La sconfinata perversione di Donata ispirò mia moglie.
Avevo sperato che non le avrebbe raccontato nei particolari quello che mi aveva fatto subire, ma mi sbagliavo di grosso.
Dopo aver cenato, finito di sistemare la cucina, Simona mi chiama:
S- Ti piace Donata? Intendo come donna. Ti Piace?
Non capivo il senso della domanda, ma pensai sarebbe stato meglio essere sincero.
L- No Simona, non mi piace. Non è affatto attraente, è cattiva, e poi non si lava.
S- Allora dimmi: Perché ti sei eccitato quando ti ha masturbato il culo?
Come potevo rispondere ad una domanda del genere? Abbassai gli occhi, quelle conversazioni erano mortificanti quanto gli abusi di Donata.
S- Ti sei eccitato anche quando ti ha pisciato in bocca?
Era evidente che le aveva raccontato tutto, mi sembrava una follia.
L- No Simona, cosa dici, mi faceva schifo. Ti prego, quella donna è cattiva e perversa.
S- Sei forse diventato il suo cesso?
L- No, no, ti giuro. Lo fa per umiliarmi.
S- Fai veramente schifo. E va bene, se è quello che sei diventato, peggio per te. Sdraiati sul pavimento e apri la bocca.
Avevo le lacrime agli occhi, mi sentivo come se l’avessi delusa, ma in realtà obbedivo solo ai suoi ordini.
Lei si accucciò su di me e scostandosi le mutandine mi disse:
S- Puoi scegliere di ingoiarla o meno. Ma sappi che se non lo farai, te la faccio leccare dal pavimento.
Avevo il suo sesso quasi attaccato alla mia bocca spalancata, ne sentivo l’odore misto al profumo del sapone che usava, in trepidante attesa.
Ero chiamato a un compito orribile, avrei voluto parlarle, avrei voluto supplicarla di non farlo, ma la paura che mettesse in atto la sua minaccia mi paralizzò ogni muscolo del mio corpo e rimasi immobile con la bocca spalancata.
Sentii le prime gocce sulla lingua, poi un piccolo getto che subito dopo divenne più intenso, mentre io mi affrettavo a deglutire.
Non volevo pensare a quello che stavo facendo, ma il sapore acre e salato del suo piscio era sconvolgente e mi arrivò al cervello. Ora il getto era diventato impetuoso e quasi soffocai nel disperato tentativo di ingoiarla tutta. Aprii gli occhi che fino a quel momento avevo chiusi, lei mi guardava soddisfatta, godendosi la mia umiliazione, il mio disgusto e la mia sottomissione.
Si stava scaricando beatamente nella mia bocca, ero diventato il suo cesso.
Purtroppo, nonostante il mio impegno, non ero riuscito a berla tutta, un pò del suo liquido giallo mi aveva inzuppato viso e capelli, mi sentivo davvero una latrina.
Mi ordinò di pulirla e lo feci, raccogliendo con la lingua le ultime gocce dalle sue labbra, poi si alzò e si ricompose.
S- Per essere la prima volta può andare, ma la prossima volta ti faccio pulire il pavimento con la lingua. Prendi uno straccio e pulisci, ma non lavarti. Per punizione te ne vai a dormire inzuppato di piscio.
Mi coricai nella brandina ancora fradicio della sua urina, ne sentivo ancora distintamente il sapore e l’odore. Simona diventava sempre più esigente e mi domandavo dove sarebbe arrivata, ma avevo paura di darmi delle risposte. Inoltre avrei dovuto subire la stessa assurda degradazione anche da Donata e il solo pensiero mi dava i brividi.
Eppure accettavo tutto, mi stavo rassegnando a vivere nella vergogna e nel degrado, stavo diventando un vero schiavo. Con quel pensiero, finalmente, mi addormentai.
La mattina potei farmi una doccia. Passavo il sapone sulla pelle ormai completamente priva di peli, pensando che era liscia come quella di una donna, lavai con cura la gabbia che imprigionava il mio pene, domandandomi quando Simona mi avrebbe liberato, mi insaponai l’ano, trovandolo decisamente dilatato, non mi sentivo più l’uomo virile e attraente di una volta, il mio corpo completamente glabro ne era una palese prova.
Esco dalla doccia e trovo Simona che mi osserva sorridendo:
S- Sei carina tutta depilata –
D’istinto mi copro pube e genitali, alla ricerca di un pudore che ho perso il diritto ad avere. Si era rivolta a me al femminile, turbandomi profondamente.
S- Ma guarda, si vergogna. – e ride
E mia moglie, ma sono estremamente a disagio.
S- Togli subito le mani da li. Dopo quello che hai fatto hai poco da vergognarti a farti vedere nuda da me. Comunque ho una novità: da oggi non sei più obbligata a venire al lavoro con la spina anale, sei aperta a sufficienza, meglio non esagerare. Tuttavia…
Fa una lunga pausa che trovo angosciante, mentre trattengo il respiro.
S- Tuttavia bisogna valorizzare la tua femminilità per renderti… come dire… più desiderabile, vieni con me.
La ascoltavo in silenzio, incredulo dei suoi progetti. Era evidente quello che aveva in mente di farmi ma non riuscivo a crederci. La seguo in lavanderia, sono ancora completamente nudo, ma in quel momento avevo ben altri pensieri per la testa.
Sul letto c’è della biancheria femminile: mutandine a perizoma super sexy, bustini, calze da donna, accessori per il trucco, una parrucca, e altro.
S- Da oggi userai questo – e mi porgr uno smalto per unghie color rosso acceso.
S- Dovrai tenere sempre le unghie dei piedi corte e smaltate di rosso. Poi voglio che indossi calze di nylon, sono carine queste con la riga, gli uomini ne vanno pazzi. E dei bustini per tenerle su, come questo. Te ne comprerò di nuovi, più sexy e provocanti, ti piaceranno.
Sono totalmente sconvolto dalle sue intenzioni e resto immobile a guardarla con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
S- Non preoccuparti, fino a che non ti abbasserai i pantaloni, nessuno saprà. Quando esci di casa potrai indossare abiti maschili, ma sotto avrei sempre della biancheria femminile.
In casa però non voglio più vederti vestito da uomo. Indosserai abiti femminili e scarpe con i tacchi. Tacchi alti, molto alti. Imparerai a portarli. Ho già ordinato delle scarpe e dei vestitini adatti a te.
Pensai fosse impazzita ma parlava seriamente. Quello che mi stava dicendo era totalmente inaccettabile, assurdo.
L- Scusami tanto Simona, non è che voglio contraddire le tue decisioni, ma non ti sembra di esagerare un poco?
S- E allora non contraddirmi. Fallo e basta.
L- Ti prego Simona, cerca di essere ragionevole.
S- Devo ricordarti il nostro contratto? Hai accettato di obbedire, se non lo fai sai a quali conseguenze andrai incontro.
Sapevo che avrei dovuto assecondarla, ma cercavo di raggiungere un compromesso.
L- Ma in casa devo stare vestito da donna proprio… sempre? – le chiesi con un filo di voce.
S- Certo – rispose lei, con una naturalezza incredibile.
L- Ma… Simona … e quando …..
Solo il pensiero di farmi trovare dai suoi amanti vestito da donna mi faceva impazzire, sarebbe stata un’umiliazione inaccettabile.
L- Cerca di essere ragionevole. A volte vengono… Carlo… e Aureio … Non posso farmi vedere da loro così … insomma, ti prego Simona, cosa penderanno….
S- Ohh si che puoi. Se dico sempre vuol dire sempre. Non me ne frega un cazzo di cosa pensano. Sarai en femme anche quando viene Donata. In casa ti voglio solo vestito da femminuccia. E ora basta fare storie, obbedisci senza discutere o sarò costretta a punirti.
Non avere più la spina anale era un sollievo, ma la prospettiva di farmi vedere da altre persone vestito da femminuccia mi tormentava. Non riuscivo ad accettarlo.
Simona però chiuse il discorso e se ne andò.
La stesso pomeriggio trovo il mio nuovo guardaroba “da casa” in lavanderia.
Non credo ai miei occhi: ci sono alcune paia di scarpe da donna, alcuni sandali di vernice, due paia di sabot due paia di decolté, uno di zoccoli di legno, tutte con tacchi a spillo alti almeno 12 cm.
Per gli abiti è anche peggio: oltre ad una serie di bustini stringi vita, ci sono due miniabiti tipo da sexy cameriera, talmente corti che difficilmente mi avrebbero coperto le natiche. Gli altri erano micro abiti adatti ad una cubista o, peggio, una prostituta da strada.
Sul tavolino c’era anche un foglietto con l’indicazione di cosa dovevo mettere quel giorno.
Fortunatamente quel pomeriggio non è prevista la presenza di Donata, ma mi trovo comunque in forte imbarazzo. Mi spoglio di tutto e inizio la mia prima vestizione.
Per prima cosa taglio le unghie dei piedi e vi applico lo smalto, avendo cura di farlo bene.
Il risultato è strabiliante, ora sembrano proprio i piedi di una donna.
Procedo indossando il bustino, peraltro strettissimo, e le calze, poi mi metto l’abitino da cameriera e infine calzo i sandali, eseguendo alla lettera tutte le istruzioni di Simona.
Provo a camminare ma trovo incredibilmente difficile muovermi con i tacchi. Sono assolutamente a disagio e solo sorreggendomi alla parete riesco a raggiungere lo specchio.
Fortunatamente la gabbietta non si vede, coperta dal gonnellino e dalle mutandine, ma l’immagine riflessa è comunque assurda.
Il bustino assottiglia la vita, dandomi in qualche modo una forma femminile, ma nel complesso mi vedo grottesco, sembro un travestito da strada.
Non ho parrucca e trucco, non erano sulla lista, ma se li avessi penso che potrei proprio passare per una battona.
Rassegnato, inizio a svolgere i lavori domestici, rendendomi subito conto della estrema scomodità dei tacchi. Ma come fanno le donne a calzarli?
Due ore dopo però, nonostante il dolore ai piedi, riesco a camminarci decentemente, senza paura di inciampare.
Verso le sei del pomeriggio rientra Simona e vedendomi mi fa un bel sorriso. Mi vergogno da morire, mi sento incredibilmente a disagio vestito in quel modo, ma lei sembra apprezzare. Mi guarda girandomi intorno, mi aggiusta le spalline del vestito, mi sistema il gonnellino. Mi sento ridicolo. Assolutamente ridicolo.
S- Stai benissimo, guarda come sei carina. Ti sei vista?
Non rispondo, non saprei cosa rispondere, vorrei solo sparire.
S- Con i tacchi come va? Ti sono sempre piaciute le scarpe con i tacchi.
L- Ti prego, Simona, faccio tutto quello che mi chiedi, ma non umiliarmi così.
S- Non fare storie, fammi vedere come cammini, ti ci devi abituare.
Faccio qualche passo allargando le braccia per tenermi in equilibrio, poi mi giro e torno verso di lei mettendo un piede davanti all’altro. Senza volerlo sto assumendo movenze femminili e sto sculettando come una troietta davanti agli occhi compiaciuti di mia moglie
che sorride divertita.
Un istante dopo suona il campanello e Simona non sembra stupirsene.
S- Apri la porta, deve essere il falegname, ho preso un appuntamento per fargli fare un lavoro.
Mi sento crollare il mondo addosso. La guardo sperando che scherzi, come posso accogliere qualcuno vestito in quel modo?
S- Che c’è, ti vergogni.?
L- Simona, ti prego, non posso farlo.
S- Apri la porta.
Non c’è modo di evitarlo, quindi la assecondo. Mi dirigo verso la porta ma mi tremano le gambe e con i tacchi rischio quasi di inciampare. Mi sento perduto, vorrei scappare via ma non saprei dove: così abbandono ogni reticenza e trattenendo il respiro apro la porta.
C’è un uomo, penso sui 55 anni, con una grossa pancia e una tuta da operaio.
Tengo gli occhi bassi, l’umiliazione che provo è enorme ma devo superare questa prova e mi costringo a comportarmi come una cameriera.
L- Buongiorno, si accomodi, la signora Simona la stà aspettando – Lui mi guarda in modo strano, tra lo stupito e il divertito, mettendomi ancora più a disagio.
Cammino davanti a lui, sono vestito in modo indecente, ho il culo quasi scoperto e con i tacchi mi accorgo di muoverlo in modo provocante. Immagino che me lo stia guardando, farmi vedere così da un estraneo mi fa vergognare da morire, mi sento come una troia esibizionista, poi realizzo che inizio a pensare come una donna e mi vergogno ancora di più.
Per fortuna arriva Simona e iniziano a parlare. Io rimango come un ebete ad attendere, vestito da sexy cameriera davanti ad uno sconosciuto, è pazzesco.
Parlottano a lungo ma non capisco cosa si dicono, intuisco solo che si accordano per qualcosa, si danno la mano e Simona mi chiama.
S- Ho incaricato il sig. Giovanni di fare dei lavori in casa, passerà qualche volta per prendere delle misure: quando viene, fallo entrare. Mi farà un bello sconto e ci siamo accordati che in cambio sarai carina con lui, hai capito?
Le sue parole mi lasciamo completamente interdetto, non può essere vero.
Sulle prime credo che stia scherzando, poi lui senza alcun riguardo mi mette una mano sul culo palpandomi con strafottenza e mi dice:
G- Ci vediamo presto hee, culetto d’oro. E se ne va.
Sono nel panico, ormai è chiaro quello che Simona pretende da me, ma ad andare con un uomo no, proprio non ce la faccio.
Mentre apparecchio la tavola mi ripeto che devo fare qualcosa, cercando il coraggio e le parole giuste da dirle. La mia mente è affollata da questi pensieri, quasi non penso più che le sto servendo la cena agghindata come una sissymade.
Lei non dice una parola, come se nulla fosse successo consuma il pasto chattando con chissà chi sul telefonino, fino a che mi faccio coraggio e le parlo:
L- Scusa Simona, prima hai detto che devo essere carina con lui…. insomma, non capisco.. che cosa dovrei fare?
Lei alza gli occhi dal telefono, sospirando.
La sua espressione è seria, le sue parole risolute.
S- Ancora non capisci? Perché credi di essere vestita così? E’ bene che te lo metti in testa, devi imparare a soddisfare sessualmente gli uomini. L’alternativa è la galera, e ridotta come sei se torni in carcere finirai sicuramente per diventare la puttana ti qualcuno.
L- ooohh Simona, ti prego, cosa dovrei fare con il signor Giovanni?
S- E’ un uomo, vuole solo divertirsi un po. Ti farà delle richieste sessuali: tu assecondalo, accontentalo. O questo o la galera: decidi tu!
La mia peggiore paura stava diventando realtà. Simona mi parlava con fredda determinazione, sapevo che non avrei potuto farla desistere, ma come potevo accettare una cosa simile?
Ero a un bivio.
Pensai di mandarla a farsi fottere, pensai di riprendermi la dignità e andarmene per sempre da quella casa. Sicuramente era la scelta per salvare il mio orgoglio
Ma con quali conseguenze?
Dove potrei andare, pensai.
Non ho un tetto e non ho denaro per pagare la rata del debito. Entro pochi giorni Simona sarebbe riuscita a rimandarmi in galera.
E li chissà cosa avrei subito, in un carcere.
Forse…. accontentandola … prima o poi si stancherà di umiliarmi così.
Nonostante tutto la amo ancora. E la desidero con tutto me stesso.
E forse anche lei mi ama. Ma in una forma che non riesco a comprendere.
Pensavo a Giovanni. Pensavo che avrei dovuto… non so nemmeno cosa.
Ho noooo, mio dio noooo. Non può essere vero.
Meglio la galera.
No, in galera sarebbe peggio. Chissà in quanti potrebbero approfittare di me.
Ero completamente travolto dagli eventi.
La guardo smarrito, ma lei ha ripreso a mangiare, totalmente incurante del mio stato d’animo. In fine mi arresi alla sua volontà.
L. Va bene, Simona, farò come vuoi tu. Se è così che devo dimostrarti il mio amore, lo farò.
S- Bene, è quello che volevo sentirti dire. Domani Giovanni tornerà per prendere altre misure: lo accoglierai gentilmente ed essere carina con lui. E se ti farà delle avances, lo asseconderai, dimostrando che ti piace.
L- Ti prego Simona, farò come chiedi ma non puoi pretendere che mi piaccia.
S- No, no, non deve piacerti per forza, basta che glielo fai credere. Voglio che se ne vada soddisfatto, qualsiasi cosa ti chieda, lo accontenterai.
Ti ringrazio, sono questi commenti che danno valore ai sei mesi passati a sviluppare e scrivere la storia. Della serie…
Se lo leggete, mi farebbe piacere un commento, m scuso per alcune ripetizioni, l'ho riletto velocemente. Gazie
Hai letto bene e sentito bene la sensazione. Ultimamente sto dando spazio all'oscurità per alcuni dei personaggi che a mio…
La serie che ho apprezzato finora più di tutte, dove i personaggi sono parsi più "vicini" al lettore a mio…
Questa era... intensa. Sì, eccitante, ma a tratti quasi oscura, come se la naturale carica erotica di Fleur fosse stata…