Hermione arrivò alla casa di Ron, accolta dal calore familiare dei Weasley. Le vacanze promettevano di essere un rifugio, una tregua dalla frenesia della scuola. La signora Weasley, con un sorriso accogliente e materno, la accompagnò alla stanza al piano superiore, spiegandole che Ron e Harry erano fuori per delle commissioni ma sarebbero rientrati presto.
La camera era piccola ma invitante, con un letto morbido e una finestra che lasciava entrare la luce dorata del pomeriggio. Rimasta sola, Hermione si prese un momento per respirare a fondo, godendosi la calma che avvolgeva la casa. Aprì la valigia e cominciò a sistemare i vestiti con ordine, ogni movimento un piccolo rituale di tranquillità dopo il lungo viaggio.
Con tutto riposto, la prospettiva di un bagno caldo si fece irresistibile. Immaginò l’acqua calda che le accarezzava la pelle, sciogliendo tensioni e stanchezza. Prese l’accappatoio, morbido e profumato di pulito, insieme agli articoli da bagno, poi si diresse verso il bagno comune.
Il silenzio della casa era denso e avvolgente, rotto solo dal lieve scricchiolio delle assi sotto i suoi passi. Hermione sentiva il contrasto tra la frescura dell’aria e il tepore che già pregustava. Ogni suono, ogni movimento sembrava amplificato, come se la casa respirasse piano, immersa nella quiete del pomeriggio.
Quando aprì la porta del bagno, una fragranza delicata di sapone e erbe aromatiche la accolse, avvolgendola in una promessa di relax. Chiuse la porta alle sue spalle con un gesto lento, lasciando il mondo fuori. L’aria era tiepida, leggermente umida, e già la immaginava scivolare nell’acqua, il corpo che si rilassava mentre il tempo sembrava sospeso.
La vasca, ampia e moderna, sembrava quasi un intruso in quella casa dal fascino rustico, ma il contrasto la incuriosiva. C’era qualcosa di invitante in quell’unione di stili, quasi un invito a lasciarsi andare. Aprì l’acqua calda, il vapore iniziò a salire, e il suono dell’acqua che riempiva la vasca accompagnava il suo sguardo mentre si fermava davanti al grande specchio accanto alla finestra.
Nel riflesso, i suoi occhi brillavano di una luce diversa, un guizzo di consapevolezza, quasi di sfida. Con gesti lenti e intenzionali, iniziò a sbottonarsi la camicetta, il tessuto che si apriva piano rivelando strisce di pelle morbida. Ogni bottone slacciato era un piccolo gioco con il proprio riflesso, fino a quando la camicetta scivolò lungo le sue braccia e finì ai suoi piedi.
Rimase per un istante in reggiseno, osservando il proprio corpo con attenzione. Si concesse un sorriso compiaciuto prima che le sue mani salissero alle spalline. Le abbassò con delicatezza, lasciando che il reggiseno scivolasse via, liberando i suoi seni piccoli ma perfettamente sodi. Le sue dita seguirono la curva morbida della pelle, soffermandosi sui capezzoli, che reagirono prontamente al tocco, indurendosi sotto i suoi polpastrelli. “Forse un po’ più grandi non guasterebbero,” mormorò con un sorriso malizioso, “ma sono così piene… così sode.”
Con una leggera torsione dei fianchi, slacciò la gonna, lasciandola scivolare lungo le gambe fino a ritrovarsi con solo i calzini bianchi e un paio di mutandine leggere, che abbracciavano il profilo morbido dei suoi fianchi. Il contrasto tra la pelle nuda e il tessuto leggero la eccitava. Si osservò, lasciando che il suo sguardo percorresse il proprio corpo, lentamente.
Ruotò leggermente il busto, facendo scorrere lo sguardo lungo la curva del suo sedere. Le sue mani lo raggiunsero, accarezzandolo con movimenti misurati, le dita che affondavano appena nella carne tonica. “Ecco, questo sì che è un capolavoro,” sussurrò al proprio riflesso, mordendosi il labbro con un sorriso compiaciuto. Si inclinò per osservarsi meglio, le mani che stringevano con più decisione, quasi a testarne la consistenza.
Uno alla volta, tolse i calzini, piegandosi lentamente e accentuando la linea delle sue gambe lunghe e affusolate. Poi le dita si posarono sul bordo delle mutandine. Le abbassò con una lentezza esasperante, assaporando il momento, fino a farle scivolare lungo le gambe. La stoffa cadde sul pavimento, e lei lasciò che le sue mani risalissero lungo le cosce nude, soffermandosi sul ventre piatto.
Davanti allo specchio, completamente nuda, osservò il proprio corpo. Le mani esplorarono i seni, i fianchi, scendendo fino al sedere, che strinse ancora una volta con più forza, mentre un sospiro sfuggiva dalle sue labbra. Le dita indugiarono sul ventre, sfiorando appena il centro del suo calore, un tocco leggero che accese un fremito lungo tutto il corpo. Rimase così, immersa nella contemplazione di sé, il vapore che avvolgeva la stanza e la promessa di piacere che iniziava a diffondersi nell’aria.
Hermione distolse lo sguardo dallo specchio quando notò che la vasca era ormai piena al punto giusto. Chiuse l’acqua con un gesto lento, un sorriso soddisfatto che le sfiorava le labbra, e si immerse con calma, lasciando che il calore dell’acqua avvolgesse ogni centimetro della sua pelle. Il contatto con il liquido tiepido sembrava dissolvere ogni tensione muscolare, ma non quella vibrazione sottile che le ronzava dentro. Era un desiderio, un’eco silenziosa che continuava a chiedere di essere ascoltata.
Il vapore riempiva l’aria intorno a lei, accarezzandole il viso come un velo invisibile. Gocce di condensa si formavano sulla sua pelle, mescolandosi con l’acqua che lambiva il suo corpo, fermandosi appena sotto i seni. I capezzoli, turgidi e sensibili, emergevano a metà dalla superficie, accarezzati dal movimento sottile dell’acqua che sembrava sollecitarli.
Hermione chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente al momento. La sua mano si sollevò lentamente, raggiungendo i suoi seni, e le dita iniziarono a tracciarne i contorni con delicatezza, esplorando ogni curva. Il tocco si fece più deciso, stringendo leggermente la carne morbida, e un brivido di piacere le attraversò la schiena. Il gemito che le sfuggì dalle labbra era morbido, appena udibile, ma così pieno di sensazioni da sembrare amplificato dal silenzio della stanza.
Ogni carezza era lenta, misurata, come se volesse assaporare ogni sfumatura del piacere che si stava concedendo. La sua mano libera scivolò lungo il ventre piatto, il tocco delicato che seguiva la pelle liscia e bagnata. Si fermò per un istante sopra l’ombelico, le dita che indugiavano su quel punto come a pregustare il passo successivo. Poi, con un movimento più deciso, scese verso le cosce, che si aprirono leggermente sotto l’acqua calda, offrendo più spazio alla sua esplorazione.
Le dita raggiunsero la sua intimità, affondando nel morbido pelo che ricopriva con naturalezza il suo sesso. Il contrasto tra la consistenza della pelle liscia e la morbidezza dei peli le fece affiorare un sorriso sulle labbra, un gesto spontaneo di compiacimento. Iniziò a esplorare lentamente, ogni tocco accendendo un calore che sembrava irradiarsi dal basso ventre verso il petto, in un crescendo di sensazioni che sembravano non avere fine.
Hermione lasciò che la mano scendesse ancora, sfiorando con lentezza il confine più intimo del suo corpo. La pelle, calda e bagnata, sembrava amplificare ogni tocco, rendendo ogni sfioramento un’esperienza profonda e vibrante. Il respiro si fece più lento, più profondo, quando le sue dita raggiunsero finalmente la sua intimità. Si mossero lungo la fessura con delicatezza, esplorandola con una lentezza quasi reverenziale, come se fosse la prima volta. Il pelo morbido e corto sotto i suoi polpastrelli aggiungeva una dimensione tattile che la fece chiudere gli occhi, lasciandosi trascinare dal momento.
Il suo corpo rispondeva con piccoli tremori, ogni movimento delle dita era come un accordo che risuonava attraverso di lei, facendo salire il petto in respiri sempre più profondi. Ma Hermione non voleva cedere subito. Si crogiolava in quella dolce tortura, prolungando il piacere, mantenendosi sospesa in quel limbo di desiderio crescente. Le sue dita continuarono a muoversi, lente e ritmate, mentre il calore dell’acqua sembrava avvolgerla completamente, amplificando ogni sensazione.
Il respiro divenne più pesante, il corpo si arcuò leggermente sotto l’ondata di piacere che cresceva dentro di lei. Finalmente si concesse di abbandonarsi, di lasciarsi andare completamente. La mente si svuotò, non c’erano più pensieri, solo quel calore crescente, quella voglia che la avvolgeva e la consumava, lasciandola senza difese. La mano che le accarezzava i seni continuava a stringere e massaggiare, mentre l’altra seguiva un ritmo lento e cadenzato, in sintonia con l’onda di desiderio che ormai era diventata una marea pronta a travolgerla.
Con movimenti delicati, cominciò a giocare con le sue labbra, aprendole leggermente con il pollice e l’indice, come a svelare il suo centro più sensibile. Ogni gesto era lento, misurato, una danza di esplorazione che sembrava rivelarle nuove sfumature di piacere. Il clitoride, gonfio e pulsante, emerse tra le pieghe, e Hermione lo sfiorò con la punta del dito. Il contatto era lieve, quasi timido, come se volesse assaporare ogni minima reazione, ogni brivido che correva lungo la sua pelle.
Le sue gambe si aprirono leggermente, trovando una posizione più comoda. L’acqua tiepida e avvolgente amplificava la sensazione di calore che ormai percorreva tutto il suo corpo, irradiandosi dal ventre fino alla punta delle dita. Ogni carezza delle sue mani era una promessa, un preludio, ma Hermione non aveva fretta. Si concedeva il tempo di godere di ogni sfumatura, di esplorare ogni angolo di sé, lasciando che il piacere salisse gradualmente, con una precisione e una delicatezza che rivelavano quanto profondamente conoscesse il suo corpo.
Il rumore improvviso della porta che si apriva fece sobbalzare Hermione, che chiuse istintivamente le gambe e coprì il seno con una mano. Gli occhi le si spalancarono per la sorpresa quando vide Fleur entrare, avvolta in un morbido accappatoio bianco, con una piccola borsetta da toilette in mano. I suoi occhi azzurri incontrarono lo sguardo di Hermione, e un sorriso appena accennato le incurvò le labbra.
“Oh! Mi spiace tantissimo,” disse Fleur con un tono tranquillo, avanzando di qualche passo. “Non sapevo che fossi qui. Pensavo che in casa ci fossimo solo io e la signora Weasley.” Il suo accento francese dava alle sue parole un’aria di leggerezza quasi musicale.
Hermione, ancora visibilmente tesa, si schiarì la gola. “Sono arrivata poco fa… pensavo di fare un bagno rilassante,” spiegò, cercando di mantenere un tono calmo mentre continuava a stringere le gambe e a coprirsi il petto.
Fleur, però, sembrava completamente a suo agio, come se la situazione non avesse nulla di imbarazzante. Con un gesto lento, posò la borsetta sul bordo della vasca. “Hai avuto una splendida idea,” disse con un sorriso genuino. “Anche io sono venuta qui per rilassarmi un po’.” I suoi occhi si posarono brevemente sull’acqua fumante, poi tornarono su Hermione. “E sai,” aggiunse, “visto che hai già riempito la vasca… potremmo fare il bagno insieme. Risparmieremmo un po’ d’acqua calda per la famiglia Weasley, no? Alla fine, siamo solo due ragazze. Non c’è niente di male…”
Hermione la fissò incredula, le parole che le giravano nella mente ma che sembravano incapaci di uscire. “Ehm… non so, Fleur,” mormorò infine, abbassando lo sguardo e stringendosi un po’ di più contro la vasca. “Non credo sia… appropriato…”
Ma prima che potesse continuare, Fleur si sciolse con naturalezza la cintura dell’accappatoio, lasciando che il tessuto scivolasse a terra, rivelando il suo corpo nudo. Si voltò leggermente verso lo specchio, osservandosi con un’espressione compiaciuta. Il suo corpo era una perfezione scultorea, le curve delicate ma ben definite, la pelle liscia che sembrava quasi brillare alla luce soffusa del bagno.
Hermione non riusciva a distogliere lo sguardo. “Fleur… cosa… cosa stai facendo?” chiese con un filo di voce, il viso che si colorava di un imbarazzo crescente.
Fleur si voltò verso di lei, il sorriso che non abbandonava le sue labbra. “Faccio il bagno… Rilassarti, Hermione,” rispose con calma. Poi, con la stessa grazia con cui si era spogliata, posò prima un piede nell’acqua, poi l’altro, entrando nella vasca. Rimase in piedi, l’acqua che le lambiva le cosce, il suo corpo perfettamente proporzionato e glabro ora davanti agli occhi di Hermione.
Hermione si strinse contro il bordo della vasca, la tensione visibile nei suoi movimenti. “Non… non credo di essere abituata a… condividere un bagno,” balbettò, senza riuscire a guardarla direttamente negli occhi.
Fleur inclinò leggermente la testa, il suo tono dolce ma fermo. “Hermione, mon amie,” disse, il francese che affiorava con naturalezza, “non devi essere così tesa. È solo un bagno. Non c’è bisogno di vergognarsi. Guarda,” aggiunse, sedendosi lentamente nell’acqua davanti a lei, “siamo due amiche che fanno il bagno e chiacchierano… Va bene così, vero?”
Hermione annuì lentamente, anche se il rossore sul suo viso la tradiva. “S-sì… credo di sì,” mormorò, evitando ancora lo sguardo diretto.
Fleur si appoggiò al bordo opposto della vasca, l’acqua che si agitava appena mentre si sistemava. “Vedi? Molto meglio così,” disse con un sorriso sereno, sollevando una mano per raccogliere i suoi capelli biondi e fissarli in un morbido chignon. “Raccontami, Hermione, come va la scuola? Sei sempre così seria e concentrata… ma ti prendi mai un momento per te stessa o magari un fidanzato?”
Hermione esitò, la tensione nel suo corpo che si allentava a poco a poco. “Non molto spesso,” ammise, incrociando finalmente lo sguardo con Fleur, anche se solo per un attimo. “C’è sempre così tanto da fare… e per ora… nessun fidanzato”
Fleur rise piano, il suono morbido e rilassante. “Ah, ma è proprio per questo che devi imparare a rilassarti. La vita non è solo studio e lavoro, Hermione. A volte, devi semplicemente… lasciarti andare.”
Hermione non seppe cosa dire. Le sue mani si stringevano ancora sul suo petto, ma l’atmosfera cominciava a cambiare. Fleur era così naturale, così sicura di sé, che Hermione si sentiva quasi stupida per il suo stesso imbarazzo. Eppure, non riusciva a ignorare il senso di tensione che ancora vibrava nell’aria, mescolandosi al vapore e all’acqua calda che le avvolgeva entrambe.
Fleur, con naturalezza, iniziò a chiacchierare, raccontando della sua vita con Bill e di quanto fosse felice. Il suo tono era rilassato, quasi melodico, e Hermione si ritrovò lentamente a rilassarsi a sua volta, contagiata dall’atmosfera tranquilla che Fleur emanava.
Hermione abbassò la mano che teneva sul seno, cercando di sembrare meno tesa. Continuarono a parlare, Fleur che sorrideva e gesticolava con eleganza, mentre Hermione la osservava. C’era qualcosa in lei che non poteva ignorare: la bellezza di Fleur non era solo fisica. Era quasi ipnotica, un magnetismo che sembrava emanare da ogni suo gesto, da ogni parola. Hermione si scoprì a studiarla attentamente, dagli occhi azzurri che brillavano di una luce speciale, alla perfezione delle sue labbra che si incurvavano in un sorriso rilassato.
Ad un certo punto, Hermione abbassò lo sguardo, come se fosse imbarazzata anche solo a pensarlo, ma non riuscì a trattenersi. “Fleur,” iniziò con un tono basso, quasi un sussurro, “posso farti una domanda… un po’ personale?”
Fleur inclinò leggermente la testa, i suoi occhi chiari che la scrutavano con curiosità. “Bien sûr, Hermione. Puoi chiedermi qualsiasi cosa,” rispose con un sorriso rassicurante.
Hermione prese un respiro profondo, cercando di trovare le parole giuste. “Ecco… tu sei… sei di una bellezza così particolare, quasi… ultraterrena,” disse, il rossore che le colorava le guance. “Non riesco a non chiedermi… sei completamente… umana?”
Fleur scoppiò in una risata morbida, ma non per schernire Hermione. Era un suono caldo e genuino, che riempì la stanza. “Ah, Hermione,” disse, scuotendo leggermente la testa, “è una domanda che mi hanno fatto molte volte. No, non sono completamente umana. Ma non è qualcosa di cui vergognarsi, sai?”
Hermione la fissò con occhi spalancati, il rossore che aumentava. “Davvero? Cosa… cosa vuoi dire?”
Fleur si appoggiò meglio al bordo della vasca, incrociando le braccia sul bordo e guardando Hermione con un’espressione quasi nostalgica. “Mia nonna era una Veela,” spiegò. “Una creatura magica, affascinante, capace di stregare chiunque con la sua bellezza e il suo magnetismo. Non è raro tra i maghi di avere sangue magico nelle proprie vene, sai. Ma il sangue delle Veela… è speciale.”
Hermione ascoltava rapita, ogni parola di Fleur che sembrava avvolgerla in una sorta di incantesimo. “Questo spiega molte cose,” mormorò, abbassando lo sguardo, quasi vergognandosi di quanto intensamente si fosse trovata ad ammirarla.
Fleur sorrise, il suo tono morbido ma diretto. “Hermione, non c’è nulla di male nell’essere attratta da qualcosa di bello. È naturale. Il sangue delle Veela… amplifica questa sensazione. Non posso controllarlo del tutto, ma non significa che io sia diversa da te, nella sostanza. Sono ancora una donna, con sogni, speranze e debolezze, proprio come te.”
Hermione annuì lentamente, il suo cuore che batteva un po’ più forte. “È che… non ho mai conosciuto qualcuno come te,” ammise. “Sei così… sicura di te, così tranquilla. È come se niente potesse farti sentire a disagio.”
Fleur rise di nuovo, un suono che sembrava cullare Hermione. “Hermione, la sicurezza viene dall’accettarsi per quello che si è. Sono cresciuta sapendo di essere diversa, ma ho imparato a vedere questa diversità come una forza, non come una debolezza. Anche tu hai una bellezza speciale, sai. Forse non te ne accorgi, ma si vede, è lì.”
Hermione la guardò con un misto di sorpresa e gratitudine, un piccolo sorriso che si formava sulle sue labbra. Per la prima volta, il peso del suo imbarazzo sembrava svanire, sostituito da una nuova consapevolezza di sé e della bellezza che poteva risiedere nella diversità.
Fleur, con un sorriso curioso, tornò a parlare, stavolta con un tono più leggero. “E i ragazzi, Hermione? Ce n’è qualcuno che ti piace?” chiese, inclinando leggermente la testa mentre la osservava con quegli occhi penetranti.
Hermione si irrigidì appena, il rossore che le saliva immediatamente al viso. “Eh… no, nessuno in particolare,” rispose con un tono vago, evitando lo sguardo diretto.
Fleur non si lasciò scoraggiare. “Hmm,” fece con un sorriso enigmatico. “E una ragazza, allora? Magari c’è qualcuna che ti fa battere il cuore?” Lo disse con naturalezza, senza alcuna malizia, ma il commento fece arrossire Hermione ancora di più.
“Assolutamente no!” esclamò Hermione, quasi con troppa enfasi, scuotendo la testa nervosamente.
Fleur rise piano, il suo accento francese che rendeva il suono ancora più musicale. “Non ci sarebbe nulla di male… nulla di sbagliato se ti piacesse una ragazza…,” disse, appoggiandosi al bordo della vasca con un’espressione rilassata. “Alla fine, l’amore e l’attrazione sono cose che non seguono regole. Si sentono, e basta.”
Fleur sorrise, poi si appoggiò più comodamente al bordo della vasca. “Sai,” iniziò, con quel tono riflessivo ma leggero che sembrava naturale per lei, “quando frequentavo l’accademia di magia in Francia, si diceva sempre che l’amore e l’attrazione non dovrebbero avere confini. Era una scuola tutta femminile, sai? E nessuno ci vedeva nulla di strano se le ragazze… trovavano conforto l’una nell’altra.” Lo disse con una naturalezza disarmante, senza alcuna traccia di malizia, come se fosse una semplice osservazione.
Hermione la guardò con curiosità, cercando di capire se dietro quelle parole ci fosse qualcosa di più. “Davvero? Nessuno diceva niente?” chiese, la voce che tradiva una leggera incredulità.
Fleur annuì, il suo sorriso gentile. “Oh, assolutamente no. Era visto come qualcosa di normale, naturale. L’importante era che fosse sincero, che fosse un sentimento vero. E, a volte, anche solo un po’ di attrazione fisica poteva bastare per creare un legame speciale.”
Hermione rimase in silenzio per un momento, riflettendo sulle parole di Fleur. Sentiva il suo cuore battere più forte, senza sapere esattamente perché. Fleur era così disinvolta, così sicura di sé, e c’era qualcosa nel modo in cui parlava che la metteva a suo agio ma, al tempo stesso, la faceva sentire vulnerabile.
Hermione sorrise timidamente, abbassando lo sguardo verso l’acqua. Dopo un attimo di esitazione, disse piano: “C’è… beh, c’è un ragazzo carino, forse. Ma per ora… niente di che.” Mentre parlava, inconsciamente aprì leggermente le gambe, cercando una posizione più comoda nella vasca.
Fleur la osservò con un sorriso divertito, come se apprezzasse la spontaneità di quella confessione. Poi, notando il movimento delle sue gambe, il suo sguardo si fece curioso per un attimo, ma non disse nulla, limitandosi a inclinare leggermente la testa. “Ah, un ragazzo carino,” disse con un tono canzonatorio. “E perché ‘niente di che’? Se è carino, magari è solo questione di tempo, no?”
Hermione alzò lo sguardo verso di lei, ancora visibilmente imbarazzata, ma si lasciò scappare una risata nervosa. “Non lo so… non sono sicura che sia il momento giusto, tutto qui.”
Fleur sorrise per quello che Hermione aveva detto, scuotendo leggermente la testa. Poi, il suo sguardo scivolò verso le gambe di Hermione, che si erano aperte senza che lei ne fosse davvero consapevole. Fleur fece un’espressione curiosa, un misto tra divertimento e riflessione, prima di parlare. “Hermione, devo dire che hai una minou molto carina, magari potrei darti una mano a tenerla in ordine” disse con naturalezza, sorridendo.
Hermione la fissò perplessa. “Una… minou?” ripeté, senza capire a cosa si stesse riferendo.
Fleur inclinò la testa con un’aria pensierosa. “Sì, sì, la tua minou. Come si dice in italiano? Forse… ehm… la tua… piccola amica?” provò Fleur, cercando di spiegarsi con gesti delle mani.
Hermione la guardò sempre più confusa, arrossendo leggermente. “Non… non capisco cosa vuoi dire.”
Fleur sospirò, poi sorrise maliziosamente. “Okay, okay. Aspetta… Ah, forse si dice… fica? È così che la chiamate, no?” chiese con innocenza disarmante, il suo accento francese che rendeva la parola ancora più inaspettata.
Hermione spalancò gli occhi, il rossore che le avvampò immediatamente le guance. “Cosa?! Non penso di avere bisogno di… aiuto!” esclamò, stringendo le gambe per l’imbarazzo.
Fleur però non si scompose, alzando una mano per calmarla. “Oh, mon amie, tranquilla. Non c’è nulla di cui vergognarsi,” disse con un tono dolce e rassicurante. “Lo faccio sempre… E all’Accademia l’avrò fatto un milione di volte alle mie compagne, davvero. Posso aiutarti a renderla ancora più carina, se vuoi.”
Hermione balbettò qualcosa, incapace di formulare una risposta. Prima che potesse dire altro, Fleur si alzò in piedi nella vasca con estrema naturalezza. L’acqua le scivolò lungo il corpo perfetto, e con le dita indicò la pelle dell’inguine, completamente liscia e glabra. “Vedi? Così è molto più ordinata e… comoda,” disse con un sorriso compiaciuto. “Non pensi che sia più carina così?”
Hermione la fissò, incapace di distogliere lo sguardo. Le sue labbra si socchiusero leggermente, e un istinto involontario la portò a mordersi il labbro inferiore. “Io… non so,” riuscì solo a mormorare, il cuore che le batteva forte. Non era in grado di ribattere, troppo colpita dalla sicurezza di Fleur e dalla disinvoltura con cui parlava di qualcosa di così… intimo.
Fleur uscì dalla vasca senza perdere la sua grazia, lasciando delle piccole impronte d’acqua sul pavimento. Si avvicinò alla borsetta da toilette che aveva portato con sé, aprì la cerniera e iniziò a rovistare al suo interno. “Aspetta, vediamo… ah, eccolo!” disse con entusiasmo, estraendo un piccolo rasoio e una mousse profumata. Si voltò verso Hermione con un sorriso radioso. “Va bene, ora possiamo sistemare tutto. Vedrai, sarà divertente!”
Hermione si morse ancora il labbro, il suo imbarazzo che cresceva sempre di più. “Fleur… non credo di aver bisogno di tutto questo,” provò a dire, ma la voce era esitante, quasi incerta.
Fleur, invece, sembrava non ascoltarla. Si avvicinò alla vasca, posando il necessario sul bordo con estrema naturalezza. “Oh, Hermione, ti assicuro che ti sentirai molto meglio dopo. E poi, fidati, so quello che faccio,” disse con un sorriso rassicurante, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Hermione la guardò senza sapere cosa rispondere, il rossore che ormai sembrava permanente sul suo viso. Sentiva la situazione sfuggirle di mano, ma allo stesso tempo non riusciva a fermare Fleur, che continuava a muoversi con quella disinvoltura che la lasciava sempre più senza parole.
Fleur si avvicinò alla vasca, guardando Hermione con il suo solito sorriso sereno. “Allora, Hermione,” disse con tono leggero, “preferisci farlo qui in vasca, o magari più comoda su un asciugamano?”
Hermione, ancora confusa e leggermente stordita dall’intera situazione, esitò per un attimo. “Penso… forse sull’asciugamano,” mormorò, la voce appena sopra un sussurro.
Fleur annuì soddisfatta. “Perfetto. Sarà più semplice così,” rispose, prendendo un asciugamano morbido e stendendolo con cura sul pavimento accanto alla vasca. Poi si voltò verso Hermione e le porse una mano. “Vieni, ti aiuto a uscire,” disse con un sorriso rassicurante.
Hermione prese la mano di Fleur con esitazione e uscì dalla vasca, l’acqua che le scivolava lungo il corpo nudo. Il bagno era caldo e avvolgente, e l’aria umida faceva sì che non sentisse il minimo freddo. Fleur la guidò con delicatezza verso l’asciugamano, indicando il posto che aveva preparato.
“Adesso siediti,” disse Fleur con tono dolce ma deciso. Hermione, come in trance, si sedette sull’asciugamano, l’imbarazzo che sembrava sospeso nell’aria. “E ora,” continuò Fleur, “mettiti comoda, appoggiata sui gomiti, con le gambe aperte. Devi essere rilassata.”
Hermione si mosse meccanicamente, come se non avesse nemmeno il controllo di se stessa. Si appoggiò sui gomiti, seguendo le istruzioni di Fleur, e aprì le gambe lentamente, cercando di non pensare troppo a quanto fosse assurda e intima la situazione. Osservava
Fleur con una combinazione di curiosità e incredulità, senza sapere bene come reagire. Fleur sembrava completamente a suo agio, come se fosse una cosa normale, mentre Hermione si sentiva come intrappolata in un sogno surreale. Eppure, non disse nulla. Non voleva interrompere, né sembrava avere il coraggio di farlo.
Fleur si inginocchiò davanti a lei, il flacone di mousse stretto in una mano, e cominciò a spruzzare una soffice nuvola bianca sulle dita. “Vedi?” disse, alzando lo sguardo verso Hermione. “È delicata e profumata. Vedrai dopo sarà ancora più bella, te lo assicuro.”
Hermione annuì lentamente, la gola secca, incapace di articolare una risposta. Fleur si avvicinò leggermente, le mani che si muovevano con calma e precisione, pronta a iniziare il lavoro con la sua solita sicurezza.
Fleur si avvicinò ulteriormente, posizionandosi con precisione davanti a Hermione. Con una mano delicata ma decisa, le afferrò una coscia, spingendola lentamente verso l’esterno. “Rilassati, Hermione,” disse con voce morbida e rassicurante, “così sarà più semplice.” Hermione sentì un brivido percorrerle la schiena mentre Fleur le apriva le gambe, esponendo la sua intimità senza esitazioni.
Hermione tremò leggermente, un misto di eccitazione e imbarazzo, ma non si mosse. Fleur, sorridendo con la sua solita sicurezza, versò un’altra piccola dose di mousse sulle dita e cominciò a spalmarla con lentezza sulla sua fica. I suoi tocchi erano leggeri, quasi reverenziali, e la sua mano si muoveva con estrema delicatezza, seguendo i contorni della pelle morbida senza mai premere troppo.
Hermione chiuse gli occhi per un istante, lasciandosi trasportare dalla sensazione. Il contrasto tra il fresco della mousse e il calore del tocco di Fleur la fece tremare ancora. Fleur, notando la reazione, sorrise tra sé, continuando a distribuire la mousse con movimenti calmi e misurati, come se stesse assaporando ogni momento.
“Non sembra ti dispiaccia…” commentò Fleur con tono malizioso, senza smettere di lavorare con le mani. Il suo sguardo si alzò per osservare Hermione, che si mordeva il labbro inferiore, il viso arrossato e il respiro che diventava più profondo, quasi un ansimare.
Hermione, persa com’era nelle sensazioni, quasi non registrò quello che Fleur aveva detto. Il calore e la dolce tensione che la attraversavano la rendevano incapace di pensare con chiarezza. Rispose solo con un debole “Sì,” la voce appena sopra un sussurro, come un sospiro trattenuto. Le sue mani si strinsero leggermente contro il tessuto dell’asciugamano sotto di lei, mentre il suo corpo reagiva involontariamente a ogni movimento delle dita di Fleur.
Fleur inclinò leggermente la testa, osservando Hermione con un’espressione compiaciuta. “Oh, Hermione,” disse con tono quasi complice, continuando a spalmare la mousse con la stessa lentezza esasperante, “non c’è nulla di cui vergognarsi. È normale… rilassati e goditi il momento.”
Hermione aprì appena gli occhi, il suo sguardo confuso e annebbiato che incontrò quello sicuro e rassicurante di Fleur. Non trovò le parole per rispondere, ma il suo corpo parlava per lei, il respiro sempre più pesante e i piccoli tremiti che percorrevano le sue gambe aperte. Fleur continuava, le dita che si muovevano con precisione, prolungando quella dolce tortura che sembrava non avere fine.
Fleur, con una calma naturale, smise lentamente di spalmare la mousse, lasciando che le sue dita indugiassero per un istante sull’intimità di Hermione, prima di ritirarle.
“Ora sistemiamo tutto,” disse con un sorriso rassicurante, mentre si inginocchiava più vicina a Hermione.
Con delicatezza, Fleur posò una mano sulla pelle morbida di Hermione, tirandola appena per distendere la superficie. Il primo movimento del rasoio fu lento e misurato, una piccola sezione alla volta, mentre il pelo veniva eliminato con precisione impeccabile. Ogni gesto era accompagnato da una leggera pressione delle dita di Fleur, che si muovevano con calma e sicurezza, facendo scivolare il rasoio come un artista con il suo pennello.
Hermione, incapace di trattenersi, chiuse gli occhi e lasciò che il respiro diventasse più profondo. Ogni movimento delle dita di Fleur, ogni sfioramento sulla sua pelle, sembrava mandarle delle scosse di piacere lungo la schiena. Ogni tanto un lieve tremito le attraversava le gambe, ma Fleur continuava con pazienza, mantenendo i suoi gesti dolci e delicati.
Gli umori di Hermione si facevano sempre più densi, bagnando la sua intimità in un modo che non poteva nascondere. Fleur notò tutto, ma non accennò a fermarsi, come se quello che stava accadendo fosse la cosa più naturale del mondo. Con una calma quasi disarmante, continuò a lavorare, eliminando i peli con una precisione impeccabile, la sua mano che sfiorava continuamente la pelle di Hermione, mandandole brividi ogni volta che si muoveva.
Hermione ansimava leggermente, il suo respiro rotto da piccoli sospiri, ma non osava parlare. Fleur, invece, rimaneva concentrata, i suoi occhi che seguivano attentamente ogni movimento.
“Quasi finito, Hermione…” chiese a un certo punto con tono morbido, senza smettere di lavorare.
Hermione annuì debolmente, incapace di trovare le parole. Il suo corpo sembrava rispondere da solo, il piacere che si mescolava all’intensità del momento, lasciandola completamente abbandonata a ciò che stava accadendo.
Fleur continuò il suo lavoro con lentezza, come se non avesse alcuna fretta, completamente a suo agio, mentre Hermione si lasciava trascinare da quella strana, dolce tortura che sembrava non voler finire.
Fleur smise di radere, prese una piccola pezzuola, la immerse nell’acqua calda della vasca, e la strizzò con cura, facendo scorrere il liquido in eccesso tra le sue dita sottili. Poi si avvicinò di nuovo a Hermione, un sorriso rassicurante sulle labbra, e iniziò a passare lentamente il panno caldo sulla sua fica, con movimenti delicati ma decisi. La stoffa tiepida scivolava sulla pelle sensibile, eliminando con cura ogni residuo di mousse e lasciando la superficie liscia e pulita.
“E’ proprio bellina sai, una piccola minou… ” disse Fleur con tono soddisfatto, il suo accento francese che rendeva ogni parola più dolce. “Pulita, liscia e tutta da mangiare.”
Hermione, sentendo il tocco della pezzuola e le parole di Fleur, tremò visibilmente, un brivido intenso che le percorse tutto il corpo. L’eccitazione era ormai alle stelle, e ogni movimento sembrava amplificare il calore che sentiva crescere dentro di lei. Il panno caldo, i tocchi lenti di Fleur e la vicinanza fisica la facevano quasi impazzire.
Fleur, notando la reazione, sorrise appena, ma continuò a muoversi con la stessa grazia e tranquillità. “ Ho finito… ma voglio essere sicura che non ci sia rimasto nulla. Sdraiati Hermione, così posso controllare meglio.”
Hermione, come in trance, non rispose. I suoi occhi erano velati, la mente annebbiata dalle sensazioni che la travolgevano. Annui debolmente e fece esattamente come Fleur le aveva chiesto: si appoggiò indietro, stendendosi completamente sull’asciugamano. Il cuore le batteva forte, il respiro pesante mentre si sistemava, obbedendo senza riflettere.
“Brava,” disse Fleur con tono morbido. Le sue mani raggiunsero le cosce di Hermione e, con estrema delicatezza, le aprì ancora di più. L’intimità di Hermione si dischiuse davanti a lei, le labbra che si separarono leggermente, rivelando la pelle umida e arrossata. Fleur si chinò con naturalezza, avvicinando il viso, osservando attentamente ogni dettaglio.
“Ora vediamo bene…” La sua voce era bassa, quasi un sussurro, mentre si concentrava completamente sul controllo, avvicinandosi ancora di più. L’aria calda del bagno sembrava intensificare ogni cosa, e Hermione chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente, incapace di resistere all’onda di sensazioni che la travolgeva.
Fleur si chinò ancora di più, il viso vicinissimo alla fica completamente bagnata di Hermione. Il calore che emanava sembrava quasi palpabile, e Fleur si fermò per un attimo, inspirando piano. “Che profumo…” mormorò con un sorriso compiaciuto, la sua voce un sussurro che sembrava vibrarle addosso. “Sa di frutto dolce, Hermione. È… delizioso.”
Hermione, ormai completamente persa, non riuscì a rispondere. Ogni fibra del suo corpo era tesa, ogni senso concentrato su quel momento. Il suo respiro era pesante, quasi affannoso, e le sue mani si strinsero contro l’asciugamano sotto di lei. Sentiva il bisogno di fare qualcosa, di toccarsi, di liberarsi di quella tensione travolgente che la stava consumando, ma era come bloccata, incapace di agire.
Poi accadde.
Fleur, con la stessa calma con cui aveva fatto tutto fino a quel momento, inclinò leggermente la testa e, senza dire una parola, fece scivolare la lingua lungo tutta la fessura di Hermione. Il tocco era caldo, morbido, e percorse l’intera lunghezza della sua intimità con una lentezza esasperante, come se volesse assaporare ogni istante.
Hermione sobbalzò, un gemito soffocato che le sfuggì dalle labbra mentre una scarica di piacere la attraversava come un fulmine. Il suo corpo si arcuò leggermente, incapace di trattenere la reazione. Fleur, vedendo la risposta immediata, sorrise appena, senza fermarsi. La sua lingua tornò di nuovo, passando con precisione lungo la fessura, soffermandosi appena sulle labbra ormai gonfie e scivolose.
“Sei davvero deliziosa, Hermione,” mormorò Fleur con tono basso e sensuale, senza mai distogliere lo sguardo. “E così… sensibile.” La sua voce era calma, come se stesse facendo il complimento più naturale del mondo, ma ogni parola sembrava accendere ancora di più il fuoco dentro Hermione.
Hermione, completamente sopraffatta, non poteva più controllarsi. Ogni movimento della lingua di Fleur era un colpo diretto al suo desiderio, e il suo corpo reagiva senza freni. La sua fica pulsava, gli umori sempre più copiosi che bagnavano la lingua esperta di Fleur. Ogni leccata sembrava spingerla più vicino al limite, un crescendo di sensazioni che le faceva perdere il controllo.
“F-Fleur…” riuscì a mormorare Hermione, la voce tremante e rotta dal piacere. Ma Fleur non si fermò, anzi, intensificò i movimenti, la lingua che scivolava con più decisione, ogni tanto soffermandosi sul clitoride, che pulsava di piacere sotto il suo tocco.
Hermione era al limite. Il suo respiro era diventato un ansimare frenetico, le sue mani si strinsero convulsamente contro l’asciugamano. Il piacere cresceva, travolgente, inarrestabile, mentre Fleur continuava, concentrata e completamente a suo agio.
Hermione ansimava sempre più forte, completamente sopraffatta dalle sensazioni che la lingua di Fleur le regalava. Ogni leccata era lenta e profonda, un’esplorazione sapiente che sembrava fatta per farla impazzire. Non riusciva più a trattenersi, e la sua voce tremante si unì al respiro affannoso. “Sì… Fleur… continua… ti prego… oh Dio…” mormorò, le mani che si aggrappavano convulsamente all’asciugamano sotto di lei.
Fleur sorrise contro la sua pelle bagnata, il suono del piacere di Hermione che le dava ancora più energia. La sua lingua si mosse più velocemente, soffermandosi sul clitoride gonfio e pulsante, le labbra che lo circondavano con piccoli baci umidi e poi lo risucchiavano leggermente. Con una mano, senza smettere di leccare, scese tra le proprie cosce. Le sue dita affondarono nella sua fica calda e bagnata, mentre il suo respiro diventava più pesante, più profondo.
“Oui, Hermione… godi…,” sussurrò, sollevando appena il viso per guardarla. La sua mano si muoveva contro il proprio corpo, mentre l’altra spingeva ancora più aperte le cosce di Hermione. Tornò a leccare, più affamata, lasciandosi sfuggire piccoli gemiti di piacere mentre si toccava. “Tu es si belle… si chaude…” mormorò in francese, la voce bassa e roca, perduta nell’eccitazione.
Hermione non riusciva più a contenersi. “Sì, Fleur… sì… di più… non fermarti…” ansimò, completamente fuori controllo, il corpo che si contorceva sotto il tocco di Fleur.
Fleur alzò appena la testa, il suo sguardo carico di desiderio e malizia. “Ti piace, eh? Piccola troietta vogliosa,” le disse con un tono sempre più volgare, il francese che si mescolava alle sue parole. “Tu veux jouir pour moi, hein? Comme une vraie putain…” aggiunse, il sorriso perverso che le illuminava il viso mentre tornava con la lingua sulla fica di Hermione, questa volta muovendosi più velocemente.
Fleur, completamente assorta, intensificò i movimenti della lingua, concentrandosi sul clitoride pulsante di Hermione, alternando leccate lente e profonde a piccoli baci umidi che sembravano volerle strappare ogni resistenza.
Hermione gemette forte, incapace di rispondere con parole. Il piacere era ormai insostenibile, e Fleur lo sapeva. “Guarda come sei bagnata,” continuò Fleur, la voce che si trasformava in un sussurro sporco. “Una piccola puttanella fradicia, non è vero? Aperta e pronta a godere… Comme une petite salope.” Mentre parlava, le sue dita si infilavano più profondamente dentro di sé, e il suo respiro si unì a quello di Hermione, ansimante e spezzato.
Le parole sporche di Fleur spingevano Hermione sempre più vicina al limite. Ogni insulto, ogni sussurro volgare sembrava incendiarla ancora di più. “Oui, Hermione, jouis pour moi,” incitava Fleur, il suo tono quasi un ordine. “Voglio vederti tremare, voglio sentire come godi per me, per la tua padrona.”
Hermione non riuscì a trattenersi più. Il suo corpo si tese in un arco perfetto mentre un’ondata di piacere la travolgeva completamente, il suo orgasmo intenso e prolungato. Fleur continuò a leccarla conpassione, non fermandosi neanche mentre Hermione gemeva forte, il suo corpo che tremava sotto di lei.
Fleur sollevò il viso appena un attimo, con un sorriso compiaciuto e le labbra brillanti. “Brava, Hermione,” mormorò, il suo respiro pesante. “Hai goduto come una vera puttana…”
–
Hermione tremava ancora, il corpo scosso dal piacere travolgente che l’aveva attraversata. Fleur, china su di lei, non smise subito. La sua lingua percorse ancora qualche centimetro della pelle sensibile, raccogliendo avidamente gli ultimi umori caldi di Hermione, il suo viso pieno di un piacere quasi selvaggio. Poi, con una lentezza quasi calcolata, si fermò, sollevando appena il capo per guardarla.
“Adesso, mia cara,” mormorò Fleur, con la voce roca e sensuale, “tocca a te farmi godere.” Il sorriso che accompagnava le sue parole era una combinazione perfetta di dolcezza e malizia, un invito che Hermione non poteva rifiutare.
La sua voce era morbida, ma al tempo stesso carica di un’autorità seducente che Hermione non avrebbe saputo ignorare. Il suo bacino si abbassò con delicatezza, portando la sua fica glabra e lucida di umori proprio sopra il viso di Hermione. Le sue ginocchia si posarono con naturalezza ai lati della testa di Hermione, incorniciandola in quella posizione di totale sottomissione.
Fleur la guardò negli occhi, i suoi sguardi che si incrociarono in un momento carico di tensione. Le dita sottili di Fleur si mossero con dolcezza tra i capelli di Hermione, accarezzandola come per rassicurarla, mentre il suo sorriso si faceva ancora più invitante. “Sei pronta, mia petite putain?” sussurrò, il suo accento francese che rendeva quelle parole sporche incredibilmente sensuali.
Hermione, ancora inebriata dalle sensazioni che l’avevano travolta, non rispose con parole. Quando Fleur abbassò lentamente il bacino, portando la sua fica lucida e profumata a sfiorare le sue labbra, aprì istintivamente la bocca. La sua lingua uscì, accogliendo Fleur con un movimento lento, come se volesse assaporare ogni millimetro della sua pelle.
Il primo contatto fu travolgente. Hermione sentì gli umori caldi di Fleur scivolare sulla sua lingua, un sapore dolce e intenso che la colpì come una scarica. Era come miele di fiori, incredibilmente profumato, quasi un nettare divino che le dava una dipendenza istantanea. Non poteva fermarsi, non voleva. La sua bocca si mosse con naturalezza, raccogliendo avidamente tutto ciò che Fleur le offriva.
Hermione iniziò a succhiare piano, la lingua che si muoveva lentamente lungo la fessura di Fleur, raccogliendo e assaporando ogni goccia. Fleur gemette, la testa che si inclinava leggermente all’indietro, i capelli biondi che scivolavano sulle sue spalle. “Oui… continua così, Hermione,” ansimò, il tono carico di piacere e desiderio. “Così brava…”
Le mani di Fleur si strinsero leggermente nei capelli di Hermione, tirandoli appena mentre il suo bacino si muoveva con un ritmo lento ma deciso, guidando la bocca di Hermione su di lei. “Mon dieu… sì, così… continua, mia petite putain,” gemette Fleur, il suo tono che si faceva sempre più sporco, il francese che si mescolava a parole volgari. “Leccami tutta… raccogli ogni goccia… non fermarti.”
Hermione non avrebbe potuto fermarsi nemmeno se avesse voluto. Era completamente persa in quel sapore, in quel momento. La sua lingua si muoveva con più sicurezza ora, raccogliendo ogni goccia degli umori di Fleur, succhiando con lentezza ma con intensità, come se non volesse lasciarsi sfuggire nulla. Fleur gemette più forte, le mani che stringevano delicatamente i capelli di Hermione, guidandola leggermente nel ritmo.
“Brava, Hermione… continua così,” ansimò Fleur, il suo corpo che iniziava a tremare leggermente. “Sei perfetta… perfetta… fai godere la tua petite reine come merita.”
Hermione si abbandonava sempre di più, ogni barriera mentale ormai abbattuta dal fascino irresistibile di Fleur. Sentiva la sua mente svuotarsi, il suo corpo rispondere automaticamente, come se fosse programmata solo per una cosa: soddisfare quella dea sopra di lei. La bocca si muoveva con una dedizione crescente sulla fica lucida e scivolosa di Fleur, mentre la lingua percorreva ogni angolo, ogni piega, raccogliendo ogni goccia degli umori dolci che la riempivano di desiderio e dipendenza.
Fleur si inarcò leggermente sopra di lei, il suo respiro che diventava sempre più pesante. “Sì, così, Hermione… brava… ma petite salope,” mormorò, il tono che si fece più sporco, più dominatore. “Sai qual è il tuo posto adesso, vero? Qui sotto di me, con la tua bocca che mi serve come deve. Una piccola schiava perfetta… nient’altro che una troia inutile pronta a farmi godere.”
Quelle parole colpirono Hermione come un fulmine, ma non la offesero, anzi, l’accettazione completa di quel ruolo sembrava eccitarla ancora di più. La sua lingua si mosse con maggiore intensità, più affamata, raccogliendo avidamente ogni umore che Fleur le concedeva. Ogni insulto, ogni comando, sembrava risuonare dentro di lei, facendola tremare non di vergogna, ma di puro desiderio. Voleva essere esattamente quello che Fleur le diceva di essere. Una schiava, un giocattolo, un semplice strumento per il piacere della sua padrona.
“Sì, Signora… sì, voglio farti godere,” ansimò Hermione tra un leccata e l’altra, la sua voce soffocata dalla fica che riempiva la sua bocca. “Usami… sono tua… sono solo tua…”
Fleur rise piano, un suono che sembrava un misto di soddisfazione e malizia. “Oh, lo so bene che sei mia, ma petite putain,” disse, spingendo il bacino leggermente in avanti per intensificare il contatto. “E farai esattamente quello che voglio, non è vero? Perché sei una troietta che vive per farmi godere. Dimostralo… leccami più forte.”
Hermione obbedì senza esitazione, la sua lingua che si muoveva in cerchi sempre più veloci, le labbra che si stringevano attorno al clitoride pulsante di Fleur, succhiandolo con devozione. Ogni movimento era una dichiarazione muta, una preghiera per far venire Fleur, per ricevere quegli umori che desiderava con tutta se stessa. Non c’era più vergogna, solo la necessità di compiacere la sua padrona.
Fleur iniziò a tremare, il suo corpo che si tendeva mentre il piacere montava in lei come un’onda inarrestabile. I gemiti si trasformarono in ansimi più forti, il suo respiro spezzato mentre le mani affondavano nei capelli di Hermione, guidandola senza pietà.
“Oui… oui… ma salope… fammi godere… fai venire la tua padrona…” urlò Fleur, il corpo che si tese in un arco perfetto mentre l’orgasmo la travolgeva. Un urlo di piacere riempì l’aria, seguito dai movimenti convulsi dei suoi fianchi contro la bocca di Hermione. Gli umori di Fleur sgorgarono caldi e copiosi, riempiendo la bocca di Hermione, che li accolse con devozione, bevendo ogni goccia come se fosse il nettare di una dea.
Fleur rimase sopra di lei, tremante, il suo corpo ancora scosso dai postumi dell’orgasmo, mentre guardava Hermione con uno sguardo soddisfatto. “Brava… bravissima, ma petite pute,” mormorò, accarezzandole il viso con un gesto quasi tenero. “Sei stata davvero perfetta.”
Hermione, con il viso lucido e la bocca ancora piena del sapore di Fleur, annuì piano, un sorriso debole e perso sulle labbra. Era completamente soggiogata, e ne era felice.
leur rimase sopra Hermione per qualche istante, il suo petto che si alzava e si abbassava mentre riprendeva a respirare con più calma. I suoi occhi si abbassarono su Hermione, che giaceva sotto di lei con il viso lucido dei suoi umori, il respiro affannoso e lo sguardo perso nell’estasi di ciò che aveva appena vissuto. Fleur sorrise, un ghigno malizioso che illuminò il suo viso mentre inclinava leggermente la testa, guardandola con quell’aura dominante che la rendeva ancora più irresistibile.
“Sei stata brava, ma petite putain,” mormorò, la sua voce bassa e sporca, carica di autorità. “Hai fatto esattamente quello che volevo… e ora, ti premierò come meriti.”
Hermione non osò muoversi. Era completamente sottomessa, il suo corpo e la sua mente ormai persi nel desiderio di compiacere Fleur, di essere usata fino all’ultimo. Il suo cuore batteva forte, l’attesa che la consumava mentre guardava Fleur aprire lentamente le gambe sopra di lei, ancora di più, esponendosi completamente.
Con un gesto fluido, Fleur si sporse leggermente in avanti, abbassando lo sguardo su Hermione. “Spalanca la bocca,” le ordinò con tono deciso, il suo accento francese che rendeva le parole ancora più magnetiche. Hermione obbedì senza esitare, le labbra che si aprivano in un gesto di totale sottomissione, gli occhi che guardavano Fleur con devozione assoluta.
Fleur rise piano, il suo sguardo soddisfatto e predatorio. “Brava, ma chérie. Sei un giocattolo da usare per il mio piacere… Non sei nient’altro che questo, capisci? Sei qui per me, solo per me.”
Hermione annuì piano, le sue labbra ancora spalancate mentre il suo respiro diventava più pesante. Ogni parola di Fleur la faceva tremare, non di paura, ma di eccitazione. Voleva essere usata, voleva appartenere completamente a Fleur, voleva che la sua padrona la consumasse, la dominasse, fino a renderla nulla più di uno strumento per il suo piacere.
Fleur inclinò leggermente il bacino, e Hermione sentì il primo spruzzo caldo colpirle la lingua. Il sapore acre e salato la colse di sorpresa, ma anziché respingere quella sensazione, la accolse con gioia. Per lei era come una bevanda calda e ristoratrice, un dono della sua padrona. L’urina calda scorreva nella sua bocca, e Hermione la beveva avidamente, gli occhi che si chiudevano a metà, sognanti, mentre ingoiava ogni goccia con dedizione assoluta.
“Brava, ma petite putain,” mormorò Fleur, il tono che si fece più spinto, più perverso. “Guarda come ti piace… come stai lì a bere tutto come una troia felice. È questo che sei, Hermione. La mia troia, il mio giocattolo da usare a piacimento.”
Hermione gemette piano, un suono che veniva dal profondo del suo essere, mentre lasciava che quel flusso la riempisse e la bagnasse. L’urina di Fleur le scorreva lungo il viso, le gocciolava sui capelli e sul collo, ma non si mosse, non tentò di evitarla. Era esattamente dove voleva essere, nella posizione perfetta per compiacere la sua padrona. La sensazione della pelle bagnata e del calore che la avvolgeva la eccitava ancora di più, e ogni parola di Fleur sembrava penetrarle nella mente, trasformandola in una verità inconfutabile.
“Dimmi quanto ti piace, Hermione,” incitò Fleur con un ghigno compiaciuto, sporgendosi leggermente in avanti per afferrare il viso della ragazza con una mano. I suoi occhi bruciavano di soddisfazione mentre osservava il volto di Hermione bagnato, umido, completamente sottomesso. “Dillo. Voglio sentirlo dalle tue labbra. Voglio che mi dimostri quanto sei mia.”
Hermione, con il viso completamente arrossato e il corpo tremante di piacere, non esitò. “Mi piace, Fleur… adoro essere la tua troia,” ansimò, la voce spezzata dal desiderio. “Sono tua, completamente tua… usami come vuoi, ti prego…”
Fleur rise, il suono morbido e perverso che riempì l’aria. “Oh, ma lo farò, Hermione,” rispose, il suo tono carico di promesse oscure. “Questo è solo l’inizio… Non hai idea di quante cose ti farò fare. E ti piacerà ogni singolo istante.”
Hermione non aveva più dubbi. Ogni fibra del suo essere apparteneva a Fleur, ogni pensiero, ogni desiderio, annullato dalla volontà della sua padrona. Era lì per essere usata, consumata, completamente sottomessa, e non avrebbe voluto essere altrove.
Fleur emise un lungo sospiro soddisfatto mentre il flusso cessava lentamente. Guardò Hermione dall’alto con un sorriso compiaciuto, i suoi occhi azzurri che brillavano di un’autorità sensuale. “Bene, ma petite salope,” disse con voce morbida ma decisa, “ora puliscimi. Voglio che usi la tua lingua, come una brava troietta dovrebbe fare.”
Hermione, con il viso arrossato e completamente bagnato, non esitò. Si sporse in avanti con una devozione quasi religiosa e appoggiò le sue labbra sulla fica ancora umida della sua padrona. La lingua si mosse con lentezza, raccogliendo ogni residuo.
Fleur gemette piano, il suono morbido e seducente, mentre una mano si posava delicatamente sulla testa di Hermione, guidandola con movimenti lenti e decisi. “Sì, così… brava,” sussurrò Fleur, il tono carico di malizia. “Guarda come lo fai bene… Sembri proprio nata per questo…, ma petite putain. La mia troia personale.”
Hermione tremava di piacere, i suoi gemiti soffocati contro la pelle di Fleur mentre la sua lingua continuava a muoversi con dedizione assoluta. Ogni parola della sua padrona la faceva sentire più piccola, più inutile, ma al tempo stesso le dava una strana gioia. Era lì per lei, solo per lei, e quel pensiero la riempiva di una felicità che non aveva mai provato prima.
Quando finì, si ritirò leggermente, i suoi occhi sognanti che cercavano quelli di Fleur. Il suo viso era sporco, lucido degli umori e del piscio della sua padrona, ma non c’era alcuna vergogna nei suoi occhi. Solo una devozione completa, quasi adorante. “Ti adoro, Fleur,” mormorò Hermione con voce tremante, poi, abbassando lo sguardo, aggiunse con un filo di voce: “Io… io ti amo.”
Fleur rimase in silenzio per un momento, osservandola con un sorriso enigmatico. Poi, con una grazia naturale, si alzò in piedi, lasciando Hermione sdraiata sotto di lei. Si chinò leggermente, prendendole il viso tra le mani, e le accarezzò la guancia con dolcezza, come se fosse un premio per la sua dedizione.
“Sei così adorabile, Hermione,” disse Fleur, la sua voce morbida ma intrisa di quel tono dominante che ormai Hermione trovava irresistibile. “E così mia. Devi amarmi… perchè io sono la tua padrona. La tua dea.” Si chinò ancora di più, le labbra che incontrarono quelle di Hermione in un bacio lento ma appassionato. Fleur guidò il bacio con la stessa autorità con cui aveva guidato tutto il resto, la sua lingua che esplorava la bocca di Hermione, assaporando ciò che lei stessa aveva lasciato su di lei.
Hermione chiuse gli occhi, completamente persa nel momento. Sentiva le mani di Fleur sul suo viso, il calore delle sue labbra, e in quel momento non era altro che un’estensione della sua padrona, un giocattolo felice di essere usato, consumato e amato. E non avrebbe voluto essere altro.
Fleur si staccò da lei e si alzò con grazia, un sorriso appena accennato che le curvava le labbra, ma i suoi occhi erano cambiati. Non c’era più calore, né quella malizia seducente che fino a un attimo prima l’aveva resa irresistibile. Il suo tono era improvvisamente freddo, distaccato, quasi glaciale. “Non ho più voglia di un bagno,” disse semplicemente, sistemando i capelli biondi con un gesto distratto. Poi guardò Hermione dall’alto, la sua voce che si fece autoritaria. “Adesso, lavati. Voglio che tu sia perfettamente pulita. Hai capito?”
Hermione annuì senza neanche pensarci.Il suo corpo si mosse automaticamente, alzandosi dall’asciugamano e dirigendosi verso la vasca. Entrò nell’acqua ormai tiepida, il suo sguardo vuoto, quasi perso. Non c’era bisogno di ulteriori parole: si chinò e cominciò a lavarsi con cura, seguendo le istruzioni di Fleur come un automa. Ogni gesto era preciso, quasi meccanico, mentre passava il sapone sulla sua pelle, cercando di eliminare ogni traccia di ciò che era appena accaduto.
Fleur non la osservava più. Prese l’accappatoio, lo indossò con la sua solita eleganza, poi raccolse la borsetta da toilette dal bordo della vasca. Si fermò solo per un istante, il suo sguardo che si posò brevemente su Hermione, ancora china nell’acqua, prima di girarsi ed uscire senza aggiungere altro. La porta si chiuse con un lieve clic, lasciando Hermione sola nel silenzio del bagno.
Fu allora che Hermione sentì un brivido percorrerle la schiena, un’ondata improvvisa di consapevolezza che la fece sussultare. Si fermò, le mani ancora insaponate, e sollevò lo sguardo verso il vuoto, come se si fosse appena svegliata da un sogno vivido e impossibile. La sua mente si riempì di flash di ciò che era appena accaduto: la voce di Fleur, i suoi comandi, i suoi gesti dominanti, il modo in cui aveva obbedito senza pensarci. Ricordava ogni dettaglio, ogni parola, ogni sensazione… e non riusciva a capacitarsene.
“Ma… cosa ho fatto?” mormorò Hermione a se stessa, la voce tremante, quasi un sussurro. Si guardò le mani, ancora bagnate, e poi il proprio corpo. Le immagini continuavano a scorrere nella sua mente, e ogni volta che ne riaffiorava una, sentiva il cuore battere più forte. Non era da lei comportarsi così. Non era possibile che fosse stata così… così sottomessa, così persa.
Eppure, lo era stata. Ogni fibra del suo corpo lo ricordava, lo sentiva ancora nella pelle, nei muscoli, nel respiro che le sembrava troppo corto. Si portò una mano alla fronte, cercando di capire, ma non trovava alcuna risposta. Era come se un’altra versione di sé fosse emersa, completamente soggiogata da Fleur e dal suo fascino irresistibile.
Le lacrime le punsero gli occhi, ma non sapeva se fossero di vergogna, di rabbia o di pura confusione. “Non è da me…” sussurrò di nuovo, stringendosi le braccia attorno al petto. “Non è da me fare una cosa del genere… dire quelle cose…”
Eppure, una parte di lei, nascosta e silenziosa, non poteva negare che, in quel momento, tutto era sembrato giusto. La sua mente non riusciva a smettere di tornare a Fleur, a quelle parole, a quegli sguardi, a quella presenza magnetica che l’aveva consumata completamente. Poi, un ricordo preciso emerse: Fleur che parlava del suo sangue Veela, del fascino irresistibile che era capace di esercitare su chiunque, senza neanche bisogno di un incantesimo.
Hermione rabbrividì, l’acqua tiepida che sembrava incapace di scacciare quel freddo improvviso. Ora capiva. Era stata manipolata, soggiogata da quell’aura magica che Fleur emanava con naturalezza, come una seconda pelle. Non c’era bisogno di formule o bacchette: il solo essere in presenza di Fleur bastava per perdere ogni controllo, per annullarsi completamente, diventando un burattino nelle sue mani.
“È per questo…” mormorò Hermione a se stessa, la voce appena udibile sopra il lieve gorgogliare dell’acqua. “Non era… non ero io. Era lei… il suo fascino.” Cercava di convincersi, ma le parole suonavano vuote, come se non bastassero a spiegare tutto. Perché sì, Fleur l’aveva certamente manipolata, ma allora perché una parte di lei aveva goduto così intensamente? Perché una parte di lei desiderava ancora quella sensazione di essere usata, di appartenere a qualcun altro, di essere la sua piccola troia?
Questi pensieri contrastanti le affollarono la mente, facendole stringere le mani contro i bordi della vasca. Era confusa, combattuta tra il senso di vergogna e una strana forma di gratitudine. Fleur era pericolosa, questo era chiaro. Una donna capace di annullare la volontà altrui con un solo sorriso, di trasformare i pensieri di una persona fino a renderla completamente sua. Ma al tempo stesso, Hermione doveva ammettere a se stessa quanto avesse goduto di quella sottomissione, quanto l’avesse eccitata l’idea di non avere alcun controllo, di essere semplicemente uno strumento per il piacere di Fleur.
Scosse la testa, cercando di scacciare quelle sensazioni. Ma era impossibile. Ogni dettaglio di ciò che era appena successo era inciso a fuoco nella sua mente: il modo in cui Fleur l’aveva guardata, il tono autoritario con cui aveva dato gli ordini, il tocco delle sue mani, il sapore dei suoi umori. Hermione chiuse gli occhi, lasciando che l’acqua le accarezzasse la pelle. Aveva bisogno di tempo per elaborare, per capire. Ma più cercava di razionalizzare, più si perdeva nei ricordi di quel momento.
Finito di lavarsi, si lasciò scivolare nell’acqua, completamente immersa, lasciandosi cullare dal lieve movimento della superficie. L’abbraccio dell’acqua sembrava placare, almeno in parte, il turbinio di emozioni che sentiva dentro. Sì, Fleur era pericolosa, e Hermione avrebbe dovuto starle lontana. Ma non poteva negare la verità: in quel momento, con Fleur, aveva provato qualcosa di diverso, di unico, che non aveva mai immaginato di poter sentire. E, per quanto scioccante, una parte di lei non avrebbe mai voluto dimenticarlo.
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Questa fanfiction di Harry Potter è un’opera di fantasia creata esclusivamente per scopi di intrattenimento. I personaggi, gli eventi e le situazioni descritti sono immaginari o ispirati a opere esistenti, e non sono intesi a rappresentare la realtà o persone reali. Tutti i diritti sui personaggi originali appartenenti a opere di terze parti restano di proprietà dei rispettivi creatori. L’autore non si assume responsabilità per eventuali fraintendimenti o interpretazioni del contenuto. Ogni elemento è stato scritto nel rispetto della creatività narrativa e senza intento offensivo o dannoso.
Scrivete nei commenti cosa ne pensate. Accetto consigli e suggerimenti, anche per eventuali racconti futuri.
Questa era… intensa. Sì, eccitante, ma a tratti quasi oscura, come se la naturale carica erotica di Fleur fosse stata latrice di emozioni ben più tenebrose della semplice lussuria. Sarebbe interessante ampliare il discorso ad altri personaggi, tipo Bellatrix Lestrange…
Non so se rendo adeguatamente l’idea ma la mia percezione di questo racconto, sicuramente eccitante e piacevole, per un istante è sfumata nella consapevolezza che il dominio di Fleur su Hermione era talmente ferreo da poter travalicare la sfera dell’eros.
O magari ho solo dato troppa importanza a una sequela di scene estremamente piacevoli a leggersi
Hai letto bene e sentito bene la sensazione. Ultimamente sto dando spazio all’oscurità per alcuni dei personaggi che a mio avviso sono troppo “morbidi” nell’opera originale.
(Per quanto riguarda Bellatrix invece, avrà il suo spazio)