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Entrato nel bagno dei prefetti, Harry si era subito lasciato avvolgere dalla magnificenza dell’ambiente. L’uovo d’oro stretto sotto il braccio sembrava quasi irrilevante di fronte allo spettacolo che si dispiegava davanti ai suoi occhi. La vasca al centro della stanza, così vasta da sembrare una piscina privata, era circondata da una moltitudine di rubinetti scintillanti, ognuno con la promessa di rilasciare cascate di schiuma profumata o bolle luccicanti che si libravano nell’aria come piccoli incantesimi.
L’aria calda e vellutata gli accarezzava la pelle, impregnando ogni respiro di un aroma delicato di lavanda e agrumi, mentre la luce soffusa delle lampade fluttuanti danzava sul marmo bianco delle pareti. Gli specchi incantati riflettevano ogni suo movimento con una precisione ipnotica, restituendogli l’immagine di sé in un modo che non aveva mai percepito prima: vulnerabile, desiderabile, quasi irreale.
Con una lentezza carica di esitazione e consapevolezza, Harry aveva iniziato a spogliarsi. Ogni pezzo della sua uniforme caduto a terra sembrava un atto di liberazione, lasciando il suo corpo completamente esposto alla luce calda che accarezzava la pelle liscia, glabra, sensuale. Ogni gesto era accompagnato da un lieve tremito, non di freddo, ma di una tensione indefinibile, come se il semplice atto di rimanere nudo in quello spazio sacro fosse un invito ad abbandonarsi.
Lentamente, si era immerso nell’acqua, il calore avvolgente che scivolava lungo le cosce e risaliva il petto aveva strappato un sospiro a metà tra il sollievo e il piacere. La schiuma colorata si era raccolta intorno a lui, accarezzandolo come dita invisibili che lo sfioravano con una delicatezza quasi provocatoria. Ogni bolla che esplodeva contro la pelle sembrava amplificare quella strana, inquietante eccitazione che serpeggiava sotto la superficie.
Immerso nella vasca calda, il corpo avvolto dalla schiuma profumata che scivolava morbida sulla pelle, Harry osservava l’uovo d’oro tra le mani. La superficie lucente rifletteva la luce tremolante delle lampade fluttuanti, come se nascondesse un segreto vivo, pulsante. Con un respiro profondo, Harry lo aprì sott’acqua.
Un suono melodioso, dolce e ipnotico, si propagò nell’aria, ma era sott’acqua che la melodia sembrava vibrare con un’intensità irresistibile. Senza esitazione, Harry abbassò il capo, immergendosi completamente. L’acqua calda lo avvolse, silenziando ogni rumore esterno e amplificando le note misteriose. Era come se la musica gli parlasse, accarezzandogli i sensi e insinuandosi direttamente nella mente.
Quando sollevò lo sguardo, attraverso il velo cristallino dell’acqua, vide Mirtilla che lo osservava con un sorriso enigmatico, i suoi occhi grandi e maliziosi puntati su di lui. Fluttuava appena sopra la superficie, il volto inclinato in un’espressione divertita e vagamente provocatoria. La sua presenza, a metà tra il voyeurismo e il conforto, creava un’atmosfera ambigua che faceva vibrare la tensione nell’aria.
La melodia parlava di sirene, di profondità marine, e in quel momento Harry comprese. Il secondo turno avrebbe riguardato loro, le creature del lago nero. Ringraziò mentalmente Cedric per il suggerimento, chiudendo l’uovo con un gesto deciso. Tornò a immergersi nell’acqua, lasciandosi scivolare lungo il bordo della vasca, il corpo rilassato, il pensiero ancora avvolto dalla musica che sembrava danzare nei suoi ricordi.
L’acqua calda della vasca avvolgeva il corpo di Harry come un abbraccio, sciogliendo ogni tensione muscolare e lasciando che il suo respiro si stabilizzasse in un ritmo lento, profondo. La vasca, così grande da sembrare una piscina privata, era un rifugio di calore e intimità. Con gli occhi chiusi, si lasciava cullare dalla sensazione del liquido tiepido che accarezzava ogni centimetro della sua pelle liscia, amplificando una leggera, crescente consapevolezza del proprio corpo.
La scoperta fatta con l’uovo gli aveva lasciato addosso una scarica di adrenalina, ma ora quel calore avvolgente, le luci soffuse e l’odore inebriante della schiuma profumata sembravano trasformare l’energia residua in qualcos’altro. Qualcosa di più oscuro, più profondo. Una sottile eccitazione serpeggiava in lui, iniziando come un lieve formicolio che si diffondeva dalle dita delle mani e dei piedi, risalendo lento, inevitabile.
Mirtilla lo osservava. Fluttuava silenziosa nella stanza, silenziosa, facendo cerchi in aria sempre più vicini alla vasca, il volto attraversato da un sorriso malizioso, gli occhi grandi che brillavano di un’eccitazione quasi palpabile. La trasparenza del suo corpo spettrale rendeva quella scena ancora più surreale, come se fosse un sogno dal quale Harry non volesse svegliarsi. Eppure, c’era qualcosa di inquietante nel modo in cui lo fissava, una curiosità carica di desiderio, un’intensità che sembrava attraversare lo spazio e toccarlo senza bisogno di mani.
Poi, all’improvviso, Mirtilla si mosse. Il suo corpo incorporeo scivolò nell’aria con un moto improvviso e deciso, lanciandosi verso di lui. Prima che Harry potesse reagire, la percepì addosso, fredda e penetrante come un’ondata d’acqua gelida che lo investì completamente. Ma non si fermò lì: lei entrò in lui. Una sensazione indescrivibile, un misto di gelo e calore, di invasione e unione, lo attraversò come un fulmine, lasciandolo paralizzato.
Per un momento, Harry rimase immobile, incapace di comprendere. Era ancora lì, nella sua testa, i suoi pensieri intatti, ma c’era anche qualcos’altro. Un’altra presenza. Mirtilla. La percepiva chiaramente, non solo nella mente ma in ogni fibra del suo corpo, come un’eco che vibrava nei suoi muscoli, nelle sue ossa, sotto la pelle. Era posseduto. Ancora presente ma con il corpo nelle mani di un burattinaio… E prima che potesse razionalizzare quella sensazione, le sue mani iniziarono a muoversi.
Non era lui a guidarle. Le sue dita scivolarono lentamente lungo il proprio petto, tracciando linee invisibili sulla pelle calda e bagnata. Ogni tocco era amplificato, ogni sfioramento un brivido che gli attraversava la spina dorsale, lasciandolo ansimare piano. Era un gioco perverso, una danza sensuale tra lui e quella presenza che lo abitava, che lo controllava, che lo faceva sentire vivo in un modo completamente nuovo.
La testa di Harry era un vortice. Sentiva ogni cosa: il calore dell’acqua, la carezza della schiuma, il tocco delle sue mani guidate da qualcun altro. Eppure, allo stesso tempo, era spettatore, intrappolato in un corpo che rispondeva a impulsi che non erano i suoi, ma che lo facevano fremere di piacere. Una parte di lui avrebbe voluto fermarsi, opporsi, ma l’altra era sopraffatta dal desiderio, dal bisogno di scoprire dove quella strana, oscura connessione lo avrebbe portato.
“Vedi, Harry,” sussurrò Mirtilla, la sua voce un’eco intima e inquietante nella sua mente, “voglio sentirmi di nuovo viva… e potrei far sentire te, vivo come non hai mai provato.” Le sue mani continuarono a scivolare, scendendo più in basso, esplorando, accarezzando, lasciando una scia di brividi che si trasformavano in onde di piacere.
Harry non riusciva più a distinguere dove finiva il suo desiderio e dove iniziava il controllo di Mirtilla. Era un tutt’uno, un intreccio di sensazioni che lo avvolgevano, lo consumavano, lasciandolo sospeso in un limbo di piacere e resa.
Le mani, mosse da una volontà che non era più la sua, risalirono lentamente lungo il torace di Harry, tracciando un percorso intimo e torturante sulla pelle bagnata. Quando le dita raggiunsero i capezzoli, si fermarono, indugiando con una pressione appena percettibile, come se volessero prepararlo a ciò che sarebbe venuto. Poi iniziarono a stringere, prima con delicatezza, quasi a stuzzicarlo, poi con una forza crescente che strappò un gemito soffocato dalle sue labbra.
Il dolore esplose dentro di lui, ma non era una sofferenza pura: era mescolato a un desiderio intenso, bruciante, che gli fece fremere il corpo immerso nell’acqua calda. Ogni torsione, ogni pizzicata, era una scintilla che accendeva il fuoco nel suo ventre, un piacere proibito che cresceva con ogni movimento delle sue stesse mani, ormai completamente fuori dal suo controllo.
Mirtilla, la presenza spettrale che lo abitava, lo circondava con la sua voce. Un sussurro languido e carico di malizia vibrava nella sua mente, avvolgendolo come un manto invisibile. “Mmmm… si…” mormorava, la sua voce così provocatoria che sembrava scivolare sotto la pelle. “Il tuo corpo è così sensibile.”
Il tono di Mirtilla era un misto di lussuria e scherno, le sue parole lo punzecchiavano, lo scavavano, amplificando quella perversa connessione tra il piacere e il dolore. Ogni suo sussurro era una scossa che attraversava il corpo di Harry, facendogli tremare le gambe sotto l’acqua. Le mani continuavano a stringere, i capezzoli ora dolenti e ipersensibili, mandandogli ondate di piacere crudele che gli annebbiavano la mente.
“Ah… così dolce… così vulnerabile,” continuava Mirtilla, la sua voce un’eco che pulsava nella testa di Harry. “Lo senti, vero? Quanto mi piace. Quanto adoro essere una piccola, sporca pervertita… e ora lo sei anche tu.”
Ogni parola vibrava dentro di lui come un impulso irresistibile. Non era solo Mirtilla a parlare: le sue parole si intrecciavano ai pensieri di Harry, diventando indistinguibili dai suoi stessi desideri. Ogni sussurro sembrava scavare più a fondo, trasformando quella presenza eterea in qualcosa di crudelmente tangibile, qualcosa che lui iniziava a desiderare con disperazione.
Il respiro di Harry si fece irregolare, i suoi fianchi tremarono sotto l’acqua calda. La mano che prima aveva stretto il suo cazzo duro come il ferro scese più in basso, passando con lentezza deliberata sotto le palle gonfie, accarezzandole con una delicatezza crudele. Ogni tocco era una scossa, un brivido che gli percorreva la spina dorsale e lo faceva inarcare impercettibilmente.
Poi, le dita scivolarono ancora più giù, trovando il buchino, fermandosi un istante come a testare la sua resa. Le parole di Mirtilla si fecero sempre più intense, sempre più sporche. La sua voce non era più un semplice sussurro nella mente di Harry, ma un’onda carnale che lo avvolgeva completamente, insinuandosi nei suoi pensieri e confondendoli con i suoi desideri.
“Quando ero viva, adoravo godere così… senza tregua, senza pudore. E adesso, Harry… anche tu lo vorrai… Anche tu vorrai essere scopato.”
Harry, sempre più travolto dalle sensazioni che lo dominavano, cominciò a muovere il dito con un ritmo più veloce, i gemiti che sfuggivano dalle sue labbra diventavano più frequenti, più profondi. Ogni movimento era un’esplosione di piacere che si propagava nel suo corpo, ma la voce di Mirtilla non gli dava tregua, insinuandosi nella sua mente con una richiesta sempre più pressante.
“Ancora… apriti di più, Harry… voglio sentirlo…” sussurrò con un tono soffocato dal desiderio, guidandolo con una forza che non poteva ignorare. Harry obbedì, incapace di resistere a quell’ordine che si confondeva con i suoi stessi pensieri. Con un movimento deciso, aggiunse un secondo dito.
Un fremito lo attraversò mentre le dita scivolavano dentro, strette ma avvolte dal calore e dalla scivolosità dell’acqua saponata. Spinse piano, sentendo il proprio corpo adattarsi a quella nuova intrusione, il buchino che si apriva con lentezza, lasciandolo gemere ancora più forte. Ogni movimento delle dita, ogni spinta più profonda, era un’esplorazione, un abbandono completo al piacere.
Harry non riusciva più a fermarsi. Le dita si muovevano sempre più agevolmente, il suo corpo ormai cedeva, aprendosi sotto quella stimolazione continua. La sensazione di resa lo avvolgeva, un piacere proibito che lo travolgeva senza pietà e lo spingeva a desiderare qualcosa di piu grosso.
In preda al desiderio gemeva forte, i suoni che uscivano dalle sue labbra erano un misto di piacere e bisogno incontrollabile. Le dita si muovevano con sempre più intensità, spingendo dentro e fuori dal suo corpo, il calore e la tensione che montavano fino a un punto di non ritorno. “Dio quanto sono aperto,” mormorò, la voce tremante, quasi sorpresa dalla sfacciataggine delle proprie parole. “E mi piace… mi piace così tanto…”
Mirtilla scoppiò a ridere, una risata maliziosa e piena di soddisfazione che risuonava nella sua mente. “Oh sì, Harry… ti stai aprendo proprio bene… come una brava troietta, vero?” Lo incitava senza sosta, ogni parola un incentivo a spingersi oltre, a superare i propri limiti. “Fammi vedere fin dove puoi arrivare.”
Travolto dalla sua voce e dalla crescente eccitazione, Harry si arrese completamente. Con un respiro spezzato e un gemito strozzato, aggiunse un terzo dito. La pressione aumentò immediatamente, il buchino si contrasse con forza intorno a quella nuova intrusione, quasi al limite del dolore. Ma Harry non si fermò. Spinse ancora, più a fondo, il corpo che si apriva lentamente, superando ogni resistenza. Il piacere mescolato a quel lieve dolore lo fece tremare, accendendo in lui una voglia ancora più sfrenata.
“Voglio aprirmi di più… voglio sentirmi completamente spalancato… come una troietta,” ansimò, senza più alcuna vergogna, pronunciando quelle parole a voce alta, il tono sporco e carico di desiderio. Mirtilla rise ancora più forte, la sua risata un eco osceno che lo avvolgeva.
“Sì, così, ripetilo,” lo incitò, la sua voce un veleno dolce che si insinuava nei pensieri di Harry, amplificando ogni sensazione. “Dillo di nuovo… più forte. Voglio sentirtelo dire mentre ti apri ancora di più.”
Harry, senza alcuna inibizione, lo ripeté ad alta voce, facendo riecheggiare il piacere sulle pareti del bagno. “Sono una troietta… voglio essere aperta…” Ogni parola era una scossa che gli percorreva il corpo, ogni movimento delle dita lo spingeva oltre i confini del desiderio, mentre Mirtilla continuava a ridere e a incitarlo, completamente padrona di quel momento perverso.
“Non basta, Harry… le dita non sono abbastanza per una troietta come te,” sussurrò, la sua voce gocciolante di lussuria e scherno. “Hai bisogno di qualcosa di più grande… di qualcosa che ti riempia davvero.”
Harry ansimò forte, il respiro spezzato dal piacere e dall’anticipazione. Le sue dita continuavano a muoversi, dentro e fuori, allargando il buchino con movimenti sempre più intensi, ma ormai non bastava più. Non poteva negarlo, la voce di Mirtilla gli diceva la verità. “Sì…” mormorò tra un gemito e l’altro, annuendo senza neanche pensarci, completamente rapito dalla sua influenza. “Voglio di più… ho bisogno di più.”
Mirtilla rise, il suono pieno di una malizia che lo fece fremere. Con un movimento deciso, guidò la mano libera di Harry verso il bordo della vasca, dove la sua tunica giaceva appoggiata e da cui spuntava la bacchetta.
“Bravissimo,” lo incitò Mirtilla, il tono morbido e sensuale che vibrava nella sua testa. “Ora… vediamo cosa puoi fare. Voglio che tu materializzi qualcosa di speciale… qualcosa di grosso, lungo, che possa riempirti come hai sempre desiderato.”
Harry afferrò la bacchetta con una mano tremante, il respiro spezzato dall’eccitazione e dal desiderio. La sua mente era un vortice di immagini e sensazioni, ma la confusione lo frenava. Non riusciva a concentrarsi, incapace di visualizzare chiaramente ciò che il suo corpo ormai bramava disperatamente. Muoveva le dita ancora dentro di sé, con sempre maggiore intensità e questo lo distraeva.
Mirtilla lo osservava, il suo sorriso malizioso e perverso stampato sul viso traslucido. Si avvicinò ulteriormente, la sua voce un sussurro seducente che sembrava accarezzarlo da dentro. “Oh, Harry,” mormorò, il tono carico di lussuria e scherno. “Non riesci a decidere? Pensa a qualcosa di grosso, Harry… qualcosa di lungo, spesso, che possa riempirti completamente. Voglio che immagini qualcosa che non solo ti apra, ma che ti faccia urlare di piacere, che ti sfondi davvero come desideri.”
Harry chiuse gli occhi, lasciando che quelle immagini invadessero la sua mente. La voce di Mirtilla continuava, incalzante. “Un bastone… no, un fallo enorme, perfettamente liscio, che entri lentamente e poi ti prenda tutto, senza pietà. Sì, Harry, immaginalo… così lungo da arrivare in fondo, così grosso che ti spalanchi come mai prima.”
Ogni parola era una fiamma che alimentava il fuoco dentro di lui. Le immagini nella sua mente diventavano più chiare, dettagliate, mentre la sua mano stringeva la bacchetta con forza. Finalmente, con un respiro profondo e un gemito soffocato, Harry agitò la bacchetta e pronunciò l’incantesimo, la sua mente concentrata sull’oggetto del desiderio che Mirtilla gli aveva fatto visualizzare.
Davanti a lui, poco distante dal bordo della vasca, si materializzò un oggetto imponente e dorato: un specie di fallo lungo e grosso, lucido, perfettamente liscio. L’oggetto apparso davanti a lui era imponente e affascinante nella sua cruda perfezione. Lungo quanto la bacchetta che aveva usato per materializzarlo, ma molto più spesso, con una forma che sembrava studiata per soddisfare i desideri più profondi. La punta aveva una circonferenza simile a quella delle sue due dita unite, ma il diametro cresceva gradualmente verso la base sagomandosi in vari punti, dando all’oggetto un aspetto imponente e irresistibile. In fondo vi era una specie di manico per tenerlo. Il tutto sembrava fatto di metallo, lucido ma stranamente caldo e quasi pulsante di energia.
Harry lo guardò, il respiro corto e irregolare, mentre il suo corpo reagiva immediatamente, tremante di desiderio.
“Perfetto…” sussurrò Mirtilla con una voce carica di soddisfazione maliziosa. Il tono estasiato e perverso sembrava amplificare ogni sensazione che Harry stava provando. “Proprio quello di cui hai bisogno, Harry… per soddisfare ogni tuo desiderio. Ora esci dalla vasca.”
Harry, ancora tremante, si sollevò dall’acqua, il suo corpo nudo, scivoloso e lucido sotto la luce soffusa della stanza. Ogni movimento era lento, carico di un’intensità quasi rituale, mentre la voce di Mirtilla continuava a incitarlo. Quando raggiunse l’oggetto, lo prese tra le mani, sentendo la superficie liscia ed il suo peso.
Harry non riusciva a staccare gli occhi da quell’oggetto imponente, ogni dettaglio sembrava esercitare su di lui un richiamo irresistibile. La sua mente era un turbine di desiderio crescente, il corpo caldo e tremante sotto l’influenza di quella presenza dentro di lui. Ogni respiro era più pesante, ogni secondo più intenso. Sentiva la saliva aumentare, le labbra semiaperte, mentre il pensiero si faceva sempre più chiaro: voleva essere preso, spalancato, riempito fino al limite.
“Guarda quanto lo desideri,” sussurrò Mirtilla nella sua mente, il tono un misto di scherno e eccitazione pura. “Sei proprio una troietta bisognosa… e lo sai. Non puoi farne a meno, Harry. Non vuoi farne a meno.”
Harry si sdraiò a terra. Il fresco del pavimento mandava brividi sulla schiena mentre spalancava le gambe tenendo saldo il fallo tra le mani. Con un gesto quasi automatico, guidato dalla sua volontà e da quella di Mirtilla, Harry indirizzò la punta verso il proprio buchino, il cuore che gli martellava nel petto, i muscoli che fremettero quando sentì il primo contatto. La sensazione era travolgente, quasi insostenibile.
“Ah… sì…” mormorò Mirtilla, la sua voce un fremito che sembrava scuoterlo dall’interno. “Spingilo dentro… Voglio vederti prenderlo, voglio sentiro aprirti completamente.”
Harry iniziò a spingerlo lentamente, il corpo tremante sotto il peso del desiderio e della tensione. Sentiva la punta dell’oggetto entrare dentro il suo culo, allargandolo piano, centimetro dopo centimetro. Ogni movimento era un misto di piacere e un dolore dolce, quasi insostenibile, che gli strappava gemiti spezzati mentre si apriva sempre di più. Il cazzo di Harry pulsava, duro come il ferro, il calore che lo avvolgeva era insopportabile, e la voglia di abbandonarsi completamente, di scendere di colpo e impalarsi fino a sentire lo sfondamento totale, cresceva con ogni secondo.
Il fantasma dentro di lui intuì chiaramente il suo desiderio. “Piano, Harry…” continuò Mirtilla, il suo tono un misto di comando e scherno. “Non vogliamo che tu rovini tutto… anche se sarebbe così divertente vederti sanguinare con il culo sventrato, sapere che hai dato tutto per spalancarti come una vera troia.”
La pressione aumentava, il buchino si dilatava sempre di più, e la sensazione di essere riempito fino al limite era quasi troppo da sopportare. Harry ansimò forte, il sudore che gli colava lungo il viso mentre continuava a scendere, centimetro dopo centimetro. Sentiva ogni millimetro dell’oggetto aprirlo, riempirlo, conquistarlo. Il dolore era sempre lì, ma mescolato a un piacere così intenso che sembrava divorarlo. Ogni spinta era una resa, un passo in più verso il limite che sapeva di non poter superare, ma che desiderava disperatamente raggiungere.
Harry continuò a scendere, il corpo tremante e teso, il buchino ormai spalancato come non avrebbe mai immaginato possibile. Ogni centimetro che prendeva lo faceva ansimare più forte, il piacere misto a un dolore dolce che lo spingeva oltre i propri limiti. Quando finalmente rallentò e si fermò, si rese conto di quanto fosse aperto. Il suo buchino era una voragine, così dilatato da poter quasi accogliere tutte le dita di una mano. L’idea stessa lo fece gemere, il cazzo pulsante e duro come il ferro, mentre il corpo sembrava bruciare di eccitazione.
Mirtilla non gli lasciava tregua, la sua voce sporca e provocatoria lo incitava senza pietà. “Mmm… Guarda cosa riesci a fare… sei così aperto. Harry…. non fermarti, voglio vederti prenderlo ancora di più. Scopati con forza! Sei una vera troia…”
Harry, completamente sopraffatto, fece leva sulle gambe e risalì leggermente, il fallo che scivolava fuori quel tanto che bastava a fargli sentire un vuoto insopportabile. Poi, con un gemito profondo, scese di nuovo, il buchino che si apriva ancora di più per accogliere quella presenza massiccia. Ogni discesa era un’ondata di piacere che lo faceva tremare, e il desiderio di sentirsi sempre più troia lo spingeva a muoversi con sempre maggiore intensità.
“Ah… sì! Sono una troia… una puttana insaziabile,” gemette Harry, il respiro spezzato mentre trovava il ritmo. Le sue braccia si muovevano con sempre più sicurezza avanti e indietro spingendo dentro il fallo, il corpo che si dava completamente a quel piacere sporco e perverso. Ogni spinta era una resa totale, ogni movimento lo portava sempre più vicino a un piacere così intenso da farlo tremare.
“Bravo… di’ di nuovo quanto sei una troia,” lo incalzava Mirtilla, la sua voce un veleno dolce che lo spingeva a osare ancora di più. “Non fermarti… voglio sentirti spalancato fino in fondo. Sei mio… sei la mia piccola troia insaziabile.”
Harry rispondeva ai suoi incitamenti con gemiti e parole oscene, completamente perso nella sensazione. “Sì! Sono una troia… mi sto scopando… mi sto aprendo come una puttana!” gridava, il corpo ormai in totale balia del ritmo che aveva trovato. Aveva perso ogni freno, ogni residuo di controllo. Il suo corpo si muoveva con violenza contro il grosso fallo, i colpi che risuonavano nell’aria umida del bagno, il suono carnale amplificato dal silenzio della stanza. Le sue gambe tremavano per lo sforzo, ma non si fermava: ogni spinta era più profonda, più decisa, il buchino che si spalancava e si chiudeva attorno all’oggetto con una facilità che lo faceva gemere forte, completamente perso nel piacere.
Le sue mani stringevano il manico del dildo magico, le nocche bianche per la tensione, mentre continuava a spingerlo avanti e indietro sempre più a fondo. Il respiro spezzato in ansimi disperati. La sensazione era travolgente, un’onda inarrestabile che cresceva dentro di lui. Sentiva il fallo che lo riempiva fino in fondo, la pressione che gli esplodeva dentro, ogni movimento che lo faceva fremere di piacere. Ma non bastava. Non poteva fermarsi. Il bisogno di sentirsi sempre più aperto, sempre più usato, lo consumava.
E poi accadde. Senza nemmeno sfiorare il suo cazzo, sentì l’orgasmo montare, improvviso, travolgente, un’ondata calda che gli partì dal centro e lo investì come un’esplosione. Il suo respiro si spezzò in un gemito lungo e profondo, il corpo che si inarcò, teso, mentre il cazzo pulsava con forza.
Fiotti di sborra calda iniziarono a schizzare con violenza, uno dopo l’altro, disegnando linee bianche e dense sul pavimento di marmo lucido. Ogni fiotto era una liberazione, ogni getto un piacere così intenso che lo faceva tremare fino alla punta delle dita. La sborra cadeva in rivoli, densa e brillante, le gocce che scivolavano sul marmo come se volessero marcare quel momento.
Mirtilla rideva, la sua voce un’onda maliziosa e oscena che sembrava amplificare ogni sensazione. “Sei proprio un spettacolo, Harry,” lo umiliava con il suo tono perverso, pieno di soddisfazione. “Spruzzi come una vera troia… Si vede quanto godi a farti spaccare il culo….”
Stremato, con il respiro spezzato e il corpo ancora scosso dai fremiti dell’orgasmo, Harry si fermò. Le sue gambe tremavano, mentre il cazzo non più duro pulsava ancora leggermente. Con un ultimo sussulto di forza, prese con entrambe le mani il grosso fallo e tirò lentamente, sentendolo scivolare fuori dal suo corpo. La sensazione di vuoto fu quasi devastante, un contrasto netto con il piacere intenso che l’aveva travolto solo pochi istanti prima. Il buchino, ancora pulsante e aperto, sembrava bramare di più, ma Harry non poteva fare altro che restare immobile, sopraffatto dall’intensità del momento.
Ma la voce di Mirtilla non tardò a farsi sentire, morbida e perversa, un sussurro che lo avvolgeva come un manto di lussuria. “Non pensare di aver finito, Harry,” disse con tono provocante, un misto di comando e scherno. “Guarda cosa hai fatto… hai sporcato il pavimento come una troia eccitata. Ora dimostrami che lo sei davvero. Inginocchiati e lecca. Voglio vederti comportarti come una cagna… voglio che tu ripulisca ogni goccia della tua sborra con la lingua.”
Harry, intrappolato nella morsa della sua stessa perversione, non riuscì a resistere. Il suo corpo rispondeva automaticamente, piegandosi con un tremito. Le sue ginocchia toccarono il freddo marmo del pavimento, e davanti a lui si estendeva il risultato del suo piacere: macchie dense, bianche, che brillavano sotto la luce soffusa del bagno. Il suo respiro era corto, irregolare, mentre abbassava lentamente la testa.
La prima leccata fu lenta, quasi incerta, ma appena il sapore salato della sua stessa sborra gli si depositò sulla lingua, un fremito gli attraversò tutto il corpo.Il sapore salato e intenso si mescolava al freddo e alla durezza del marmo sotto di lui, rendendo l’esperienza ancora più sporca, più umiliante. Ogni leccata gli ricordava chi era in quel momento: non il ragazzo che aveva combattuto draghi, ma una troia piegata e sottomessa al piacere.
“Sì… così…” sussurrò Mirtilla, la sua voce carica di eccitazione e perversione. “Guarda come ti abbassi. Lecca ogni goccia, Harry. Voglio che tu senta il sapore della tua vergogna… della tua lussuria. Sei così bello a quattro zampe, una vera cagna addestrata ed insaziabile… Ne vuoi ancora vero? Allora continua a leccare!”
Harry gemette piano, la sua lingua che si muoveva con maggiore sicurezza. Ogni leccata lo faceva sentire ancora più sporco, ma al tempo stesso, ogni goccia che raccoglieva era come un premio perverso. Sentiva il sapore denso della sua sborra mescolarsi allo sporco del marmo sotto di lui, e ogni traccia che puliva lo faceva gemere più forte, completamente immerso nella sua sottomissione.
“Bravissimo…” continuava Mirtilla, il tono ora carico di lussuria sfrenata. “Guarda come sei bravo a pulire. Ogni goccia che lecchi è una prova di quanto ti piace essere una troia sottomessa. Continua, Harry… rendi questo pavimento lucido… voglio vedermi riflessa nella tua perversione.”
Con un respiro spezzato, Harry continuò finché ogni traccia della sua sborra non fu sparita, il pavimento lucido sotto di lui. Sollevò il viso, le labbra arrossate e umide, il sapore ancora sulla lingua. Si sentiva esausto, ma anche incredibilmente vivo, ogni fibra del suo corpo scossa dal piacere perverso di essersi spinto oltre ogni limite.
Mirtilla rideva nella sua testa, soddisfatta, la sua voce piena di trionfo. “Bravo, Harry. Hai fatto un lavoro perfetto. Ora guarda il pavimento… lucido e immacolato, esattamente l’opposto di quello che sei tu. Una puttana senza dignità sporca e con il culo rotto… Ora prendi il dildo”
Harry sollevò il dildo magico con mani tremanti, il respiro ancora affannoso mentre osservava la superficie un tempo perfettamente liscia e ora coperta di residui. Striature opache, macchie scure, e l’odore pungente che si alzava verso il suo viso gli ricordavano con brutale chiarezza da dove provenisse quell’oggetto. Sentiva il cuore martellargli nel petto, il corpo ancora scosso dal piacere, ma era il pensiero di quello che doveva fare che gli fece tremare le ginocchia.
La voce di Mirtilla si insinuò nella sua mente, tagliente e perversa, come un veleno dolce che non riusciva a ignorare. “Vedi com’è sporco Harry… Proprio come te. Adesso puliscilo. Con la lingua… Sei solo una puttana schifosa, vero? Allora dimostralo.”
Harry sentì un fremito attraversarlo, un misto di disgusto e perversione che gli fece inarcare la schiena e tremare il respiro. Sapeva che Mirtilla aveva ragione. Ogni traccia su quell’oggetto era la prova della sua resa, del modo in cui si era abbandonato al piacere più crudo. Si avvicinò il dildo al viso, l’odore lo colpì come una frustata: umido, acre, carico del suo sporco. Una parte di lui voleva voltarsi, allontanarsi da quell’umiliazione, ma un’altra, più profonda, lo tratteneva. Non poteva fermarsi. Doveva farlo.
Con un gemito basso, Harry fece uscire la lingua e la passò lentamente sulla punta dell’oggetto. Il sapore lo colpì immediatamente, una combinazione intensa di amaro e salato, mescolato al sentore del proprio corpo. La nausea gli strinse lo stomaco, ma non bastò a fermarlo. Anzi, quella sensazione di disgusto lo fece sentire ancora più perverso, e il pensiero lo fece gemere. Ogni traccia che raccoglieva con la lingua gli ricordava quanto fosse caduto in basso, quanto fosse diventato una troia sottomessa. E gli piaceva.
“Bravo… così,” sibilò Mirtilla, la sua voce un veleno dolce che lo spingeva oltre ogni limite. “Assapora ogni traccia. È il tuo sapore, Harry. È il sapore di quanto sei sporco, di quanto sei pervertito. Fai vedere quanto sei bravo a essere una troia.”
Harry chiuse gli occhi, lasciando che il sapore gli riempisse la bocca mentre succhiava la punta, la lingua che si muoveva lentamente intorno ai bordi, raccogliendo ogni traccia. Ogni volta che deglutiva, il senso di umiliazione lo travolgeva, ma invece di allontanarsi, si spingeva ancora più in profondità. Passò la lingua lungo l’asta, ripulendola centimetro per centimetro

Il cazzo di Harry pulsava, duro e dolorante, mentre il suo respiro si faceva sempre più irregolare. Ogni leccata lo faceva gemere, ogni traccia raccolta lo spingeva ancora più in basso nella sua stessa perversione. Si sentiva usato, e gli piaceva. Amava il sapore del proprio culo, l’idea di umiliarsi fino a quel punto, l’essere consapevole che stava facendo esattamente quello che una troia come lui avrebbe dovuto fare. Succhiò la punta, il sapore acre che gli si depositava sul palato lo faceva rabbrividire, ma al tempo stesso lo eccitava in un modo che non riusciva a controllare. Si spostò lungo l’asta, leccandola con cura, ogni traccia che svaniva sotto la sua lingua.
Quando finalmente l’oggetto fu pulito, lucido come prima, Harry sollevò il viso, le labbra arrossate e gonfie, il sapore ancora impregnato nella sua bocca. Il respiro era spezzato, il viso rosso di vergogna, ma il suo corpo bruciava di piacere perverso, il cazzo duro e pulsante come mai prima.
Mirtilla, finalmente soddisfatta, lasciò il corpo di Harry con un movimento improvviso e fluido, come un’ombra che si ritirava dalla sua vittima. Harry si accasciò sul pavimento, il respiro spezzato, il corpo ancora tremante. Si sentiva libero, eppure svuotato, come se un pezzo di sé fosse rimasto nelle mani spettrali di Mirtilla. Le sue gambe tremavano, il buchino gli pulsava di un dolore che si mescolava al ricordo vivido del piacere provato.
Fluttuando sopra di lui, Mirtilla lo osservava con un sorriso malvagio e perverso dipinto sul volto. I suoi occhi brillavano di un’eccitazione perversa mentre inclinava il capo, la sua voce un sussurro tagliente e pieno di lussuria. “Brava troietta,” disse, il tono gocciolante di scherno e soddisfazione. “Hai fatto bene, ma la prossima volta sarà ancora meglio. Ti farò godere come non hai mai osato immaginare. Ti farò chiavare come una cagna in calore, finché non urlerai, finché non piangerai, finché il tuo culo non sarà una voragine spalancata e sanguinante.”
Harry sentiva il culo dolente, una fitta costante che gli ricordava tutto ciò che aveva appena fatto, e la consapevolezza di quanto fosse caduto in basso lo colpì come una martellata. Il suo respiro era ancora irregolare, la mente che cercava di assimilare il misto di vergogna e eccitazione che gli bruciava dentro.
Con un movimento lento e quasi cerimoniale, prese la bacchetta e la puntò verso il dildo magico, facendo sparire l’oggetto con un incantesimo. Per un attimo rimase immobile, il vuoto della stanza che sembrava amplificare il suono del suo cuore che batteva furiosamente. Poi, con mani tremanti, iniziò a rivestirsi. Ogni capo che tirava su lo faceva rabbrividire, il tessuto che gli sfiorava la pelle era un promemoria crudele della sua vulnerabilità.
Mirtilla, intanto, continuava a ridere, una risata maligna che rimbalzava tra le pareti del bagno, riempiendo l’aria di una sensualità oscura. “Buona giornata Harry,” sussurrò con tono crudele. “Non fare troppo la troietta in mia assenza…”
Harry abbassò lo sguardo, incapace di guardarla, eppure quelle parole si insinuavano nella sua mente, come un veleno che scorreva nelle vene. Ogni minaccia che Mirtilla pronunciava non era altro che un riflesso delle sue fantasie più nascoste, dei suoi desideri più oscuri che finalmente prendevano forma.
Mentre si avviava verso la porta, con il cuore ancora in subbuglio e il corpo che bruciava di vergogna, Harry sapeva che non era davvero una minaccia quella di Mirtilla. Era una promessa. E nel profondo del suo essere, non poteva fare a meno di desiderarla. Non vedeva l’ora che quel momento arrivasse, non vedeva l’ora di arrendersi ancora una volta a quel piacere perverso e assoluto.

Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.

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