Questo è il secondo di tre racconti di episodi giovanili, basati su fatti e personaggi reali, che hanno segnato la mia vita e dei quali porto ancora un ricordo vivido.
Durante il primo anno a Firenze non avevo molto pensato a fare amicizie nell’ambito dell’università, ero troppo preso dal rapporto ambiguo con mia cugina Luisa con la quale coabitavo (vedi La cugina infermiera).
Dopo essermi trasferito nel mio nuovo appartamento, o meglio nell’appartamentino che mio padre aveva comprato per me, cercai di rimediare al tempo perduto dedicandomi a stringere relazioni con i miei compagni di studio.
Non avevo tanto bisogno di avere amicizie, ma cercavo, in quel modo, di scrollarmi di dosso il ricordo di Luisa, non di dimenticarla, non avrei mai potuto, ma cercavo di distogliere la mia mente dal ricordo, quasi ossessivo, del suo corpo eccitante e dei momenti passati assieme.
Approfittando del fatto che vivevo da solo, invitavo spesso i miei compagni di corso a casa mia, vuoi per studiare o solo per bere una birra assieme.
Nel giro di un paio di mesi mi ero già fatto un discreto giro di conoscenze, se non proprio di amicizie, con cui mi frequentavo.
Tra loro c’era Domino, o Dominò alla francese, che era la mia vicina di tavolo al laboratorio di disegno architettonico.
Domino era una bella ragazza, alta quasi quanto me che sono 1.80, lunghi capelli castano scuro acconciati a boccoli, occhi castano cupo, con un bel seno tondo e prominente, che metteva in evidenza con abiti o magliette scollate, forse un po’ stretta di fianchi, ma con un bel culetto sodo, ma il suo punto forte erano le gambe; lunghe, affusolate, con caviglie sottili e piedi non tanto grandi, considerata l’altezza.
Visto che eravamo compagni di corso e vicini di banco, quella che era una iniziale conoscenza, si trasformò, pian piano, in amicizia.
Così c’incontravamo spesso a casa mia per studiare assieme, ci scambiavamo gli appunti presi a lezione, ma, soprattutto, parlavamo molto entrando in confidenza.
Un giorno, mentre stavamo pranzando alla mensa universitaria, le posi la domanda che da tempo mi girava nella testa.
-“Domino, posso farti una domanda un po’ personale?” – comincio.
-“Spara, poi decido se risponderti”.
-“Domino, il tuo nome, non è molto comune in Italia, anzi è la prima volta che lo sento; come mai un nome così strano?”
-“Veramente il mio vero nome è Domenica.” – comincia guardandomi dritto negli occhi – “I miei genitori mi hanno chiamato così perché sono nata in quel giorno della settimana. Ma quando sono cresciuta,” – continua – “quel nome non mi piaceva, così fin dalle elementari mi sono fatta chiamare Domino dai miei compagni”.
-“Ah capisco, non sempre i genitori ci azzeccano con i nomi; comunque Domino è un bel soprannome” – le dico sorridendo.
Quello fu il primo approccio che ci avrebbe portato verso una conoscenza più profonda, più intima.
Passarono i mesi e si avvicinarono le feste di Natale.
-“Cosa fai per le vacanze di Natale?” – mi chiede durante una pausa dallo studio, mentre beviamo qualcosa.
-“Mah, credo che come tutti gli anni le passerò con i miei, per il momento non ho altri progetti” – rispondo.
-“Senti, alcuni miei amici stanno organizzando di passare la fine dell’anno tutti assieme.” – continua – “Vorrebbero organizzare una festa in un casale in campagna, di proprietà dei genitori di uno di loro. T’interessa venirci con me?”.
-“Beh certo è una bella idea. Perché no” – rispondo.
-“Bene, allora quando torni ci mettiamo daccordo su come organizzarci”.
Passai il Natale ed alcuni giorni con i miei, ma il 30 dicembre ero già di ritorno a Firenze e telefonai a Domino.
-“Ciao sono tornato. Quando ci vediamo per parlare di domani sera?” – le chiedo subito.
-“Vengo da te stasera.” – mi dice – “Porto due pizze, tu procura da bere così parliamo con calma”.
Quando apro la porta rimango incantato a guardarla.
Invece dei soliti jeans con maglione e scarpe da ginnastica, indossa un abito di lana, molto aderente, che mette in evidenza il suo seno e la figura snella.
L’abito è corto a mezza coscia e le gambe sono inguainate in un paio di stivaloni neri che arrivano sopra al ginocchio.
È bella da togliere il fiato!!!
-“Che hai?” – mi chiede – “Non mi fai entrare?”
-“Stavo ammirandoti.” – dico riprendendomi – “Sei bellissima!!”
-“Grazie, ma ora mangiamo sono affamata” – dice scansandomi ed entrando.
Mentre mangiamo iniziamo a parlare dell’indomani sera.
-“Daccordo.” – le dico con la bocca piena di pizza – “Del mangiare se ne occupano i tuoi amici, noi portiamo solo da bere e tu hai già fatto la lista, ma esiste un altro problema”.
-“Quale?”.
-“Ne tu ne io abbiamo la macchina, come ci arriviamo in campagna?” – le chiedo.
-“Non ti preoccupare, ho già sistemato tutto io.” – mi risponde – “Mi sono fatta prestare da mio fratello l’auto della moglie, tanto loro restano a casa; gliela restituiremo il 2 a mattina”.
-“Ok, perfetto” – annuisco.
-“C’è un’altra cosa.” – continua lei – “Dovresti venire in autobus a casa mia per prendere me e la macchina. Se domani sera metto delle scarpe con i tacchi non sono tanto sicura a guidare”.
-“Daccordo, non c’è problema” – acconsento.
L’indomani sera arrivo sotto casa sua e dei suoi genitori e suono il citofono.
-“Ciao, sono pronta.” – mi risponde – “Vuoi salire?”.
-“No, grazie. Scendi che abbiamo un bel po’ di strada da fare”.
Quando scende è avvolta in una cappa di velluto nero.
Prima di salire in auto la toglie dicendo che altrimenti avrebbe avuto troppo caldo.
Ancora una volta resto basito nel vedere quanto è bella, quando è vestita elegantemente.
Indossa un abitino non molto sofisticato, ma luccicante di strass, che le arriva ben al di sopra del ginocchio.
Le gambe inguainate in calze color carne anch’esse luccicanti ed ai piedi sandali color crema allacciati alla caviglia col tacco da 12.
È la prima volta che le vedo i piedi a nudi e devo dire che la mia immaginazione aveva visto giusto; ha dei piedi molto belli, lunghi ma non troppo e ben affusolati.
Saliamo in auto ed io posso deliziarmi della visione delle sue cosce completamente scoperte fin quasi all’inguine.
Dopo un bel po’ di giri e di tempo, seguendo le indicazioni sommarie che ci erano state date, arriviamo a destinazione; a quei tempi non esistevano i navigatori,ahimè.
È già arrivata molta gente e quando entriamo veniamo accolti dal padrone di casa, Giacomo, anche lui del nostro corso, e da sua sorella Giada.
-“Ciao, benvenuti!!!” – ci saluta lei – “È da tanto che non ci vediamo” – dice rivolgendosi a Domino ed abbracciandola.
Oltre all’abbraccio le stampa un bel bacio sulle labbra che, a mio avviso, sembra più un bacio sensuale che di amicizia.
-“E tu devi essere Mauro.” – fa rivolgendosi a me – “Giacomo mi ha parlato di te.” – ed abbraccia anche me, baciandomi e sento la sua lingua picchiettare sulle labbra.
-“Che accoglienza!!!” – penso tra me.
Due parole su Giada.
È una stanga, bionda, capelli lunghi, con un fisico mozzafiato, messo in risalto dall’abito nero che indossa, corto all’inguine e con una scollatura che nulla lascia all’immaginazione sui suoi seni, scarpe con un tacco vertiginoso e a completare il tutto dei guanti neri, stile anni trenta, lunghi fin quasi alle ascelle.
Entriamo e salutiamo gli altri ospiti; molti li conosco dall’università, altri sono sconosciuti.
La compagnia è molto eterogenea, con alcune coppie che intuisco essere gay, sia maschili che femminili.
Le ore passano allegramente con cibo e alcool a profusione.
Arriva la mezzanotte, soliti brindisi, abbracci, baci, auguri e cori festaioli.
-“Non mi hai fatto ancora ballare” – mi fa Domino avvicinandosi.
-“Sai non sono un gran ballerino” – rispondo.
-“Ma dai, chi è un ballerino qui dentro; dai vieni” – insiste prendendomi per mano.
Dopo esserci dimenati in un rock, lei si allaccia a me su una musica lenta.
È la prima volta che sento il contatto caldo del suo corpo; i seni che premono sul mio petto, l’ondulare del suo bacino, le sue cosce che strusciano sulle mie ed il suo profumo, non molto intenso, ma estremamente sensuale.
Tutto questo, unito all’alcool ed al cibo ingurgitati, mi eccita e sento che il membro s’indurisce contro la sua coscia.
-“Ehi, dici di non saper ballare, ma da quel che sento il ballo ti piace, specie quello lento” – mi dice ridendo e guardandomi negli occhi.
-“Scusa,” – rispondo un po’ imbarazzato – “è una reazione incontrollata”.
-“Non scusarti, ad una donna fa piacere sentire che piace al suo cavaliere” – continua ridendo.
Finito il ballo mi scuso per andare in bagno.
Chiedo informazioni al padrone di casa e mi dice che i servizi sono al piano di sopra.
Salgo le scale e mi trovo davanti un lungo corridoio con diverse porte, quale sarà il bagno?
Ne apro una, una stanza da letto vuota, un’altra è un ripostiglio, la terza e… rimango pietrificato, dentro ci sono due donne nude!!!
Non solo nude ma si stanno baciando!!!
Ne riconosco una, la bionda Giada, l’altra una mora che è avvinghiata a lei, la bacia con passione e con una mano tiene stretto nel pugno… il membro di Giada, segandolo lentamente!!!
Vorrei chiudere la porta ed andare via, ma la scena è talmente affascinante che non trovo la forza di farlo.
Le due che non si sono accorte di me continuano nelle loro effusioni amorose.
La mora si separa dalle labbra di Giada e si abbassa; lecca i seni ed i capezzoli della bionda, continua la discesa lasciando una scia di saliva sul suo ventre ed arriva all’altezza del membro, che posso vedere bello dritto e duro,
Dà una lunga leccata partendo dalle palle ed arrivata alla punta se ne infila in bocca una buona metà.
Inizia un lento pompino mentre Giada, la testa rovesciata all’indietro, ha il viso contratto in un intenso piacere.
La scena delle due è terribilmente eccitante e sento il cazzo duro che preme nelle mutande.
Mentre sono incantato da ciò che sto vedendo ed ho iniziato a carezzarmi il cazzo da sopra i pantaloni, sento una mano che si posa sulla mia spalla.
Mi volto di scatto e mi trovo davanti il viso di Domino a pochi centimetri.
Lei mi mette un dito sulle labbra imponendomi il silenzio, poi mi fa cenno di voltarmi.
Non so che dire o che fare, quindi ubbidisco e mi volto.
La scena è cambiata; la mora si è messa a carponi su una poltrona e Giada le ha infilato il cazzo nella figa da dietro!!!
La sta scopando alla grande, con affondi lunghi e cadenzati ed, anche se attutiti, i gemiti di godimento della mora mi arrivano chiari.
Siamo entrambi, Domino ed io, rapiti da ciò a cui stiamo assistendo; sento la mano di Domino avvicinarsi alla mia, scostarla ed impugnare il mio membro con fermezza attraverso i pantaloni.
Lo impugna per bene ed inizia a menarmelo su e giù in un accenno di lenta sega.
Sento di essere prossimo a venire, ma non voglio godere così, nelle mutande, allora le fermo la mano, chiudo lentamente la porta, mi giro verso di lei e la bacio con passione.
Le nostre lingue si allacciano e danzano all’unisono, le salive si mescolano, le mie mani le impastano i seni e le spingo il mio uccello durissimo contro il ventre.
Faccio per sollevarle il vestito, voglio scoparla lì, subito, ma lei mi blocca.
-“Non ora.” – mi sussurra sulle labbra – “Se vogliamo farlo, voglio farlo per bene, tranquillamente. Aspetta e vedrai che il piacere sarà ancora più grande” – e così dicendo si stacca da me e si allontana verso le scale.
Sono confuso e disorientato, ma il desiderio di urinare è ancora impellente, quindi riprendo la ricerca del bagno.
Trovatolo, finalmente, mi libero; vorrei anche farmi una sega per dare sfogo alla mia eccitazione, ma la promessa di Domino mi spinge a trattenermi.
La festa di sotto continua allegra e chiassosa fino a che verso le tre decidiamo di congedarci e rientrare.
Sulla strada del rientro guido piano assorto nel ricordo di ciò che ho visto; ma non riesco più a trattenermi.
-“Ma tu sapevi di… Giada… che…” – le domando.
-“Certo,” – risponde – “Io e Giacomo siamo insieme dal liceo e mi aveva parlato di questa piccola diversità di sua sorella”.
-“Chiamala piccola diversità” – penso io.
-“Senti,” – mi dice quando rientriamo in città – “ti dispiace se vengo da te. È tardi e non voglio svegliare i miei”.
-“Assolutamente no.” – rispondo – “Ma loro non staranno in pensiero se non rientri?”
-“No, sanno che avrei fatto mattina e poi sanno che sono con te, staranno tranquilli, domattina li chiamo per rassicurarli”.
-“Allora andiamo”.
-“Tu mettiti pure nel mio letto,” – le dico quando rientriamo – “Io mi arrangerò nell’altra stanza”.
-“Ma dai,” – mi fa ridendo – “Il letto è grande possiamo starci in due. o hai paura di dormire con me?”.
-“Ok, se per te va bene…” – rispondo lasciando la frase in sospeso.
-“Bene, vado a farmi una piccola doccia e poi mi metto a letto, Sono stanca morta”.
-“Anch’io, fai pure poi ti seguo. Gli asciugamani sono nell’armadietto”.
Mi siedo sul divano aspettando che lei finisca.
-“Io ho fatto” – mi dice entrando nella sala.
Invece di prendere un asciugamano si è infilata il mio accappatoio, lasciando lo scollo davanti aperto fino all’ombelico.
È sexy da morire!!!
-“Vado a letto, ti aspetto” – dice.
Mi alzo e vado anch’io in doccia.
Finito m’infilo un paio di boxer e vado in camera da letto.
Lei è distesa sotto il piumone, i capelli sciolti sul cuscino le formano un’aureola attorno al viso.
Sollevo il piumone e m’infilo nel letto.
-“Beh, buon anno e buon riposo” – le dico girandomi verso di lei per darle il bacino della buonanotte.
Nel movimento la mia mano finisce sul suo seno… Nudo!!!
La mano, come calamitata, non riesce a staccarsi da quel dolce promontorio, caldo e morbido, con il capezzolo duro che preme contro il mio palmo.
Rimango fermo con la mano che stringe il suo seno, senza sapere cosa fare.
-“Che fai? Ti sei bloccato?” – mi sussurra dolcemente – “Baciami”.
Mi abbandono fra le sue braccia in un bacio lungo ed appassionato, mentre le mie mani vagano sul suo corpo nudo e caldo.
Quando arrivo a carezzarle il fianco sento che indossa ancora le mutandine; penso che, forse, ha avuto un rigurgito di pudore.
Lascio le sue labbra per scendere a baciarle il collo, i seni con i capezzoli turgidi che prendo tra le labbra e mordicchio provocandole gridolini di piacere, scendo ancora più in basso lungo il ventre liscio e tonico.
Quando arrivo al pube prendo i laccetti dello slip per abbassarlo, ma lei mi blocca.
-“Non ancora, lascialo per dopo” – dice mettendo le sue mani sulle mie ed allontanandole.
Non capisco ma non voglio contrariarla e riprendo il cammino verso il basso, sulle cosce e lungo le sue chilometriche gambe fino ai piedi.
Lì mi soffermo ad ammirarli: ne bacio il collo, le dita ad una ad una e lecco la pianta con voluttà, aspirando il profumo di bagnoschiuma che ancora li pervade.
-“Vieni, ora voglio baciarti io” – mi sussurra.
Mi sollevo verso di lei e mi metto in ginocchio davanti.
Lei prende l’elastico dei boxer e li abbassa liberando l’uccello che scatta fiero verso l’alto.
-“Mettilo qui” – fa sollevando i seni per accentuarne il solco.
Mi appoggio tra quelle colline morbide e lei le stringe imprigionandomi e lasciando uscire solo la punta, abbassa la testa e inizia a leccarla mentre ne massaggia il tronco con le sue carni calde.
Poi cambia posizione e comincia a leccare tutta l’asta scendendo fino alle palle gonfie e risalendo poi verso l’alto.
-“Distenditi” . mi dice.
Mi stendo sul letto e lei si china, prende il cazzo con una mano e se infila una buona metà in bocca.
Lentamente scende fino ad ingoiarne tutta la lunghezza ed io sento che il glande tocca il fondo della sua gola.
Un paio di saliscendi mi portano al limite e avverto un brivido alla schiena, segnale della mia venuta imminente.
Lei se ne rende conto ed estrae il cazzo dalle sue fauci lasciandomi libero di riprendermi.
-“Vieni ora ti voglio” – sussurra stendendosi e dandomi le spalle.
Mi stendo dietro di lei a cucchiaio e faccio per abbassarle le mutandine.
-“No, non le togliere, facciamolo così è più eccitante” – e con la mano scosta il dietro dello slip mostrandomi il sedere nudo.
Con la stessa mano si prende una natica e la separa mostrando il buchetto bruno e grinzoso.
-“Prendimi, prendimi lì, di dietro, lo adoro”-
Rimango stupito da questa sua richiesta, ma lei non mi da il tempo di riflettere.
Con l’altra mano prende un bel po’ di saliva e la spalma sul forellino, poi mi afferra il cazzo e lo punta proprio lì.
-“Spingi ora, ma lentamente, sii delicato” – mi chiede.
Seppur ancora stranito, questa pratica che non ho mai fatto prima, mi attira enormemente.
Do una leggera spinta e sento che lo sfintere cede sotto la pressione, un’altra spinta e la cappella supera il muscolo ed entra dentro.
-“Aaahhh… Sììì cosììì…” – geme – “Ora fermati dammi il tempo di abituarmi”.
Fermo la penetrazione ed aspetto sia lei a darmi il via, intanto sento che respira profondamente e cerca di rilassarsi.
-“Ora sono pronta, dai vieni”.
Non è necessario che sia io a spingere, è lei che con leggere spinte all’indietro lentamente lo lascia entrare.
-“Aaahhh… Ora sì lo sento… Tutto dentro…” – dice quando il mio pube è a contatto con le sue natiche.
-“Dai ora puoi farmi… Inculami ma con dolcezza” – mi incita.
Inizio a muovermi dentro e fuori di lei lentamente, per quanto l’eccitazione me lo permette.
-“Sììì… Cosììì… Come ti sento… Come mi piace…” – dice piano con la voce rotta dal piacere.
Anch’io sto godendo molto, il calore del suo intestino, il dolce massaggio che il muscolo fa sul cazzo, mi stanno portando velocemente a godere.
Per poterla penetrare meglio passo una mano davanti e la stringo su una tetta.
Mentre continuo ad incularla con la mano scendo a carezzarle il ventre e poi più giù fino al pube e lì, attraverso il tessuto dello slip, sento qualcosa di duro nel palmo.
Mi fermo interdetto, tasto meglio e realizzo che quello che sto tastando è… UN CAZZO!!!
La sorpresa mi blocca ed arresto i movimenti della penetrazione.
Lei, persa nel piacere, non si è resa conto di dove è arrivata la mia mano, ma sente che mi sono fermato.
-“Che succede?” – mi chiede girando la testa.
-“Succede che… Che tu sei… Sei un uomo…” – balbetto.
-“Non sono un uomo.” – risponde – “Sono una donna con qualcosa in più”.
-“Che fai vuoi continuare o ci fermiamo qui?” – domanda scuotendo le natiche con ancora il mio cazzo dentro che, nonostante la sorpresa, non ha accennato ad ammosciarsi.
Comincia a stringere ed allentare i muscoli del retto massaggiandomi il cazzo.
-“Dai non ti fermare.” – mi incita – Prendila come una nuova esperienza”.
Sferzato dalla sua voce ed eccitato dai suoi movimenti riprendo ad incularla, ma con più forza, quasi con violenza, come se volessi punirla.
-“Aaahhh…” – geme – “Così mi sfondiii… Ma se ti fa piacere continua pureee…”
Sono perso nel piacere perverso di questa penetrazione, ma mi accorgo che lei con la mano davanti credo si stia masturbando.
-“Sììì… Continua cosììì…Dai sto per venireee…” – grida-
-“Oraaa,,, Sììì… Vengooooo…” – urla.
Gli spasmi del suo orgasmo si trasmettono ai muscoli dell’ano ed è come se una mano mi stesse mungendo il cazzo.
Non resisto a questa nuova sollecitazione e mi lascio andare anch’io all’orgasmo gridando.
-“Sììì… Vengo anch’iooo… Ti riempio il culooooo…”-
Sento lo sperma fuoriuscire a getti, riversandosi all’interno del suo intestino.
Il piacere che abbiamo raggiunto è stato grande!!!
Quando le ondate dell’orgasmo lentamente si placano, sento il cazzo ammorbidirsi e pian piano uscire dal suo pertugio.
Lei (nonostante tutto continuo a chiamarla al femminile) si alza e va in bagno.
Quando torna a letto è il mio turno ad andare in bagno.
Torno a letto e mi stendo accanto a lei che mi volge le spalle; non ci scambiamo ne una parola ne un gesto.
Nella testa mi frullano tanti pensieri, tante domande, ma anche le immagini e le sensazioni dell’amplesso appena concluso che sono ancora vivide in me.
La stanchezza e l’appagamento hanno la meglio su di me ed in breve mi addormento.
I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...