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Racconti sull'Autoerotismo

Sabato Sola

By 16 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

L’estate &egrave la stagione più attesa dell’anno, ma senza i giusti stimoli può diventare un vero e proprio tormento. Tempo fa ne stavo vivendo una delle più noiose in assoluto. Senza fidanzato e con tutti gli amici fuggiti dalla città ero rimasta quasi totalmente sola. Finalmente arrivò un sabato che sembrava promettere bene: una mia amica era riuscita a radunare qualche ragazzo col quale uscire e mi sarebbe passata a prendere verso le dieci. Impiegai quasi due ore nella preparazione per la serata, d’altronde si sa che una ragazza ha bisogno di tempo per eseguire alcune operazioni, tra le quali la più lunga e complessa &egrave senza dubbio la scelta del vestiario, inoltre, questa volta, si era aggiunto un elemento di complessità che molto spesso &egrave assente: avrei conosciuto ragazzi nuovi. Completamente nuda davanti l’armadio pensavo proprio a questo e mi chiedevo se fosse il caso di incontrarli la prima volta con un look più castigato, magari un jeans e una maglietta accollata, oppure se sarebbe stato meglio iniziare subito molto aggressiva e mettere in mostra tutte le mie grazie. Scelsi, ovviamente, la seconda via. Presi un tanga bianco dal fornitissimo cassetto della biancheria intima, una gonna bianca a pieghe in cotone dall’armadio sovrastante e una magliettina nera da allacciare dietro il collo e da portare rigorosamente senza reggiseno. Stavo andando a truccarmi quando gli squilli del telefono mi risvegliarono dai miei sogni di conquista. Era la mia amica che mi informava che suo padre si era rotto il piede facendosi cascare addosso il televisore e che stavano correndo in ospedale. Dopo qualche secondo di apprensione per il padre della mia amica, rivolsi su me stessa il dispiacere realizzando che sarei stata costretta ad un’altra serata sola in casa, senza nemmeno la compagnia dei miei genitori che erano partiti per il fine settimana.
Iniziai a vagare per casa senza meta disperandomi per la sfortuna che mi perseguitava; mi soffermai per un po’ davanti ad un grande specchio a figura intera e mi vidi veramente bella, pensai che quella sera nessuno sarebbe stato capace di resistermi e che invece poteva guardarmi soltanto lo specchio. Avevo bisogno di sesso, era ormai da un bel po’ che non ne facevo e ne sentivo proprio il bisogno. Slacciai il fiocco che qualche minuto prima avevo sistemato dietro il collo; senza questo sostegno la maglietta si piegò su se stessa lasciandomi i seni scoperti. Mi accostai di fianco allo specchio e una mano iniziò spontaneamente a vagare sul mio petto disegnandone tutti i contorni. Mi guardai negli occhi attraverso lo specchio e, non so perché lo feci, poggiai le labbra sul vetro in un bacio che la mia immagine ricambiò. Presi una poltrona dal salotto e la misi quasi attaccata allo specchio, mi sedetti e iniziai ad osservarmi. Continuavo a guardarmi dritta negli occhi e sentivo di desiderarmi, sussurrai: ‘E adesso che vuoi fare?’. Avrei voluto oltrepassare lo specchio e rendere reale quel bacio scambiato qualche istante prima, accarezzare le cosce che quella gonna un po’ troppo corta mi lasciava quasi totalmente scoperte, avrei voluto farla mia. Questi pensieri mi eccitavano terribilmente. Mi liberai definitivamente della maglietta e posai una mano sull’inguine per sentire il calore che emanava. Iniziai a strofinare delicatamente la mano sulla stoffa, bastò qualche carezza per avvertire i miei umori che iniziavano ad impregnare l’indumento. Mi sfilai il tanga e lo appesi al bracciolo della poltrona. Allargai le gambe e tirai un po’ su la gonna, intanto guardavo nello specchio le mie umide intimità e mi mordevo il labbro dal desiderio. Iniziai ad accarezzare il clitoride con l’indice della mano destra; lo premevo, lo stuzzicavo, lo spingevo e lo agitavo. Sentivo l’eccitazione crescere sempre di più, sentivo però di volere di più, sentivo di voler godere come non avevo mai fatto prima. Un pensiero proibito si materializzò nella mia testa, era un’estrema promessa di piacere. Mi lasciai scivolare un po’ sulla poltrona e appoggiai entrambi i piedi contro lo specchio spalancando le gambe il più possibile. Vedermi in quel modo mi fece definitivamente capire cosa volevo e come volevo godere. Mentre due dita della mano destra sprofondavano esperte nel mio sesso, la mano sinistra iniziò un lento percorso di avvicinamento ad un punto del mio corpo per me ancora sconosciuto. Il cuore mi batteva forte soltanto al pensiero di quello che stavo per fare e il respiro mi veniva meno. Mi sentivo emozionata come quella volta di tanti anni prima, quando per caso le mie mani avevano trovato il piacere tra le mie gambe. Con la punta di un dito sfiorai appena il mio buchino di dietro e un brivido mi corse lungo la schiena, era un misto di paura e desiderio. Iniziai ad accarezzarlo delicatamente; era tutto rosa e perfettamente rotondo, sentivo che quelle nuove attenzioni stavano per portarmi all’orgasmo. Ma questo non mi bastava; avevo ormai un’insaziabile voglia di scoprirmi. Portai l’indice della mano sinistra in bocca e lo leccai con cura, poi lo portai nuovamente sul mio buchino di dietro e iniziai a spingere delicatamente per penetrarmi. Mi guardavo a bocca aperta nello specchio e vedevo il dito affondare lentamente in quel buchino così stretto. Mi stavo penetrando contemporaneamente davanti e dietro, più aumentava il piacere, più velocemente muovevo le dita e più forte ansimavo. Il mio corpo sussultava e si stringeva attorno alle mie dita in un abbraccio di piacere.
L’orgasmo arrivò intensissimo e mi sembrò durare un secolo; una volta finito mi resi conto di aver urlato più e più volte. Mi guardavo il buchino di dietro che arrossato e dolorante esprimeva il suo compiacimento con piacevoli ricordi. Lo sentivo pulsare allo stesso ritmo del mio cuore, come se avessero sviluppato una nuova intesa. Lo massaggiai per un po’ per farlo riprendere dalle sue ultime fatiche, senza negarmi di percorrerne i contorni un’ultima volta.
Ormai sfinita mi misi a letto vestita per come mi trovavo e nel buio della mia stanza sorrisi pensando al nuovo gioco che avevo trovato per i momenti sola in casa.

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