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Racconti EroticiSensazioni

Le scarpe (35 anni dopo)

By 14 Settembre 2025No Comments

Per commenti e/o suggerimenti scrivete a nadiagang@libero.it

Nina la conosco da 40 anni, bella ragazza prima ed ora splendida donna, il tutto senza palestra o diete, la genetica la aiuta sicuramente anche perché le piace vivere, mangia senza stare attenta (ma senza sbragare) beve se si esce a cena (anche qui senza ubriacarsi ma due o tre bicchieri durante il pasto li prende).
E’ sempre stata frizzante, vivace, allegra insomma una piacevole compagnia e senza tabù, se una cosa le andava la faceva senza limitazioni moralistiche.
Essendo lei piccina ha sempre amato le scarpe con il tacco alto ed era anche bravissima a portarle, non è da tutti indossare e camminare con certi stiletti.
Tanti anni fa, ci eravamo conosciuti da qualche mese, parlando di scarpe le raccontati che passando nel mezzanino in stazione centrale provenendo dalla metropolitana, c’era un negozio che aveva in vetrina solo ed esclusivamente scarpe con tacchi stratosferici anche con misure grandissime come specificava un cartello “fino alla taglia 48”.
All’epoca non c’erano i telefonini per cui non potevo farle delle fotografie e le descrissi minuziosamente alcuni dei modelli che mi avevano più colpito. Nessuno di quelli che le avevo descritto però soddisfava quello che aveva in mente. Me lo descrisse lei, un decolté nero liscio o scamosciato con il tacco sottilissimo, alto e d’acciaio o al più dorato, comunque metallico.
Mi disse che lo aveva chiesto a suo marito Oronzo che lavorava pure lui a Milano e che però si era rifiutato di entrare in quel luogo perché si vergognava. In effetti il negozio era frequentato da trans e prostitute ma per me, come per lei, la cosa non aveva alcuna importanza.
Una sera che ero in anticipo per il treno entrai nel negozio e chiesi alla commessa, vistosissima e truccatissima, se avessero le scarpe che Nina mi aveva chiesto o qualcosa di simile.
La commessa andò nel retro e tornò con una specie di nave che sembrava l’esatta descrizione di quanto Nina mi aveva richiesto. Sorrisi alla commessa, mi aveva portato un 45 pensando che fossero per me, le dissi che aveva sbagliato di 10 taglie, le scarpe erano per una mia amica che indossava la taglia 35.
“Le ho, è il numero più basso, meno si va nei bambini genere che non trattiamo”.
Tornò con una scatola rosso fuoco, dentro il prezioso oggetto.
“Non darle a mio marito, voglio fargli una sorpresa” mi aveva detto Nina quando mi aveva commissionato l’acquisto. Così feci.
Il sabato successivo, quando ci vedemmo tutti quanti, le diedi un sacchetto opportunamente camuffato per non far capire che era quello.
Durante la settimana Nina mi telefonò in ufficio.
“Grazie sono super, la domenica mattina le ho messe con mini di pelle ed autoreggenti. Dovevamo andare a pranzo con amici ed Oronzo in auto non stava fermo ed anche i nostri amici mi hanno fatto tutti i complimenti. Addirittura uno dei ragazzi mi ha chiesto se potevo procurargliene un paio per la sua fidanzata. A casa poi con Oronzo abbiamo fatto i numeri, pensa che ha voluto mettermelo in culo cosa che di sua spontanea volontà non fa mai e che mi ha trattato come una troia. Una scopata memorabile”.
Fortunatamente ero solo in ufficio in quel momento perché le parole di Nina mi avevano fatto diventare rosso.
La settimana successiva avevo procurato le scarpe anche per la sua amica e Nina aveva replicato la mise usata per il pranzo della domenica precedente, anche per uscire quella sera.
Mia moglie, un po’ bacchettona come Oronzo, la aveva guardato storta perché le autoreggenti erano ampiamente visibili quando Nina accavallava le gambe ed a tutti i maschietti della compagnia, me compreso ovviamente, cascava l’occhio.
Tornando a casa mia moglie mi aveva fatto una mezza scena di gelosia perché scherzando avevo chiesto a Nina se quella sera portasse le mutande e lei aveva risposto, ridendo, che dipendeva dal momento in cui lo avessi chiesto, in quel momento si, un tanga, ma più tardi quasi sicuramente non le avrebbe più avute.
Passarono anni figli nipoti e 35 anni dopo ogni tanto ci incontravamo, ci seguivamo reciprocamente su IG e così vedevo la sua storia.
Oronzo la aveva lasciata anni prima per una ragazza russa di 15 anni più giovane, non era stata una separazione complicata, ormai da anni convivevano, lui aveva fatto carriera ed il lavoro lo assorbiva e stava a Milano tutta la settimana, la ragazza russa era una sua collaboratrice con cui passava tanto tempo durante il giorno inizialmente e poi anche di notte.
Quel giorno (35 anni dopo) gironzolavo per il mercato della mia cittadina, ero solito far acquisti da banchetti di alimentari ma mi piaceva anche girare per vedere un po’ di gente e se c’era qualche banchetto con articoli strani. Mi cadde l’occhio su un banchetto di scarpe, tante alla rinfusa da cui ne spuntava una piccina rossa con tacco a stiletto dorato. Subito mi vennero in mente le scarpe che avevo preso per Nina tanti anni prima ed incuriosito presi in mano la scarpa, era un 35 proprio come quelle di Nina ed in breve trovai la gemella. Sono un po’ feticista ma decisi di comprarle anche perché per 10€ erano regalate. Senza scatola il venditore me le infilò in un sacchetto, ora dovevo trovare il modo di farle arrivare a lei.
Andai a casa, presi una scatola di scarpe opportuna e le impacchettai per bene. Sapevo il suo indirizzo, preparai un biglietto che misi dentro il pacco. Il testo recitava: “le prime che ti ho preso le hai pagate tu, queste te le regalo. Mi piacerebbe portarti a pranzo o a cena (fai tu) per vederle indossate da te che le saprai valorizzare”.
Le portai ad un corriere per una consegna veloce.
Il giorno dopo ricevetti una serie di fotografie dal suo numero WA. Nella prima lei allo specchio completamente nuda se non per le scarpe, messa di fianco in modo che si vedesse poco o nulla delle sue parti intime, con il telefono a coprire il volto. Poi un paio che le mettevano in evidenza ritraendo dal ginocchio in giù un paio di gambe appoggiate ad un bracciolo di una poltrona ed infine un perizoma maschile, leopardato appoggiato su di un tavolo insieme ad un papillon con la scritta: “cena, domani sera passa a prendermi alle 20 ma devi indossare questi due capi, camicia e giacca (guarda che per il perizoma controllo prima di partire)” firmato N.
La sera dopo avevo fatto pulire la macchina e mi presentai con qualche minuto di anticipo, non avevo mai usato un perizoma ed il filo posteriore mi dava un po’ fastidio ma lei avrebbe controllato.
Indossavo camicia bianca ed un bel vestito con scarpe adatte, quando si aprì il portone restai abbagliato.
Lei indossava le scarpe che le avevo fatto recapitare, e ci camminava con naturalezza, sopra un paio di calze velatissime nere un vestito rosso (della stessa tonalità delle calzature) stretch che la fasciava in modo molto sensuale ed un coprispalle di seta nera a completare il look.
Scesi ad aprirle la portiera e lei mi salutò con un bacio a stampo sulla bocca lasciandomi senza parole.
“Vogliamo la stessa cosa, inutile fare tante cerimonie, è da tempo che voglio andare al ristorante xxxxx e questa mi è sembrata una buona occasione. Una bella cena ed un ottimo dopo cena.
“Come va con il perizoma?” disse aprendo la cerniera dei pantaloni per controlla re mettendoci una mano che mi carezzò l’uccello facendomelo indurire all’istante.
“Non sono abituato a sto filo dietro, è fastidioso, non so come facciate voi donne a portarli”
“Allenamento mio caro” rispose ridendo.
“Mani a posto almeno fino a quando non usciremo dal ristorante” aggiunse.
Provai un paio di volte ad appoggiare la mano sul suo ginocchio sinistro ma lei la spostava seppure gentilmente ripentendo “che ti ho detto? Porta pazienza vedrai che non resterai deluso”.
La cena fu squisita anche se un po’ salata ma ne valeva sicuramente la pena.
Appena saliti in auto lei si sfilò il perizoma, era rosso fuoco, lo appallottolò e me lo mise nel taschino della giacca “così ti resta un ricordo della serata oltre alla riga sulla carta di credito” disse ridacchiando.
Appena mi avviai prese la mia mano e se la mise sul ginocchio iniziando a tirarla verso l’alto.
Salii lentamente ed era bagnata, iniziai a titillarla facendola gemere. Lei nel frattempo mi aveva infilato una mano nei pantaloni e mi procurava dei brividi piacevolissimi facendomi una sega.
Arrivammo a casa sua e salimmo in ascensore. Fino a quel momento ci eravamo stuzzicati parecchio e non ero venuto pur a fatica.
Appena entrati lei mi disse “ti voglio nudo con il perizoma ed il papillon” quindi andò in camera sua.
Mi sentii un po’ ridicolo ma la voglia di lei era tale che obbedii, passarono pochi secondi da quando avevo terminato di spogliarmi che lei entrò, il vestito era andato, restavano calze reggicalze e le scarpe oggetto del mio feticismo.
Scoppiò in una risata. Non ho certo il fisico di un nuotatore ma mi difendo ancora 1,80 per 80kg.
La cosa mi smontò.
“Scusa, sei proprio buffo così, lo so che lo ho voluto io, mi avevano regalato queste due cose le mie amiche ed avevamo fatto una scommessa. Io dicevo che sarei riuscita a farli indossare ad un uomo che poi mi sarei portata a letto, loro dicevano di no. Avevo tempo un anno e domani inizia l’ultimo mese. Ti dispiace se ti faccio una foto così ho la prova?”
Mi si ammosciò del tutto, prima spuntava fuori dall’indumento intimo, ora ci stava ed era ridotto ai minimi termini.
Mi girai ed iniziai a rivestirmi per andarmene, mi sentivo molto umiliato, usato solo per vincere una scommessa.
Lei mi prese per una mano. “Scusa, hai ragione a volertene andare non avrei dovuto o almeno dirtelo prima”.
“E’ così, mi hai tolto ogni poesia, pensare che mi hai tirato scemo solo per una scommessa mi fa stare male. Ti ho sempre desiderato moltissimo ed avrei fatto carte false per essere qui con te nuda davanti con questa mise ma è veramente troppo”.
Mi abbracciò. “Ho fatto una stupidata, nessuna foto, anche tu mi sei sempre piaciuto ed ho apprezzato da matti il regalo delle scarpe perché mi dava la possibilità di agganciarti. Andiamo di la in cucina, nudi tutti e due a bere qualcosa e parlare. Se c’è qualcosa che posso fare per rimediare lo voglio fare, ti desidero”.
M feci convincere, andammo in cucina io completamente nudo e lei sempre con le scarpe e le calze. Aprì il frigo e tirò fuori una bottiglia di prosecco che stappai, poi iniziammo a parlare.
La finimmo nel giro di un’ora dopo di che lei mi si sedette in grembo.
Il mio amichetto di sotto si svegliò improvvisamente, lei mi baciò appassionatamente ed io risposi.
La sua lingua saettava nella mia bocca e l’eccitazione cresceva, cominciai a carezzarla con passione e libidine.
Lei staccò la bocca, sempre restando in grembo iniziò a mordicchiarmi i capezzoli e prese una mia mano e se la mise su un seno. Le ricambiai il tormento. Andammo avanti così per un paio di minuti, entrambi molto eccitati (almeno a sentire i versolini che faceva, per me lo sapevo da solo).
Lei si alzò in piedi sempre con le gambe a lato delle mie, prese il mio uccello ormai durissimo e fradicio di umori e si calò. Entrò senza fatica, lo fece penetrare fino in fondo poi si sedette ed iniziò a cavalcarmi.
Dopo qualche minuto così mi alzai tenendola con le braccia sotto il sedere per non farla sfilare, la appoggiai sul bancone della cucina ed iniziai a guidare la danza pompandola con foga. Iniziò a mugolare, ero anche io prossimo all’orgasmo e sentii che contraeva le pareti così le esplosi dentro mentre finiva di godere.
La feci sfilare, lei mi prese per mano e mi portò in camera da letto.
“Aspettami qui” tornò poco dopo completamente nuda e rinfrescata. Si attaccò al mio uccello e lo ripulì per bene facendolo al contempo tornare duro.
“Secondo round?” Scesi e le feci allargare le gambe leccandola con lentezza e passione.
Sentii le sue mani sopra la mia testa che mi guidavano sui punti dove era più sensibile. L’uccello era tornato di pietra. La desideravo non solo per una scopata come quella di prima. Volevo farci l’amore.
Mi distesi sopra di lei e mi accolse ancora senza problemi, era bagnata per il trattamento ricevuto.
Iniziai un avanti ed indietro lento e lei mi attirò a sé baciandomi, sentivo un po’ il sapore del mio uccello ma era eccitante. Dopo 10 minuti in cui entrambi avevamo avuto buone sensazioni ma eravamo comunque restati lontani da un orgasmo, mi chiese di sfilarmi.
“Prendimi da dietro, è la posizione che più mi piace”
Le infilai il cazzo ed iniziai a pomparla prima con delicatezza e poi con foga, sentivo di più, era bravissima a contrarre le pareti, esplose in un orgasmo urlato, forse meno intenso del precedente ma più lungo.
A me, nonostante tutto, mancava ancora un po’.
Mi guardò e sussurrò “preferisci un pompino per venire o vuoi il culo?”
“Il pompino me lo hai già fatto, il tuo culo è splendido e penetrarti lì mi farebbe sentire che sei più vicina a me”.
Aprì il cassetto ed estrasse del lubrificante che si spalmò, con fare molto sensuale infilandosi prima un dito poi due poi tre. Infine ne spalmò una generosa porzione anche sulla cappella quindi si mise di nuovo a pecorina ma col culo in alto rispetto alla testa.
Mi misi dietro di lei, pensavo che avrei fatto fatica ed invece la cappella scivolò dentro in un attimo e con 4 colpi ero già arrivato in fondo. La pompai con movimenti lunghi, lenti in uscita più veloci in entrata. Mi attaccai anche al suo seno con una mano mentre con l’altra la carezzavo con una certa energia.
Venni dopo 5 minuti, lo tirai fuori che ancora gocciolava e mi lasciai andare sul letto.
“Mi sono fatta perdonare” mi chiese.
“Assolutamente sì”
“Vuoi fermarti a dormire?”
Le risposi con un bacio ed un abbraccio dormimmo vicini, sentivo il suo odore e mi piaceva moltissimo, odore di sesso e passione più che il profumo che aveva indossato per la serata.
Al mattino sentii il profumo del caffè che mi svegliò. Lei venne incamera con un vassoio e due tazzine, indossava una leggera vestaglietta trasparente.
Bevemmo il caffè poi la attirai a me.
“Fermo devo andare a lavorare ed ho già fatto la doccia, però è venerdì, se vuoi stasera ci rivediamo, ci sentiamo via WA, se vuoi farti una doccia ti ho messo un accappatoio pulito in bagno”.
Si sfilò ed iniziò a vestirsi, io andai in bagno e mi feci una velocissima doccia, quando tornai lei era pronta.
“Muoviti che fra 5 minuti devo essere fuori, ho appuntamento con le mie amiche per la colazione, lo facciamo tutti i venerdì”.
Mi sorpresi e dissi: “se vuoi vengo con te, vi offro la colazione e mi autodenunci”.
“Prego?” disse lei non capendo.
“Vengo con te portandomi perizoma e papillon e dico che ho accettato di indossarli e lo ho fatto ma che non sei riuscita a farmi la foto perché ne avevamo troppa voglia” chiusi ridendo.
Lei si unì alla mia risata.
“Allora muoviti, accetto l’offerta”.
Mi rivestii in un attimo ed andammo

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