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Racconti Erotici Etero

Storia di una ragazza qualunque – 9° capitolo – Un tranquillo pomeriggio di sesso

By 3 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Non considerai, il rapporto perverso avuto coi miei genitori, come un tradimento nei confronti di Marco.
Però come per lavarmi la coscienza gli concessi un periodo di sesso senza limiti, peraltro per me molto piacevole.
Non c’era volta in cui ci ritrovavamo nel suo appartamento che non finisse sul letto, dove ogni pudore era bandito, e le nostre fantasie diventavano realtà.
Una sera però accadde un fatto che mi fece ripensare alla eterosessualità del mio ragazzo.
Causa i soliti lavori stradali, e un paio d’incidenti, ci ritrovammo a dover passare dove battevano le trans, e notai quanto lui fosse ‘interessato’ alla merce in mostra.
In effetti alcune erano davvero delle splendide creatura, ma volli togliermi subito ogni dubbio, forse spinta dal fatto d’avere un padre ormai ridotto ad un frocetto.
“Marco dimmi un po’, te la faresti una di quelle ?” gli chiesi con voce innocente.
“Ma dai io ho te.” mi rispose dandomi un bacio sulla guancia.
“Dai non fare lo scemo, fra noi c’&egrave sempre stata la massima sincerità, quindi rispondimi in maniera seria.” incalzai con voce più decisa.
“In effetti un po’ di curiosità me l’hanno sempre messa, ma dal dire al fare ce ne passa. Mettici anche che non sono mai andato con una prostituta, insomma lo trovo squallido comprarsi una per farci sesso.”
“Ma mettiamo io sia una trans.” continuai decisamente incuriosita “Mi vorresti solo passiva o anche per il resto.”
“Dai che domanda &egrave ? Se &egrave solo per il culo meglio una donna, almeno ha anche la fica !”
Ci mettemmo a ridere, anche se un tarlo iniziò a entrarmi nel cervello con sempre più forza.
Passarono alcuni giorni in cui non dissi o feci nulla, poi durante un rapporto orale gli toccai con molta insistenza il buchetto, mandandolo in estasi.
Certamente quasi tutti gli uomini sono stimolati se gli si tocca l’ano, ma lui sembrava quasi che non aspettasse altro che un affondo delle mie dita.
Così decisi che se voleva essere sodomizzato l’avrei fatto io, certo non come con mio padre, col quale ero stata il più sadica possibile, ma con dolcezza e grazia tipicamente femminili.
Aspettai quasi con ansia il primo sabato o domenica in cui fossi del tutto libera dal servizio, per ritrovarmi a quel giorno eccitata come una ragazzina la suo primo appuntamento.
Chiamai Marco dicendogli che gli avrei fatto una sorpresa, ma che doveva farsi trovare totalmente nudo, e lui accettò senza batter ciglio.
Mi preparai quindi con estrema cura, scelsi un paio di calze nere con una fila di piccoli brillantini dietro, una gonna corta e plissettata dello stesso colore, com’era nero il reggiseno a balconcino che avevo comprato il giorno prima, indossai quindi una camicetta in raso viola, e per ultimo uno strap-on di medie dimensioni, quindi misi delle belle scarpe aperte col tacco e uscii di casa.
Guidare con un fallo legato fra le gambe non fu certamente semplice, il solo pensiero d’usarlo sul mio ragazzo mi faceva impazzire dalla voglia, ed inoltre il percorso sino a casa sua fu piuttosto lungo a casa di un insolito traffico.
Una volta giunta al suo portone mi venne in mente che non avevo nessuna idea su come iniziare, ma alzai le spalle decidendo che mi sarei lasciata guidare dall’istinto.
Quando aprii la porta del suo appartamento, di cui avevo una copia da tempo, trovai Marco nudo seduto sulla poltrona, intento a guardare la televisione, che spense non appena mi vide.
Gli diedi subito un bacio, ringraziandolo per aver eseguita la mia disposizione.
“Ogni tuo desiderio &egrave un ordine amore.” mi rispose da buon ruffiano.
“Allora visto che sei così ubbidiente metti le gambe sui braccioli.” gli risposi col tono della brava maestrina.
Marco ubbidì mettendo in mostra il mio obbiettivo, quel buchetto ancora vergine, e forse per ciò, ancor più appetibile.
Mi misi al suo fianco per poi abbassarmi tanto da potergli leccare un testicolo, facendogli però appena sentire la punta della lingua.
Notai che il suo pene dava fin troppi segni di risveglio, così decisi di massaggiargli l’interno delle cosce con le unghie, ma senza fargli alcun male, avvicinandomi con movimenti lenti alla loro unione, senza però sfiorarla in alcun modo.
“Cazzo amore, così mi fai venire senza neanche toccarmelo !” protesto timidamente lui, senza avere alcuna risposta.
Infatti gli aprii ancor di più le gambe per far cadere un po’ di saliva proprio fra la base dei testicoli e l’ano, per poterla poi spingere sino a questo con un dito. Ripetei l’operazione sino a quando il buchetto non fu ben coperto dalla mia secrezione, e solo allora allungai il dito per entrare in quella porta del piacere.
Marco iniziò a gemere come un pazzo, e quando gli presi la cappella fra le labbra, non venne per poco, mostrando quanto gradisse quel trattamento.
Così spinta dal vederlo godere in maniera così eclatante, spinsi un altro dito nel suo buchetto, prendendo allo stesso tempo a spompinarlo per tutta l’asta.
Mi fermai un attimo, giusto il tempo per togliermi la camicetta che m’era solo d’impaccio, aiutata da lui che non vedeva l’ora che mi rimettessi all’opera.
Mi sembrava quasi di sentire il sangue scorrere nel suo pene, avvolto fra mie labbra serrate, le dita erano ormai stabilmente nel suo bel culetto, che cercavano di stimolargli la prostata per eccitarlo il più possibile.
Quando capii che stava arrivando all’orgasmo mi alzai e, dopo aver sollevato sino alla vita la gonna, gli mostrai ciò che avevo fra le gambe.
“Volevi una donna cazzuta ? Eccotela !” gli dissi col mio miglior sorriso “Ora che fai non dai neanche un bacino al mio bel bastone ?”
Marco però era ancora troppo sorpreso per potersi muovere, così avvicinai lo strap-on alle sue labbra, e lui cominciò baciarlo.
Si vedeva fin troppo chiaramente che non aveva nessuna esperienza di quel genere, era goffo e impacciato, quasi ridicolo, nonostante non gli mancasse certo l’impegno.
“Per me, come pompinaro, non faresti un soldo.” gli dissi ridacchiando “Forse &egrave meglio farti leccare qualcosa che conosci meglio.”
Mi sfilai la gonna per poi girarmi e mostrargli le mie belle chiappe, dove lui quasi si fiondò, dandosi subito un gran d’affare con la sua lingua.
Poco dopo abbassai le spalle per poterlo favorire in quel piacevole lavoro, e allungando una mano gli presi il pene, che sembrava quasi scoppiare tanto era eccitato.
“Amore ti prego continua, sto venendo.” mi disse gemendo ormai prossimo all’orgasmo.
“Allora siediti porcellino mio, non vorrai mica sprecare la tua sborra.” gli risposi spingendolo indietro col culo.
Marco si rimise in poltrona ed io m’accuccia fra le sue gambe, ma bastò prendergli il membro in mano e dare due veloci colpi di labbra, per ritrovarmi la bocca piena del suo seme.
Come al solito venne abbondantemente, ma era ciò che volevo, infatti tenni il suo seme in bocca per poi portarlo sul suo buchetto, che così lubrificai preparandolo alla fin troppo scontata penetrazione.
Gli sollevai il palo con la mano per poggiare più comodamente la punta dello strap-on sul suo ano, senza però spingerlo dentro.
“Lo vuoi sul serio ?” gli chiesi “Lo sai che ti farò un po’ male, ma &egrave la tua prima volta…”
“Si fallo ! Però fai piano.” mi rispose spingendo il culo più in alto che poteva.
Lo sodomizzai entrando in lui pian piano, e solo all’inizio lo sentii soffrire un pochino, ma non mi chiese mai di smettere.
Così, segandolo con dolcezza, feci entrare tutto il fallo in lui, poi mi fermai per fare in modo che s’abituasse alla sua presenza, e dandogli dei baci, come per ringraziarlo di avermi concesso la sua verginità posteriore.
Lo scopai con tutto l’amore che non avevo usato con quel porco di mio padre, facendo in modo che provasse il massimo piacere possibile, sperando in cuor mio che quella non fosse la sola volta in cui l’avrei inculato.
Perch&egrave Marco era il ragazzo ideale per molti aspetti, perverso ma gentile, mi permetteva di dar sfogo ad ogni mia idea di rapporto diverso dal solito, pur non scadendo mai in violenze gratuite o poco sensate.
Inoltre essere a volte il soggetto dominante mi piaceva sempre più, l’inizio con Teresa e la sua schiava era stato magari inaspettato, ma certamente appagante, come l’aver violentato mio padre con mamma.
Usando le cinghie, portai lo strap-on quasi all’altezza dell’ombelico, per potermi chinare e prendergli il pene in bocca.
“Ti piace così !” gli chiesi con lo sguardo carico di voluttà.
“Mi sembra quasi che ti sia sdoppiata tanto mi fai impazzire.”
In realtà chi non resisteva più ero proprio io, che volevo godere al par suo, così sganciai il fallo, che però gli lasciai ben dentro il buchetto e, dopo essermi alzata, m’impalai sul suo membro dandogli le spalle.
La mia passera pregna d’umori, accolse quel bastone di carne quasi risucchiandolo al suo interno, nonostante non lo avessi mai visto così grosso.
Marco cercò di tirarmi verso di lui, ma io rimasi dritta e allungai una mano verso ciò che ancora teneva nel suo retto.
Rimanendo in un equilibrio alquanto instabile, riuscii a cavalcarlo ed allo stesso tempo masturbagli il culo col fallo.
Insieme raggiungemmo l’orgasmo, per lui quasi devastante, tanto urlava forte il suo piacere.
Io semplicemente rimasi ferma, godendo anche del sentirsi ammosciare la proboscide che avevo nella fica, ma poi la voglia di nuovo sesso m’assalì e non potei che assecondarla.
Mi alzai quel tanto che bastava per far uscire il suo pene mollo da dentro di me, scivolando sul suo corpo gli misi la passera piena dei nostri orgasmi in faccia, intimandogli di pulirla per bene, dato che per me non era finita li.
Gli baciai il cazzo, lo leccai sapientemente, ma questo rimaneva mollo, come privo di vita. Sentivo la sua lingua passarmi dentro le grandi labbra, e queste gonfiarsi di piacere, ma più coccolavo il suo organo, e più questo rimaneva floscio.
Poi una luce s’accese nella mia mente.
Senta tanti preamboli gli infilai due dita nel buchetto ancora dilatato, e come per magia il pene riprese la forma che più desideravo.
A quel punto non mi rimase che afferrarlo con la mano libera, e succhialo come un’ossessa, usando tutta la mia maestria, ma soprattutto la lingua a cui sapevo era molto sensibile.
Quando finalmente fu in piena erezione, mi sdraiai sul tappeto, e gli dissi ciò che volevo.
“Marco scopami ! Fammi sentire il tuo cazzo sino alle ovaie, voglio sentirmi donna, la tua donna.”
Lui mi prese da vero maschio, spingendo dentro di me il suo randello che entrò con una sola forte spinta, facendomi arrivare quasi all’orgasmo.
Mentre mi martellava la passera afferrai lo strap-on che era finito vicino a me, e me lo portai alla bocca per leccarlo, arrapando il mio uomo ancor di più.
“Sei una fantastica donna da letto !” mi disse dopo un lungo bacio.
“No sono una vacca e tu il mio montone !” gli urlai in faccia senza alcun pudore.
Ne seguì una strana battaglia, in cui ognuno ‘vantava’ le proprie capacità in fatto di sesso duro e puro, sino a quando non lo spinsi per potermi girare e mettermi carponi.
“A me un solo cazzo non basta !” gli dissi infilandomi il fallo dello strap-on nella passera pregna d’umori “Vediamo se mi fai godere mettendomelo nel culo !”
Marco m’afferrò allora per i fianchi e mi sodomizzò con estremo ardore, facendomi si un po’ male, ma portandomi allo stesso tempo alla soglia dell’orgasmo.
“Speriamo che questo ti basti, non vorrei trovarmi cornuto.” mi disse pompando molto forte.
“Tu scopami sempre così e stai tranquillo che non ti lascio, non sai come mi fai godere quando sei il mio toro, dai ancora un po’ che sto venendo !”
Mi sentivo libera d’essere una porca almeno quanto mia madre, e godevo moltissimo perch&egrave era col mio ragazzo, al quale volevo un bene dell’anima e sapevo che questo sentimento era ricambiato.
Nonostante mi sbattesse come un fuscello, ciò succedeva perch&egrave eravamo entrambi a volerlo, il che non ci rendeva due maiali pronti a qualunque perversione, ma due persone che si amavano e che insieme voleva provare ogni via al sesso.
L’orgasmo che venne fu quasi la liberazione finale di tutti i tabù avuti in passato, lui comprese che ero giunta all’apice del piacere, e rallentò i suoi assalti al mio culetto sino a fermarsi.
“Marco continua, voglio che venga anche tu.” gli dissi un po’ stupita.
“Ma tu hai già raggiunto l’orgasmo, ora per me va bene anche una sega.” mi rispose trasudando dolcezza.
“No voglio che tu mi riempia il culo col tuo sperma, voglio che tu venga dentro di me !”
Lui riprese a incularmi sono a venire, non che ci volle molto, ma fu piacevolissimo sentire il suo orgasmo salirgli dentro sino a scoppiare per l’ultima volta.
Subito dopo crollammo sul divano, ma non per guardarci negli occhi, ma per riempirci a vicenda di baci e carezze, sino ad addormentarci abbracciati come due teneri amanti, concludendo così una giornata che difficilmente avremmo mai dimenticato.

Continua

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