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Racconti EroticiSensazioni

Miriam, la mamma della mia compagna di scuola

By 10 Luglio 2025No Comments

Questo è il racconto di un mio episodio giovanile, basato su fatti e personaggi reali,
ed è stata la prima volta che ho avuto un approccio con una donna matura.

Era circa un anno che, per seguire i trasferimenti di mio padre, ci eravamo trasferiti in quella cittadina della Toscana.
Io sono Mauro M. e pur avendo compiuto 18 anni da qualche mese, ero iscritto al quarto anno del locale liceo scientifico, avendo già ripetuto un anno.
I miei avevano preso in affitto un appartamento nella parte alta della città e, quindi, tutti i giorni ero costretto a recarmi a scuola, che si trovava in centro città, in autobus o con la mia Vespa a seconda delle condizioni del tempo.
Quel pomeriggio di primavera inoltrata faceva già un caldo quasi estivo, e, come quasi tutti i pomeriggi, con alcuni compagni di classe eravamo seduti al bar nella piazzetta del quartiere.
Eravamo in quattro: io, Piero, il mio compagno di banco, Sergio e Samanta la fidanzata di Piero, anch’ella nella nostra classe.
Come al solito stavamo parlando di calcio, di cinema ed altre questioni simili, quando da una via laterale apparve Lei.

Sulla quarantina, mora, capelli corvini lunghi fin quasi al fondo schiena, non molto alta, indossa una maglia gialla sotto la quale s’intravedono dei seni piccoli ma che, s’intuisce, stanno su da soli, leggings neri che fasciano un corpicino niente male ed i piedini calzati in sabot neri col tacco molto alto che ne slanciano la figura.
I miei occhi sono calamitati su di lei e seguono il suo incedere sicuro che evidenzia un culetto bello tondo, che ondeggia in modo provocante,
-“Che figa ragaz…”
La gomitata nelle costole di Piero blocca la mia frase,
-“Ma che dici? Quella è mia madre!!!” – esclama Samanta indignata.
-“Scusa Samy, non lo sapevo.” – dico girandomi verso di lei – “Comunque anche se è tua madre, resta sempre una bella donna”.
-“Sì, ma tu non fare mai più apprezzamenti del genere su di lei” – ribatte inviperita.
-“Ok, scusa ancora” – dico terminando la discussione.
Ma la mamma di Samy, il suo corpo snello, l’ondeggiare dei suoi fianchi, si sono impressi nella mia mente.

Nei giorni che seguirono la voglia di rivedere quella splendida donna mi ossessionava, ma non ebbi altre occasioni, finché un giorno…

Sono davanti al solito bar, con i soliti compagni.
-“Sai Samy,” – attacco – “dopodomani abbiamo la verifica di latino e come sai io non sono molto bravo nella materia, così mi chiedevo se tu, che invece sei la migliore della classe, potessi aiutarmi a preparare il compito; magari ci possiamo incontrare un paio d’ore e puoi spiegarmi alcuni concetti che non mi sono chiari”.
-“Ma non so.”- risponde titubante – “Non so se sono all’altezza di aiutarti”.
-“Sicuramente, puoi darmi una mano, tanto peggio di così non posso andare” – ribatto con convinzione.
-“Va be’, proviamo. Vieni a casa mia domani pomeriggio e studieremo assieme.” – decide alla fine – “Sai dove abito, vero?”
-”Certo. A domani allora”.
L’indomani pomeriggio mi presento alla porta di Samanta e suono.
-“Dai entra, che voglio iniziare a studiare” – m’invita Samanta impaziente.
La seguo in cucina e lì, finalmente, rivedo l’ossessione dei miei pensieri.
Sta armeggiando vicino al lavello.
Indossa un vestito a bretelline, verde, che aderisce al suo corpo modellandolo e lascia scoperta una bella porzione di cosce, la scollatura mostra il solco e la porzione alta dei seni, i capelli sciolti formano una cascata nera sulla schiena, ai piedi ha delle pianelle infradito ed i piedini nudi hanno le unghie laccate di un rosso acceso.
Una visione celestiale e super eccitante!!!
-“Mamma questo è Mauro, il compagno di classe di cui ti ho parlato.” – mi presenta – “Lei è mia madre Miriam”.
-“Piacere… Signora…” – dico quasi balbettando.
-“Ciao Mauro, vieni accomodati” – mi fa girandosi; la sua voce è bassa e musicale.
Finalmente potevo vederla da vicino.
Il viso ovale incorniciato dalla chioma nera, che le scende morbida fino al seno, gli occhi di un blu scuro, il sorriso splendente di denti bianchissimi.
È veramente molto bella!!!
-“Mamma noi dobbiamo studiare, domani abbiamo la verifica di latino” – le dice Samanta, interrompendo l’incanto del momento.
-“Va bene: io vado in camera mia a vedere un po’ di tele, buon lavoro” – risponde ed esce seguita dal mio sguardo incollato al suo fondoschiena.
Samanta apre libri e quaderni ed iniziamo lo studio, ma la mia mente è persa nella visione di quella splendida creatura.

Quando tornai a casa mi chiusi in camera mia e ripensando a Lei ed immaginando chissà quali situazioni erotiche, mi sparai una sega esplosiva.
Prima della fine dell’anno riuscii, con la scusa del latino, a farmi invitare a casa di Samanta altre due o tre volte ed ogni volta, tornato a casa, mi masturbavo sognando di vivere chissà quali avventure sessuali con Miriam.
L’anno scolastico terminò e con esso anche le occasioni di rivedere Miriam a casa sua.
Samanta partì a casa dei nonni, in campagna, per passare un periodo di vacanza con loro.
Piero e Sergio passavano le giornate in spiaggia in un balneare dove i genitori di Sergio avevano una cabina per la stagione.
Andai anch’io, qualche volta, in spiaggia con loro, ma non avevo tanta voglia di mare, la mia mente aveva un solo pensiero: Miriam.
Così passavo le giornate appostato vicino al suo portone aspettando il momento di vederla uscire e quando usciva la seguivo senza farmi vedere, beandomi della vista del suo culetto ondeggiante.
Solitamente il tutto finiva ad un parcheggio dove lei saliva su una vecchia 2CV verde e partiva.

Anche oggi sono appostato in modo da tenere d’occhio il portone di Miriam.
È quasi un’ora che sono qui e comincio a disperare di poterla vedere, quando, ad un tratto, il portone si apre ed appare Lei.
Minigonna grigia con sopra un top a righe bianche e nere e sandali a zeppa, come al solito, molto alti.
Questa volta non prende la strada per andare al parcheggio ma si dirige verso la piazza ed io la seguo fino a quando lei arriva alla fermata dell’autobus che porta in centro.
Sempre più incuriosito decido di continuare a seguirla per vedere dove va.
Torno indietro dove ho parcheggiato la Vespa e motorizzato torno in piazza giusto in tempo per vederla salire sul mezzo.
Dopo un breve tragitto la vedo scendere ed entrare in un supermercato.
Parcheggiata la Vespa la seguo all’interno mentre si aggira tra i vari scaffali e quando, finalmente, si dirige alle casse faccio in modo di precederla all’uscita.
Ripresa la Vespa mi apposto non lontano e quando la vedo uscire con una grossa borsa piena di acquisti, mi dirigo verso di lei.
-“Buongiorno signora Miriam” – la saluto da dietro.
Lei si gira sorpresa.
-“Oh buongiorno Mauro.” – fa riconoscendomi – “Come mai da queste parti?”
-“Dovevo fare alcuni giri in centro.” – rispondo – “Lei, la vedo piuttosto carica, posso aiutarla?”
-“Non me ne parlare.” – dice sbuffando – “Sono senza macchina; ieri ha avuto problemi a partire ed ho dovuto lasciarla dal meccanico e con questo caldo girare in autobus è terribile”.
-“Se vuole posso darle un passaggio io” – mi offro sfruttando l’occasione.
-“Oh grazie, saresti molto gentile”.
-“Mi dia la busta che la sistemo qui davanti, lei, intanto, salga dietro”.
Mi da la busta e si accinge a salire, ma invece di salire di fianco, come avrebbe fatto la maggior parte delle donne, si mette a cavallo del sellino, scoprendo le cosce fin quasi all’inguine.
Sistemata la busta partiamo.
Inutile dire che durante il tragitto sentire il suo corpo contro la mia schiena, il calore delle sue cosce contro le mie, mi portano ad uno stato di eccitazione massima e quando arriviamo sotto casa sua ho un erezione spaventosa, che fatico a contenere dentro i pantaloncini.
-“Dai Mauro, parcheggia ed entra.” – m’invita – “Per ringraziarti ti offro qualcosa di fresco da bere”.
Non mi faccio certo pregare e parcheggiata la moto al volo la seguo, portandole il bustone della spesa.
-“Cosa vuoi bere?” – mi domanda – “Ho aranciata, coca cola, una birra?”
-“Della coca va bene, grazie” – rispondo.
-“Mentre tu bevi,” – dice mettendomi davanti un bicchiere di coca – “io vado a mettermi qualcosa di più fresco, sto morendo dal caldo” – ed esce.
Quando torna per poco non mi strozzo con la bibita.
Ha indossato un paio di shorts di jeans cortissimi ed un toppino bianco a bretelle che le arriva appena sotto il seno e le lascia scoperti il pancino e l’ombelico ed è a piedi nudi!!!
-“Tu finisci pure di bere, io, intanto, sistemo queste cose” – fa cominciando ad estrarre gli acquisti ed a riporli nella cucina.
E come faccio a bere con lei che mi gira attorno “svestita” così?
Ad ogni suo movimento vedo i seni ondeggiare, se si china gli shorts le entrano nel solco tra i glutei, se si solleva sulla punta dei piedi inarca la schiena evidenziando il culetto tondo; sono al settimo cielo.
Intanto lei mi parla ma io non l’ascolto e rispondo a monosillabi.
Finito di riporre le cose, mi riempie ancora il bicchiere e si apre una birra.
-“Andiamo di là, in sala si sta più freschi” – dice avviandosi verso la porta.
-“Siediti lì” – fa indicandomi una poltroncina, mentre lei si sistema su un divano davanti a me.
Raccoglie le gambe sotto di se lasciando un piede che penzola fuori.
Riprende a parlare di se, di Samanta, della vita…
Io l’ascolto e non l’ascolto, la mia attenzione è calamitata da quel piedino laccato di rosso e con un anello al dito indice, che ondeggia davanti ai miei occhi e dalle sue cosce completamente scoperte.
-“Cosa guardi?” – mi chiede accorgendosi della mia disattenzione.
-“Io? Niente…” – rispondo confuso, scuotendomi.
-“Ti piace il mio piede?” – mi fa sorridendo maliziosa.
-“È… Bell… Bellissimo…” – rispondo balbettando.
-“Alzati e avvicinati”.
Mi alzo e mi avvicino al divano, anche se non capisco cosa vuole.
-“Più vicino, mettiti davanti a me”.
Mi sposto avvicinandomi di più.
Quando sono davanti a lei, alza il piede e lo appoggia sul mio petto.
-“Visto che ti piace, guardalo meglio da vicino” – dice sorridendo.
Abbasso gli occhi su quell’oggetto di desiderio per ammirarlo.
Da vicino posso coglierne i particolari; è affusolato, le dita sottili hanno unghie squadrate di un rosso acceso, la pianta che appoggia al mio petto emana un calore che si propaga in tutto il mio corpo concentrandosi sul mio membro, che duro preme dolorosamente contro la stoffa dei pantaloncini.
-“Se vuoi puoi anche baciarlo” – dice a voce bassa, sollevando il piede all’altezza delle mie labbra.
Un odore intenso, un misto di profumo e traspirazione, mi penetra nelle narici esplodendomi nella testa.
Appoggio una mano sotto il tallone per sostenerlo e poso le labbra sul collo del piede.
Poi preso dalla frenesia, inizio a baciarlo, a leccarlo, prendo le dita, uno ad uno, e le aspiro tra le labbra.
Passo la lingua sotto le dita e lecco la pianta, facendomi penetrare quel profumo inebriante nel naso.
-“Oh sì… Sei bravo… Continua così…” – mugola mentre continuo a leccarle e baciarle il piede come un invasato.
-“Ora anche l’altro” – dice sollevando l’altro piede.
Ed io passo all’altro lasciando una scia di saliva sul primo.
-“Aspetta” – dice ad un tratto.
Abbassa i piedi, la vedo slacciare i bottoni degli shorts ed abbassarli a mezza coscia.
-“Toglili” – mi ordina.
Afferro i bordi dell’indumento e lo faccio scivolare sulle gambe, sfilandolo dai piedi e gettandolo di lato.
-“Riprendi da dove hai lasciato” – dice sollevando di nuovo i piedi alle mie labbra.
Mentre riprendo il mio lavoro di leccaggio, lei apre le cosce mostrandomi le labbra della figa separate dal filo del cavallo del tanga bianco.
La sua mano scivola su quelle labbra gonfie, scansa il tessuto e con un dito comincia a massaggiarle.
Io non ne posso più, il cazzo mi scoppia pressato nelle mutande e sento che sto per venire.
Lei intuisce che sono al limite dell’eccitazione e allontana i piedi dal mio volto.
-“Apriti i pantaloni ed abbassali” – ordina con voce rauca.
In un lampo abbasso pantaloni e mutande permettendo, finalmente, al mio cazzo di svettare rigido nell’aria.
Sto per gettarmi tra le sue cosce, quando lei mi blocca.
-“Fermo. Non posso permetterti di fare sesso con me, sei troppo giovane, ma posso darti piacere in un altro modo”.
Così dicendo allunga le gambe ed avvolge il mio uccello con i piedi prendendo a massaggiarlo in una sega fantastica.
Intanto una sua mano è tornata sulla figa e con l’altra, abbassata la spallina del top lasciando a nudo un seno e comincia a strofinarne il capezzolo.
Vedere Miriam che si masturba, il calore dei suoi piedi sul mio cazzo e la sega che mi sta facendo, mi portano velocemente al culmine.
Sento l’orgasmo arrivarmi al cervello e la sborra salire dai coglioni.
-“Aaahh…” – grido venendo ed annaffiandole i piedi con un fiume di sperma.
Mentre spremo le ultime gocce sui suoi piedi, lei continua a masturbarsi ed dopo un po’ getta la testa all’indietro gridando.
-“Aaahhh… Sììì…” – urla, travolta dal piacere.
Resto davanti a lei imbambolato, con il cazzo in mano, a guardare il suo corpo scosso dai tremiti dell’orgasmo; è la prima volta che vedo una donna godere!!!
Quando lentamente si calma, alza la testa e mi guarda sorridendo.
-“È stato molto bello e tu sei stato molto bravo” – sussurra.
Poi si alza, raccoglie i pantaloncini ed esce dalla sala, lasciandomi lì, in piedi, senza sapere cosa fare,
Mi risistemo alla meglio, rivestendomi ed andando in cucina.
Dopo diverso tempo torna avvolta in un accappatoio blu.
Si versa un bicchier d’acqua e si siede davanti a me.
-“Mauro,” – inizia – “quello che è successo è stato e rimarrà un episodio unico, non si ripeterà, non può ripetersi e, soprattutto, dovrà restare un nostro segreto. Me lo giuri?”
-“Ma io credo di amarti.” – “Ti amo dalla prima volta che ti vista, Come posso non vederti più, non toccarti più, non baciare più i tuoi piedi?”
-“Non dire stupidaggini. Hai la stessa età di mia figlia, vai a scuola con lei. Io non posso permettermi di avere una relazione con te. La tua è solo un’infatuazione giovanile per una donna che può essere tua madre, col tempo ti passerà, conoscerai altre donne, ragazze della tua età e ti dimenticherai di quello che è successo oggi”.
-“Mai!!!” – dico d’impeto.
-”Vedrai. Ora vai e scordati di me”.
Tristemente mi alzo, le lancio un ultimo sguardo ed esco nella via assolata.

Tra noi due non accadde più nulla, non la incontrai più, ne andai più a casa sua con la scusa dei compiti, ma tutte le volte che la vedevo passare per strada, il mio cuore accelerava come se stessi correndo.
L’anno successivo, a scuola, conobbi una ragazza che cominciai a frequentare sempre più assiduamente; questo mi aiutò ha superare l’infatuazione per Miriam, ma il ricordo di quel pomeriggio d’estate è rimasto sempre vivo nella mia mente.

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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