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Racconti Erotici EteroTravel

Mi faccio…la barca – Quarta ed ultima parte

By 25 Novembre 2025No Comments

Passammo la domenica con Lalla e Paolo, uscendo la mattina in barca, con grande gioia e divertimento di Paolo, ed il pomeriggio a visitare la città ed a fare compere.
Il lunedì salpammo di buonora, il giorno prima avevamo provveduto a rifornirci di carburante ed acqua.
Il programma era di doppiare Capo Santa Maria di Leuca e risalire fino a Gallipoli dove pernottare per affrontare l’indomani la traversata del Golfo di Taranto fino a Crotone.
Quella era la parte più difficile del nostro viaggio, a cui sarebbe seguito l’attraversamento dello Stretto di Messina.
Il Golfo di Taranto, uno dei tratti di mare più pericolosi dato l’intenso traffico mercantile da e per il porto di Taranto; lo Stretto di Messina dove due mari si scontrano in uno spazio ristretto, dando luogo a forti correnti ed onde anomale, con l’aggiunta di un intenso via vai di traghetti.
La navigazione fu molto tranquilla, ma doppiato il Capo il vento sparì e fummo costretti a continuare a motore.

È un pomeriggio assolato ed io sono di sotto al tavolo da carteggio facendo alcuni calcoli, quando sento il motore andare al minimo e lo sferragliare della catena dell’ancora.
-“Cosa succede?” – chiedo allarmato affacciandomi in pozzetto.
-“Non succede niente, vieni su”.
Salgo in pozzetto e vedo che siamo un mezzo miglio al largo di una lunga spiaggia sabbiosa e deserta.
-“Ci facciamo un bagno?” – mi chiede sorridendo.
-“Ma siamo a novembre” – dico dubbioso.
-“Sì, ma fa molto caldo e anche l’acqua non sarà fredda,” – ribatte – “Almeno per una bretone” – conclude ridendo.
In effetti un’occhiata al termometro mi dice che ci sono 28 gradi.
-“Ma non abbiamo i costumi,” – dico – “almeno io”.
-“E che importa, lo facciamo nudi, non c’è nessuno e noi già ci conosciamo” – e sorride maliziosa.
Non mi da il tempo di ribattere che si toglie pantaloni, maglietta e via anche lo slip.
Abbassa la spiaggetta ribaltabile a poppa, due salti e si tuffa nuda nell’acqua limpida e si allontana nuotando.
Sono un po’ indeciso, ma poi mi spoglio anch’io e scendo in acqua.
È vero, non è fredda ma piacevolmente fresca.
Vedo che Clary è una brava nuotatrice, ha una bracciata lenta ma possente; cerco di seguirla ma poi rinuncio e torno alla scaletta e mi godo la frescura dell’acqua.
Dopo un po’ torna da me.
-“Tieniti con una mano alla scaletta” – mi dice con i capelli bagnati incollati al viso.
Non capisco cosa vuole fare, ma l’accontento.
Mi mette le braccia al collo e solleva le gambe attorno ai miei fianchi attaccandosi a me.
Le punte dure dei suoi seni che mi premono contro il petto ed il contatto della serica pelle delle sue cosce attorno ai fianchi, producono l’effetto di un’immediata erezione.
-“Bravo, sento che ti piace” – mi sussurra mordicchiandomi il lobo dell’orecchio.
Le leggere ondine fanno strusciare la punta del cazzo contro le labbra della sua figa, aumentando ancora di più l’eccitazione.
In quel continuo su e giù, il cazzo trova la giusta strada e penetra con la punta tra le labbra vaginali.
-“Ooohhh… Così è ancora meglio!!!” – esclama.
Tenendosi a me spinge il bacino in avanti facendo entrare il glande nel suo scrigno.
Non ci muoviamo, è sufficiente il movimento delle onde a darci il ritmo della scopata; su e giù, su e giù, fino a quando sono completamente dentro di lei.
Ci lasciamo andare a quel dolce dondolio.
La mia mano libera scende a carezzarle le natiche sode e, come per caso, trova il suo buchetto posteriore.
È sufficiente una leggera pressione e la punta del mio medio entra.
-“Ooohhh… Cosa stai facendo?” – esclama guardandomi.
-“Sssttt, rilassati” – le dico sulle labbra.
Lentamente, mentre continuo a scoparla, il dito penetra sempre più dandole l’effetto di una doppia penetrazione.
-“Ooohhh…” – geme.
-“Non ti piace?” – le chiedo.
-“Sì, sììì… Continua…”.
Sento che inizia a tremare e non credo sia dovuto al freddo dell’acqua, anch’io ho i brividi e l’orgasmo mi sommerge all’improvviso.
-“Ooohhh Clary sto venendooo… Godooo…” – urlo mentre le riverso in figa diversi getti di sperma.
-“Sììì… Ti sentooo… Com’è caldo… Ooohhh godooo… Godo con teee…” – urla anche lei.
Restiamo uniti ancora un po’, poi lei, con bacio, scivola via nell’acqua.

Riprendemmo la navigazione per giungere a Gallipoli in serata e passarvi la notte.
L’indomani la traversata del Golfo di Taranto si svolse senza problemi, col sole ed un buon vento che ci spinse per tutto il tempo; arrivammo a Crotone nel tardo pomeriggio.
Il giorno dopo salpammo di buon’ora; ci attendeva una lunga navigazione.
Percorremmo quasi tutto il tragitto, quasi 100 miglia, a motore perché il vento ci aveva mollato e, nel pomeriggio, ci colse anche un bell’acquazzone.
Era, ormai, notte quando decidemmo di metterci alla fonda davanti alle spiagge di Spropoli per passare la notte, purtroppo lungo quella costa della Calabria non esistono marine attrezzate e non volevamo affrontare lo Stretto di Messina di notte.
La notte trascorse tranquilla e al mattino, levata l’ancora, navigammo verso Scilla e Cariddi.
L’attraversamento dello stretto fu un continuo slalom tra traghetti e pescherecci che suonavano la sirena per salutarci.
Quando alla fine riparammo nel porto turistico di Gioia Tauro eravamo sfiniti; avevamo percorso solo 50 miglia, ma ci sentivamo come ne avessimo fatte più di 100.

Non voglio annoiarvi col racconto di tutto il resto della crociera, farò solo una breve descrizione dei porti che abbiamo toccato.

Il Tirreno si dimostrò un valido alleato dandoci sempre un buon vento e condizioni meteo discrete.
Ripartiti da Gioia Tauro andammo diretti fino a Marina di Camerota , poi, facendo quel tratto di mare, non potevamo non fare una visita ad Ischia.
Ad Ischia io avrei voluto prendere una stanza in albergo per dormire, finalmente, in un vero letto, ma Clary rifiutò decisamente, dicendo che ormai, dopo tanti giorni, considerava la barca come casa.
A riprova di ciò, ad Ischia, mi regalò una bellissima notte d’amore, coronata da un superbo pompino con ingoio.

Da Ischia toccammo Ostia, Il Giglio, Porto Azzurro all’Elba ed infine Marina di Pisa
Ce l’avevamo fatta in 16 giorni, compresa la tappa di due giorni a Otranto, facendo quasi 1300 miglia con una media giornaliera di 80 miglia; proprio niente male!!!
Quando, il pomeriggio, attraccammo al mio posto barca ci abbracciammo felici; anche per lei era stata la crociera più lunga che aveva effettuato.
Al porto era venuto a prenderci Fabio, uno dei miei giovani collaboratori dello studio.
Quando vide Clary scendere dalla barca col suo borsone rimase a bocca aperta!!!
Nei miei contatti di lavoro col mio studio, non avevo mai detto di navigare con uno skipper donna.
Dopo lo stupore iniziale fu evidente che Fabio accolse la novità con gran piacere, mettendosi completamente al servizio di Clary.
Ci accompagnò al mio appartamento, a Firenze, dove la signora Gisella, che si occupa della casa in mia assenza, aveva già preparato la stanza degli ospiti.
Le feci fare un giro di conoscenza della casa e, poi, le mostrai la sua stanza.

-“Perché? Non vuoi che dorma con te?” – chiede seria girandosi a guardarmi.
-“Certamente.” – rispondo ridendo – “Volevo solo mostrarti dove puoi sistemare la tua roba, lì c’è il bagno con vasca e doccia, scegli tu, troverai anche tutti i prodotti da bagno, sul letto ci sono asciugamani e accappatoio”.
-“Meglio che in hotel” – fa ridendo.
-“La signora Gisella è molto attenta a queste cose. Tu sistemati con comodo, ci vediamo quando hai finito”.
Un bel po’ di tempo dopo, sono in salone leggendo alcuni documenti; lei si presenta avvolta nell’accappatoio bianco, i capelli, appena lavati, vaporosi le incorniciano il volto.
-“Ciao, tutto a posto?” – le chiedo – “Hai trovato tutto quello che ti serviva?”
-“Tutto perfetto, come in hotel a cinque stelle” – risponde ridendo.
-“È già tardi e siamo stanchi. Stasera mangeremo qui, la Gisella ha preparato qualcosa da mangiare, dobbiamo solo scaldarlo”.
-“Perfetto” – fa annuendo.
Dopo mangiato ci sistemiamo nel salone, lei si sdraia sul sofà ed io in poltrona, con un bicchiere in mano, a parlare.
Mentre parliamo, ad un certo punto non mi risponde più.
La guardo, ha gli occhi chiusi, mi alzo e mi avvicino, sento un leggero russare; la stanchezza l’ha sopraffatta.
Non voglio svegliarla, vado a prendere un plaid e la copro, poi vado a dormire anch’io.
Durante la notte la sento entrare in camera e scivolare nel letto accanto a me; appoggia la testa sulla mia spalla e stringe il corpo caldo contro il mio.
Ci addormentiamo così.

L’indomani ci svegliammo tardi, facemmo una buona colazione ed uscimmo in giro per Firenze.
Le feci visitare un bel po’ di luoghi caratteristici della città e, quando a pomeriggio tardi, rientrammo eravamo alquanto stanchi.

-Dai facciamo una doccia.” – le dico – Stasera ti porto a mangiare in un tipico locale toscano”.
Ho prenotato alla Buchetta De’ Bardi, un tipico ristorante-enoteca, dove si mangiano i piatti toscani cucinati alla maniera tradizionale.
A cena, Clary, fa fuori una costata alla fiorentina con tanto di contorno e ci finiamo una bottiglia del miglior chianti della casa.
Parentesi. Come avrete intuito dal racconto, Clary è una buona forchetta e le piace bere un buon bicchiere.
-“Domani ti porto un po’ a vedere un paio di musei” – le dico mentre mangiamo.
-“Ma io devo partire”.
-“Devi o vuoi?” – le chiedo.
-“Mah, un po’ tutte e due”.
-“Ti faccio una proposta.” – le dico guardandola – “Se veramente non hai altri impegni, prenditi altri due giorni ed io m’impegno a non farti annoiare, qui a Firenze. Che ne dici?”
-“Ok, ci sto,” dice dopo averci pensato un po’ – “tanto ora la stagione è morta fino a Natale”.

L’indomani facemmo visita a Palazzo Vecchio e alla Galleria degli Uffizi e da Ponte Vecchio una passeggiata sul Lungarno.
Clary fu entusiasta di ammirare tutte le bellezze che Firenze offriva e che lei non aveva mai potuto vedere prima.
Approfittando del fatto che le avevo liquidato il dovuto per la crociera, acquistò, in una boutique, un giacchino nero foderato di raso rosso, che, secondo lei, si abbinava perfettamente col vestito che le avevo regalato ad Otranto.

-“Stasera ti porto a cena nel posto, secondo me, più bello dove trascorrere una serata a Firenze” – le dico quando rientriamo.
-“Ok capo, dammi il tempo di prepararmi”.
Quando si presenta abbigliata, come al solito è splendida!!!
Ho prenotato in un ristorante sulle colline, vicino Fiesole.
Quando arriviamo e la porto sulla terrazza panoramica, rimane incantata dalla vista mozzafiato di Firenze, che, seppur avvolta da una leggera nebbiolina, risplende di luci come un gioiello nel velluto nero della vallata.

La cena, annaffiata da una bottiglia di Sassicaia d’annata, fu squisita, come la passeggiata nel parco, dopo, fu bellissima.

Mentre passeggiamo lei si ferma, si gira verso di me, gli occhi splendenti alla luce delle torce che illuminano il parco.
-“Sai Mauro, potrei anche innamorarmi di un uomo come te”.
Non dico nulla a questa sua affermazione.
-“Ma non posso” – continua.
-“E chi o cosa te lo impedisce” – domando.
-“Me lo impedisce il fatto che siamo lontani, che uno di noi due dovrebbe rinunciare alla propria vita e quella, quasi sicuramente, sarei io. Ho già vissuto quest’esperienza lasciandomi trascinare dai sentimenti e ne porto ancora le cicatrici. Non me la sento di ripeterla nuovamente”.
-“Ma con me saresti tranquilla, non ti lascerei mai” – dico con enfasi.
-“Sì, credo di sì.” – afferma – “Ma io ho già un progetto. Quando mia figlia avrà terminato le scuole ed io avrò abbastanza da parte, voglio ritornare alla mia città, in Bretagna, ed aprire una scuola di vela tutta mia”.
Non dico niente, non posso.
-“Rientriamo.” – sussurra baciandomi – “È l’ultima notte ed ho voglia di fare l’amore”.
Quando rientriamo, si ferma in mezzo alla sala, toglie il giacchino, abbassa la zip del vestito e lo lascia scivolare ai piedi, rimanendo solo con gli slip neri e le scarpe col tacco.
Si avvicina, mi toglie la giacca, apre la camicia e mi accarezza la pelle del petto dandomi i brividi.
-“Prendimi” – dice con voce roca, baciandomi.
La sollevo tra le braccia, la porto in camera e la stendo sul letto.
Mentre mi tolgo pantaloni e scarpe, lei si leva lo slip e le scarpe e in ginocchio sul letto, nuda, mi guarda languida.
Quando mi stendo accanto a lei, come se fosse affamata, si allunga su di me, prende il cazzo e se lo fa scomparire tra le labbra.
Mi spompina per un bel po’, facendomelo diventare di marmo e portandomi quasi all’orgasmo.
Si solleva, mette le cosce a cavallo dei miei fianchi, con una mano prende il cazzo e lo struscia in mezzo alle labbra della figa, poi si abbassa di peso lasciandosi penetrare fino in fondo.
-“Finalmente” – sospira ed inizia una cavalcata lenta.
Le sensazioni che mi da il massaggio delle carni della figa strette attorno al cazzo, già provato dalle sue sapienti labbra, mi fanno perdere il controllo.
-“Aaahhh… Claryyy… Non resistooo…” – e mi scarico dentro di lei con lunghi getti.
Lei mi lascia godere continuando a muoversi e quando sente che ho finito, mi appoggia le mani sulle spalle, guardandomi con occhi ancora pieni di desiderio.
-“Scusa Clary,” – inizio a dire – “non ce l’ho fatta a tratten…”
-“Sssttt.” – m’interrompe mettendomi un dito sulle labbra – “Non fa niente, ci penso io a rimetterti in sesto”.
Lentamente scivola all’indietro sdraiandosi sulle mie gambe.
Prende in mano il membro barzotto, lo avvicina alle labbra ed inizia a leccarlo ed a succhiarlo, ripulendolo dal miscuglio di sperma e liquidi vaginali.
Non ci vuole molto affinché la sua abile lingua e le sue labbra voraci lo rimettano in tiro.
Allora si stacca e si mette in ginocchio a cosce aperte accanto a me, offrendosi.
-“Prendimi, prendimi Mauro, ti voglio sentire di nuovo dentro” – m’invita.
-“Cazzo.” – penso – Stasera è proprio scatenata!!!”
Mi piazzo dietro di lei e tenendola per i fianchi avvicino il cazzo alla sua figa bagnata e piena di umori, pronta a ricevermi.
-”Aaahhh… Sììì… Cosììì… Bello duro…” – sospira quando glielo spingo dentro fino in fondo.
-“Dai cosììì… Scopami per bene… che da domani non potrai più farlo…”
Accelero il ritmo e lei mugola ad ogni spinta, le sue natiche aperte vibrano ad ogni affondo, il buchetto al centro sembra contrarsi in sintonia.
Allora un’idea mi passa per la testa.
Prendo con la mano un po’ di umori che le colano dalla figa e con il pollice li spalmo tra quelle natiche sode e su quel forellino grinzoso accarezzandolo, poi, con la punta del dito, provo a forzarlo e come per incanto la prima falange viene risucchiata dentro.
-“Uuuhhh…” – reagisce con un ululato alla penetrazione anale, ma non si ritrae.
Continuo a scoparla ed affondo sempre più il dito in quell’antro caldo e stretto.
Sento il suo corpo che comincia a tremare; ormai so che questo è il preludio al suo orgasmo.
-“Ooohhh sììì… Ora non… ti fermare… Sto venendooo…” – urla con il corpo scosso dai tremori del piacere.
Ed io non mi fermo, continuo a scoparla davanti e dietro, finché e lei che, ansimando, si stacca e si lascia andare in avanti sul letto, lasciandomi col cazzo dritto svettante in aria.
-“Aauuff.” – sospira girandosi di schiena – “Che goduta!!!”
Ma io sento ancora il bisogno di godere, di godere in lei, ed il vederla così, distesa e lasciva, aumenta ancora di più la mia eccitazione.
Mi avvicino, le prendo una caviglia e me la metto su una spalla, spalancandole le cosce e la figa.
Mi chino col cazzo in mano e con un solo affondo glielo faccio scomparire dentro.
-“Ehi.” – esclama sorpresa – “Stasera non ti fermi mai!!!”
-“Colpa tua, che mi hai fatto venire prima” – ribatto mentre prendo a scoparla con foga.
-Ooohhh… Guarda che… Ooohhh… non mi dispiace… Ooohhh…”
Dopo un po’ di quel trattamento ricomincia a tremare.
-“Ooohhh… Mi stai facendo… godere di nuovooo…” – e parte per un altro orgasmo.
Le lascio godere il piacere e quando la sento che inizia a rilassarsi, tolgo il cazzo dalla figa e lo appoggio al buchetto posteriore.
Senza darle tempo di pensare do una spinta, il cazzo è così lubrificato che il glande e parte del tronco, penetrano con facilità.
-“Ooohhh… Che fai?” – esclama sorpresa.
Non rispondo e do un’altra spinta affondando completamente in quel budello stretto e caldissimo.
Le prendo l’altra gamba e la sollevo sulla spalla; così è completamente disponibile ai miei affondi.
Inizio ad incularla lentamente, uscendo quasi completamente e rientrando fino in fondo.
Lei non parla più mentre continuo a scavarle dentro, poi, ad un tratto, comincia a gemere.
-“Sììì… Dai porco continuaaa… Daiii… Ooohhh…”
Gasato dalle sue parole, prendo ad incularla con foga.
Quando vedo che rovescia gli occhi ed inizia a tremare, cambio metodo; lo estraggo dal culo e glielo pianto nella figa, un paio di affondi e cambio buco.
-“Ooohhh… Mi stai facendo morireee… Bastaaa…” – urla a quel trattamento, sommersa dal piacere.
Non l’ascolto e continuo ad alternarmi tra culo e figa.
Lei urla e si dimena ed ad un tratto un getto di liquido, non so se pipì od altro, schizza fuori dalla figa bagnandomi il ventre.
Comunque anch’io sono al limite, glielo rimetto nel culo e mi lascio andare riempiendole l’intestino di caldo sperma.
Quando estraggo il cazzo, un rumore liquido, come di risucchio, le esce dal foro beante.
Lei si mette una mano dietro ad evitare la fuoriuscita degli umori e mi guarda con lo sguardo appannato.
-“Mi hai fatto morire.” – mormora – “Mi hai distrutta”.
Non replico, ma la bacio appassionatamente.
Quando riprende un po’ le forze, si alza e si reca in bagno.
È notte fonda quando ci sdraiamo abbracciati e cadiamo in un sonno ristoratore.

Nonostante avessimo fatto molto tardi, l’indomani ci svegliammo relativamente presto, Clary aveva il treno per Venezia all’ora di pranzo.
Quando l’accompagnai alla stazione e ci stavamo salutando sul binario, sentii una profonda tristezza dentro; non avrei voluto lasciarla andare via.

-“Clary,” – le dico prendendola tra le braccia e dandole un bacio – “quando vorrai fare della vela sul Tirreno, la mia barca e la mia casa saranno sempre a tua disposizione”.
-“Grazie Mauro, lo so. Con te ho passato dei giorni bellissimi, sia in crociera che dopo, sei un uomo come pochi, almeno di quelli che ho conosciuto”.
-“Vorrei poter rimanere,” – continua – “ma come sai ho degli impegni a cui far fronte e che non posso rimandare. Spero che un giorno potremo rivederci”.
-“Lo spero, anzi lo voglio, anch’io” – dico dandole un altro bacio.

Ci tenemmo in contatto telefonico e all’inizio di quell’estate la invitai a venire da me per qualche giorno.
Lei rifiutò dicendo che aveva molti impegni di lavoro e, poi, dopo qualche giorno sarebbe arrivata sua figlia per trascorrere le vacanze estive.
Continuammo a sentirci per un po’, poi la lontananza, come spesso accade, stempera e fa svanire anche le più belle amicizie.
Non la vidi più.
Qualche anno dopo seppi da Michele, il broker, che era partita per tornare in Francia.

I commenti e i suggerimenti sono ben accetti, scrivetemi pure a miziomoro@gmail.com

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