamo fidanzate. Non siamo però inesperte, il cazzo ci piace prenderlo, e ci piace essere toccate e leccate”.
Restai di sasso, non mi aspettavo certo un approccio così.
Proseguì Tina: “se sei disposto stasera ci avrai tutte e due”.
“Sarei un pazzo a rifiutare un’offerta così generosa, il lavoro già fatto e due belle ragazze come voi è come vincere un terno al lotto”.
Non parlammo ulteriormente, Tina mi si avvicinò e mi mise la lingua in bocca, intanto sentii Concetta che mi stava slacciando i pantaloni e mi abbassava i boxer liberando il mio cazzo che già aveva iniziato ad alzarsi.
“E’ veramente grosso, più di quello sia di Salvo che quello di Antonio” disse Tina un attimo prima di prendersi in bocca il mio uccello. Cominciò a leccarlo con una golosità ed abilità notevoli. Meglio di quasi tutte le ragazze che avevo conosciuto in quei primi 9 mesi universitari.
Mentre mi baciava Carmen cominciò a spogliarmi, in breve ero nudo davanti alle due gemelle.
Mi fecero segno di sedermi su uno dei due letti, obbedii immediatamente.
Tina mise un po’ di musica ed iniziarono uno spogliarello che in breve le lascò con reggicalze calze e scarpe, quindi si avvicinarono al mio uccello che aveva molto gradito e si inginocchiarono davanti a lui. Iniziò un pompino a due bocche che non avevo mai provato. Anche Tina era bravissima a leccare e succhiare. Mentre una leccava e mordicchiava le palle, l’atra s occupava della cappella poi mentre una scendeva l’altra saliva per incontrarsi a metà del fusto, limonare fra loro con in mezzo il mio cazzo. In 5 minuti sentii la sborra salire, le palle si gonfiarono e venni nelle loro bocche con 5 o 6 schizzi ricchi. La maggior parte finì nelle loro bocche ma una parte finì sui loro visi che si ripulirono vicendevolmente.
“Scusate ma siete state troppo brave e poi non avevo mai ricevuto un pompino a due bocche”.
“Non ti preoccupare, lo avevamo previsto, non sei andato nemmeno male, la prima volta che abbiamo fatto un pompino ai nostri fidanzati sono venuti in poco più di un minuto” disse Tina.
Proseguì Carmen: “volevamo allentare la tensione, ora sei un po’ meno arrapato, contiamo ti si rialzi subito ma ora ti dovrai dedicare a noi e fare ciò che ti chiediamo”.
“Sono a disposizione” replicai.
“Sdraiati” mi disse Carmen. Lo feci subito e lei mi piazzò la bella figa riccia sulla bocca.
“Leccami maiale” mi disse mollandomi un ceffone e poi strizzandomi dolorosamente un capezzolo.
Intanto Tina si era portata nei pressi del cazzo e lo stava aiutando a rialzarsi. Quando fu bello dritto, mentre Carmen usava la mia testa come se fosse fatta di gomma, spalmò di gel lubrificante il mio cazzo ed il suo buco del culo quindi ci salì sopra. Non entrò subito, la cappella fece un po’ fatica ma poi scivolò dentro con un saliscendi in crescendo, Tina se lo prese tutto nell’ano ed iniziò a cavalcarmi. Poi prese una delle mie mani e se la mise sul seno invitandomi a strapazzarlo un po’ mentre l’altra la pose sul clitoride.
Fu una cavalcata violenta, venivo strapazzato da entrambe, godettero a distanza di circa un minuto l’una dall’altra quindi mi lasciarono respirare, finalmente. Io però avevo il cazzo ancora duro ed ero arrapato.
“Quella è la porta, rivestiti e vai pure, sul tavolo c’è la tua copia del lavoro completo”.
Devo confessare che ci restai male. Più di una volta avevo scopato solo per fare sesso, la cosa era stata reciproca, essere usato e pagato, sebbene con un lavoro, era qualcosa per me non immaginabile. La sensazione iniziale si era completamente ribaltata.
“Ma io ne ho ancora voglia” dissi alle due ragazze.
“Vai a casa e fatti una sega o vai a scoparti una di quelle troiette delle nostre compagne di corso” replicò Tina.
“Dai non essere così dura” aggiunse Carmen. “Lo voglio anche io nel culo ma non ora, diamogli un altro appuntamento”.
“Sei sicura?” le rispose la sorella.
“Certo, lecca benissimo dovresti provarlo, la prossima volta ci scambiamo di posto”.
Ero sempre più visto come un bambolo.
“Dai vai ci vedremo un’altra volta quando ne avremo troppa voglia” mi liquidò Carmen.
Mi rivestii e me ne andai con l’uccello duro. Nello stesso studentato c’erano altre due studentesse che avevo già frequentato e così seguii il consiglio delle sorelle.
Nicol stava al piano superiore, salii e bussai alla sua porta.
Nicol mi aprì, indossava un maglione lungo che le faceva da miniabito un paio di calzerotti di lana ed un paio di ciabatte con un coniglio sul davanti.
Mi ero lasciato bene con lei, avevamo scopato una mezza dozzina di volte, tutti e due senza alcun piano di diventare coppia, una volta anche il giorno dopo che il ragazzo la aveva lasciata avendo scoperto la sua vita sessuale alternativa (non ero il solo che frequentava oltre al ragazzo che stava in un’altra città).
“Ehilà, come mai qui?” mi disse Nicol aprendo la porta.
“Sono appena passato da Carmen e Tina per il lavoro, è finito ed ho pensato, già che ero qui, di venirti a salutare.
“TI hanno mandato in bianco ed hai voglia di scopare?” mi rispose Nicol.
“Beh, sai sono un gentiluomo e non dico cosa faccio con le altre, però se mi fai questa offerta come potrei rifiutarla?” le risposi.
Scoppiò in una risata. “Entra e vediamo cosa posso fare, così conciata però non ci penso nemmeno, siediti”.
Andò all’armadio, prese un abito e dei collant quindi si diresse in bagno.
Mentre si cambiava mi disse, “la mia compagna di stanza sta per tornare, non possiamo farci trovare a scopare qui, andiamo da te”.
“Che pensiero gentile!” le risposi
“Quale quello verso la mia compagna o quello verso di te che sei col cazzo duro dopo che due profumaie ti hanno tirato scemo e mandato in bianco?”
Visti gli atteggiamenti delle gemelle le aspettative degli altri erano queste. Erano state bravissime a mantenere la loro fama irreprensibile, i fidanzati potevano stare tranquilli, le due ragazze erano agli occhi di tutti due santarelline.
Nicol uscì dal bagno, indossò un paio di scarpe col tacco alto, era molto carina con il miniabito.
“Però non andiamo subito a scopare, è ora di cena andiamo a mangiarci una pizza prima”
“Come vuoi Nicol, grazie per la tua gentilezza, è sempre un piacere vederti”
“E scoparti potresti dire!” aggiunse ridendo.
Prendemmo due tranci di pizza ed andammo a casa mia, Nicole ne aveva una gran voglia, forse più di me, appena entrati posò la pizza e mi abbassò i pantaloni, mentre leccava il cazzo la vidi fare una faccia strana.
“Sento un profumo strano qui intorno, non è che sei andato in buca anche con le gemelle?” mi chiese
In effetti non avevo avuto il tempo di lavarmi e le due gemelle erano solite mettersi un profumo molto diffuso al tempo.
“Come ti ho già detto sono un gentiluomo e non parlo della vita sessuale degli altri le risposi.
La prese bene, ricominciò a spompinarmi poi andammo in camera, lei si tolse collant e scarpe e si mise a gambe larghe: “ora tocca a te farmi divertire”.
La leccai con delicatezza e passione al tempo stesso e Nicol sembrò gradire, dopo un po’ tolse la mia testa dalle sue cosce: “sono sempre nel primo cassetto i preservativi?”
“Certo”. Si alzò aprì il cassetto ed estrasse la confezione, ne prese uno e me lo calzò.
“Sdraiati” si mise sopra di me ed iniziò a cavalcarmi tenendo le mie mani sul suo seno.
Dopo 5 minuti si sollevò e si mise a pecorina: “dai montami lo so che è la posizione che preferisci”
La presi per i fianchi e feci scivolare dentro l’uccello nella sua passera ed iniziai a scoparla con foga, probabilmente dentro di me volevo sfogarmi un po’ per quello che era successo con le due gemelle.
“Piano che mi sfondi, mi fai male così” mi disse Nicol
“Scusami” ricominciai a montarla con meno forza ed iniziò a godere, era molto esperta e contraeva le pareti della vagina massaggiandomi per bene il cazzo. Il mio non era il più grosso che aveva preso anche se ero ben piazzato.
Nel giro di 10 minuti cominciò a godere ed io le andai dietro riempiendo il profilattico con quanto le gemelle mi avevano lasciato nelle palle.
“Sei stato violento come non era mai successo fra di noi, sei sempre così attento con le ragazze (aveva parlato con altre compagne di corso con cui avevo avuto a che fare e tutte avevano tessuto le mie lodi come uno attento più ai bisogni femminili che ai propri) cosa è successo con le gemelle?”
“Nicol, sei una cara amica ma non te lo posso e voglio dire, porta pazienza, immaginati quello che vuoi. Ti chiedo ancora scusa per prima e si qualcosa è successo che mi ha fatto innervosire”.
“Abbiamo una pizza da mangiare, vado a metterla in forno, hai due birre?”.
Nicol si alzò, nell’amplesso si era tolto il miniabito e prima di alzarsi da letto aveva indossato una mia maglietta che faceva praticamente lo stesso effetto, raccolse le pizze e si diresse in cucina accendendo il fornetto che avevo per riscaldare la roba velocemente. Quindi aprì il frigo ed estrasse due birrette che aprì.
La raggiunsi n cucina indossando solo i boxer, mi porse la birra e mi disse ridendo “ohi un uomo mezzo nudo, mi vuoi sedurre ancora?”
La abbracciai e la baciai dolcemente scusandomi ancora.
Il forno diede il segnale acustico che le vivande erano pronte e mangiammo chiacchierando del più e del meno. CI aggiornammo reciprocamente sui gossip relativi al nostro corso. Finimmo pizza e birra quindi la riaccompagnai al dormitorio, mi salutò con un bacio sulla guancia ed una carezza.
Mi salutò con un “Ripassa quando vuoi” prima di guardare in alto mentre entrava nel portone.
Guardai anche io in su e vidi Carmen che si ritraeva. Mi aveva visto rientrare alle 23 con un’altra, chissà cosa aveva pensato.
Dovevo capire se, nel caso avessi ricevuto un altro invito, lo avrei accettato o meno.
Stupendo
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…