Mancavano pochi giorni al traguardo dei tre mesi in castità e, facendo un bilancio, mi rendevo conto che in meno di 90 giorni la mia vita era stata stravolta da eventi travolgenti.
Mia moglie mi tradiva con altri uomini, mi aveva imposto la castità forzata, mi infliggeva castighi e punizioni corporali, anche davanti a terze persone, mi obbligava a subire pratiche sessuali degradanti, in pratica mi aveva ridotto in schiavitù.
Credevo di aver toccato il fondo, ma non era così.
Una sera mi disse che aveva conosciuto un bel tipo, che lo frequentava da qualche settimana e che lo avrebbe portato a casa. Sapevo che si vedeva con altri uomini oltre ad Aurelio, ma non mi parlava mai delle sue avventure. Mi disse però che questo tizio era di vedute molto aperte, che gli aveva parlato di me confidandogli che era sposata con un sottomesso e che avevamo un rapporto in stile femdom.
La notizia mi rese molto ansioso: il fatto che portasse a casa i suoi amanti era già estremamente imbarazzante, ma palesare la mia sottomissione di fronte a loro rendeva la situazione molto più umiliante.
Due giorni dopo Simona mi informa che Carlo, si chiamava così, sarebbe venuto a cena e precipitai nella disperazione.
Ciò nonostante preparai tutto con cura, una cena raffinata, una bella tavola con il servito buono, il letto con le lenzuola pulite. Stavo diventando un bravo servo di casa.
Carlo si presentò con un mazzo di fiori, era gentile, non fece alcuna battuta su di me, al punto che immaginai che gli interessasse solamente scoparsi Simona.
Finita la cena si sedettero sul divano e cominciarono a farsi le coccole, ma ad un certo punto Simona mi chiamò:
S- Vieni qua, ho bisogno di un massaggio ai piedi.
Imbarazzatissimo, mi inginocchiai davanti a loro, le tolsi le scarpe e le calze e iniziai a massaggiarle i piedi. Carlo mi guardava divertito, io tenevo gli occhi bassi per non incrociare i suoi, ero imbarazzatissimo.
Iniziarono a baciarsi appassionatamente, lui le accarezzò le cosce che lei dischiuse come ad invitarlo a osare di più.
C- Ma lui non è geloso? Le chiese ad un tratto.
S- Si, moltissimo, ma è completamente sottomesso, te l’ho detto. Vuoi vedere? Luca, alzati e spogliati, fai vedere a Carlo.
Mi stava umiliando come mai prima, rimasi un attimo immobile, poi mi denudai, mostrando a quell’uomo il mio segreto più intimo.
S- Questo coglione ha tradito la mia fiducia, ora è diventato il mio schiavo e come vedi lo tengo in castità. Da mesi. E fa tutto ciò che gli chiedo.
C- Simona, sei incredibile. Ma fa proprio tutto?
S- Certo, ora ti faccio vedere. Luca, prendi quello sgabello, portalo qui e poi togli scarpe e calzini a Carlo.
Con un nodo alla gola eseguo l’ordine di mia moglie, prendo lo sgabello, lo posiziono davanti a Carlo mi inginocchio e gli slaccio le scarpe.
L’iniziale imbarazzo si trasformò in vergogna quanto mi ritrovai i suoi piedoni a pochi centimetri dalla faccia, comodamente appoggiati sullo sgabello.
Simona Sorrideva e gli accarezzava il torace. Io ero arrossito come un peperone.
S- E’ solo uno schiavo, dagli un ordine Carlo, vedrai che obbedisce.
C- Ma dai, non vedi come si vergogna?
S- Lo so, è la prima volta che deve obbedire ad un uomo, ma lo farà. Prova, dai, chiedigli qualcosa, qualunque cosa.
Carlo, forse eccitato dalla mano di Simona che dal torace era scesa sulla patta, mi guarda sorridente e mi dice:
C- Baciami i piedi, schiavo.
Tutto mi sembra così assurdo, costringermi a quella umiliazione per dimostrare il suo potere su di me, credevo di averle già dimostrato che ero cambiato, che ero diventato un uomo migliore e per di più rassegnato a sottomettersi alla moglie, ma non le bastava.
Sono estremamente riluttante a baciare i piedi di Carlo, guardo Simona nella speranza di evitarmi quella terribile umiliazione, ma nella sua espressione minacciosa non c’è traccia di pietà.
All’apice della vergogna chiudo gli occhi e mi avvicino con il viso alle sue piante fino a poggiarci la punta del naso.
Fortunatamente non puzzano, sento solo un leggero odore di sudore misto a quello del cuoio, ma questo non rende il compito meno umiliante.
Senza pensarci troppo tiro fuori la lingua e inizio a leccarli, timidamente. Non riesco a credere che lo stò facendo, passo la lingua sul tallone e vado su lungo la pianta fino alle dita, prima un piede poi l’altro, alternativamente. Tengo gli occhi chiusi, vorrei sparire dalla faccia della terra, mi sento un verme, una pezza da piedi, ma continuo a leccare quei piedoni senza più dignità.
S- Visto, che ti dicevo: guarda come ti lecca i piedi. Ti piace?
C- Si cazzo, è eccitante.
S- Lo vedo che ti piace, ti è venuto duro.
La mia vergogna aumenta ogni minuto di più. Sentire quei discorsi è devastante quasi quanto quello che vedo non appena apro gli occhi.
Simona si è chinata su di lui e gli sta baciando e leccando la cappella con dolcezza, tenendo la base del suo pene con la mano. Ha un cazzo di proporzioni notevoli e due grossi coglioni pelosi che fuoriescono dai pantaloni. Mi sembra di vivere un incubo ma non smetto di leccare i suoi piedi mentre Simona è ormai impegnata in un appassionato pompino.
Ma il peggio deve ancora venire. Ormai eccitatissima mi ordina di sfilargli i pantaloni, gli monta sopra e infilandosi il pene nella fessura ormai fradicia, inizia a cavalcarlo. Ero sconvolto, dalla mia posizione vedevo perfettamente il culo di mia moglie salire e scendere, accogliendo nella fica il suo cazzo duro per intero fino ai coglioni. Carlo l’aveva afferrata per le natiche e ne guidava il ritmo, lei gemeva di piacere mentre, lui ansimava, se la stava scopando davanti ai miei occhi mentre gli leccavo i piedi. Stavo impazzendo di vergogna e gelosia.
Poco dopo decisero di andare sul letto e dovetti seguirli in camera, ormai obbedivo come una marionetta. Simona si toglie tutto rimanendo nuda, lui le afferra e le succhia le meravigliose mammelle, avidamente, aspirando e leccando i capezzoli, come un tempo facevo io. Era terribile assistere a tutto questo, ma dovetti farlo restandomene inginocchiato in un angolo, in attesa di chissà cosa.
Carlo era un vero toro: scoparono a lungo, intensamente, con la passione di due amanti innamorati: cambiavano spesso posizione, si abbracciavano, si baciavano, si toccavano senza smettere di scopare.
Vederla abbandonarsi al piacere con un altro uomo, totalmente incurante della mia presenza, fu devastante.
Alla fine venne Carlo venne nella sua fica, con copiosi spruzzi di sperma che le sporcarono anche pancia, pube e cosce. Era completamente imbrattata del suo sperma e solo allora realizzai che non avevano usato preservativo.
Lei mi guardò quasi con compassione, e come avesse capito i miei pensieri disse:
S- Non fare quella faccia da coglione, di che cazzo ti preoccupi, è un donatore Avis. Pensa invece a pulirmi, guarda come sono sporca. Forza, vieni subito qua e lecca via tutto.
Non volevo farlo, era una degradazione assoluta, ma disobbedirle era impensabile. Così mi avvicinai e, seppur riluttante, raccolsi con la lingua lo sperma dalla sua pancia, poi dal pube, aspirandolo dai peli, quindi inzuppai la lingua nella vulva pulendola con cura e raccogliendo i rivoli di seme che fuoriuscivano, ingoiandoli.
Quel sapore acido e salato mi dava i brividi, Simona notò che lo facevo con estrema riluttanza e chiamò Carlo che prendendomi per i capelli mi ordinò di farlo meglio
C- Non fare storie, cornutello, pulisci bene tua moglie che poi devi pulire anche me.
Guardai Simona nella speranza di trovare clemenza, che lei mi negò.
Lui mi teneva fermo per i capelli, e quando ebbi finito con lei, avvicinò il suo glande al viso e strofinandomelo sulle labbra se lo fece leccare.
S- Non farmi incazzare, puliscigli il cazzo o ti giuro che ti lego al letto e ti frusto a sangue.
Non c’era bisogno di minacciarmi. Ormai ero senza dignità e per la prima volta in vita mia, accolsi il glande di un uomo nella mia bocca, succhiandolo e pulendolo devotamente con la lingua.
S- Bravo, leccalo, puliscilo, mi piace vederti con un cazzo in bocca.
Avevo varcato un confine che pensavo invalicabile, eppure assecondavo quelle richieste oscene con sorprendente obbedienza.
S- Ti piace? Ti piace leccare il cazzo?
L- No Simona, No, Ti prego. Ti supplico.
S- Non devi supplicarmi, devi eccitare il mio amante, devi farglielo tornare duro, ho ancora voglia di scopare.
C- Scusa Simona, ma tuo marito come pompinaro non vale un cazzo. Perché non me lo prendi in bocca tu?
S- Si hai ragione, questo coglione va addestrato meglio. Lascia, faccio io, tu leccagli i piedi, questo almeno lo sai fare bene.
Speravo fosse finita, ma ricominciarono. Mi avvicinai ai piedi di Carlo per leccarli mentre Simona imboccò il suo pene e nel giro di poco gli tornò duro.
Ero diventato lo schiavo di una coppia, e la donna era mia moglie. Non mi ero mai sentito così frustrato e umiliato, eppure obbedivo a tutto.
Continuarono a scopare a lungo e anche Simona raggiunse il suo orgasmo, tremando e urlando il suo piacere mentre Carlo la penetrava furiosamente da sopra ed io le massaggiavo i piedi.
Guardarla godere con un altro uomo mi segnò più di ogni altra cosa. Non solo avevo perso il diritto di avere rapporti con mia moglie, ma dovevo anche servirla mentre scopava con altri maschi e servire anche loro. Una degradazione assoluta.
Stupendo
Ciao purtroppo non sono brava nello scritto, Se vuoi scrivermi in privato . delo.susanna@gmail.com
Per un bohemienne come me, che ama l’abbandono completo al piacere e alle trasgressioni senza limiti, questa è forse la…
Ho temuto che non continuassi… sarebbe stato un vero peccato, il racconto è davvero interessante
Grazie, ne sono lusingato. E' da poco che lo faccio, ma lo trovo divertente. Tu scrivi, ho provato a cercare…