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l’attrazione proibita per zia francesca – capitolo 8

By 16 Febbraio 2025No Comments

La mattina passò rapidamente, tra momenti di apparente normalità e attimi di tensione elettrica tra me e Adriana. Quando le spiegai, a grandi linee, quale fosse la mia idea, il suo viso si colorò di emozioni contrastanti. L’eccitazione illuminava i suoi occhi, ma c’era anche un brivido di paura. Era un piano audace, al limite della follia, eppure era chiaro che l’idea la intrigava a livelli che faticava a nascondere.

**”Sei sicuro che funzioni?”** mi chiese, mordendosi il labbro mentre giocherellava con le dita, un misto di nervosismo ed eccitazione.

**”Adri, fidati di me. Non lascio nulla al caso. Ogni dettaglio è pensato per andare esattamente come voglio. Devi solo lasciarti guidare.”**

Lei annuì piano, il rossore sulle guance che tradiva la tempesta di emozioni dentro di lei. **”Okay… ma, Ale, è una cosa davvero grande. Se qualcosa va storto…”**

Mi avvicinai, afferrandola delicatamente per i fianchi. **”Nulla andrà storto. E stasera, quando tutto sarà perfetto, capirai perché ho insistito così tanto.”**

Il resto della giornata lo trascorsi a pianificare e a preparare ogni dettaglio. Mi accertai che ogni cosa fosse possibile e misi in moto il primo passo del mio piano: un appuntamento con Francesca. Scelsi con cura il posto, un love hotel in città. Era un luogo intimo e accogliente, con una grande vasca idromassaggio e spazi perfetti per lasciarci andare.

Mandai un messaggio a Francesca con un tono giocoso e provocante:
*”Stasera ti voglio tutta per me. Ti ho prenotato un posto speciale. Sarà il nostro piccolo paradiso per una notte.”*

Non passò molto prima che arrivasse la sua risposta. **”Un love hotel? Sei un diavolo, lo sai?”** accompagnato da un’emoji maliziosa.

La stuzzicai ancora, inviandole un altro messaggio:
*”Voglio che ti prepari bene. Mostrami quanto sei pronta per me.”*

La sua risposta fu immediata e superò ogni aspettativa. Mi mandò una serie di foto così spinte che mi lasciarono senza fiato. La prima mostrava le sue gambe perfette, coperte solo da un sottile reggicalze nero. Poi arrivò una foto in cui indossava un body di pizzo trasparente che abbracciava ogni curva del suo corpo. Nella terza immagine, il body era sparito, lasciando intravedere il suo seno perfetto e il suo sorriso complice.

**”Ti basta come preparazione?”** scrisse, con un tono che trasudava sicurezza e sensualità.

Le risposi senza esitazione:
*”È un buon inizio. Ma voglio vedere quanto riesci a superarti stasera.”*

La sua replica arrivò con un’altra foto, questa volta più sfumata, che lasciava intravedere la sua schiena nuda davanti a uno specchio. **”Stasera sarai tu a superare me.”**

Non potevo fare altro che sorridere, già pregustando la serata. Mentre mi preparavo per il nostro incontro, sapevo che ogni passo del mio piano si stava muovendo nella direzione giusta. Francesca era pronta, Adriana esplodeva di aspettativa, e io non vedevo l’ora di mettere in atto il resto della mia idea.

Eravamo immersi nell’acqua calda, il vapore avvolgeva la stanza come un velo, creando un’atmosfera intima e quasi irreale. Francesca, adagiata comodamente sul bordo opposto della vasca, continuava a versare vino nel suo calice. La vedevo portare il bicchiere alle labbra, sorseggiare con eleganza e lasciare che il sapore si mescolasse con un sorriso appena accennato.
Io non riuscivo a distogliere lo sguardo da lei, dal suo corpo lucido per l’acqua, dalle curve che sembravano scolpite per tentarmi. Lei lo notò, come sempre, e con una lentezza studiata poggiò il calice sul bordo della vasca, fissandomi con un’espressione maliziosa.
“Ti piace quello che vedi?” chiese, la sua voce bassa e sensuale, carica di provocazione.
“Lo sai bene che mi piace,” risposi, incapace di nascondere il desiderio che mi bruciava dentro.
Francesca sorrise, un sorriso che prometteva mille cose, e con una grazia quasi innaturale sollevò un piede dall’acqua. Lo poggiò dolcemente sulla mia virilità, che già tradiva tutta la mia eccitazione. Lo strofinò con una delicatezza che sembrava fatta per torturarmi, osservando ogni mia reazione mentre stringeva il calice nell’altra mano.
“Così tanto che ti rendi già così… disponibile,” sussurrò, il suo sguardo che mi trapassava l’anima.
Inspirai profondamente, cercando di mantenere il controllo, ma quando anche il suo secondo piede si aggiunse al gioco, persi ogni capacità di raziocinio. Francesca iniziò a muoversi con una lentezza quasi crudele, aumentando poco a poco la pressione.
“Ti aspettavi questo quando mi hai portata qui?” chiese, la sua voce come seta.
“Non mi aspettavo niente,” risposi, il respiro già spezzato. “Ma qualsiasi cosa accada stasera, è già oltre ogni mia immaginazione.”
Francesca rise piano, una risata bassa e sensuale che riecheggiò nella stanza. Continuò a stuzzicarmi, i suoi piedi che si muovevano con una maestria che non credevo possibile, le sue dita che seguivano ogni curva, ogni vena, alternando pressione e carezze leggere.
“Sai,” disse, portando il calice alle labbra e bevendo un altro sorso. “Non pensavo che un gioco così… semplice potesse eccitarmi così tanto.”
“Credo che tu sappia esattamente quanto sia capace di fare,” le dissi, la voce roca mentre l’eccitazione cresceva.
Lei si sporse leggermente in avanti, avvicinandosi quel tanto che bastava per fissarmi da più vicino. “Forse sì,” sussurrò, i suoi piedi che continuavano il loro movimento lento e tormentoso. “Ma mi piace vedere fino a che punto posso spingerti.”
Le sue mani, intanto, non rimasero inattive. Con una naturalezza disarmante, lasciò scivolare il calice nell’acqua e iniziò a sfiorare il proprio corpo, accarezzandosi il seno, giocando con i capelli, come se volesse aumentare ancora di più la tensione.
Io la guardavo rapito, completamente in balia di lei. “Sei incredibile,” mormorai, incapace di trattenere le parole.
Francesca rise di nuovo, poi smise il suo gioco improvvisamente, lasciandomi con un vuoto quasi insostenibile. Si avvicinò, spostandosi con grazia attraverso l’acqua, e si sedette a cavalcioni sulle mie gambe, i nostri corpi caldi che si sfioravano.
“Incredibile? Non hai ancora visto niente, tesoro,” disse, prima di chinarsi su di me per baciarmi con una passione che spazzò via ogni altra cosa dalla mia mente.

Francesca si era appena finita un altro calice di vino, lasciando il bicchiere vuoto sul bordo della vasca con un gesto teatrale e provocante. I suoi occhi erano un misto di desiderio e sfida, le labbra umide e leggermente dischiuse, come se aspettassero solo il prossimo passo. Io non potevo più resistere: con lei a cavalcioni sopra di me, ogni centimetro del suo corpo premuto contro il mio, l’istinto prese il sopravvento.
Senza esitazione, le mani scivolarono lungo i suoi fianchi e la guidarono verso di me. Entrai in lei con un movimento lento ma deciso, sentendo ogni fibra del suo corpo accogliermi. Francesca lasciò cadere la testa all’indietro, un gemito basso e gutturale che riempì la stanza, amplificato dalle pareti della vasca.
“Finalmente,” sussurrò, il suo respiro pesante e spezzato dal piacere. “Finalmente qualcosa che non potevo fare nella casa della mamma.”
Risi piano, le mie mani che stringevano i suoi fianchi per guidare i suoi movimenti, ma senza perdere l’occasione di risalire verso il suo seno. Lo stringevo con forza, i pollici che sfioravano i capezzoli bagnati, provocandole un sussulto di piacere.
“Ti mancava essere davvero libera?” le chiesi, mentre iniziavo a muovermi sotto di lei, l’acqua che schizzava lievemente con ogni nostro movimento.
Lei si sporse in avanti, le mani che mi stringevano le spalle, i capelli bagnati che scivolavano lungo il suo viso. “Mi mancava… urlare,” rispose con un sorriso malizioso. “Urlare come voglio senza preoccuparmi che qualcuno mi senta.”
E lo fece. Iniziò a gemere e poi a urlare, i suoni del suo piacere che riempivano l’aria. Le sue mani si aggrapparono più forte alle mie spalle mentre accelerava i movimenti, il suo corpo che si muoveva in perfetta armonia con il mio. Ogni spinta mandava un’onda nell’acqua che ci avvolgeva, il calore del suo corpo che contrastava con la freschezza del vino ancora sulle sue labbra.
“Sei così… intenso,” disse tra un gemito e l’altro, la sua voce spezzata dal piacere che cresceva sempre di più. “Mi fai perdere la testa.”
“E tu,” risposi, il respiro affannato, “sei la donna più incredibile che abbia mai avuto.”
Francesca rise, una risata carica di eccitazione e autocompiacimento, mentre si lasciava andare completamente. Le sue mani scivolarono lungo il mio petto, il suo corpo che si arcuava per spingere ancora più a fondo.
“Dimmi quanto mi vuoi,” sussurrò, chinandosi per mordermi leggermente il lobo dell’orecchio.
“Non immagini neanche,” le risposi, il mio tono carico di desiderio. “Non riesco a pensare a nient’altro.”
Le sue urla aumentarono di intensità, il suono puro del suo piacere che rimbombava nella stanza. La sentivo tremare leggermente sopra di me, i suoi movimenti che si facevano più rapidi, più disperati, mentre si avvicinava al culmine.
E poi ci fu l’apice: Francesca lasciò andare tutto, il suo corpo che si tese completamente mentre raggiungeva un orgasmo intenso, il suo volto un ritratto di pura estasi. Si lasciò andare su di me, il suo respiro pesante e soddisfatto che si mescolava al mio.
Rimanemmo così per un momento, i nostri corpi ancora intrecciati, il calore dell’acqua che ci avvolgeva come una coperta. Francesca alzò il viso verso di me, con un sorriso stanco ma soddisfatto.
“Questo,” disse, accarezzandomi il viso con delicatezza, “è tutto ciò di cui avevo bisogno.”
“E la notte è ancora giovane,” risposi con un sorriso complice. “Abbiamo tutto il tempo per fare ancora di più.”
Lei rise piano, stringendosi a me. “Allora sorprendimi,” sussurrò. “Fallo.”

Francesca si sporse in avanti, appoggiandosi al bordo esterno della vasca con un’eleganza innata, mentre versava un altro calice di vino. Il suo fondoschiena, perfetto e invitante, si mostrava a me in tutta la sua gloria, gocciolante d’acqua e irresistibile. Ogni suo movimento sembrava studiato per provocarmi, e il sorriso soddisfatto che le increspava le labbra mentre il vino riempiva il calice non faceva che accendere ulteriormente il mio desiderio.
Mi avvicinai lentamente, lasciando che l’attesa si facesse sentire, e quando fui abbastanza vicino, affondai il viso nel suo fondoschiena con un gesto deciso, sentendo il suo corpo irrigidirsi per un istante sotto il tocco inaspettato. Un gemito le sfuggì dalle labbra mentre portava il calice alla bocca, il vino che danzava sulla sua lingua mentre io iniziavo a esplorare ogni centimetro della sua intimità con la mia bocca.
“Oh, Dio… così,” mormorò, il tono della sua voce profondo e carico di piacere. “Non smettere…”
La mia lingua si muoveva con precisione, passando lentamente per assaporarla appieno, prima di intensificare i movimenti. Le mie mani si appoggiarono ai suoi fianchi, stringendo leggermente la carne morbida per ancorarla a me, mentre il suo corpo iniziava a rispondere con piccoli spasmi.
Francesca alzò leggermente il calice, il liquido scarlatto che le bagnava le labbra prima che scivolasse giù per la gola. “Sei… incredibile,” sospirò, con un tono che mescolava sorpresa e puro appagamento. “Sapevo che mi avresti fatto godere… ma così?”
Le sue parole mi stimolarono ancora di più. Intensificai i movimenti, alternando l’uso della lingua a leggere suzioni che la fecero gemere più forte. Il suo corpo si piegava al mio tocco, le dita che si stringevano al bordo della vasca mentre si abbandonava completamente al piacere.
“Non riesco nemmeno a bere,” disse con una risata soffocata, portando il calice a metà strada prima di lasciarlo ricadere sul bordo. “Mi fai perdere la testa… continua, ti prego.”
Le sue gambe iniziarono a tremare, e Francesca si aggrappò più forte al bordo. “Non so quanto resisterò,” mormorò con un filo di voce, la testa che si girava leggermente per guardarmi sopra la spalla, i suoi occhi pieni di desiderio e vulnerabilità.
Mi fermai per un istante, sollevando il viso solo per dirle, con un sorriso provocatorio: “Non resistere, lasciati andare. Voglio sentirti urlare il mio nome.”
Le mie parole sembrarono darle il colpo di grazia. Francesca si lasciò andare a un gemito lungo e profondo, il suo corpo che tremava mentre raggiungeva l’apice del piacere, la sua voce che riempiva la stanza. Io continuai ancora un po’, prolungando il momento, fino a quando il suo corpo non si rilassò completamente.
Si voltò lentamente verso di me, con il respiro ancora pesante e un sorriso stanco ma soddisfatto sulle labbra. “Come fai… a conoscermi così bene?” chiese, con una nota di meraviglia nella voce.
Mi alzai, guardandola negli occhi mentre mi avvicinavo per sfiorarle le labbra con le mie. “Forse perché non riesco a smettere di pensare a te,” risposi con sincerità, e il suo sorriso si allargò, carico di complicità.

Francesca si allontanò dalla vasca, lasciando che l’acqua scivolasse lungo il suo corpo perfetto, mentre afferrava l’asciugamano e iniziava ad asciugarsi con lentezza, i suoi movimenti ipnotici e sensuali. Mi avvicinai a lei con passo deciso, incapace di resistere alla tentazione, e la baciai intensamente, affondando le mani nei suoi fianchi ancora bagnati.
“Usciamo dall’acqua,” sussurrai con un tono caldo e deciso. “È ora della portata principale.”
Lei rise piano, mordendosi il labbro inferiore mentre si passava l’asciugamano tra i capelli. “Mi piace quando parli così, sembri avere sempre tutto sotto controllo.”
La osservai attentamente mentre si asciugava, il suo corpo sinuoso che catturava ogni mio pensiero. Io mi asciugai rapidamente, lasciandola finire e precedendola nella camera da letto, un grande spazio con lenzuola immacolate e un’atmosfera perfetta per quello che avevo in mente.
Prima che lei arrivasse, presi il telefono e mandai un messaggio ad Adriana. “Tra poco è il tuo turno. Preparati.”
Il cuore batteva forte, l’adrenalina e l’eccitazione che mi scorrevano nelle vene. Il piano stava prendendo forma alla perfezione, e ogni dettaglio si stava incastrando nel modo giusto. Non dovevo sbagliare.
Francesca entrò poco dopo, avvolta solo nel suo asciugamano. Si fermò sulla soglia, guardandomi con occhi pieni di aspettativa. “Allora, cosa facciamo ora?”
Mi avvicinai a lei, afferrandola per la vita e lasciando che il mio corpo si premessa contro il suo. “Ho preparato una sorpresa per te,” dissi con un sorriso malizioso. “Ma devi fidarti di me.”
“Sempre,” rispose, accarezzandomi il viso con dolcezza, ma con quello sguardo provocante che aveva imparato a usare così bene.
La guidai verso il letto, facendola sedere sul bordo. “Stenditi e poggia la schiena contro lo schienale,” le dissi con un tono sicuro, accarezzandole le gambe mentre parlavo.
Lei obbedì senza esitazione, il suo asciugamano che si apriva leggermente lasciando intravedere la pelle morbida e profumata. Presi i nastri che avevo preparato, mostrandoglieli con un sorriso.
“Oggi faremo un giochetto particolare,” le dissi, avvicinandomi per legarle i polsi allo schienale del letto.
Lei rise piano, il suo sguardo già acceso di eccitazione. “Mi piace come pensi, ma sei sicuro di potermi gestire così?”
“Oh, sono sicuro,” risposi, stringendo i nodi quel tanto che bastava per tenerla ferma senza farle male. “E tu? Sei pronta per il resto?”
“Non vedo l’ora,” mormorò, la voce piena di desiderio.
Presi un altro nastro e lo avvicinai ai suoi occhi. “Adesso ti benderò. Voglio che ti concentri solo su quello che sentirai.”
Lei annuì, il sorriso che non abbandonava mai le sue labbra. “Hai tutta la mia attenzione,” disse, lasciandosi avvolgere dalla benda.
Quando i suoi occhi furono coperti, mi avvicinai ancora una volta, inclinando il calice di vino verso le sue labbra. “Bevi,”le ordinai dolcemente, e lei accolse il liquido con un sospiro di piacere.
“Che sorpresa hai in mente per me?” chiese, la voce impastata di eccitazione e curiosità.
Mi chinai verso di lei, lasciando che le mie labbra sfiorassero il suo orecchio. “Una sorpresa che non dimenticherai,”sussurrai, facendo scivolare le mie dita lungo la sua pelle. “Ma prima devi rilassarti e fidarti di me completamente.”
“Lo sto già facendo,” rispose, mordendosi il labbro e inclinando la testa verso di me. “Sei sempre pieno di idee… voglio vedere dove mi porterai.”
Mi alzai, osservandola per un momento mentre si muoveva lievemente, eccitata e ansiosa. Mandai un ultimo messaggio ad Adriana: “È ora. Vieni su.” Poi tornai da Francesca, accarezzandole le gambe con lentezza.
“Chiudi gli occhi, anche se sei già bendata,” le dissi con un sorriso. “Il meglio sta per arrivare.”

Francesca era completamente brilla, il vino aveva sciolto ogni freno inibitore e la sua pelle era un misto di calore ed eccitazione. Il suo corpo rispondeva a ogni mia carezza, e i suoi gemiti riempivano la stanza mentre succhiavo i suoi capezzoli tesi, mordicchiandoli appena e giocando con la punta della lingua.
“Sai,” le sussurrai tra un bacio e l’altro sul suo petto, “stasera non sarò solo io a prendermi cura di te.”
Lei inarcò la schiena, sospirando profondamente, senza capire fino in fondo cosa intendevo. “Che vuoi dire?” chiese, con un tono impastato dall’alcol ma pieno di curiosità.
Mi alzai leggermente, le mie mani che le accarezzavano i fianchi legati. “Sta arrivando una mia amica,” dissi con un sorriso intrigante, osservando le sue reazioni. “Una persona pronta ad aiutarmi a darti il massimo del piacere.”
Francesca rise piano, il suo corpo che si muoveva lievemente sotto di me. “E chi sarebbe questa tua amica? Non mi avevi detto nulla.”
Mi chinai verso di lei, sfiorando con le labbra la sua guancia e poi mordicchiandole il lobo dell’orecchio. “Non vuole farsi vedere,” le spiegai. “È timida, ma ti assicuro che saprà farti provare qualcosa di incredibile. Ecco perché la benda.”
Lei sorrise sotto la benda, la sua eccitazione ormai alle stelle. “Timida? Dopo tutto questo, dubito che possa essere più timida di me!” disse con una risata divertita, mentre continuava a muoversi languidamente.
Proprio in quel momento, sentii un lieve bussare alla porta. Mi alzai lentamente, lasciando Francesca legata e nuda sul letto, il suo corpo che ancora si muoveva in attesa di me. “Non muoverti,” le dissi con voce calda. “Sto andando a prendere la sorpresa.”
Lei rise di nuovo. “Non penso di poter andare da nessuna parte legata così, non credi?”
Aprii la porta e trovai Adriana lì, avvolta nel silenzio e in un’eccitazione palpabile. I suoi occhi si posarono immediatamente sul letto, su Francesca legata e completamente esposta. Il suo respiro si fece più rapido, e il modo in cui si mordicchiava il labbro inferiore tradiva il desiderio che la divorava dentro.
Mi avvicinai a lei, accarezzandole il braccio e sussurrandole all’orecchio: “Guarda come la mamma è pronta per te. Non fare rumore, segui il mio gioco.”
Adriana annuì, incapace di parlare, ma il suo sguardo diceva tutto. Si avvicinò lentamente, le mani che tremavano leggermente mentre scrutava ogni dettaglio del corpo nudo e perfetto di Francesca.
Francesca, del tutto ignara, si mosse leggermente, la voce allegra ma impastata dall’alcol. “Allora? Dove sarebbe questa tua famosa sorpresa? Mi hai lasciata qui sola a immaginarla troppo a lungo.”
Adriana rimase ferma, incantata, mentre io mi avvicinai di nuovo al letto, passando una mano sulla coscia di Francesca. “È qui,” risposi, “ma ci vorrà un po’ per farla uscire dal guscio. Ti piace giocare, vero?”
Lei rise di nuovo, piegando la testa all’indietro. “Oh, eccome. Spero solo che la tua amica sia all’altezza del mio livello.”
Adriana trattenne un gemito di eccitazione, le sue mani che si stringevano ai fianchi mentre si preparava a lasciarsi andare. Le feci cenno di avvicinarsi, il gioco era appena iniziato.

Mi avvicinai a Francesca con Adriana accanto, entrambe sincronizzate come se quel momento fosse già stato immaginato mille volte. Adriana, senza perdere tempo, si liberò dei vestiti con un’eccitazione che trasudava da ogni movimento, e insieme ci chinammo verso il petto scoperto di Francesca, lasciandoci guidare dai suoi gemiti sempre più profondi.
La pelle della zia era calda sotto le nostre bocche, e mentre io mi concentravo su un capezzolo, succhiandolo con delicatezza e mordicchiandolo appena, Adriana si occupava dell’altro con una passione travolgente. La guardai di sottecchi: il suo volto era immerso in quel seno, gli occhi chiusi, il respiro pesante. Era evidente che stava vivendo il suo sogno più proibito, e vederla così mi eccitava ancora di più.
Francesca si inarcò verso di noi, il suo corpo un tutt’uno con i nostri movimenti. “Oh Dio, siete… siete incredibili,”gemette, il capo abbandonato all’indietro, mentre si lasciava travolgere dalle sensazioni.
Adriana staccò appena le labbra dal capezzolo, il suo sguardo rivolto verso di me per un istante, colmo di desiderio e gratitudine, poi tornò a mordicchiare dolcemente la carne morbida, quasi come se non volesse lasciarla andare.
Le nostre bocche iniziarono a scendere lentamente, seguendo la curva perfetta del corpo di Francesca. Passammo dal suo ventre teso, baciando ogni centimetro di pelle e lasciandoci guidare dai suoi gemiti sempre più accesi. Quando arrivammo alla sua intimità, il suo respiro si spezzò in un singhiozzo di puro piacere.
“Oh, sì… sì,” sussurrò, muovendosi leggermente contro di noi.
Adriana fu la prima a prenderla con la bocca, il suo desiderio era incontenibile. La lingua si mosse con precisione e passione, e Francesca si contorse sul letto, tirando leggermente i nastri che la legavano. Mi unii subito dopo, alternandomi con Adriana, mentre le nostre lingue si intrecciavano a turno sul corpo della zia.
“Non fermatevi… continuate… sì, così,” ansimò Francesca, scivolando sempre più in basso, fino a ritrovarsi completamente stesa sul letto, il suo corpo rilassato e in balia del nostro gioco.
Adriana alzò lo sguardo verso di me, il viso arrossato e bagnato, prima di tornare a darle piacere con una dedizione quasi feroce. Mi chinai accanto a lei, le mie mani che accarezzavano le cosce di Francesca, mentre continuavamo il nostro lavoro in perfetta sintonia.
Francesca era ormai persa, i suoi gemiti rimbombavano nella stanza, una melodia perfetta di pura estasi che ci spingeva a darle ancora di più. Era il momento di portarla oltre ogni limite, insieme.

Mi fermai per un momento ad osservare la scena che si stava creando, una visione tanto proibita quanto irresistibile. I gemiti di Francesca riempivano l’aria, un’eco che sembrava danzare sulle pareti della stanza. “Adesso è il tuo turno.” sussurrai con un sorriso carico di desiderio, mentre indicavo il volto della zia legata e ancora bendata.
Adriana si mosse esitante per un attimo, ma il desiderio che la divorava prese presto il sopravvento. Seguendo il mio comando, si avvicinò lentamente, poi, con un movimento fluido e seducente, si sedette sul volto di Francesca, il suo corpo vibrante di eccitazione. Francesca non perse un istante: con la stessa fame con cui aveva accolto ogni mia attenzione, si immerse nel piacere di Adriana, la sua lingua che si muoveva con maestria, come se sapesse esattamente cosa fare.
Adriana mordicchiò il labbro inferiore, cercando di trattenere i gemiti che le sfuggivano inevitabilmente, il suo corpo tremante sopra di lei. Mi avvicinai, il mio sguardo che si incrociava con quello di Adriana: gli occhi le brillavano di piacere, la bocca aperta in respiri irregolari. Le sue mani si appoggiarono alla testiera del letto per sostenersi mentre si lasciava andare sempre di più.
“Ti piace, vero?” sussurrai, senza distogliere lo sguardo dal suo viso. Lei annuì velocemente, mordendosi di nuovo il labbro per soffocare un gemito più forte, il suo corpo che rispondeva ad ogni movimento della zia.
Francesca, intanto, gemeva contro di lei, il suono ovattato che aggiungeva un ulteriore strato di eccitazione a quell’incontro. Non resistetti oltre: mi posizionai tra le gambe di Francesca, penetrandola nuovamente con un movimento lento ma deciso. Un urlo soffocato le sfuggì, la sua testa che si arcuò leggermente nonostante Adriana fosse ancora sopra di lei.
“Oh, sì… così,” sussurrò Francesca tra un respiro e l’altro, la sua voce appena distinguibile mentre continuava a lavorare su Adriana con la stessa dedizione.
Iniziai a muovermi con un ritmo lento ma profondo, lasciandomi travolgere dal calore e dalla stretta del suo corpo. Le mie mani afferrarono le sue cosce, il contatto con la sua pelle umida di sudore intensificando ogni sensazione. Francesca si inarcò sotto di me, cercando di spingere il suo corpo ancora di più contro il mio, i suoi gemiti soffocati dal piacere che stava dando ad Adriana.
Adriana, sopra di lei, iniziò a tremare visibilmente, il suo respiro spezzato mentre il piacere la invadeva. Le sue mani strinsero la testiera del letto con forza, e i suoi occhi si chiusero mentre cercava disperatamente di trattenere i suoni che minacciavano di sfuggirle.
“Così… così… sei perfetta,” sussurrai, il mio sguardo che si spostava tra il corpo di Adriana e quello di Francesca, entrambi persi in un vortice di piacere.
Francesca, ormai completamente sopraffatta, intensificò i suoi movimenti, spingendo Adriana oltre ogni limite. Lei si lasciò andare, il suo corpo che si abbandonava al piacere mentre un gemito strozzato riempiva l’aria.
Mi chinai sopra Francesca, mordendole dolcemente il collo mentre continuavo a muovermi dentro di lei, il suono dei nostri corpi che si incontravano un’ulteriore melodia in quella sinfonia di desiderio. La stanza era un turbine di gemiti, respiri accelerati e puro, crudo piacere.

La tensione nella stanza era alle stelle, e il ritmo di quei movimenti sembrava sincronizzato con i battiti sempre più accelerati dei nostri cuori. Francesca era sotto di me, completamente abbandonata al piacere, con la testa reclinata sul cuscino e i capelli umidi che le si incollavano alla pelle. Le sue mani, libere dai nodi ormai allentati, scorrevano lungo la mia schiena, stringendomi con un’intensità quasi disperata.
“Sì… proprio così, non fermarti,” sussurrava con voce rotta dai gemiti, i suoi occhi bendati che sembravano puntarmi anche attraverso il tessuto.
Io, immerso nei suoi movimenti, sentivo ogni fibra del mio corpo rispondere al suo. Ogni curva, ogni respiro che si spezzava, ogni gemito che esplodeva dalle sue labbra mi spingevano sempre più vicino al limite. Intanto Adriana, ancora silenziosa ma profondamente coinvolta, ci osservava, il suo sguardo carico di un desiderio che non aveva bisogno di parole.
Francesca si arcuò improvvisamente, il suo corpo tremante sotto il mio, mentre un gemito profondo e gutturale le sfuggiva dalle labbra. “Sto… sto venendo!” gridò, completamente persa nel culmine del piacere.
Non riuscii a resistere oltre. Sentii il mio stesso corpo cedere, travolto dalla forza di quell’ondata che mi attraversò. “Francesca…” mormorai tra i denti serrati, mentre il mondo sembrava restringersi a quel momento, a quel piacere condiviso, assoluto.
Lei, ancora tremante, mi tirò a sé per un ultimo bacio intenso e disordinato, mentre il suo respiro si calmava pian piano. Ma proprio quando il suo corpo si rilassò e il mio si posò accanto al suo, la sua mano si mosse. Non mi resi conto subito di cosa stesse facendo, distratto dai miei stessi battiti ancora irregolari.
Fu solo quando sentii il fruscio della benda che capii cosa stava succedendo, ma era già troppo tardi.

Le mani di Francesca, ora libere, si mossero lentamente. Sentii il suo braccio sfiorarmi, e con un gesto deciso si abbassò la benda dagli occhi. All’inizio sembrò confusa, i suoi occhi verdi che si muovevano veloci nella stanza, cercando di mettere a fuoco la situazione. Poi si fermarono su Adriana.
Adriana, completamente nuda, con i segni della passione scritti sul suo corpo, alzò lo sguardo verso di lei. Per un attimo tutto rimase immobile, congelato nel tempo.
Francesca spalancò gli occhi, e la sua espressione mutò rapidamente: dalla sorpresa allo shock, poi alla confusione, e infine alla rabbia. Si tirò su di scatto, coprendosi il seno con un braccio mentre puntava un dito tremante verso Adriana.
“Che diavolo sta succedendo qui?!” gridò, la sua voce che riecheggiava nella stanza, facendo sobbalzare Adriana.
Io cercai di intervenire, ma Francesca si voltò verso di me, furiosa. “Tu lo sapevi! Tu hai permesso che succedesse!”
Adriana, visibilmente a disagio, cercò di coprirsi con un cuscino preso dal pavimento, ma Francesca non smetteva di fissarla, il suo viso un misto di incredulità e delusione.
“Adriana… tu… ma come hai potuto?!”
La stanza, che poco prima era piena di piacere e complicità, ora era carica di tensione. Francesca scosse la testa, incapace di trovare altre parole, mentre Adriana abbassava lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore, senza sapere cosa dire.
“Non posso crederci,” sussurrò Francesca, quasi tra sé e sé, mentre si alzava dal letto, afferrando un accappatoio per coprirsi. “Ho bisogno di un momento… lontana da voi.”
Si diresse verso la porta del bagno, ma prima di chiuderla dietro di sé, si voltò verso di me, il suo sguardo pieno di emozioni contrastanti. “Tu e io parleremo dopo.”

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