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In azione

By 11 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo la notte agitata il risveglio, con sveglia alle 7 , fu allietato da una
bella doccia:
avevo volutamente dormito con il sapore della sua saliva nella mia figa e mi
era
piaciuto non lavarmi dopo quell’incontro. Ma oggi sarebbe stato diverso: nel
tempo
che mi preparavo dovevo apparire come una ragazzina che si veste per andare a
scuola, ma che ogni tanto sbircia il libro lasciato aperto o,come ho fatto io,
si porta
gli appunti nel bagno mentre,seduta nel water , si appresta a defecare o a
urinare.
Così stavo facendo io mentre mi infilavo gli slip e mi allacciavo il
reggiseno. Nel
leggere tutte le raccomandazioni scorsi una frase che diceva così: si
raccomanda
un abbigliamento piacevole da indossare ma sopratutto da vedere, così da
valorizzare
il vostro corpo alla vista del possibile sostenitore. Come dire fate vedere un
po’ di
mercanzia: e Roberta e io avevamo, modeste a parte, un bel seno e un bel
culone.
Leggevo queste righe mentre mi ripassavo lo smalto nelle unghie: oggi e credo
per
tutta la settimana, non ci sarebbe stato il tempo per recarsi in un istituto
di bellezza tra
quelli selezionati nel promemoria, così come si saremmo dovute accontentare
dei
nostri abiti. Ero pronta per uscire e raggiungere il bar e incontrare gli
altri: Roberta
era già lì che parlava con il capo. Entrata li raggiunsi e mi sedetti al
tavolo.Dopo aver
ordinato il capo ci disse: Passata bene la notte? Qualche ripensamento o
altro?
Io: “per me no, tutto ok. Soltanto che pensavo di voler spingere un po’ questa
prima
settimana per fidelizzare un buon numero di nominativi. Lei &egrave d’accordo? E lei
Roberta?”
Entrambi annuirono: lei disse che anche se le auto sono due, potevamo andare
con
quella sua, dato che lei era venuta in auto.
Non feci obiezioni.Avevo appena terminato di bere il mio cappuccino
chiarissimo che
lei aveva tirato fuori un bloc notes dove aveva annotato alcuni nomi e
indirizzi.
Le feci presente che c’erano degli smartphone che svolgevano quel compito
egregiamente
ma lei, capa tosta, pensava che scrivere su carta contribuiva a memorizzare
meglio il
compito da svolgere.
Il capo si congedò dandoci appuntamento a sabato e ci augurò un in culo alla
balena, che non
sapevamo se fosse riferito a qualcuna di noi oppure fosse una sua reminescenza
universitaria.
Una volta in auto Roberta fece rotta verso la zona industriale dove avevano la
loro
sede di lavoro alcuni dei nominativi da contattare:l’idea era quella di fare
tappa nel
bar della zona o nelle sue vicinanze e, armate di cellulare, cercare di avere
un incontro.
Eravamo d’accordo di presentarci insieme e di supportarci vicendevolmente:
gioco di
squadra.
Una volta parcheggiata l’auto Roberta prese il notes e cominciò a leggere i
nominativi
della zona e disse: allora Monica da chi cominciamo? Telefono io o telefoni
tu?
Io:” Dai, comincerò io e chiamerò questo tale, Maurizio M. e poi dimmi come
sono andata.
Buongiorno mi chiamo Monica P. e cerco il signor Maurizio M.”
Io: “Buongiorno signor Maurizio: senta , mi farebbe piacere se potessimo
incontrarci
perch&egrave vorrei proporle qualcosa che ,credo, possa essere di suo gradimento e
interesse.
A me, dato che sono in zona,andrebbe bene anche oggi, anche in pausa pranzo o
adesso.
Mi dica lei.”
Maurizio: Non ho molto tempo, per cui se lei viene qui in azienda…diciamo
quando c’&egrave la
pausa pranzo, alle 13 e 30, le potrò dedicare mezzora o poco più…:ma sia
puntuale, perch&egrave
senno mi sposto perch&egrave poi devo uscire per questioni mie. Allora ci vediamo
più tardi.
Io: la ringrazio , a dopo.
Roberta mi guardò e disse: “Però! Brava Monica, davvero brava.”
Io: Solo un po’ di fortuna. Adesso che abbiamo il primo, il secondo
appuntamento dobbiamo
collocarlo o adesso o dopo. Dimmi chi &egrave il prossimo.
Lei: C’&egrave questo tale, Nicola D.: dai provo io adesso. Buongiorno mi chiamo
Roberta M. potrei parlare
con il dottor Nicola D.? Dottor Nicola? Buongiorno, sono Roberta V., la
disturbo perch&egrave vorrei avere
un appuntamento con lei. Si tratta di una cosa che vorrei proporle, conoscere
il suo parere e avrei
bisogno di una decina di minuti del suo tempo per illustrarle la mia proposta.
Nicola: “Non ho molto tempo e potrei non essere interessato. Se si tratta di
acquistare poi…”
Roberta: “Senta, sono in zona, qui al bar vicino al suo capannone.Posso
avvicinarmi ora se vuole
e può ricevermi: che ne dice? Vengo da lei, ora?”
Nicola , a malincuore, acconsentì. Roberta era felice come una pasqua.
Ci guardammo sorridenti, poi ognuna di noi aprì la propria trousse per
ritoccare il trucco ed essere più presentabili.
Io: Quanti anni ha questo dottor Nicola D.? E che cosa fa?
Roberta: Dovrebbe essere, se non sbaglio, del 57, e ha una società di
trasporti
logistica e depositi. ha una trentina di persone alle sue dipendenze: non se
la
passa male.
Io: Credi che possa aver bisogno di noi oppure non?
Roberta , passandosi il rossetto sulle labbra disse: Forse non ti &egrave chiaro
Monica
che tutti hanno bisogno di noi o di altri:da soli non durano o vengono
ridimensionati.
Uno come lui si troverebbe con uno o due camion e qualche furgone a
distribuire
pacchi, invece se accetta mantiene quello che ha e lo può incrementare, perch&egrave
gli daremo una mano e lui la darà a noi. Capito?
Io: Si ma pensavo che qualcuno potrebbe credersi tanto forte da snobbarci.
Roberta: Vedrai che non sarà così.E ora andiamo, mettiamoci alla prova!
Dopo neanche un km eravamo giunte a destinazione: superato un cancello
c’era un grande spiazzo dove trovò parcheggio la nostra piccola vettura.
Scese, ci dirigemmo verso una vetrata che pareva essere l’ingresso degli
uffici. Aprii la porta che si richiuse alla spalle di Roberta. L’ingresso era
ampio e luminoso e dietro un bancone reception vi era un giovane che ci
interrogò sul motivo della visita., pensando fossimo delle clienti
interessate
a una spedizione.
Roberta: Mi chiamo Roberta V. e dovrei vedere il dott. Nicola. Mi aspetta, ho
un appuntamento.
Lui: Ora lo avverto che &egrave arrivata e se può riceverla.
Il giovane uso un citofono interno, borbottò qualcosa e dopo ci invitò a
prendere
l’ascensore che ci avrebbe portato direttamente nel suo ufficio. Era un
ascensore speciale
che evidentemente solo se programmato da chi di dovere permetteva l’accesso
diretto ad alcuni piani, tra cui quello del dott. Nicola D.
Le porte dell’ascensore si aprirono su un ufficio davvero splendido, e io di
arredamento
ne so qualcosa e credo, presunzione, di saper valutare: non tanto per il lusso
ma per
il gusto e la qualità che doveva avere chi aveva scelto i pezzi, gli arredi.
Non tanto per i
wow che lì non erano da esclamare, ma proprio per ciò che trasmetteva tutto
l’insieme.
Ritornata con la mente al presente il Dott. Nicola,che ora chiamerò soltanto
N. si alzò
dalla sua poltrona e venne verso di noi e disse: aspettavo una persona e ne
vedo due
ma sono due splendide donne, e mi fa piacere…prego accomodiamoci nei divani.
E’
meno formale ma più comodo, almeno per me.
Ringraziammo e ,una volta sedute, Roberta esordì così: Come le ho detto per
telefono,
come le ho accennato , Monica e io, stiamo cercando delle persone,
imprenditori e
liberi professionisti, che condividano le idee e le proposte politiche che il
partito del
Dott. Giovanni, che forse conoscerà per essersi candidato nelle precedenti
elezioni,
sta promuovendo. L’idea &egrave appunto quella di creare un gruppo,non ampio, di
individui
che possano agire sul territorio locale e non solo, per promuovere le idee ma
sopratutto
per dare lustro e lavoro e quindi denaro alla zona di riferimento, cio&egrave quella
dove anche
lei dott. N. lavora e vive.
Mentre faceva questo discorso ,Roberta si era volutamente disposta in modo
tale da
far venir fuori q.b. il suo generoso seno, così da catalizzare l’attenzione
del dott. N., invece
io avevo accavallato le gambe e con un braccio sostenevo, anch’io il mio bel
davanzale
cercando di far vedere che avevo carne .
N.: In se la cosa &egrave interessante. Per approfondire la questione con chi dovrei
parlare?
Io: Siamo autorizzate a rispondere alle sue domande ed entrambe siamo
referenti per
il dott. Giovanni e il suo gruppo.
Roberta per evitare che lui pensasse troppo, si sporse ancora di più in avanti
e gli disse:
Ovviamente ci aspettiamo una donazione in denaro, cosa per cui riceverà una
regolare
ricevuta, oltre a questo il suo nome e quello della sua azienda verrà inserito
nel circuito
dei contatti del gruppo stesso, a meno che non voglia restare anonimo.
Logicamente ci
aspettiamo il suo sostegno in campagna elettorale e la segnalazioni di
nominativi che,
secondo il suo parere, possono essere interessati e interessanti. Se poi
questi sono
già presenti nel nostro database, non ha importanza, ma apprezziamo ogni
aiuto.
N. sembrava alle corde, non sapeva se accettare o meno, valutava i pro e i
contro: nel
dubbio intervenni io e per smuovere le acque sparai una prima bordata per
valutare e
far valutare gli effetti delle nostre parole.
Io: Possiamo se vuole proseguire il discorso questa sera a cena, se lei non ha
impegni!
Roberta, per evitare che accampasse scuse, lo incalzò con queste parole:
Oppure
preferisce domani mattina a colazione ?
Ormai era in trappola, perch&egrave le nostre frasi suonavano come se avesse detto
di sì. E
infatti lui disse: Ok , facciamo per domani mattina a colazione al Blue Bar, &egrave
di un mio
amico ed &egrave un posto tranquillo.Vi accompagno all’ascensore…A domani.
In ascensore non parlammo, essendo anche noi sorprese, incredule .
Una volta in auto Roberta fece tappa sempre nella zona bar della Z.I. e
fermata l’auto
sul piazzale mi disse:
Beh Monica, che ne pensi?
Io: Penso che sia andata bene. Considera che non volevo intralciarti, pensavo
di aver dato
una mano.
E avvicnandosi a me mi baciò sulle labbra.Mi sorprese poi con le sue parole:
Hai fatto bene,
anzi benissimo. Del resto non abbiamo mai lavorato insieme e ora sappiamo e
sapremo
sempre d ipù l’una dell’altra.
Io: Certo Roberta, dobbiamo imparare a conoscerci meglio e ti ringrazio per il
bacio. Spero
che non sia l’unico e l’ultimo che ci scambieremo durante questo lavoro e il
tempo in cui
passeremo insieme .
Roberta: Abbiamo ancora due ore buche ,in pratica. Che facciamo?
Io: Ci possiamo conoscere meglio. Tu sai un sacco di cose su di me, vero
cocca? Invece
di te so poco. Dai parlami di te, senza pudore e senza nascondere niente o
quasi. Qualche
segreto &egrave sempre concesso.
Roberta: E che vuoi sapere. Dai scendiamo e facciamo due passi, di là c’&egrave pure
ombra e staremo
meglio.
E continuò: Come sai o puoi immaginare viaggio sulla quarantina, sono single
nel senso che lo
sono da poco più di due anni, prima convivevo con un tale qui del posto che &egrave
sparito dall’oggi al
domani.
Io: Un po’ come il mio Marco.
Lei: Sì, ma tu eri sposata e con figli, lui ha fallito e ti ha messo un po’
nei casini.
Io: Cazzo! Sai un sacco di cose per essere una segretaria, però!
Lei:Tu corri troppo, la mia Monica.Se mi avessi lasciato il tempo di dirti
cosa facevo, non saresti
restata meravigliata. Lavoravo presso una finaziaria, gestita da quel
bellimbusto del mio ex: lui &egrave fuggito
con la cassa.Mi occupavo della parte legale, e quindi puoi immaginare
cazzeggiando nelle
banche dati…vuoi che non ti interessi sapere vita morte e miracoli di
qualche vicino o nome noto?
E così quando vengo a sapere di te,o meglio di Marco, quando la notizia &egrave
apparsa sul giornale, la
prima cosa che faccio &egrave una bella richiesta di info su di lui e di conseguenza
su di te.Ho fatto lo stesso
per un sacco di gente, e non sono l’unica: di certo il tuo capo, Mariella mi
pare, avrà fatto lo stesso
anche se non te lo ha detto . Quindi vuoi sapere altro? Cose piccanti su di
me?
Beh, ho avuto oltre al bellimbusto due storie, con ampie parentesi di
solitudine, di ditalini e
di astinenza: in questo periodo astinenza perch&egrave il lavoro, da un anno e
mezzo, mi assorbe
molto.
Io: Pensavo che con il dottor Giovanni, che tu e il capo ve la intendeste?
Lei: Non &egrave così.Lui &egrave bisex, o meglio preferisce se può gli uomini.E’ un
segreto, te lo avrebbe
detto alla prima occasione.Però scopa lo stesso se &egrave il caso.Per scelta ,fino
a ieri, non mi ha
mai fatto proposte o altro: tra i tanti figli di puttana ,e tu ne sai qualcosa
ne sono certa, lui &egrave
un signore. Come vedi ha mandato noi, anche per le signore!
Io: Sì , ho letto alcuni nomi ma non le conosco.
Lei: E’ per questo che ci ha fatto fare il giochino ieri, per vedere e per
essere pronte. Del resto
cosa credi, quel Nicola non vorrà qualcosa domani?
Io: In verità penso a quel Maurizio, che fra un’oretta ci aspetta, da sole,
nel suo studio.
Lei: Io so solo per sentito dire, per info che ho raccolto, ma penso che
questo lavoro &egrave vero
che ce lo paga il capo, ma che non sarà così facile.
Io: Non ho paura delle difficoltà. ma penso che se ci saranno ostacoli ci
dobbiamo sostenere
a vicenda.
E mi avvicinai, le presi una mano, cercai le sue labbra e la bacia con
passione. Lei ricambiò,
sentivo le nostre lingue che si cercavano.
Io: Ti sei un po’ pentita di aver accettato?Dimmi la verità Roberta, non lo
dirò al capo. Te lo chiedo
per sapere perch&egrave vedi…
Lei: Sì. Ho timore di poter essere violentata, di dover fare cose con più
persone e…
Io: Capisco ma vedi, non &egrave che ora puoi ritirarti, non so se ,anche se tu dici
che &egrave un signore il
capo ti lascerà andare via così su due piedi. E poi pensa anche questo: dove
andresti? Hai soldi?
Lei: Sì ,ma Monica ho paura.
Io: Senti facciamo così: se capita, perch&egrave capiterà, prendo io l’inziativa e
faccio la prima mossa. E’
possibile che scopino me, per prima e ti lascino stare, si dimentichino che
tu ci sei. Ok?
Lei: Senti, volevo dirti anche un’altra cosa, &egrave un piacere che vorrei
chiederti.Vorrei che stessimo
insieme a dormire, insomma vorrei che vivessimo insieme, se ti va.

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