L’aria, in quei giorni, sapeva già di fine. Lo sentivo nel silenzio che si era fatto tra me e lei, in quel modo di evitarsi negli stessi spazi che un tempo erano stati il nostro rifugio. Credevo che il tradimento fosse la ferita più profonda, la cicatrice definitiva che avrebbe segnato la fine di tutto.
Mi sbagliavo.
Quello che è successo dopo, mentre cercavamo goffamente di raccogliere i cocci di ciò che era stato, non è stato che il prologo di una verità molto più oscura e contorta. Una verità che non riguardava solo un letto tradito, ma un gioco perverso i cui fili erano stati mossi da un’ossessione nascosta, un desiderio così bruciante da spingere qualcuno a distruggere la mia vita pur di avermi.
Questo non è il racconto di come ho perso la mia ex. È il racconto di come l’amica della mia ex, l’artefice segreta di quella notte maledetta, mi ha mostrato che l’inferno può avere il sapore dolceamaro della vendetta e il caldo abbraccio della più pura lussuria.
E tutto è avvenuto mentre ero ancora, “legalmente”, suo.
Dopo giorni di messaggi infiniti, ci mettemmo d’accordo sull’ora ed il luogo. La vidi entrare e subito capii che non era lì solo per parlare. Tacchi alti, vestito stretto che lasciava intuire le curve, e quello sguardo che diceva più di qualsiasi messaggio. Si sedette davanti a me, sorrise e senza tanti giri iniziò:
«Sai perché ho insistito tanto? Perché ti volevo da tempo. Ogni volta che la tua ex mi raccontava cosa facevate a letto… io mi bagnavo solo ad ascoltarla.»
Mentre lo diceva, la sua mano era già sulla mia coscia. Saliva piano, sicura, e quando arrivò a stringermi il cazzo sopra i jeans trattenni un gemito.
«Lo sapevo» sussurrò, mordendosi il labbro. «È duro solo a pensarci…»
Io la guardavo, e dentro di me l’odio si mischiava al desiderio.
«Non pensare alla tua ex stasera» mi disse, «pensa solo a me. E lasciati scopare come non hai mai fatto.»
Appena saliti in macchina, perchè era venuta col treno ed io da Galantuomo, o da uomo oramai in preda a istinti “Animaleschi” mi ofrii per portarla a casa, Lei non perse tempo: si chinò e iniziò a sbottonarmi i pantaloni. Il suo sguardo era famelico. Tirò fuori il cazzo e lo accarezzò un attimo prima di ingoiarlo tutto in bocca, io tra odio verso me stesso ed il desiderio mi sentivo frastornato, perso in un qualcosa di Unico.
Guidare diventò impossibile: la testa mi sbatteva contro il sedile mentre lei succhiava come una troia assetata. Lo prendeva fino in fondo, mi sbavava addosso, gemeva con la bocca piena.
Le presi i capelli, la tirai su, ma lei mi leccò le labbra con un filo di saliva che collegava ancora la sua bocca al mio cazzo.
«Portami a casa mia» ordinò, con la voce roca. «E fammi godere come un’ossessa.»
Non feci in tempo ad arrivare che si era già risistemata il rossetto col dito, pronta a portarmi oltre. Appena chiusa la porta mi spinse contro il muro e mi baciò come una furia. Le mani dappertutto, vestiti che cadevano a terra uno dopo l’altro. La gettai sul divano e mi tuffai tra le sue gambe: la figa era già un lago. La leccai senza pietà, la lingua che affondava ovunque, mentre lei mi teneva la testa schiacciata urlando di piacere.
«Sì, leccami la figa! Sporca la faccia di fica!» gridava, tremando.
Le allargai le gambe al massimo e iniziai a leccarle anche il culo. Lei esplose: «Dio, nessuno me l’ha mai fatto così! Continua, ti prego!»
Le infilai la lingua profonda, la sentii gemere come una pazza.
Non resistetti più: la presi, la girai a pecorina e le infilai il cazzo tutto dentro con un colpo solo.
«Ohhh sì! Spaccami!» urlò, sbattendo il culo contro di me.
La scopai il più forte che potevo, col mio dito che giocava sul suo buco finché non lo infilai tutto. Lei si contorceva, gemeva come una troia in calore: «Prendimi il culo, fallo tuo!»
Senza pensarci, puntai il cazzo e glielo spinsi dentro. Gridò forte, ma subito iniziò a muoversi da sola, godendo come non avevo mai visto.
«Sì! Scopami il culo! Riempilo di sborra!»
Venni con una forza che non ricordavo da anni, riempiendola completamente. Lei gemeva ancora, mordendosi le labbra.
Quando crollammo sudati e distrutti, mi baciò piano e mi sussurrò:
«Ora sai perché ho fatto di tutto per averti. Non sarà l’ultima volta.»
Dopo quella notte con la sua amica, avevo la testa piena di domande. Lei continuava a scrivermi: «Parla con lei, non è andata come pensi. Meriti la verità.»
Alla fine accettai.
Ci incontrammo a casa sua: era agitata, camminava avanti e indietro, senza riuscire a guardarmi negli occhi. Io la fissavo freddo, le braccia incrociate.
«Non volevo perderti» mi disse piano. «Mi sono lasciata trascinare. Non era amore, non era niente. E ogni volta che ti cercavo dopo… era perché ti volevo ancora.»
La rabbia ribolliva, ma allo stesso tempo dentro di me il desiderio mi stava già tradendo. Indossava una maglietta larga, senza reggiseno sotto, e quando incrociò il mio sguardo lo capì.
«Non dirmi che non mi vuoi più» mi sfidò, avvicinandosi lentamente. «Conosco ogni tuo punto debole…»
Le sue mani erano già sul mio petto, poi scesero rapide a sbottonarmi i pantaloni. In un attimo ero duro tra le sue dita.
«Lo sapevo» sorrise, «il tuo cazzo dice la verità, anche quando la tua bocca mente.»
Mi baciò con una fame rabbiosa, e io cedetti. La spinsi contro il muro, le sollevai la maglietta e mi persi tra i suoi capezzoli tesi. Lei gemette forte, graffiandomi la schiena.
«Scopami come quella notte che mi hai fatto urlare fino a farmi tremare le gambe» mi sussurrò all’orecchio.
Non servì altro. Le strappai via la maglietta, la piegai sul tavolo e la presi da dietro senza pietà. Ogni colpo era rabbia e desiderio insieme. Lei urlava, spingeva il culo contro di me:
«Più forte! Fammi male! Voglio sentire che mi possiedi ancora!»
La girai, la sollevai sul tavolo e le misi il cazzo in bocca. Succhiava come una troia assetata, con gli occhi pieni di lacrime e la bocca sporca di saliva. Mi guardava dal basso, stringendosi i seni, gemendo con la bocca piena.
La tirai su e la buttai sul letto. Le gambe spalancate, la figa completamente bagnata che mi supplicava. Le entrai di nuovo dentro con un colpo secco, e lei quasi urlò di piacere.
«Sììì! Così! Non fermarti! Riempimi tutta!»
Le presi le mani e gliele bloccai sopra la testa, mentre affondavo sempre più forte. Poi abbassai la mia bocca sul suo collo e la morsi. Lei impazzì: si alzò di scatto, mi salì sopra e iniziò a cavalcarmi come una furia.
«Ti sei scopato la mia amica?» ansimava.
«Sì.»
«E ti è piaciuto?»
«Da impazzire.»
«Allora adesso goditela ancora di più con me!» urlò, aumentando il ritmo fino a farmi venire con una forza devastante dentro di lei.
Crollammo sudati, esausti, senza parole. Lei mi accarezzò il petto e sussurrò:
«Lo sai che non è finita qui, vero? Io ti voglio ancora. E ora che ti sei preso anche la mia amica… sarà guerra di chi ti scopa meglio.»
Poi ci fu un evoluzione alquanto interessante… ma questo sarà per un’altra volta.
Non passò nemmeno una settimana. Una sera ricevetti un messaggio:
«Vieni da me. Ci sarò io… e lei. Decidi tu se scappare o se vivere la notte più folle della tua vita.»
Il cuore mi esplose in petto. Ero diviso tra rabbia, curiosità e un desiderio che bruciava più di tutto. Non resistetti: presi la macchina e andai.
Aprii la porta e le trovai lì: la mia ex, in lingerie nera, e la sua amica, solo con un body trasparente. Mi fissavano come due predatrici.
«Abbiamo deciso di non litigare» disse la mia ex con un sorriso tagliente. «Meglio usarlo insieme.»
Mi si avvicinarono lentamente, una a destra e una a sinistra. Le loro mani mi spogliarono in pochi secondi, strappandomi i vestiti. Il mio cazzo era già duro e loro si inginocchiarono davanti a me, senza dire una parola.
Una me lo succhiava con la bocca, l’altra si occupava delle palle, leccandole e stringendole. Io gemevo, impotente sotto quel doppio assalto.
«Guarda come ti divori il cazzo» disse la mia ex all’amica, mentre glielo infilava sempre più in gola. «Sei brava… ma ora tocca a me.»
Se lo presero a turno, succhiandolo, ingoiandolo, sputandoci sopra, facendolo brillare di saliva.
Non resistei più: le presi entrambe per i capelli e glielo infilai a turno in bocca, scopandole la gola finché tossivano e gemevano insieme.
Poi mi spinsero sul letto. La mia ex salì sopra di me, infilandomi il cazzo in figa con un gemito feroce. L’amica invece si mise sul mio viso, la figa bagnatissima che mi copriva la bocca. Mi obbligò a leccarla mentre io scopavo l’altra.
«Sììì, leccami tutta! Voglio la lingua in fondo!» urlava, mentre la mia ex gridava di piacere cavalcandomi senza pietà.
Le guardavo, entrambe sudate, i seni che ondeggiavano sopra di me, le urla che si mescolavano. Era puro delirio.
Poi si scambiarono: l’amica si mise a cavalcarmi con forza, mentre la mia ex si abbassò a succhiarmi i capezzoli e a baciarmi con la lingua sporca della sua amica.
«Lo senti?» mi sussurrò. «Stiamo distruggendoti. E non ti lasceremo andare finché non ci avrai riempite tutte e due.»
Quando mi videro vicino a venire, la mia ex mi prese e lo guidò nel suo culo, mentre l’amica si sedette di nuovo sul mio viso.
Io la scopavo forte nel culo, mentre la leccavo finché non tremava sopra di me. L’amica venne urlando, la mia ex mi graffiava il petto e mi implorava:
«Sborra dentro di me! Riempi il mio culo di tutta la tua sborra!»
Esplosi con un orgasmo devastante, riempiendola fino a farla urlare. Lei crollò sudata, mentre l’amica le accarezzava la figa ancora pulsante.
Si sdraiarono entrambe ai miei lati, esauste ma sorridenti.
«Sai cosa significa questo?» disse la mia ex, mordendosi il labbro.
«Che non avrai più pace» aggiunse l’amica. «Ora siamo in due a volerti ogni volta che ci gira.»
E io, stremato, capii che avevano ragione……
Per settimane andò avanti così. La mia ex e la sua amica mi chiamavano quando volevano, a qualsiasi ora.
Un messaggio bastava:
«Vieni subito.»
Ed io correvo.
A volte era a casa di una, a volte dell’altra, altre ancora in macchina, nei bagni di un locale, addirittura negli uffici vuoti dopo il lavoro. Era sesso duro, sporco, senza limiti. Mi usavano come il loro giocattolo preferito: a volte insieme, a volte da sole, ma sempre con la stessa fame che mi lasciava svuotato e felice.
Ricordo una notte in particolare: ero appena tornato a casa stanco morto, eppure mi arrivò la chiamata. «Sali da noi subito.»
Entrai e le trovai nude, già bagnate, con i sex toys pronti sul tavolo. Mi saltarono addosso senza neanche salutarmi. Mi legarono, mi presero a turno, mi succhiarono, mi scavalcarono, finché non ebbi più forza nelle gambe.
Era eccessivo, quasi alienante. Eppure non riuscivo a dire di no.
Poi conobbi Anna.
All’inizio pensai fosse solo un incontro come tanti, un diversivo. Ma con lei era diverso: non c’erano catene, non c’era sfida, non c’era guerra di chi mi avrebbe spremuto di più. C’era dolcezza, complicità, e allo stesso tempo una passione autentica.
Il sesso con lei non era solo sfogo, era unione. Mi guardava negli occhi mentre mi prendeva, e io sentivo qualcosa che con le altre due non avevo mai provato: pace.
Più mi legavo a lei, più capivo che quel gioco a tre stava diventando insostenibile. Non era solo il fisico a crollare: era la mia testa. Le chiamate improvvise, la tensione continua, il dovermi dividere tra due donne che mi volevano a disposizione sempre.
Un giorno, dopo l’ennesima notte in cui mi avevano letteralmente distrutto sul loro letto, decisi. Mi rivestii in silenzio e, mentre loro parlavano di cosa avrebbero voluto farmi la volta successiva, dissi chiaro e tondo:
«Basta. Non posso più.»
Si girarono sorprese, quasi incredule.
«Come sarebbe a dire basta? Ti abbiamo dato tutto quello che volevi!» gridò la mia ex.
Io le guardai negli occhi e risposi:
«Era sesso, sì. Era folle, indimenticabile. Ma io ho trovato qualcosa che va oltre. E non posso più vivere come il vostro giocattolo. Mi sono innamorato di una Donna.»
Ci fu silenzio.
L’amica abbassò lo sguardo, la mia ex serrò la mascella. Poi, con un filo di voce, disse:
«Allora vattene. Ma non dimenticherai mai quello che hai avuto qui.»
Aveva ragione. Non avrei mai dimenticato. Quelle notti di eccesso, di sfida, di sesso senza confini rimarranno sempre scolpite dentro di me.
Ma Anna… Anna era il futuro.
Ed è con lei che ho scelto di restare.
Con Anna tutto era un’altra cosa.
Non c’erano giochi sporchi, non c’erano telefonate improvvise che mi ordinavano dove andare. C’era il desiderio puro, quello che nasce guardandosi negli occhi e sentendo il cuore battere forte.
La prima volta che l’ho portata a casa mia, lei non aveva fretta. Non mi strappò i vestiti, non mi costrinse a nulla. Si avvicinò piano, mi prese il volto tra le mani e mi baciò come se quel bacio valesse più di mille orgasmi.
Io ero già in erezione, ma per la prima volta da tempo non volevo solo sfogarmi: volevo sentire lei, assaporarla, farla mia in ogni modo.
Ci siamo spogliati lentamente, senza fretta, con la tensione che cresceva ad ogni centimetro di pelle scoperta. Il suo corpo era caldo, morbido, eppure con quella forza che mi faceva impazzire.
Quando l’ho sdraiata sul letto e ho iniziato a baciarle il collo, lei ha sussurrato il mio nome con una voce che mi ha acceso più di qualsiasi gioco perverso.
L’ho leccata piano, partendo dal seno fino a scendere tra le gambe. Non servivano urla, non servivano ordini: i suoi gemiti bassi, dolci, veri, mi dicevano tutto. Era bagnata, pronta, e quando l’ho penetrata sentivo che non era solo sesso. Era appartenenza.
Abbiamo fatto l’amore a lungo, cambiando ritmo, cambiando posizione, fino a perderci. Lei cavalcava il mio cazzo guardandomi negli occhi, e io le stringevo i fianchi come se avessi paura che sparisse. Ogni suo orgasmo mi trascinava più dentro di lei, e quando sono venuto l’ho sentito come un’esplosione che ci univa.
Dopo non ci siamo addormentati esausti e vuoti, come con le altre.
Siamo rimasti lì, sudati e intrecciati, a parlare, a ridere, a baciarci ancora.
In quel momento ho capito che la differenza era enorme: non era più il sesso di un gioco sporco, ma quello che nasce dall’amore.
Guardando indietro, so che quelle notti folli con la mia ex e la sua amica resteranno per sempre scolpite nella mia memoria. Sesso duro, estremo, senza limiti.
Ma era un gioco destinato a bruciare in fretta.
Con Anna, invece, ho trovato quello che non cercavo ma di cui avevo bisogno: un fuoco che scalda, non che distrugge.
E così ho chiuso il cerchio.
Non sono più il loro giocattolo.



scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
Vedi la tua posta indesiderata
Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...