Marta, studentessa di lettere moderne con il sogno di essere una scrittrice di narrativa erotica in Italia, si ritrova a dubitare della sua convinzione di poter essere la migliore dopo che ha fatto leggere un suo racconto al suo ragazzo e, soprattutto, dopo una disastrosa chiacchierata con la editor di una casa editrice. Ora ha il bisogno di recuperare quasi 2.000 euro per comprare un corso di scrittura che le permetta di migliorare le sue competenze e avere maggiori possibilità di essere pubblicata, ma non ha idea di come poterli guadagnare durante le vacanze estive.

Dario tiene aperto il portone del condominio e mi invita ad entrare. Un sorriso stanco inclina le mie labbra: può avere tutti i difetti del mondo, ma resta comunque un bravo ragazzo.
Gli do un bacio sulle labbra. «Grazie, Dario.» Gli passo oltre.
Qualcosa nel quadro elettrico accanto all’ingresso emette uno scatto al nostro passaggio ma la luce non si accende. Siamo illuminati solo dalla lampadina al primo piano, che lascia un cono d’ombra sotto la scala.
Il profilo della testa di Dario si alza verso la plafoniera. «Quanti condomini servono per cambiare una lampadina?»
«Uno no di sicuro. Il nostro vicino di appartamento, a gennaio, ha cambiato la lampadina delle scale di sua iniziativa: a momenti l’assemblea e l’amministratore gliela facevano tirare giù e rimettere quella fulminata perché non ne aveva discusso e messo ai voti chi doveva fare il lavoro.»
Il mio ragazzo emette uno schiocco. «La dimostrazione che devi vivere isolato per poter stare bene.» I suoi vestiti frusciano e la luce del suo cellulare si accende, proiettando una serie di lunghe ombre gettate dal corrimano della scala.
Mi avvicino al suo orecchio. «Pensavo stessi tirando fuori l’uccello per approfittare del buio.»
Lui mi lancia un’occhiata, solleva le sopracciglia. «Non faccio mica una co—» Mi fissa e si zittisce, il suo pollice si muove sullo schermo dello smartphone: piombiamo di nuovo nella semioscurità.
Lo prendo per le anche e lo trascino senza fatica con me nell’angolo più buio. Trovo la sua patta al primo tentativo e abbasso la zip. Il rumore prodotto dal cursore sembra rimbombare nella tromba delle scale.
Dario solleva la mia maglia e mi prende i seni. «Non pensavo fossi così…»
«…così troia, intendi?» Infilo la mano nei suoi pantaloni e sotto l’elastico delle mutande. Il suo cazzo è caldo e si sta ingrossando. Lo afferro.
Il suo fiato ha un sussulto. «Non… non userei mai una parola simile con te.»
Già, me ne sono accorta… sei un bravo ragazzo… Specialmente quando scopiamo e un po’ più di rudezza, anche verbale, non mi farebbe schifo.
Dario mi slaccia i pantaloni e mi abbassa le mutandine. «Intendevo: “intraprendente”.»
Se tu conoscessi il mio passato sessuale, il termine “troia” sarebbe un complimento, fidati. Gli do un bacio sulle labbra. «Sei così dolce…»
Appoggio la cappella contro l’ingresso della figa. «Mi hai offerto la cena, adesso ti offro io una sveltina.»
«E se ci scoprono?»
Il buio nasconde il sorriso che compare sulle mie labbra. «Allora diciamo che è il nostro modo per far capire che devono cambiare la lampadina un po’ presto.» O, se è figo, lo invito ad unirsi alla festa…
«Mi hai fatto passare la voglia di venire domani con una scala a fare l’elettricista.»
Gli metto le mani sul sedere e lo invito a spingere. Le pareti della mia passera si dilatano al passaggio della sua cappella bollente. Non sono molto bagnata, ma dopo la sera passata a crucciarmi per quel dannato corso, il buio mi ha fatto sorgere un desiderio che non riesco a controllare, e il cazzo di Dario mi soddisferà più di un paio di dita.
Le sue braccia mi avvolgono, mi bacia sul collo e spinge fino in fondo. «Sei bellissima, Marta…» Emetto un gemito di piacere che echeggia per le scale. Saranno tutti in casa davanti alla televisione, nessuno verrà a vedermi essere scopata… che cazzo c’è di così interessante in tv, maledetti?
«Scopami, Dario,» sussurro in un orecchio, «fammi godere!»
Mi stringe più forte, il suo cazzo resta dentro di me, ansima. Si blocca, trattiene il fiato.
La sua sborrata schizza nella mia figa.
Dario emette un gemito, il suo corpo perde ogni rigidità. Soprattutto lì.
Sospiro, tutta l’eccitazione scivola fuori dal naso insieme al mio fiato. Merda, un’altra volta… Come fa ad essere così scarso? Come fa ad essere tanto veloce e venire?
Dura ed ha lo stesso stile dei personaggi dei miei racconti erotici quando scopano. O sono loro ad essere come lui?
Mi bacia la bocca e scivola fuori dalla mia figa. È come se uscisse una lumaca. «Grazie, Marta. Ti è piaciuto?»
Non so perché sorrido se sono al buio. «Sei stato fantastico.» Una goccia della sua bega cola fuori dalla vagina e scorre lungo il perineo. Manca solo che adesso sporco il muro… Sollevo le mutandine e i pantaloni.
La sua ombra traffica con i jeans. «Usciamo anche domani sera, Marta?»
«Ho paura di avere degli impegni con Lucia, domani sera. Deve… finire di preparare un testo e mi ha chiesto di controllarglielo. Studio letteratura e… sai…» Oddio, non è che menta poi tanto meglio rispetto al mio ragazzo…
Dario annuisce. «Va bene. Ti accompagno all’appartamento?»
Il ticchettio dei tacchi che riecheggiano nell’appartamento annuncia l’avvicinarsi della mia coinquilina. Spero se li tolga presto, o la stronza del piano di sotto ci romperà le palle anche domani. Lucia appare oltre l’angolo del salotto, vestita meglio di quanto lo fossi io mezz’ora fa. Mi fissa in viso e abbassa lo sguardo sul mio inguine bagnato di piacere. Studia le mie due dita sporche di trasudo vaginale e sperma che accarezzano le piccole labbra ancora rosse per l’orgasmo che mi sono data. Questa volta non potrà lamentarsi visto che ho messo una coperta sotto il mio culo e non ho sporcato il divano.
La sua bocca viola di rossetto ha uno spasmo appena percettibile e torna a guardarmi in volto. «Com’è andata con Dario?»
«Dobbiamo far cambiare quella lampadina al piano terra.»
Le narici di Lucia si aprono ad un suo sospiro. «Conosco uno che lo farebbe più che volentieri. È bravo, te lo posso garantire.»
Mi passo le dita su una coscia e, meno sporche di prima, prendo il mio tablet. «Ah! Sai il casino poi con l’assemblea di condominio quando scoprono che non sono stati interpellati per la cosa…»
La mia coinquilina si gratta il mento. «Va be’… Comunque, Marta, non dovresti guardare porno per…»
«… “ditalinarmi”?» Sollevo lo sguardo dallo schermo nero verso Lucia. «Non mi scandalizzo.»
Lei annuisce. «Sì. Comunque, rischi una dipendenza da pornografia.»
Accendo il monitor e faccio spallucce. «Tanto sono già dipendente dal sesso.»
Il suo sguardo rimbalza sul mio inguine nudo prima di tornare ai miei occhi. «Almeno non impesti l’appartamento con le sigarette.»
«E non sto guardando porno…» Giro verso di lei il tablet. «Sto cercando un lavoro per l’estate.»
«Non me ne parlare, non so se tornare a…» Lucia inclina la testa e legge lo schermo. «Poschiavo? Campo Cologno? Non sono in Svizzera?»
«Sì.» Volto a mio favore il tablet. La pagina degli annunci di lavoro della “Voce del Bernina” è sullo schermo, nella sessione relativa a bar e ristoranti. «Mi servono soldi per comprare un corso di scrittura. Quella che va alla maggiore al giorno d’oggi, da quanto ho capito.»
«Non sapevo ci fossero corsi di aggiornamento anche per scrittori.» Lucia si volta e scompare oltre l’angolo. «Hai bisogno del bagno? Devo farmi una doccia.»
Scorro fino in fondo alla pagina. «Fai pure…» Ci sono solo un altro paio di bar nella regione Bernina che cercano qualcuno durante il periodo estivo a cui non ho ancora spedito il curriculum, ma nulla che mi ispiri troppo. Clicco su “Regione Maloja”: magari a St. Moritz cercano qualcuno per servire ai tavoli o al bancone. Una bella tirata per arrivare fin là, con il Bernina a metà della strada, ma magari c’è qualcosa di meglio…
Scorro i nomi delle attività commerciali: bar Stella Alpina, malga Sasso Rosso, ristorante Grigioni… No, nulla di interessante nemmeno…
Un nome cattura la mia attenzione, tra un negozio di prodotti tipici a Samaden e il bar di un impianto di risalita: “Chesa dal Piacér”. La Chiesa dal Piacere? No, è romancio: è… la Casa del piacere!
Le mie sopracciglia si corrucciano. Che cazzo di nome è? Sembra quello adatto a un bordello.
Clicco sul link e si apre una pagina nera con le scritte bianche. In cima, sotto il nome della struttura, una serie di foto che mostrano un grosso edificio in parte in pietra, in parte in muratura e in parte ricoperto da lastre di quello che sembra metallo nero. Accanto, immagini di ragazze poco vestite con uomini che le abbracciano, in ambienti ricoperti di legno e pietra.
«Cazzo… è un bordello per davvero!»
Decine di motivi per cui dovrei abbandonare quella pagina si rincorrono nella mia mente, e quelli più veloci sono il fatto che perderei la faccia con chiunque se si sapesse che ci lavoro e che sarei pagata per essere scopata, ma loro due e tutti gli altri si schiantano contro la mia curiosità. Morbosa curiosità.
Il testo della pagina è quello dell’annuncio di lavoro.
La candidata deve avere un’età tra i 18 e i 30 anni, bella presenza, atteggiamento positivo e resistenza allo stress. Conoscenza di almeno una delle lingue: italiano, tedesco o francese. Conoscenza del romancio non necessaria ma apprezzata. Disponibilità a…
Sgrano gli occhi. «”Disponibilità a lavorare a stretto contatto con il pubblico”?» Lo schermo mostra il riflesso del sorriso che si forma sulle mie labbra. «Quant’è stretto questo contatto? Anzi, profondo?»
Se sei interessata a far parte del nostro team e di lavorare in un contesto unico come “La fritula”, invia il tuo curriculum ed una foto all’indirizzo e-mail…
Abbasso il tablet, non so se ridere o chiudere la finestra dell’annuncio. Lo leggo di nuovo.
È una pura pazzia. Lavorare in un locale che ha il nome di un piatto locale e, al contempo, il termine eufemistico nel dialetto della zona per indicare la figa sarebbe una pazzia totale. Dentro un bordello, poi…
Non lo farei mai. Possono pagare finché vogliono, possono promettere mance e benefit – di che tipo, poi? – ma… ma è un posto dove porti un vassoio con i caffè ad un tavolo, e ti ritrovi con i pantaloni e le mutandine abbassate e qualcuno che ti fotte mentre sorseggia il suo espresso.
Mi mordo le labbra. Sono comunque soldi, e nessuno lo verrebbe a sapere… è Pontresina, quanta gente conosco che va a Pontresina? E quanta di questa si ferma a prendere un caffè in un bordello?
E farei esperienza per scrivere scene di sesso migliori. Le migliori in Italia…
Lucia ricompare in fondo al divano. È avvolta in un accappatoio. «Ho finito in bagno. Vado a dormire. Non fare troppo casino.»
«Come te la cavi con i fotoritratti?»
Lei solleva le sopracciglia. «Perché?»
«Perché se non trovo le mie foto di nudo scattate nella spiaggia, me ne dovrai fare tu.»
Lei mi fissa per un istante e sospira. «Vuoi farle con i resti di un orgasmo tra le cosce o preferisci prima lavarti?»

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scusa, al quarto sono bloccato!
ti ringrazio, mi fa molto piacere sapere che ti sia piaciuto! il secondo capitolo l'ho completato. nel terzo sono bloccato.…
ne ho scritti altri con altri nick...spero ti piacciano altrettanto.
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Ti ho scritto, mia Musa....attendo Tue...