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Racconti Erotici Etero

La setta

By 18 Marzo 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Prima di iniziare ‘una premessa.
Qualche tempo fa in un forum c’era un autore di questo sito, che in risposta ad un racconto vagamente erotico pubblicato da qualcun’altro, ne aveva a sua volta inserito uno (poi rimosso) ed aveva postato un link ad un altro racconto presente qui.
Ne &egrave venuta fuori una discussione in cui gli autori ed i lettori di questo sito ne uscivano descritti come una massa di pervertiti.

Una specie di Masnada Hellequin.

Beh!! ai falsi moralisti che per caso dovessero leggere vorrei dire:

– A me piace fare parte di questa Masnada.
– Non vorrei essere al posto del vostro/vostra partner.
– Non ve l’ha mica prescritto il dottore!!

E quindi’amici della Masnada’.ora che ho suscitato ire varie dei perbenisti ..’.ecco il racconto!

Il giorno in cui Alberto mi disse che faceva parte di una setta non potrò mai dimenticarlo.
Lui &egrave mio marito e come accade tra due persone che si frequentano da anni, si ha la presunzione di conoscere l’altra persona in profondità, di sapere ogni suo intimo desiderio e pensiero.
Niente poteva esser più falso.
Stavamo facendo battute sarcastiche sul sesso e lui se ne esce con :’Beh! Io faccio parte di una setta!’
‘Come una setta? Insomma, che genere di setta?’ gli chiesi palesemente sconcertata, deglutendo a fatica l’ultimo sorso di quel prelibato nettare, un Roero superiore del 2001, che mi aveva versato poco prima nel classico bicchiere da vino rosso.
Il fatto di essere seduti ad un tavolo di un tanto romantico, quanto costoso ristorante 2 stelle Michelin non mi aiutò a disfarmi di quella sensazione di disagio che si prova quando una persona ti ha mentito o tenuto nascosto qualcosa di importante per un lunghissimo periodo.

‘Ti chiedo scusa, ma non te l’ho detto perché pensavo non avresti approvato e, dalla tua reazione, vedo che ho fatto bene’
I suoi occhi verdi celavano il malcontento per essersi lasciato sfuggire quella strana rivelazione.
Riflettevo velocemente sul da farsi. Non ero tipo da scenate’ né pubbliche né private. Mi feriva solo il fatto di essere stata tenuta allo scuro di tutta quella sua parte di vita segreta.
Lo amavo moltissimo e se quella sua metà oscura faceva parte della sua vita, beh! Vuol dire che ne avrei fatto parte anch’io.
Lui era spesso via per lavoro, ma addirittura una setta! Era una di quelle cose che leggi sui giornali. Non pensi mai che possa entrare nella tua semplice e comunissima vita.

‘Dai! Dimmi di cosa si tratta?! Voglio saperlo!’

E quando uno pensa ad una setta inevitabilmente rievoca titoli di giornali: riti d’iniziazione! Plagio!. Insomma uno s’immagina un ordine rigido come la setta massonica o un piano per la conquista del mondo basato sui protocolli dei Savi di Sion.
Tutto questo non poteva essere vero, non poteva succedere proprio a me.
Possibile che dietro ad una vita tranquilla e apparentemente normale si celasse un tale segreto?

Lui mi prese la mano dolcemente, la portò alle labbra dandogli un tenerissimo bacio e disse sottovoce: ‘Ricordi che un giorno parlammo dei Kaotians?’
Ricordavo qualcosa al riguardo. Mi aveva accennato qualcosa una sera, in macchina, tornando da un viaggio di lavoro.
Ma cos’era? Aspetta sì! Ora ricordo!
‘Ma non era quella setta che seguiva come esempio quella saga semi-mediovale ambientata su un altro pianeta. Aspetta come si chiamava?’
‘Gor’
‘Di quello scrittore americano”’
‘John Norman’
‘Ah! Sì! Quella in cui le donne venivano tenute al guinzaglio e sottomesse alla volontà del loro padrone! Tu fai parte di quella setta? Ma non aveva la sede a Darlington, in Inghilterra?’
‘Beh! Io ho creato una sede qui in Italia, ma ho solo preso spunto da quella setta. In realtà ci differenziamo molto da loro.’ Disse dopo aver terminato di degustare l’ultimo boccone del suo piatto, che il menu recitava come: – Rosso d’uovo con spuma tiepida di sedano, ricci di mare e crostino di pane al tartufo nero-
Insomma lo chef non era Alain Ducasse, ma la cena era squisita oltre ogni aspettativa.

‘Cio&egrave’fammi capire. Tu hai creato una setta?!?!’
La sensazione era quella di aver sposato Hannibal Lechter!

Mi rispose solo con un cenno della testa e io davvero mi chiesi con chi diavolo avessi vissuto tutto quel tempo.
Quando facevamo l’amore di solito ero io a prendere il controllo della situazione. Ero io a condurre. Ed ora scoprivo che lui aveva una setta tutta sua dove le donne andavano in giro tenute al guinzaglio!
Il sesso con lui era dannatamente piacevole. Scoprivamo sempre nuovi giochi e ritenevo che quello fosse sufficiente per lui come lo era per me.

‘E’dimmi’ timorosa di chiedere ‘tu hai delle schiave tutte tue?’
‘No. A nessuno &egrave permesso avere delle schiave personali. Nemmeno a me che sono il Master’
‘Ma senti’senti! addirittura il Master!’

Dovevo fare a meno di quel tono sarcastico se volevo avere maggiori informazioni. Infatti lui disse: ‘Fai finta che non ti abbia detto niente. Dimentica tutto!’

‘No! Dai scusa! E’ che mi hai preso un po’ alla sprovvista! Perché non mi spieghi meglio?’
‘Non &egrave una cosa che si possa spiegare. Dovresti provarla!’
‘Ok allora’ andiamo!’
La mia reazione lo spiazzò completamente:’Come andiamo? Adesso?’ mi chiese guardandosi attorno come se qualcuno avesse potuto sentirci.
‘Sì, perché? E’ chiusa adesso? O forse non sono vestita nel modo giusto’ dissi alzandomi in piedi e facendo un giro su me stessa. Indossavo un lungo abito sbracciato, color blu notte.
Abbottonato sul davanti, era stato lasciato volontariamente aperto sino all’inguine per far risaltare le lunghe gambe mentre camminavo.
Il vestito si alzò leggermente portato in alto dalla forza centrifuga del movimento, ma non sufficientemente per scoprire il trasparente tanga nero.


Non potevo fare a meno di ammirare mia moglie ogni volta che, come adesso, trascorrevamo una serata fuori.
Sempre attenta ai particolari, si vestiva con sfrontata ma mai volgare eleganza.
Alta, longilinea e con un seno piccolo ma che mi faceva impazzire quando cercavo di prenderlo tutto in bocca.
I lunghi capelli lisci le coprivano in parte la delicata schiena nuda. Deliziosa nelle occasioni in cui mi torturava in un luogo pubblico, prendendomi la mano e guidandola in mezzo alle gambe per farmi sentire che non aveva indossato niente!
Le piaceva da morire sapermi eccitato. Lì in mezzo agli altri con il cazzo duro per lei.
Ma stasera aveva indossato il tanga.
Sentivo i pensieri delle donne sedute ai tavoli vicini: Ma chi si crede di essere!. E quelli degli uomini: Mhhh ‘.mica male lo spettacolo!.–

‘No! Sei perfetta!’ disse per niente imbarazzato da quella dimostrazione ‘Ma non so se ti piacerebbe!’
‘Beh! Se non mi piace vorrà dire che non ci verrò più! E non ti farò menate al riguardo. Giuro!’ dissi imitando con una mano il segnale di giuramento delle giovani marmotte e sedendomi nuovamente al mio posto.

Terminammo in fretta la cena e ci mettemmo in macchina. Durante il lungo tragitto nelle campagne circostanti chiesi: ‘Non vuoi dirmi cosa troverò? Giusto per non essere presa alla sprovvista?’

‘No, non posso!’anzi non voglio! E ti prego di pensarci ancora una volta. Non &egrave uno scherzo! Arrivati lì non potrai tirarti indietro. Non potrai fermare nulla. Dovrai accettare ciò che vivrai.’
Cominciavo a spaventarmi un po’. ‘Ma lui &egrave il mio caro maritino! ‘ pensai ‘non permetterà che mi succeda niente di male. Sapeva che temevo il dolore, anzi sapeva che la mia soglia del dolore &egrave così bassa che lo svenimento &egrave per me una consuetudine ed, inoltre, sapeva che non mi eccitavo nel provarlo e quindi mi avrebbe avvertita se avessi corso quel rischio.

Dopo circa un ora di viaggio svoltammo in un vialetto costeggiato da alti pioppi. Giunti alla fine del viale vidi una targa di metallo, incastonata in una delle due colonne che reggevano un pesante cancello in metallo, che annunciava a lettere cubitali in bassorilievo ‘Tenuta del Bosco Antico’
‘Non dirmi che &egrave tua?’
‘No! Almeno lo fosse!’ disse ridendo ‘&egrave di un nostro facoltoso confratello che ci permette di utilizzarla.’
‘Ahh!! Adesso sì che sono più tranquilla!!’
Mi sembrava di essere entrata in un sogno. La realtà era diventata meno tangibile, quasi che gli oggetti che mi circondavano fossero meno reali, perdendo completamente della loro consistenza. Una sensazione nota’.che mi ricordava la volta in cui avevo avuto uno spiacevole incontro con la salvia divinorum.

Scese a suonare e vidi la luce del videocitofono illuminargli il volto. Due parole, il cui suono non arrivò all’interno dell’abitacolo della macchina ed il cancello automatico si aprì silenzioso davanti a noi; parcheggiammo la nostra auto accanto alle altre. Una ventina di macchine o forse più; tutte molto costose :’Poverini!’ pensai.
La grande casa, di architettura tipicamente ottocentesca, appariva quasi completamente buia, tranne che per l’entrata, immersa in una calda luce dorata e qualche filo di luce che passava da quelle che dovevano essere pesanti tende alle finestre.
Salimmo gli scalini che ci portarono all’entrata. Ancora un campanello. Ancora un videocitofono. I controlli erano davvero serrati.
Sembrava più l’entrata di un teatro di lusso che di una casa. Colonne di marmo rosa e specchi antichi.
Il pavimento era coperto da una morbidissima ed eccessivamente pelosa moquette blu, cosicché i tacchi affondavano silenziosi in quello strano pavimento.
Ci dirigemmo alla nostra destra dove una ragazza dietro un bancone che poteva sembrare un guardaroba ci sorrise e , rivolta a mio marito, disse: ‘Benvenuto Master’, chinando leggermente la testa in segno di sottomissione.

L’espressione di Alberto mutò repentinamente e mi sorpresi a vederlo in una luce del tutto nuova.
I suoi occhi erano carichi di sensualità. La sensualità tipica di chi ha potere.
Il suo portamento divenne altezzoso e distaccato.
Mi era piaciuto sin dal primo momento in cui l’avevo visto. Un incontro al buio, in un bar di paese, nato da un lungo scambio di mail. I morbidi ricci scuri erano diventati più brizzolati con il passare del tempo, rendendo il suo viso ancora più interessante. Alto e naturalmente atletico non aveva bisogno di molto sport per mantenersi in forma.
Adoravo coccolarmi e farmi stringere da quelle forti braccia.

‘Cara, ora dobbiamo separarci. Questa bella signorina ti mostrerà dove andare’

Oddio! Non avevo previsto che ci saremmo separati. Sentivo la paura che cominciava a darmi qualche crampo allo stomaco. Ma ormai avevo deciso di andare sino in fondo e senza salutarlo mi rivolsi alla ragazza, porgendole la mano ‘Bene, piacere! Io sono ”
‘No!’ mi interruppe bruscamente ‘qui non servono i nomi!’

Giustamente, pensai : Siamo in una setta segreta! Che stupida!

‘Va bene allora! Ti seguo!’ sorridendole amabilmente e non senza nervosismo.
Lei spinse un pulsante che non emise nessun suono e mi guardò con aria gentile. Potei in quel momento apprezzare la sua bellezza diafana, una presenza quasi eterea.
Dato che non accennava a muoversi, la guardai di nuovo con aria interrogativa.
‘Non posso muovermi senza il mio maestro’ disse come se fosse la cosa più scontata del mondo.
Trascorsero pochi secondi e da una porta alle sue spalle entrò un personaggio, più alto di lei di almeno venti centimetri.
Indossava la cocolla: una specie di tunica nera, legata con una cintura alla vita e provvista di cappuccio; la stessa utilizzata da alcuni ordini monastici. Il cappuccio si poteva abbassare sino al mento e, all’occasione, coprire tutto il volto dato che aveva due fori all’altezza degli occhi.
E come per i monaci, anche in quel caso, l’impressione era quella di un boia .
L’uomo mise il collare alla bella ragazza e lei mi fece segno di seguirla.
Entrammo in una stanza debolmente illuminata da decine di candele. La stanza, completamente priva di oggetti o mobili, era vuota a parte io, la ragazza ed il boia.

Quest’ultimo arrivò silenziosamente alle mie spalle mi bendò con una fascia morbidissima, forse di seta.

La ragazza mi prese per mano e disse:’Vieni’
Assaporavo il dolce calore di quella mano così delicata e sottile. Temevo che stringendo maggiormente avrei potuto romperla. Mi chiesi cosa ci faceva una creatura così delicata in quel posto.
I miei passi erano insicuri e mentre mi lasciavo condurre verso la mia ignota destinazione, m’immaginavo stanze con pentagrammi disegnati sui pavimenti e sangue di vergini che scorreva copioso su enormi cazzi duri.
Oltrepassammo una porta e lei mi disse: ‘Il mio maestro ha trovato un uomo che ha accettato di essere il tuo maestro’
‘Uhau che onore!!’ pensai ‘Certo che qui prendono il tutto molto seriamente!’
In quel momento sentii che mi veniva stretto qualcosa intorno al collo e la ragazza mi disse: ‘E’ necessario. Ma non ti preoccupare, &egrave largo. Non fa male’

Cazzo! Mi aveva messo il collare. Potevo sentire il peso della catena.

La stanza doveva essere completamente isolata acusticamente perché non sentivo nessun rumore. A causa della soffice moquette non potevo sentire se i miei due accompagnatori erano accanto a me o se si fossero silenziosamente allontanati.
Me ne stavo lì, in mezzo (credo) a quella stanza, senza poter vedere o sentire niente e con un collare al collo. Insomma mi sentivo una perfetta idiota!
Sentii il tintinnio della catena un secondo prima di avvertire lo strattone che mi fece perdere l’equilibrio.
‘Ehiiii! Che modi!!!’
Quando ripresi l’equilibrio sentii un leggero respiro umido accanto al mio orecchio: ‘Shhh! Non ti &egrave premesso parlare se non espressamente richiesto!’
La voce era maschile, volutamente e forzatamente profonda. Le parole scandite piano e senza accento. Non era di certo mio marito.

Con un altro strattone mi convinse a seguirlo.
Lo seguii docilmente sino a che si fermò e mi tolse la benda.
Aprendo gli occhi mi accorsi che non ci vedevo comunque: ‘Ma cosa significa?’ pensai.
Cercai di abituare gli occhi al buio per riconoscere qualche ombra, per avere dei punti di riferimento.
Niente da fare. Il buio completo.
Sentivo però che non ero sola in quella stanza. Sentivo dei deboli respiri e la presenza di una o più persona.

La loro presenza era tangibile.
Eppure non emettevano il minimo rumore. Solo respiri soffusi.
Poi qualcosa mi toccò una gamba ed io mi scostai istintivamente per paura.
Il mio cuore batteva forte dentro il leggero vestito estivo. La sensazione che provavo era un misto tra paura, eccitamento, curiosità e rabbia.
Dopo alcuni istanti sentii una mano accarezzarmi una caviglia e poi un’altra mano che risaliva sulla la coscia fasciata dal collant.
Ero paralizzata. Di chi erano quelle mani?. Sembravano abbastanza grosse e quindi erano un certamente di un uomo.
Potevo intuire che era inginocchiato dietro di me.
Mi toccava le gambe con molta calma, senza fretta salendo e scendendo lentamente.
Sentivo che quei gesti gli davano piacere, giacché cercava di assaporare ogni centimetro della mia pelle.
Le mani alternavano una carezza delicata ad una presa forte.
Mi piaceva quel tocco sicuro. Ed il fatto di non poter vedere chi mi stava toccando cominciava ad eccitarmi. Conoscevo le mani di Alberto e di certo non erano le sue.
Mentre quelle due mani mi accarezzavano, una terza mano mi afferrò un seno e me lo strizzò con forza.

Sapendo di non essere alla presenza di Vishnu, il dio Indù a quattro braccia, capii che gli uomini dovevano essere almeno due.
Lasciato il mio seno, le mani dell’uomo di fronte a me si mossero sicure slacciando uno a uno tutti i bottoni del vestito.
Lo sollevò oltre alle spalle e lo fece ricadere ai miei piedi.
Per la cena elegante avevo indossato calze autoreggenti, tanga e reggiseno neri.
L’uomo dietro di me mi strappò con forza il tanga. Merda! Pensai, 30 euro buttati via! (Noi donne ed il pragmatismo) e mi tolse il reggiseno.

Poi le mani aumentarono. Mi trovai coperta di carezze e palpeggiamenti vari. Sentivo mani che stringevano ora i capezzoli ora tutto il seno.
Sentivo mani sulla pancia, sul sedere. Ma quanti erano???
Potevo sentire la ruvida carezza di una mano ed il calore umido di un’altra andare in cerca del mio culo e dei miei capezzoli. Mi accarezzavano la schiena e la pancia.
Le mani mi fecero allargare le gambe e vi si infilarono in mezzo andando a cercare la mia figa.
Passavano lungo il solco tra le natiche e si soffermavano a turno sul buco del mio culo e della mia figa.
Mi ero completamente depilata quel pomeriggio stesso, pregustando il luccichio di lussuria negli occhi di mio marito ogni volta che ripetevo quel delizioso rituale.
Cominciai ad assaporare il gusto piacevole di quelle carezze.
C’erano quanti? 3, 4 o 5 uomini sconosciuti che mi stavano toccando ovunque.
L’isolamento sensoriale a cui erano costrette la mia vista ed il mio udito stava accentuando notevolmente il senso del tatto.
Non li vedevo, non li udivo, ma quelle mani sconosciute sul mio corpo mi davano un piacere del tutto nascosto ed inatteso. Il piacere che puoi provare ad essere toccata da qualcuno che non puoi vedere, che non consoci. Come erano? Magri e prestanti o grassi e pelati? Vecchi o giovani? Il pensiero mi provocava disgusto ed eccitamento.
Sentivo il crampo allo stomaco che cresceva. Avevo paura, ma il clitoride cominciò pulsare quasi ad avvisarmi che, nonostante la situazione assurda, il mio corpo reagiva con un’eccitazione non programmata.
Non si soffermavano in nessun punto e cominciai a desiderare che una di quelle mani mi massaggiasse il clitoride che era diventato duro e fremeva in attesa di essere accarezzato.
Desideravo che una di quelle dita entrasse nella mia figa che si stava aprendo e bagnando in attesa di essere violata.
E infatti, quasi a leggermi nel pensiero, percepii un dito che si faceva largo dentro la mia figa, aprendola dolcemente al suo passaggio, centimetro dopo centimetro.
Lo tirò fuori e rientrò con due dita questa volta.
Cominciò a muoverle dentro e fuori, rigirandole e provocandomi un piacere intenso.
Cominciai a sospirare e trattenere il respiro quasi che, in quel modo, potessi catturare maggiore piacere.
Tirò fuori le due dita e le sentii pochi attimi dopo sulle mie labbra. Mi fece aprire la bocca e le mise dentro. Sentivo il mio sapore ed un vago sapore di sapone proveniente dalla sua mano.
‘Sei stata brava sino ad ora’ La voce arrivava da un punto imprecisato di fronte a me e non era la stessa udita prima ‘se vuoi puoi parlare ora’.

Mi accorsi che non avevo molto da dire, rapita com’ero da quella situazione.

Le mani sulle tette stringevano ed accarezzavano. Sentivo mani sulle gambe e sul sedere ed un dito che si appoggiava sul buco del mio culo in attesa di entrare.

Cominciai a mugolare di piacere; il respiro divenne sempre più superficiale.
Mi piaceva. E più del tocco di quelle mani mi gustavo quella situazione. In balia di non so chi. Senza preoccuparmi di nulla se non cercare di accentuare maggiormente quel piacere inatteso.
L’eccitazione era soprattutto mentale. Era la situazione nuova che stavo vivendo.
Era il sentirmi preda anziché cacciatrice.
Sentii allora la morbidezza di una bocca sul mio clitoride. Era bastato quello.
Le gambe ebbero un lieve sussulto e sentii che i muscoli si tendevano, preannunciano l’arrivo di un dolce orgasmo.
Non mi piaceva venire in quella posizione perché i miei orgasmi sono forti, assoluti e avrei fatto fatica a reggermi in piedi.
Una sensazione al limite dello svenimento.
‘Oh! Siii!’ dissi, lasciandomi andare completamente.

All’istante tutte le mani si allontanarono.
‘Non ti &egrave permesso di godere, troia!’ sussurrò piano la voce che avevo sentito un attimo prima ‘Il tuo godimento &egrave un dono che ti verrà dato solo se dimostrerai di potertelo meritare’

‘Perché?’ chiesi disperata per essere arrivata a pochi istanti dall’orgasmo ed essere stata interrotta tanto crudelmente. Il desiderio insoddisfatto mi fece nascere un moto di rabbia. Non era giusto, accidenti!
Non feci in tempo a terminare il pensiero che la catena del collare venne strattonata ‘Non fare la stupida! Qui tu sei nostra e siamo noi a decidere per te. Se disubbidisci proverai dolore, &egrave una promessa!’ Questa volta nella sua voce c’era una minaccia che non poteva sfuggirmi.

Tirando in basso il guinzaglio con forza mi intimò: ‘Sdraiati!’

Mi sdraiai per terra, su quella morbida e folta moquette che mi solleticava terribilmente la schiena e le gambe.
Percepii un Click! E subito venni investita da una luce forte, o almeno così mi sembrò dopo tutto quel tempo trascorso al buio.
Il cono di luce mi circondava completamente, creando l’effetto di una gabbia invisibile.
Riuscivo ad intravedere intorno a quel cerchio le ombre di varie persone, tutte vestite di nero e tutte incappucciate. Dato che le donne erano tutte tenute al guinzaglio’quelli erano tutti uomini!

Quello che ormai avevo capito doveva esser il mio maestro mi disse: ‘Toccati!’

-Come sarebbe toccati!- pensai.

‘Hai capito quello che ti ho ordinato! Devi toccarti! Vogliamo vederti mentre ti masturbi’

Quegli ordini perentori e la vergogna che provavo a toccarmi di fronte a tutti quegli sconosciuti mi fecero ribollire il sangue. Non riuscivo a muovermi. Nessuno mi aveva mai trattata così! Non ero abituata a ordini perentori ed una parte di me si ribellava.
– E se non lo faccio ‘ pensai ‘ che fai?? Brutto stronzo!-

‘Se non lo farai proverai dolore! Molto dolore!’ disse il mio maestro

Cazzo! Lo associavo già al suo ruolo!

-Cos’&egrave? leggete anche nel pensiero!- pensai stizzita.
Non sapendo se avrebbe messo in pratica la minaccia e con la paura di sentire dolore, comincia a toccarmi con entrambe le mani prima le tette e poi i capezzoli, diventati durissimi. Era una pratica inusuale per me e mi sentivo idiota. Le mani si muovevano lentamente, accarezzando il mio corpo con fare indeciso, quasi a voler imitare un film porno di scarsa qualità. Mi accarezzai il ventre piatto e arrivai sino al monte di venere. Lo oltrepassai e portai una mano sul clitoride.
Non ero abituata a toccarmi e masturbarmi in quel modo.

‘Apri le gambe!’
Nessuno parlava oltre a lui. Nessun rumore! Solo decine occhi che mi scrutavano da vicino.
Li potevo sentire quegli occhi, sul mio corpo, brucianti come il sole d’Agosto sulla pelle bianca.

Obbedii e apri le gambe.
‘Di più!’
Le divaricai sino al massimo. La mia mano strofinava il clitoride che era ancora duro. L’altra strizzava delicatamente un capezzolo.
Cosa stava pensando in quel momento mio marito, a vedere sua moglie con le gambe aperte davanti a quegli sconosciuti che probabilmente avevano già tirato fuori il loro uccello e si stavano lentamente masturbando davanti a quello spettacolo.
La vergogna provata un momento prima scomparve dietro un onda di piacere.

Misi un dito dentro e poi due, facendoli entrare ed uscire, conscia del fatto che tutti mi stavano guardando.

Inarcai la schiena per facilitare l’entrata delle dita. Ero bagnatissima e mi piaceva sentire che la mia eccitazione produceva su quegli sconosciuti sensazioni di piacere e innescava ogni tipo di fantasia nelle loro menti.

‘Basta!!’ mi ordinò sempre la solita voce.
Rimasi ferma con le dita ancora nella figa, senza nessuna voglia di toglierle.
Avevo voglia di godere. Non ne potevo più di essere interrotta. Volevo semplicemente venire!
Era una tortura indicibile.

Non accenni a muovermi, pensando ‘Brutto figlio di puttana! Non sono tua!’

Mi strattonò il guinzaglio, facendomi male ed io le tolsi a malincuore.

Improvvisamente sentii il rumore di varie catene e vidi che, gattonando, si avvicinavano a me due donne saldamente legata con il collare.
Come diavolo avevano fatto sino ad ora a rimanere così immobili da impedire il minimo movimento delle catene!
Non erano completamente nude, una indossava delle autoreggenti ed un reggiseno a balconcino nero e l’altra solo un tanga. Nessuna delle due indossava il cappuccio. Quest’ultimo doveva essere un privilegio riservato solo agli uomini. Le donne non avevano la possibilità di nascondere il loro volto. La vergogna doveva essere combattuta in altro modo.
O forse non doveva essere combattuta affatto.
Quell’ingiustizia mi fece arrabbiare, ma non era il primo dei miei pensieri.
Non ho mai avuto tendenze lesbiche, ma sapendo cosa avrebbero fatto quelle donne al mio corpo, mi ritrovai ad immaginare le loro delicate mani e le loro lingue ovunque.
Erano disposte simmetricamente ai lati del mio corpo.
Le catene venivano tenuta della lunghezza giusta per poter arrivare a me e sempre in tensione come se fossero pronte ad essere strattonata indietro in caso di necessità.
Come immaginato, le due donne , una castana dai capelli lunghi, ed una mora si avventarono sul mio corpo accarezzandolo con delicatezza.
Chiusi gli occhi per lasciare che il senso del tatto venisse stimolato maggiormente.
Sentii una lingua passare dolcemente sulle mie labbra e un’altra leccarmi un capezzolo. Il loro tocco leggero mi diede i brividi.
Dimenticai completamente dov’ero e gli uomini che stavano al di fuori del cerchio di luce furono inghiottiti dal buio della stanza.
Il mio corpo era stimolato di continuo da mani e bocche delicate. Una sensazione così piacevole che quasi mi pentii di non averla mai cercata prima.
Sollevai il bacino alla ricerca di piacere. Volevo disperatamente sentire una di quelle bocche succhiare avidamente il mio clitoride, ormai torturato dall’assenza di piacere.
Ma nessuna di loro si avvicinò alla mia figa. Si limitavano a leccare, baciare ed accarezzare tutto il mio corpo, lasciando volutamente fuori da quel perfido gioco proprio la zona che urlava per essere toccata.
Mossi una mano verso la mia figa per poter appagare quel desiderio doloroso.
Le catene vennero tirate quasi contemporaneamente e le due donne si fermarono all’unisono.

‘Uffa! Che palle questi! mi sono proprio stufata di questo giochino’ pensai rabbiosa.
Feci per alzarmi.
Due donne mi presero le braccia e le tennero aperte ai lati del corpo; altre due donne entrarono nel cerchio di luce e fecero lo stesso con le mie gambe.
Dall’alto la mia figura doveva somigliare alla celebre raffigurazione dell’uomo di Vitruvio di Leonardo Da Vinci.
Le mie gambe così divaricate dovevano dare spettacolo ai presenti. La figa così aperta e bagnata doveva risultare lucida ed invitante.
Ero immobilizzata ed il tempo sembrava avesse preso una nuova consistenza. I secondi divennero minuti e tutto sembrava stranamente fuori da ogni contesto temporale.
Ancora una volta mi trovai a pensare che da un momento all’altro mi sarei risvegliata, mi sarei girata verso mio marito ed abbracciandolo avrei detto qualcosa del tipo:’Tesoro ho fatto un sogno stranissimo dove tu avevi creato una setta! Pensa che assurdità!!’

Ok’adesso vi rompo le scatole ed interrompo il ritmo del racconto.

Rendiamo il racconto interattivo. Dato che le storie erano due:
Per un finale vagamente saffico premete – A
Per un finale etero premete ‘ B
Se siete indecisi leggeteli entrambe

A – Di fronte a me apparve un angelo. Una donna alta. Completamente nuda, con i soffici capelli rossi che le ricadevano sulle spalle, a fare da cornice ad un perfetto viso tondo e degli occhi verdi da gatta.
La catena seguiva in tensione il suo collare, ma non potevo vedere la mano che ne stringeva l’estremità.
Si accucciò tra le mie gambe tenute aperte dalle altre donne, mi sorrise e si chinò sino a raggiungere il mio clitoride. Non ci furono altre carezze o baci. Si diresse direttamente verso la mia figa ed raggiunse immediatamente il mio clitoride.
Quando lo prese in bocca, emisi un gemito di sollievo e dissi: ‘Si! Ti prego!’
Avevo tanto desiderato quel momento che non mi importava se fosse una donna o un uomo. Desideravo solo il tocco di una bocca a placare quel desiderio.

E lei lo prese in bocca tutto, delicatamente. Lo leccava e lo teneva in bocca succhiandolo e provocandomi sensazioni intense e mai provate.
Adesso capivo.
Tutto quel tempo trascorso a desiderare quel momento! Tutto quel fermarmi al momento cruciale.
Era tutto pilotato per rendere l’aspettativa del piacere più forte, per accrescere le sensazioni.
Lei era davvero attenta a stuzzicarmi con sapiente maestria. Leccava tutto intorno al clitoride, facendo attenzione a non toccarlo; mi faceva desiderare la sua bocca e poi lo succhiava con un piacere intenso.

L’uomo che la teneva al guinzaglio, il suo master, entrò nel fascio di luce e lei si mise in ginocchio. Le legò alla vita una specie di slip di pelle dal quale spuntava un cazzo di cuio nero.

‘Oddio! Non mi vorrai scopare con quel coso!’ dissi spaventata all’idea.
Rabbrividii al solo pensiero.
Mi sembrava una cosa del tutto innaturale e fuori dal mondo.
Lui finì di allacciarle quell’arnese e le diede un lieve bacio sulle labbra. Lei contraccambiò con uno sguardo offeso o irritato.
La donna mi guardò con aria di sfida e lussuria e poi si distese sopra di me.
Sentivo le sue tette contro le mie ed il suo collare mi feriva il collo.
La sua pelle calda sulla mia. La pelle delicata di un’altra donna.
La sensazione del suo seno premuto sul mio era qualcosa di indescrivibile.
Mise le labbra sopra le mie ed io scostai il viso. Non volevo baciarla.

Mi sorrise perfidamente mentre sentivo che la sua mano stava guidando quel cazzo di cuoio verso l’entrata della mia figa.

Chiusi gli occhi e dissi: ‘No! Non farlo! Non voglio!’

Invece lei mi aprì le grandi labbra e lo fece entrare piano, molto piano. Era duro e non si adattava alle pareti della mia figa come un cazzo vero.
Mi penetrò così, sino in fondo, sino a farmi male ed io cercai di ritrarmi un po’.
Non poteva sentire quando toccava il fondo e quindi non sapeva quando mi procurava dolore.
Cercai ancora di indietreggiare con il bacino, ma le donne ai miei lati mi tenevano saldamente.

Lei allora cominciò a scoparmi con quel cazzo di cuoio nero. Alzava ed abbassava il bacino come avrebbe fatto un uomo ed io sentivo il suo corpo caldo, sudato su di me.
Mi guardava negli occhi mentre mi scopava, rubando i miei sguardi e cercando segni di piacere.

Dimenticai dove mi trovavo e cercai di rilassarmi completamente, cogliendo ogni sensazione piacevole e cancellando i tabù e la vergogna.

Cominciai a godere di quel movimento.
Una sensazione stranissima, ma piacevole. Le sue tette che strusciavano sulle mie e intanto quello strano cazzo che entrava ed usciva. Cominciai a lasciarmi trasportare da quella nuova esperienza, godendo dei colpi inferti da quella donna sconosciuta.
Lei godeva del mio piacere.

Sentivo intanto sospiri e gemiti aumentare e il tintinnio delle catene divenne sempre più consistente.

Il suo master entrò nel fascio di luce. Era nudo, fatta eccezione per il cappuccio nero. Si teneva l’uccello con la mano e si masturbava velocemente. Alto e fisico atletico, abbronzato, senza tanti peli sul petto. Avrebbe potuto essere mio marito.

Si sdraiò sulla ragazza ed io vidi che lei lo guardò con odio.
Tirò con forza il collare verso di lui portando gli occhi della ragazza all’altezza dei suoi. Attraverso il cappuccio lei poteva vedere gli occhi del suo master e questo bastò per farle abbassare lo sguardo.

–Vedere mia moglie così, inerme, con le gambe e le braccia aperte, intrappolata in quella morsa e quella donna la scopava con forza mi dava un piacere assoluto.
Era una scena vista altre volte, ma subita da mia moglie faceva un altro effetto.
Gli uomini intorno al cerchio di luce la guardavano, la volevano.
Vedevo le loro mani scorrere veloce sui cazzi umidi e mi piaceva sentire la loro voglia.

Quella sera avevo scelto quella donna perché era lesbica ed ogni volta che tentavo di possederla mi sfidava. Il mio controllo su di lei era totale e a lei piaceva essere dominata. Il peggiore dominio per lei era proprio quello di un uomo.

Non pensavo che mia moglie si sarebbe calata così facilmente nella parte. Aveva accettato il suo master ed ora godeva di quella situazione strana a cui veniva sottoposta..
Era incredibile. Era bellissima.

Avrei voluto baciarla e dirle quanto l’amavo in quel momento. Avevo messo in gioco tutta la nostra relazione ed ancora non ero certo di quello che sarebbe accaduto dopo, al nostro ritorno a casa.

Mi girai verso una delle donne seduta a terra e senza bisogno di parlare lei si avvicinò al mio uccello e cominciò a succhiarlo. Lo bagnò completamente di saliva.
Mi posizionai sopra la donna intenta a scopare mia moglie e cercai il buco del culo con le dita. Lo inumidii e lo massaggiai per dilatarlo leggermente. Sapevo che a lei non piaceva affatto e non me ne curai minimamente. Appoggiai la cappella su quel buco che sapevo essere riservato solo a me ed entrai per qualche centimetro.
Poi ancora qualche centimetro.
Lo tolsi completamente sapendo che la dilatazione era sufficiente per far entrare il mio cazzo, ma che le avrei fatto male.
E poi glielo spinsi sino in fondo.
Avrei voluto urlarle: Prendilo tutto! Troia! Lo so che non ti piace! E per questo che te lo infilo dentro sino a farti male. E tu non puoi urlare, non puoi dire niente. Perché io sono il Master e tu sei mia. Ti piace farti leccare dalle tue troie! Ti piace sbatterti mia moglie come una qualsiasi cagna in calore.!!
Ma se lo avessi fatto mia moglie sotto di lei avrebbe scoperto la mia identità–

Quando il suo master entrò tutto dentro di lei sentii nella mia figa il contraccolpo e quel cazzo di cuoio s’infilò tutto dentro di me. Avevo voglia di urlare: Basta! E nello stesso tempo desideravo che continuasse.

Potevo vedere la scena : sopra di me quella donna che mi scopava, mentre un uomo le aveva infilato dentro il suo cazzo duro. Non potevo vedere dove glielo avesse messo, ma avevo visto dal suo sguardo che non le piaceva per niente.
Le penetrazioni presero il ritmo impartito dal suo master. Quando lui le sbatteva dentro il cazzo con forza, il colpo arrivava a me attraverso di lei.
A lei piaceva semplicemente guardarmi godere.

Quella scena mi fece impazzire di piacere. Ero così bagnata che sembrava avessi già raggiunto l’orgasmo.

I colpi si susseguirono per alcuni minuti ed io, resa immobile, privata dalla possibilità di toccare mi sentivo un animale in trappola.
Cominciai a sollevare il bacino alla ricerca di quei colpi violenti, piacevoli e dolorosi. L’uomo sopra di lei ansimava e godeva di quello strano trio.
E lei godeva a scoparmi.
Tre corpi, sudati che si muovevano allo stesso ritmo in cerca di piacere.
Cominciai a gemere e muovermi sotto di loro, per quel poco che mi era permesso.

Orami non potevo più trattenerlo. Sentivo che stavo per venire. Quella situazione assurda aveva generato un piacere così intenso che non riuscivo più a sopraffarlo. Sfidando la paura di una punizione, inarcai la schiena e mi lasciai andare a quella sensazione che mi riempì completamente, provocandomi un orgasmo intenso e mai provato prima.
Gli occhi della donna scrutavano il mio viso cercando e nutrendosi di ogni mio piacere, di ogni mio nuovo gemito. Sentivo i miei gemiti riempire la stanza.
‘Siiiiiiiiiiii. Vengo!!!’ sospirai’lasciandomi travolgere da quella sensazione, ogni volta nuova, sempre più intensa e desiderata.

Il collare si spostò dolorosamente dalla sua posizione ed io urlai di nuovo per il dolore questa volta.
Anche la donna sopra di me, sentendomi venire così, chiuse gli occhi e sospirò di piacere.

–La voce di mia moglie, trasformata dal piacere, mi sferzò all’inguine come una frustata.
Stava venendo e sentirla gemere in quel modo mi eccitò al punto che non riuscii più a trattenermi.
In quel momento sentii che anche lo strettissimo buco in cui era ancora piantato il mio cazzo si stava contraendo. Erano spasimi di piacere e capii che anche lei stava venendo. A quella duplice sensazione mi lasciai andare e venni silenziosamente, solo un gemito a segnalare il mio immenso piacere.–

– B – Nel cono di luce vidi entrare un uomo, con indosso solo il cappuccio.
L’impressione del boia non era scomparsa.
Era basso di statura e la pelle incredibilmente bianca come se non avesse mai visto la luce del sole.
La pancia piuttosto prominente e molti peli sul petto. Dall’aspetto del corpo avrei detto che non era molto giovane.
Aveva l’uccello duro, in completa erezione e si diresse deciso verso di me.
Istintivamente puntai i talloni cercando di ritrarmi.
La ragazza che mi era accanto mi bendò nuovamente ed io rimasi di nuovo al buio!

–Mia moglie era lì, distesa su quella moquette, tenuta ferma da due donne ed alla merc&egrave dello sguardo e delle fantasie di diversi uomini. Mi piaceva la sensazione che tutti la stessero guardando mentre si masturbavano o si facevano fare un pompino dalle altre donne.
Sapevo che sarebbe spettato al suo master possedere la nuova venuta, ma temevo che fosse troppo anche per lei, in quella sua prima volta.
Temevo che avrebbe incrinato il nostro rapporto maggiormente di quanto avesse fatto questa nuova scoperta.—

La voce che ormai conoscevo mi disse: ‘Adesso ti faccio lasciare, ma mi devi assicurare che non ti muoverai e non tenterai di sottrarti. Hai capito?’
Io annuì e risposi ‘Si’ cosciente del fatto che era lui ad avere il controllo della situazione e sorpresa nel constatare che non mi dispiaceva poi tanto.

Le mani lasciarono la loro presa ed io ero libera nei movimenti, ma soggiogata dalla situazione.
Aspettavo di sentire quello sconosciuto.
Un uomo che non avrei mai scopato in una situazione normale e da qui non mi sarei mai fatta toccare.
Aspettavo di sentire il peso del corpo di quell’uomo sul mio.
Ero spaventata. Era come subire una violenza non voluta, ma fantasticata.
Nel momento in cui le sue mani mi toccarono le caviglie, il mio cuore ebbe un sussulto e cominciai a tremare. Sembravano brividi di freddo, ma era la tensione accumulata a causa di quel gioco.
Tirai su la testa come se avessi potuto vedere o captare qualcosa di diverso. Non so cosa di preciso.

Le sue mani si muovevano lentamente, risalendo lungo le gambe fasciate dai collants,
fermandosi solo quando raggiunsero la striscia elasticizzata delle autoreggenti. Aspettavo di sentire il tocco di quella mano sulla mia pelle con una sensazione di eccitazione mista a ribrezzo.
Volevo fuggire. Mi ribellavo all’idea, ma allo stesso tempo volevo che mi toccasse.
Sentivo dei gemiti indistinti nella stanza.
Le mani si staccarono dalle mie gambe.
Attesi.
Cosa starà facendo?
Cercai di intuire i suoi movimenti dai rumori.
Una sensazione di calore’Mi prese in bocca un capezzolo e lo baciò delicatamente.
Cominciò a succhiarlo come un bambino affamato e la sensazione di piacere mi fece dimenticare tutto il resto.
E capii anche che mi avevano bendato affinché lui si potesse togliere il cappuccio.
Mi piaceva e dalla mia gola uscii un gemito indistinto. Mhhhhh siiiiiiiii
Lo succhiava così delicatamente e con gusto che mi fece perdere ogni contatto con la realtà.
Non m’importava più di dove fossi.
Cominciavo a godermi quel tocco senza pensare, lasciandomi trasportare dal piacere.
La sua mano stringeva l’altro seno, con forza e sentivo che appoggiava il suo cazzo duro sulla mia pancia!
Lo intrappolava tra i nostri due corpi cercando sollievo da quella dolorosa erezione. Lo sfregava avanti e indietro facendomi sentire quanto c’&egrave l’aveva duro.
Il desiderio di quella durezza cominciava a farsi sentire.
Come resistere ad un cazzo duro che ti si struscia sulla pancia!
Allargai istintivamente le gambe.
Inarcai il bacino alla ricerca di un contatto. Cercavo qualcosa, un punto su cui potermi strusciare. Il clitoride pulsava e si alzava alla ricerca di essere soddisfatto.
Sentii il collare muoversi e avvertii un’alito caldo e dal vago sapore di mentolo vicino al mio collo. La voce già conosciuta in precedenza. Mi sussurrò all’orecchio:’Sei proprio una troia! Non vedi l’ora di prenderlo, vero?’
La sua voce bassa non mi distrasse e continuai a godere nel sentire quell’uomo che mi voleva, che era in procinto di scoparmi, così davanti ad un pubblico di ignoti che ritenevano che il posto di una donna fosse legata ad un guinzaglio.
Le mani dell’uomo correvano lentamente dal mio seno, alle mie cosce, mi accarezzavano il collo e scendevano in basso sino alle gambe.
Non lo vedevo, ma sentivo le sue mani che mi sfioravano, mi accarezzavano, mi stringevano forte e mi prendevano con forza.
Sembrava affamato di donna.
L’uomo mise la mano a coppa sulla mia vagina e si fermò. Sentii che stava gustando il calore proveniente dalla mia pelle, dalla mia figa completamente depilata e poteva captare il pulsare ritmico del mio clitoride duro.
Le pareti interne della vagina si contraevano, spasimavano in attesa che qualcosa, qualsiasi cosa venisse inserita a colmare quel vuoto.
Le due dita non si fecero attendere troppo a lungo.
Appena le sentii entrare inarcai la schiena ed un gemito di piacere si propagò nella stanza come un onda.
‘Siiiiiiiiiiii’
Non potevo vedere in che posizione fosse, ma non sentivo altre parti del suo corpo che mi toccavano. Sentivo ora solo le dita che entravano ed uscivano dalla mia figa sempre più bagnata. Le dita sempre più scivolose.

Le tolse, facendole poi scorrere lentamente sulla mia pancia. Il ventre si contrasse a quel contatto ed immaginai la scia lucida dei miei umori tracciata dalle sue dita.

Sentii che le dita si staccavano dal mio corpo.
Rimasi in attesa.
Aspettavo di essere toccata ancora.
Il buio forzato era esasperante. Sentii qualcuno accanto che sospirava forte. Il rumore delle catene che si muovevano era divenuto più distino ora. Il respiro si fece affannoso. Sempre più forte. Sentivo dei gemiti. Era un uomo. Stava godendo.
Sentii la tensione che pervadeva l’aria prima di un orgasmo. Trattenne il respiro subito prima urlare: Oh siiiii!!! Vengoooooo!!

Sentire che qualcuno lì accanto era venuto, i sospiri e quelle parole mi eccitarono maggiormente. Ma mi sembrava di essere rimasta sola, abbandonata alla mia eccitazione e questo mi fece arrabbiare.
Era un gioco perfido. Avevo voglia di godere, di venire ed ero in balia di qualcuno che godeva a prolungare quell’attesa.

Sentii due mani che mi afferrarono il bacino e mi fecero girare in un istante a pancia sotto.
Era stato un movimento così veloce che non so come abbia fatto la catena a non strozzarmi!
Sentivo la morbida moquette che mi solleticava il clitoride e la sensazione era piacevole.
Cominciai, senza rendermene conto, a muovere il bacino su e giù cercando quello sfregamento così piacevole che era per me un modo famigliare per raggiungere l’orgasmo.
Sentii una sensazione di calore tra le natiche e capii che l’uomo mi stava leccando.
Mi lasciai andare a quella sensazione, fermando il movimento del bacino.
Seguii con il senso del tatto la sensazione umida e calda della sua lingua sulla mia pelle.
Un lieve bacio alla fine del solco delle natiche e poi risalì lungo tutta la spina dorsale.
Arrivò sino al collo e spostandomi i lunghi capelli di lato e mi baciò sulla guancia.
Ridiscese velocemente e sentii che le mani mi aprivano le natiche.
La lingua s’infilò immediatamente tra le natiche in direzione del mio ano. La sensazione di umido. La saliva che lasciava una sensazione di calore.
Lo leccava e sentivo che la lingua premere su quel buchetto per allargarlo.
Non volevo che me lo mettesse dietro e così contrassi i muscoli per ribellarmi.
Forse intuendo il mio pensiero l’uomo spinse la lingua più in basso e mi sollevò il bacino per poter arrivare meglio alla mia figa, ormai in un lago di umori.
Ma, con mia grande sorpresa, non mi leccò.
Con le dita prese gli umori della mia figa e li cosparse ovunque: sul clitoride e sull’entrata del mio culo.
Sentii una pressione all’entrata della vagina e capii che vi aveva appoggiato la punta del suo cazzo.
A quella sensazione, aprii maggiormente le gambe per riceverlo completamente dentro di me!
Ansiosa e fremente di desiderio non volevo altro che quell’uccello duro.
Il cuore batteva sempre più forte e vidi la scena dall’esterno.
Come in un film porno.
Lui sopra di me, con il suo cazzo duro all’entrata della mia figa ed io che quasi non respiravo nell’attesa di riceverlo.
Mi sembrò che quel fermo immagine durasse un’eternità!
Sentii la punta che si faceva strada dentro di me. La cappella entrava dolcemente ed io non osavo muovermi.
Tirò fuori il suo cazzo ed io rimasi in attesa di sentire la forza del colpo che mi avrebbe invasa di lì a qualche istante.
Invece sentì un dolore fortissimo e subito capii che quello stronzo me l’aveva infilato in un colpo solo nel culo.
Ahhhhhhhh! Il grido fu di puro dolore.
Mi vennero le lacrime agli occhi ed il magone.
Lui si stese completamente sul mio corpo e sentii le sue labbra sulla mia guancia
‘Shhhh’ mi disse.
Un suono basso, un tono conosciuto’. poco distinto, ma era una voce famigliare.
O forse no!
Il dolore’ la sensazione era stata troppo forte e mi girava la testa.
Lui ancora fermo con il cazzo piantato dentro di me.
Il dolore passò lentamente ed io cominciai a provare il piacere che provavo sempre nel sentirlo dietro.
Cominciai a strusciare il clitoride sulla moquette, contraendo e rilasciando i muscoli interni per sentire il suo cazzo maggiormente.
Nel sentire le mie contrazioni interne lui si rese conto che il dolore era passato.
Cominciò allora ad infilarmelo dentro tutto ed io lo sentivo invadermi completamente.
Senza badare più al fatto di potermi far male, cominciò a muoversi tirandolo fuori e sbattendomelo dentro ancora e sempre forte.
Sentivo il dolore ed il piacere. Sentivo quel cazzo duro che entrava ed usciva. I suoi colpi potenti, diretti a godere e farmi godere.
E ancora una volta vidi la scena con gli occhi degli spettatori. Un uomo che mi stava violentando il culo di fronte ad un pubblico eccitato.
E vedevo il mio culo aperto ed il suo cazzo che entrava ed usciva e vedevo la mia espressione distorta dal piacere.
Pochi istanti dopo sentii un calore improvviso pervadermi e capii che stavo venendo. La scossa di piacere arrivò velocemente ed i muscoli si irrigidirono.
Cominciai a gemere .
‘Ohhhhh siiiiiiiiiiiii’
Venni gridando, lasciandomi completamente andare mentre sentivo che quello sconosciuto mi riempiva con il suo sperma e si lasciava andare stremato sul mio corpo caldo e sudato.

La ragazza che mi aveva condotto sino a lì, mi staccò il collare e mi prese per mano.
Era nuda, fatta eccezione di una catenella alla vita.
Mi condusse in un’altra stanza e passando cercai di vedere chi fossero le presenze che avevo udito nella stanza.
Intravidi corpi sdraiati, ma non mi soffermai abbastanza per coglierne i particolari.

Al ritorno in macchina, chiesi a mio marito senza guardarlo:
‘Eri tu?’
‘Vuoi davvero saperlo?’
Dopo un attimo di esitazione dissi: ‘No.’ ed ero sincera
‘ Quanti erano quegli uomini?’
‘ Un po”
‘Mi &egrave piaciuto’
‘Cosa?’
‘Sapere che tutti quegli uomini sconosciuti mi stavano guardando. Che tu mi stavi guardando. Sentivo il loro eccitamento. Era forte. Selvaggio. Voglio tornare di nuovo’
Lui mi guardò con amore, mi sorrise e baciandomi il palmo della mano disse ‘Ci speravo, ma non osavo’

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