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Racconti Erotici

MOM Underground

By 21 Settembre 2025No Comments

Mom Underground

Cosi ho deciso di chiamarla, un lettore mi ha chiesto di raccontare la sua storia con una giovane ed intelligente donna, in questo modo me l’ha presentata senza altre parole.

Aveva quasi 35 anni, ma il tempo su di lei sembrava scorrere con una grazia particolare, darle 25 anni sarebbe sembrato giusto. Alta 1,65, fisico curato e tonico, portava i suoi due figli come un segno di forza, non di stanchezza. I capelli biondi, ravvivati da colpi di sole naturali, incorniciavano un volto delicato, illuminato da lentiggini sparse attorno agli occhi e al naso: un dettaglio che non solo la rendeva unica, ma che moltiplicava il fascino dei suoi sorrisi improvvisi.
La pelle bianca, di un candore quasi lunare, aveva una sensualità sottile, fragile solo in apparenza. Ogni gesto la tradiva come donna viva, concreta, capace di passare dall’eleganza al movimento rapido, dall’energia materna al fascino segreto.
La sua intelligenza era affilata, veloce: coglieva sfumature, intuiva, reagiva con prontezza. Al lavoro era una professionista rigorosa, attiva e concreta. Ma dietro quella facciata di madre efficiente e collega impeccabile, ribolliva un’energia sotterranea, una tensione vitale che non lasciava indifferenti.
Ecco perché lui, colto, maturo, abituato a controllarsi, dopo tre anni non poteva più guardarla come semplice madre o collega. Ora lei era Mom Underground: la donna che incarnava la doppia verità femminile — visibile, composta, rispettabile in superficie, ma sotto un’attrazione clandestina, potente, irresistibile.
La prima volta
Erano entrati in quel negozio quasi per gioco, durante una pausa di lavoro. Lui le aveva suggerito di provare un paio di abiti estivi, leggeri, uno bianco e uno nero, entrambi ricamati. Lei aveva sorriso, divertita dall’idea, e si era diretta verso il camerino.
Dal corridoio lui poteva solo immaginare. Poi la voce di lei, allegra e spontanea:
“..Vieni a vedere, aiutami a scegliere…”
Si era avvicinato, ancora convinto che avrebbe visto solo il tessuto dell’abito addosso a lei. Ma quando la tenda si è scostata, per un attimo il tempo si è fermato.
Lei stava sfilandosi il vestito che indossava, e il suo corpo è apparso in intimo. La pelle bianca, luminosa, quasi abbagliante nella luce artificiale, lo colpì subito. Ma fu lo slip colorato, acceso contro quel candore, a catturarlo e incidergli l’immagine negli occhi. Non era più la collega, non era più solo la madre attenta e instancabile: in quell’istante era una donna viva, desiderabile, sensuale.
Lei, naturale e inconsapevole, continuava a muoversi con leggerezza, come se fosse la cosa più normale del mondo. Lui, invece, rimase immobile, sorpreso dalla forza di quell’immagine: la prima volta che la vedeva davvero.
Lei aveva appena fatto scivolare l’abito sulle gambe, lasciandolo cadere in un angolo del camerino. Si voltò verso di lui con naturalezza, come se mostrarsi in intimo fosse un gesto privo di malizia.
«Allora?» chiese sorridendo, mentre prendeva tra le mani l’abito bianco ricamato.
Lui la guardava senza riuscire a rispondere. Lo slip colorato sulla pelle candida attirava lo sguardo con forza irresistibile; il contrasto era ipnotico, quasi scandaloso nella sua semplicità. La luce del camerino esaltava il bianco della sua pelle, le lentiggini sul viso e il disegno delicato delle spalle.
Lei, accorgendosi del suo silenzio, sollevò un sopracciglio divertito: «Beh? Non ti piace?»
In quel momento lui comprese che stava varcando un confine invisibile. Non era più un collega che dava un parere su un vestito: era un uomo che guardava una donna, e quella donna lo stava lasciando guardare. I loro occhi si incrociarono, e l’aria si fece più densa, più carica.
Lei abbassò lentamente lo sguardo, come se avesse colto la sua reazione. Poi sorrise, appena, mentre sollevava l’abito per indossarlo. Ma quell’attimo — lei in intimo, la pelle bianca, lo slip colorato, il suo corpo davanti a lui — era già inciso nella memoria, e nulla sarebbe più tornato come prima.
Lei si voltò di spalle e, con naturalezza, indossò l’abito nero ricamato. Il tessuto scivolò sul suo corpo, coprendolo di nuovo. La leggerezza di quel gesto cancellò in un istante la nudità di prima, restituendole l’immagine composta e impeccabile di sempre.

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