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Racconti di DominazioneRacconti sull'Autoerotismo

Io, di notte, spalanco le cosce…

By 25 Giugno 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Puttana. Ecco sì. Una vera puttana. Non una puttana da strada, ma pur sempre una puttana. Lui avrà pensato ‘mignotta’. Ma cosa importa, cosa cambia? Non chiami un taxi a quell’ora della notte per un motivo diverso. Sesso o morte. Mi stanno entrambe bene, credo. Nessuna brava ragazza, una ragazza a modo, chiama un taxi all’una di notte per farsi portare dall’altra parte della città. Quell’abito di raso poi, quel trucco da femmina. Forse non potevo permettermeli. Forse. Forse erano il mio poker d’assi e il piatto piange.

Dalla Tuscolana ai Parioli poi’ una vita. Migliaia di vite. Di persone, semafori e belle speranze. Ma Lui &egrave tornato adesso. E per Lui passerei sopra mille vite e ne darei altrettante. Che stupida cagna sono’

Sono nervosa, parlo. Troppo. Così sorrido, arrossisco, consapevole che mi prenderà per una mignotta, un po’ in imbarazzo, tanto eccitata. Mi siedo sul sedile posteriore del taxi e …

‘Ti faccio un po’ di compagnia stanotte. Andiamo in Corso Francia’.
‘Meglio una che profuma come te, che un ubriacone’ ‘ sorride il tassista.

&egrave giovane, riccio e maschio. Anche un po’ stronzo. E mi crede una mignotta. Mi piace come mi guarda serio dallo specchietto. Ha gli occhi belli belli, quelli che scintillano quando meno te lo aspetti. Mi offre una gomma e aggiunge ‘ricordate di buttallà dopo che scendi, o l’omo tuo me viene a cercà’. Che sfrontato.

Mi piace che pensi che sia una dal pompino facile, o sì mi piace. E quel rossetto da 50 euro fa bene il suo lavoro, quasi quanto una lingua sapiente. ‘Fidati, con o senza gomma, il mio uomo avrà altro a che pensare’. Sta zitto. La tangenziale &egrave sempre così buia. Sa di sesso clandestino, di squallore. E anche questo mi piace. Così mi bagno. Perché in fondo in fondo, sono una stupida cagna. Di quelle che ci nascono. E come dice Lui, le vere cagne vanno in calore anche per i randagi. Anche se il mio Mastino di razza mi aspetta e non vedo l’ora di leccare il pavimento per lui. E cazzo quanto mi piace.

Sono sotto raggi-x, intanto. Il tassista mi scruta per brevi istanti, e sento che mi spoglia, mi slaccia i reggiseno e si ferma in mezzo alle grandi coppe, come se tra le mie mammelle eccessive volesse frugare, perdersi, o meglio metterci il cazzo. Con lo sguardo fruga sotto il perizoma di pizzo, si starà chiedendo se sono liscia liscia, o un po’ di pelo decora la mia figa carnosa. Se il clitoride &egrave turgido e ingombrante come la sua verga. Ed io mi sento umida, pronta e cagna. Eppure continua a guidare e non dice nulla.

Lo scrivo a Lui. Gli confesso tutto, come sempre prima che mi metta le mani addosso. &egrave catartico. liberatorio. fottutamente eccitante. Starà bevendo vino bianco vicino alla finestra. Avrà in faccia il suo meraviglioso ghigno perverso. Ha scritto: “spalanca quelle cosce, troia”.

Così spalanco le cosce, giusto per intrattenerci un po’. Le spalanco e le chiudo. Con ritmo crescente. Perché il moretto così mi scoperebbe come una furia. Grezzo e primitivo. Fisso il tassista con aria arrapata.
‘Ragazzì fermate. Fermate che te castigo. So tanto simpatico io. Ma se c’hai voja de cazzo io te lo do’. Rido. Di gusto. Lo smonto. Si incazza. Mi da della scema. ‘Tu sei sposato. Non mi toccheresti mai. Ed io non ti vorrei mai. Vado dal mio Uomo. Gioco solo un pochino, dai’.

E mentre lo dico mi ficco due dita della figa liquida e mi fotto come vorrebbe fare lui. Non lo sfioro e lui continua a guidare. Profumo di cagna in calore e questo mi manda in delirio. Mi fotto e mi sgrilletto con le mutande inzuppate. Grido, ansimo. Vengo. Vengo subito. Penso a Lui che mi sta aspettando e a quando glielo racconterò.

Mi ricompongo e ignoro il giovane al volante. Ha il cazzo che gli scoppia. Arrivati. Lo pago. 37 euro e uno tanga di pizzo fradicio. Buona notte e buon lavoro.

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